Un girotondo nel mitico west

(California, Nevada, Arizona e Utah) E’ da pochi mesi che ho scoperto il sito di "Turisti per caso", e, nonostante i tanti viaggi, mi è venuta voglia di lasciare qualche riflessione sul viaggio più emozionante, per la varietà degli scenari incontrati, che abbia mai fatto: West Coast degli States. Il viaggio risale allo scorso anno (2001),...
Scritto da: Sergio Notari
un girotondo nel mitico west
Partenza il: 28/07/2001
Ritorno il: 12/08/2001
Viaggiatori: fino a 6
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(California, Nevada, Arizona e Utah) E’ da pochi mesi che ho scoperto il sito di “Turisti per caso”, e, nonostante i tanti viaggi, mi è venuta voglia di lasciare qualche riflessione sul viaggio più emozionante, per la varietà degli scenari incontrati, che abbia mai fatto: West Coast degli States. Il viaggio risale allo scorso anno (2001), pertanto, ancora fresca nella memoria le giornate trascorse a San Francisco, Los Angeles, Las Vegas, al Gran Canyon e sopratutto alla Death Valley. L’aspetto più importante del viaggio è stata l’organizzazione. E’ stato preparato tutto prima di partire, studiando guide, leggendo libri e navigando via Internet alla ricerca di informazioni. Tutte le soste sono state prenotate via Internet, tranne tre notti relative agli spostamenti da San Francisco a LA, dal Gran Canyon a Las Vegas e da Las Vegas a San Francisco. Importante è stato l’uso della carta di credito per prenotare i soggiorni. Il diario di viaggio prevedeva 3 notti a San Francisco (il 28, 29 e 30 luglio), la notte del 31 luglio durante il viaggio da SF a L.A., 4 notti a L.A. (il 1, 2, 3 e 4 agosto), la notte di domenica 5 agosto a Las Vegas, la notte del 6 agosto al Gran Canyon, la notte del 7 agosto durante il viaggio dal Gran Canyon a Las Vegas, la notte del 8 agosto a Las Vegas, la notte del 9 agosto durante il viaggio da Las Vegas a San Francisco, la notte del 10 agosto a San Francisco.

Le mete previste dal viaggio erano: San Francisco, Monterey, Santa Barbara, Los Angeles, il Mojave Desert, Las Vegas, il Gran Canyon National Park, il Lago Powell, lo Zion National Park, la Death Valley e lo Yosemite National Park. L’itinerario prevedeva pertanto l’attraversamento di quattro Stati americani: la California, il Nevada, l’Arizona e lo Utah. Siamo partiti sabato 28 luglio da Roma con volo aereo AirFrance diretto a San Francisco, via Parigi. Ora locale di arrivo a San Francisco prevista per le 15,50. Il viaggio è iniziato con qualche sorpresa. Il ritardo della partenza da Fiumicino era più di 1 ora. Vista la coincidenza con il volo intercontinentale iniziavamo a preoccuparci. Sul volo verso Parigi l’equipaggio di bordo facevano l’appello delle persone che dovevano prendere la coincidenza. All’arrivo a Charles de Gaulle, con sorpresa, appena fuori dal corridoio di uscita vediamo alcuni responsabili dell’aeroporto con in mano un foglio con indicato i diversi voli intercontinentali in fase di imbarco. Riconosciamo su un foglio il volo intercontinentale con destinazione San Francisco. Ci presentiamo, il tizio verifica i nominativi, appena terminato l’appello delle persone che provenivano da Roma che dovevano prendere la stessa coincidenza, ci chiede di seguirlo. In pratica ci mettiamo a camminare con passo alquanto veloce ad attraversare l’aeroporto, anche passando verso percorsi riservati. In pratica dopo un quarto d’ora ci troviamo davanti al metal-detector per il controllo del bagaglio a mano. Devo dire che qui i francesi hanno dimostrato di essere stati grandi!. Avremmo dovuto prendere un navetta per circumnavigare l’aeroporto! E appena saliti l’aereo ha iniziato rollare verso la pista di decollo.

