Un tuffo nel passato ed eccoci a CUBA
Con la luce del giorno tutto è più bello, anzi forse sarebbe meglio dire affascinante visto che tutto è davvero molto vecchio, le case, le macchine, anche i cubani. Passeggiamo fino ad Habana Veja, una leggera pioggerellina disturba un po’ la nostra voglia di girare e accettiamo subito la proposta di Emmanuel che con la sua carrozza ci porta qua e là, tra piazze e monumenti offrendoci un buon mojito e un bel Cohiba alle 10 del mattino! Questa è Cuba? E noi resteremo qua 22 giorni? E chi ce la può fare!
3° giorno a L’Avana e il tempo è sempre incerto anche se inizia a vedersi un po’ di sole. Approfittiamo del bus turistico per conoscere la città e da veri turisti crediamo ad una signora che ci chiede pannolini per il “suo bambino”: 25 CUC andati. Passeggiare per L’Avana in fondo ci piace, certo non ci sono chissà quali monumenti o musei antichi da visitare ma quei balconi, le auto colorate, i palazzi, la musica che esce dalle case e da ogni dove, i cubani che sono stati almeno una volta in Italia (o almeno provano a farcelo credere), le carrozze con i cavalli e le lunghe file davanti alla casa del cioccolato e alle “pizzerie”, le strade dissestate, i vicoli stretti e i ragazzi che giocano in strada: abbiamo fatto proprio bene a scegliere questa meta per il nostro viaggio.
4° giorno: lasciamo L’Avana con un po’ di dispiacere ma il nostro tour dell’isola ha inizio e con un pullman ci spostiamo a Viñales. Sembra di essere i protagonisti della “casa nella prateria”, tutto è tranquillo e i contadini vendono i loro prodotti negli incroci delle strade mentre i cavalli aspettano lasciando qua e là qualche bisognino. Grazie a casecuba non dobbiamo preoccuparci di cercare una nuova casa perché con un sms inviato la sera prima, il responsabile ha già provveduto ad avvisare una casa particular e la padrona di casa è alla fermata del bus ad aspettarci. Per non perdere tempo lasciamo gli zaini in camera e dopo essere andati a prenotare le escursioni per i giorni seguenti, partiamo per la nostra escursione a cavallo. Bello, bellissimo, 3 ore di lenta cavalcata nella valle di Pinar del Rio tra le piantagioni di tabacco e di canna da zucchero, dove i contadini usano aratri trainati da buoi e dove i maialini si rotolano nella terra rossa. Ci fermiamo da un campesino che ci offre succo di canna spremuto davanti ai nostri occhi e un sigaro per Manu che mente dicendo che è meglio del Cohiba e poi ripartiamo fino ad una cueva con una piscina naturale, un bel finale per la nostra escursione. Di sera a Viñales non c’è niente e le nostre passeggiate durano solo pochi minuti.
Da Viñales c’è la possibilità di andare a Cayo Jutias, Cayo Levisa e Maria La Gorda. Rinunciamo alla terza opzione perché troppo lontana e passaporto alla mano dedichiamo il primo giorno a Cayo Jutias. Purtroppo il tempo è brutto e non possiamo goderci il nostro primo giorno di mare del 2011 ma la spiaggia è davvero carina. Sabbia bianca e acqua grigia perché il cielo è di quel colore. Dopo pranzo arriva il sole ed ecco lì, in tutto il suo splendore il tanto sognato mare da cartolina.
Il giorno dopo si va a Cayo Levisa e destino vuole che per caso incontriamo Michela e Marco (conosciuti in Kenya tanti anni fa e rivisti in Thailandia l’anno scorso) evidentemente dobbiamo viaggiare insieme quindi trascorriamo la giornata insieme a loro. La spiaggia di Cayo Levisa è più grande di quella di Cayo Jutias e si possono fare anche attività sportive ma noi evitiamo perché vogliamo iniziare a dar colore alla nostra pelle. Tra una foto e l’altra in questa spiaggia caraibica, con palme e mare blu trascorriamo una bella giornata e il giorno dopo siamo pronti a ripartire per Cienfuegos.
