Un paese fascinoso

Dopo aver meditato su dove farci una settimana di vacanza, mia moglie ed io abbiamo optato per il Marocco. Qualche ricerca in internet, un po di mail ed ecco fatto l'itinerario. Quattro giorni a Marrakech e tre giorni ad Essaouira. Alloggio nei riad, mentre per il resto ci affidiamo alla guida Lonely Planet e, soprattutto, alle “dritte” dei...
Scritto da: giannian
un paese fascinoso
Partenza il: 13/06/2009
Ritorno il: 20/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Dopo aver meditato su dove farci una settimana di vacanza, mia moglie ed io abbiamo optato per il Marocco. Qualche ricerca in internet, un po di mail ed ecco fatto l’itinerario. Quattro giorni a Marrakech e tre giorni ad Essaouira. Alloggio nei riad, mentre per il resto ci affidiamo alla guida Lonely Planet e, soprattutto, alle “dritte” dei racconti dei “turisti per caso”.

Una piccola premessa per dire che i nostri commenti sono frutto delle nostre sensazioni ed emozioni vissute giorno per giorno. Non faremo descrizioni storiche e architettoniche, per quello ci sono altri strumenti, ma racconteremo il nostro cibo, le nostre visite, i nostri incontri, i nostri inconvenienti. Sperando che possano essere utili a qualcuno.

Buon Marocco.

13/06- sabato Partenza da Venezia alle 7.45 e dopo uno scalo a Madrid, arriviamo a Marrakech alle 13.15 locali (1 ora in meno rispetto all’Italia). Mamma che caldo!!! Operazioni di controllo elaborate con tanto di fotosegnalazione e dopo un bel po usciamo. Troviamo l’autista mandatoci dal riad che ci accompagna davanti a una delle porte della Medina ( le auto non circolano all’interno) dove ci sta aspettando un omino con un carretto per portare i bagagli nel riad. Vicoli a zig-zag dove incontriamo poca gente e finalmente arriviamo. Mancia “obbligata” all’omino del carretto (come sarà consuetudine ovunque). Ci chiediamo: ma noi come faremo ad entrare ed uscire da qui? Mah!…In realtà sarà molto più facile di quel che pensavamo, come facile è muoversi nel souq perchè prima o poi…Sbuchi in qualche angolo da dove ci si può orientare. Miss Hanane, la direttrice, ci accoglie al Riad Chorfa con entusiasmo, con un tè alla menta e parlando discretamente l’italiano…Meglio di così! La stanza prenotata è molto bella e accogliente, anche se si rivelerà caldissima (sopra c’è solo la terrazza). L’alloggio nei riad riserva una esperienza particolare. Sono case, all’interno della Medina, completamente ristrutturate che si sviluppano in più piani attorno a un patio centrale dove,tra fantasie di decori in legno e piastrelle si trova una fontana o,come nel nostro caso, una piccola piscina. Oltre a piante e alberi di arancio. Non ci sono aperture verso l’esterno se non il portone d’ingresso. Varcata quindi la soglia scompaiono tutti i rumori facendo risaltare il zampillare dell’acqua e il canto degli uccelli. Persino il tempo sembra rallentare. Andiamo a far due passi per prendere confidenza…La piazza Diemaa el-Fna è a 5 minuti a piedi. Fa caldo, è nuvoloso e afoso. Il primo impatto è con i venditori di succhi vari che dai loro variopinti carrettini si sfidano per accaparrarsi il cliente con gesti e richiami esilaranti. La spremuta di arancio è favolosa e ne berremo molto spesso. Portate con voi un recipiente vuoto per non bere dai loro bicchieri. Non hanno acqua corrente per lavarli…

