Una luna di miele da sogno: dalla west coast californiana alle Barbados

Paesaggi unici e panorami mozzafiato, città fantastiche e parchi indimenticabili, spiagge e mari da favola...questà è stata la cornice della nostra luna di miele. Una parola basterebbe per descrivere le emozioni e le sensazioni che abbiamo vissuto durante questo viaggio....SOGNO!!!!
Scritto da: NiAle
una luna di miele da sogno: dalla west coast californiana alle barbados
Partenza il: 21/09/2009
Ritorno il: 12/10/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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TAPPE DEL VIAGGIO: Lunedì 21/09/2010 – Volo con partenza da CTA e arrivo a San Francisco (California); Da Mar. 22 a Gio. 24/09/2010 – San Francisco; Venerdì 25/09/2010 – Parco Yosemite, Mangrovia Grove e Mammouth Lake; Sabato 26/09/2010 – Death Valley (California) e Las Vegas (Nevada); Domenica 27/09/2010 – Las Vegas; Lunedì 28/09/2010 – Bryce Canyon (Utah); Martedì 29 /09/2010 – Antilope Canyon e Monument Valley (Arizona); Mercoledì 30/09/2010 – Grand Canyon (Arizona) e pernottamento a Santa Monica (Calif.) Giovedì 01/10/2010 – Los Angeles, con visita di Hollywood, Beverly Hiils e Bel Air; Venerdì 02/10/2010 – Los Angeles, visita degli Universal Studio e Santa Monica; Sabato 03/10/2010 – Santa Monica, Malibù, Venice Beach e volo per Miami (Florida); Domenico 04/10/2010 – Volo da Miami (Florida) e arrivo a Bridgetown (Barbados); Fino Dom. 11/10/2010 – Barbados; Lunedì 12/10/2010 – Partenza da Bridgetown (Barbados) e arrivo a Catania. PERNOTTAMENTI: San Francisco: “GALLERIA PARK HOTEL – 191 Sutter strett, Union Square “ Mammouth Lake: “ MOTEL 6 – 3372 Main Street “ Las Vegas: “ T.I. – TREASURE ISLAND HOTEL AND CASINO ’- 3300 Las Vegas Blvd S.” Bryce Canyon: “ BEST WESTERN RUBYS INN – 1000 S. Hwy 63 Bryce Canyon “. Grand Canyon: “ BRIGHT ANGEL LODGE – 10 Albright Street, Grand Canyon “ Santa Monica: “ COMFORT INN – 2815 Santa Monica Blvd “ “ BEST WESTERN GATEWAY HOTEL – 1920 Santa Monica Boulevard“. Barbados: “ TAMARIND COVE HOTEL RESORT – Paynes Bay, St. James “. MEZZI DI TRASPORTO IMPIEGATI: Aereo: Voli ALITALIA da Catania a Milano e da Milano a Catania. Voli AMERICAN AIRLINES da Milano – Ney York; Ney York – San Francisco; Los Angeles – Miami; Miami – Barbados; Barbados – Miami; Miami – Chicago; Chicago – Roma; Spesa: Per due persone euro 2.300 – acquistato sul sito internet last minute.com Macchina: Marca DODGE modello CHARGER noleggiata dall’aeroporto di San Francisco e riconsegnata all’aeroporto di Los Angeles. Spesa: Totale di euro 237.00 tutto compreso – noleggiata mediante il sito e noleggio.it.

CONSIGLI E CONSIDERAZIONI

1) DOCUMENTI NECESSARI Per poter entrare negli Stati Uniti d’America è necessario ottenere una specie di autorizzazione all’ingresso la cui procedura è totalmente informatizzata visto che basta semplicemente collegarsi al sito della EASA e compilare un questionario; al termine di tale procedura vi basterà stampare la ricevuta finale con l’attestazione dell’esito favorevole della vostra richiesta. Il passaporto deve essere invece del tipo elettronico e dunque, se non ne siete già provvisti, dovrete farne apposita richiesta alla Questura competente con tempi che oscillano dai 20 ai 40 giorni. Se avete anche intenzione di noleggiare un’autovettura ricordate che per guidare in uno stato estero avrete bisogno della patente internazionale che rilascia direttamente la Motorizzazione, con tempi relativamente brevi, e che ha una validità di solo un anno. 2) ACQUISTI E BIGLIETTI Sicuramente organizzare un viaggio di questo genere comporta una spese considerevole ma con un po’ di pazienza e utilizzando per i vari pagamenti il sistema di internet si può anche riuscire nell’intento di abbattere anche del 50% l’importo previsto per l’intero viaggio. Come prima cosa bisogna tener d’occhio le tariffe aeree dei vettori più economici come l’American Airlines e soprattutto la ricerca delle migliori tariffe delle varie strutture alberghiere del paese non tralasciando i cosiddetti motel che garantiscono un ottimo rapporto qualità-prezzo. I siti da utilizzare per tale ricerca sono lastminute.com, hotel-board.com, e-noleggio.it, booking.com e tutti quei siti specifici che consentono di acquistare, a prezzi convenientissimi, i biglietti d’ingresso per i parchi quali “L’isola di Alcatraz e gli Universal Studios di Los Angeles”. 3) CARTA DI CREDITO In America la diffusione delle carte di credito è praticamente capillare e ciò consente di pagare qualsiasi cosa mediante tale strumento senza avere l’assillo di avere a disposizione banconote e monete in dollari. Il nostro consiglio è di dotarvi prima di partire per l’America di una carta di credito revolving, cioè ricaricabile, che vi consente di avere i vantaggi delle normali carte di credito ma che vi copre dai rischi di eventuali truffe; tali carte ricaricabili sono accettate dovunque e sono utilissime anche per i pagamenti effettuati tramite internet. 4) STRADE E AUTOSTRADE Rimarrete di certo sbalorditi nel vedere queste immense autostrade che in alcuni casi raggiungono anche le 5 corsie per senso di marcia; ancor di più se pensate che sono gratis non essendoci alcun balzello da pagare. La contraddizione è che il limite di velocità è fissato in 70 miglia oraria, che corrispondono ai nostri 110 chilometri all’ora, e dunque per non correre il rischio di superare questo limite di velocità il consiglio è quello di impostare la velocità di crociera viste anche le numerose pattuglie dell’inflessibile polizia americana. Analogo discorso può essere fatto per la percorrenza delle normali strade statali dove in alcuni casi il limite di velocità, ad esempio quando si attraversa un centro cittadino, è fissato in 35 miglia orarie. 5) NAVIGATORE SATELLITARE Tutte le auto sono dotate di navigatore satellitare, indispensabile per non perdersi nei meandri del traffico e soprattutto delle sterminate strade americane ma le società di autonoleggio fanno pagare questo accessorio come un optional veramente a peso d’oro; se volete risparmiare qualche centinaio di dollari seguite il nostro esempio e dopo aver comprato un economico modello di navigatore scaricatevi la mappa dell’America, o se volete dei soli stati della West Cost, direttamente dal sito della GARMIN che essendo americana e nettamente consigliata rispetto alle altre società europee. 6) CARTA NAZIONALE DEI PARCHI Al momento di entrare al primo parco nazionale richiedete ai Rangers la cosiddetta “Carta Nazionale dei Parchi” che al costo di 36 dollari a persona vi consentirà di entrare in tutti i parchi nazionali d’America; la convenienza di questa carta è evidente se pensate che il solo ingresso in uno dei parchi nazionali costa all’incirca tra gli 11 e i 14 euro. Altro particolare interessante è che la carta non è nominativa e dunque, vista la validità di un anno dal momento dell’emissione, vi è sempre la possibilità di riutilizzarla oppure addirittura di rivenderla. Naturalmente sono esclusi dal circuito della Carta Nazionale i parchi gestiti dagli indiani navajo come la “Monumental Valley e l’Antilope Canyon”. 7) INTERNET Una delle possibilità offerte per chi si trova in America è quella di poter navigare gratuitamente in Internet; infatti vi basterà entrare in uno dei numerosi Apple Store presenti in quasi tutte le città americane, e utilizzare uno dei personal computer presenti nel negozio per accedere gratuitamente ai servizi della rete. Approfittate tranquillamente di questa opportunità perché è veramente utile soprattutto quando si è alla ricerca di un locale oppure di una qualche attrazione turistica. 8) CIBO E’ risaputo che l’alimentazione degli americani è caratterizzata da pietanze tipiche dei fast food quali panini, patatine e pizza; infatti questi tipi di locali, soprattutto durante l’ora di pranzo, sono affollati all’inverosimile ma a differenza di quanto si potrebbe credere, in america i ristoranti della catena McDonald sono frequentati soprattutto dai turisti visto che gli americani prediligono andare nelle catene dei fast food a noi sconosciute ma dove si mangia nettamente meglio. Per quel che riguarda la pizza è diffusissima soprattutto per la cena ed a noi è piaciuto tantissimo visto che utilizzano come condimenti una ricca varietà di verdure con accoppiamenti a volti bizzarri ma sempre gustosi. . 9) BEVANDE Una particolarità di quasi tutti i locali americani, fast food compresi, è quella della gratuità del “Refil” cioè la possibilità di riempire gratuitamente il proprio bicchiere nei dispenser automatici di bevande; dunque il consiglio che vi possiamo dare è quello di acquistare alla cassa una sola bevanda piccola visto che dopo aver ritirato il bicchiere della misura richiesta potrete riempire quante volte vorrete il vostro bicchiere. Solo in alcuni locali, soprattutto all’interno degli aeroporti internazionali, abbiamo notato che questa pratica era consentita solamente una volta sola, ma comunque sempre sufficiente per risparmiare il prezzo di un’altra consumazione. 10) CLIMA E VESTITI Per quel che riguarda l’abbigliamento il consiglio è quello di attrezzarsi con qualche capo un po’ più pesante visto che nella stessa California il clima cambia quasi radicalmente poiché si passa dalla fredda San Francisco alla calda zona di Los Angeles e Santa Monica, per non parlare poi se avete intenzione di recarci nella zona della Death Valley o di Las Vegas. Naturalmente questa considerazione è da rapportare al periodo da voi scelto per andare in America ma il nostro consiglio è quello di scegliere un periodo mite, come Settembre o Maggio, altrimenti rischierete di soffrire per il caldo eccessivo. 11) CONSIDERAZIONE FINALE Vi sembrerà una considerazione scontata ma vi possiamo assicurare che sarà dura dimenticare un così bel viaggio di nozze, ma anche prescindendo dal particolare contesto, sono state così numerose le emozioni e immenso lo stupore nell’ammirare paesaggi così unici che il nostro consiglio finale è quello di non perdervi un viaggio in questi splendidi luoghi. Fidatevi e non ve ne pentirete…buon viaggio e buon divertimento.

