I colori del deserto e la magia delle spezie: il Marocco in primavera ha tutt’altro sapore!

Andare in Marocco con tutti i marocchini che abbiamo in Italia… che senso ha? Questo è ciò che ho pensato con faciloneria per anni. Mi sbagliavo. Sì, perché il Marocco e la sua gente sono altra cosa
Scritto da: bruccone
i colori del deserto e la magia delle spezie: il marocco in primavera ha tutt'altro sapore!
Partenza il: 10/04/2013
Ritorno il: 17/04/2013
Viaggiatori: 6
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È una terra di profondi contrasti, ricchissima di turisti ma con molte sacche di povertà. Affascinante, desertica e coloratissima, sorprendente eppure sobria: visitare il Marocco ad aprile vuol dire immergersi nelle tante atmosfere e nell’incredibile accoglienza di un popolo speciale.

Marocco ad aprile. Diario di viaggio 

10 aprile – Casablanca e Fes

Partiti da Venezia via Roma al mattino presto, raggiungiamo Casablanca in tarda mattinata. Un lunga e meticolosa trafila ai controlli di polizia di frontiera durati quasi un‘ora, e poi un’altrettanta nonostante il voucher prepagato per noleggiare con “Locationauto” 2 auto, che scopriremo poi essere entrambe Dacia Logan bianche benzina rigorosamente versione base, ma nuove. Ci mettiamo in movimento, siamo 6, tre per auto, direzione Fes via Rabat. La strada in parte superstrada appare scorrevole ma vista la stanchezza e il caldo anche se non eccessivo a cui non siamo abituati, procediamo con calma.

Alle porte di Fes, tra una cosa e l’altra arriviamo verso le 17 per notare subito che la città, tra la parte nuova e la vecchia non è proprio molto semplice come orientamento, in particolare per raggiungere l’hotel che avevamo prenotato da casa con booking.com. e che si trovava nella parte vecchia. Ma il problema non lo abbiamo avuto e penso non lo avrete neanche voi cari viaggiatori avventurieri, perché al primo semaforo rosso utile si affianca un gentile e apprensivo scooterista che si presta per aiutarci nella nostra missione, un po’ inglese, un po’ in francese e un po’ in italiano e un po’ a gesti.

Naturalmente questo gentilissimo signore aveva “casualmente” un bravissimo fratello (che poi scoprimmo essere completamente diverso fisiognomicamente!) che si sarebbe prestato volentieri a darci altre info sia per l’hotel che per la città. Presi da sfinimento, visto che eravamo in piedi dalle 4.30, accettiamo. Dopo qualche via, semaforo, e una telefonata, ci fa accostare per presentarci questo giovane che “casualmente“ parla benissimo l’italiano in quanto studente. Ci dice subito che con 10 euro (per tutti e 6!) ci porta in giro per Fes sia stasera che tutta domani. Onestissimo, praticamente un regalo. Accettiamo.

Alle 18.00, dopo averci portato in hotel, che forse ad oggi ancora non avremmo trovato da soli, ci dà appuntamento appena fuori quanto prima per iniziare subito il giro. Alle 19.00 ci troviamo tutti e 6 con le auto e lui ci porta immediatamente alla fabbrica della ceramiche, che però troviamo ormai chiusa vista l’ora. Peccato, ma ci rifacciamo con una escursione flash nella alture di Fes per ammirare il meritato tramonto sulla città con relative foto per poi farci accompagnare in un lussuoso ristorante del centro che ci fa anche lo sconto del 20% sui prezzi di listino, fortunatissimi. Ceniamo bene con quasi 20 euro a testa e ci facciamo riaccompagnare in hotel dal nostro buon sammaritano che ci dà appuntamento per le 9 del giorno dopo.

11 aprile – Le concerie di Fes

La giornata successiva inizia con quanto perso la sera precedente: la fabbrica delle ceramiche! Iniziamo con la visita tutto sommato abbastanza interessante che concludiamo meticolosamente con il locale bazar riuscendo a non compare nulla.

Si riparte: direzione concerie. Ovviamente le concerie non possono essere viste se non da un bellissimo stabile attiguo che vende pelli. E qua ci scappa il primo goal. 2 di noi acquistano 2 cinture per qualche decina di euro, sottolineo decina. Si riparte direzione centro. Tutta una serie di vicoli e vicoletti dal fascino unico che si diramano in questa città che potrebbe ricordare toponomasticamente Venezia. Un rapido ma sufficiente giro e proseguiamo per la fabbrica di tappeti. Qua secondo goal, perché una do noi acquista un tappeto da 200 o 300 euro. Riprendiamo la via e tocchiamo un asilo con relativa visita. Ce la caviamo con un’offerta quasi obbligatoria alla maestra, speriamo sia stata a fin di bene davvero.

