Un congresso americano

Premessa Circa un anno fa fui invitato al congresso mondiale di storia della medicina veterinaria. A invitarmi fu una simpatica professoressa di morfofisiologia veterinaria dell’Università di Bologna. Dico che è simpatica perché mi considera molto intelligente. Voi dovete capire che è da quando è morta mia nonna che nessuno mi dice che...
Scritto da: Alberto Grandi
un congresso americano
Partenza il: 11/07/2005
Ritorno il: 17/07/2005
Viaggiatori: in coppia
Ascolta i podcast
 
Premessa Circa un anno fa fui invitato al congresso mondiale di storia della medicina veterinaria. A invitarmi fu una simpatica professoressa di morfofisiologia veterinaria dell’Università di Bologna. Dico che è simpatica perché mi considera molto intelligente. Voi dovete capire che è da quando è morta mia nonna che nessuno mi dice che sono intelligente e quindi fu la mia vanità a farmi accettare l’invito. Il congresso si tenne a Torino, parlai di cose strambe tipo i divieti di pesca nei laghi di Mantova nel XVII secolo (giuro sulle mie figlie che è vero). Beh, non ci crederete, ma la cosa interessò moltissimo quegli studiosi provenienti da tutto il mondo e in particolare interessò la famigerata Professoressa Susan Jones dell’Università del Colorado, presidentessa mondiale della WAHVM (World Association for the History of Veterinary Medicine). La nerboruta veterinaria del Colorado mi invitò al congresso dell’anno successivo (2005) che si sarebbe tenuto a Minneapolis: il tema generale del congresso sarebbe stato “la medicina veterinaria tra le due guerre mondiali”. Fu solo grazie alla mia faccia tosta e all’aiuto di un mio collega, forse più pazzo di me, che riuscimmo a presentare in tempo un progetto molto raffazzonato dal titolo “il servizio veterinario nelle colonie italiane”. Ancora una volta i veterinari riuscirono a stupirmi: il progetto fu considerato delizioso (delightful) e a quel punto dovemmo partire, io e il mio collega… destinazione Minneapolis, madrina del convegno Barbara Bush, l’indimenticabile vecchia babbiona, oggi assurta al ruolo di first mumy!. Lunedì 11/07/2005 come Colombo sono giunto a destinazione e devo proprio dire che l’America e’ un grande paese… Pure troppo. Mi hanno perso la valigia, ma poi me l’hanno ritrovata quasi subito, sono tutti molto gentili e cordiali. Minneapolis, che come targa automobilistica fa MN (come la mia città, Mantova), e’ famosa in America per la sua nebbia e le sue zanzare. Il motto della città è “The city of the lakes”. Possiamo dire “una targa, un destino”? A parte questo la citta’ e’ molto bella e l’hotel e’ enorme (tanto per dirvi, la mia camera e’ al 24 piano, non sono mai stato cosi’ in alto, neppure quando vado a trovare i miei suoceri a Boscochiesanuova). L’aria condizionata e’ pazzesca, stanotte ho dormito con la trapunta. Martedì 12/07/2005 Allora, vediamo se riesco a spiegarvi quello che ho visto oggi: immaginatevi un parco giochi tipo Gardaland, ma molto piu’ grande, con attaccato qualcosa di molto piu’ grande del più grande centro commerciale che vi possiate immaginare, ma su 3 piani (cioe’ ogni piano era piu’ grande del più grande centro commerciale), il tutto completamente coperto e con l’aria condizionata a palla (avete idea di cosa voglia dire raffreddare un ambiente cosi’ grande?). Ecco tutto questo si chiama “Mall of America” ed e’ il piu’ grande centro commerciale del mondo. E’ un posto fantastico, tutto quello che un bambino europeo sogna li’ c’e’, tutto quello che un cretino americano vuole li’ c’e’. Mi sono divertito come un pazzo, ho sventrato la carta di credito. Vi dico solo che ho utilizzato (a pagamento) i simulatori di volo ufficiali della U.S. Air Force… Nel frattempo ho capito che l’America e’ esattamente come l’Italia solo che e’ infinitamente piu’ ricca e piu’ efficente, i commessi dei negozi sono molto gentili, tutti passano il tempo a mangiare e a bere anche per strada, ci sono meno neri in giro e quelli che ci sono sono molto piu’ ricchi di quelli che ci sono in Italia. Gli americani sono davvero molto simpatici e semplici pero’ sembrano avere tre ossessioni insuperabili: l’efficienza, la velocita’ e il fresco. Devono sempre fare le cose molto bene, molto alla svelta e stando al fresco: e’ un modo di fare molto strano e che spesso lascia stupefatti, pero’ poi ti dicono che amano l’Italia e allora li perdoni.

Mercoledì 13/07/2005 cosa ho imparato oggi di nuovo dagli americani: 1) qui la Pepsi e’ davvero piu’ buona della Coca 2) hanno una mania ingiustificata anche per il ghiaccio (ci sono distributori ovunque) 3) i telegiornali sono decisamente migliori qui che in Italia (mi direte: ci vuole poco) 4) il nostro hotel ha una piscina olimpica al 6° piano (pazzesco, e’ anche l’unico posto con un clima non polare qua dentro) 5) le commesse dei negozi sono molto gentili 6) se fossi americano probabilmente sarei repubblicano (tanto per aiutare il genere umano ad estinguersi il più presto possibile) 7) i Twins sono un po’ in crisi ma hanno comprato un nuovo Pitcher che si chiama Santana (questa ve la devo spiegare al ritorno) 8) i miei colleghi stanno iniziando a detestarmi per questa mia repentina americanizzazione 9) in compenso gli americani mi amano 10) le steakhouse sono l’unica cosa che non posso permettermi qui (sono costosissime) Giovedì 14/07/2005 Oggi ho capito un’altra cosa degli americani, che ne esistono due razze: quelli con la credit card e quelli senza. Ma a pensarci bene ne esiste solo una, perche’ quelli senza non esistono, sono dei non-uomini, contano molto meno dei cani e dei gatti i cui padroni hanno la credit card. Ho saputo che i magistrati in Italia hanno fatto sciopero, non sara’ per quella ridicola riforma del sistema giudiziario pensata dall’ing. Castelli? Sapete, noi qui in questo big country vediamo le cose da un’altra prospettiva, ci sembra tutto cosi’ piccolo li’ da voi…

