Una pausa prima della Nuova Zelanda
E’ il nostro primo giorno di Luna di miele. Atterriamo all’aeroporto delle Isole Cook alle due del mattino. Malgrado l’ora, l’accoglienza è “oceanica”: ci resterà impresso per sempre il profumo dei fiori che, come alle isole Hawai, sono messi intorno al collo dei passeggeri in arrivo.
L’umidità dell’aria è, invece, il secondo, meno gradevole, ricordo! L’appartamento nel cottage è confortevolissimo ed il propietario una persona gentilissima.
Appena entrati il profumo dei fiori è sempre più forte (quasi troppo!), ci addormentiamo cullati dal rollio incessante delle onde oceaniche che s’infrangono sulla barriera corallina : col passare dei giorni diventerà ben presto un rumore insopportabile!!! Il mattino seguente, quel che sembrava una tranquilla isola del pacifico si rivela molto più trafficata del previsto, sembra d’essere a Genova in Via XX Settembre! Fortunatamete dopo le 8,30 tutto cessa com’era cominciato, e la vita ritrova la pace della sera prima. Le gracule (uccelli simili ai corvi ma capaci di simulare tutti i suoni che ascoltano) sono dovunque tranne sulla spiaggia.
Ci organizziamo una giornata di pace sotto il sole con una paw paw (papaia) e noci di cocco a dir poco frustranti (ce n’è dovunque, ma trovarne una che non sia acerba o marcia è un’impresa dello stesso tipo di quella di Sisifo!).
Il mare è… freddo!!! Diciamo come il mediterraneo a giugno. Belin, non me l’aspettavo! Fortuna che dopo poco ci si riscalda e si può ammirare i colori stupendi della barriera corallina e dei pesci. Quando si esce il vento costante vi accoglie in un modo che non definirei proprio paradisiaco, però la sabbia è soffice e calda e ci si accocola volentieri, sorseggiando il Ch’i, una bevanda alle erbe cinesi che provoca gli stessi effetti della Coca cola, ma con molta più efficacia! Se voi andate nelle isole del pacifico, ci andate per nuotare e prendere il sole, ebbene noi… ci andiamo per scalare una cima dell’isola, il Te Kou (588mt).
Di quest’esperienza ricorderemo il caldo afoso, l’umidità soffocante e le ripidissime salite attrezzate con corde fissate agli alberi e catene attorno alle rocce (Belin, manco nelle dolomiti!). Ricorderemo anche un senso di solitudine malgrado che la foresta, impenetrabile, sia il regno degli uccelli che senza sosta cinguettano e cantano allegramente. Non mi dilungherò sulle zanzare silenziosissime che vi succhiano il sangue senza che ve ne accorgiate e neppure dei galli che scorazzano fra le terrazze sommerse dove fiori di loto e piante acquatiche di tutti i generi crescono rigogliose, ma devo dire che ci hanno colpito comunque.
Per fare il giro dell’isola in motorino ci vogliono circa 50min, cosí decidiamo di affittarne uno. Adesso ho pure la patente delle Isole Cook!!! Il giro ci fa conoscere un po’ tutta l’isola e l’incontro con una barriera corallina morente è la cosa più triste che ci sia mai stata data di vedere. In compenso la sabbia è ricca di conchiglie dalle forme e colori i più sgargianti, peccato che i Paguri bernardi (piccoli granchi senza guscio rigido) ci rubano le più belle, guai a toccargliele, s’incaz… parecchio! Tutto sommato la sosta di tre giorni sulle isole è stata piacevole ma troppo breve, direi comunque che se dovessi suggerire una vacanza, vista la lontananza dei luoghi, le isole più vicine e note – Maldive, Mauritius, … – sono sicuramente più convenienti, almeno in termini di rapporto spesa/esotismo.
E domani: Nuova Zelanda (vedi) !!!