Ancora un sms e Manolo è alla fermata del Viazul (compagnia di trasporti turistici) ad aspettarci. Questa volta abiteremo in una casa coloniale, è un po’ lontana dal centro ma camminare fa bene. Oggi è davvero caldo così approfittiamo subito del taxi che ci ha portato a casa per andare a Playa Rancho Luna pubblicizzata come una delle più belle spiagge. A dir la verità noi ne abbiamo viste di migliori e questa è un po’ deludente. La sabbia non è bianca e il mare non è in perfetto stile caraibico. A Cienfuegos oltre a Play Rancho Luna e una passeggiata nella breve boulevard non c’è altro da fare quindi la compagnia di Calliostro, il ragazzo che lavora in spiaggia, è l’unica attrattiva che non ci fa pentire di aver confermato 2 notti qui, anzi, ne siamo proprio contenti!
Dopo Cienfuegos è la volta di Trinidad. Esteticamente questa è la città che mi è piaciuta di più. Le case sono tutte colorate, le strade di ciottoli e la piazza con la scalinata sono un bello scenario per la casa della musica. Con un coco taxi andiamo a Playa Ancón non tanto lontana dalla città e approfittiamo del mare tranquillo per uno snorkeling a 15 minuti di catamarano. Cuba non è famosa per la sua vita sottomarina ma, tra i coralli, si riesce ad intravedere qualche pesciolino colorato. Tornati in città saliamo fino alla chiesa diroccata per goderci il panorama e il tramonto sul mare. Il brutto di Cuba è che la maggior parte dei negozi, mercatini e centri culturali chiudono alle 17 quindi non si riesce bene a collegare una giornata di mare alla visita della città ed è così anche a Trinidad, in compenso qui le uscite serali sono d’obbligo perché ogni sera un gruppo diverso suona alla casa della musica.
9° giorno: lasciamo Trinidad e andiamo a Móron dove sempre con lo stesso metodo ci viene consigliata casa Idolka che con sua sorella Maite gestisce due case particolar e una paladar la cui cucina vale il solo viaggio a Cuba. Scegliamo Móron per poter andare a visitare Cayo Guillermo e Cayo Coco visto che l’altra soluzione sarebbe quella di pernottare sui cayo a prezzi elevatissimi. Trascorriamo il pomeriggio visitando la cittadina. Forse l’unica attrattiva di Móron è il gallo che come ci hanno raccontato “canta per Ciego de Ávila e fa la cacca per Móron” poi con una carrozza andiamo a visitare la Laguna de la Leche che pensavo essere moooolto più vicina. Il bello di Móron è che ci sono pochissime macchine e gustarsi quel silenzio è proprio un bel piacere.
Il giorno dopo con un taxista particolar andiamo a Cayo Guillermo e più precisamente a Playa Pilar. Credo che questa sia una delle spiagge più belle che abbia mai visto. È vero non è grandissima, toglierei quei lettini ed eviterei l’arrivo di tutti quei turisti in catamarano ma la sabbia è bianchissima e finissima, il detto dice che la sabbia di questa spiaggia sia così fine che, lasciandola cadere dalla mano, vola via prima di toccare terra, e il mare sembra veramente una piscina ed è colmo di stelle marine. Quando i turisti in catamarano lasciano la spiaggia e la marea si ritira Playa Pilar è ancora più bella ma dobbiamo rientrare per non rischiare di far guidare il nostro autista al buio.
11° giorno: ci facciamo portare da un altro tassista a Cayo Coco, Playa Academia. La spiaggia è bella, molto più grande di quelle viste fino ad ora ma purtroppo c’è vento e sdraiati senza un lettino non si sta così ne andiamo a cercare uno ma nessuno li affitta e i pochi che si trovano sono riservati ai clienti degli hotel. Fortunatamente un venditore di souvenir ne ha giusto 2 e ce li offre gratuitamente. Peccato per il vento che rovina un po’ la nostra giornata di mare.