Arriviamo puntuali a San Francisco. Non vedevamo l’ora!. Il viaggio sembrava non finire. Superato come al solito le formalità di ingresso e doganali, si prende un Bus destinazione capolinea della linea ferroviaria BART destinazione Downtown. L’albergo prenotato era l’Holiday Inn Civic Center. Centrale anche se la zona non era proprio rassicurante. Stanza 1023. Cena della sera del 28 al ristorante cinese R L G (631 Kearny Street) consigliato dalla presenza in fila di tanti americani. Msg nel dolce cinese: “A wise man knows everything. A shrewd one, everybody”. Nel soggiorno a SF si è girato a piedi per la città: Union Square, Chinatown, Nob e Russian Hill, Fisherman’s Wharf, Golden Gate, Mission e Castro sono i quartieri più importanti. I ricordi più forti sono le passeggiate in Gran Avenue a Chinatown, in Montgomery Street nel Financial Street e sulla spiaggia di Baker Beach, il viaggio sul Cable Car (sulla linea Powel si godono le vedute migliori), suonare il campanello per scendere dal tram di Milano(?!?), la visita al MOMA (per info www.Sfmoma.Org) e al Ansel Adams Center for Photography, la vista panoramica sulla città da Alamo Park e da Twin Peaks, percorrere in automobile Lombard Street e il Golden Gate, le colazioni da Starbucks Coffe, ed infine lo shopping. E’ lo shopping nelle diverse realtà di SF che rende ogni acquisto qualcosa di veramente speciale. Chi ama vedere le vetrine ne troverà di splendide in Union Square (visitate il Folk Art Intl – 140 Maiden Lane), mentre chi vuol trovare occasioni andrà nei punti vendita di South of Market. Crate & Barrel vende a prezzi giusti tutto ciò che serve per la cucina. Se non siete stati a quello di New York, visitate lo FAO Schwartz, il più grande negozio di balocchi. Per avere una guida sui divertimenti della città cercate SFWeekly (gratuito). Le cene del 29 e 30 sono state consumate presso la catena Pizzeria UNO Chicago Bar & Grill (mitica la deep dish pizza) e il ristorante Cheesecake Factory, con il dessert più buono al mondo! Il 31 luglio mattina lasciamo SF. Dopo aver prelevato dall’ufficio Hertz di Fisherman’s Wharf l’auto prenotata via Internet dall’Italia, si cerca, con la tensione delle marce automatiche, la strada Highway 1 per avviarci verso sud: destinazione LA. Itinerario 1: raggiungere L.A. Lungo la Highway 1. Siamo partiti alle 11.00 direzione Monterey scendendo lungo la solitaria State Road 1 che costeggia la costa dell’Oceano Pacifico. Cominciano baie e spiaggette scavate nel versante occidentale della Coast Range, la catena montuosa che orla e isola la costa fino a L.A. Tappa irrinunciabile a Monterey è la 17 Mile Drive. Una strada costiera panoramica privata che inizia subito dopo Monterey e termina a Carmel. Dopo aver pagato il pedaggio si riceve una mappa dettagliata con i punti d’interesse. Entriamo in una macchia verde che arriva fin all’oceano. Qui il colore del mare assume un colore azzurro che ricorda il mediterraneo. La costa è molto frastagliata. Tappe da ammirare sono l’isola degli uccelli e il famoso cipresso solitario. Strano ma vero: sulla cima dei promontori rocciosi resistono ai forti venti dei bei cipressi dalla forma contorta. Lungo la strada si notato ville immerse nel verde e campi da golf definiti esclusivi. Qui il golf è uno sport simbolo con i suoi campioni miliardari. Carmel è una elegante cittadina che sembra essere più europea che americana: mancano cartelli pubblicitari, insegne al neon. In giro per la cittadina, attraversata in auto, si vedono case stravaganti e gallerie di artisti locali. Prima di proseguire verso Santa Barbara facciamo tesoro di alcuni consigli dateci da Loredana esperta viaggiatrice on-the-road: “fate benzina in quel tratto di strada perché i pochi distributori che ci sono lungo il percorso sono alquanto cari”. Verissimo!!! Durante il viaggio ci siamo concessi numerose soste per ammirare i panorami e fare belle foto (…Big Sur). Inizia il tramonto, il colore della costa diventa particolare. Riconosciamo il Hearst Castle, e lo superiamo. In un Point of View riconosciamo dei leoni di mare; una signora mi chiede se vedo anch’io come lei una balena al largo. Gli dico che non è vero… indignata rimonta in macchina e sparisce (vista con lo zoom la balena era uno scoglio!). Superiamo Cambria e arriviamo a San Luis Obispo. Troviamo da dormire presso il Lamplighter Inn & Suites, 1604 Monterey Street. Room 211. Tipico motel americano visto nei film, dove parcheggi l’auto nel cortile e le stanze stanno al primo piano lungo un ballatoio. 