Il tempo passa e il samaritano continua con la sua opera portandoci da un erborista, ma qua fischiamo il fine partita vista l’ora ormai avanzata e lo congediamo dandogli i 10 euro pattuiti che quasi quasi non voleva più. In conclusione, tra i 120 euro di cena, i 60 o 70 di cinture e i 200/300 di tappeto, sono stati spesi complessivamente circa 400 euro. 20%? 35% 40%? Non ho idea di quanto, ma il gentleman un centinaio di euro o quasi di commissione se li è presi!

Il pomeriggio lo dedichiamo a Meknes, che dista meno di un’ora di auto. Alle 15.00 arriviamo nel parcheggio vicino alla piazza principale e una guida abusiva tenta invano di abbordarci (abbiamo già “dato” per oggi). Scopriamo che Meknes è molto carina, una cittadina quasi intima, visitabile da soli in qualche ora senza nessun problema. Ed è cosi che facciamo, fermandoci a mangiare (male) in uno dei tanti locali della piazza. Verso l’imbrunire facciamo ritorno a Fes e indovinate che succede? Un altro scooterista si affianca al semaforo per aiutarci, che gentili sono! Lo allontaniamo a fatica perché non capisce che siamo a posto per questa volta e raggiungiamo il nostro hotel Bab Al Madin che si è rilevato ottimo qualità/prezzo servendoci per 2 mattine una colazione abbondante e fresca (20 euro a doppia con bagno).

12 aprile – Verso Marrakech

Al mattino ci accorgiamo che oltre alla nebbia, fa freddo. Strano in aprile, in Marocco, ma Fes è a nord e in collina, quindi ci può stare. Partiamo in direzione sud prendendo una strada con dei tornanti. La nostra meta è Marrakech, ma decidiamo di andarci via deserto, costeggiando l’Atlante. Ci alziamo di quota e la nebbia si dirada, lasciando spazio a un paesaggio degno delle nostre Prealpi bellunesi. Pini, ruscelli, prati e tanto verde per qualche decina di km, finché, dopo aver superato Azrou ci ritroviamo come per incanto, d’improvviso, con sorpresa, immersi nell’affascinate deserto! Sottolineo a tutti che non si tratta delle dune sahariane che tutti abbiamo visto nei film, ma di una immensa distesa arida simile a quelle viste nei western. Non per niente il Marocco è stata una location per riprese tipo Il Gladiatore o Gesù di Nazareth e lo è tutt’ora con vari studi cinematografici.

“Sentire il silenzio” nel deserto è una sensazione bellissima. Fermarsi in una strada della quale non si vede più l’inizio o la fine è altrettanto emozionante, uno dei più bei ricordi di questo viaggio. Proseguiamo fino raggiungere Errachidia, che non offre nulla per i turisti, e poi via verso Tinghir per fermarci a dormire in un hotel lungo la strada visto che con l’imbrunire non è consigliato viaggiare.

13 aprile – Gole del Dades e Ouarzazate

Ci fermiamo nella carina Tinghir, un paesetto dove fanno un mercato locale, giusto per un caffè. Qui non vedono spesso turisti e nei bar gli avventori ci chiedono chi siamo e da dove veniamo. Sono berberi e non tutti parlano francese, mentre l’inglese sembra non sia mai arrivato. Bella impressione, bella gente. Proseguiamo direzione gole del Dades. La strada (R704) parte da Boumalne e in circa mezz’ora raggiungiamo le gole; bel paesaggio e meta obbligatoria se si passa di là , ma nulla più, non è certo il Grand Canyon.

Dopo aver pranzato proseguiamo per Ouarzazate, città alle porte del deserto e famosa per questo, nonché per gli studi cinematografici. Non è nulla di particolare e decidiamo di proseguire verso Marrakech, che nonostante sia vicina in linea d’aria, la danno a più di 4 ore di macchina. Strada facendo la guida Lonely Planet che abbiamo ci consiglia una tappa a Ait-Ben-Haddou, cittadina location dei film che ho citato sopra. Siamo indecisi perché pensiamo sia la solita americanata, ma fortunatamente decidiamo di allungarci per una visita flash. Scopriamo che ne è valsa la pena perché immersa nella pace e, vista la stagione, non troppo affollata di turisti. Si fa tardi e decidiamo di pernottare per 50 euro in 2 a mezza pensione, in uno splendido resort con piscina ubicato nella via principale. Qui siamo stati davvero ben , forse il miglior hotel trovato nelle 7 notti. Dopo cena un cameriere si ferma a tenerci compagnia e fumiamo tutti il narghilè gusto mela che loro chiamano in altro modo.