Venerdì 15/07/2005 Vi sto scrivendo e qui sono le sette di mattina. Gia’ questo dato vi dovrebbe far capire uno dei problemi piu’ grossi, almeno ai miei occhi, degli USA; qui si lavora da matti, tutti sono sempre indaffarati, anche gli accattoni, che nella downtown sono pochi, sembrano dei manager che stanno svolgendo un lavoro importantissimo. Le postazioni internet dell’hotel (che sono 5) sono gia’ tutte occupate a quest’ora, tutti scrivono, telefonano, s’incazzano, ridono, ecc. Ecc. Ovviamente sempre mangiando e bevendo qualcosa. Ma la cosa piu’ incredibile, dal punto di vista antropologico che mi e’ capitata ieri e’ stata la partita di baseball tra i Minnesota Twins e i Los Angeles Angels. Voi dovete capire che qui si gioca a baseball tutti i giorni eppure il Metrodrome (uno stadio enorme completamente coperto e con l’aria condizionata, off course) era pienissimo. Del resto per 16 dollari hai l’ingresso allo stadio, una pizza e una coca, un vero affare. C’erano bambini (tantissimi), famiglie, anziani, gruppi di donne e ragazze, c’erano grassoni e distinti signori in giacca e cravatta, insomma la societa’ americana al completo. La partita, per la cronaca vinta dagli Angels per 3-2, e’ una roba noiosissima, per tre ore non succede un cazzo, infatti nessuno la guarda, tutti mangiano e bevono, girano per lo stadio, fanno la spesa, comprano vestiti e magliette, chiacchierano, si fanno inquadrare dal maxi schermo facendo i cretini (in questo gli americani sono eccezionali). Ora ho capito cosa intendono quando dicono che il baseball e’ il “national passtime”, per loro davvero andare allo stadio e’ un modo per passare tre ore in compagnia, la partita e’ solo un pretesto, del resto chi pagherebbe qualcosa per vedere dieci grassoni che giocano a s-ciancol (lippa)? Sabato 16/07/2005 Oggi e’ il gran giorno, parlero’ davanti alla vecchia babbiona (spero non sia in prima fila perche’ potrei distrarmi). Ma a parte questo volevo segnalarvi che questo mostruoso centro congressi (per capirci qualcosa come 50 sale) ospita, oltre al nostro convegno, anche la convantion nazionale dei gestori di sale da bowling. Questi tipi qui danno l’impressione di essere dei miliardari potentissimi; ma ci pensate della gente che di lavoro raccoglie birilli qui e’ ricca e rispettata. Boh? l’America e’ davvero strana.

Devo anche raccontarvi la cosa più interessante del congresso, vale a dire il coffee break. Ora, dovete sapere che nei congressi italiani il coffee break è davvero un coffee break, cioè si beve un caffè, al massimo si può trovare un succo di frutta o dell’acqua minerale. Qui c’è il menù che va dalle fragole con la panna montata, ai pasticcini, alle tartine salate, diversi tipi di vino, pollo fritto (eccezionale), uova col bacon, succhi di tutta la frutta esistente al mondo e altre cose che non sono riuscito ad assaggiare. Nello stand allestito dai marines si può gustare anche la famosa razione K e devo dirvi che non è per niente male. Domenica 17/07/2005 Il mio intervento al congresso è stato molto apprezzato, alla fine, infatti, mi hanno tempestato di domande che non ho capito e alle quali ho risposto randomizzando le poche parole che so in inglese, con grande soddisfazione della platea.

Dall’Italia mi chiedono se gli americani sono intelligenti o disperati o semplicemente dei ciccioni. “Disperati” non è la parola giusta e nemmeno “intelligenti”: a me sembrano dei bambini, che, come dice Povia, fanno oh. Davvero, si meravigliano facilmente e forse per questo sono cosi’ avanti tecnologicamente, perche’ devono sempre trovare qualcosa di nuovo che li meravigli. Dal punto di vista dello stato di forma, io qui faccio la mia porca figura, anche se devo dirvi che ci sono in giro dei superfigoni palestrati, con delle facce da americani che te li raccomando. Anche da questo punto di vista non sembrano esserci molte mezze misure: o dei ciccioni abominevoli o degli atleti strepitosi. Tra parentesi, la svolta filo-americana sta inquietando anche me, ma credo che sia abbastanza normale, qui e’ tutto cosi’ diverso dall’Europa che o ti metti ad odiarli o finisci per amarli. Domani prendo l’aereo alle 13.00 da qui, quindi partiro’ alle 16 da Atlanta, quindi saro’ a Milano all’1.00 ora di Minneapolis, le 7.00 di martedì mattina ora locale. A dir la verita’ non sono sicuro di quello che ho scritto perche’ non ci capisco molto di fusi orari all’incontrario. Pero’ ho capito che dovrei essere a Milano la mattina di martedì. Visto quello che ho mangiato in questi giorni, mi posso ritenere soddisfatto, vuol dire che i trigliceridi e il colesterolo non mi hanno ancora obnubilato del tutto il cervello. Alberto Grandi



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche