Un salto in Norvegia… con la moto
Il 10 giugno 2013 finalmente metto in atto un programma studiato durante il lungo e piovoso inverno – parto per il mio viaggio in Norvegia. A Forlì mi incontro con il mio compagno di viaggio Claudio Corvin, lui con la sua GTR 1400 e io con la Pan European 1300, in una giornata piuttosto clemente dalle piogge che da oltre due mesi sono perennemente presenti, proseguiamo alla volta delle alpi.
Entriamo in Valsugana e nonostante le vette grigie e nascoste abbiamo tutto il tempo per fare un giro sul passo del Manghen per poi proseguire sul Pramollo e arrivare a Bolzano dove il DB Autozug (il treno tedesco con automezzi a seguito) ci aspetta per il viaggio notturno verso il nord Europa.
Viaggiamo tutta la notte sotto un temporale violento in un comodo scompartimento cuccette abbiamo così guadagnato un giorno e risparmiato 1200 km di autostrada al prezzo speciale di 159€ per persona e moto. La mattina arriviamo con il sole ad Amburgo anche se la temperatura è rigida, in poco tempo ci vengono consegnate le nostre moto e si parte subito.
Attraversiamo un breve tratto cittadino e prendiamo l’autostrada con direzione nord, dopo un ora stiamo a Flensburg l’ultima città tedesca ed entriamo in Danimarca . 550 km di noiosa pianura per arrivare alle 18 a Hirtashals ultimo baluardo della Danimarca sul mare del nord. Troviamo l’albergo giusto in tempo dato che da queste parti alle sei della sera è tutto chiuso. La cittadina è calma e silenziosa, poca gente per le strade, approfitto per fare un giro fotografico, visitare il faro e il museo dei bunker dell’ultima guerra. Sono le 22.30 e il sole è ancora alto ma la stanchezza è arrivata.
La mattina successiva ci rechiamo negli uffici della Color Line e per 50€ a testa acquistiamo i biglietti per imbarcarsi. Tre ore di navigazione ed eccoci tra gli scogli prima del porto di Kristiansand in Norvegia.
A differenza dei porti italiani le procedure di imbarco e sbarco sono rapidissime infatti prima ancora che la nave attracchi tutti i passeggeri sono invitati a raggiungere i propri mezzi così appena il portellone si apre si sbarca immediatamente.
Ad accoglierci troviamo un bel temporale che ci costringe a rifugiarci in una stazione di autobus per indossare gli antipioggia. Breve tratto lungo la costa e a Lillesand svoltiamo a nord per la regione del Telemark. La strada è stretta ma ben tenuta e resa lucida dall’acqua che aumenta sempre di più.
Scatto qualche foto nei momenti che la pioggia concede qualche pausa. Attraversiamo subito zone dove i laghi ti fanno compagnia per tutto il tragitto e proprio su uno di questi che troviamo in un campeggio per trascorrere la notte.
La novità è che in Norvegia si paga prima ed è bene di cambiare gli euro con le corone prima di sbarcare approfittando che i traghetti sono organizzati su tutto.
600 corone per una notte è il costo del bungalow per due persone (nel prezzo sono comprese coperte e lenzuola).
Durante la notte la pioggia non molla accendiamo il riscaldamento dato che la temperatura è appena sui 13 gradi ed io ho la febbre. Al mattino la situazione non è migliorata minimamente e per tutta la mattinata si viaggia sotto la pioggia battente e il raffreddore che mi far star male non poco. Arriviamo alle porte Rujukan.
Il mio compagno va alla ricerca di un ristorante ed io approfitto per andare a curiosare un po’ per la città e per una visita alla famosa centrale resa nota da film con Kirk Douglas “ gli eroi del Telemak” dove i tedeschi nel 1944 stavano trasformando l’acqua in pesante per la costruzione dell’atomica.
La centrale seminascosta dalle nuvole, è a ridosso di una gola profonda e verticale che si attraversa su uno stretto ponte con il pavimento di legno. Lo scenario è completato da alcune cascate che si riversano nella gola.