14 aprile

In 4 ore, attraversando un passo simile al Gran San Bernardo, arriviamo a Marrakech. Ovviamente andando a naso finiamo in pieno centro storico in auto, contornati tra asini, carretti, bus e pedoni incazzati, ma riusciamo a sopravvivere fuggendo verso la parte nuova dove troviamo un hotel con parcheggio, per la notte a venire. Raggiungiamo rigorosamente in taxi il centro e vistiamo questa splendida e calda cittadina che non posso descrivervi per ovvii motivi di spazio, ma che la sua fama se la merita tutta. Qui nessun sammaritano ci abborda e ci fermiamo a cenare in uno dei numerosi stand della Place Jamaa El Fna che sconsiglio vivamente per igiene, qualità e prezzi. Andate a cena in un ristorante o tavola calda della città che è meglio! Rientriamo in hotel dopo cena e ci concediamo una birra con molta fatica in una pizzeria della zona, perché l’alcool in Marocco è una rarità.

15 aprile

Si parte direzione Essaouira, che io mi aspetto di trovare tipo Rimini o Cancun, ma mi sbaglio: si tratta di una cittadina contornata da mura che ancora si mantiene intatta, complice forse il clima ventoso oppure la vicina concorrente Agadir (che non abbiamo visitato) fattori che magari le impediscono di svilupparsi turisticamente (per fortuna). Proviamo a rilassarci in spiaggia, ma il forte vento ce lo impedisce e ci ripariamo nel solarium dell’hotel.

Su consiglio di un amico che era stato tempo fa, dopo aver vistato il meraviglioso centro storico pieno di negozi e bazar affascinanti, ceniamo presso li porto dove ci sono numerosi chioschi che presentano egregiamente il pesce crudo, anche pregiato. Qui dopo aver contrattato per bene, scegliamo il pesce (orate, branzini, rombo ecc) e per 8 euro a testa ce lo cucinano al momento, bibita e caffè compresi. Non male se non fosse che si improvvisano come cuochi cucinando tutto come viene, peccato.

16 aprile

Siamo a circa 3 ore da Casablanca, città punto di arrivo e di ritorno. Decidiamo erroneamente (poi capirete il perché) di andare a vistare direttamente la moschea Hassan II e una volta giunti in città subito notiamo che è una delle più brutte città mai viste forse al mondo. Tra il caotico traffico raggiungiamo la nostra meta, tra l’altro meritata perché la moschea è davvero un gioiello; peccato non si possa visitare, ma non fa nulla, bellissima anche da fuori. Sono le 15 circa ed a breve inizierà un’odissea!

Premesso che il giorno successivo avremmo avuto il volo al mattino, vista l’ora e la stanchezza dei giorni passati decidiamo di andare a cercare un hotel in zona aeroporto e ci immergiamo nel caos della metropoli (4 milioni di abitanti!) attraversandola tutta con una certa fatica. Verso la 17 arriviamo in aeroporto e scopriamo che ci sono solo 3 hotel, dei quali uno 3 stelle e gli altri a 4. Andiamo nel primo e ci dicono che hanno solo della camere datate e rovinate; ce le fanno vedere e fanno schifo, non fa nulla, per una notte. Chiediamo il prezzo: 114 euro! Ce ne andiamo subito verso sud e ormai sono le 18 quasi e inizia ad imbrunire. Strada facendo nei pochi paesi o frazioni controlliamo se ci sono hotel, niente da fare. Allora puntiamo su Berrechid, città di ben 90.000 abitanti (!) a 35 km da Casablanca: non esistono hotel o alloggi in genere!

