Un giorno tra le ville venete
… romantica villa veneta e magia della neve …
La neve scende copiosa domenica mattina, quando giungo a S. Polo di Piave (TV). Arrivo nella sua piazza subito dopo aver oltrepassato le prime case dell’abitato. E’ presto ed in giro si vedono poche persone. Il paese è silenzioso sotto la bianca coltre ed è in questa cornice magica ed ovattata che mi appare l’incanto di Villa Giol. Una splendida e romantica immagine. Un fiabesco sortilegio. Le bianche pennellate accentuano i particolari della sua singolare architettura. Una costruzione con chiari riferimenti allo stile Tudor. Ho la sensazione di essere in qualche angolo dello York, ma sono certa; mi trovo nel lembo di terra veneta bagnata dalle acque del fiume sacro alla Patria. La villa ha la facciata rivolta verso l’antistante laghetto ed è circondata da un grande parco di piante secolari. Alle sue spalle si trovano le antiche cantine. Inizia qui l’itinerario che mi porterà, assieme ad un gruppo di visitatori, a conoscere il passato di questo luogo. Ci accompagna Vittorio, il giovane padrone di casa dai modi garbati. Colgo entusiasmo mentre racconta, con orgoglio, il vissuto del bisnonno Giovanni Giol. Il temerario friulano emigrò a cercar fortuna in Argentina da giovane verso la fine dell’ottocento. In questa lontana terra iniziò la proficua attività di vignaiolo che, nel tempo, lo porterà ad un elevato benessere economico. Le grandi ed antiche botti di rovere sfilano davanti ai nostri sguardi. Fiere del loro trascorso donano al nostro olfatto un particolare profumo. Su una di loro, a testimonianza dell’occupazione austriaca durante la Grande Guerra, i segni indelebili lasciati da alcune pallottole. Proseguiamo la visita alle cantine. Vittorio ci fornisce interessanti ragguagli sulla viticoltura praticata ora nelle campagne di Villa Giol. La descrive con convinta passione. La storica azienda agricola adotta il metodo biologico nella coltura della vite. Infine c’illustra le varie tecniche d’imbottigliamento del vino prodotto. Lasciamo le antiche cantine. Un timido sole fa capolino fra le nubi di un cielo ancora grigio.
Nel 1814 i Papadopoli, ricca famiglia d’origine greca ora estinta, acquistò l’antico feudo di San Polo dalla precedente proprietà caduta in disgrazia. Uno stretto ed indissolubile legame unirà questi illustri possidenti al territorio circostante e alla singolare nobile residenza di campagna. La spettacolare e scenografica struttura, opera dell’architetto vicentino Francesco Bagnara, è chiamata tutt’oggi “Castello Papadopoli”. Dopo le traversie subite durante la prima guerra mondiale ed un incendio che ne distrusse parte dei suoi interni, nel 1921 fu acquistata e poi ristrutturata dal Commendator Giovanni Giol. Veniamo accolti, all’ingresso del parco di Villa Giol, dalla zampillante e bella fontana.
Entriamo in villa dall’accesso posteriore. Motivi trompe l’oeil raffiguranti cassettoni ad effetto tridimensionale al soffitto e finta tappezzeria alle pareti decorano l’ampio foyer. Salgo la scala che introduce al piano nobile ammirando le eleganti finiture del soffitto a volta. Nel salone dei ricevimenti una guida c’illustra la secolare storia di Villa Papadopoli Giol. Con dovizia di particolari risale agli albori del luogo nominando tutti i proprietari che si sono succeduti nel tempo. La mia mente si sottrae all’ascolto e il mio sguardo si sofferma sugli arredi che mi circondano. L’ambiente è abbellito da affreschi, fregi di gesso come soprapporte e alle pareti due ritratti dei coniugi Giol. Mi viene spontaneo raffrontare lo stile ricercato dell’esterno con la sobria signorilità dell’interno. Mondi ed epoche diverse. Il primo raffinato e vicino “all’apparire”, il secondo pratico e rivolto “all’essere”… ma questo è semplicemente un mio pensiero…
Non nevica più. Intravedo il giardino, oltre le finestre del salone, coperto dalle poche chiazze di neve rimasta. La figura dominante del parco, l’antico cedro del libano, si staglia nell’azzurro cielo.
I rintocchi delle campane del vicino campanile annunciano il mezzogiorno. Abbandono Villa Giol. Il sole splende e la neve si è sciolta, ma nulla è compromesso. Dentro di me rimane l’immagine di un castello da fiaba.
Giovanna Carlot