.. Un po’ di Europa dell’Est in macchina

3 AGOSTO – 8 AGOSTO 2003 Stavolta si parte in macchina ovviamente senza prenotare e quindi tutto all’avventura. Siamo in Agosto ma il nostro itinerario non è certo tra i più gettonati del periodo e quindi siamo abbastanza tranquilli. Attraversiamo la frontiera con l’Austria e siamo obbligati ad acquistare la famosa “vignette” ovvero...
Scritto da: uini
.. un po' di europa dell'est in macchina
Partenza il: 03/08/2003
Ritorno il: 08/08/2003
Viaggiatori: in coppia
3 AGOSTO – 8 AGOSTO 2003 Stavolta si parte in macchina ovviamente senza prenotare e quindi tutto all’avventura. Siamo in Agosto ma il nostro itinerario non è certo tra i più gettonati del periodo e quindi siamo abbastanza tranquilli.

Attraversiamo la frontiera con l’Austria e siamo obbligati ad acquistare la famosa “vignette” ovvero il bollino autostradale austriaco valido 10 giorni. Ci fermiamo a mangiare in un autogrill austriaco e notiamo subito la diversità rispetto a quelli italiani : prati verdi incontaminati nei quali ci si può comodamente sdraiare e schiacciare un pisolo, aree attrezzate per fare pic nic, enormi parchi gioco per bambini e soprattutto una grande pulizia.

La prima tappa importante è il Lago Balaton . Gli ungheresi hanno provato a trasformarlo in una ridente località di villeggiatura ma si respira inevitabilmente un’aria triste e malinconica e balza subito all’occhio il basso tenore di vita dei villeggianti. Cerchiamo un posto tranquillo per dormire . L’hotel Balatonfured non è poi così male, struttura moderna, stanza vista lago. Tempo di rinfrescarci e usciamo per la cena. Approfittiamo di alcune bancarelle simili agli stand gastronomici che si trovano nelle nostre feste paesane e mangiamo del pollo arrosto . Facciamo una passeggiata sul lungolago respirando sempre la solita atmosfera triste di gente povera, dopodiché facciamo ritorno all’albergo.

4 AGOSTO 2003 La sveglia suona presto e siamo i primi a scendere per la colazione. Scattiamo alcune foto in riva al lago e partiamo in direzione Budapest dove arriviamo in tarda mattinata. Tempo di parcheggiare la macchina e subito veniamo avvicinati da uno strano sbirulino che ci propone un city tour con bus panoramico aperto. Ovviamente accettiamo anche perché fa un caldo infernale e l’idea di farcela tutta a piedi non è il massimo. Inoltre il tipo è troppo simpatico e diventiamo subito grandi amici : conosce una marea di lingue e per guadagnarsi da vivere è costretto ad andare in giro a fare l’acchiappaturisti.

Il giro panoramico parte da Pest dove visitiamo il centro politico di Lipotiaros (la città di Leopoldo), il Parlamento che si affaccia sul Danubio e la Basilica di Santo Stefano. Si passa poi nell’altra parte della città, ovvero a Buda e qui vediamo il Palazzo Reale, il Ponte delle Catene e il Ponte Elisabetta. Ogni volta l’autobus si ferma, si scende e c’è una guida che spiega e si ha anche il tempo di scattare le foto. Non male come organizzazione e anche il prezzo è modico. Il tour termina nel primo pomeriggio e, affamatissimi, ci precipitiamo al self service situato in Central Market Hall, ovvero una vecchia stazione trasformata in un mercatino molto caratteristico. Poiché il city tour è stato esauriente, decidiamo di non fermarci a dormire e Budapest come avevamo programmato e di rimetterci in viaggio verso la Polonia.

Durante il tragitto la polizia ungherese ci ferma e vuole a tutti i costi multarci perché stiamo circolando con i fari spenti (in Ungheria sono obbligatori anche in pieno giorno). Non è facile riuscire a “corrompere”questo giovane poliziotto. Il Nini ci prova in ogni modo ma abbiamo paura anche ad offrire denaro poiché temiamo di essere accusati dai suoi colleghi di corruzione di pubblico ufficiale . Alla fine comunque riusciamo a farla franca . Attraversiamo la Slovacchia e ancora una volta balza all’occhio la povertà di questo paese che peraltro dal prossimo anno dovrebbe entrare a far parte della Comunità Europea. Finalmente varchiamo il confine polacco. E’ sera e cominciamo ad avere un certo languorino. Proviamo a fermarci al primo autogrill che troviamo lungo la strada ma è troppo affollato e poi propone solo dei piatti a base di carne con degli strani intingoli che non soddisfano neppure troppo il nostro olfatto.

