Una lunga passeggiata intorno al monte bianco

Diario di viaggio Il Tour de Mont Blanc (TMB) offre all’escursionista un piacevolissimo trekking che attraverso sette differenti vallate permette di ammirare panorami sempre differenti e di rara bellezza. Come ogni escursione in montagna, il TMB può essere vissuto in modo più o meno entusiastico in relazione alle condizioni meteorologiche....
Scritto da: bertolani
una lunga passeggiata intorno al monte bianco
Partenza il: 22/06/2007
Ritorno il: 02/07/2007
Spesa: 1000 €
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Diario di viaggio Il Tour de Mont Blanc (TMB) offre all’escursionista un piacevolissimo trekking che attraverso sette differenti vallate permette di ammirare panorami sempre differenti e di rara bellezza.

Come ogni escursione in montagna, il TMB può essere vissuto in modo più o meno entusiastico in relazione alle condizioni meteorologiche. Non presenta inoltre particolari difficoltà, tenendo presente che i tratti piu’ impegnativi possono essere superati con delle varianti (soprattutto in caso di cattivo tempo) o con l’ausilio di supporti attrezzati.

Abbiamo incontrato escursionisti che si sono appoggiati ad organizzazioni dedite a gestire il trasporto dei bagagli e il pernottamento, ciclisti con la loro mountain bike ed infine atleti impegnati a correre; sembra, infatti, che i più bravi impieghino circa 22 ore per fare il tour che l’escursionista tradizionale effettua in 8-11 giorni. Riguardo all’impegno programmato, esiste anche la possibilità di accorciare i tempi utilizzando i trasporti pubblici che permettono tra l’altro, in caso di necessità, di poter rientrare in breve tempo al luogo d’origine. Tutta la vallata di Chamonix ad esempio è servita, in stagione, da comodi treni o bus utilizzati gratuitamente dai possessori della “Carte d’Hote” che ogni hotel rilascia ai propri ospiti. Un altro vantaggio è quello di poter quasi sempre pernottare in piccoli villaggi che offrono gradevoli soluzioni logistiche in alternativa ai tradizionali rifugi. Per l’escursione di 11 giorni, l’impegno fisico richiesto è mediamente di 4-5 ore di cammino giornaliere soste ovviamente escluse.

Il trekking in breve.

Partendo da Courmayeur e programmando il giro in senso antiorario, il primo tratto percorre a mezza costa tutta la Val Ferret tra immense distese di rododendri e fiori di montagna (in stagione). Quasi tutto il percorso è dominato dalla spettacolare visione delle Grandes Jorasses fino a raggiungere il Colle Ferret oltre il quale si scende nella tranquilla Svizzera con un paesaggio dominato da immensi pascoli e incantevoli paesini come “Pré de Praz”.

Superata “la Fouly, l’ambiente cambia, specchiandosi nel bellissimo laghetto di “Champex”, base obbligata per raggiungere la “Fenetre d’Arpette”splendido belvedere sul ghiacciaio “du Trient”.

Superato il villaggio omonimo e il “Colle de Balme”, il colpo d’occhio si allarga sull’ampia vallata di Chamonix dove il percorso, superata l’”Argentière”si snoda sul versante nord della valle offrendo emozionanti scorci sul Monte Bianco, i suoi ghiacciai e lo sperone del Brevent. Lasciato il centro sciistico di “Les Houche” ci s’inoltra nella parte ovest del massiccio, forse l’area più tranquilla e meno frequentata ma non certamente la meno bella.

Superato il “Colle de la Croix du Bonhomme” e quello della “Seigne” si rientra in Italia percorrendo la lunga “Val Veny” sino a rientrare a Courmayeur.

Venerdì 22 Giugno Si decolla per l’escursione in tarda mattinata dopo aver parcheggiato l’auto a Courmayeur.

Il primo tratto di sentiero attraversa la Val Sapin immersa in una bella coltre di larici. Il tempo è molto incerto con vento e nuvole di passaggio ma niente pioggia.

Il sentiero sale con piccoli e ripidi tornanti ma la fatica è mitigata dalla simpatica presenza di un cuculo che non manca di farsi ascoltare. Contrariamente all’indicazione suggerita da alcune guide cartacee, si decide di non pernottare al rifugio Bertone ma proseguire per il “Bonatti”.

