UN di quasi ARCHITETTO A BARCELLONA
UN PENSIERO SUL MODERNISMO E UNA DOMANDA Quello che ho capito è che tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento anche Barcellona ha avuto la sua rinascita culturale vitale e ribelle, declinata essenzialmente in due modi diversi: una avanguardistica e una romantica.
Primo modo: l’avanguardia. Coniugare esperienza artigiana e qualità con economicità e precisione industriale. Una trovata geniale, che sta alla base dei moderni processi costruttivi! razionalizzare la costruzione edilizia, semplificare gli impianti tipologici, utilizzare regole modulari riproducibili industrialmente. L’architetto in questione era anche l’archetipo dell’intellettuale inserito nella società, l’uomo di spicco. Vi ricorda niente? Secondo modo: il romantico. Si dedica a case borghesi, ripensa ai concetti ideali di città-giardino e tempio. Produce un’architettura che è unica ed irripetibile, dai costi elevati, non riproducibile altrove nei suoi singoli elementi. Concetti attualmente un po’ superati, inattuabili.
Eppure… Il primo architetto, Domenec y Montaner, viene frettolosamente citato nelle guide, si da una veloce occhiata al suo Palau della Musica Catalana e non si riflette sul lavoro intellettuale, così moderno, che sta alla base delle sue opere. Invece il secondo architetto, un estremista cattolico, probabilmente un po’ matto, lupo solitario, una persona che se fosse viva apparirebbe detestabile e bigotta, vince su tutto. Antoni Gaudì. Si narra che il giorno della sua laurea in architettura , il relatore pronunciò tali parole “Non so se stiamo dando la laurea ad un genio oppure ad un pazzo”. Uno che progettava le case senza una linea retta, e che quando la committente, lamentandosi, gli disse “Non so dove mettere il mio pianoforte” lui rispose “Inizi a suonare il flauto”.
Vi sembra giusto? Eppure… È così. Gli assurdi terrazzi di casa Battlò, i comignoli e i mosaici del Parc Guell dove da un momento all’altro ti aspetti di veder sbucare il cappellaio matto e il bianconiglio, la complicata facciata di casa Milà e il suo tetto incredibile, ti restano impressi nella mente. Indelebili. Ti chiedi come si possa vivere in una casa con le pareti tonde, ma poi se ci entri dentro ti innamori della luce, dei balconi, dei corridoi che sinuosi ti accompagnano nelle stanze. Impugni le maniglie e ti rendi conto che sono realizzate sul calco di una mano, altro che ergonomia. Genio o matto? Entrambi, forse.
LA DIFFERENZA FRA UNA STRADA E UNA AVENIDA A Firenze le strade sono un collegamento, un mezzo per arrivare da un punto A ad un punto B. Tutto il resto è un fastidioso ostacolo allo scorrimento del traffico o del parcheggio. Si esce da un delizioso negozietto in centro e si rischia di essere travolti dal furgone delle consegne i cui specchietti laterali pettinano i muri. A Barcellona la strada, l’avenida, la rambla, il passeig sono uno spazio pubblico. Si interrano le circonvallazioni, e sula rete stradale si individuano dei percorsi, degli itinerari strategici, si interviene con marciapiedi, pavimentazioni differenziate, illuminazione, arredo e verde. Si esalta la dimensione pubblica delle strade che sono uno spazio generatore della città, vivibile e rappresentativo. Convivono le auto, gli autobus, le biciclette, i pedoni e tutte le reti di traffico in modo equilibrato. E il motivo non è che a Barcellona c’è più spazio che a Firenze per fare queste cose. C’è un intento diverso.Ci sono soluzioni. (Ho tirato in ballo Firenze perchè è la mia città, ma sono sicura che ognuno può leggerci il nome della propria).