Trascorriamo un’altra serata approfittando della TV per goderci una partita di baseball e il giorno seguente a malincuore lasciamo la cucina di Maite e ci trasferiamo a Remedios. Anche questa meta deriva dal fatto che pernottare a Cayo Santa María è troppo caro per le nostre tasche. Remedios è davvero piccola. Ana, proprietaria della casa in cui stiamo, ci suggerisce di affittare una macchina per poter andare a Playa Perla Blanca che secondo lei è la spiaggia più bella in assoluto e così facciamo. Con 50 CUC affittiamo una splendida macchinina blu e partiamo per il cayo. All’andata decidiamo di caricare due autostoppisti che lasciamo proprio davanti agli hotel in cui lavorano e proseguiamo. La strada per Perla Blanca non è asfaltata e presto capiamo anche perché il proprietario dell’agenzia ci aveva messo in guardia dicendo che non affittavano quel tipo di auto per andare lì. La “strada” infatti non solo non è asfaltata, è anche piena di buche, più che una strada è proprio una buca ma noi da bravi temerari non ci facciamo perdere d’animo e proseguiamo fino alla spiaggia. La spiaggia è divisa in due da alcune rocce, a sinistra c’è la spiaggia più bella, una distesa di sabbia bianca bellissima e soprattutto isolata. Il mare è calmo e anche qui sembra davvero di fare il bagno in una piscina. Ci rilassiamo tutto il giorno finché il pomeriggio si alza la marea e a riva spunta un delfino!!! Passiamo il resto della giornata a guardare il mare sperando invano di vederne altri poi partiamo alla scoperta di nuove spiagge.
Ci fermiamo a Playa Las Salinas a Cayo Las Brujas, pubblicizzata dalla guida ma a nostro parere molto brutta. Innanzitutto è sporca poi il mare sembra il nostro Adriatico e la sabbia è marroncina. Torniamo a casa comunque soddisfatti per la giornata e visto che è un piacere parlare con Ana e Playa Perla Blanca vale la pena di essere vista 2 volte cambiamo il nostro programma di viaggio e restiamo a Remedios un giorno in più. Così la mattina seguente, con il cestino della merenda preparato dalla nonna, riprendiamo la macchina e torniamo, per la gioia dell’agenzia, a Perla Blanca dove oggi siamo davvero soli. Purtroppo c’è un po’ di vento che comunque non ci rovina la giornata di sole. Nel pomeriggio decidiamo ancora di andare alla scoperta di altre spiagge, ci intrufoliamo in un villaggio turistico rendendoci conto però che dopo Playa Pilar e Perla Blanca è difficile trovarne di migliori.
18° giorno: Ana e suo marito decidono di farci da taxi particolar e ci accompagnano a Matanzas dove un nostro amico sta trascorrendo alcuni giorni con la sua famiglia. Come prima cosa facciamo tappa a Villa Clara per visitare il monumento a Che Guevara e poi diretti fino a Matanzas. Arriviamo nel pomeriggio e trovare la casa della famiglia di Mandi è più facile del previsto perché sembra che tutti conoscano il ragazzo che vive in Italia. Ringraziamo Ana per l’ospitalità e gentilezza che lei e la sua famiglia ci ha dimostrato e ci trasformiamo in 2 cubani doc. Con Mandi e i suoi amici infatti Cuba è un’altra cosa. Non ci dobbiamo più preoccupare di svegliarci presto perché tanto loro non arriveranno mai a prenderci presto, non dovremo fare programmi perché con loro si vive alla giornata quindi io, Valeria, abbandono la voglia di rilassarmi in spiaggia e mi affido a loro.
Passiamo 4 giorni a Matanzas, il primo è quello del viaggio, il 2° giorno andiamo a Playa Coral che secondo noi dovrebbe cambiare nome in Agua Coral perché la spiaggia quasi non c’è ma in compenso questo punto di mare è davvero molto bello, ci sono molti pesci, peccato però che la nostra macchina fotografica subacquea abbia bevuto e non si possono fotografare. Nel pomeriggio andiamo a pranzo alla Cueva de Bellamar che riusciamo a visitare unendoci ad un altro gruppo. Questo posto è carino ma niente in confronto alle nostre Grotte di Frasassi quindi se avete altri programmi potete anche evitare di passare di qui.