Stanchi, ceniamo in riad con tajne di pollo ( buona) e poi a letto, visto che siamo in giro dalle 5 del mattino. 14/06 domenica Di primo mattino (4.30 circa) il richiamo del muezzin suona la sveglia! Abbiamo una moschea vicina al riad! Ma si prende sonno di nuovo. Poi ci alziamo super accaldati nel forno della nostra camera (anche il condizionatore poco poteva). Doccia e poi colazione marocchina di grande varietà ( buonissima e abbondante) servita nel patio. Usciamo per visitare il Museo, la Medersa Ben Youssef e la Koubba. Ricchissimo e ben tenuto il Museo, da vedere la Medersa per una serie di caratteristiche uniche, semplice ed originale la Koubba, angolo storico. Sono tutti vicini. Acquistiamo nella stessa piazzetta profumi e spezie (con possibilità anche di massaggio) e poi bighelloniamo nei souq vicini. Naturalmente comprando qualcosa! Rientriamo perchè comincia a fare un caldo boia. Chiediamo subito se ci possono cambiare la stanza. Ci accontentano ed è tutta un’altra cosa. Forse un po meno bella ma molto più fresca. La direttrice ci prenota per domani l’escursione alle cascate d’Ouzoud. Pomeriggio uscita per la Koutoubia, il cui minareto svetta imponente e visibile quasi ovunque, per poi proseguire verso le Tombe Saadite. Una notevole e bella testimonianza di una architettura scampata alla rovina. A causa del sorgere di un vento molto forte che sollevava nuvole di polvere e immondizie di ogni genere rinunciamo agli altri palazzi. Sulla via del ritorno mi accorgo che sto perdendo la stanghetta degli occhiali da vista ma qui ci sono meccanici di moto, di auto, gommisti, saldatori… Poi vedo uno che fa chiavi e ripara serrature; chiedo e sorridendo provvede subito. Gli lascio un euro e mi regala un sorriso soddisfatto. Rifornimento di acqua prima di svenire e rientriamo. Grande doccia, un po di relax che in questo ambiente è quasi scontato e usciamo a cena. Ristorante Argana, con terrazzo sulla piazza. Visto dall’alto, questo brulicare di gente in mezzo a tante attrazioni è una cosa fantastica. Mille suoni, profumi, odori, luci riempiono la piazza in ogni angolo. Mangiamo molto bene (mechoui e brochette) , the finale con 250 dirham in tutto. Ritorneremo. Giro a piedi nella piazza e scatta l’ assalto di tutti coloro che vogliono farti sedere al loro tavolo, vogliono venderti la spremuta, vogliono l’obolo per lo spettacolo in atto anche se manco ti sei fermato, bimbi che ti inseguono per venderti un pacchetto di fazzoletti o solo per chiederti un dirham, venditori d’acqua che chiedono la foto (previo compenso),”incantatori” di serpenti che te li vogliono mettere al collo (a pagamento), “addestratori” di scimmiette pronte a ghermirti, decine di artisti più o meno abili per tatuare qualsiasi cosa con l’hennè… Da fuori di testa! Ma anche divertente e molto affascinante. I venditori mi chiamano “moustache” per il mio baffo e con qualcuno di loro ci salutiamo con cordialità (compreso quello che ha valutato mia moglie 500 cammelli!), senza tentare di vendermi qualcosa. Ancora un po e poi andiamo a dormire. Domani le cascate di Ouzoud.