Decidiamo di tornare verso Casablanca, è buio e siamo stanchi. Ci imbattiamo nel traffico di punta, visto che ormai sono le 19.00. Praticamente un gigantesco ingorgo e noi non sappiamo ancora dove andare a dormire. Vediamo dall’autostrada un IBIS e 100 metri da noi, ma non riusciamo a raggiungerlo in meno di 15 minuti perché siamo bloccati. Entriamo nella hall, tutti completo. Che facciamo? Ci ricordiamo che strada facendo avevamo visto un hotel e decidiamo di raggiungerlo; era qualche chilometro verso il centro. Sbagliamo direzione e ci troviamo in un’altra strada che porta chissà dove, forse verso ovest. Decidiamo allora di tagliare per un quartiere e ci ritroviamo in una sorta di favelas, tutto buio, gente per strada che ci guarda, bambini che si fermano. Chiudiamo le sicure delle porte e procediamo in attesa della luce pubblica, qualche centinaio di metri più avanti. Speriamo non sia una strada senza uscita e la fortuna almeno qua ci assiste e usciamo nella strada principale. È andata. Sono ormai le 20 passate e il traffico si dirada un po’. La fortuna continua e troviamo l’hotel che ricordavamo, ma subito ci gira le spalle: completo. Chiediamo al portiere un hotel nelle vicinanze e lui ci indica il Cloney hotel, un km più avanti e ci dice che là sicuramente troveremo posto. La fame si fa sentire e i nervi stanno saltando. Arriviamo nell’hotel indicato in una via secondaria di un quartiere senza fama. 20 euro una singola, 30 una doppia, con bagno ma senza colazione. Accettiamo e ci facciamo mostrare le camere. Appena dentro noto una “signorina” dall’aspetto eloquente: siamo in un albergo a ore! Le camere sono sporche, le lenzuola indescrivibili con dubbie macchie, ma la stanchezza mista a fame e impotenza hanno la meglio. Decidiamo di adattarci dormendo vestiti e stendendo i nostri asciugamani sopra le lenzuola. Usciamo a cenare in una pizzeria attigua e la fortuna rigira perché spendiamo poco e mangiamo bene, almeno quello. Ci corichiamo verso le 23 e in un modo o nell’altro riusciamo a dormire con la fretta che arrivi il mattino per scappare via.

17 aprile

Raggiungiamo l’aeroporto e consegniamo le auto: 2350 km in 7 giorni. Ci ricontrollano tutto, dalla gomma di scorta al crick, ma soprattutto alla carrozzeria che non presentava neanche un graffio. Ci stornano la cauzione di 1000 euro dalla carta di credito e ci salutano indirizzandoci verso la sala partenze. Mancano 2 ore, dobbiamo fare il check-in e cambiare in euro i dirham rimasti. Entrambe le procedure sono lunghe e dopo aver attraversato la sala ci portiamo ai controlli documentali dove scopriamo c’è una lunga coda, perché tutti i passaporti vengono scannerizzati con calma. Manca mezz’ora al decollo e finalmente passiamo il varco della polizia per imbatterci nei controlli di sicurezza (fanno l’inverso rispetto a noi!) , ma qua scopriamo che i controlli sono molto e molto elastici al punto che nemmeno ci fanno svuotare la tasche, assurdo visti i tempi. Passiamo e subito ci imbarchiamo alla volta di Roma. Il nostro volo ci riporta a casa dopo 7 giorni.

Considerazioni finali

Come già detto in apertura, Il Marocco è un Paese molto affascinante e soprattutto è stato per me una sorpresa. Bella gente, cordiale ed onesta. Buona la cucina , anche se il tajine dopo un po’ diventa ripetitivo, ma altrettanto buono e non stancante il tè alla menta che spesso offrono o servono dopo cena. Deludente perché poco saporito il cous cous. Questione di gusti. Ho scordato anche di menzionare che per ben 2 volte la polizia mi ha fermato: uno per eccesso di velocità (con telelaser) e uno per aver oltrepassato la linea continua. In entrambi i casi oltre a non esser stato multato, ho trovato dei poliziotti molto professionali e gentili che in una ordinata divisa mi hanno invitato a “fare più attenzione” .

L’ironico incontro descritto a Fes, ossia la compagnia del buon samaritano, non ha certo turbato il nostro viaggio e sottolineo che tali episodi, come mi è già accaduto anni fa in India, sono normali in molti Paesi. Bisogna infatti a mio avviso diffidare di questi procacciatori o guide abusive, ma a volte servirsene quando se ne ha bisogno. Io penso non siamo pericolosi affatto, ma state attenti perché vi fanno vedere quello che vogliono, quando e dove vogliono loro.

Vorrei infine ringraziare Kathiuscia, Teresa, Monica, Fiorenzo e Lucia che mi hanno accompagnato e forse… sopportato durante questa piccola avventura. Spero di esservi stato utile, e buon Marocco ad aprile a tutte e tutti!

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