Un bignami per Mosca

Flash estemporanei per ambientarsi nella capitale russa
Scritto da: cris.ric.
un bignami per mosca
Partenza il: 13/09/2010
Ritorno il: 17/09/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Quattro giorni in un luogo non ti permettono di entrare nel dettaglio. Certo, se devi visitare Bagnile o Calisese, piccole frazioni di Cesena, possono anche essere sufficienti, ma se ti trovi a Mosca, capitale di un immenso paese, la Russia, in 4 giorni non vedi proprio nulla. Tanto più se devi passare buona parte delle giornate in fiera, il World food expo, come inviato di un giornale nazionale di settore. In 4 giorni si colgono solo dei flash, degli aspetti, dei frame che, pur non regalandoti la veduta d’insieme, ti danno un’idea di dove caspita sei finito. Eccoli di seguito

1) UOMINI E DONNE

I pigmei, immagino, sono tutti bassi, i watussi tutti alti, i giapponesi tutti con gli occhi a mandorla, i neri tutti coi capelli ricci. Penso che in poche altre capitali come Mosca vi sia un tale dimorfismo sessuale per cui le donne sono tutte (se non proprio tutte, quasi) bellissime, e gli uomini fra il brutto e l’orrido. Gli uomini pare non siano ancora usciti dalla cappa del comunismo. Sono spesso dimessi, col viso truce, che non cercano dialogo ma preferiscono presentarsi nella hall dell’albergo col cartello “Mister Riciputi” piuttosto che chiedere all’unico presente, e in più con la valigia (erano le 2 di notte) Are you Mr Riciputi? Le donne invece si sono ben liberate della settantennale cappa: non solo belle, bionde, 180 cm di altezza, occhio chiaro, lineamenti perfetti, ma soprattutto donne di classe, con un gran portamento e spesso una gran carica di fascino. E sono sempre “in tiro” le donne di Mosca. Come mi diceva Ksenia, l’interprete, “una donna russa si mette minigonna e tacco a spillo anche per portare fuori i rifiuti”. Un paradosso con un bel fondo di verità.

2)I NUOVI RICCHI

Il contrasto fra la gente normale e i nuovi ricchi è la prima cosa che balza agli occhi. Per le strade di Mosca ci sono più HAMMER (grandissime jeep americane) che Fiat a Torino. In 4 giorni di auto italiane ne ho viste 3: due Ferrari e una 500 nuova. I nuovi ricchi girano di giorno circondati da un nugolo di guardie del corpo (armate) e di sera da un gregge di escort. I nuovi ricchi mettono 2 guardie con mitra fuori dalla loro stanza d’albergo, così che l’ignaro italiano di turno (come l’amico Luca) uscendo dalla sua alle 9 del mattino si trova davanti 2 in mimetica e col caricatore montato. La sera, i nuovi ricchi prenotano tutto il 32esimo piano dell’Hotel Radisson (già Ukraina) e organizzano la propria festa privata col karaoke e le escort. E se un gruppetto di 4 amici (Elisa, Marco, Polina e il sottoscritto) invece di andare al 33° piano si ferma al 32°, scattano le guardie del corpo che con modi gentili ma fermi ti fanno capire “andate via, straccioni”…

3) DISTANZE

A Mosca tutto sembra vicino, sia se guardi una mappa, sia se guardi fuori dall’hotel. Dal 16° piano del mio Golden Ring vedevo a pochi passi la fiera e l’hotel degli amici del Cso. Ma pareva tutto vicino perché tutto è gigantesco. E infatti la fiera l’ho raggiunta a piedi, di buon passo, in non meno di 40 minuti. Eppure pareva lì, a un tiro di carabina. Ecco perché il 50% delle vetture si ferma al primo segno di smarrimento dell’ignaro turista e per 500 (12,5 euro) rubli offre un passaggio. Ma neppure loro, a volte conoscono bene la città: il primo che ho fermato mi ha portato al Radisson sbagliato; l’ultimo, al quale avevo indicato hotel Golden, uno dei più grandi della città e psichedelico da paura con tubi al neon per tutti i suoi 34 piani, mi ha chiesto conferma dell’avermi portato al posto giusto.

4) STRADE, AUTO E VELOCITA’

La strada più piccola di Mosca è come la maggior parte della rete autostradale italiana, 2 corsie per senso di marcia, ma sono rari questi ‘viottoli’. In media le corsie sono 3 e più spesso 4 per senso di marcia. Quindi le strade non si attraversano e se dovete incontrare il vostro amico che è al di là della strada dovete fare 3-4 km fino al successivo raccordo. Essendo le strade così grandi, tutti vanno a palla. Non dipende dalle macchine, anche se Porsche e Ferrari la spuntano sulle altre: tutti partono a razzo come in un GP. Fra 2 semafori successivi è facile che l’autista arrivi ai 120 – 130 con le normali berline, per lo più giapponesi. Ma molti superano di certo i 150. Il clacson viene suonato poco. Un 5-6 per cento di auto è rappresentato dalla mitica LADA, la scatoletta sovietica. Ne ho viste parecchie trainate, ormai esauste da almeno 40-50 anni di vita. E un 2-3% di auto non ha la targa: non se ne capisce il motivo ma nessuno si fa problemi.