15/06 lunedì alle 8 in punto ci viene a prendere un ragazzo e ci porta al punto di ritrovo dove aspettiamo altri 5 turisti. Che però non arrivano. Ci propongono di cambiare itinerario (valle di Ourika, nell’Atlante). Non ci va e allora possono mettere a nostra disposizione una vettura più piccola con un supplemento di 200dh a testa. Siamo tentati di non andare ma poi, per non perdere la giornata e dopo aver contrattato, accettiamo pagando 100dh in due, oltre il costo normale dell’escursione (300dh a testa). E si son fatte le 9. Con questa vettura, molto trasandata, partiamo e dopo circa un’ora veniamo fermati dalla polizia. Sorpresa! Il nostro autista è sprovvisto del permesso per condurre turisti e quindi gli vengono trattenuti i documenti. Per non perdere tutto l’agenzia organizzatrice (in regola) ha contattato l’”amico” di turno pensando di risolvere il problema. Quindi ATTENZIONE a questi ripieghi e subappalti, molto spesso nascondono qualche giochino. Di lì non ci si muove fino a quando non viene regolarizzato il tutto. L’autista (anche se forse in quei momenti lo avremmo definito ben altro) si avvia verso un paese molto vicino (per fortuna) dove vedrà il da farsi. Un agente intanto si prodiga in spiegazioni: è pericoloso affidarsi a questi “pirati” che non garantiscono sicurezze in quanto ad affidabilità, stato delle vetture e guida. Averlo saputo! Un po’ incazzati, un po’ rassegnati siamo fermi a bordo strada, mentre l’agente ogni tanto cerca di consolarci mostrando un lieve senso di colpa (?) per l’accaduto. Mitica la foto di mia moglie, seduta su un tombino all’ombra di un eucalipto: la sua espressione ricorda un vecchio spot pubblicitario: “no Alpitour? Ahiahiahiahi!!”. Ritorna l’omino e dopo altra discussione ci fanno andare ma è passata un’altra ora. Ora però è tutto a posto e mi chiedo: che c’è di diverso da prima? Forse una buona oliata…Arriviamo finalmente a Ouzoud con il tempo che non promette bene. Naturalmente ci fermiamo davanti a un ristorante “a caso” dove “casualmente” ci accoglie un ragazzo. Toh!…Si offre come guida e ci invita a mangiare lì. Tentennanti decidiamo di prenderlo come guida (e abbiamo fatto bene) vista la non semplicità nel trovare i sentieri e per le piccole ma importanti cose che ci ha raccontato, fatte di curiosità sulle usanze locali, visto che siamo in territorio berbero. Cosa della quale vanno fieri, ribadendo la loro originalità nella lingua, nella cultura e nell’artigianato, davvero molto bello e un po’ “grezzo” (naturalmente sosta presso alcuni siti di artigiani locali). Itinerario molto interessante, tra ulivi e acque, interrotto da un improvviso acquazzone (prevedibile) che ci costringe a riparare in un anfratto reso confortevole da grandi cuscini, come una vicina tenda berbera. Scendiamo poi fino ai piedi della cascata ed è un autentico spettacolo. La salita è altrettanto bella (anche se il terreno argilloso dopo la pioggia si attacca ovunque) e gli scorci sempre nuovi ed originali la rendono più abbordabile. Dopo oltre due ore e mezza siamo al “ristorante per caso” e ci mangiamo una brochette con patate (buona), acqua e the alla menta per 100dh. Visto che non smette di piovere decidiamo di tornare a Marrakech. Doccia bollente e una aspirina (tra la pioggia di oggi e gli sbalzi dei giorni scorsi ho tosse,mal di gola e un filo di febbre), ci riposiamo un po e altra serata al ristorante Argana ( se è andata bene la prima, perchè cambiare?) con couscous, tajine di agnello con fichi e noci, patisserie marocaine. Primo posto in terrazza (la mancia della sera prima?) e cibi squisiti con 240 dh in due.