Raggiunta la mezza costa della Val Ferret, il sentiero è affiancato da prati verdi. I più bei fiori di montagna illuminano gli occhi: rododendri, neosotis, bocche di leone, raponzoli, bottoni d’oro e i tradizionali ranuncoli. Un intreccio di colori da arcobaleno. Una marmotta da lontano osserva il nostro passaggio. Dopo circa 3 ore raggiungiamo l’accogliente rifugio Bonatti che offre le comodità di un vero e proprio albergo. Cena e serata distensiva davanti all’affascinante visione de “Les Grandes Jorasses” Sabato 23 Giugno Lasciamo il rifugio per affrontare la seconda tappa che le guide descrivono come abbastanza impegnativa. Il sentiero continua a snodarsi a mezza costa e il panorama floreale è molto simile a quello della giornata precedente. L’avvicinamento al fondo della Val Ferret porta a raggiungere il rifugio Elena, altro punto di splendida osservazione sul ghiacciaio di “Prè de Bar”e magnifico panorama dominato dalla parete est delle Grandes Jorasses. Facciamo due chiacchiere con la persona che gestisce il rifugio parlando della diseducazione di molti alpinisti abituati ad abbandonare i rifiuti o raccogliere fiori protetti. Oggi si festeggia l’apertura di quasi tutti i rifugi della Val d’Aosta e si prevede un grande affollamento.

Ci si avvia lungo un’erta serpentina sino a raggiungere il Col du Grand Ferret che offre un’incantevole visione a 360 gradi. La discesa dal Colle è facilitata da un comodo sentiero che si adatta alle mountain bike di alcuni ciclisti che stanno salendo. Una sosta all’alpeggio di Peule e quindi in circa due ore siamo a ” La Fouly” un piccolo villaggio con due alberghetti e qualche chalet immerso nella pineta; lo sguardo spazia ancora su ampi ghiacciai e il maestoso Mont Dolent.

Si pernotta all’hotel Des Glaciers ove incontriamo altri alpinisti provenienti dal rifugio Bonatti.

Domenica 24 Giugno Salutiamo il proprietario dell’albergo, una curiosa persona vestita completamente in rosa scarpe comprese e iniziamo a camminare. Oggi faremo un tuffo nella natura. Il sentiero, infatti, segue la sinistra orografica del torrente Drance dove è tutto un susseguirsi di boschi di larici. Nella foresta incontriamo un gruppo di colleghi “attempati” accompagnati da una ragazza che traina un mulo sovraccarico di bagagli.

Dopo circa un paio d’ore siamo a “Praz de Fort “ un minuscolo villaggio, sicuramente tra i più belli che incontreremo durante il nostro viaggio. Alcuni piccoli chalet sono adagiati in una conca costellata di praticelli e abeti. Più avanti, l’agglomerato urbano, ove le tipiche casette di legno sono rallegrate dalla presenza sulle pareti esterne, d’attrezzi od oggetti d’uso contadino. Altri escursionisti sono intenti a scattare foto. Tutt’intorno si respira un clima di serenità e pace che raramente altri luoghi possono offrire.

Raggiunta “Issert” riprendiamo a salire lungo un percorso che attrae la nostra curiosità: ci troviamo sul “sentiero des champignon” e il nome indirizza l’ attenzione verso la ricerca di qualche bel fungo. Le attese rimangono deluse benchè in parte compensate dalla visione di alcuni grossi funghi dalla qualità non bene identificata che si trovano ben protetti e recintati sotto uno chalet dominante la valle.

Quando arriviamo finalmente a Champex, meta della tappa odierna, si apre un’altra visione incantevole: un tranquillo laghetto illuminato dal sole e alcune barchette che si lasciano cullare dall’acqua. Un cane attratto dai movimenti degli anatroccoli che navigano in mezzo ad un canneto prende lo slancio e finisce in acqua. Alcuni turisti si gustano pigramente il panorama seduti sulle panchine.

Il tempo sta cambiando e i consigli appresi nell’ufficio turistico, suggeriscono il cambiamento del programma per il giorno successivo: in caso di pioggia non si percorrerà l’ardimentosa “Fenetre d’Arpette, ma un più lungo e facile itinerario.

