Una Patatiella a Pineto di la mia prima vacanza

Prima vacanza al mare di una bimba di quattro mesi, raccontata in maniera divertente dal punto di vista di una neonata
Scritto da: tombolino
una patatiella a pineto di la mia prima vacanza
Partenza il: 30/06/2012
Ritorno il: 14/07/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Ciao a tutti, mi chiamo Giorgia, ho 4 mesi (e tanti soprannomi, tra i quali “Patatiella”, non so perché) e voglio raccontarvi della mia prima vacanza da quando sono apparsa su questo pianeta.

Indice dei contenuti

Ah non vi ho detto che sono nata e vivo a Roma, con mamma Concetta e papà Stefano, due individui che mi sono capitati e ancora non ho capito se per me è stata una fortuna oppure no…

Premessa:

A Giugno ha cominciato a fare un grande caldo e nelle città come Roma è veramente difficile da sopportare. Quindi mamma e papà hanno pensato di farmi passare una settimana (eventualmente anche una seconda) al mare, in modo da non farmi soffrire troppo, così piccina, la calura estiva.

La cugina di mamma, zia Rina, con il marito, zio Felice ed i loro gemellini, Martina e Francesco, le aveva consigliato un posto dove erano stati per alcuni giorni la scorsa estate e dove si erano trovati molto bene, Pineto, in Abruzzo, vicino Pescara. Mamma e papà hanno navigato un po’ su Internet e si sono informati da alcuni amici e colleghi con bambini e tutti sono stati d’accordo nell’indicare questa tranquilla località come ideale per una vacanza al mare per una bimba piccola come me.

Infatti la caratteristica di Pineto si evince già dal nome. Adiacente alla spiaggia, vi è una pineta, appunto, che si estende in lunghezza, parallelamente al lido, creando un’oasi di fresco confinante con gli stabilimenti balneari.

– Hai chiamato l’agenzia? – chiede papà a mamma rientrando dall’ufficio.

– No, non ne ho avuto il tempo – ribatte mamma con tono un po’ stizzito.

– Ma durante la giornata non hai avuto neanche un minuto per fare una telefonata? – e questa domanda è uno fra i più grossi errori che può fare un uomo, rivolgendosi alla propria compagna che ha passato, dopo la notte, un’intera giornata con una pupetta di 3 mesi e mezzo…

– Ma tu hai idea di cosa significa gestire una bambina, preparare, pulire, allattare… – e non vado avanti per non tediarvi, ma chi ha figli sa di cosa si sta parlando (alla fine si sono messi d’accordo: hanno fatto dieci telefonate ciascuno, ma ci sono riusciti…)

Partenza:

Insomma dopo alcuni giorni di scaramucce ed incomprensioni, nervosismi da stanchezza e caldo, i due riescono finalmente a prenotare per la settimana dal 30 Giugno al 7 Luglio. Infatti trovano disponibilità tramite l’agenzia “Cerrano Tours” (che prende il nome da una torre che si erge sulla spiaggia a sud di Pineto) e in quattro e quattr’otto, come si dice, e quattro e quattr’otto valigie (!) preparano la partenza.

Io sinceramente non so cosa aspettarmi, dato che, essendo nuova di questo mondo, sento per la prima volta adesso termini come vacanza, mare, caldo, agenzia, ecc., però da quel poco che ho appreso, credo che la vacanza sia una cosa piacevole, mentre il lavoro decisamente no (e mi chiedo allora perché gli adulti vadano tutti i giorni a lavorare…).

si parte!

La partenza è a dir poco arroventata, infatti quei due inesperti dei miei parents (sto imparando qualche parola d’Inglese, perché mamma a casa ogni tanto girando i canali si ferma sul notiziario della CNN…) pensano bene di caricare in auto le infinite valigie (facendomi tra l’altro sentire in colpa perché una buona parte contengono cose mie, tipo pannolini, scaldabiberòn, bodies, vestitini, saponi, cremette varie, pupazzetti, ecc.) ed aspettare che io faccia la seconda poppata. Questa avviene verso 12,30, mi caricano (come le valigie) in auto e quindi potete immaginare che ci mettiamo in moto verso le 13 (col fresco…). Naturalmente, un po’ per oggettiva necessità, un po’ per manifestare il mio disappunto, decido di espletare alcune funzioni organiche proprio appena partiti, quando siamo ormai sulla rampa d’immissione del Grande Raccordo Anulare, che non è certo il posto più comodo per cambiare il pannolino ad un neonato…

Arrivo:

Il viaggio dura circa due ore e mezza, compresa un’altra sosta-pannolino e la sosta poppatamia-pranzodimammaepapà.