16/06 martedì Oggi colazione con calma e poi visita alle cose saltate domenica. Prima di avviarci verso i palazzi ci ricordiamo che vicino al nostro riad c’è il souk dei tintori e partiamo da lì. Naturalmente siamo circondati da venditori, guide e “amici di italiani”. In un negozietto vediamo una teiera che ci convince e la prendiamo ( ma che lotta per pochi dirham con il ragazzo, tosto anche se giovane). Veniamo risucchiati da un altro giovane verso i tintori, dove ci spiega la lavorazione dei vari tessuti. Fa uno strano effetto vedere questa gente (moltissimi ragazzini) intingere le matasse dei filati, ma anche le braccia, in questi calderoni situati dentro degli autentici anfratti (definirli laboratori è impossibile) e farlo molte volte al giorno. Il suddetto giovane ci fa vedere i vari manufatti finiti ed è molto abile a “vestirci” il capo con questi ampi e colorati tessuti. Morale: ci siamo comperati due “sciarpe” e mi sa tanto che non le abbiamo pagate poco. Ma sono veramente belle, il venditore bravo e allora… Torniamo ai palazzi. Palais El Badi riserva una impressione di maestosità e impiego di mezzi per costruirlo davvero notevoli, nonostante il saccheggio a cui è stato sottoposto negli anni. Peccato sia rimasto solo il contorno di un quadro veramente unico. Tantissimi, e incredibilmente grandi, nidi di cicogne arrampicati su mura strette e torri sbrecciate, operedi ardito equilibrio! Belli i volteggi delle le cicogne quando atterrano su questi nidi. Usciti ci dirigiamo al vicino Palais de Bahia, non senza prima passare per la Place des Ferblantieres, angolo molto caratteristico dove si può assistere alla lavorazione di oggettistica in ferro, soprattutto lampade. Acquistiamo due lampade da tavolo (a prezzo fisso!!!), ci avviamo e scopriamo che il Bahia è chiuso in pausa pranzo. Vabbè. Rientriamo al riad per “scaricare” gli acquisti e, dopo una breve sosta in un bar per rifocillarci (fa sempre caldo) torniamo al Palais de la Bahia. Vale la pena visitarlo (vedi guide) ma si avverte anche in un tale splendore un chè di trasandatezza che in qualche caso squalifica l’evidente bellezza. Vicino c’è il Dar Si Said (museo di arti marocchine) ma, guarda caso, è chiuso il martedì. Perdendoci con calma nella casbah (dove c’è il quartiere ebraico con il variopinto mercato delle spezie) riprendiamo la via del riad e dopo un riposino (comprare è estenuante!) ci prepariamo a un ultimo pasto all’Argana. Brochette con patate, coca cola, patisserie marocaine, the alla menta per 280 dh. Come sempre buono e abbondante. Prepariamo le valigie per domani: si va a Essaouira.

Note su Marrakech: ci siamo lasciati guidare quasi sempre dal caso nel girare i vari souk senza mai perderci, godendoci questo bailamme di odori, colori e immagini. Non abbiamo mai avuto, anche negli angoli più remoti, impressioni di insicurezza. L’unica cosa pericolosa sono i motorini che sfrecciano tra la gente suonando continuamente il claxon. Dopo un po ti abitui e ti scansi naturalmente. Per limitare l’ingombro gli specchietti sono rigorosamente ripiegati all’interno: tanto per quello che servono! I pochi caschi che vediamo indossati ( di solito sono appesi al fanale) sono modelli spesso improbabili. Abbiamo visto una donna,completamente velata, sfrecciare con in testa un casco…Da baseball! Mitica!! 17/06 mercoledì Partenza alle 11, dopo aver saldato il conto. La sig.Na Hanane (la direttrice del riad) non ci ha fatto pagare l’escursione alle cascate d’Ouzoud, visti gli inconvenienti successi. Non ce lo aspettavamo e 600 dirham risparmiati! Caricati i bagagli sul solito carrettino usciamo dalla medina dove troviamo il taxi prenotato dal riad. 700 dirham fino ad Essaouira e lo stesso ci verrà a riprendere per portarci all’aeroporto. La strada per Essaouira è per la maggior parte in rifacimento con deviazioni, tratti sterrati e polvere a volontà. Arriviamo e il solito carretto porta i bagagli entro le mura, nel riad prenotato: La Maison du Vent. Veramente molto bello ed accogliente come struttura e come personale. Poco prima del nostro arrivo c’è stato un acquazzone che ha creato lungo le strade notevoli pozzanghere. Ci facciamo un piccolo giro per Essaouira, cittadina estremamente piacevole e tutta da godere. A parte un altro improvviso scroscio che ci ha”inumidito” un pochino. Molto meno caos di Marrakech e, nonostante la presenza di un souk molto esteso, non si viene assaliti dai venditori. Rientriamo per la cena e troviamo la tavola( situata in un angolo particolarmente delizioso e romantico) preparata con molta raffinatezza e a lume di candela. “Dovevo venire fin qui per riuscire ad avere una cosa così?” è stato il commento di mia moglie! Mangiato pesce fritto di varia e ottima qualità e abbondante. Ci dicono che stasera tardi arrivano altri italiani da Napoli. Serata di vero relax e a nanna.