98$ for night. Cena messicana da Izzy Ortega, poco distante, a base di burrito e tacos. Siamo serviti da Danielle. La mattina seguente (mercoledì 1 agosto) ripartiamo per la città degli angeli. Siamo davanti all’albergo più kitsch della california: il Madonna Inn. Decidiamo di non perdere tempo e di proseguire. Tappa successiva via US 101, è Santa Barbara. Si attraversano delle colline, vigneti e qualche eucalipto. La temperatura si riscalda. Santa Barbara è un miscuglio di simboli americani moderni (shopping center, le grandi jeep che circolano nella città e fast food) in contrasto con lo stile e l’atmosfera spagnola con case bianche in stile moresco che ricordano lo quelle della Costa del Sol. Tutto è lindo e perfettamente curato. Andiamo subito a visitare la Queen of the Mission. Ancora ben conservata. All’esterno stanno provando passi di flamenco delle danzatrici un poco over size. E il mare?. Le palme ornano la baia. Sembra di stare in un film… ma dove sono i surfisti? Sono le 14.00. Il sole è così caldo che nessuno prende il sole. Andiamo a cercare un poco di refrigerio nella Old Town. La zona pedonale è piacevole: tra piazzette, marciapiedi colorati da bougainvillee, archi e fontane si trovano diversi negozi e bar. L’atmosfera è alquanto particolare, ci chiediamo: dov’è Zorro?. Siamo nel El Presidio de Santa Barbara. Stiamo facendo tardi, L.A. Ci aspetta per la notte. Continuando lungo la costa, sempre più trafficata man mano che si scende verso Los Angeles, attraversiamo i luoghi dei sogni americani: Malibù e Santa Monica. Lo scenario è quello del serial Baywatch. Arriviamo a Los Angeles. Siamo fermi nel traffico cittadino. L’albergo prenotato è il Kawada nel Downtown. Non è facile trovare l’uscita esatta. Anche perché non sappiamo dove andare. Siamo arrivati!!. E’ buio. I dintorni dell’albergo sono zona off-limits. Ci facciamo coraggio per fare due passi a piedi. Siamo sotto i grattacieli di LA. Nessun negozio, poche luci e qualche malcapitato passante che si dirige verso la fermata del bus. Decidiamo di comprare nel solo negozio di alimentari incontrato. Non riusciamo a capire gli ingredienti dei panini esposti nel menù. Ci ispiriamo alle foto esposte. Peccato… la scelta è finita su un panino farcito con qualcosa che assomigliava a del fegato! Il panino è rimasto la notte nel frigo dell’albergo e nella spazzatura il giorno successivo. Dormiamo a L.A. Quattro notti. Giovedì 2 agosto 2001: decidiamo di andare a passeggiare a Hollywood. Appena arrivati siamo risucchiati nel Posthumous Star Ceremony dell’attore di origine italiana Guy Williams, in pratica sulla Hollywood Walk of Fame stanno attaccando sul marciapiede la Stella per celebrare Zorro (che coincidenza!?!). “Sorridi che ci stanno riprendendo in televisione!”. Dopo la sosta al Chinese Theatre, quello con le impronte dei divi, passeggiamo sulla Walk of Fame a vedere i negozi che vendono di tutto: ti serve un parruccone biondo modello Barbie? Nessun problema, c’è ne uno anche simil Kent. Si vendono fotografie, poster, fotocopie di sceneggiature originali, abiti di scena e autografi di attori e registi (saranno veri?!?). Proseguiamo la gita verso la scritta HOLLYWOOD. Il quartiere sotto la collina nasconde dietro enormi cancelli abitazioni con giardini ben curati. Dall’alto ci si rende conto quanto sia effettivamente grande la città. La città?. Questa è una maxi-metropoli con tante città una diversa dall’altra… La sera andiamo a prendere il fresco a Santa Monica, caratterizzata da una centrale via pedonale con bancarelle che vendono di tutto, dai quadri ai cappelli per cani. Ci sono molti artisti per strada che si esibiscono come al circo. Tutti i negozi sono aperti. Oramai siamo diventati esperti delle freeways: sono come delle metropolitane; il sistema stradale è praticissimo in quanto la segnaletica è molto efficace. Occorre sempre sapere dove si è diretti, cioè studiare il percorso da seguire. E’ un divertimento ad alto rischio saper prendere le coincidenze delle freeways: se sbagli l’uscita è la fine!. E’ solo una questione di logica e organizzazione.