Ci rechiamo in agenzia, dopo averla cercata percorrendo il viale dov’è la sede un paio di volte, vista la proverbiale distrazione di papà quando è alla guida (lo dice la mamma, io ancora non sono in grado di giudicare queste cose) e gli alberi che ombreggiano la strada e coprono un po’ la visuale dell’insegna dell’agenzia.

Io e papy aspettiamo in auto mentre mamma entra ed espleta le pratiche burocratiche e prende le chiavi di casa.

– Allora – rientra in auto sorridente – dobbiamo andare in via Socrate 18. L’appartamento è il B6

– Ok – fa papà – ora lo scrivo sul navigator…

– Macchè navigatore, è qui dietro – lo interrompe mamma impaziente di prendere possesso dell’appartamento.

– Ok, ok – fa papà sbuffando un po’.

Arriviamo all’indirizzo indicato, ma gli appartamenti, a parte quelli con i cognomi dei proprietari privati che non affittano, non hanno quasi mai indicato il numero. Quindi nella calura delle 15,30, cominciamo a vagare per il residence. Siamo comunque in buona compagnia, perché ci sono degli olandesi che hanno lo stesso problema. Paonazzi, da mezz’ora si aggirano per Via Socrate in cerca del B22 che pare non essere conosciuto da nessuno. Dopo mezz’ora di vane ricerche porta a porta e qualche parolina che dice papà asciugandosi il sudore dalla fronte, ma che non gli avevo mai sentito dire, decidiamo di chiamare l’agenzia.

In un baleno si presenta uno su un signore scooterone che gentilmente ci accompagna all’appartamento, facendoci entrare dal civico 16 e non dal 18, scusandosi per l’errore… Vabbè dai, fa molto caldo, li scusiamo!

Mente entriamo nel nostro bilocale vediamo in lontananza che gli olandesi, vagano per il quartiere, continuando a chiedere a chiunque incontrano se sanno dov’è il loro appartamento…

– Dai, è carino – esordisce papà.

– Sì, è vero – fa mamma, controllando soprattutto la pulizia generale.

– Ueèè – faccio io, che devo andare al bagno, cioè che devo cambiare il pannolino.

Il residence, che si chiama Samos (anche gli altri in carico all’agenzia hanno nomi di località greche, come Skiatos, Micenae, Myconos, ecc.) è abbastanza nuovo, gli appartamenti sono su due o tre piani, tutti con terrazzo.

Noi abbiamo chiesto un pianterreno, insomma un posto dove ci fosse un giardino, uno “sfogo” all’aperto per stare più comodi. In realtà, ma ce l’avevano premesso, è un piano rialzato ed oltre alla veranda (spaziosa) ci sono 4 o 5 gradini in legno che portano al cortiletto al piano terra, dove si può accedere anche da un cancelletto in legno, anziché entrare dall’ingresso principale della casa, facendo 6 o 7 gradini (papà ha detto che dopo due settimane di saliscendi della carrozzina con me e la spesa aveva rinforzato i bicipiti…).

Siamo contenti perché l’esposizione dell’appartamento è quella che avevamo chiesto, quindi il sole sulla veranda c’è solamente la mattina presto e “questo è comodo per noi che in casa staremo gran parte del tempo, “visto che abbiamo una bimba piccola che potrà stare al mare solo nelle ore meno calde del giorno” – questo è quello che sentito dire dai miei diverse volte. Non ho capito se l’hanno sempre detto davanti a me per farmi sentire in colpa o se è solo una coincidenza, comunque…

Sistemiamo subito i bagagli, ci diamo una rinfrescata e andiamo in spiaggia, dove abbiamo ombrellone e sdraio riservati, compresi nel prezzo dell’affitto dell’appartamento.