Proseguiamo e cerchiamo qualcosa nel paese successivo. Capitiamo in una sorta di bar/trattoria che non sembra male e qui siamo subito accolti con uno squillante “buonasera” da un signore italiano di mezza età seduto al tavolo in compagnia della giovanissima moglie polacca. Il tipo, peraltro molto simile a Tabeto, probabilmente ha le idee un po’ confuse dall’alcool contenuto nel boccale di birra che sta bevendo. Infatti mi chiede se sono polacca e dalla parlata ci spaccia per romani. Comunque ci fornisce un’importante informazione: al lunedì in Polonia i ristoranti sono tutti chiusi. Buono a sapersi visto che oggi è venerdì. Lo salutiamo un po’ sconsolati ma, proseguendo in direzione Cracovia, troviamo un’osteria che ci propone gulasch e zuppa di rapa rossa con ravioli.

Arriviamo a Cracovia in tarda serata e dormiamo all’hotel Ibis. 5 AGOSTO 2003 Primo obiettivo della giornata : visita ad Auschwitz, in polacco Oswiecin che dista circa 60 km . Lungo il tragitto siamo letteralmente sconvolti dalla povertà di questa gente. Ci sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo e di vivere un film girato nel primo dopoguerra. Rischiamo quasi di saltare la colazione perché nessuno dei bar nei quali ci fermiamo conosce il significato delle parole ormai credo di dominio universale, tè e caffè. Riusciamo miracolosamente a recuperare delle brioche, peraltro buonissime, simili a veneziane, in uno degli incasinatissimi bugigattoli che loro osano definire negozi.

La visita ad Auschwitz è, come pensavo, piuttosto angosciante. Qui e nel vicino campo di Birkenau furono uccise 4 milioni di persone, 2,5 milioni dei quali Ebrei . I tragici fatti legati alle camere a gas, ai forni crematori, alle baracche e al filo spinato rendono questo luogo spettrale e scioccante.

Per il pomeriggio programmiamo la visita alle miniere di sale di Wieliczka. Poiché la visita pomeridiano inizia alle 14.00 ne approfittiamo per pranzare in una graziosa trattoria lungo la strada che ci presenta un delizioso piatto a base di pollo e verdure miste per una spesa davvero irrisoria. Le miniere di sale sono uno spettacolo davvero indescrivibile. Occupano 300 km di gallerie con lavori d’arte, altari e statue scolpite nel sale .

La visita è rigorosamente guidata, dura 2 ore circa ed inizia con la discesa a piedi dei 9 piani sino ad arrivare a 125 metri di profondità. Tra i capolavori scolpiti nel sale spicca una meravigliosa Cappella con tanto di altari, statue e lampadari in cristallo di sale. Esistono pure un ristorante ed un ufficio postale sotterraneo. La risalita avviene con uno strano “ascensore a castello” capace in questo modo di trasportare un maggior numero di persone.

Dopo una permanenza di due ore nei sotterranei si sente un estremo bisogno di uscire a vedere la luce del sole. La giornata è davvero magnifica e una volta rientrati a Cracovia ne approfittiamo per esplorare questa vivace città sulla cui piazza principale si affacciano edifici storici, musei e chiese.. Torniamo in albergo per una doccia e ci prepariamo per la cena. Di sera Cracovia è davvero magnifica. : numerosi turisti affollano i tavolini dei bar e dei ristoranti situati sulla piazza del mercato ed i negozi rimangono aperti sino a tardi . Sembra davvero di essere in un’altra dimensione rispetto allo squallore e alla povertà di questa mattina. Ceniamo in un ristorante greco con un enorme piatto a base di riso, pollo, pesce, verdure cotte e crude di ogni genere ad un prezzo come sempre assai ridicolo. La vita qui non costa davvero nulla.