18/06 giovedì Alla colazione del mattino c’è un signore seduto al tavolo. Ci guarda: italiani? Dopo poco arriva la moglie, mentre i due figli sono ancora a letto. Ci dicono che sono arrivati in piena notte dopo ritardi aerei e rottura del taxi lungo la strada. Li lasciamo e ci avviamo per un giro che ci porta sulle mura che danno sul mare. Le fortificazioni portoghesi sono ancora molto belle e la camminata lungo le mura regala un bel panorama ma anche una impressione di sicurezza. Moltissimi cannoni di bronzo di varie epoche e fabbricazione corredano le merlature dei camminamenti. I bastioni sono veramente imponenti e, soprattutto, molto ben conservati. Sotto uno di questi bastioni c’è una serie di piccoli negozietti veramente carini dove scopriamo la lavorazione del legno di tuia. Nascono oggetti molto belli, con sfumature originali su incisioni da veri artisti. Leggo che gli alberi di tuia sono a rischio di estinzione e che l’acquisto di questi oggetti può incentivare ulteriori abbattimenti. Peccato, ma rinuncio ad acquistare qualcosa. Tentiamo di comperare un piatto di ceramica e, nella contrattazione, lanciamo il nostro prezzo e facciamo finta di andarcene (come facevamo a Marrakech, tanto poi ti rincorrono) e ci rimaniamo malissimo quando il venditore, scuotendo la testa, ci fa segno che siamo suonati e si gira. Ma come! E la nostra trattativa? Forse qui bisogna usare un’altra strategia… Bighellonando incrociamo la famiglia napoletana che alloggia con noi e ci aggreghiamo. Si parla di mangiare e ci viene in mente che al porto ci sono i banchi del pesce fresco, dove tu scegli il pesce che ti piace tra quello esposto, loro te lo cuociono subito alla brace e lo mangi sulle tavole di questi piccoli chioschi. I camerieri si sbracciano per richiamare l’attenzione sulla qualità e tipologia del pesce. Noi due rientriamo in riad e loro vanno a scoprire qual’è il banco migliore. Quando arriviamo scopriamo innanzitutto le proprietà contrattatorie e la teatralità di Maurizio (che assieme alla moglie Isabella e i figli Alessandro e Francesca forma la famiglia napoletana) che trasformano un pranzo in una sceneggiata che coinvolge anche tutto lo “staff” del “ristorante”. Alla fine mangiato bene e abbondantemente ( e con le mani bevendo a collo dalla bottiglia): gamberi ai ferri e lessi, granseola, astice, spigola e dentice maxi per 6 persone. Nel prezzo era compreso anche l’odore del pesce arrostito, abbondantemente spalmatoci addosso (eravamo nel posto sbagliato). Una cosa da rifare. Quindi rientro e ci dividiamo. Qualcuno va al mare e noi ci rituffiamo nel souk dei gioiellieri alla ricerca di un bracciale. E’ molto vasto e vario ma ci colpisce un botteghino con un vecchietto che ha in vetrina quello che ci piace. Durante la trattativa l’amico Maurizio ci spiega una cosa che non sapevamo. Sui prodotti in argento si trova marchiato un simbolo che corrisponde alla percentuale di argento presente nel manufatto. Nel negozio ci deve essere esposta una tabella con i vari simboli in modo da poter sapere cosa si sta comprando. La trattativa non va in porto e ce ne andiamo. Dopo vari e inutili giri ritorniamo e con 250 dirham acquistiamo il bracciale. Soddisfatti. Girando per le strade e nei souk pensiamo alla differenza tra Essaouira e Marrakech. Egualmente caotiche ma meno asfissiante la prima, dove i venditori si propongono ma in maniera più “educata” e dove non ci sono migliaia di motorini sfreccianti. Più impressione di povertà a Essaouira dove i mendicanti sono presenti ovunque e l’aspetto di molte persone (soprattutto le più anziane) è decisamente trasandato. Rientriamo al riad e ci facciamo una salutare chiacchierata con Alberto e Serafina, proprietari italiani del riad. Parlano della loro scelta di cambiare vita (entrambi dipendenti pubblici), della minuscola comunità italiana in Essaouira, di cosa fare, vedere e dove mangiare. Ci accordiamo per il mattino dopo per la visita al laboratorio dell’olio di argan. Intanto per la cena i padroni di casa ci consigliano il “Ferdaous”, segnalato anche dalla guida. Per arrivarci ci si inoltra in vicoli secondari, all’apparenza inquietanti, ma ne vale la pena. Locale tranquillo con atmosfera semplice e si mangia solo marocchino. Antipasto, piatto unico(couscous o tajine,ecc.), dessert e bevande 230 dirham in due. Serata molto allegra e divertente, grazie al buon cibo e alla ottima compagnia.