SAI CHE C’E’? ME NE VADO AL PARCO (O AL MARE) Tante città europee hanno spazi pubblici moderni e vivibili, pieni di giovani che fanno jogging, vanno sui rollerblades, ascoltano l’i-pod in bici (Berlino una su tutte). Ma poche hanno gli anziani che si godono gli spazi pubblici. E non intendo un vecchietto sulla panchina o il gruppetto di “ingengneri” che si affacciano a guardare i lavori in corso, i cantieri stradali etc. Intendo anziani che vanno a passeggiare sul mare, che portano il nipotino a correre sulla spiaggia, che bevono un caffè al porto, gruppetti di allegre carampane che pranzano sui tavolini all’aperto di un animato caffè. La città è aperta e vissuta davvero, fino in fondo, da tutti. Il recupero del fronte a mare della città è impressionante: il PORT VELL era zona degradata e malfamata, ora c’è un camminamento in legno di teak, panchine, negozi eleganti, graziosi caffè, un centro commerciale (il maremagnum), un bellissimo ponte pedonale a forma di onda che ruota su se stesso per lasciar passare yacht e barche a vela, un enorme acquario e il cinema 3d; il PORT OLIMPIC costruito nel ’92 è un elegante attracco di yacht, circondato da servizi, ristoranti e negozi una ampia spiaggia, la statua in bronzo di Frank Gehry che sembra un enorme pesce scintillante, alberghi, e una lunga passeggiata; il PORT FORUM è l’ultima porzione di città che mancava all’appello, con una zona dedicata alle fiere e ai congressi (da vedere l’Edifici Forum di Herzog-de Meuron), alberghi, pannelli solari per l’energia fotovoltaica che alimenta l’intera zona, il porto turistico, una explanada ondulata paradiso di ragazzini sullo skate o sui rollerblades, e il parco botanico progettato da Miralles. Consiglio di pranzare sulla terrazza del centro commerciale Diagonal a Mar, dove a parte i soliti McDonald’s e simile ci sono caffè e ristorantini aperti anche la domenica. La terrazza è in realtà una piazza sopraelevata aperta verso la città.
EDIFICI DAL FUTURO TORRE AGBAR (agbar=agua-barcellona, la società dell’acqua) è l’immancabile cetriolo che ogni skyline di rispetto deve avere. Questo è frutto della mente di Jean Nouvel, coloratissimo. Impossibile non vederlo perchè emerge dal tessuto urbano, consiglio di visitarlo da vicino. La tramvia e la metro hanno una fermata proprio lì sotto.
MACBA (museu d’art contemporani de barcelona) di Richard Meier. Forse ispirato dall’accecante luce di Barcellona, Meier ha realizzato un bianco bastione dell’arte contemporanea, il cui candore è interrotto solo dalle vetrate colorate che sembrano tanti aquiloni. Il Macba sorge nel quartiere musulmano del Raval, e crea un bello stacco con l’intorno, un inevitabile contrasto che però non è stridente. Davanti al Macba c’è il monastero di Los Angeles, il cui intervento di restauro mi è parso equilirato anche se consistente, con nuove edificazioni in soluzione di continuità con l’esistente.
TORRE DELLA TELEFONIA di Santiago Calatrava. Anche questa spicca nello skyline della città con le sue forme aliene, bianche. E’ bellissima, soprattutto vista da vicino, alla base. Tra l’altro è un perfetto set per fotografie”artistiche”, si vede la città dall’alto e questa struttura tesa, in acciaio, elegante, appuntita. Si trova sul Montjuic, ci si arriva comodamente con l’autobus oppure con le scale mobili da plaza d’Espanya salendo verso il Palau National. La base della torre sembra un volteggio di tessuto bianco, in realtà è interamente coperta da mosaico di piastrelle bianche, che al tramonto si tingono di rosso e di oro. E poi questa specie di lanciarazzi, elegante, totalmente fuoriscala ma armonioso, bianchissimo. Sembra uscito da Guerre Stellari. Dalla città si vede anche la Torre delle Telecomunicazioni progettata da Foster, sulle montagne del Tibidabo, ma secondo me non ha la stessa poesia dell’opera di Calatrava.