Il 3 agosto è il giorno dei divertimenti: Universal Studios!. Ingresso piuttosto salato. I consigli della partenza ci ricordano che occorre arrivare all’apertura per precipitarsi sul Tram Ride che percorre gli studi e i quartieri ricostruiti (che emozione passare vicino la casa di Psyco!). Il resto della giornata trascorre, dopo un po di fila, nei diversi Entertainment: Jurassic Park (che bagno!), Backdraft (che caldo!), ET (che magnifica passeggiata in bici…), La mummia (che cazzata!)… Alle 16.00 stufi della confusione scappiamo, diretti al The Getty Center con una collezione d’arte unica (gli Iris di Van Gogh bastano?). Pomeriggio a Long Beach con cena nel locale sportivo Hooters, con simpatiche ragazze… La mattina del 4 agosto andiamo in giro per il Downtown, visitiamo il Civic Center, con la City Hall che ricorda il grattacielo di Superman, e il MOCA. E’ sabato, gli uffici sono chiusi. Fine giornata a Beverly Hill con passeggiata a Rodeo Drive (…Quali saranno i negozi dove Julia Robert faceva acquisti in Pretty Woman?). Shopping alla TowerNike… Cena alla Cheesecake Factory. Itinerario 2: L.A. – Las Vegas. Il giorno 5 si riparte destinazione Las Vegas, la città dalle mille luci e dai moltissimi alberghi. Usciti da Los Angeles lungo la I 10E, che poi confluisce nella I 15, si incontra il deserto del Mojave. Più ci si allontana da L.A. Più il clima diventa arido. Il deserto è un paesaggio spettacolare. Veniamo presi da una crisi isterica di riso a vedere il numero dei copertoni che si incontrano lungo la strada. Superiamo le cittadine di Barstow e Calico. Un cartello stradale ci ricorda che stiamo entrando nel Nevada. Fa caldo, il sole è sempre enorme nel cielo; pensiamo se hanno dato il Nobel all’inventore dell’aria condizionata. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Las Vegas. L’albergo prenotato è il New York New York. 103$ la double queen size. Al di fuori dei fine settimana le grandi catene alberghiere praticano tariffere super-scontate, più economiche dei motel! Appena entrati nell’albergo rimaniamo ipnotizzati dal rumore delle slot-machine! La hall dell’albergo è una sala da giochi! La stanza è quasi all’ultimo piano del Chrysler Building con vista mozzafiato sullo Strip. E’ sera decidiamo di cenare con una pizza. All’interno dell’albergo scopriamo che sono stati ricostruiti i quartieri di Broadway, Chinatown, Greenwich e addirittura Little Italy. Il cameriere ci chiede se vogliamo mangiare dentro o fuori il locale. Ci fa uno strano effetto dirgli che gradiamo mangiare all’aperto lungo il marciapiede… ma siamo sempre dentro l’albergo?!?. Notiamo con stupore che i tombini davanti agli ascensori stanno fumando! La sera è stata dedicata al giro delle sale da gioco… MGM, Aladdin, Paris Casino, Bally’s… gli ultimi quarter li lasciamo a New York!?! Strano ma vero: abbiamo trovato un portafoglio. Che fare? [… omissis …].