Si pernotta all’”Auberge de la foret” con cena pessima e quantitativamente scarsa. Lunedì 25 Giugno La sveglia oggi e’ anticipata perche’ ci attende un lungo trasferimento.

Iniziamo a camminare sotto la pioggia, ma fortunatamente in lontananza appaiono squarci di sereno. Con la prospettiva di un miglioramento climatico si decide di seguire il percorso più ardito incoraggiati anche dal consiglio di un signore che offre un passaggio sul suo fuoristrada permettendo così di guadagnare una buona mezz’ora.

Percorriamo la valle d’Arpette sotto una tenue pioggerella accompagnata da folate di nebbia. La visibilità è scarsa e in lontananza, si sentono i fragori provenienti da slavine o/frane che si staccano dall’alto. La preoccupazione è elevata anche perché il tempo invece di migliorare peggiora; si comincia a rimpiangere la decisione di non aver seguito il programma originale che prevedeva la via più lunga ma più facile. Raggiunto un bivio senza indicazioni, si sceglie intuitivamente il sentiero di destra che s’inoltra in un fitto bosco prima di cominciare a salire. Guadagniamo rapidamente quota e superiamo il tratto più difficoltoso dopo aver attraversato qualche piccolo nevaio. Arrivati finalmente alla “Fenetre”, siamo illuminati da un raggio di sole che penetra la coltre nebbiosa. Come d’incanto, ci appare il fantastico ghiacciaio del “Trient” che si stende tra dentellate cime. Durante la ripida discesa incontriamo altri quattro escursionisti: due sono inglesi e gli altri francesi che come noi, hanno voluto sfidare l’inclemenza del tempo e cimentarsi nel difficile passaggio.

Dopo una serie di tornanti raggiungiamo il fondo valle e l’agglomerato di “Trient”, quattro case e due alberghetti. Pernottiamo al caffé Moret gestito da un simpatico italiano emigrato dalla sua Treviso quasi trent’anni orsono.Cena a base di “fondue”. Alla sera, pioggia torrenziale.

Martedì 26 Giugno Il cielo è nuvoloso, ma fortunatamente non piove. Le condizioni del tempo e l’assenza di un servizio bus (in funzione solo da meta’ Luglio) che porti a Chatelard, fa abbandonare l’idea di seguire la variante per il lago di Emosson che avrebbe dovuto raggiungere l’”Argentiere” con un percorso circolare. Entreremo direttamente nella valle di Chamonix attraverso l’ampia sella erbosa del “Col de Balme”sul confine tra la Svizzera e Francia noto per offrire uno dei panorami più belli sul versante nord del Monte Bianco. Quando siamo al colle, il tempo peggiora e obbliga ad un riparo di fortuna nel minuscolo rifugio omonimo; all’esterno solo nebbia e un fortissimo vento. La visibilità è nulla e le pessime condizioni climatiche suggeriscono poi di non transitare per le Posettes e scendere direttamente in valle.

Pernottamento all’Argentière nel pessimo Hotel de Randonneur con cena a base di pollo e spaghetti sconditi.

Mercoledì 27 Giugno Una fermata di treno permette di arrivare a Montroc e da questo paesino al villaggio di Tre-le-Champ punto di partenza per il sentiero-balcone tra i più celebrati delle Alpi. Ci troviamo ai piedi delle Aiguilles Rouges e nella sua omonima riserva naturale. Purtroppo il tempo nuvoloso preclude la visione di tutta la parte settentrionale del Monte Bianco. Ci si avvia per raggiungere “La Flegere” con una salita abbastanza lunga ma senza difficoltà: nei pressi dell’Aiguillette sono infatti d’aiuto dei passaggi attrezzati. Tre camosci spuntano tra le rocce e fanno da sfondo ad alcuni alpinisti che si arrampicano su uno sperone roccioso.

La nebbia aumenta e il paesaggio diventa spettrale. Attraversiamo una conca innevata e raggiungiamo finalmente il Lac Blanc prima del quale s’incontra l’omonimo rifugio. Da questo punto il panorama dovrebbe essere tra i più spettacolari sul Bianco, ma la visione è nulla. Solo approfittando di qualche schiarita si riesce a vedere la sponda dello specchio d’acqua .Una breve sosta al rifugio e poi un sassoso sentiero tra lastre di roccia porta finalmente alla stazione superiore della funivia della Flegère; il mezzo meccanico offre l’opportunità di scendere a valle e pernottare a Le Praz nei pressi Chamonix, centro che alla sera concede qualche attimo di mondanità con la degustazione di un’ottima “tartiflette”.