5) PASSAPORTO Pareva che dovessero perquisirmi anche l’ombelico, invece a Mosca i controlli mi sono sembrati piuttosto tranquilli. Qualche problema invece l’ho avuto a Monaco, nella mattinata del rientro. Non ho ancora capito se l’addetto al controllo del passaporto aveva voglia di farmi passare un brutto quarto d’ora, volesse scherzare o se fosse serio. Però era tedesco, quindi non credo nella sua vena umoristica. Questa la scena: al passport control ci sono solo io. Davanti 2 impiegati, un uomo e una donna. Vado dal ragazzo, e sbaglio. Così imparo! Comincia a guardarlo e a sfogliarlo. Passano i secondi, passa qualche minuto. Di solito si impiegano 30 secondi. Io sono ancora lì, impalato. La sua espressione mi preoccupa. Passa ancora del tempo (secondi? minuti? boh) e il poliziotto scuote la testa e comincia a dire “oh no no no no…” Non mi guarda e io ho lo sguardo perso nel vuoto. Sudo di tutto. Fra mezz’ora ho il volo per Bologna e non dormo da giorni immemorabili. Vorrei chiedergli: “What’s the matter?” ma temo due conseguenze: che il mio inglese elementare non comprenda la sua risposta, oppure che la comprenda fin troppo bene. Non è finita: l’omino prende uno strano apparecchio, una specie di lente quadrata con una luce iridescente, ci mette dentro l’occhio e comincia a scrutare la filigrana del passaporto. Guarda e sfoglia per più minuti. Ma crede che sia falso??? Maledetti tedeschi, W i russi!!! Poi, d’incanto, mi chiede: “But Bologna is your ultimate destination?” La domanda è facile, così gli rispondo, pur senza privarmi dell’orgoglio romagnolo: “Oh yes, I live in Cesena, near Bologna, so this is my ultimate destination!” E il crucco: “All right, ciao”. “Thank you, ciao”, gli dico io. Ma, giù per le scale, un bel “ma vaff….o” non glielo risparmio!!!

6) CELLULARE Partito da casa con una bella ricarica da 100 euro (basterà alla grandissima, per 4 giorni, ho pensato) e il rooming internazionale, appena giunto a Mosca ho cominciato a chiamare mamme e mogli per avvisarle dell’arrivo tranquillo. Poi una chiamata all’agenzia di San Pietroburgo perchè non trovavo l’auto con autista affittati per il transfer all’albergo. Pochi minuti di chiamate. A sera telefono all’amico Federico, grande viaggiatore di fiere e più pratico di Mosca che non di Sorrivoli, con il quale dovevamo incontrarci all’hotel. “Occhio col cellulare- mi dice- che si spende un botto”. “Che c…o dice – penso io – mi pareva di aver visto tariffe normali”. No, aveva ragione il buon Federicosky: a un veloce controllo dello stato della ricarica i 100 euro erano prosciugati a 18 per pochi minuti di conversazione. Morale della favola, è servita un’altra ricarica da 100 per arrivare alla fine.

7) COME BERE LA WODKA Come si beve la vodka? Non mi ero mai posto il problema!!! E invece no, c’è una procedura che può essere anche piacevole. Dunque, preso il bicchierino, si deve espellere tutta l’aria che si ha nei polmoni. Poi si butta giù senza far passare la v. In bocca, ma deve andare direttamente in gola. “Perchè?” ho chiesto a Ksenia quando me lo spiegava. Ed ecco la risposta (per me) assurda: per non sentire il sapore cattivo della vodka. Boh? Ma non è finita: una volta mandato giù bisogna andare dal vicino (quindi mai bere da soli) e annusargli ‘qualcosa’. Insomma, mentre Ksenia mi raccontava ciò io immaginavo al massimo di annusare il collo di una bella fanciulla. Morale: mai andare a bere la vodka con dei maschi russi. PS: io quelle che ho bevuto l’ho fatto prima di imparare la procedura, quindi ho sorseggiato come si fa col limoncello