Usciti dall’abitato un enorme lago fa da cornice di viaggio. Sulla strada attraversiamo alcuni centri come Kongsberg, Drammen, Honefoss, Claudio è davanti e non accenna a fermarsi neanche quando un fiume che attraversa kongsberg forma rapide e cascate meravigliose. Lui pensa solo a guidare tralasciando il paesaggio. Si arriva a Jevnaker sulle sponde di un enorme lago e troviamo una stanza nell’unico albergo alla cifra di 1800 corone.
Il mattino successivo finalmente c’è il sole viaggiamo prudentemente a 80 km/h per i temuti autovelox di cui tutti ne fanno un dramma locale, poi ci sorpassa una vikinga alla guida di un auto sportiva e ci accodiamo a lei sicuri che lei sa dove si trovano le odiose macchine dato che procede ad un bel ritmo. Rapidamente raggiungiamo Breitostolen una classica localòità turistica di montagna. Facciamo tappa anche perché l’aria, nonostante il sole, punge ed è così freddo che dobbiamo indossare i sottopantaloni di pile e il maglione pesante.
Quando ripartiamo comincia la breve salita per le montagne del parco dello Jotunheimen. La neve ai bordi della strada la troviamo appena siamo sul valico e anche un fortissimo vento ci ostacola costringendo a ridurre al minimo la velocità’. Quando mi fermo a stento non mi sbatte sulla strada mentre la temperatura è di appena 2 gradi.
In questo posto che tutti lo definirebbero “inferno” il paesaggio è straordinario e unico . Tra la neve immensi spiccano laghi risaltati dall’intenso colore blu. Questo colore è unico in tutta la regione e lo ritrovo anche sui fiumi che la attraversano .
Quando scendiamo verso Vagamo e Otta la temperatura risale subito a 13 gradi facendoci sudare dato l’abbigliamento indossato.
Tra Otta e Dombas incontriamo numerose moto che vanno o tornano da Capo Nord.
Noi a Dombas giriamo verso est per andare sulla via dei Troll. Facciamo tappa a Andalsnes una cittadina di 2000 abitanti sita dove il fiume Rauta si getta nel fiordo. Ci sistemiamo in un B&B al costo di 600 corone per persona.
Siamo ormai arrivati al punto più a nord del nostro programma. Tutte le cittadine che abbiamo attraversato sono ordinate con poca gente nelle strade. Il tempo incerto e l’ora tarda ci fanno desistere a raggiungere Alesund sulla costa del fiordo.
Il mattino successivo il mio compagno lancia l’idea di raggiungere Capo Nord ma io non sono d’accordo pertanto senza troppi convenevoli si decide di dividerci. Lui per Capo Nord mentre io seguo il mio programma sui parchi e fiordi.
Inizia quindi il mio viaggio di ritorno da solo un po’ dispiaciuto ma nello stesso tempo felice di non essere legato a nessuno e di poter fare come voglio.
Parto per la strada dei Trollstigen risalgo la valle sulla strada per Valldal fino ad arrivare sotto la parete dove si vede la strada sospesa sulla ripida roccia con i suoi tornanti e il ponte dove sotto scorre una maestosa cascata (quella che avevo visto su internet). La strada è stretta ma il traffico è scarso e quindi nessuna difficoltà per gli incroci con altri veicoli.
Il passaggio sul ponte prevede automaticamente una bella doccia data la portata della cascata al massimo (siamo in pieno disgelo) poi arrivato sul valico trovo un ampio parcheggio con bar e ristorante e negozi ma c’è pochissima gente anche perché è ancora presto. Una passerella che ti permette di affacciarti sullo strapiombo e fotografare la valle, lo scenario è da non perdere.