DIARIO DI VIAGGIO

Questo diario è il resoconto del viaggio di nozze che abbiamo organizzato circa sei mesi prima dalla data del nostro matrimonio (18 Settembre). Inizialmente avevamo pensato ad affidarci ad un’agenzia di viaggio ma, dato l’alto prezzo richiestoci ( circa il doppio di quanto abbiamo poi effetivamente speso ) abbiamo deciso di affidarci alle nostre forze seguendo i consigli degli altri TURISTI PER CASO e soprattutto affidandoci alla sempre affidabile guida della Lonely Planet. Per la scelta della meta non avevamo dubbi per quel che riguardava la CALIFORNIA e gli stati vicini della West Coast, mentre per il soggiorno di mare siamo stati un po’ vincolati per il rischio uragani visto il periodo non propriamente indicato e abbiamo optato per l’isola dei caraibi situata più a sud e cioè le BARBADOS. 1^ GIORNO. Siamo partiti da Catania con Alitalia e, dopo uno scalo a Milano, ci attendeva un breve volo (si fa per dire) con l’American Airlines diretto prima a New York ed infine a San Francisco. Appena imbarcati sul volo diretto negli Stati Uniti, abbiamo fatto conoscenza con un simpatico ragazzo portoricano che ci ha subito consigliato cosa vedere e come comportarci al nostro arrivo negli USA….il volo è stato parecchio faticoso in quanto la prima tratta è durata circa 9 ore ma ci siamo subito ripresi quando ci hanno servito per lo spuntino pomeridiano una SPETTACOLARE fetta di pizza tipicamente americana ( con melanzane, pomodoro, peperoni e funghi)…..MERAVIGLIOSA!!!! Prima di scendere dall’aereo abbiamo avuto la fortuna di ammirare Manhattan e i grattacieli newyorchesi; ma appena scesi ci siamo imbattuti nei famigerati controlli doganali…avevamo paura di non farcela a riprendere il volo successivo anche perché avevamo circa un’ora e mezza ma sono stati molto celeri con il controllo dell’iride e delle impronte (altro che italia!!). Il secondo volo di circa 7 ore diretto a San Francisco forse è stato ancora più faticoso (forse per la mancanza della PIZZA????) ma alla fine siamo giunti sfiniti a destinazione. Dopo aver, con immenso stupore ma anche con molta gioia, ripreso tutti i nostri bagagli, ci siamo incamminati alla volta del nostro albergo che si trova al centro di San Francisco che dista circa 35 – 40 minuti di metropolitana dall’aeroporto. La fermata consigliata era Powel Station ma anche Union Square poteva andare bene…appena usciti dalla fermata della metro ci siamo ritrovati nel bel mezzo della città al capolinea dei filotram….molto bello l’impatto!!!! A quel punto, visto l’orario (circa le 19:25) abbiamo deciso di recarci in albergo per lasciare i bagagli e dare una prima occhiata alla città. L’hotel come detto si trova a due passi da Union Square ma l’impatto iniziale non è stato dei migliori….infatti per sbaglio siamo entrati nell’hotel Galleria ma l’aspetto lasciava proprio a desiderare comunque avevamo già pagato e siamo entrati….per nostra fortuna all’ingresso ci hanno detto che il nostro hotel non era quello ma si trovava più avanti. A quel punto abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo e siamo giunti al nostro bel Galleria Park Hotel…. “ GALLERIA PARK HOTEL – 191 Sutter strett, Union Square “. Punto di forza di questo piccolo hotel è la posizione strategica a due passi da Union Square, il centro della città, che ti permette di scegliere giornalmente quale parte della città visitare e, cosa di non poco conto, scegliere il mezzo adatto vista la vicinanza della fermata della metro, degli autobus ed in particolare del capolinea dei tram di superficie caratteristici di San Francisco. La struttura esternamente lascia un po’ a desiderare visto l’aspetto un po’ anonimo…la reception invece è molto accogliente e in stile moderno mentre le camere, a parte la vista che dava sul retro di una via secondaria, sono abbastanza spaziose con 2 letti stile americano ( per loro singoli ma per noi due letti da 1 piazza e ½ ) e la possibilità di usufruire gratis della connessione ad internet in una camera dedicata che si trova al quarto piano dell’hotel. Spesa: Euro 342.00 per un soggiorno di 04 notti da Lunedì 21 a Venerdì 25 – acquistato attraverso il sito Hotel board. Lasciati i bagagli in camera ci siamo fatti consigliare dal personale dell’hotel che ci ha indirizzati in un locale nei pressi di Chinatown …naturalmente noi abbiamo fatto vari giri prima di prendere una decisione ma, vista l’ora e soprattutto vista la stanchezza accumulata dopo circa 18 ore di volo, abbiamo scelto di entrare in un locale vicino a Union Square e a due passi dal terminal del Tramvia. Appena entrati siamo rimasti per circa 10 in piedi nel cercare di capire bene dove fossimo e soprattutto riuscire a decifrare il menu che era stampato a caratteri cubitali dietro una sorta di bancone dove arrostivano di tutto…infatti non si trattava di un vero e proprio pub ma era una sorta di STEAK HOUSE dove servivano numerose specialità soprattutto alla griglia; alla fine Alessandra si è accontentata di un normale, per così dire, panino con contorno d’insalata e salsa italiana ( BUONISSIMA anche se sapeva di tutto tranne che italiano ) mentre Nino si è cimentato su una delle specialità del locale e cioè un piatto di carne arrosto accompagnato da una saporitissima patata al sale (da PROVARE). Terminata la nostra prima cenetta in stile “americano“, decidiamo fare un giretto per il centro di San Francisco e renderci così conto delle bellezze della città che ci ospiterà nel nostro primo soggiorno in terra d’america e che visiteremo meglio nei giorni a venire. 2^ GIORNO. Il mattino seguente decidiamo di svegliarci con relativa tranquillità anche perché avevamo già deciso di dedicare per la visita della città 4 interi giorni sia per poter ammirare appieno le bellezze della città di San Francisco e soprattutto per consentirci di riprenderci dal famigerato effetto fuso orario ( circa 6 ore di differenza ) prima di affrontare il tour in auto. Come detto, dopo una tranquilla sveglia, lasciamo la nostra camera d’albergo e decidiamo di andare a fare colazione fuori dato che in albergo avevamo solamente il pernottamento semplice, come del resto in quasi tutte le strutture dove abbiamo alloggiato. Nei pressi del Galleria Park Hotel si trovano vari locali dove potersi fermare a fare colazione e soprattutto ci sono, nel giro di 20 metri, 2 Starbucks che noi avevamo già scoperto la sera precedente. Infatti fin dal nostro precedente viaggio a Londra non vedevamo l’ora di gustare nuovamente il caffè e latte di detta catena….all’inizio non è stato certamente facile dimenarsi sulle varie tipologie di caffè offerti ( vedi Cappuccino e caffe macchiato) ma dopo svariati tentativi ci siamo riusciti; naturalmente, tanto per non farci mancare niente accompagnavamo la bevanda con gustosissimi MUFFIN. Rifocillati iniziamo finalmente il nostro tour della città visitando il centro e Union Square, per dirigerci a Powel e Hide Street dove saliamo, o forse sarebbe meglio dire “ci aggrappiamo” ai caratteristici filotram che scorrazzano su e giù per i saliscendi di San Francisco. Il tragitto, oltre che veramente divertente ed emozionante, ci consente di ammirare le bellezze della città e di scattare qualche istantanea di sicuro impatto dato che è possibile scendere alle varie fermate e riprendere il tram successivo. Naturalmente ciò è stato possibile anche perché abbiamo deciso di comprare un abbonamento giornaliero ( anche se consigliamo vivamente l’acquisto del pacchetto che permette di viaggiare sui vari mezzi di trasporto per tre o più giorni). Una delle fermate più suggestive è stata sicuramente quella di Lombard Street, la strada più tortuosa del mondo (vedere per credere). La tappa successiva è il lungomare turistico di Fisherman’s Wharf, il porto dei pescatori, dove visitiamo gratuitamente le navi ormeggiate all’interno del San Francisco Maritime National Historical Park. Proseguendo nella passeggiata del lungomare ci dirigiamo verso il Pier 39 e cioè verso un molo del vecchio porto riadattato a fini prettamente turistici poiché è zeppo pieno di negozi e locali vari; nella nostra guida questo molo veniva descritto come una vera e propria trappola per turisti e dunque da evitare ma noi possiamo dire che ci siamo veramente divertiti a farci “intrappolare” in quella selva di souvenir vari. All’ingresso del molo vi è un immenso granchio, vero e proprio simbolo di San Francisco visto che uno dei piatti caratteristici del luogo è proprio una zuppa di granchio servita all’interno di una ciabatta di pane; noi per puro spirito emulativo abbiamo voluto provare…certamente non è un piatto leggerissimo ma con un gusto particolare che difficilmente riassaporeremo nuovamente. Dopo questo veloce pranzo decidiamo di ammirare una delle attrazioni simbolo di San Francisco e cioè le otarie del Fisherman’s Wharf che si possano ammirare mentre riposano prendendo il sole adagiati su alcune zattere in legno proprio di fianco al Pier 39…la scena è certamente di impatto ed anche noi siamo rimasti circa una mezzoretta ad ammirare le otarie e soprattutto ad ascoltare gli strani versi che emettono. Proseguendo ci dirigiamo verso il successivo moli che ci permette di ammirare il Bay Bridge, ponte meno famoso del Golden Gate, e di far compagnia ad alcuni pescatori mentre pescano veri e propri pesci da primato. A questo punto decidiamo di allontanarci dal lungomare e decidiamo di dedicare parte del nostro tempo per la visita del quartiere cinese di Chinatown. Stremati per il lungo itinerario facciamo rientro in albergo, distante circa 20-30 metri, e dopo una doccia rigenerante ci rechiamo in una pizzeria nei pressi dell’albergo che ci permette di gustare una mastodontica pizza, naturalmente vegetariana. Verso le 22:30 locali facciamo finalmente rientro in hotel dove crolliamo perché stremati per l’intensa giornata appena trascorsa. 3^ GIORNO. Il nostro terzo giorno lo abbiamo dedicato, in parte, alla visita dell’ex carcere di massima sicurezza di Alcatraz che si trova su una piccola isola a poche miglia di distanza da San Francisco. Dalla lettura di alcuni diari di viaggio avevamo appreso che le visite ad Alcatraz sono solitamente molto affollate e dunque, onde evitare di non trovare posto sui battelli che partono da uno dei Pier del Fisherman’s Wharf, abbiamo seguito i suggerimenti di coloro che consigliavano di prenotare la visita e dunque ci siamo collegati dall’Italia al sito internet www.cruisealcatraz.com dove si può scegliere l’orario e la tipologia di visita prescelta; naturalmente noi, per la gioia di Alessandra, abbiamo optato per la prima partenza delle 7:30 ore locali così da avere del tempo libero nel pomeriggio da dedicare per altre visite. Così dopo esserci svegliati intorno alle 6:30 circa ci siamo subito recati a piedi al Pier di partenza dei vari battelli che permettono di raggiungere l’Alcatraz Island che si può benissimo vedere a occhio nudo dal porto di San Francisco dato che dista poche miglia dalla costa. La nostra crociere dura alcune decine di minuti, giusto il tempo di consumare una succulenta colazione a bordo del battello. Appena sbarcati veniamo accolti dai Rangers, dato che il carcere fa parte del circuito dei parchi nazionali americani, che ci consigliano come godere al meglio delle bellezze del parco di Alcatraz. Dopo la visita di alcune strutture adiacenti il molo, facciamo ingresso nella struttura carceraria e in una stanza un tempo adibita all’accoglienza dei carcerati, decidiamo di noleggiare due audioguide che saranno veramente utilissime per gustare al meglio le bellezze dell’ex carcere di massima sicurezza reso famoso per aver avuto tra i propri ospiti celebrità come Al Capone. L’ambientazione è perfetta per scattare alcune foto veramente suggestive ed attraverso il prezioso ausilio delle audioguide scopriamo particolari inediti relativi alla vita degli ex detenuti e soprattutto riviviamo l’esperienza della famosa ed unica fuga di alcuni detenuti, resa celebre da alcuni film. Concluso il nostro tour dell’isola di Alcatraz facciamo rientro sulla terraferma dove giungiamo intorno alle 14:30 giusto il tempo per sgranocchiare qualcosa seduti in un ristorantino del Pier 39. A questo punto il nostro programma prevede una visita al simbolo di San Francisco…il Golden Gate. Per raggiungere il ponte è necessario prendere due differenti bus; la fermata del primo bus è nei pressi del San Francisco Maritime National Park mentre il secondo è in periferia e nel complesso il tragitto per raggiungere il celebre ponte dura all’incirca 40 minuti, soste comprese. Appena giunti sul posto restiamo affascinati dall’imponenza del ponte e dal caratteristico color arancio; una prima sorpresa per noi è stato scoprire che il colore che rende celebre nel mondo questa attrazione di San Francisco non è il colore naturale del ponte e che per mantenere la tonalità arancio è necessario tinteggiare settimanalmente la struttura con tonnellate di vernice ed infatti sono sempre visibili le impalcature necessarie a tale opera. Naturalmente non potevamo andarcene senza attraversare a piedi il ponte ma la sua estensione così vasta ci ha consentito di raggiungere la seconda campata che, non essendo nascosta dalla nebbia come la prima, ci ha consentito di scattare alcune foto con lo sfondo del celebre ponte. Stremati dalla lunga giornata decidiamo di far rientro in albergo e dopo un riposino e una doccia rigenerante facciamo nuovamente visita alla Steak House del primo giorno. 4 ^ GIORNO. Il giorno successivo ci svegliamo con relativa tranquillità, anche perché questo sarà il nostro ultimo giorno dedicato alla visita di San Francisco prima del tour in auto. E proprio in prospettiva di tale tour decidiamo di non fare colazione come siamo soliti fare ma decidiamo di recarci in un supermarket nei pressi dell’hotel, Walgreen, dove facciamo incetta di Muffin e dolciumi vari preziosi per i giorni a venire. La mattinata la dedichiamo per una visita del quartiere finanziario di San Francisco dove ci perdiamo ammirando con il naso in su le vette dei vari grattacieli; tutti dicono giustamente che la città di San Francisco non rappresenta la città americana per antonomasia ma piuttosto possiamo dire che è la città più europea d’america in quanto ricorda molto lo stile europeo ma girando tra i grattacieli di questo quartiere quello che ci viene in mente è il sogno americano fatto di casinò e vette di palazzi. Il quartiere finanziario si trova proprio al centro di San Francisco e percorrendolo per intero si raggiunge il mercato della città, recentemente ristrutturato e dove al proprio interno accoglie vari negozi e ristoranti caratteristici dove si possono gustare prelimate specialità di ogni posto mentre l’originario mercato alimentare si trova all’esterno della struttura dove abbiamo assaggiato la classica frutta californiana. La nostra passeggiata prosegue lungo il Fisherman’s Wharf dove ammiriamo alcune splendide navi da crociera che scaricano una moltitudine di turisti che vagano come noi tra le attrazioni del porto di San Francisco. Sicuramente una delle attrazioni più caratteristiche e soprattutto divertenti sono le gag dei vari artisti di strada che pur di ottenere qualche spiccilo si ingegnano come possono; come dimenticare gli uomini nascosti dietro un finto cespuglio o addirittura ficcati dentro il cestino della spazzatura pronti a farti saltare in aria uscendo all’improvviso. Anche noi siamo stati vittime di questi scherzetti ma dopo lo spavento iniziale ci siamo fatti un sacco di risate anche vedendo a distanza le reazioni esagerate degli altri avventori…unico. La visita è proseguita facendo shopping nei vari locali del porto e visitando caratteristici locali quali un vero e proprio giardino tropicale e quant’altro come uno spettacolare panificio che creava spettacolari creazioni animalesche. Nel tardo pomeriggio decidiamo di rientrare in albergo, anche perché domani ci aspetta l’inizio del tour, e dato che vogliamo essere pronti per la grande partenza ci concediamo qualche oretta di meritato riposo. 