Giovedì 28 Giugno Riprendiamo il percorso dall’arrivo della funivia della “Flegere”seguendo inizialmente un comodo sentiero a mezza costa e poi gradualmente sempre più faticoso. Le nubi si aprono e fanno assaporare quelle visioni che attendevamo da giorni: i ghiacciai del Monte Bianco, les Aiguilles Vert e Rouges, in lontananza anche il Col de Balme.

Alla conca di Planpraz, stazione intermedia della funivia che sale da Chamonix al Brevent, alcuni ardimentosi amanti del volo si lanciano nel vuoto come tanti aquiloni colorati. Da questo punto si sale a larghi tornanti su un ripido pendio che, attraversando piccoli nevai e superando brevi tratti attrezzat,i raggiunge il Col du Brevent, luogo conosciuto per le spettacolari visioni che offre. Ci assale un po’ di scoraggiamento quando ci accorgiamo che la faticosa meta è raggiungibile anche con la funivia: pigri turisti vestiti alla moda stanno infatti godendosi il panorama comodamente seduti ai tavoli e gustando specialità culinarie innaffiate da abbondanti boccali di birra.

Lasciamo alle spalle la funivia e la relativa folla di persone per scendere a larghe svolte su un terreno ghiaioso e, attraverso aride conche raggiungere un parco-zoo ove è possibile ammirare caprioli, daini e camosci in un ampio recinto. Ad una curva del sentiero ci troviamo di fronte ad un bellissimo esemplare di stambecco, forse riuscito a liberarsi dal vincolo del reticolato. Da questo punto in poi si continua su una monotona strada sterrata e poi sull’asfalto fino ad attraversare l’Arve il fiume che percorre la valle di Chamonix raggiungendo così il centro di Le Houches noto comprensorio sciistico.

Venerdì 29 Giugno.

La tappa odierna si preannuncia non troppo lunga e sicuramente piacevole. Una funivia permette di risparmiare 800 metri di dislivello arrivando in prossimità di una singolare funicolare chiamata dai francesi ” tramway”, un mezzo su rotaia che permette di raggiungere “il nido d’aquila”un punto panoramico sul ghiacciaio di Bionnassay. Una ripida discesa porta ad uno spettacolare ponte himalayan e permette di attraversare il vorticoso torrente che scende dal ghiacciaio. Scavalcato il Col de Tricot che offre un ultimo sguardo alla Valle di Chamonix, ci si trova ormai nella parte occidentale del Monte Bianco che segna l’ingresso nel settore meno frequentato e più tranquillo dell’escursione. L’atmosfera rimarrà immutata sino a raggiungere la Val Veny. Dal valico un’altra discesa a tornanti porta agli chalet de Miage ai piedi del ghiacciaio omonimo. Un piccolo rifugio al centro della conca offre l’occasione per una sosta e ammirare un altro fantastico panorama che la splendida giornata di sole valorizza ancora di più.

Si riparte seguendo un sentiero a zig-zag che in breve porta a superare il Col du Truc e poi a scendere, attraverso boschi d’abeti verso Montjoie; all’arrivo dobbiamo inaspettatamente allungare di una buona mezz’ora il percorso per raggiungere il luogo del pernottamento. A cena l’ultima sorpresa della giornata: un immenso piatto di tagliatelle lascia presagire un pasto esagerato ed è solo assaggiato; purtroppo sarà l’unica pietanza ad essere servita.

A letto quindi con un po’ di fame ma con la soddisfazione per un’irripetibile giornata trascorsa nella natura sotto lo sguardo d’infiniti ghiacciai.

Sabato 30 Giugno La giornata odierna è rinomata per essere la più lunga di tutto il percorso.

La figlia del gestore del piccolo grazioso hotel ci accompagna in auto alla chiesetta di Notre Dame de la Gorge facendo risparmiare un’oretta di cammino.