La spiaggia dista circa 200 metri. Abbiamo scelto quel residence non proprio sul mare come altri che aveva l’agenzia, perché sono praticamente adiacenti alla ferrovia, che a sua volta confina con la pineta sul mare. I treni sono veramente molto frequenti e mamma e papà temevano che io potessi essere disturbata nel sonno dal rumore dei treni. In effetti ne passano molti, soprattutto locali e chi abita nei residence sul mare se ne lamenta un po’, anche se poi, dicono, in fondo ci si abitua.

E’ strana in effetti la conformazione geostradale di Pineto. Infatti nella maggior parte delle località balneari, anche quelle nei dintorni, come Roseto o Alba, c’è la spiaggia, un bel lungomare, poi le case e la ferrovia. Qui invece c’è questa sorta di tris costituito da spiaggia-pineta-ferrovia e per andare in spiaggia ci sono dei sottopassaggi.

Vabbè, a me non cambia niente, tanto la carrozzina la spingono mamma e papà…

Prendiamo possesso dell’ombrellone e delle sdraio e affittiamo un lettino. Anche qui, dice mamma, come in altre vacanze precedenti, è compreso il servizio spiaggia con le sdraio che alla fine utilizzano quasi sono le persone anziane, non si capisce perché non diano direttamente i lettini o almeno facciano scegliere…

Comunque allo stabilimento sono molto gentili e ci posizionano vicino ad una passerella dove è più comodo trasportare la sottoscritta, munita di passeggino, che sulla sabbia è decisamente faticoso trascinare.

La prima notte la passiamo nel seguente modo:

Io e mamma dormiamo nel divano-letto del soggiorno con angolo cottura e che da sulla veranda, perché così quando io mi sveglio durante la notte e mamma deve allattarmi, papà può dormire tranquillamente e stessa cosa se mi sveglio la mattina presto per essere cambiata o allattata, ecc. E questa da parte di mamma mi sembra una grande delicatezza nei confronti di papà.

In realtà lui dorme nella camera da letto, ignaro che la stessa ha finestre e balconcino direttamente con affaccio sulla Statale, dove sfrecciano auto fino a tarda notte (forse era meglio il treno, vero papy?). Inoltre è costretto a dormire con la porta chiusa “perché altrimenti russando “svegli la bambina”, ma non so se anche qui mamma è stata solamente altruista…

Il primo giorno ci alziamo e andiamo in spiaggia. Bella, devo dire, sabbia dorata, bagnasciuga con sabbia dura, dove c’è un viavai di passeggini incredibile. Non avevo mai visto tanti “colleghi” come a Pineto! Ci sono tantissimi bambini, anche di pochi mesi, e i genitori ed i nonni fanno avanti e indietro sul bagnasciuga abbronzandosi durante le passeggiate. Il mare è pulito, alla faccia di chi dice che l’Adriatico è sporco. C’è il sole “al contrario”, come dice papà, abituato al suo Tirreno. In effetti prendere il sole “in discesa” è strano, ma tanto io sto quasi tutto il tempo sotto l’ombrellone.

Torniamo a casa prima che faccia troppo caldo (ma quest’estate è impossibile…) o almeno cercando di “evitare le ore in cui il sole è troppo forte per Giorgia”, così sento che dicono più volte ai nonni per telefono.

Sulla strada di casa c’è un market dove facciamo la spesa e, girando l’angolo, verso il residence vediamo un bel ristorante a due passi da noi.

– Fanno anche le pizze – fa subito papà che ne è ghiotto.

– Se le fanno anche a portar via – stasera le prendiamo, così non dobbiamo cucinare o far uscire di nuovo Giorgia, che ne dici? – fa subito la mia mammina pratica.

– Bene. Allora docce, bagnetto a Patatiella e poi vado a prendere le pizze – propone papà. Sì, vi starete chiedendo che razza di nome è Patatiella… Ma papà e mamma mi chiamano con tanti vezzeggiativi e soprannomi diversi. Ora ci ho fatto l’abitudine, ma all’inizio è stata dura. Pretendevano che ad ogni nome che usciva dalle loro bocche io mi girassi verso di loro… Ma io sapevo di chiamarmi Giorgia, quindi quando sentivo Patatiella, Piripicchietta, Cichicichi o Kitty perché avrei dovuto girarmi?!