5 ^ GIORNO. Svegli di buon mattino, o forse sarebbe meglio in nottata data l’ora delle 4:30, ci prepariamo con relativa calma sistemando le ultime cose nei bagagli e lasciamo con un po’ di malinconia la stanza del nostro albergo per dirigerci verso la fermata della metropolitano più vicina a noi, dalle parti questa volta non di Powel Station ma bensì del quartiere finanziario. Dopo circa una quarantina di minuti arriviamo all’aeroporto di San Francisco e seguendo le indicazioni raggiungiamo la postazione della compagnia di noleggio E-Dollars; dopo aver consegnato i documenti stampati da internet e dopo aver sbrigato alcune formalità l’addetto ci consegna le chiavi della nostra autovettura. Incuriositi ci dirigiamo verso il parcheggio delle autovetture dove, appena giunti, restiamo per qualche secondo ammutoliti di fronte all’imponenza della macchina da noi noleggiata….praticamente ci troviamo di fronte ad un mostro che definire autovettura è dire poco: una spettacolare DODGE modello CHARGER color bianco tipologia FULL SIZE. Dopo aver scattato qualche foto ricordo perdiamo qualche secondo prima di riuscire ad aprire il bagaglio della macchina e soprattutto per capire come funziona il cambio automatico da noi mai utilizzato. Dopo aver superato anche questo ostacolo riusciamo a uscire dal parcheggio dell’aeroporto ma l’imprevisto è sempre in agguato poiché adesso il problema è riuscire a capire il funzionamento del nostro navigatore acquistato in italia. Infatti abbiamo seguito i consigli degli altri turisti per caso acquistando al posto dell’europeo Tom Tom, l’americano Garmin e scaricando dal sito ufficiale le mappe del Nord America. Certamente il primo impatto non è stato dei più felici, dato che abbiamo sbagliato due volte strada ritornando al punto di partenza, ma l’errore è stato nostro poiché la diffidenza iniziale ci induceva in errore ma superate le prime difficoltà tutto è andato per il meglio. A questo punto, dopo aver imboccato l’autostrada ci dirigiamo verso la nostra prossima destinazione e cioè il Parco di Yosemite. Allontanandoci verso l’entroterra volgiamo per l’ultima volta lo sguardo alla città di San Francisco che salutiamo con un pizzico di nostalgia ma subito dopo veniamo rapiti dall’euforia per la nostra avventura on the road per le starde d’america. Il tragitto che da San Francisco ci porta al parco nazionale di Yosemite è per nulla faticoso poiché dista circa 2 ore e mezzo da San Francisco. Dopo circa un’oretta e mezzo decidiamo di fare una piccola sosta e ci fermiamo per fare colazione in un localino di montagna dove veniamo accolti da un ambiente veramente americano con una signora di mezza età che si ci serviva del caffè americano. Dopo questa breve sosta riprendiamo il cammino in auto e dopo un’altra oretta scarsa giungiamo al parco di Yosemite. Appena giunti notiamo le casette in legno dei Rangers posti all’ingresso del parco dove acquistiamo la carta per l’ingresso gratuiti per un anno nei parchi nazionali d’america ad un costo di circa 36 dollari a testa, a fronte dei circa 11 euro per il solo ingresso allo Yosemite. Superato l’ingresso ci fermiamo nel primo punto d’informazione dove veniamo ragguagliati circa le varie attrazioni presenti e dove ci forniscono tutte le cartine aggiornate anche se per quella in lingua italiana ci indirizzano verso il punto informazioni principale situato al centro del parco stesso; sono gli stessi rangers a spiegarci subito che la celebre cascata è prosciugata visto il periodo autunnale. Dopo qualche decina di minuti di auto restiamo sbalorditi da alcune vedute specialmente quelle dall’alto che permettono di ammirare le rocce che cadono a strapiombo su una splendida vallata; naturalmente non sono da meno, e forse ancor più suggestive, le sensazioni che si provano passeggiando nei vari percorsi splendidamente segnalati del parco che permettono di vedere le bellezze naturalistiche di questo parco, primo d’america per visitatori. L’intera mattinata è così trascorsa vagando tra i vari percorsi accessibili a tutti lungo la vallata. Dopo un fugace spuntino nei pressi del centro informazioni decidiamo, dopo esserci consultati con la guida della Lonely Placet, di stravolgere il programma stabilito e ci rechiamo verso una delle maggiori attrazioni del parco, il Mangrovia Grove – Parco delle Sequoie Giganti. L’attrazione dista circa 45 minuti di autovettura dal centro del parco e si raggiunge percorrendo una strada, in parte sterrata, che si inerpica lungo un costone di roccia. Visitare questo parco, peraltro all’interno dello Yosemite, ci ha consentito di vedere le immense Sequoie giustamente definite giganti per la loro altezza e per il loro diametro che in certi casi consente il passaggio al loro interno di 4 persone e in un caso addirittura di un’autovetture. Per visitare al meglio il parco è consigliato seguire un percorso di qualche oretta, di relativa difficoltà a causa di qualche salita di troppo (e purtroppo le mie spalle ne sanno qualcosa…vero Ale!!!) ma è possibile, pagando naturalmente, effettuare un tour del parco con bus scoperto e ranger al seguito. Il tempo trascorre e non ce ne rendiamo nemmeno conto e così si fanno le 17:30 locali e decidiamo così di ritornare indietro verso il centro visitatori. Appena usciti dal parco delle Mangrovie però siamo “ costretti “a fermarci nuovamente; infatti uno dei motivi che ci hanno condotto verso questa attrazione era costituito dalla spettacolare vista che rendeva unici i tramonti ed infatti così è stato…veramente sbalorditivo. Dopo questa tappa forzata risaliamo in auto e facciamo rotta verso il Tioga Pass che conduce all’ingresso lato est del parco; attraverso questo percorso possiamo ammirare un paesaggio veramente suggestivo costituito da boschi e laghetti naturali lungo una strada di montagna che dalle alture del parco scende verso l’interno. Così verso le 19:30 usciamo dallo Yosemite con la consapevolezza di aver ammirato il parco, a nostro parere giustamente, più famoso e visitato d’america. Nel frattempo continuiamo il nostro percorso e, dopo esserci imbattuti nel bel mezzo del bosco e dell’oscurità in un autostoppista solitario, giungiamo intorno alle 21:30 nella ridente e montanara località di Mammouth Lake, resa famosa per le olimpiadi invernali di qualche annetto fa. Giungiamo così nei pressi del nostro albergo e dopo aver sistemato i nostri bagagli in camera veniamo indirizzati dal personale dell’hotel in un pub – pizzeria veramente carino dove ci divoriamo una mega pizza. Dopo esserci rifocillati perdiamo qualche mezz’oretta a chiacchierare nel locale ma dopo decidiamo di andare a riposarci in motel. Mammouth Lake: “ MOTEL 6 – 3372 Main Street “. Graziosa struttura ad un prezzo davvero conveniente; inizialmente eravamo diffidenti all’idea di alloggiare presso un MOTEL ma dobbiamo dirvi che non hanno nulla a che vedere con i nostri MOTEL…..non c’è paragone…pensate che la nostra camera si trovava al primo piano con vista sulla piscina all’aperto. Niente da eccepire nemmeno per la pulizia e le dotazioni della camera….CONSIGLIATO per il buon rapporto qualità – prezzo. Spesa: USD 79.99 per un soggiorno di 01 (una) notte da Venerdì 25 a Sabato 26 Settembre – acquistato attraverso il sito Booking.com. 6^ GIORNO. Verso le ore 5:30 veniamo dolcemente svegliati dalle ripetute suonerie dei nostri telefonini, giusto in tempo per darci una pulita e per sistemare le nostre ultime cose in valigia visto che il grosso lo avevamo già preparato la notte precedente. Così, visto che non dovevamo consumare la prima colazione in Motel, già alle 06:00 ci troviamo in macchina in cammino verso la “Death Valley National Park“ che ufficialmente si trova nello stato della California ma che allo stesso tempo segna il confine tra questo Stato e quello del Nevada. Seguendo le indicazioni del nostro navigatore satellitare allunghiamo un po’ il giro per raggiungere il parco in quanto entriamo dall’entrata lato Nevada ma ciò ci permette di raggiungere immediatamente la prima attrazione. Difatti verso le ore 7:15 raggiungiamo lo Scotty’s Castle e cioè un’affascinante castello di stile medioevale davvero bizzarro costruito nel bel mezzo del deserto; originariamente doveva essere adibito come abitazione di uno stravagante signore ma successivamente la struttura è stata acquistata dall’ente parco ed attualmente è adibita come punto informazione, centro ristoro con area pic-nic e area museale con la possibilità di effettuare (naturalmente a pagamento) la visita all’interno del castello…noi seguendo i consigli della nostra guida abbiamo tralasciato la visita ma in compenso abbiamo usufruito delle utili cartine e dei preziosi consigli dei vari rangers. Così, dopo una sosta per una fugace colazione nel piazzale antistante il castello a base tra l’altro di pizza avanzata dalla sera precedente, proseguiamo il nostro tour tra le bellezze di questo parco. Certamente il nome di “Valle della Morte” non presuppone niente di buono ma possiamo dirvi che invece il parco offre attrazioni e paesaggi veramente affascinanti e soprattutto molto vari tra di loro….infatti le attrazioni da visitare spaziano dalla zona dei crateri (dove abbiamo approntato una sorta di spogliarello vista la temperatura eccessiva), le dune di sabbia, l’escursione tra le rocce bianche, la visita al “Badwater Basin” e cioè al cosiddetto lago di sale che si trova nel punto più caldo del parco che si trova sotto il livello del mare e dove si raggiungono i 65 gradi all’ombra, lo spettacolare percorso in auto detto “Rodeo Drive”, per concludere con la magnifica vista dell’intera vallata che si può ammirare dal Zabrysky Point. Ultimata anche quest’ultima visita lasciamo questo parco dalle temperature veramente afose che in alcuni momenti non permettevano di rimanere fuori dall’auto ma che ci ha positivamente stupiti per la varietà e bellezza dei paesaggi. Appena usciti ci ritroviamo nello stato del Nevada e ci dirigiamo verso la nostra prossima metà distante appena 85 miglia e cioè LAS VEGAS, la città del peccato per antonomasia. Giungiamo in questa città al centro del deserto verso le ore 17:30 dopo circa 40 minuti di auto e subito ci dirigiamo verso il nostro Hotel. Las Vegas: “T.I. TREASURE ISLAND HOTEL AND CASINO’- 3300 Las Vegas Blvd S.” Prima di ogni commento su questo hotel bisogna puntualizzare che si tratta di un 4 stelle situato al centro della STRIP e praticamente di fronte al Venetian e a pochi metri dagli altri hotel quali il Caesar Palace, Bellagio e Paris. Comunque sia, anche prescindendo dalla posizione centralissima dell’hotel, possiamo dire che la scelta è stata veramente azzeccata; particolare non di poco conto è stato lo stupore iniziale nel vedere la nostra camera deluxe ( MAGNIFICA con quel mega letto e quel salottino con televisore a parete….per non parlare poi del bagno….) con vista su una mega piscina con uno spettacolo fatto di fuochi d’artificio, battaglie di pirati e navi affondate (da qui la denominazione dell’hotel). Spesa: Euro 206.56 per 2 notti da Sabato 26 a Lunedì 28 – acquistato mediante il sito Hotel.com Usciamo dal nostro hotel in serata e decidiamo di rifocillarci in un piccolo locale….con nostro stupore veniamo colpiti dall’eruzione di un finto vulcano che si trovava proprio di fronte al locale e nelle immediate vicinanze del nostro hotel. Successivamente iniziamo il classico giro degli hotel che costituiscono la principale attrazione di questa città che si estende lungo una strada principale lunga diversi chilometri. Dire che si rimane stupiti da tanta imponenza e fantasia e dire poco…provare per credere!! Durante la nostra prima serata abbiamo ammirato le riproduzioni dei paesaggi delle più belle città del mondo raffigurate dalle strutture dei vari hotel come: il Bellagio con la riproduzione del lungolago di Como; il Caesar Palace che al proprio interno propone le piazze e le fontane di Roma; The Venetian – copia identica sia esternamente che internamente della romantica città veneziana; l’hotel Paris costituito dal Louvre, dall’eliseo e dall’immancabile torre parigina; New York – New York con il ponte di Brooklyn, la statua della libertà e i mitici grattacieli; l’Excalibur che riproduce il castello delle favole; Luxor con la piramide egiziana; MGM immenso hotel non per niente definito l’hotel più grande del mondo; the Treasure Island con la riproduzione delle battaglie dei pirati dell’isola del tesoro. Esausti per il troppo camminare e vista anche l’ora tarda decidiamo di far rientro nel nostro hotel. 