Itinerario 3: Gran Canyon Circle La mattina del 6 si riparte… anche perché di giorno Las Vegas non offre molto. Non ci sembra il caso fare il tour degli alberghi… c’è sicuramente meglio da fare nei dintorni: la nostra destinazione è il Gran Canyon. Appena usciti da Las Vegas si incontra la diga di Hoover Dam che contiene il lago Mead. Percorriamo la storica route 66 o, come indicano i cartelli, la nel tratto tra Kingman e Seligman. Per attraversare il villaggio di Peach Springs siamo entrati nella riserva degli Indiani di Hualapi. In questo tratto di strada si alternano distese con altipiani, e si fa a gara con i lunghissimi convogli della Santa Fe. Ci emozioniamo a vedere un tumbleweed attraversare la strada. Superata Williams prendiamo la way to the Gran Canyon. La vegetazione cambia mentre saliamo di altitudine. I cactus, o qualcosa di simile, vengono sostituiti dalle querce, e salendo ancora dai pini. Per fortuna riusciamo ad arrivare al Gran Canyon National Park due ore prima del tramonto. Vista l’ora il ranger non ci fa pagare l’ingresso, in quanto gli diciamo che saremmo tornati all’indomani per visitarlo di giorno. Cerchiamo un parcheggio lungo la strada principale del Villane all’interno del parco, quando qualcosa di un colore incredibilmente rosso si scorge dietro ai pini: è il Gran Canyon!! Non avevamo realizzato di essere già sul ciglio del South Rim. Scoprirlo in questo modo ci ha folgorato; forse come i primi cow-boys. Questo incredibile spettacolo della natura si trova nel bel mezzo di una folta vegetazione!. Aspettiamo che il sole scompare all’orizzonte per andare all’albergo prenotato via Internet nella cittadina di Tusayan. Troviamo per cenare una affollata steakhouse con un’atmosfera calorosa. Dedichiamo la mezza giornata del 7 agosto a visitare tutti i Point of view del Gran Canyon. [… …] non ci sono parole per descrivere questo immenso spettacolo del Colorado river. Abbiamo fatto l’abbonamento annuale per tutti i parchi degli Usa perché risultava conveniente con il nostro itinerario. Non manca l’ebbrezza di un veloce acquazzone che rende per un attimo buia la zona. Rosichiamo a vedere nel basso un elicottero che attraversa il canyon!. Nel pomeriggio lasciamo il G.C. Per raggiungere Page. Troviamo un albergo alquanto squallido: la zona è piena di turisti: No vacancies! Mangiamo messicano in un locale ad uso familiare dove mangiano solo parenti e amici dei padroni (messicani); …E un via vai di persone che mangiano e non pagano!. Sarà perché si trovi in alto, ma a Page la temperatura è accettabile.

Il giorno 8 andiamo nello stato dello Utah a vedere il famoso lago Powell; un lago artificiale ma ogni cosa sembra naturale. Il colore blu del lago si perde nelle coste frastagliate e nelle falesie di un colore rosso fuoco. Il fiume Colorado è stato sbarrato nei pressi del Glen Canyon. Questo è il risultato: un Canyon allagato, con isolotti sparsi e isolati. Lo scenario è stupendo. Mi sembra che qui ci hanno girato il film Il pianeta delle Scimmie. Ora sappiamo dove andavano tutte le auto con barche al seguito che abbiamo incontrato nel bel mezzo del deserto del Mojave!. Sostiamo al Wahweap per ammirate il Castle Rock. Proseguiamo verso lo Zion National Park, dove l’ultimo tratto di strada è asfaltato con bitume rosso per evitare contrasti con l’ambiente. Il paesaggio sembra innaturale: rocce erose con incredibili striature. La visita del parco inizia dall’alto e termina nella valle del Canyon attraversando gole con pareti perpendicolari mozzafiato. Terminata la gita (il viaggio nella valle è organizzato con pulmini), ripartiamo verso Las Vegas dove ci aspetta il Luxor Hotel. Arriviamo di sera: lo spettacolo è sempre impressionante a Las Vegas. Questa volta l’albergo prenotato è la famosa piramide nera. L’atrio è enorme. Tutto intorno si vedono statue egizie in cartapesta. La cena organizzata dall’albergo è a buffet metodo all-you-can-it, dove si mangia anche sushi.