Adesso ho imparato che quei due mattacchioni sono così felici da quando sono nata che, oltre a farmi tutte le vocine e le faccette cretine tipiche dei neogenitori, cercano di esprimere la loro gioia anche attraverso dei soprannomi che per loro sono amorosi, giocosi e che mi identificano in maniera positiva. Strani questi adulti, decisamente complicati…

secondo giorno

Ma torniamo alla vacanza. Il secondo giorno apprezziamo la tranquillità del posto e le comodità della casa e dello stabilimento. Soprattutto del fatto di avere la pineta a ridosso della spiaggia. Infatti papy, seguendo l’esempio dei genitori più esperti, mi fa fare una bella passeggiata nel fresco della stradina sterrata della pineta appunto, dove farà avanti e indietro per due settimane, lasciandoci praticamente le impronte…

E’ divertente vedere mamme o papà che dalla spiaggia si portano dietro, oltre il bebè, libri, sdraio o sedie pieghevoli, utili confort da associare al pisolino dei loro bimbi.

Questa pineta ha qualcosa di magico in effetti. Il frinire delle numerose cicale che per i grandi forse è anche un po’ fastidioso, per noi piccoli, insieme al fresco che davvero apprezziamo molto, ci fa da sonnifero naturale. Anche i bimbi più difficili al sonno ne traggono beneficio e cadono tra le braccia di Morfeo, oltre a quelle di mamma e papà che li cullano.

Questa pratica avviene quindi tutti i giorni, è una sorta di rito che vede spesso il genitore partire dall’ombrellone, andare con pochi passi in pineta e tornare, vincente, col pupo addormentato, e “risistemarlo” nel passeggino o sul lettino sotto l’ombrellone.

Il pomeriggio mamma si avvia a fare un po’ di spesa e resto con papà fino quasi alle 20 in spiaggia. Col caldo di questo periodo, è veramente piacevole stare in spiaggia fino a quest’ora.

Mentre cominciamo a prepararci anche noi per tornare a casa, sentiamo il bagnino che, mentre chiude gli ombrelloni e ripulisce la spiaggia dalle bottiglie e dalle carte dei gelati nei cestini degli ombrelloni, parla con un ragazzo. Quest’ultimo ad un certo punto ci guarda e viene verso di noi.

– Ciao, ma che bella bimba – esordisce – Ma che occhi… Se la vede mi’ moje je viene voja de fanne ‘nartro! – in un romanesco simpatico e non particolarmente coatto.

– Hai un bambino? – gli chiede papà.

– Sì, sì, c’ha tre anni ed è vivacissimo. Lo devo lega’, ah, ah – ride simpaticamente alla sua battuta. E tu, patataaa? – fa esagerando l’ultima vocale. Ma perché questa fissazione dell’accostamento al tubero? Io proprio non la capisco… mah!

– Ma quanto sei bella! – e mi fa piacere per carità, ma quante moine! – Ti trovi bene qui, eh? – ma io non parlo, ho quattro mesi, lo sai? – Io e mia moglie veniamo qui col piccolo da tre anni. Ci passiamo tutta l’estate. Se sta ‘na favola, fratè – fa a papà che io però sapevo avere solo una sorella, Zia Patri… forse mi è sfuggito qualcosa.

– Sì – ribatte papy – me l’hanno detto in tanti. Sembra il posto ideale per portare i bambini in vacanza

– Avoja, fa il nostro nuovo amico – pensa che er mare è bandiera blu e poi è zona protetta. Se c’hai fatto caso nun se vede un motoscafo manco a pagallo

– E’ vero – dice papà interessato – non ho visto nessuna barca…

– Infatti a Pineto è vietata la pesca. Er mare è pulito e no inquinato come da noi vicino Roma

– Eh, sì – fa pensieroso papà.

– Poi comunque er punto de forza è er binomio mare-pineta – e qui vedo papà che si trattiene dal ridere alla verdoniana espressione del nostro simpatico (e pieno di denti bianchissimi) amicone – E’ ‘na cosa che ai regazzini fa un bene… Er mio in tre anni nun s’è beccato ancora un mal de gola, manco ar nido. ‘No spettacolo!

– Lo credo, se è così efficace

– Come no? Me l’ha detto proprio er medico. Praticamente ‘st’aria de mare combinata coll’arberi daa pineta je fa da antibbiotico naturale! Iodio a volontà e aria dei pini – e qui papà un po’ ride, non riesce a trattenersi. Il nostro amico è simpatico, socievole, ma ha delle uscite veramente comiche!

