Una perla nascosta: Szombathely

2 - 8 Gennaio 2005, tour fra Lubiana, Zagabria e Graz. Io e Simone ci troviamo nella valle del vino a nord della Slovenia, quando decidiamo di sconfinare per una nottata nei territori ungheresi. Nonostante la splendida giornata di sole, partiamo nel primo pomeriggio destinazione Szombathely, una città sconosciuta ai più, che si trova a poche...
Scritto da: Stefano M.
una perla nascosta: szombathely
Partenza il: 02/01/2005
Ritorno il: 08/01/2005
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
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2 – 8 Gennaio 2005, tour fra Lubiana, Zagabria e Graz.

Io e Simone ci troviamo nella valle del vino a nord della Slovenia, quando decidiamo di sconfinare per una nottata nei territori ungheresi. Nonostante la splendida giornata di sole, partiamo nel primo pomeriggio destinazione Szombathely, una città sconosciuta ai più, che si trova a poche decine di chilometri dal confine austriaco. In Ungheria ci arriviamo quasi subito, e per una cinquantina di chilometri (la distanza che intercorre fra il confine sloveno e Szombathely) percorriamo la desolata pianura ungherese, che si estende infinita per tutti i territori occidentali dell’Ungheria. L’arteria stradale che ci porta in città somiglia di più ad una statale che ad un autostrada: una corsia per senso di marcia, nessuna protezione ne tantomeno nessuna stazione di servizio. La strada corre lunga e dritta attraverso paesini di poche anime, dove piccole case e villette fatiscenti a ridosso della strada evidenziano la povertà ereditata negli anni degli autoctoni, ma anche una semplicità al di fuori dei nostri standard. Buttando l’occhio nei vari giardinetti si notano galline, cani, alcune case sono addirittura chiuse e sprangate, ma ben poche persone si fanno vedere. Sembra ci sia il coprifuoco in questi paesini circondati dal nulla, se non dal silenzio, da campi, dalla pianura e da una nebbiolina che fa capolino dinanzi ad un sole fievole che si spegne all’orizzonte.

A Szombathely ci arriviamo nel tardo pomeriggio. La città sembra viva, piccolina per due milanesi come noi, ordinata e vivibile. Arrivati all’albergo (un due stelle dove nessuno parla inglese, ne tantomeno italiano: a Szombathely occorre sapere il tedesco) lasciamo i bagagli e ci facciamo consigliare un posto dove poter mangiare qualcosa. Usciamo, e iniziamo a bighellonare in direzione del centro, ammirando la semplicità architettonica delle strutture e dei monumenti più importanti. Verso il centro città si possono trovare ampie piazze dominate da negozi d’abbigliamento e non, delle più note firme sul mercato, e dove si nota l’arrivo del capitalismo e della globalizzazione. Szombathely è una delle città meno frequentate dalle masse turistiche, ma nonostante questa indifferenza sa regalare qualche angolo incantevole dove ammirare ancora scorci dell’Ungheria che è stata. Conserva degli straordinari spaccati storici, e più ci si adentra nelle viuzze del centro, più ci si dimentica di essere in una delle citta più dimenticate dell’Ungheria.

La cucina non è proprio il massimo in Ungheria. Purtroppo verso sera son ben pochi i locali che rimangono aperti, e scartando le pizzerie pseudo-italiane e i ristoranti cinesi, di tipico purtroppo rimane veramente poco. Il locale consigliatoci dall’albergatore è enorme, ma frequantato solo da poche anime, e questo gia ci inquieta. I menu sono rigorosamente in tedesco, e l’unico piatto che ci sembra tipico e commestibile e un tale “Ungary Pride”. Si rivela un piattone con verdure varie e carne che sembra cinghiale, il tutto affogato in una salsona piccante, dominata da cipolla sparsa un po ovunque (digeriremo solo tre giorni dopo a Graz). Il nostro tour serale per la città prosegue con un mattone sullo stomaco e la ricerca di qualche pub o birreria, ma dopo le 23 la città si rivela deserta. Vaghiamo un po, ma invano. La città sembra spenta, i semafori lampeggiano gia prima di mezzanotte, e la scena che più ci inquieta è vedere due macchine che a distanza ravvicinata si inseguono, sfrecciano come missili attraversando un incrocio nel centro della città! Il rombo dei motori che si dissolve in lontananza ci lascia in compagnia di un desolante silenzio…Rimaniamo attoniti e storditi da tutto questo, decidiamo di andare a dormire.

Di giorno sicuramente questa città è molto più vivibile e carina, accoglie benevolmente un semplice turista che si avventura nei suoi meandri, offre l’essenzialità del suo disegno urbano, non cela grandi sorprese, ma si mostra originale nella sua semplicità. Col calare delle tenebre, invece, pare si risvegli l’anima violentata durante gli anni del regime, con tutta la sua durezza ed austerità. Mostra le sue due diverse facce, difficili da accettare per semplici turisti, ma che riflettono realmente quella che è la memoria storica di una nazione e di un luogo al confine che non dimentica le sue origini, e fa sentire e provare certe emozioni che il tempo e le persone cercano di far dimenticare.

Partiamo alla volta di Graz, consapevoli del fatto di aver visitato una città non per turisti, ma un luogo “vero e reale”, che conserva ed esibisce la memoria storica di un paese.



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