8) CIBO La mia guida, comprata previa partenza alla Mondadori di viale Carducci, rassicurava sulla bonta del cibo russo. Non lo metto in dubbio, ma la mia esperienza è stata in chiaroscuro. Le due sere passate in ristoranti di alto livello sono state l’una l’opposta dell’altra. La prima sera, aggregato alla comitiva degli amici del CSO, sono andato al ristorante azerbaigiano.Fat schiv. E io che mi ero illuso si trattasse di un ristorante italiano, dato che si chiamava Zafferano, a pochi passi dal mitico hotel Lotte. O sceglievi della pecora, o delle zuppe. Fra le zuppe, ci voleva un colpo di fortuna che io non ho avuto. M’è toccata una ciotola di roba verde con in fondo dei simil-spinaci e due robi tondi che sembravano occhi ma che in realtà erano uova di quaglia. Solo che era tutto acidissimo. La sera dopo tutt’altra musica a due passi dalla piazza Rossa, dove io mi sono mangiato salmone in tutti i modi. A pranzo, invece, sono stato salvato dalla frutta romagnola portata su dal CSO e distribuita ai visitatori. Pere, susine e pesche mi hanno dato energia, col rinforzino di qualche gelato al bar. Una mattina ho provato a prendere una ‘pasta’ al bar. Sembrava del tutto simile a un maritozzo. Poi, al primo morso, il ripieno interno era alla cipolla. Ma porc. Putt…

9) ANEDDOTI Riporto quelli che mi vengono in mente, che poi aggiornerò. Allora, in hotel, nella hall, c’era il negro che lucidava le scarpe. Ritengo che io fossi il solo che lo salutava!!! Alla quarta vodka, post serata di birra, quando la lucidità era abbastanza compromessa, la proprietaria del bar ha accompagnato il sottoscritto ed Eraldo all’uscita dando 50 euro ad Eraldo. Lui sostiene che pur di cacciarci ci ha voluto pagare. Durante un buffet ho conoscuito una signora di Novosibirsk ma che ha vissuto pure in Italia. Sosteneva che la sua città è meglio di qualsiasi dell’Italia, anche se là in Siberia in inverno fa – 40 e le auto hanno un sistema di accensione automatico ogni 2 ore altrimenti non partirebbero più, mentre in estate fa +40°. Cmq, per farla corta, quando le ho detto che ero di Cesena, della Romagna, ha cominciato a dire: “ah, sì, quella canzone che dice di fare amore e no pretese”. CACCHIO, ma questa è ROMAGNA E SANGIOVESE!!!Mitica!!!

10) CLIMATIZZAZIONE I russi hanno una strana idea della climatizzazione. Premesso che a Mosca dal 13 al 17 settembre c’è stata la stessa temperatura che c’era a Cesena, quando sono arrivato in camera hotel ho trovato l’aria condizionata a palla a 15°. Sul letto, un solo piumone alto 20 centimetri. Questo il ragionamento: se vuoi tenerti sopra qualcosa, puoi tenerti solo il piumone. Ma essendo spesso 20 cm e fuori essendo abbastanza caldo, puoi sopravvivere solo se spari a 15° l’aria condizionata. Mi hanno poi raccontato dell’inverno di Mosca, un aspetto che mi aveva già confermato l’amico Maicol grande frequentatore di Minsk, in Bielorussia. I condomini sono a riscaldamento centralizzato e, dato che il gas non costa quasi nulla, sparano 30-35 gradi fissi in casa. Solo che così si boccheggia. Allora che fanno? aprono le finestre coi radiatori a palla. GENIALI!!!!

11) FURTI Chi mi conosce sa che sono un tipo fiducioso. Lascio sempre le chiavi nello scooter, non chiudo mai le porte, lascio le chiavi in macchina. Figuriamoci quindi se potevo non lasciare la borsa della macchina fotografica nel mio stand, incustodito, mentre ero in giro a fare foto. Però sono previdente, e ho pensato: “la lascio ben aperta così si vede che è vuota e nessuno la tocca”. Dentro vi avevo il tappo dell’obiettivo, il cavetto per il pc, la fotocopia del passaporto, un bigliettino da visita, lo straccetto per pulire le lenti. A un certo punto dico all’amico Eraldo: “vieni, ti porto al mio stand, così prendo su la borsina che ho lasciato là”. “Ma l’hai lasciata in(c)uuuuustodita?”- ha detto con la sua c aspirata da toscanaccio di Empoli – certo, chi vuoi che la prenda su una borsa vuota? “Uuu(g)uarda rrr(c)ristiano, è matematico ee(c)he te l’hanno fregata” Ma no dai, che dici? “eee(c)redimi rrri(c)ristiano, uuuella, tu un la rivedi più” Detto fatto, arrivati allo stand non c’era più. Come dice Eraldo, anche se vuota, magari la usano come vaso per piantarci il basilico.



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