Finalmente il giorno dopo si va a Varadero, la cosiddetta Rimini cubana. I nostri amici ci lasciano in spiaggia (per loro è inverno e non si va al mare). Passeggiamo un po’ in riva al mare ma non ci tuffiamo perché è pomeriggio ed iniziano ad arrivare le caravelle portoghesi (una specie di medusa blu) poi torniamo sul lungomare e riempiamo gli zaini di souvenir. Ritorniamo a Matanzas, nella nostra casa particolar e veniamo invitati alla festa in terrazza organizzata dai padroni di casa, aragosta e camarones per tutti e tanta, tanta musica, vietato dire di no così dopo una doccia veloce, Manu si ritrova a cucinare e io a fotografarlo pensando alla faccia di Mandi quando ci verrà a prendere e ci troverà qui in mezzo. Alle 22 andiamo in una discoteca dove si fa karaoke, un luogo un po’ strano, praticamente si alterna il karaoke alla discoteca…uhm…mah… comunque ci divertiamo e all’una torniamo a casa.
Penultimo giorno a Cuba, Mandi rispetta il mio desiderio e alla 10 è sotto casa nostra per riaccompagnarci a Varadero: ci spalmiamo sotto il sole, io faccio il mio ultimo bagno in un’acqua gelata e ci godiamo queste ultime ore cubane. Per chiudere in bellezza Albertico, il pizzaiolo ci invita a cena a casa sua e prepara per noi la sua pizza adattata nello spessore al gusto italiano e dopo cena ci accompagna con gli altri a ballare a Las Palmas, un locale all’aperto circondato da palme reali dove si balla la salsa ed è un vero piacere osservare i cubani ballare e divertirsi come pazzi peccato che a mezzanotte chiuda.
Siamo arrivati al 22esimo giorno ed è arrivato il momento di preparare gli zaini e di nostri animi al rientro in Italia. La mattina passeggiamo nel centro di Matanzas e scopriamo, ormai tardi, che bastava venire qui per incontrare i nostri amici e risparmiare tempo. Pranziamo con loro, salutiamo la famiglia di Mandi e con una lacrima agli occhi ci facciamo accompagnare all’aeroporto de L’Avana, un ultimo abbraccio ai nostri amici, un arrivederci a Cuba e voliamo a casa.
Avevo sempre sognato di vedere questo paese ma in un certo senso avevo anche sperato di non andarci per paura di rimanere delusa perché, ammetto, i racconti letti non mi avevano entusiasmata per niente ma oggi che ci sono stata devo dire che ho fatto la scelta giusta, Cuba merita di essere visitata, i cubani meritano di essere ascoltati. A Cuba nel 2011 c’è chi non se ne andrebbe mai e chi vorrebbe scappare subito ma per poter capire veramente le loro ragioni bisogna saper ascoltare le loro voci. Bisogna provare a vivere con due monete, una con valore quasi pari all’euro e l’altra che non vale praticamente niente, bisogna provare a vivere sapendo che le notizie che passano alla radio o alla televisione sono state selezionate da qualcuno che conta di più, senza internet consapevoli del fatto che, invece, il resto del mondo non può più farne a meno, bisogna viverci per scoprire quanto è bello e importante non dover pensare alle spese mediche o a quelle per l’istruzione perché a quelle ci pensa lo Stato. Bisogna anche viverci però per capire che se lavori e ti manca la materia prima, perché lo Stato in quel momento non ne ha, allora resti senza lavoro. Bisogna viverci per capire che se sei cubano da Cuba non te ne vai senza aver rinunciato a tutte le tue cose materiali e ad alcuni tuoi diritti di cittadino, bisogna viverci per capire che la tua libertà è in mano a chi comanda.
Noi ci siamo stati e ci siamo impegnati ad ascoltare… purtroppo però possiamo solo dire HASTA LUEGO CUBA!!!