Proseguo il mio viaggio scendendo nella vallata opposta tra fiumi e un verde intenso dei prati fino ad arrivare sul Nordalfiord dove si traghetta (gratuitamente per le moto) senza attendere molto per raggiungere in quindici minuti la sponda opposta . Tutte le occasioni sono buone per goderti spettacoli della natura completamente nuovi , stare sotto le pareti di ripide montagne e sapere di navigare sul mare ti affascina non poco
Sbarcato a Eidsdal si prosegue risalendo la strada che attraversa boschi fitti e mentre sei assorto a gustarti la natura ecco il premio, su una discesa in prossimità di un tornante devi rallentare necessariamente perché la strada è invasa da persone, auto e autobus . Non ci vuol molto a capire che li vicino c’è qual cosa di bello. Parcheggio e anche io mi reco sulla terrazza artificiale che si affaccia su uno dei posti più belli del mondo “il Geirangerfiod”. Patrimonio dell’umanità proclamato dall’UNESCO. Immediatamente hai la visione del paesaggio che trovi su tutte le guide e riviste pubblicitarie della Norvegia. Una striscia di mare tra montagne strapiombanti dove grazie alle grandi navi da crociera che vi navigano ,ti appaiono così piccole da farti capire la grandezza e le proporzioni del posto. Sei così in alto che i motoscafi non li vedresti se non lasciassero la scia sull’acqua. E’ in quel momento che cominci a renderti conto di trovarti in un mondo completamente nuovo, un paesaggio che non troverai in nessun altro posto, e anche se precedentemente sei rimasto stupefatto dalle Dolomiti, l’Austria ,la Svizzera ecc. ti rendi conto di aver trovato qual cosa di unico e irripetibile e allora ti prende la smania di muoverti alla ricerca di altre bellezze.
Giunto nell’abitato di Geiranger lo trovo abbastanza movimentato dai numerosi turisti che vi arrivano con le navi da crociera e anche dalle località vicine. Tra loro ci sono anche alcuni italiani.
Lasciato il paese la strada risale sulle montagne tra tornanti e un contemporaneo abbassamento di temperatura. Percorro la strada in compagnia di una gara podistica e una ciclistica. Dopo soli venti chilometri arrivo su un altopiano dove un immenso lago comincia a scongelarsi mentre la neve, ancora abbondante dei monti circostanti lo alimentano. Uno spettacolo indescrivibile di colori e giochi di luci da farti sentire protagonista in un film. Il paesaggio è talmente grande che nonostante sia pieno di visitatori, si disperdono e non ostacolano le immagini fotografiche. Una sosta è quasi poco ma sono entrato in un vortice di sorprese dovute ai mutamenti continui del paesaggio che mi viene quasi il panico a pensare di non poter vedere tutto
La strada prosegue scendendo in una nuova valle abitata da pastori con le loro case di tetti in erba. Non seguo la nuova strada che scorre sotto le montagne in lunghi tunnel e devio per Grotli per poi proseguire sulla vecchia strada per Videseter. Quando inizio a salire subito il paesaggio passa dal verde intenso al bianco candido della neve . L’altopiano è innevato così pure il grande lago è ancora bianco e solo verso la fine si vede la verde acqua che comincia a riguadagnarsi il suo lago. Sulla montagna circostante c’è un impianto dove gli sciatori locali si dilettano. Sarebbe ora di pranzo ma non ho tempo da perdere e la pensano così anche una coppia di tedeschi con i quali scambio qualche parola. Scendendo verso valle da una piattaforma panoramica c’è la spettacolare cascata sopra il Videfossen. Ci sono turisti di tutte le nazioni anche loro sbalorditi per la bellezza del posto. Mi rimetto in viaggio in direzione Stryn sull’ Hundviklfiord.
Costeggio il fiordo per qualche chilometro e dalla’abitato di Olden svolto per seguire la strada panoramica per Brinkestal. Stretta ma con colori primaverili unici. Il lago alimentato da cascate e circondato di verdi prati cosparsi di fiori gialli, 20 chilometri di spettacolo per arrivare ai piedi di un gigantesco ghiacciaio dello Jostedalsbreen che da il nome anche al parco nazionale. Il parcheggio è pieno di vecchie Ford Taunus 17 e 19m in perfetto stato di conservazione. I norvegesi amano avere vecchi modelli di automobili soprattutto americane.