19/06 venerdì Colazione con molta calma e partenza per la cooperativa per vedere la produzione dell’olio di argan. Prendiamo la strada per Agadir e passiamo per il villaggio di Diabat, famoso ritrovo negli anni settanta di hippies e seguaci a vario titolo di Jimi Hendrix, ora in spaventoso (e bruttissimo) sviluppo immobiliare. Arriviamo alla cooperativa e ci fanno vedere le varie fasi della lavorazione del frutto dell’albero dell’argan. Tutto a mano, dall’apertura del guscio (mi vengono i brividi nel pensare quante sassate si sono date sulla dita) fino alla spremitura per estrarre l’olio. Tutto fatto esclusivamente da donne. Poi inizia l’assaggio dell’olio alimentare (tostato) e si prosegue con la descrizione delle infinite applicazioni che si ottengono con l’olio cosmetico. Un tripudio di creme e spray! Poi inizia lo shopping-show di Maurizio che richiede, a ogni ragazza addetta alla vendita, dei regali a fronte degli acquisti fatti. La “capa” prende in mano la situazione ma intanto tutte le ragazze ci sono intorno a ridere e a scherzare su prezzi, sconti e regali. Una ventata di spensieratezza anche per loro che, alla fine, si sono molto divertite (anche se c’era seminascosto un “mastino” che ,secondo noi, osservava con attenzione tutta la situazione). Siamo usciti con gli acquisti, con un paio di borsette di paglia e con qualche saponetta in omaggio. Erano un po sconvolte e la “capa” ci ha detto, tra un sorriso e l’altro, che mai ha dato tanti omaggi su un acquisto così modesto. Rientriamo a Essaouira, scarichiamo gli acquisti e optiamo per la spiaggia. Ma non solo: in fondo alla spiaggia, vicino a delle dune, ci sono dromedari e cavalli. Accontentiamo la “cucciola” della compagnia che vuol fare un giro sul dromedario e ci incamminiamo. Fa un effetto particolare la spiaggia: molto profonda e ampia, con pochissima gente ben sparpagliata e con un mare leggermente increspato. Ti viene spontaneo camminare piano per guardare quell’orizzonte di 180 gradi e di parlare poco per non disturbare quel tranquillo equilibrio che la natura ti sta offrendo. Arriviamo al “parcheggio” di dromedari e cavalli e, mentre i due fratelli si fanno un giretto, mi soffermo ad osservare i cavalli e i loro cavalieri. Uno in particolare. Il cavallo, arabo, mantello lucido sale e pepe, e il cavaliere, senza dubbio berbero, con il copricapo indaco, il colore bronzeo della pelle e i lineamenti finissimi, mostrano nell’insieme una immagine molto vera di quello che questo paese è in grado di offrirti. Tanto che, disinteressandosi dei pochi turisti, faceva qualche sgroppata dentro e fuori le acque dell’oceano. Elegantissimo. Qualche foto sopra il dromedario (tra salire e scendere sembra di essere al luna park) e poi ci stendiamo al sole. Cavolo, come picchia! Io e Maurizio dopo un po ci arrendiamo e ci avviamo al riad. Le donne arrostiscono. De gustibus…Dopo doccia e riposino (altrimenti che vacanza sarebbe?) ci accingiamo all’ultimo (per noi) giro-shopping-cena di questa vacanza. Ci infiliamo in certi vicoli che portano vero la cinta muraria lato-mare e sbuchiamo vicino al negozio dove avevamo contrattato il piatto. Entriamo e il venditore ci riconosce subito, ribadendo il suo prezzo, 120 dirham ( che comunque è decisamente buono, visto quello che c’è in giro). Altro shopping-show di Maurizio, che in un vicolo scova un mantice originalissimo e vecchio, e compra un piatto nel nostro stesso posto pagandolo 110 dirham, dicendo che erano gli ultimi (si è persino svuotato le tasche e ha chiesto a me i pochi spiccioli che avevo! Commediante!!). E’ poi entrato nel negozio di fronte al ristorante per un bracciale, per poi ritornarci finita la cena proprio quando stava chiudendo e pagando la cifra da lui offerta. Esilarante. Già, il ristorante. “Les Alizèes”,segnalato dalla guida e, soprattutto, dai “turisti per caso” è da non perdere. Vederne l’ingresso lascia un po perplessi ma dentro è carinissimo e ricco di una atmosfera soft che ti mette subito a tuo agio. I cibi sono abbondanti e veramente molto buoni, serviti da un signore che, oltre ad assomigliare in modo incredibile a Morgan Freeman, ti contagia con il suo sorriso e la sua allegria. Ci ha servito pure una bottiglia di vino, discreto. Menu completo con bevande varie e the alla menta finale, 120 dirham a testa. Ripeto: da non perdere! Passeggiata finale sul lungomare e rientriamo. Salutiamo con un po di commozione questa carissima famiglia, con la quale abbiamo condiviso tanti bei momenti, che molto ha contribuito a migliorare il nostro soggiorno a Essaouira. Domani partiamo prestino.