7^ GIORNO. La mattina seguente decidiamo di comune accordo di rimanere qualche ora in più nell’immenso e soprattutto comodissimo letto del nostro hotel per assaporare il significato di dormire da veri pasha. Così, con molta tranquillità, ci svegliamo e iniziamo la visita all’interno dell’hotel più famoso e per noi più bello di Las Vegas e cioè del Venetian. Voi penserete che si tratta di patriottismo ma possiamo solamente dire una cosa…”vedere per credere”! Esternamente ci ritroviamo nel bel mezzo di Piazza San Marco con lo spettacolo delle gondole immerse in laguna. Ma lo spettacolo non è finito in quanto bisogna entrare all’interno della struttura per capire cosa significa passeggiare sotto un cielo azzurro, ascoltare in sottofondo le musiche italiane, passeggiare tra i canali veneziani colmi di turisti su gondole, mangiare in locali italiani sotto il controllo di solerti carabinieri in divisa….cosa dire. Usciti da questa bellezza ci dirigiamo verso il Bellagio dove assistiamo a diversi spettacoli e giochi d’acqua a ritmo di musica….un’esperienza veramente unica!!! Da non perdere nemmeno lo spettacolare soffitto della Hall nei pressi della reception dell’hotel costituito da composizioni floreali di vetro soffiato. Le bellezze comunque non terminano qui poiché a pochi metri di distanza si erge il Caesar Palace e gli altri innumerevoli hotel. La giornata passa tranquillamente passeggiando così da un hotel all’altro ammirando le varie bellezze di questa città. Nel tardo pomeriggio facciamo rientro in albergo e usciamo in serata per rifocillarci e fare l’ultimo giro notturno in compagnia dei “promoter“ dei locali notturni con i loro inseparabili bigliettini. Naturalmente non potevamo andare via senza giocare almeno una notte in uno degli innumerevoli casino della città; la scelta è ricaduta sulla casa da gioco del nostro hotel che ha visto fino alle 3:30 di notte protagonisti di alcune avvincenti partite concluse con la ragguagliabile vittoria di circa 130 dollari prontamente spesa per acquistare una valigetta da gioco naturalmente made in Las Vegas. 8^ GIORNO. Rinfrancati da una piacevole dormita ci svegliamo di buon mattino e dopo aver sistemato i nostri bagagli lasciamo con un po’ di amarezza questa particolarissima ed allo stesso tempo affascinante città. Così già intorno alle 7:30 ci ritroviamo a bordo della nostra auto poiché ci aspetta un tragitto abbastanza lungo che ci porterà ad ammirare un’altra bellezza della natura e cioè il parco di Bryce Canyon, in quanto dovremmo attraversare alcuni stati per giungere in quello dello Utah. Infatti impieghiamo circa 1:45 minuti prima di giungere nei pressi della nostra destinazione ma prima attraversiamo un altro parco, questa volta gratuito, che si trova proprio sulla strada che conduce all’ingresso del Bryce e che prende il nome di “Red Canyon“ in quanto costituito da formazioni rocciose dal caratteristico color rosso intenso. Dopo aver superato il Red Canyon trascorrono altri 30 minuti e giungiamo al nostro albergo intorno alle ore 09:30 e decidiamo di prendere possesso della nostra camera così da poterci rinfrescare un attimino. Bryce Canyon: “ BEST WESTERN RUBYS INN – 1000 S. Hwy 63 Bryce Canyon “. Se cercate come noi una struttura vicina all’ingresso del parco del Bryce Canyon questo è l’hotel che fa per voi…praticamente si trova a poche centinaia di metri dai varchi d’ingresso essendo, insieme a qualche negozietto e ad un fast food, l’ultimo avamposto prima del parco. L’hotel è grazioso ed è composto da diversi blocchi di palazzine a 2 piani con la possibilità di parcheggiare l’auto praticamente di fronte alla porta della camera. Nei pressi della reception si trovano un ristorante, un piccolo supermarket con annesso negozio di souvenir. I punti negativi di questo hotel sono le camere veramente piccole e spartane con un bagno dalle scarse pretese. Spesa: Euro 75.89 per 1 notte da Lunedì 28 a Martedì 29 – acquistato mediante il sito Hotel board. A questo punto facciamo rotta verso l’ingresso del parco che raggiungiamo dopo 3 minuti d’auto (senza esagerare) dove ci fermiamo per ritirare alcuni depliant e ascoltare i suggerimenti dei Rangers del parco presenti. La visita del Bryce Canyon inizia visitando i vari punti panoramici come quello di Inspiration Point; fin da questo primo paesaggio i nostri occhi non riescono a fissare con precisione un punto ben definito poiché ci troviamo dinanzi ad un’immensa vallata costituita da innumerevoli, per quantità e soprattutto per dimensione, pinnacoli costituiti da rocce di color rosso ruggine che partendo dal basso della vallata si ergono sempre più in alto diventando sempre più sottili….SPETTACOLO DELLA NATURA!!!! Per noi sicuramente rappresenta l’attrazione naturalistica che più ci ha impressionato e che ricorderemo con maggior suggestione. Dalle varie brochure che ci sono state consegnate apprendiamo che tali strutture rocciose sono il frutto del paziente lavoro di erosione dell’acqua sulla roccia. Dopo esserci ripresi dall’iniziale attimo di suggestione iniziamo a scattare una miriade di foto e nel frattempo facciamo la conoscenza di un’altra coppia di italiani in viaggio di nozze ma con un programma di visite opposto al nostro. Così, dopo aver scambiato qualche chiacchiera e scattato qualche foto ricordo, proseguiamo insieme il nostro tour del Bryce visitando gli altri punti panoramici ( da non perdere quella frontale dell’Anfiteatro e a seguire quello del Natural Bridge). Poco dopo convinciamo i nostri compagni a percorrere il sentiero denominato “Navajo Loop“ lungo circa 1,3 miglia che scende tra le varie rocce e che avevamo visto percorrere da Licia Colò nel programma “Alla Falde del Kilimangiaro“; dobbiamo dirvi che, soprattutto durante la risalita, la fatica si fa spesso sentire ma nulla a confronto delle emozioni che si provano nello scoprire certe bellezze del paesaggio, la suggestione di trovarsi nel bel mezzo di questo magnifico Canyon…tutto ciò ha ampiamente ripagato le fatiche e ci ha un po’ fatto sentire come Licia Colò. Stanchi ma allo stesso tempo appagati dalle bellezze che questo parco ci ha offerto, ritorniamo verso il nostro hotel per darci una ripulita e soprattutto per rifocillarci con un’ottima pizza. 9^ GIORNO. Il programma stabilito alla partenza dall’Italia prevedeva per tale giorno e per il successivo due tappe intermedie senza alcuna prenotazione alberghiera non sapendo con precisione la destinazione; così chiacchierando con la coppia italiana che abbiamo incontrato il giorno precedente, e soprattutto dopo aver ammirato alcuni scatti fotografici, decidiamo di dirigerci verso lo Stato dell’Arizona per visitare un parco chiamato “Antilope Canyon”. Partiamo di buon mattino, verso le ore 04:45 circa e dopo circa un’oretta di macchina giungiamo nei pressi del lago Powel ma con nostra sorpresa ci accorgiamo che l’orario di apertura è fissato per le ore 08 locali dunque a causa del fuso orario avevamo a disposizione più di 2 ore e approfittiamo di questo prezioso tempo per fare colazione e soprattutto per visitare il “Glen Canyon – National Recreation Area” che si trova proprio a ridosso del lago Powel. Successivamente ci ripresentiamo nei pressi dell’ingresso della riserva indiana al cui interno si trova il parco dell’Antilope Canyon e veniamo accolti da una donna indiana etnia Navajo alla quale paghiamo il biglietto d’ingresso essendo quest’attrazione esclusa dal circuito “Parchi Nazionali” essendo in una riserva navajo. Dopo aver pagato seguiamo la nostra guida, un giovane navajo con una chitarra sottobraccio, e dopo qualche passo a piede improvvisamente perdiamo di vista la nostra guida e solo dopo qualche istante ci accorgiamo che si era calato, mediante una ripida scaletta molto artigianale, all’interno di una spaccatura che scendeva per circa 6-7 metri in profondità, con una larghezza che a malapena consentiva il transito di una persona e che si estendeva in lunghezza per circa 700-800 metri. Appena scesi notiamo immediatamente che i vari raggi di sole filtrando in questa fessura colpiscono le pareti creando così degli spettacolari giochi di luce che esaltano al tempo stesso le venature delle particolari parete rocciose; da notare che l’atmosfera veniva resa ancor più suggestiva grazie alla musica di sottofondo dei “Guns and Roses” , rigorosamente dal vivo, intonate dalla nostra guida navajo. La visita di questa meraviglia è così durata circa un’ora e mezza e vi possiamo dire che sono stati tutti molto intensi e pieni d’emozione. Conclusa anche questa visita, riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso il confine dove ci attende la nostra prossima metà e cioè la “Monumental Valley”. Questa attrazione rappresenta la scenografia perfetta per tutti i film western e soprattutto rappresenta lo sfondo ideale preferito per antonomasia quando si parla di American On the Road. Dunque come potevamo perdere questa occasione irripetibile per visitarla anche noi? Impieghiamo qualche oretta prima di giungere a destinazione anche perché siamo troppo attratti dalla voglia di scattare alcune foto con lo sfondo, da cartolina, delle rocce che si ergono nel bel mezzo del deserto. Anche questo parco fa parte del territorio navajo e dunque anche qui c’è toccato pagare il biglietto d’ingresso anche se si è trattato di poche decina di dollari. Dopo aver varcato l’ingresso seguiamo il consiglio della nostra guida della Lonely Planet e scartiamo la possibilità di affettuare l’escursione della vallata con le jeep scoperte degli indiani e decidiamo di procedere con la nostra vettura; la scelta si rivelerà azzeccata anche perché, causa perenne vento, ci saremmo intossicati dalla polvere che si alza dal terreno essendo il percorso interamente su terra battuta. Iniziamo il percorso e ci fermiamo per scattare alcune foto ricordo nei vari punti panoramici della vallata quali: Elefant Butte (roccia a forma di elefante); le tre sorelle; Camel Butte ( a forma di cammello) e tante altre. Completiamo il giro in circa 4 orette e lasciamo la vallata consapevoli di aver visto una delle meraviglie americane da molti considerata come una delle attrazioni più belle del mondo. Ci aspetta a questo punto un tragitto abbastanza lungo che ci condurrà verso un’altra meraviglia chiamata “Grand Canyon”. Fortunatamente il tempo è dalla nostra parte e così giungiamo all’interno del parco intorno alle ore 18:30 passate, giusto il tempo per ammirare al primo view point il nostro primo tramonto….SENZA PAROLE. Trascorsa questa intensa ma purtroppo breve esperienza abbiamo giusto il tempo di fare un giro tra i vari hotel presenti sul posto e fortunatamente riusciamo a trovare una splendida sistemazione in un caratteristico hotel con annesso un ottimo ristorante che da lì a poco ci farà gustare degli ottimi piatti. Grand Canyon: “ BRIGHT ANGEL LODGE – 10 Albright Street, Grand Canyon “ Dentro al parco del Grand Canyon non vi è tanta possibilità di scelta visto che le strutture sono solamente 4 e perennemente al completo; difatti siamo stati costretti a recarci di persona ma fortunatamente siamo riusciti a trovare l’ultima cabina disponibile con vista sul Grand Canyon….praticamente tra noi e lo strapiombo c’erano solamente 5 – 6 metri. Per il resto la struttura è un po’anonima con le cabine non troppo spaziose ma se volete ci sono anche quelle deluxe ad un prezzo naturalmente più elevato. L’hotel si trova a pochi passi dalla fermata delle navette che conducono alla visita del Canyon. Spesa: USD 151.00 per un soggiorno di 01 notte da Martedì 29 a Mercoledì 30 Settembre – acquistato direttamente in loco. 10 ^ GIORNO. Per la mattina successiva decidiamo di concederci qualche momento in più di riposo e dunque restiamo nella nostra accogliente cabina qualche attimo in più anche perché la struttura si trova proprio a ridosso dell’argine meridionale del Grand Canyon e cioè quello maggiormente affollato e quello più turistico per antonomasia vista la presenza diffusa di strutture ricettive e museali. Sicuramente è stato veramente emozionante la sensazione che abbiamo provato nell’affacciarsi dalla nostra finestra e ritrovarci con le luci del sole e soprattutto con una magnifica vista del Gran Canyon e del fiume Colorado….sembra veramente di trovarsi nel bel mezzo di quella meraviglia. Così decidiamo di fare colazione lì sul posto in maniera tale da passare un pò di tempo ad ammirare quello splendido paesaggio. Successivamente decidiamo di iniziare il nostro tour vero e proprio e ci rechiamo nel piazzale antistante del nostro hotel dove si trova la fermata iniziale del percorso “ HermitsRest Route” che mediante un bus, consente di visitare la parte più suggestiva del Grand Canyon; durante tale percorso è possibile scendere ad alcune fermate che permettono, mediante apposite postazioni protese verso il fiume Colorado e dunque verso il centro del Canyon, di scattare fotografie veramente suggestive. Come detto il percorso è transitabile esclusivamente mediante specifici bus ma noi abbiamo deciso di scendere alle fermate più distanti per poi percorrere parte del tragitto a piedi seguendo un viottolo che praticamente costeggia lo strapiombo e che consente di cogliere per intero la bellezza di questa meraviglia della natura….da PROVARE!!! Durante questa nostra passeggiata abbiamo avuto la fortuna di incontrare alcuni cervi e soprattutto un simpaticissimo scoiattolo americano che ha molto apprezzato la nostra bevanda tanto da berla direttamente dalla cannuccia…da non crederci ma per fortuna ci sono le foto che lo dimostrano. Prima di concludere il nostro tour facciamo una sosta nel piccolo museo, che si trova lungo nei pressi della postazione denominata Powel Point, dove apprendiamo alcune nozioni sulla natura ed evoluzione di questo Canyon creato dalla lenta ed inesauribile forza dell’acqua del fiume Colorado. Più tardi, intorno alle 15:00 circa facciamo rientro in camera e dopo aver mangiato qualche cosa ci rechiamo nel negozio della struttura alberghiera dove compriamo qualche souvenir. A questo punto dopo aver sistemato le ultime cose in valigia lasciamo il Grand Canyon per dirigerci verso la nostra prossima metà , non prima però di recarci alla posta per spedire le nostre cartoline ricordo. Già sapevamo che lo spostamento in auto che da lì a poco ci attendeva per raggiungere la città di Los Angeles e Santa Monica sarebbe stato veramente pesante, circa 6 ore d’auto, vista l’enorme distanza che separa il Grand Canyon dalla costa californiana; infatti proprio di proposito non avevamo prenotato alcuna sistemazione non sapendo con precisione dove avremmo alloggiato. Così, ben sapendo che dovevo darmi una mossa mi sono subito messo a correre con l’auto non pensando però che ci trovavamo ancora in una zona protetta dove vigeva il limite degli 45 miglia orarie e cioè circa 60 Km all’ora; così mentre mi accingevo ad effettuare un sorpasso, su strada a doppio senso con striscia continua a velocità eccessiva, vedo incrociare in senso opposto un’auto della polizia che incredula immediatamente effettua un testa coda. Inizia così un inseguimento in classico stile americano tipo quelli che si vedono nei film che per nostra fortuna si conclude positivamente in quanto siamo riusciti a far perdere le nostre tracce infilandoci in una insenatura della strada….vi sembrerà uno scherzo ma potete e dovete crederci!!!!! Sicuramente noi ce lo ricorderemo per sempre perché troppa è stata l’adrenalina in quei momenti. Superato anche questo imprevisto continuiamo il nostro tragitto e giungiamo nei pressi della cittadina di Williams, una caratteristica cittadina che si trova proprio sulla mitica Route 66, la prima grande arteria americana che collega Chicago (Costa dell’est) con