Lasciato il parco è ora di trovare un posto per la notte e lo trovo a Skarestad in un campeggio incastonato tra due pareti verticali di roccia nera e con un rumoroso fiume che la attraversa.
Il mattino seguente sono le sette quando parto , le strade sono deserte all’ uscita da un tunnel , qualche chilometro prima di Svedalen un enorme ghiacciaio mi sovrasta a poche centinaia di metri dalla strada. Trovo un viottolo sterrato e mi ritrovo ai suoi piedi a pochi metri di contatto con il ghiaccio celeste vivo che sovrasta le sponde di un piccolo lago formato dalle acque di fusione. Praticamente sono sul confine sud del parco dello Jostedalsbreen. Una sosta obbligata per qualche foto di rito nel silenzio assoluto e ancora 35 km di rocce e boschi per ritrovarsi a Sogndal.
Sono le otto e la piccola città sulle sponde del fiordo è deserta. E’ domenica e ancora tutti dormono. Chiedo indicazioni a due ragazzi che sembrano i soli abitanti del posto, sono rumeni e parlano un po’ di italiano.
Costeggio il Sognefiord per oltre 50 km fino a Skiolden dove sul porto c’è ancorata una grossa nave da crociera. Anche i passeggeri e l’equipaggio sono ancora immersi nel sonno. Lasciata la cittadina inizia una ripida e stretta strada di montagna che riesco a percorrere senza troppe difficoltà dato che gli autobus che trovo sul mio percorso mi facilitano il sorpasso fermandosi dove ci sono dei piccoli allargamenti della carreggiata.
Arrivo su un altopiano verde scuro delle foreste di pino e reso ancora più scuro da un cielo plumbeo dove c’è Turtagro un piccolo agglomerato di case nato per opera di guide alpine locali pionieri dell’alpinismo, e da li si prende la strada di montagna per Ovre Ardal. Una stretta strada in un paesaggio solitario e selvaggio ai limiti della vegetazione . Sul valico trovi la sbarra . Pagato il pedaggio circa 10€ ci si inoltra a 4 gradi di temperatura ,fra la neve che è in fase di scioglimento e i laghi che sono ancora ghiacciati al 90%. Inutile dire che su tutto il percorso non ho incontrato nessuno a parte i banchi di nebbia. Quando ormai sono nelle vicinanze di Ovre Ardal torna la visibilità e la pioggia e anche se non è copiosa non molla per tutto il tratto di montagna della strada per Tyinosen dove in un paesaggio reso ancora più lunare dalle nuvole basse arrivi sulle sponde del lago Tyn. E’ freddo e il paesaggio severo e desertico condito dalla pioggia non è la situazione che desideri ma stai in Norvegia e allora si prosegue perché so che le situazioni climatiche e panoramiche mutano di chilometro in chilometro. Questa volta di chilometri ce ne sono voluti 28 per sentire una temperatura più mite e arrivare a Borgund dove non piove ed è possibile visitare la Stavkirke. Sitratta di una delle tante chiese medioevali frequenti nei paesini nelle vicinanze dei fiordi costruite completamente in legno. Sono una attrazione storica e richiamano molti turisti
Prossima tappa è la cittadina di Aurland che dista da Borgund circa 52 km se percorri un tunnel di 27km.(il più lungo d’Europa) Ma il mio programma non lo prevede perché intendo passare sulla Aurladsfjellets, “la vecchia strada di montagna“.
Fatico non poco per trovarla dato che i norvegesi ormai conoscono solo il tunnel e pochi si ricordano della vecchia strada e oltretutto fanno fatica a capirmi, poi grazie alle indicazioni di alcuni motociclisti locali trovo la segnaletica e svolto su un viottolo largo appena due metri che mi lascia qualche perplessità di essere sulla strada giusta. Fortunatamente dopo qualche centinaio di metri e qualche tornante si allarga leggermente arrampicandosi in mezzo al bosco. La temperatura torna a scendere a 4 gradi e uscito dal bosco un nuovo paesaggio innevato e questa volta sui bordi della strada la neve è oltre i due metri e anche sui laghi in fase di scongelamento vi sono blocchi di neve che galleggianti. Il versante dove si scende è verde pieno di pascoli e spesso incontri piccoli branchi di pecore che sono un po’ le padrone della strada. Durante la discesa mi ritrovo ancora una volta a picco su una delle pareti che delimita il fiordo, è quello di Aurland. Qui sospesa c’è una passerella costruita per permetterti di ammirare il fiordo. In quel momento gli ammiratori erano solo tre, una coppia di francesi ed io. Qualche scambio di rito e poi si riparte dato che la pioggia non molla. Si raggiunge il centro abitato scendendo lungo la parete a picco sul mare per poi risalire subito lungo la strada per Hol.