20/06 sabato Colazione anticipata dal discreto e onnipresente Aziz e alle 8 puntuale arriva l’omino del carretto che trasporta le valigie fuori dalle mura, dove troviamo il taxi ad attenderci. Tutti sempre puntualissimi. Salamu aleikum, Essaouira. Viaggio tutto bene, a parte il fatto che i nostri bagagli si siano fermati a Madrid e non ci abbiano seguiti fino a Venezia. Meno male che è successo al ritorno… Note: -I negozianti sono assillanti ma mai scortesi. Se proprio non volete fermarvi basta un sorridente ma fermo “no merci” o “no grazie” e non ci sono problemi. Se però vi fermate sarà battaglia a tutto campo…Contrattuale! -La prudenza sanitaria consiglierebbe di non consumare cibi e bevande nei banchi delle vie e delle piazze. Il modo di lavare posate e bicchieri spesso è molto “spartano” (di solito in questi posti non c’è acqua corrente…), si consiglia, allora, di scegliere cibi che si possano mangiare con le mani. Qualche eccezione si può fare: almeno una volta non si può rifiutare un the offerto durante una contrattazione o da un “amico” del luogo. E’ un modo per poter apprezzare la semplice e genuina ospitalità locale.

-Da rilevare la ricercatezza con la quale sono decorati gli edifici: dai palazzi più sontuosi, alle moschee, agli interni dei riad ma anche porte e portoncini che si trovano nelle viuzze della medina. E’ tutto un susseguirsi di stucchi colorati e lavorati, di legno intarsiato e, soprattutto, delle fantastiche piastrelle a mosaico che rappresentano il massimo della loro arte.

-I riad sono situati entro le mura della medina e, per entrare ed uscire, si devono percorrere vicoli stretti e a zigzag, forse di primo impatto un po inquietanti (ma passa subito), dove si affacciano le abitazioni dei locali, dove puoi cogliere uno spaccato del loro quotidiano e dove incontri spesso bambini che ti sorridono e salutano.

-Un paese che molto ci ha dato ma che ci ha anche fatto capire che molto, molto di più, è ancora in grado di offrire.



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