Los Angeles ( Costa dell’ovest). All’ingresso del paese vi è un cartello che annuncia “ Williams – il meglio della Route 66 “ e subito dopo capiamo il perché visto che il paese è pieno zeppo di abitazioni, locali, saloon e tante altre attrazioni che richiamano i fasti del vecchio far west. Così perdiamo qualche mezz’oretta nel girare tra le strade di questa cittadina e scattare qualche foto ricordo. Riprendiamo così il nostro viaggio continuando a percorre la Route 66 e intorno alle ore 10:30 giungiamo al termine di questa affascinante autostrada di fronte all’Oceano Pacifico in corrispondenza con la cittadina di Santa Monica; a dir la verità, anche se è durato 5 orette di auto possiamo dire che tutto sommato il viaggio non è stato troppo pesante. Immediatamente ci mettiamo alla ricerca di un camera per una notte, visto che per i giorni a venire eravamo già a posto, e dopo circa 30 minuti riusciamo a trovarne una discreta sistemazione per trascorre la notte. Santa Monica: “ COMFORT INN – 2815 Santa Monica Blvd “. Possiamo dire che la scelta di questa struttura è stata un po’ forzata visti i prezzi degli altri hotel, molto più esosi, e vista la non disponibilità di camere nel Best Western, ma possiamo dire tirando le somme che la scelta è stata ottima visto che abbiamo risparmiato un bel po’ di soldi e soprattutto, per la prima volta, avevamo anche la colazione inclusa nel prezzo. Possiamo dire che la struttura si trova un po’ più a nord dal lungomare e ricorda vagamente, molto vagamente, la palazzina di Melmose Place…se cercate un posto dove risparmiare questo è il posto giusto. Spesa: USD 75.00 per un soggiorno di 01 notte da Mercoledì 30 a Giovedì 01 Ottobre – acquistato direttamente in loco. Naturalmente dopo aver sistemato in maniera approssimativa i nostri bagagli in hotel decidiamo di uscire per mettere qualcosa sotto i denti ma soprattutto per ammirare le bellezze di questa graziosa cittadina della California distante circa 2 minuti d’auto da Los Angeles e meta turistica per antonomasia per gli amanti del mare e del surf. 11^ GIORNO. Dopo aver dormito come due ghiri per riprenderci delle fatiche del giorno precedente, ci svegliamo intorno alle 09:00 e visto che per la prima volta avevamo anche la colazione compresa nel prezzo, non ci siamo fatti scappare quest’irripetibile occasione per rifocillarci a puntino. Successivamente lasciamo le nostre stanze e ci dirigiamo alla volta di Los Angeles che dista pochi minuti d’auto da Santa Monica; il nostro programma di visite per questa mattina prevede una visita alla mitica Hollywood che non è nient’altro che un quartiere che prende il nome dall’arteria principale (Hollywood Boulevard) situata nei pressi del centro della città degli angeli. Appena giunti sul posto cerchiamo immediatamente un parcheggio e con nostra sorpresa ne troviamo uno proprio adiacente alla famosa “Walk of the fame” (Passeggiata delle celebrità o delle stelle)…più tardi capiremmo il perché dato che al nostro ritorno abbiamo trovato un bel souvenir di 47 dollari di multa!!!! Scesi dalla macchina ci dirigiamo verso all’inizio della passeggiata delle stelle ma invece di trovare le famose impronte di mani e piedi delle varie celebrità americane restiamo meravigliati nel vedere che la passeggiata è costituita da due marciapiedi lungo i quali si trovano delle stelle che riportano il nominativo dell’artista e un simbolo che identifica il ruolo svolto nell’industria cinematografica (regista, musicista, attore). Incontriamo durante la nostra passeggiata, tra tantissime, le stelle di Steve Mcqueen e Harrison Ford, di Greta Garbo e Bruce Lee, ma non poteva mancare quella dell’indimenticabile Michael Jackson…parlando proprio di quest’ultimo c’è da notare che nelle vicinanze delle varie stelle si trovavano numerose sosia delle relative celebrità sia reali che cinematografiche come l’uomo ragno, il pirata dei carabi o michy mouse. Visitiamo anche il centro commerciale che si trova proprio al centro della passeggiata che rappresenta una tappa obbligata in quanto è il punto ideale per ammirare la famosa scritta che si trova sulle colline circostanti…scattiamo una miriade di foto consapevoli che sarà difficile trovare un altro sfondo così unico e irripetibile. Dopo qualche mezz’oretta proseguiamo la nostra passeggiata e con nostra sorpresa giungiamo alla vera e propria attrazione hollywoodiana e cioè alle mitiche impronte che si trovano in un piccolo spiazzo antistante un museo…naturalmente Alessandra poggia mani e piedi su quelle di George Cloney mentre Nino su quelle di Arnold all’epoca non ancora Governatore della California ma bensì nelle vesti di Terminator. Riprendiamo la nostra macchina e ci spostiamo verso un’altra zona simbolo di Los Angeles e cioè nei pressi di Beverly Hills e con esattezza sulla Rodeo Drive, la strada resa famoso dal film “Pretty Woman” dove si trovano i negozi più alla moda dell’intera città; infatti basta vedere le varie insegne per capire che questo non è il posto più economico per fare acquisti o, peggior ancora, cercare un souvenir. Giungiamo sul posto intorno alle 14:00 circa e visto che l’orario di chiusura dei negozi ne approfittiamo per mangiare un boccone in un locale stile Pich Pitt della serie televisiva “Beverly Hills” dove ci sediamo sull’immancabile bancone. Dopo aver pranzato iniziamo il nostro giro di shopping virtuale e tra quei magnifici negozi e passando davanti a quello di Louis Vuitton , Alessandra non resiste alla tentazione e ci mostriamo interessati all’acquisto di una borsetta alquanto economica (circa 1200 dollari) ma purtroppo l’affare non è andato a buon fine, per la gioia di Nino. Così, dopo aver concluso la passeggiata decidiamo di riprendere la macchina e ci dirigiamo verso il centro di Beverly Hills per ammirare, con immensa indivia, le ville dei vari personaggi famosi nella speranza di vederne qualcuno; praticamente l’intero quartiere è costituito da una serie innumerevole di ville da favola, costruite su diverse collinette e dunque completamente immerse dal verde. Appena giunti sul posto ci fermiamo nei pressi del mitico cartello con la scritta Beverly Hills e cerchiamo di seguire le indicazioni riportate nella nostra guida ma fortunatamente giungono alcuni autobus scoperti che effettuano il tour delle ville dei vip e dunque approfittiamo di questa ghiotta opportunità per percorrere anche noi, naturalmente gratis a bordo della nostra vettura, questo particolare tour che ci consente di ammirare queste magnifiche abitazioni. Ricordiamo tra tante quelle del fondatore di Playboy, Spelling l’ideatore della serie televisiva “Beverly Hills” e la casa del defunto Michael Jackson (che inizialmente abbiamo scambiato con un’altra). Verso il tardo pomeriggio ci spostiamo a Santa Monica, che dista pochissimi chilometri di distanza, dove prendiamo possesso delle nostre camere. Santa Monica: “BEST WESTERN GATEWAY HOTEL – 1920 Santa Monica Boulevard“. L’albergo è situato sulla strada che dal centro di Los Angeles porta direttamente sul lungomare di Santa Monica. Nella zona, prenotando da internet, è stato quasi un miracolo trovare un prezzo così conveniente se rapportato alla qualità tipica dei Best Western con internet free, camera spaziosa, pulizia impeccabile, e soprattutto la possibilità di parcheggiare l’auto nei due piani interrati della struttura. Spesa: USD 268 per un soggiorno di 02 notti da Giovedì 01 a Sabato 03 Ottobre – acquistato attraverso il sito Booking.com. Intorno alle 18:30 usciamo e ci facciamo un giro per il centro di questa graziosissima cittadina e subito ci rendiamo conto di aver fatto la scelta migliore nel soggiornarvi; infatti inizialmente avevamo pensato ad alloggiare in un hotel di Los Angeles ma dopo aver letto alcune considerazioni sull’ambiente notturno poco vacanziero, per così dire, della città degli angeli abbiamo optato per la tranquilla cittadina di Santa Monica. A parte lo spettacolare lungomare la cosa che più ci ha colpito di questa cittadina è il “Santa Monica Promenade”, il centro di questa città costituito dall’unica grande via interamente pedonale di tutta l’area di Los Angeles; praticamente questa strada è zeppa di locali ma ha un fascino particolare la sera quando viene illuminata a festa con luci poste su alberelli che si trovano lungo l’interno percorso. Dopo un giro tra splendidi negozietti del centro facciamo sosta in un caratteristico localino che si trova lungo il percorso pedonale di Santa Barbara; qui rimaniamo molto volentieri alcune orette a mangiare e soprattutto scambiare qualche considerazione sull’evolversi di questa indimenticabile luna di miele, vista la posizione dei tavoli posti direttamente lungo la passeggiata e soprattutto vista la splendida serata. Dopo una romantica passeggiata sul corso pedonale facciamo ritorno intorno alle 03:00 del mattino in hotel. 12^ GIORNO. Il programma di oggi prevede la visita al famoso parco di divertimenti degli “Universal Studios” che si trova nel pieno centro di Los Angeles e che raggiungiamo dopo circa 20 minuti di auto a causa dell’intenso traffico che troviamo in autostrada. Dopo esser giunti sul posto parcheggiamo la nostra vettura all’interno dell’immenso parcheggio interrato e subito dopo iniziamo la visita in uno dei parchi più famosi d’america e del mondo. Però prima di varcare il cancello d’ingresso decidiamo di scattare una foto ricordo e da lì ci rendiamo conto che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo…infatti in hotel avevamo deciso, o per meglio dire ALESSANDRA aveva deciso, di inserire nella nostra macchina fotografica una nuova memoria che purtroppo si è rilevata guasta. A quel punto non ci è rimasto altro che acquistare, alla modica cifra di 47 dollari, una nuova memoria che normalmente costerebbe 12-15 dollari…come inizio niente male!!! Per ammortizzare la spesa iniziamo a scattare un’infinità di foto ricordo viste anche le innumerevoli attrazioni presenti all’interno del parco.…infatti rispetto ai tradizionali parchi giochi in questo le attrazioni sono basate sulle scenografie dei vari best seller cinematografici quali Shrek (divertentissimo filmato in 4D), the Simpson, La Mummia, Jurassic Park, Waterword e quant’altro. Sicuramente l’attrazione più suggestiva assolutamente da non perdere è il giro in bus tra i vari set che consentono di svelare i più famosi trucchi scenografici. Fortunatamente non troviamo tanta gente in fila per le varie attrazioni e dunque riusciamo a vedere tutto e addirittura a ripetere alcune giostre e spettacoli; dunque è stata azzeccata la nostra scelta di acquistare un normale biglietto molto più economico rispetto a quello prioritario, che consente di avere una corsia preferenziale e dunque indispensabile nelle giornate di maggiore afflusso. La giornata trascorre piacevolmente e nel frattempo facciamo amicizia anche con un’altra coppia di italiani in giro per la California; così intorno alle ore 16:30 usciamo dal parco giochi e decidiamo di fare un altro giro tra le ville di Beverly Hills ma in particolare visitiamo un’altra zona simbolo di Los Angeles, anch’essa resa famosa grazie ad una serie televisiva, il quartiere di “Bel Air”. Anche quest’ultima zona è caratterizzata da meravigliose residenze ma la caratteristica di quest’ultime è che, a differenza di quelle di Beverly Hills, non sono nascoste da fitta vegetazione ma al contrario si trovano lungo splendidi viali alberati con l’immancabile giardinetto privato in classico stile americano. Infatti a Bel Air soggiornano persone, per così dire, normali che hanno la necessità di tutelare la propria privacy e tutto ciò consente ai turisti di ammirare le bellezze di queste residenze veramente da sogno…ragion per cui si apprezza maggiormente questo quartiere, anch’esso molto elegante e glamour, rispetto a quello di Beverly Hills. Alle ore 19.00 circa facciamo rientro in hotel dove ci rilassiamo qualche oretta. Per la serata ci rechiamo in una famosissima Steak House reclamizzata sia dalla nostra guida che dal personale del nostro hotel e che si trova nei pressi del lungomare; appena giunti notiamo lo stile molto elegante del locale ma soprattutto ci rendiamo conto di essere l’unica coppia vestita in maniera molto casual ma decidiamo comunque di prenotare tavolo, anche perché nel frattempo ci eravamo accorti della presenza di altri 2 turisti vestiti come noi….magra consolazione!!! Dopo aver aspettato un po’ di tempo ci sediamo al nostro tavolo e leggendo i prezzi ci rendiamo subito conto del perché di quell’abbigliamento…morale della favola paghiamo circa 120 dollari ma possiamo dirvi che ne valevano veramente la pena. (Post Scrittum.: Se volete mangiare qualche cosa di sostanzioso non ordinate come ha fatto Alessandra il “Filet Mignon“ perché non è una tipologia di carne ma bensì in francese significa piccolo…ed è veramente mignon anche se buonissimo). Usciti dal locale percorriamo con molto piacere il centro pedonale di Santa Monica illuminato a festa con le colorate luci sugli alberelli; dopo aver lì bevuto qualche cosa in uno dei numerosi locali, ci rechiamo verso il lungomare e decidiamo di farci una passeggiata lungo il pontile che si estende verso il mare per poter scattare qualche foto con la ruota panoramica illuminata come sfondo. 