Ormai si è capito che le strade sono un susseguirsi di attraversamenti severi di zone montuose che collegano i centri abitati siti sui fiordi ma questa volta si è trattato dell’ultimo fiordo in programma e ci si avvicina ad Oslo che dista 350km.
Lungo la strada ancora una volta mi ritrovo su una zona di montagna dove costeggi un grande lago parzialmente ghiacciato ma con caratteristiche e panorami completamente nuovi rispetto agli altri . Nonostante la bassa temperatura grazie agli antipioggia che non traspirano e quindi non lasciano scappare il caldo, mi fermo per distendermi sulle sponde e godermi il panorama. Il cielo nel frattempo cambia e torna il sole e quando ormai sto nelle vicinanze di Gol i 13gradi mi costringono ad una sosta per alleggerire l’abbigliamento. Qualche chilometro ancora e ormai è sera e bisogna trovare la sistemazione per la notte in un bel campeggio dove un bungalow con bagno e doccia mi costa 600 corone (86€) ma li vale tutti.
Il mattino successivo c’è il sole e ormai siamo vicini ad Oslo (125km), lungo il percorso continuo a costeggiare laghi , attraversare boschi che a loro volta nascondono corsi d’acqua e laghetti e ancora grandi laghi.
Quando entro a Oslo il traffico è ordinato ma abbastanza sostenuto evito di abbandonare l’autostrada e proseguo alla volta della Svezia fino a Stromstad, una cittadina portuale, dove approfitto per la colazione e cambiare le corone norvegesi con quelle svedesi. Questa è una delle cose da fare quando si passa da una nazione all’altra perché oltre nelle zone di confine poi non accettano più le corone delle altre nazioni.
Sono le cinque del pomeriggio quando sto pagando il pedaggio di 25€ per il ponte sul mare che collega la Svezia con la Danimarca ed è ore di trovare un albergo altrimenti dopo le diciotto in questi paesi difficilmente trovi i locali aperti alberghi compresi. Evito quindi Copenaghen e al primo paese esco Slagelse e dato che sono le 18.10 è tutto chiuso. Grazie ad una famiglia amica del proprietario dell’albergo riusciamo a rintracciare il gestore che ci consegna le chiavi della stanza.
Telefono al mio amico che è a 200 km da Capo Nord e mi comunica che il ritorno lo farà passando per la Finlandia.
Il giorno successivo è una grossa cavalcata di 1300km tra Danimarca e l’autostrada tedesca con 33 gradi di temperatura dove sono state più le soste per rinfrescarmi che per la benzina. Alle 21 arrivo a Monaco di Baviera dove non riesco a trovare una sistemazione adeguata tanto da rimettermi in sella e tirare fino a Garmisch dove finalmente mi fermo. Appartamento da sogno a 54€ e filetto con patatine in ristorante italiano. Il mattino seguente senza percorrere l’autostrada entro in Austria per il Fernpass e proseguo fino a Inzing dove prendo la strada di montagna del Kutai che scende sulla valle di Oetz. risalgo la valle sino a Solden e rientro in Italia per il Passo del Rombo ancora abbondantemente innevato.
Alle 14 sono nuovamente a Bolzano e prosegu per stare a casa alle 21.30 contento soddisfatto e affatto stanco ma emozionatissimo per tutto ciò che ho visto negli oltre 7000 km, pronto per il prossimo viaggio consapevole che difficilmente ritroverò un posto così bello e… assolutamente unico.