6 AGOSTO 2003 Partiamo di buonora diretti a Wroclaw, una cittadina situata nella parte nord-occidentale della Polonia, anch’essa molto graziosa . Da segnalare la moderna fontana in Market Place ed il Tumski Bridge. Pranziamo in un ristorantino italiano, dopodiché ci rimettiamo in viaggio e percorriamo una strada allucinante che viene scandalosamente definita autostrada ai margini della quale troviamo numerose bancarelle che espongono i nani da giardino. Finalmente varchiamo il confine con la Germania ! Non ci sembra vero, ci sentiamo davvero molto più sereni e rilassati, ci sembra quasi di essere a casa nostra.

Arriviamo a Dresda nel tardo pomeriggio e troviamo posto all’hotel Mercure. Dopo esserci un attimo riposati usciamo per la cena e percorriamo a piedi il lungo tratto di fiume che ci separa dal centro città.

Dresda è altrimenti definita “la Firenze dell’Elba” per le sue splendide architetture e per il suo straordinario concentrato di opere d’arte . Ceniamo in un ristorante situato nella parte moderna della città e gustiamo delle prelibatissime penne al ragù di carne.

6 AGOSTO 2003 Non male la prima colazione del Mercure. Si vede che è una categoria superiore rispetto all’Ibis.

Parte della mattinata è dedicata alla visita della città. Dresda, capoluogo dello Stato Libero di Sassonia, è situata nella vallata del corso superiore dell’Elba. Durante la seconda guerra mondiale il centro storico ed ampie zone vicine furono quasi completamente distrutte e , mentre una parte è stata successivamente ricostruita come città socialista, il centro storico è da tempo oggetto di ampi lavori di ricostruzione e ristrutturazione per riportarla agli splendori del barocco.

Molteplici sono le cose da vedere : dalla rinomata Opera di Sempre, al complesso architettonico dello Zwinger, dall’Altmarkt alla Frauenkirche completamente ricostruita e simbolo di quella volontà che fa sì che Dresda stia tornando alla ribalta come una delle più belle città d’Europa.

E’ la classica città tedesca costruita a misura d’uomo, con numerosi spazi verdi , nella quale certo non ci si annoia. E’ possibile noleggiare una bicicletta per spostarsi in città e lungo i sentieri ciclabili che costeggiano il fiume oppure fare il giro panoramico della città alla guida della mitica Trabant. Lasciata a malincuore Dresda, il nostro tour procede alla volta di Weimar, definita città Europea per la cultura per il 1999. Sul Theaterplatz si affaccia l’edificio barocco del Deutsches Nationaltheater che tiene alto il prestigio di Weimar come centro di grande tradizione letteraria e musicale. Goethe, Schiller, Bach, Listz e Weber sono i suoi cittadini più famosi.

A Weimar trova posto anche il Ginko Museum, ovvero il museo dedicato alla pianta del Ginko Biloba. La città che visitiamo successivamente è Erfurt, che scopriremo poi essere gemellata con la nostra Piacenza.

Decidiamo di fare tappa per la notte a Bamberg. Non abbiamo mai sentito prima questo nome ma a giudicare da come è segnata sulla cartina sembra essere di elevato interesse. Cerchiamo come al solito l’hotel Ibis che è situato proprio in centro, addirittura in una via ad accesso esclusivamente pedonale . Ovviamente arriviamo tardi e non troviamo posto. Alla reception ci indicano un altro albergo, il Ringhotel National , piuttosto squallido o meglio un poco antiquato ma quel che conta decentemente pulito.

Tempo di fare una doccia e siamo già pronti a scoprire questa splendida cittadina della Baviera situata sul fiume Regnitz.

Ceniamo in un ristorantino tipico con i classici lunghi tavoli in legno posti sotto ai gazebo . C’è parecchia gente in giro e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, molti turisti sono italiani.

7 AGOSTO 2003 Dopo una triste colazione ci incamminiamo a piedi verso il centro città per scattare qualche foto con la luce del giorno. Ad attirare la nostra attenzione è sicuramente l’Altes Rathaus, ovvero l’antico Municipio, costruito al centro di un’isola artificiale nel ramo sinistro del fiume, collegata al centro della città da due ponti: posizione simbolicamente neutrale tra la città vescovile e la città borghese.