13^ GIORNO. Svegli di buon mattino usciamo dall’hotel senza fare colazione dato che in programma c’è una visita alla mitica MALIBU’ BEACH meta per antonomasia di tutti i surfisti della California. Per raggiungere Malibù siamo purtroppo costretti, si fa per dire, a percorrere in auto una delle strade più panoramiche d’america che si estende da Santa Monica fino a Malibù. Difatti percorrendo questa arteria costeggiamo praticamente alcuni tratti di costa veramente suggestivi che ci consentono di ammirare intere distese di spiagge bianche e paesaggi unici. Così dopo circa 35 minuti d’auto giungiamo nei pressi del Malibù Colony Club dove facciamo una breve sosta per consumare la nostra colazione; successivamente proseguiamo il nostro viaggio fino a giungere al simbolo stesso di questa località e cioè al “ Malibù Sport Fishing Pier”, un molo in legno che si estende verso il mare proprio adiacente ad una delle spiagge più belle e maggiormente affollate dai vari surfisti. Qui ci fermiamo alcuni minuti, giusto il tempo di scattare alcune foto ricordo e ammirare con un pizzico di invidia le acrobazie di quelle persone che cavalcano le onde con le loro coloratissime tavole. Ci spostiamo nuovamente e percorriamo un altro tratto di costa visto che non esiste un vero e proprio centro in quanto la località di Malibù è costituita esclusivamente da diverse spiagge sulle quali si affacciano splendide residenze. Concluso il nostro tour facciamo rientro nei pressi del nostro alloggio visto che la successiva meta, che prende il nome di Venice Beach, si trova a poche miglia di distanza da Santa Monica. Questa località viene definita come una delle mete più turistiche della zona e descritta dalle nostre guide turistiche come un’area molto folcloristica perennemente animata e popolata da persone non proprio comuni; incuriositi decidiamo di visitarla e appena giunti sul posto comprendiamo il perché di queste descrizioni. Praticamente ci ritroviamo nel bel mezzo di uno splendido lungomare costituito da piste ciclabili e pedonali che costeggiano un’ampia spiaggia che si perde all’orizzonte ma la cosa che più colpisce è la varietà di persone che animano questa zona; forse sarà stato perché era domenica mattina ma ci siamo ritrovati attorniati da artisti di strada, cartomanti, pattinatori e palestrati che mettevano in mostra i muscoli in vere e proprie palestre all’aperto. Ci rilassiamo passeggiando lungo questo lungomare e visitiamo alcuni negozietti che si trovano all’interno di casette dalle forme particolari e colorate con vivaci tonalità e in alcuni casi decorate con veri e propri murales. Ad un certo punto ci dirigiamo verso un punto della spiaggia e giungiamo così nel bel mezzo di alcune piste dove, a ritmo di musica e sotto gli occhi di una moltitudine di persone, si affrontano a colpi di spettacolari evoluzioni gli amanti del cosiddetto skateboarding e tra di loro anche veri e propri bambini…stupendo!!! Passeggiando lungo la battigia sotto uno splendido sole trascorriamo in tranquillità il resto della mattinata. Intorno all’ora di pranzo decidiamo di spostarci e facciamo rientro a Santa Monica e visto il clima stupendo ci godiamo, ahimè per l’ultima volta, le bellezze di questa piccola e tranquilla città balneare della California. Così decidiamo di farci una passeggiata in queste magnifiche spiagge rese celebri dal telefilm “Baywach” ed infatti quello che più ci colpisce sono quelle caratteristiche casette in legno con l’immancabile jeep parcheggiata di fianco…certamente non potevano mancare loro, i mitici guarda spiagge dal fisico mozzafiato intenti a chiacchierare con qualche bella donna oppure impegnati in qualche piegamento sulle braccia. Passeggiamo lungo questa meravigliosa spiaggia e approfittiamo di questo sfondo da favola per scattare una miriade di foto ricordo anche se purtroppo Nino non è riuscito ad immortalare nessuna Pamela Anderson della situazione. A questo punto si sono fatte le 16:30 circa e dopo un breve giro sul viale alberato che costeggia la spiaggia facciamo rientro in hotel per darci una rinfrescata; usciamo più tardi e decidiamo di dedicare l’ultimo pomeriggio negli Stati Uniti per un giro tra i negozi per fare un po’ di shopping…riusciamo così ad acquistare qualche souvenir e soprattutto facciamo incetta di jeans della Levi’s a dei prezzi veramente assurdi. Verso sera ci concediamo anche il lusso di percorrere per l’ultima volta la Santa Monica Promenade, il centro pedonale di Santa Monica e facciamo qualche foto seduti sulle particolarissime banchine. A questo punto si è fatta l’ora di ripartire e così ci dirigiamo in hotel per sistemare i bagagli e recarci verso l’aeroporto di Los Angeles dove, dopo aver riconsegnato la nostra autovettura, prendiamo in nottata il volo per Miami in Florida. 14^ GIORNO. Il tragitto aereo tra Los Angeles e Miami dura circa 6 orette ma l’ora tarda di partenza ci consente di riposare qualche oretta giusto il tempo di atterrare in Florida; anche il fuso orario tra lo stato della California e quello in avanti della Florida è dalla nostra ed infatti ciò ci consente di ammirare dall’alto la città di Miami famosa per le insenature naturali create dal mar dei Carabi. Comunque sia l’attesa in aeroporto prima della partenza per i Carabi si fa sentire non poco ma noi imperterriti riusciamo anche qui a chiudere un occhio (Alessandra addirittura due) riuscendo, dopo estenuanti ricerca vista la folla in attesa dell’imbarco del nostro volo, ad impossessarci di una comoda panchina. Trascorre così qualche oretta prima dell’imbarco sull’aereo della American Airlines con destinazione le tanto desiderate BARBADOS nel mar dei Carabi. Durante il nostro volo abbiamo la fortuna di ammirare altre rinomate località quali Cuba, Santo Domingo e Antille (sicure mete di un prossimo viaggio) e già da queste prime immagini restiamo affascinati dalle meraviglie di queste isole che sembrano emergere come delle vere e proprie perle da questo tratto di oceano che viene impropriamente chiamato “ Mar dei Carabi”. Giungiamo a destinazione intorno alle ore 7:30 locali e durante l’atterraggio riusciamo a scorgere dall’alto una delle caratteristiche di quest’isola e cioè la varietà di paesaggio tra una costa ed un’altra dal momento che l’isola è bagnata ad ovest dal tranquillo Mar dei Carabi e ad est dalle agitate acque dell’Oceano Atlantico e tutto ciò crea naturalmente differenti paesaggi e soprattutto differenti tipologie di spiagge. Infatti la parte a sud – ovest dell’isola è caratterizzata da lunghe spiagge sabbiose e da un mare caraibico con acque cristalline e con fondali unici creati dalla barriera corallina mentre la parte ad est è per definizione quella oceanica in quanto sono assenti, per la maggiore, vere e proprie spiagge che lasciano il posto a scogliere e a paesaggi più crudi. Naturalmente la zona più turistica è quella che si estende nella parte caraibica di Barbados e che per l’appunto si estende nella parte meridionale, dove vi è la presenza dei vari agglomerati urbani e del porto turistico, e soprattutto nella parte ad ovest dove sono diffuse le maggiori catene alberghiere. Naturalmente per il nostro soggiorno la nostra scelta è subito ricaduta sulla parte più turistica dell’isola anche perché le strutture da favola adatte per la nostra luna di miele si trovavano solamente da queste parti. Appena scesi dall’aereo e dopo aver ripreso i nostri bagagli decidiamo immediatamente di immergerci nella cultura e nei modi di vivere della popolazione locale; così evitiamo i numerosi e carissimi taxi ci rechiamo alla fermata degli autobus che rappresentano il mezzo e il modo più economico, veloce e soprattutto divertente per spostarsi all’interno di Barbados ed infatti sono sempre affollatissimi…pensate che per una corsa spendevano a testa 1,5 dollari di Barbados che equivalgono a circa 40-50 centesimi di euro. Aspettiamo qualche minuto prima dell’arrivo del mezzo e grazie ad alcuni preziosi suggerimenti da parte di alcuni “barbadoregni” riusciamo a scovare l’autobus giusto che ci porterà dittri dittri al nostro resort dopo circa 25 minuti di tragitto. Barbados: “ TAMARIND COVE HOTEL RESORT – Paynes Bay, St. James “. Si tratta di un resort di 4 stelle recentemente ristrutturato che si affaccia direttamente su una spiaggia bianchissima dato che la struttura si trova lungo il versante Occidentale dell’isola e dunque quello caraibico per eccellenza. L’albergo offre varie tipologie di camere e noi abbiamo optato per quella deluxe piano terra con annesso patio esterno fronte mare. Per quello che abbiamo speso possiamo dire di essere rimasti veramente entusiasti dato che compresi nel prezzo c’erano la colazione, sdraio e tovaglie da mare, sport acquatici, escursioni in catamarano e barca, servizio navetta di mare, frutta fresca e gelato direttamente in mare, internet free, ristorante e bar all’aperto, tre piscine, con in più la possibilità di shopping in vari negozi e rilassarsi in un centro benessere. Spesa: Euro 1.100 per un soggiorno di 04 notti da Giovedì 01 a Sabato 03 Ottobre – acquistato attraverso il sito Hotel board. Entusiasti per l’ottima scelta ci rechiamo immediatamente nella nostra stanza e restiamo felicemente impressionati dal paesaggio circostante che ammiriamo uscendo nel patio esterno…praticamente ci troviamo immersi nel verde di un giardino che si affaccia direttamente su una meravigliosa spiaggia sabbiosa bagnata da una mare cristallino di un color turchese tipico del mar dei carabi. A questo punto non resistiamo e vista la splendida giornata decidiamo di indossare i costumi e recarci direttamente in spiaggia dove troviamo a nostra disposizione sdraio, teli, ombrelloni ed un servizio impeccabile….infatti neanche il tempo di sdraiarci che ci offrono frutta fresca, asciugamani imbevuti e profumati e bibite rinfrescanti. Ma noi non resistiamo alla tentazione di tuffarci in quel mare da favola ed infatti passiamo l’intera mattinata a nuotare immersi in quelle acque stupende e a scoprire a poco a poco la barriera corallina che si estende proprio di fonte a noi. Rientriamo in camera solo per pochi attimi ed infatti ritorniamo subito in spiaggia dove trascorriamo l’intero pomeriggio lasciandoci accarezzare da un sole meraviglioso, il tutto allietato da musica in sottofondo e soprattutto da spettacolari gelati alla frutta offerti direttamente in spiaggia dal nostro resort. Approfittiamo così dell’occasione per schiacciare un meritato riposino che ci permette di riprenderci dalle fatiche della giornata compreso il lungo volo in aereo. Intorno alle ore 18:15 facciamo rientro in camera dove ci concediamo splendidi momenti di relax grazie all’impareggiabile paesaggio che si apre ai nostri occhi infatti sdraiati nel patio esterno ammiriamo il nostro primo tramonto caraibico…VERAMENTE STUPENDO!!! In quei momenti ci chiedevamo cosa chiedere di più in una luna di miele come quella che stavano vivendo. Usciamo così dalle nostre stanze intorno alle ore 20:30 e ci dirigiamo verso un locale, individuato grazie ad alcune recensioni scaricate da internet, che raggiungiamo dopo pochi minuti d’autobus visto che la fermata di quest’ultimo si trova proprio di fronte al nostro hotel. Il ristorante si chiama “ The Beach House” si trova nei pressi di un’altra località turistica che prende il nome di Holetown; appena entrati nel locale capiamo il perché di quel nome, infatti veniamo accolti dal proprietario del ristorante che ci accompagna al nostro tavolo e qui la gradita sorpresa….infatti ci ritroviamo all’aperto in un ambiente illuminato dalle candele praticamente a ridosso del mare con in sottofondo il rumore delle onde e sotto un meraviglioso cielo stellato. Con qualche difficoltà riusciamo a ordinare alcuni piatti locali a base di pesce che però si riveleranno veramente ottimi; possiamo dire che la scelta è stata veramente azzeccata anche se il conto inizialmente ci era parso, sbagliando, un po’ salato, circa 110 dollari di Barbados pari a 38 euro. Usciamo dal locale intorno alle ore 22:45 e decidiamo di andare a bere qualche cosa in un localino che si trova nella zona di Holetown e per la precisione lungo la “2th Street”; inizialmente abbiamo avuto un po’ di difficoltà a raggiungere il posto poiché non ci sono molte indicazioni stradali e dunque è facile perdersi ma la gente del posto è deliziosamente disponibile pronta ad offrire le indicazioni necessarie a trovare la strada giusta. Così dopo un po’ giungiamo nei pressi della 2th Street e ci ritroviamo in un piccolo quartiere pieno di locali e ristorantini di vario genere che si trovano all’interno di piccole casette in legno dai colori stupendi e incamminandoci lungo questa stradina ci fermiamo dinanzi ad un locale dove molta gente del posto improvvisa veri e propri balli a ritmo di musica caraibica…molto caratteristico; entriamo così in uno dei locali dove facciamo la conoscenza di una coppia di inglesi ma soprattutto gustiamo una straordinaria Pina Colada. 15^ GIORNO. La mattina seguente ci ricordiamo di essere in una luna di miele e dunque ci svegliamo con molta tranquillità giusto in tempo per non perdere la nostra prima colazione in hotel….mai scelta è stata più azzeccata. La sala dove viene servita la colazione si trova a ridosso di una delle due piscine dell’hotel e una delle particolarità è la possibilità, naturalmente senza farsene accorgere, di dar da mangiare a coloratissimi uccellini come noi affamati e molto golosi; ci destreggiamo così con molta disinvoltura tra le prelibatezze offerte dal resort che naturalmente variano dal salato al dolce ma le nostre attenzioni sono rivolte in particolare alla stupenda varietà di frutta esotica presente. Dopo esserci rifocillati per puntino ci rechiamo, dopo una breve sosta in camera, in spiaggia per prendere possesso delle nostre sdraio e del nostro ombrellone…vista l’ora incontriamo qualche difficoltà nel trovarne qualche libera ma fortunatamente riusciamo nel nostro intento. La voglia di buttarci in quel mare da favola però è troppo forte e quindi passiamo buona parte del nostro tempo a immergerci nuotando tra acque cristalline di un color turchese e soprattutto ammirando fondali dai colori unici…infatti scopriamo ben presto che la barriera corallina che circonda l’isola e che si estende in prevalenza nella costa ovest di Barbados non è molto estesa ed è presente subito a ridosso delle spiagge. Naturalmente il tutto alternato a momenti di estremo relax necessari a raggiungere l’adeguato livello di abbronzatura degno di una luna di miele come la nostra. Approfittiamo anche del tempo a nostra disposizione per esplorare questa parte di costa e così decidiamo di percorrere a piedi lungo il bagnasciuga la spiaggia che si trova proprio di fronte al nostro resort e che prende il nome di “Paynes Bay”; già prima di prenotare il soggiorno a Barbados eravamo a conoscenza del perché di tale nome visto che tale spiaggia si trova in una baia naturale popolata da vere e proprie tartarughe giganti. Infatti dalla spiaggia del nostro hotel notiamo numerose imbarcazioni a vela che sostano poco distanti dalla nostra struttura per permettere ai turisti a bordo di ammirare, grazie a maschere e pinne, tali creature. Durante la nostra passeggiata ammiriamo anche, con un pizzico di invidia, fantastiche ville che si affacciano praticamente sulla spiaggia ma ahimé i fortunati proprietari non siamo noi ma bensì altri come ad esempio il direttore generale della squadra di calcio inglese del Chelsea. Ritorniamo più tardi alle nostre amate sdraio e tra un gelato e un po’ di frutta fresca servita naturalmente in spiaggia, scopriamo per puro caso che il nostro hotel offre gratuitamente ai propri ospiti, proprio per allietarne il soggiorno, alcuni sport d’acqua che vanno dallo sci d’acqua a ciambelle tirate da gommoni, dalla possibilità di effettuare escursioni in barca al noleggio di piccola barca a vela….senza trascurare la possibilità di noleggiare, sempre gratis, maschere e pinne indispensabili per un’escursione alla baia delle tartarughe. L’unico inconveniente è prenotare con anticipo visto che numerosi sono gli appassionati che ogni giorno, a cadenza oraria, praticano vari sport d’acqua; così anche noi decidiamo di programmare almeno con un giorno d’anticipo cosa fare, fermo restando naturalmente la possibilità di variare secondo esigenza e disponibilità. L’occasione ci permette così di fare conoscenza con i nostri bagnini del posto, ragazzi veramente gentili e divertenti. Trascorre così in completo relax in resto della giornata e rientriamo nella nostra camera nel tardo pomeriggio dopo l’immancabile tramonto in spiaggia. Usciamo nuovamente intorno alle ore 20:00 e prendiamo il nostro solito autobus con destinazione “St Lawrence“, zona turistica per eccellenza dell’isola rinomata in particolare per la vivace vita notturna e per la presenza di tipici localini che si trova a circa 15 km a sud-est di Bridgetown; arriviamo sul posto dopo una mezz’oretta circa e dopo aver deciso di gustare un piatto della locale cucina entriamo per l’appunto in un ristorante Messicano!!! Scherzi a parte veniamo attirati dal locale che dall’esterno appare veramente molto grazioso ed in dalla folla numerosa che si trova al suo interno intenta anche a sorseggiare semplicemente qualcosa sul bancone con musica in sottofondo; mangiamo veramente bene, d’altronde è risaputo che la cucina messicana è, naturalmente dopo quella italiana, una delle più gustose. Naturalmente non poteva certo mancare un tocco di caraibico a questa cena che di tropicale aveva ben poco e quindi gustiamo la nostra immancabile bevanda a base di frutta. Usciamo dal locale intorno alle 23: 15 circa e così, dopo una breve passeggiata, riusciamo anche a salire sull’ultima corsa del servizio degli autobus e far così ritorno al nostro resort. 