PAVELLO’ MIES VAN DER ROHE. Questo è un edificio del passato, ma che guarda al futuro e per questo l’ho incluso nella lista. Il vero Padiglione è un po’ un fantasma rievocato: realizzato per l’expo del 1929, era un padiglione espositivo, e come tale destinato a vita breve, doveva durare una stagione e poi scomparire. Cos’è successo? beh, tutti si sono resi conto subito della poesia, della modernità contenuta in questa piccola architettura. E l’hanno ricostruito. Stavolta per lasciarcelo. Tant’è che compare su tutti i libri di storia dell’architettura, viene fatto studiare a tutti noi poveri futuri architetti. La struttura è costituita da diversi setti murari, che come piani si incastrano l’uno nell’altro, e sono fatti di marmo o di vetro. Poi ci sono gli spazi ritagliati, individuati, la luce bellissima che entra, gli specchi d’acqua. All’interno vi sono solo le famose poltrone, disegnate da Mies van der Rohe, incredibilmente attuali anche se hanno 80 anni. Insomma, un monumento al nuovo modo di pensare l’architettura, che dal 1929 a ora non ha perso nemmeno un po’ del suo smalto. Il Padiglione si trova poco più a destra della Fonte Magica (guardando il Palazzo Nazionale), sopra plaza d’Espanya.
Già che ci siamo, il CAIXAFORUM, che sta proprio davanti al padiglione, dalla parte opposta della strada, merita uno sguardo. E’ una ex fabbrica ristrutturata da Arata Isozaki che ha messo nel cortile un albero di acciaio disegnato da lui.
Il già citato EDIFICI FORUM degli svizzeri Herzog e de Meuron, blu scuro con degli specchi che sembrano “colare” sulla facciata e che riflettono a volte il cielo, a volte gli edifici intorno. Sembra un monolite sospeso. A volte la sensazione che si ha, passeggiando tra questi spazi che sembrano tagliati con un laser, è quella di essere entrati dentro ad un plastico architettonico. Mi piace.
CONSIGLI SPARSI Affacciatevi nel TEXTILCAFE’, all’interno di un pittoresco vecchio cortile dove sorge il Museo textil y de Indumentarìa. Delizioso, di atmosfera. Ottimo per un aperitivo all’aperto (tranquilli, anche a gennaio il clima lo consente), o per una cena anche. Da provare il tris di Tapas (Guacamole, hummus e Roquefort) accompagnato da una cerveza, mentre le candele accese vi illuminano e vi tengono compagnia. (carrer de montcada, zona Ribeira dove c’è anche il museo Picasso) www.Textilcafe.Com Volete cenare con ottimo pesce e spendere il giusto? MONCHO’S, in Travessera de Gracia 44/46 offre la possibilità di scegliere tra menu’ a la carte, oppure (consigliato) il buffet di pesce che costa 23euro e mangiate quanto volete. Vassoiate enormi di gamberoni, cozze, insalate di pesce, ma anche piatti caldi a volontà e buoni. Tanto e buono.
Fate una puntatina al MERCAT DE LA BOQUERIA, sulle ramblas. Un tripudio di colori e profumi e anche puzzi di pesce nella parte dedicata al mercato del pesce. Troverete frutta di ogni tipo, colore, invitante e anche da asporto confezionata in pratiche confezioni: kiwi, avocados, fichi, lytchees, ananas, ciliegie… E poi frutta secca e cioccolato delizioso (occhio, perchè costa 60 euro al chilo, prendetene un assaggio, con 6 euro raggiungerete il paradiso per un attimo). Poi formaggi, carne, salsicce, venghino siori venghino…
Se dovete portare un regalino ad un bebè, un infante o comunque un piccolo uomo, vi consiglio un negozietto carino che si chiama GIRAFANT (avenida mistral 68, zona plaza d’espanya), dove ci sono vestiti, magliette dipinte a mano con buffi animali, giocattoli in legno, quadri coloratissimi. Insomma, cose carine e artigianali per un piccolo mostriciattolo. La confezione regalo comprende anche un leccalecca.