– Comunque fratè, se beccamo domani. Buona serata!

– Grazie, anche a te

– Ciao Patataaa – e dai, questo insiste…

Il ristorante vicino al residence è veramente carino e fa delle pizze molto buone, anche a portar via e anche a trancio. E’ molto comodo e non si spende granchè. Lo sfrutteremo spesso. E poi papà vorrebbe che mamma si riposasse il più possibile perché da Marzo è decisamente superimpegnata con me (ma sono così difficile da gestire? A me sembra di no. Dormo pure la notte, ma che vogliono di più questi due?!). Però la maggior parte delle volte mamy cucina a casa o prendiamo dei panini al market.

Una sera abbiamo la felice idea di provare il ristorante che si trova di fronte al market e che reclamizza cibi a portar via. Prenotiamo due belle orate con le patate (non Patatielle…) e papà va a prenderle a piedi (la strada principale, dove sono sia il market che questo ristorante, la parafarmacia e altro, è a circa 200 metri dal nostro residence). Torna affamato e con le mani ustionate dal vassoio in alluminio e ci mettiamo a tavola (si fa per dire… loro si mettono a tavola ed io come al solito nell’ovetto, dotata di ciuccio, giocherelli vari, ecc.).

– Ma porca di quella…. – e il resto della frase detta da papà non l’ho capito, quindi non so chi era quella signora con la quale ce l’aveva…

– Cosa c’è? – fa mamma sorpresa.

– Guarda un po’ qui – ribatte papy con una smorfia.

– Ma dai, ma è tutto bruciato! – fa mamma nel constatare che le due orate sono coperte di patate carbonizzate e quindi non certo commestibili.

– Ascolta, io adesso ho fame, sono stanco e non glielo riporto indietro. Però dopo, appena fatta addormentare Giorgia, gli riporto questo scempio! – dice papà che su queste cose è piuttosto fumantino, ma stasera mi sa che è veramente stanco per arrabbiarsi di brutto.

Insomma, dopo aver mangiato un po’ di pesce sulla cui freschezza nutrivano comunque dubbi, mi fanno addormentare (oh, a proposito: nella mia piccola esperienza avevo sentito dire che stare all’aria aperta stanca i bambini e l’aria del mare ancor di più e posso adesso confermare che è proprio vero! Che dormite che mi sono fatta a Pineto! A parte la notte in cui generalmente dormo senza particolari difficoltà, qui sono riuscita a fare anche una o due ore di seguito il pomeriggio, cosa di cui i miei due simpatici genitori sono rimasti veramente sorpresi perché durante il giorno io dormo non più di mezz’ora. Anzi, praticamente dormo proprio 30 minuti d’orologio, tanto che un altro soprannome che mamma mi ha dato è “Mezzoretta”!). Papà si rincammina verso il ristorante (di cui non faccio il nome, non so se nei diari di viaggio che poi vengono pubblicati si può fare pubblicità positiva o negativa, comunque vi ho spiegato dov’è…).

Riconsegna le patate bruciate alla cassa, dove, constatato che in effetti erano veramente bruciate, gli dicono di aspettare un momento. Vanno in cucina e papà si aspetta perlomeno che gli propongano i soldi indietro od una parte di essi o, quantomeno, per scusarsi dell’inconveniente gli offrano di cenare lì una sera, con un trattamento di favore.

Invece la cassiera torna dalla cucina, dice a papà che ha ragione, le patate sono immangiabili, accenna appena una scusa e gli dice che spera di vederci di nuovo al loro ristorante. Papà, ripeto, stanco ed assonnato, da vero gentleman si limita a rispondere solamente che è un’ipotesi da escludere categoricamente e torna a casa stupìto di quanto la gente sia poco seria e abbia la faccia come qualcosa che non ho compreso bene quando lo ha detto a mamma (mi sembra che parlasse del mulo…, ma a me non sembra poi un brutto animale…)

Sullo stesso viale del ristorante-sòla ci sono però un’ottima gelateria ed un forno dove fanno, oltre al pane e ai dolci, una pizza alla pala decisamente buona. Quindi i miei ne approfittano più di una volta, anche insieme a zia Rina e zio Felice, che alloggiato in un appartamento a circa 600 metri da noi con i miei due cuginetti di due anni Martina e Francesco, che però vedremo poco durante la vacanza, in quanto avranno l’influenza e con loro anche i gli zii e insomma sarà una vacanza un po’ tribolata.