16^ GIORNO. La nostra seconda nottata trascorre meravigliosamente ed infatti ci svegliamo ancor più rilassati del giorno precedente; giusto il tempo di darci una sistemata e siano subito pronti per recarci nella sala ristorante per consumare la colazione in hotel che abbiamo già conosciuto e soprattutto apprezzato i giorni precedenti. Arriviamo così in spiaggia intorno alle 09:30 e abbiamo giusto il tempo di rilassarci un’oretta visto che il giorno precedente avevamo prenotato per le ore 10:30 della mattina un giro in mare infilati all’interno di due ciambelle….dopo un iniziale timore da parte di Alessandra, per il pericolo di un improbabile ribaltamento della ciambella trainata dal nostro motoscafo, riusciamo a godere per il meglio l’ebbrezza della velocità durante questa divertente attività. Siamo anche fortunati e troviamo anche un buco libero nel pomeriggio per un’altra escursione a mare che prontamente prenotiamo. Dopo un piacevole bagno ci accomodiamo sulle notte sdraio e poco dopo si avvicina a noi un simpatico abitante del luogo che cerca di venderci un estratto di aloe vera…ma la particolarità è che l’uomo lo estrae di fronte ai nostro occhi direttamente dalle foglie di questa pianta che cresce rigogliosa in tutta l’isola; ma questa non è l’unica cosa strana per noi europei, infatti se da noi siamo abituati a vedere in spiaggia venditori ambulanti di giochi vari o al più di gelati, qui si vedono uomini dallo stile di vita prettamente reggae con capelli rasta e grossi cappelli in cotone per coprirli che offrono intere ananas giganti ed altri, intrecciatori, che creano composizioni o cappelli con foglie di banano, per finire con donne che offrono bracciali e collane fatte con pietre di mare. Ma possiamo dire che la presenza di questi uomini non è per niente invasiva visto che si tratta di 3-4 persone durante l’intera giornata ma anzi è simpatico scambiare qualche parole con certa gente che vive tranquillamente la propria vita seguendo i propri ritmi e cercando semplicemente di guadagnare qualcosa con il turismo. Nel primo pomeriggio facciamo un’escursione su una sorta di piccola barca priva del motore e spinta semplicemente dalla forza del vento; gli addetti alle attività ci avevano detto che si poteva anche andare da soli in barca ma per non rovinare la luna di miele abbiamo optato per la scelta meno rischiosa e, fortunatamente per noi, abbiamo scelto di andare insieme ad una guida esperta. Trascorriamo così piacevolmente il resto della giornata tra bagni e qualche piacevole passeggiata sul bagnasciuga prima di appisolarci in spiaggia avendo davanti a noi lo spettacolo uno spettacolo unico e con la brezza marina che ci accarezza il viso. La sera decidiamo di andare a cenare in uno dei ristoranti presenti a Holetown e che avevamo notato durante la nostra prima uscita qui a Barbados. Impieghiamo come al solito una mezz’oretta, giusto il tempo di aspettare l’arrivo dell’autobus che poi impiegherà pochi minuti per giungere nei pressi del luogo prescelto. Scendiamo dal mezzo e ci dirigiamo verso la zona della 2th street e facciamo un giro tra i ristoranti del posto e dopo averne scartati alcuni decidiamo di accomodarci allo “Spagos”; a dir la verità lo avevamo scartato poiché nell’insegna riportava la dicitura – cucina italiana – ma vedendo la folla numerosa al suo interno e i consigli letti sui vari forum di viaggio ci avventuriamo in questa avventura culinaria. Appena entrati la proprietaria ci fa accomodare sul bancone del bar e per allietare l’attesa per il tavolo ci prepara un buonissima bevanda a base di frutta e lievemente alcolica; ci accomodiamo dopo qualche decina di minuti e mangiamo un’ottima pizza scorgiamo, seduti a poca distanza da noi, una coppia di ragazzi stranieri che come noi soggiornano al Tamarind Cove. Seguendo i consigli degli altri turisti per caso, mangiamo veramente bene, anche se l’unica pecca è stato ritrovare nel conto finale il costo della bevanda iniziale che credevamo offerta. Usciamo dal ristorante è facciamo un giro tra i vicoli e i locali di questo quartiere dov’è anche presente gente del posto e capiamo ancor meglio che quest’isola vive benissimo convivendo convive placidamente con i turisti che non sembrano mai eccessivi ma una presenza sporadica e ben integrata nella vita comune dell’isola. 17^ GIORNO. La giornata inizia come di rito con la fantastica colazione offerta all’interno del nostro hotel, d’altronde è impossibile rinunciare a tante prelibatezze soprattutto quando le stesse sono ricompresse nel prezzo del nostro soggiorno ed in particolare visto che il programma della giornata odierna prevede un’escursione alla scoperta del centro storico della capitale di Barbados e cioè di Bridgetown. Approfittiamo a questo punto della ghiotta occasione per farci la scorta di succulenta frutta esotica che di certo ci sarà utile nel corso della nostra visita al centro cittadino. Così dopo aver prima prenotato altre attività nautiche per i giorni a venire decidiamo di iniziare il nostro tour dell’isola iniziando proprio con la visita del centro capoluogo dell’isola che raggiungiamo dopo una mezz’oretta di autobus. Prima di parlare del centro cittadino bisogna dire che l’isola non è per gli amanti dello jogging o per chi ama spostarsi a piedi visto anche che i marciapiedi lungo le strade sono scarsi o inesistenti e dunque si è obbligati a prendere qualche mezzo pubblico oppure optare per i taxi….quest’ultimi non mancano e passeggiando per la capitale si è perennemente obbligati a scrollarsene di dosso una vera moltitudine; Bridgetown non è molto estesa ed è una vivace città commerciale ed infatti appena scesi dal nostro autobus ci ritroviamo nel bel mezzo di una serie di strade secondarie che conducono alla strada principale della citta “Baxter’s Road” piena di negozietti vari. Giungiamo così nella piazza principale della città “Trafalgar Square” e già dal nome ci rendiamo conto di trovarci in una ex città coloniale; l’eredita britannica dell’isola è evidente ammirando le attrazioni presente in centro come il Palazzo del Parlamento, l’adiacente Cattedrale di St. Michael e la residenza del Governatore dell’isola al tempo coloniale. Dopo aver scattato qualche foto ricordo ci spostiamo qualche decina di metri e percorriamo un piccolo pontile in legno costruito lungo il “ Careenage”, una baia lunga e stretta affollata da barche da turismo; attraversiamo la baia e ci facciamo un giro tra i negozietti di souvenir che si trovano sull’altra sponda. Ci dirigiamo così a piedi verso una delle spiagge più famose della zona “Carlisle Bay” che per la vicinanza all’unico porto dell’isola è perennemente visitata dai numerosi turisti che giungono sulle navi da crociera; la fama di questa spiaggia è parecchio diffusa e anche noi ne restiamo piacevolmente colpiti e decidiamo che sia il posto ideale per rilassarsi. Trascorriamo qualche oretta nuotando in quel mare da favola tranquillo e scattando fantastiche foto con sfondi veramente caraibici. Una delle caratteristiche particolari di questa spiaggia è la relativa estensione che la rende la più grande spiaggia sabbiosa e dunque ideale per lunghe passeggiate a piedi scalzi; durante la nostra passeggiata veniamo attirati da un graziosissimo localino proprio adiacente alla spiaggia chiamato “Farmer’s choice” animato da musica sparata a palla e costituito da più strutture tra cui un chioschetto con adiacente palco per esibizioni dal vivo e numerose panche; qui decidiamo di fermarci e vista l‘ora di pranzo ci accomodiamo in una delle panche all’aperto e ci gustiamo uno spettacolare sandwich al piatto. Rifocillati facciamo rotta verso il centro cittadino per comprare qualche souvenir all’interno dei numerosi negozi che si trovano lungo la strada principale della città. Carichi di buste piene di ogni genere di ricordo ci dirigiamo verso la fermata degli autobus per far rientro al nostro albergo; appena giunti sul posto ci imbattiamo nei famigerati bus privati nr. 11 di color giallo, a noi noti in quanto menzionati in numerosissimi diari di viaggio. Prendere questi bus privati costa 1,50 dollari di Barbados a tratta, qualsiasi distanza si voglia percorrere e per tale motivo sono sempre affollatissimi in quanto i proprietari cercano di trasportare il maggior numero di persone alla volta; pensate che se gli autisti vedono qualcuno a piedi suonano il clacson e se qualcuno si azzarda ad alzare la mano per richiedere una fermata l’autista si fermerà comunque a prescindere dall’affollamento del bus. Per farvi capire ancor meglio l’ambiente pensate che il nostro autista prima della partenza era intento a rullare una gran canna, naturalmente fumata durante la guida insieme a propri amici presenti. Ma le cose più strane e allo stesso tempo divertenti sono la guida spericolata di questi autisti privati, in quanto corrono da pazzi e affrontano curve da brivido, e la musica reggae sparata a palla. Assolutamente da PROVARE!!!! Pensate che noi dopo questa esperienza cercavano di salire esclusivamente su questi bus privati. Trascorriamo il resto del pomeriggio riva in spiaggia sdraiati sulle nostre sdraio abbronzandoci a puntino sotto un sole cocente, il tutto allietato da bevande rinfrescanti e bagni rigeneranti. La sera decidiamo di andare a cenare in un ristorantino dal classico nome locale di “ Irish Pub” lungo la via di St. Lawrence dove mangiamo divinamente ed infatti ci ripromettiamo di tornarci nuovamente prima della nostra partenza; nel prosieguo della serata, verso le ore 23:00, assistiamo ad uno spettacolo dal vivo di un gruppo reggae; nel locale notiamo la stessa coppia di ragazzi che avevamo visto il giorno precedente nel ristorante Spagos di Holetown e dopo aver fatto loro conoscenza trascorriamo il resto della serata, ascoltando musica e ballando, prima di far insieme rientro in hotel a bordo di un taxi vista l’ora tarda. 18^ GIORNO. Dopo le fatiche della precedente giornata facciamo un po’ fatica ad alzarci ed infatti arriviamo giusto pochi minuti prima della chiusura del servizo di colazione…fortunatamente non siamo i soli e ciò ci conforta non poco. Approfittiamo della scarsa folla presente nella sala per fare una piccola scorta di insaccati vari, panini e quant’altro utile per uno spuntino all’ora di pranzo visto che l’idea per la giornata è di rimanere nei paraggi della spiaggia di Paynes Bay. Dopo una breve sosta nelle nostre camere d’albergo ci rechiamo immediatamente in spiaggia dove ci impossessiamo delle sdraio e stendere cosi i nostri teli. Trascorsa qualche oretta, giusto il tempo di farci qualche bagno rigenerante e di esserci ulteriormente abbronzati, saliamo su una sorta di navetta del mare costituita da un battello che naviga costeggiando la spiaggia e fermandosi di fronte alle varie strutture alberghiere; difatti il servizio è offerto gratuitamente ai clienti dei vari hotel di proprietà della stessa catena, tra cui naturalmente il nostro Tamarind Cove. Costeggiare la costa a bordo della nave permette di ammirare le bellezze di questo lato dell’isola definito per l’appunto il lato caraibico per eccellenza visto che, affacciandosi nel mar dei Carabi, è costituito da spiagge bianche e da un mare calmo e trasparente; lungo la costa si susseguono i maggiori hotel dalle categorie più prestigiose, i campi da golf e le residenze di lusso. L’imbarcazione si dirige verso la zona più a nord dell’isola che rappresenta la zona più selvaggia, rurale e poco frequentata dai turisti in quanto l’accesso all’acqua è impedito da alte scogliere. Successivamente facciamo ritorno in hotel e trascorriamo il resto della mattinata in spiaggia a crogiolarci al sole fino alle 13.30 quando facciamo rientro nelle nostre stanze per consumare il nostro pranzo mangiando nel patio della nostra camera; dopo questo pasto frugale scendiamo nuovamente in spiaggia. Il pomeriggio è dedicato alla scoperta di una delle maggiori attrazioni dell’isola, le tartarughe giganti che si trovano praticamente di fronte al nostro hotel che infatti si affaccia nella “Paynes Bay” che letteralmente significa baia delle tartarughe. Per prima cosa ci attrezziamo dell’attrezzatura necessaria, pinne e maschere, che ritiriamo sempre gratuitamente in spiaggia e subito dopo ci dirigiamo a piedi verso la zona stabilita; ricercare il punto esatto non è stato un problema visto che sono sempre numerose le imbarcazioni a vela che ogni mezz’oretta giungono all’interno della baia per far scendere i numerosi turisti ad ammirare queste creature del mare. Così dopo una breve passeggiata a piedi sulla spiaggia entriamo in acqua, naturalmente dopo aver indossato le pinne, ed impieghiamo qualche minuto per avvicinarci a nuoto alla folla di turisti già immersi in acqua. Questa porzione di mare è popolata da numerose tartarughe giganti ma gli escursionisti per facilitare la loro emersione dalle profondità gettano in acqua dei piccoli pezzi di pesce; così basta aspettare qualche istante che veniamo noi stessi avvicinati da queste immense tartarughe marine….