Ripartiamo alla volta dell’Austria. La nostra ultima meta sarà la romantica Salisburgo ma prima abbiamo un’importantissima missione da compiere : tappa a Monaco per la visita di rito all’Hard Rock Cafè.

Riusciamo ad avvicinarci con la macchina al centro città senza troppi problemi ma, non disponendo di uno straccio di mappa, ad un certo punto siamo costretti a fermarci e a parcheggiare lungo la via che a giudicare dai negozi e dai ristoranti ci sembra quella centrale. Ci addentriamo a piedi lungo le trasversali e chiediamo informazioni. Siamo letteralmente meravigliati dalla estrema gentilezza con la quale la gente del posto accoglie i turisti e soprattutto dal fatto che tutti parlano correttamente l’inglese. Grazie alle preziose informazioni di una simpatica signora riusciamo a raggiungere la nostra meta finale avvalendoci della metropolitana. L’Hard Rock Cafè è situato proprio nel centro storico, in un quartiere molto raccolto e caratteristico, con tanti piccoli locali, bar e ristoranti. L’impressione che abbiamo è di una città completamente diversa da come l’avevamo vista qualche anno fa e promettiamo di tornarci presto, magari in occasione della famosa Oktober Fest.

Riprendiamo la metro per raggiungere la zona nella quale abbiamo lasciato l’auto e prima di ripartire ci fermiamo a mangiare qualcosa in un ristorante gestito ovviamente da italiani.

Arriviamo a Salisburgo nel tardo pomeriggio e la scopriamo letteralmente invasa dai turisti, molti dei quali italiani. Tentiamo invano di trovare una stanza all’Ibis e alla fine alloggeremo all’hotel Turnewiri, una caratteristica baita a dieci minuti dal centro.

Dopo esserci un attimo riposati ci prepariamo per uscire e decidiamo di raggiungere il centro con l’autobus al fine di evitare eventuali problemi di parcheggio.

Salisburgo è davvero carinissima, sia per l’architettura delle case che rispecchia quella tipicamente tirolese, sia per i negozi e i locali davvero molto tipici. Saliamo in funivia sino e, dopo un breve giro panoramico riusciamo finalmente a cenare al mitico Nord See.

Si tratta di una catena di ristoranti/fast food che offre esclusivamente pesce. E’ davvero il colmo mangiare un piatto di paella a Salisburgo ma il Nord See prima o poi era d’obbligo provarlo. Dopo la passeggiata digestiva riprendiamo l’autobus per tornare in albergo ma ecco che uno strano imprevisto ci farà temere una notte all’addiaccio. L’autobus infatti compie un giro completamente diverso da quello dell’ andata e ci troviamo ad un capolinea assolutamente sconosciuto. La tensione comincia a salire anche perché ovviamente non abbiamo pensato di memorizzare il nome dell’albergo nel quale alloggiamo e, nell’eventualità dovessimo prendere un taxi non saremmo neppure in grado di fornire alcuna indicazione all’autista. Panico generale ma alla fine, dopo essere tornato in centro, l’autobus riprende il giro che interessa a noi e ci scarica davanti all’hotel.

8 AGOSTO 2003 Oggi è l’ultimo giorno.

Dopo una discreta colazione ci dirigiamo verso il centro di Salisburgo, stavolta in macchina, parcheggiamo e ne approfittiamo per scattare qualche foto con la luce del mattino.

Facciamo scorta di “pretzel”, le famose ciambelle con il sale grosso sopra e partiamo in direzione casa.

Non troviamo traffico e arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio.

Il giudizio complessivo su questa vacanza estiva un poco “alternativa” è sicuramente molto positivo.

A stupirci maggiormente è stata di certo la Polonia grazie alla cordialità e soprattutto alla semplicità della sua gente.

Sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo almeno di cinquant’anni : autostrade allucinanti piene di buche, strade principali sterrate, negozi squallidi , quartieri poverissimi abitati da gente umile che vive ancora nella completa ignoranza e che si farebbe in quattro per aiutarti ma non riesce a farsi capire perché l’unica lingua che parla è il polacco.

Ottime ed economicissime le trattorie che si incontrano lungo la strada. Nessun problema neppure per trovare posto per dormire.

Il consiglio che vi possiamo dare è il seguente : affrettatevi a visitarla prima che diventi troppo turistica ed inflazionata ! Laura e Stefano



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