Un trionfo di storia e antichi monumenti: nella Tuscia c’è la città che ti farà fare un tuffo nel passato

La Tuscia, ovvero la provincia di Viterbo, offre innumerevoli scorci di un fulgido passato, erede di una grandissima civiltà, che è quella degli Etruschi, ma non solo. Vale indubbiamente la pena di visitare il capoluogo, per anni la città dei Papi, o Civita di Bagnoregio, il borgo che sta scomparendo causa l’erosione del colle sul quale è arroccato da secoli, ma che nonostante ciò continua a resistere. Azzecchiamo una bella giornata di sole per dedicarci a Tuscania, una città di origini etrusche che oggi conserva una delle cinte murarie medievali meglio conservate, e che ricoprono quasi la totalità del perimetro dell’acropoli fortificata.
Diario di viaggio nella Tuscia
Giungiamo a Tuscania provenendo da nord/est, transitando per Montefiascone e Marta, percorrendo la SP12, ed appena superato di un chilometro, forse meno, il cimitero, troviamo sulla sinistra un comodo parcheggio sul sagrato della chiesa di Santa Maria del Riposo. La chiesa è chiusa e non visitabile, ed è un peccato perché è una delle più importanti della città, ma di fianco si trova l’ingresso del Museo Archeologico Nazionale, che ha trovato la sua recente collocazione all’interno dell’omonimo ex monastero dei frati francescani, una costruzione edificata ai quattro lati di un classico chiostro ornato da colonne. Il costo del biglietto è di 5 euro, secondo lo standard nazionale, e si accede alle sale transitando in un corridoio perimetrale sotto un bel porticato: all’interno delle vele affreschi della vita del Santo. Seguendo un ordine cronologico la visita ha inizio al piano superiore, dall’estrema sinistra venendo a ritroso, lungo un arco temporale che spazia dall’epoca arcaica (VII secolo A.C. ) fino a quella ellenistica (III secolo A.C.). Sul pianerottolo, a sinistra una piccola sala conserva reperti medievali, mentre sul lato destro inizia una serie copiosa di coperchi di sarcofaghi etruschi di epoche più recenti. Al piano terra, nell’ala destra due sale conservano una serie di sarcofaghi che vanno dal 310 al 170 a.C. appartenuti alla famiglia Vapinana, mentre nella sinistra, proseguendo verso l’uscita, altre due raccolgono elementi della famiglia Curunas, recuperati nella necropoli della Madonna dell’Olivo, la più importante della zona.
Ripresa l’auto ci dirigiamo verso sud in direzione Viterbo, costeggiando le belle mura medievali ben conservate, fino alla basilica di Santa Maria Maggiore, per prendere la strada a sinistra e raggiungere, al culmine della salita, dove una volta sorgeva l’acropoli etrusca, la basilica romanica di San Pietro, con una facciata in tufo grigio sulla quale risalta il bianco marmoreo di uno splendido rosone incastonato nel frontone. La chiesa è spoglia, con una pianta a tre navate, delle quali quella centrale conserva un bel pavimento a colori con una schema a mosaico con tessere molto grandi, mentre in quella di sinistra sono collocati dei sarcofaghi etruschi. L’altare è posto sotto un tempietto a quattro colonne, e lo scranno dell’officiante è interamente in pietra, appoggiato alla parete. Nella cripta una moltitudine di colonne danno l’impressione di trovarsi in un bosco, tanto sono fitte, ed è conservato un pregevole affresco.
Usciti dalla chiesa ci soffermiamo a vedere le due torri di avvistamento e la fontana, mentre sul colle dirimpettaio svettano le rovine di ciò che resta del Palazzo o Castello del Rivellino. Scendendo dall’altura torniamo alla Basilica romanica di Santa Maria, la prima cattedrale di Tuscania, oggi interessata da lavori di restauro interni, con una vasta rete di impalcature presenti nella navata centrale che ne limitano la visuale. Una serie di affreschi tutto sommato abbastanza conservati si trovano nell’abside, mentre la fonte battesimale è nell’ala destra. Anche qui la facciata è molto bella, in tufo con elementi marmorei nel rosone e nella loggetta sottostante, ma è quasi oscurata dalla torre campanaria che aveva anche funzioni di avvistamento. A questo punto facciamo il percorso a ritroso e lasciamo l’auto in prossimità di Porta di Poggio Fiorentino, ed entriamo nel centro storico (sotto le mura in questo tratto di strada, viale Trieste o SP Tuscanese, sono presenti quattro parcheggi). Camminiamo lungo un corso lastricato fino alla fontana Maggiore, in Piazza Bastianini, di fronte alla Cattedrale di San Giacomo, che visitiamo, per poi proseguire fino alla Torre di Lavello, che segna l’ingresso all’omonimo parco.
A questo punto abbiamo fatto le tredici, e torniamo nei pressi della Fontana Maggiore per sederci al tavolo della trattoria La Botte Piccola, prenotata (per fortuna) la sera prima: un antipasto di salumi e formaggi locali ed un primo a base di ombrichelli, pasta acqua e farina (i nostri umbricelli) condita una con ragù bianco di cinghiale, e l’altra con tartufo, abbondante e molto profumato; il tutto accompagnato da una buona malvasia. Ci alziamo pienamente soddisfatti. Il pomeriggio torniamo alla Torre e scendiamo lungo la via a sinistra (via della Lupa) per trovare di lì a poco la Fontana delle sette cannelle, quindi risaliamo sul lato opposto fino a giungere in piazza Basile, l’antico centro urbano di Tuscania, sede del Municipio, della Chiesa di San Lorenzo (chiusa) e del Teatro comunale Veriano Luchetti. Di fianco al Palazzo comunale, diametralmente opposto al belvedere, ha sede la Biblioteca comunale e l’archivio storico. Lasciamo la piazza e seguendo via Rivellino incontriamo palazzi storici di pregio (Palazzo Tozzi-Spagnoli), per salire poi alla Fontana del Belvedere, non visibile causa lavori di restauro, ed alla Chiesa di San Silvestro, disadorna ma con un bell’affresco dell’albero della vita posto sulla parete di sinistra dietro l’ingresso.
Torniamo indietro costeggiando le mura, fermandoci a visitare la chiesa di Santa Maria della Rosa, in una piazza sotto il livello stradale, e facciamo una sosta al Parco Umberto II, per proseguire poi fino a Piazza Mazzini, dove ci sediamo ai tavolini di un bar a prendere un caffè. In questa Piazza c’è una bella fontana anch’essa oggetto di lavori dei restauro, e quindi non visibile, e la chiesa di San Marco, particolare causa le quattro centine parallele ad arco che sorreggono il soffitto. Bello l’affresco dell’evangelista con il suo fido leone. A questo punto lasciamo la piazza scendendo lungo via del ponte e incontriamo la chiesa di Sant’ Agostino (chiusa), quindi attraversiamo il ponte medievale e ci ritroviamo alla Cattedrale, dove notiamo un’altra bella fontana nella parte posteriore della chiesa. Attraversiamo via Roma e risaliamo lungo le mura fino a giungere ai giardini sotto la Torre di Lavello, dove prendiamo alcune foto panoramiche, quindi ci ritroviamo ancora una volta in via Roma, che percorriamo fino ad uscire dal borgo attraverso la Porta di Poggio Fiorentino. A questo punto un ultimo saluto alle mura e intraprendiamo la via di casa.