Mi stanno simpatici Martina e Francesco e li ho anche un po’ invidiati una sera che abbiamo preso la pizza e siamo stati a cena da loro, perché mentre io ero nel solito ovetto (ah, informazione di servizio: adesso sono cresciuta e sto nel passeggino, l’ovetto lo usiamo solo per gli spostamenti in auto!), loro mangiavano la pizza seduti nei loro moderni e comodissimi seggioloni! Ma quando divento grande pure io?!

E poi loro hanno fatto lo scivolo e tanti altri giochi che ci sono sulla spiaggia e in pineta, mentre io le solite sciocchezze con i pupazzetti che suonano e le faccine sceme dei miei. Devo dire comunque che questo posto è veramente un paradiso per noi piccini, ci possiamo sbizzarrire in tanti giochi e non corriamo pericoli legati ad automobili, ecc. neanche la sera, perché il viale principale ed il centro di Pineto dopo le 20 sono pedonali e quindi i genitori lasciano scorrazzare i propri pargoli senza farsi troppi problemi e quelli più piccoli come me hanno chilometri da percorrere su passeggini, ovetti e carrozzine, in una tranquillità veramente rara da trovare.

Tornando a Martina e Francesco, loro portano il costume senza pannolino e fanno il bagno a mare, mentre io ho potuto solamente provare l’emozione di agitare i miei piedini nell’acqua salata, perché sono ancora tropo piccola e… legata ai Pampers…

Dal nostro stabilimento, a Pineto sud, in pochi minuti a piedi lungo la battigia raggiungiamo zii e cuginetti o vengono loro da noi. E’ tutto molto comodo. Quindi ogni tanto ci vediamo e passiamo un po’ di tempo insieme chiacchierando (ho cominciato anch’io ad emettere dei suoni in questi giorni e sto perfezionando gli acuti…) o prendendo un aperitivo (il mio è al latte in polvere…) o facendo un giro con i passeggini.

Dopo alcuni giorni il nostro simpatico amico romano parte salutandoci cordialmente (a me riserva il solito “Ciao Patataaaa”), mentre noi (cioè loro, intendo mamma e papà) decidiamo di restare un’altra settimana, perché “la pupa si è trovata bene” (ma che ne sanno se non parlo ancora? Leggono nel pensiero ‘sti due?!) “dorme, mangia, fa progressi (anche i pannolini miei si chiamano Progressi, ma c’entra qualcosa?). E quindi restiamo anche la prossima settimana, sperando che aprano anche la piscina”.

Sì, la piscina. Unica nota dolente del residence. L’accesso è chiuso per lavori di igienizzazione. Questo avrebbero dovuto dircelo quando abbiamo prenotato, perché in una situazione come la nostra, con orari vincolanti e poco tempo a disposizione, un tuffo o un bagnetto di 5 minuti in acqua a due passi dall’appartamento per i miei sarebbe stato veramente comodo.

Visti i reclami, l’agenzia ha dato la disponibilità per usufruire della piscina di un altro residence vicino alla spiaggia, ma non ci andiamo mai.

La seconda settimana scopriamo però che alcuni bambini scavalcano il cancelletto chiuso di accesso alla piscina e fanno il bagno tranquillamente. Chiediamo loro spiegazioni e ci rispondono che la piscina è agibile, solo che sarebbe chiusa perché ancora non c’è il bagnino.

La cosa ci è confermata da un gentile signore proprietario di un appartamento del residence, che il giorno dopo ci fa entrare in piscina con le sue chiavi e ci spiega che il bagnino è stato “assoldato” solo dalla metà di Luglio in poi per risparmiare, in quanto il condominio durante l’anno ha sostenuto spese ingenti di ristrutturazione e in realtà la piscina è igienizzata, il cartello è solo un deterrente.

Da quel giorno papà un tuffetto prima di pranzo se lo fa sempre, mentre mamma mi allatta, e quando torna è contento (certo che a questi adulti basta poco, eh?).