L’albergo che abbiamo scelto per il nostro weekend catalano è l’AC Som. Fa parte della catena AC HOTEL, è un leggermente’ periferico ma comodo (2 fermate di metro da plaza d’Espanya o 10 min di autobus), facile da raggiungere dall’aeroporto con l’autobus n.46 che in 20 minuti vi porta praticamente lì davanti (fermata Gran Via2). Al momento ci sono lavori in corso sulla metro tra l’aeroporto e la femata Ildefons Cerda (quella dell’albergo), quindi conviene l’autobus o il taxi. La zona è piena di servizi, centri commerciali, cinema. L’albergo è molto bello, nuovo, ultra moderno e di design. Se amate i fronzoli, i fiocchi, le pareti con carta da parati all’inglese, il letto a baldacchino etc rimarrete parecchio delusi. Qui è tutto molto lineare, pavimenti in parquet scuro, giardini zen, vasi e quadri moderni, minimal chic. Pulito, personale cortese, frigobar gratuito riempito ogni giorno. Camera doppia 70euro a notte, colazione esclusa (12 euro, buffet ricco). Prenotato via internet dal sito ufficiale. I prezzi variano a seconda se in città ci sono eventi, fiere etc (da 70 si passa anche a 135 euro). Consigliato.
La metro è in evoluzione, ci sono nuovi tratti che sulla mappa allegata alla Lonely Planet non ci sono, quindi controllate quelle appese nella metro. Noi abbiamo comprato un abbonamento T-10 cioè dieci viaggi, validi 75min, che ti permettono di usare tutti i mezzi di trasporto anche combinati, ricordandosi di timbrare ogni volta che si cambia bus o si va in metro (attenzione, nella metro sono consentiti cambi tra linee ma una volta USCITI dalla metro si può solo salire su un bus o sulla tramvia, se si rientra nella metro ti addebitano un altro viaggio). La T-10 costa 7,30€ e l’abbiamo usata per un giorno e mezzo (metà venerdì e tutto sabato). Il giorno dopo era esaurita e quindi abbiamo comprato un abbonamento T-DIA a 5€ che ti permette di usare tutti i mezzi di trasporto quante volte vuoi per tutto il giorno, fino alla chiusura del servizio. Fate un po’ voi i conti di cosa vi conviene. Se entrate e uscite spesso dalla metro, vi conviene la T-DIA.
VOLO: abbiamo scelto la CLICKAIR che agli stessi prezzi della più famosa Ryanair ti porta a Barcellona città, e non a Girona. Considerate che da Girona a Barcellona c’è più di un’ora di pullman e 21 euro da sborsare. Con la Clickair invece si arriva all’aeroporto El Part de Llobregat, terminal B. Da lì con l’autobus (1,30€ corsa singola), Aerobus (circa 4€), treno renfe (gratis) o taxi (una ventina di euro se andate in centro) arrivate dove volete in poco tempo. Il volo è costato 50€ a persona, a/r tasse incluse (da Pisa). Puntuale, servizio cortese, aerei belli. E prenotando su internet ti fanno scegliere gratis il posto che preferisci sull’aereo, così con devi fare la corsa al posto come sulla Ryanair. Vola da Pisa, Milano, Napoli e altre città. Consigliato.
Ho parlato un po’ di più delle architetture e delle cose che maggiormente mi hanno colpito e che sono fra le meno conosciute o visitate da chi non ha interessi diretti (architetti e altre bestie strane), resta inteso che anche le tappe più tradizionali (il tour gaudì, la cattedrale, etc etc) sono momenti imperdibili e bellissimi. Ma tanto sulle guide trovate tutte le info.
HASTA LLUEGO