è difficile descrivere l’emozione che si prova nuotando tra queste creature, certamente all’inizio si ha un po’ di timore soprattutto quando ti puntano da lontano avvicinandosi velocemente ma via via che passa il tempo ci si fa l’abitudine riuscendo anche ad accarezzarle mentre sono intente a mangiare, il tutto naturalmente sott’acqua…UNICO. Dopo un’oretta e mezza circa, facciamo rotta verso la spiaggia con la consapevolezza di aver appena ammirato una meraviglia della natura; stanchi per la faticosa escursione odierna, dopo aver riconsegnato l’intera attrezzatura, ci concediamo un meritato riposino sulle nostre sdraio al sole riuscendo anche a gustare un ottimo gelato alla frutta. Dopo il tramonto ci ritiriamo in camera da dove usciamo intorno alle ore 20:00 circa e ci dirigiamo verso l’open bar del resort situato a bordo di una delle due piscine esterne; qui assistiamo ad uno spettacolo particolare visto che si esibiscono un mangiatore di fuoco e una danzatrice del limbo…particolare non di poco conto è stata la partecipazione di Nino alle prese con funamboliche evoluzioni. Usciamo dall’hotel ma restiamo nei pressi della cittadina di Holetown e non avendo molta fame decidiamo di sgranocchiare qualche cosa al volo e la scelta ricade su un locale stile fast food che offre però anche piatti pronti; sull’isola di Barbados non esistono fast food della catena di McDonald’s ma si trovano altre catene famose nel resto del mondo come KFC per chi ama il pollo fritto e Che fette….su quest’ultima è ricaduta la nostra scelta visto offre una maggior gamma di scelta e si ha anche la possibilità di gustare qualche specialità del posto. Possiamo dire di non essere rimasti delusi dal locale e soprattutto abbiamo speso veramente un’inezia. Dopo aver cenato ci rechiamo in un grazioso locale che si trova alla fine della 2TH Street dove gustiamo alcuni drink molto buoni il tutto allietato da rilassante musica dal vivo vista la presenza di un giovane pianista inglese. Lasciamo il locale verso le 24:00 riuscendo a prendere l’ultima corsa d’autobus utile per raggiungere il nostro hotel. 19^ GIORNO. Dopo un lieto risveglio ci prepariamo per andare a fare colazione ma questa mattina decidiamo di avventurarci in una colazione un po’ più ardita del solito ed infatti, a differenza dei giorni precedenti, provare la colazione all’americana per eccellenza…tra frittate, toast e alcune specialità locali siamo così sazi da arrivare fino a sera senza toccare alcunché. Giungiamo così in spiaggia e neanche il tempo di distendere i nostri teli che ripartiamo per un’altra attività in mare; noleggiamo nuovamente le ciambelle ma questa volta, forse a causa del mare leggermente forte e forse a causa delle mie richieste di andare “ FAST-FAST” per rendere più emozionante l’escursione a mare, subiamo un vero e proprio ribaltamento in mare aperto con lieve conseguenze alla schiena per Alessandra anche se proprio lei non è stata coinvolto nell’incidente a mare. Rientriamo così in spiaggia e uno dei bagnini dell’hotel, che tra l’altro è stato quello più simpatico dell’intera comitiva, ci viene in aiuto dandoci un po’ di aloe vera al naturale da spalmare lungo la schiena….approfittiamo così dell’occasione per scambiare qualche chiacchiera e soprattutto per scattare qualche foto ricordo con i nostri angeli custodi. Trascorriamo il resto della mattinata nella spiaggia per goderci un po’ di meritato relax sotto un sole cocente, utile per noi per cercare di migliorare, per quanto possibile, lo stato della nostra abbronzatura caraibica. Nel primo pomeriggio scambiamo qualche parola con la coppia di ragazzi stranieri incontrati nei giorni precedenti allo Spagos e al locale Irlandese, naturalmente in un improbabile colloquio in un inglese che definire maccheronico è un complimento….per farvi capire lo stato del nostro inglese basta dirvi che avevamo capito che erano olandesi mentre solo alla fine del viaggio abbiamo compreso che erano lui inglese e lei malese. Tutti e quattro decidiamo di noleggiare la barca a veli e usciamo senza assistenti a bordo visto che ci affidiamo all’esperienza del ragazzo inglese che a suo dire sapeva condurre una barca a veli….fortunatamente per noi è andato tutto bene. Ritorniamo sulla spiaggia del Tamarind verso le 16:30 ed appena lasciata la barca io e Alessandra ci avventuriamo in differenti attività….Alessandra e la ragazza malese, noleggiano le maschere per ammirare i fondali marini mentre io mi lascio, ahimè, convincere dal ragazzo inglese a farci una breve corsetta sul bagnasciuga. Morale della favola abbiamo passato circa 35 minuti abbondanti a correre, altro che corsetta, lungo l’intera spiaggia antistante l’hotel compreso naturalmente il percorso inverso…ritorno distrutto nell’anima, nello spirito e soprattutto nel corpo ma naturalmente cerco di non farlo apparire agli occhi del mio “caro” amico. Dopo essermi ripreso Io e Ale chiediamo a questi ragazzi se si vogliono unire insieme a noi per la serata visto che oggi, essendo Venerdì, è la giornata del famoso mercato del pesce di Oistins; dopo aver ricevuto da loro un entusiasto assenso ci salutiamo dandoci appuntamento per ore 20:30 circa nei pressi della hall dell’hotel. Trascorriamo in resto del pomeriggio in spiaggia e soprattutto in mare, con qualche breve puntatina alla sala internet del resort per tenerci aggiornati con quello che succede in italia e per inviare qualche e-mail tranquillizzante. Successivamente facciamo rientro nelle nostre stanze anche perché non vogliamo arrivare in ritardo al primo appuntamento con i nostri ospiti stranieri, conoscendo anche la proverbiale puntualità degli inglesi; ed infatti, anche impegnandoci al massimo, arriviamo dopo di loro. Insieme ci dirigiamo verso la fermata dell’autobus e dopo esser saliti impieghiamo circa 40 minuti prima di giungere nei pressi della località chiamata Oistins, piccolo paesino di pescatori veramente caratteristico e affascinante che si affaccia su una spiaggia chiamata Miami Beach, molto turistica e veramente carina. Il venerdì è la giornata perfetta per visitare questa località visto che è l’unico giorno della settimana durante il quale si organizza il mercato serale del pesce; su quasi tutti i diari di viaggio avevamo letto che una delle esperienze da non perdere e dunque tappa essenziale di un viaggio qui alle Barbados è rappresentato dalla visita serale a Oistins. Appena giunti comprendiamo il perché di tali affermazioni, infatti ci ritroviamo nel bel mezzo di una piazza gremita all’inverosimile di “Bajans o Barbadians, cioè gli abitanti dell’isola, e naturalmente da numerosi turisti, tutti intenti a mangiare il pesce che viene cucinato e grigliato all’aria aperta di fronte a piccole casette in legno di tutti i colori. Infatti una delle caratteristiche di Oistins è quella di poter mangiare il pesce appena pescato del giorno a prezzi veramente bassi, il tutto allietato da musica dal vivo ed esibizioni di balli caraibici e reggae. Dopo un iniziale sensazione di smarrimento tra quella folla numerosa e colorata, riusciamo anche noi quattro a sederci in un tavolo dove gustiamo un buonissimo piatto a base di pesce e verdura. Trascorriamo così il resto della serata passeggiando lungo le bancarelle che offrono souvenir di ogni tipo e ballando a ritmo di musica osservando, anche con un pizzico di invidia, le evoluzioni di giovanissimi ragazzi. Entusiasti per la piacevole serata trascorsa ci allontaniamo verso le ore 02:00 di notte, naturalmente in compagnia dei nostri amici stranieri con i quali, non sappiamo come e con quale lingua, ci siamo fatti lunghe discussioni e soprattutto tante risate. 20^ GIORNO. Naturalmente per l’ultimo giorno di soggiorno, anche se affaticati per la serata precedente e in particolare per l’ora tarda di rientro in hotel, puntiamo la sveglia di buon mattino consapevoli del poco tempo rimasto a nostra disposizione prima della partenza per casa; allo stesso tempo decidiamo di non rimuginare troppo per l’imminente partenza prevista per il giorno successivo per non sprecare e godere al meglio il resto della nostra permanenza in quest’isola. Naturalmente come prima cosa facciamo scorta delle prelibatezze offerte dal nostro hotel durante la colazione e successivamente ci rechiamo in spiaggia dove prenotiamo altre escursioni e attività a mare. Durante la mattinata noleggiamo dai nostri bagnini presenti in spiaggia il materiale necessario, vedi maschera e pinne, per fare un po’ di snorkeling nelle immediate vicinanze della nostra spiaggia…a tal proposito ci viene gentilmente offerto dalla nostra amica thailandese un po’ di pane da utilizzare per attirare qualche pesce. Tutto ciò ci consente di vivere al meglio le bellezze della barriera corallina e soprattutto di ammirare numerosi e coloratissimi pesci tropicali; approfittiamo del tempo a disposizione per raggiungere a nuoto la zona di mare detta “Paynes Bay“ (Baia delle Tartarughe) per regalarci per l’ultima volta la vista di queste straordinarie e immense creature marine…meglio approfittarne visto che forse non ci capiterà mai più un’occasione del genere. Decidiamo di far ritorno verso il nostro resort ma durante la passeggiata in spiaggia accade un piacevole aneddoto…infatti Nino si accorge di avere qualche cosa di abbastanza fastidioso all’interno di un orecchio e con nostro immenso stupore notiamo la presenza alquanto curioso di un minuscolo granchietto che con molta probabilità era intento nella ricerca di un piccolo nascondiglio…STUPENDO!!! Questi piccoli granchi sono molto diffusi ed infatti se ne trovano a centinaia soprattutto lungo le spiagge sabbiose della riviera caraibica dell’isola. Trascorriamo buona parte della mattinata a crogiolarci al sole rilassandoci alla vista di paesaggi veramente unici; nel primo pomeriggio decidiamo di provare l’esperienza della canoa a remi…mai scelta è stata meno azzeccata!! Infatti una dote indispensabile per poter andare in canoa è il perfetto sincronismo di remata perché altrimenti si rischia di non andare né avanti e né indietro ma bensì di girare su se stessi….lascio alla vostra immaginazione come sia potuta andare!!! Scherzi a parte, a parte i primi minuti di iniziale smarrimento, riusciamo anche se a gran fatica a percorrere qualche centinaio di metri, il tutto intervallato da risate ripensando alla figuraccia rimediata agli occhi dei presenti in spiaggia. Il pomeriggio partecipiamo alla nostra ultima escursione in barca che decidiamo di organizzarla insieme ai nostri amici inglese dal momento che per loro questo è l’ultimo giorno di vacanza e dunque questa escursione in barca rappresentava l’ultima occasione per scambiare qualche chiacchiera e soprattutto le ultime foto ricordo, il tutto condito da un pizzico di naturale tristezza per salutare per l’ultima volta i nostri simpatici compagni di avventura; lo stesso discorso si ripropone al momento del saluto e delle foto di rito con i nostri cari bagnini dell’hotel. A questo punto ci avviciniamo al nostro ultimo tramonto caraibico e l’occasione è perfetta per immortalare con alcuni scatti fotografici lo spettacolo che si apre ai nostri occhi; la voglia di andare in camera è talmente poca che rimaniamo solo noi due in una spiaggia completamente deserta. Ci allontaniamo dalla spiaggia intorno alle ore 19 circa per recarci in camera dove diamo una sistemata di massima alle nostre valigie in vista della partenza del giorno dopo. Per la sera decidiamo di recarci nei pressi della zona di St. Lawrence e la scelta del ristorante ricade sul locale da noi preferito per come abbiamo mangiato nelle serate precedenti e cioè ”Irish Pub”; naturalmente la cena non delude le nostre aspettative e in seguito ci rimane anche del tempo da impiegare per un’ultima passeggiata tra i locali di St. Lawrence. Per il ritorno decidiamo di non prendere il taxi ma bensì i locali e caratteristici autobus perennemente affollati di gente del posto. Al nostro ritorno in hotel, prima di andare in camera, prenotiamo alla reception dell’hotel il servizio taxi che il giorno seguente ci porterà all’aeroporto dell’isola; è la stessa signora dell’hotel che ci consiglia di nascondere eventuali piccoli coralli in valigia arrotolandoli in tovaglie o magliette ma il problema purtroppo per noi e che non si tratta di piccoli coralli ma bensì di enormi pietre….SPERIAMO BENE!!!! 21^ – 22 ^ GIORNO. Il nostro ultimo giorno di permanenza sull’isola di Barbados prevede semplicemente lo spostamento dal nostro resort all’aeroporto di Bridgetown visto che il nostro volo parte nelle prime ore del mattino; a malincuore siamo dunque costretti a puntare la sveglia intorno alle ore 5:30 per non perdere l’appuntamento con l’autista della vettura noleggiata il giorno precedente per condurci all’aeroporto ma riusciamo a giungere addirittura con qualche minuto di anticipo, giusto in tempo per scattare le nostre ultime foto ricordo nei pressi del banco della reception dell’hotel. Dopo un breve tragitto di circa 30 minuti giungiamo nei pressi dell’aerostazione dell’isola dove sbrighiamo le ultime formalità prima della partenza con destinazione Miami; in particolare affidiamo con un pizzico di apprensione i nostri bagagli pieni all’inverosimile, sia di normali souvenir che di più particolari (vedi coralli). Il primo incontro con gli addetti della sicurezza non è stato proprio dei migliori poiché ci costringono a buttare qualche accendino made in Barbados che avevamo dimenticato di mettere nel babaglio da stiva; ma noi ci siamo prontamente rifatti acquistando una bottiglia di Malibù che avevamo dimenticato di acquistare in territorio americano. Dopo un breve volo, che ci consente di ammirare per l’ultima volta le bellezze di queste isole caraibiche, giungiamo all’aeroporto di Miami dove facciamo scalo prima di ripartire per Chicago dove atterriamo verso le ore 16:00 locali; qui rimaniamo qualche oretta in più e ne approfittiamo per scattare qualche foto al Terminal Internazionale tra le bandiere di tutti i paesi del mondo e per fare un giro tra i negozi anche se subito ci accorgiamo di esser rimasti a corto di dollari e ci dobbiamo accontentare di acquistare un gelato al McDonald. Ripartiamo alla volta di Roma Fiumicino dove giungiamo dopo un’interminabile viaggio di 8 ore e mezza circa, intervallato da qualche oretta di riposo; causa fuso orario con l’America giungiamo in Italia il giorno successivo verso le ore 10:30 per ripartire successivamente con destinazione Catania Fontanarossa dove giungiamo alle ore 15:30. Appena atterrati veniamo accolti dai nostri familiari che in ricordo di questo memorabile e unico viaggio di nozze ci fanno trovare come sorpresa al nostra arrivo a casa un simpaticissimo pupazzo giamaicano, frutta esotica come ananas e banane, le statuine di 2 sposi che abbiamo utilizzato per la nostra torta nuziale, e per concludere un’eloquente e quanto mai azzeccata scritta……………….. “…..FOR REMEMBER…..”



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