Come detto poc’anzi, la sera non siamo usciti quasi mai. Infatti mi sono sempre addormentata, crollando sul letto verso le otto o le nove, saltando anche l’ultima poppata, tanto ero provata dal caldo e dalla vita “balneare”.

Però ho sentito che alcune sere c’erano dei gruppi musicali che suonavano in centro, ci sono state le bancarelle e ci sono i negozi, chiaramente anche quelli per bambini, dove mamma, approfittando dell’inizio dei saldi, mi ha comprato dei bei vestitini.

Un’altra conoscenza che facciamo in spiaggia è quella del bagnino dello stabilimento adiacente al nostro.

Un personaggio. L’albergo convenzionato col suo stabilimento, nelle due settimane che siamo stati lì credo che abbia avuto al massimo una dozzina di clienti e neanche tutti insieme (!). La crisi purtroppo c’è e si vede! Quindi il nostro amico passa il tempo a leggere il giornale su una sdraio e soprattutto a chiacchierare con gli amici. Anzi, la sua attività principale è quella di parlare con le amiche, infatti è sempre circondato da donne, pur essendo sposato. In particolare lui e i suoi amici passeranno le giornate in spiaggia a parlare e gonfiare il petto con una signora sola in vacanza lì, settentrionale e di bell’aspetto, alla quale porteranno continuamente gingerino, patatine (e non Patatielle!), riviste, ecc. Starà più il bagnino in mare che i vacanzieri! Ogni giorno mamma e papà si divertono a guardarlo e ad ascoltare le storie che racconta alla “sciura”! Però è divertente e mi ha preso in simpatia, perché la mattina quando arrivo in spiaggia gli sorrido sempre e allora viene da noi a salutarci e a chiacchierare un po’. Mi chiama “occhibelli” (e non Patataaa!) e mi fa anche lui le faccine buffe. Qui sono tutti gentili, insomma, anche se non so se proprio tutti sono sinceri. Infatti papà mi racconta che un giorno va all’edicola vicino la spiaggia a comprare il giornale – ah, a proposito, un’altra curiosità: a Pineto vendono Il Messaggero + Il Corriere dello sport insieme al prezzo speciale di 1 euro! Chissà perché e se lo fanno tutte le estati, ma sicuramente incrementano la vendita di quei quotidiani, tanto più che in periodo di calciomercato gli uomini leggono praticamente solo le notizie sportive… – e un signore compra appunto il “Corriere”, commentando: “leggiamo un po’ degli allenamenti della Roma. Chissà Zeman come li sta facendo faticare…”. Allora papà sente che le due signore dell’edicola commentano: “Zeman, ‘csto venduto! Da ‘ò Pescara se ne andato a Roma!…sto str…”, più o meno, in abruzzese… Erano avvelenate, dopo che aveva appena riportato dopo tanti anni in serie A la loro squadra!. Poi, gentili, chiedono a papà se vuole l’edizione nazionale de Il Messaggero, tornando a parlare in Italiano…

Siamo stati bene anche in spiaggia con i vicini di ombrellone. Ho fatto amicizia con Luca, un bel bambino biondo di sette mesi, sempre sorridente e con Chiara, sei mesi, con la quale ho condiviso sorrisi, urletti e chiacchierate sulla battigia insieme ai nostri genitori.

Luca, la sorellina di tre anni, la mamma ed il papà erano con i nonni, mentre Chiara con i sui genitori, gli zii e i cugini.

Luca viene da vicino Bologna, mentre Chiara da Perugia. Ci siamo già telefonate un paio di volte e inviate le foto che ci siamo fatte in spiaggia.

Ogni volta che il papà o la mamma prendevano in braccio uno di noi dirigendosi verso la pineta, gli altri due si guardavano con cenno d’intesa, pensando:

“ Poverino/a, adesso gli tocca il sonnellino con le cicale!” E allora via a far finta di dormire nel passeggino! Che divertimento!

Spero di rivedere i miei primi amichetti, chissà, forse ci verranno a trovare a Roma o andremo noi da loro, comunque spero proprio di rivederli il prossimo anno a Pineto, con tanto di bagnino e amicone/Patataaa!

Mamma, papà, mi ci riportate?

Giorgia, alias Patatiella



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