Entriamo nella riserva naturale di Montjoie dove iniziamo a camminare in un bosco e poi salire su una ripida e suggestiva strada romana scavata in buona parte nella roccia e lungo gole che incanalano un vorticoso torrente. In circa 3 ore raggiungiamo il Col du Bonhomme che separa le due bellissime vallate e dove altri escursionisti sostano per la pausa pranzo in prossimità del rifugio omonimo. L’ambiente è impervio, ma la solitudine del luogo è rotta da numerose simpatiche marmotte che non sembrano preoccuparsi assolutamente della presenza umana. Decidiamo di rinunciare al percorso più panoramico ma molto pi lungo del Col de Four,s per scendere direttamente a Les Chapieux il microscopico capoluogo della Vallée des Glaciers: villaggio di poche case, un solo posto ove alloggiare e dove si vive un gran senso di pace nonostante la numerosa presenza di auto giunte con la strada tradizionale.

Alla sera, durante la cena nel “refuge de La Nova”, scambiamo qualche parola con i colleghi francesi su esperienze vissute in montagna e sulla tipologia dei funghi presenti in questa zona. Domenica 1 Luglio La giornata è soleggiata e dopo la visita ad un rustico negozietto che vende degli ottimi formaggi, si inizia a seguire una stradina asfaltata lungo la Vallée des Glaciers sino a raggiungere “Les Mottets” ove è adagiato l’omonimo spartano rifugio. Da questo punto si riprende a salire per un ampio e non ripido crinale erboso che in circa 2 ore porta al Colle de la Seigne, confine tra Italia e Francia. La discesa si snoda attraverso piccoli e facili nevai e alcuni ciclisti italiani tentano di utilizzare le loro montain bikes come fossero degli sci.

Da questo punto in poi, il panorama si apre verso l’intero versante italiano del Monte Bianco ai piedi del quale scorre la Val Veny. Purtroppo il tempo peggiora e prime gocce di pioggia accompagnano il nostro arrivo al rifugio Elisabetta ottimo belvedere sul Ghiacciaio Lex Blanche in parte coperto dalle nuvole.

Lunedì 2 Luglio L’ultima breve tappa del giro del Monte Bianco si apre all’insegna del mal tempo che accompagna la discesa verso la Val Veny precludendo la visione dei ghiacciai del Miage e della Brenva. Con la pessima compagnia di vento e pioggia si riprende a salire verso Col Chécrouit sino a raggiungere il rifugio Maison Vieille; il clima migliora e aiuta la nostra discesa fino a Courmayeur ove si conclude l’indimenticabile escursione.

Informazioni pratiche Carte Indispensabili per organizzare il T.M.B. Sono le mappe dell’Istituto Geografico Nazionale Francese scala 1: 25000 divise nei due fogli Chamonix e St.Gervais-Mont Blanc.

Il terzo documento è l’ottimo libretto di Stefano Ardito “Il giro del Monte Bianco” che descrive in modo analitico tutte le tappe con relative varianti.

Costi e Alloggi E’ da prevedere un costo medio indicativo di 50/60 euro a persona per ogni pernottamento-cena; costo che può variare in relazione alla sistemazione desiderata.

Quelle indicate in calce sono le soluzioni logistiche utilizzate nell’escursione descritta.

La loro valutazione è espressa in base ad un giudizio personale secondo il rapporto prezzo-qualità: • * = sufficiente • ** = discreto • *** = buono Prima tappa: Val Ferret Rifugio Bonatti Tel 0165 869707 ** +.

Seconda tappa: La Fouly Hotel Des Glaciers Tel 0041 277831171 ** – Terza tappa: Champex Auberge de la foret Tel 0041 277832350 * +.

Quarta tappa: Trient Caffè Moret Tel 0041 277222707 **.

Quinta tappa: Argentière Hotel Randonneur Tel 0033 450540280 *- Sesta tappa: Chamonix (La Praz) Hotel Arveiron tel 0033 450531829 *** Settima tappa: Les Houches Hotel St: Antoine tel 0033 450544010 **+ Ottava tappa: Montjoie Hotel Mont Joli Tel 0033 450470208 **.

Nona tappa: Champieux Hotel Refuge Le Nova Tel 0033 479890715 *.

Decima tappa: Val Veny Rifugio Elisabetta Tel 0165844080 *+ Bertolani.Giorgio@libero.It



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