Itinerario 4: Death Valley (Valle della Morte) e Yosemiti Park La mattina del 9 agosto decidiamo di andar a far colazione al The Venetian dove è stata ricostruita Venezia con Piazza San Marco, i ponti, i canali e le gondole… (all’interno dell’albergo!). Compriamo come souvenir le carte da gioco usate negli alberghi. Facciamo rifornimento di benzina e soprattutto di acqua: prossima meta la Death Valley!! Dopo circa 200 chilometri arriviamo nella Valle della Morte, uno dei territori più profondi della terra (86 metri sotto l.M.). La temperatura è elevatissima, anche oltre i 45 gradi all’ombra… ma l’ombra non c’è! L’umidità è nulla. Se non avete l’aria condizionata in macchina non avventuratevi… l’autostop qui non si sa cosa sia!. Lungo la strada si trovano dei serbatoi di acqua per i radiatori . Decidiamo di arrivare a Dante’s view, nell’ultimo tratto di salita blocchiamo addirittura l’aria condizionata per non surriscaldare il mezzo. Il paesaggio è grandioso, offre uno spettacolo lunare con la terra arsa dal sole, il lago di sale e i cespugli di un colore bianco/verde chiaro quasi trasparente. Dall’alto del promontorio tira un po’ d’aria che non fa rimpiangere il caldo di Las Vegas. Meta successiva è Zabriskie Point. Il fenomeno geologico ha tinto di meravigliose tonalità i colli erosi di questa zona. Poi Artist Drive… una strada a senso unico ci porta in un ambiente surreale dove pigmenti minerali hanno colorato le pietre: uno spettacolo per gli occhi. Quindi Devil’s Golf Curse… una immensa distesa di sale accecante in mezzo al deserto! Shopping con caffè al Furnace Creek Camping. …Prima di andar via riconosciamo le Sand Dunes… un angolo di Sahara… costituito con la sabbia della roccia erosa delle montagne vicine. E’ quasi tramonto proseguiamo verso nord, ma dobbiamo trovare da dormire vicino al Yosemiti Park. Ci sistemiamo al Vagabond Inn di Bishop. Motel stile film americani molto ben attrezzato. Piscina, lavatrice… e microonde! E’ tardi… di corsa andiamo in un locale… che sta chiudendo; riusciamo a ordinare una big-pizza-take-away che ci gustiamo in camera dopo la fatica del viaggio. Aprendo le valigie ci accogiamo che gli indumenti sono ancora caldi!!!.

La mattina del 10 agosto la cortese signora del Motel ci avverte che il Tioga Pass è chiuso. Pertanto siamo costretti a girare intorno all’area del Yosemiti Park. Attraversiamo la Serra Nevada. Superiamo un passo fin oltre i mille metri. La strada diventa monotona: pinete, pinete, pinete… fino a Sonora. Poi proseguiamo fino a San Francisco. L’albergo è sempre lo stesso. Cena ad un ristorante tipico americano. La mattina del giorno 11 agosto facciamo un giro della città in auto… consegniamo l’auto alla Hertz… e poi alle 14.00 ci dirigiamo verso l’aeroporto Internazionale per la via del ritorno. Arrivo a Roma per il giorno 12 agosto. Questo piccolo diario è dedicato a tutti coloro che hanno il desiderio di fare un viaggio nella West Coast, ma soprattutto a coloro che non se la sentono di affrontare un viaggio del genere perché è poco riposante. Vi assicuro che l’emozione sentita per la vista dei diversi scenari paesaggistici incontrati, per gli odori delle metropoli conosciute, per la sensazione continua di trovarsi dentro ad un film… rende nulla la fatica spesso incontrata. Chiedetevi cosa vi resta di un viaggio riposante di quindici giorni a Sharm!!! (leggi:Sharm ash-Shayikh) Sergio Notari .

Per altri consigli potete mandarmi un’e-mail.



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