Un BEL GIOiello

Ai 100 km all’ora sino in Belgio
Scritto da: GaFlo
un bel gioiello
Partenza il: 05/01/2012
Ritorno il: 10/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

Giovedì 5 Gennaio

Si era detto vacanza rilassante, non troppe ore in macchina, cucina leggera, temperatura mite e così giovedì 5 gennaio ore 8.30 circa (qualcuno dice addirittura qualche minuto prima!) nella mia via si poteva riconoscere indistintamente il rombo della fidata Ypsilon 10, pronta a percorrere in un solo giorno i quasi 1.000 km che ci separavano dal Belgio. E di trasferta rilassante in effetti si è trattato: velocità media dei 100 km/h (agli esperti matematici si potrebbe chiedere di calcolare la velocità media del secondo autista, considerando che il primo ha guidato in tutto due ore sfiorando in un paio di occasioni gli 80 km/h), piacevole musica da viaggio, tante chiacchiere, pranzo volante in autogrill, condizioni meteo variabili dal sole al nubifragio, Italia, Svizzera, Francia e in un batter d’occhio alle ore 20 circa raggiungiamo la città di Namur, sud del Belgio.

Viaggio piacevole si, ma alla sera la fatica si fa sentire e così ceniamo nel ristorante dell’hotel, Les Tanneurs de Namur, a base di carne e “belgian fries” (ebbene si, le famose patatine fritte sono nate qui e non in Francia come molti pensano) e dopo una breve passeggiata in città disturbati da una fitta pioggerellina rientriamo in camera per la prima notte insieme.

Venerdì 6 Gennaio

La scelta non comune per le nostre vacanze di dedicare un’intera giornata al viaggio senza nessuna tappa intermedia è dettata dalla volontà di vedere, nei pochi giorni a disposizione, le quattro principali città turistiche del Belgio: Anversa, Bruges, Bruxelles e Gand. L’idea è realizzabile, seppur consapevoli del fatto che il tempo non sarà sufficiente per apprezzare tutte le bellezze cittadine, dato che le quattro mete individuate distano tra loro non oltre 45-50 minuti di macchina (anche alla media dei 100 km/h!).

Iniziamo con la più grande di queste, nonché capitale del paese e sede delle principali istituzioni europee, Bruxelles.

La mattina, ancora caratterizzata dalla pioggerellina fredda e pungente, ci concentriamo sull’Atomium che si trova a nord della città nel sobborgo di Heysel. Si tratta di un monumento in acciaio alto oltre 100 m che riproduce ingrandita una molecola di ferro e che è stato costruito in occasione dell’Esposizione Mondiale del 1958. La struttura è visitabile muovendosi attraverso scale mobili ed ascensori che collegano tra loro gli atomi della molecola, fino ad arrivare al punto più alto dal quale si gode di una bella vista sulla città. L’interno delle sale, o meglio delle sfere, non si caratterizza per nulla di particolarmente interessante, tuttavia la gita all’Atomium si giustifica già da sola per la curiosità che desta questo bizzarro monumento dei giorni nostri.

Il resto della giornata la dedichiamo al cuore di Bruxelles ed al suo centro storico di cui apprezziamo subito la Grand Place, piazza principale circondata da sontuosi palazzi dorati e dal magnifico municipio, e lì vicino il simbolo della città, il Manneken Pis, il famoso bimbetto nudo che fa la pipì davanti a turisti e cittadini che ogni giorno vengono a fargli visita. Il Piscione, come l’abbiamo finemente ribattezzato, risulta simpatico al primo sguardo anche per la sua statura, o per meglio dire bassezza dato che si tratta di una statua di appena 30 centimetri. Tra le altre cose, il Manneken Pis non è da solo a Bruxelles perché, dopo aver raggiunto una certa notorietà, qui è stato raggiunto in altri punti della città (ma noi non siamo riusciti a vederli) dalla sorella (Jeanneke Pis) e dal cagnolino (Zinneke Pis), anche loro vittime dello stesso vizietto del fratello-padrone.

Proseguiamo la giornata visitando ora due luoghi al chiuso e decisamente più caldi: prima il Museo del surrealista belga René Magritte a cui non si possono sottrarre gli amanti del genere e subito dopo la Sala da The Wittamer in Place du Grand Sablon, a cui noi non siamo riusciti a sottrarci. Accompagnati da un the caldo assaggiamo i francesi macarons (pasticcini a base di meringhe) ed i tipici gaufres, delle mattonelle di cialda cosparse di zucchero, burro e/o, a piacimento, di cioccolata, panna montata, ed altre delizie il cui dolcissimo odore si diffonde per le vie del centro.

Purtroppo il ristorante belga su cui avevamo puntato non ha tavoli liberi questa sera e così ripieghiamo sull’italianissimo Bacaro in Rue Marché au charbon, gestito da conterranei veneziani. Neanche un giorno ed abbiamo già ceduto alla cucina nostrana, anche se non ne siamo particolarmente dispiaciuti visto che nei giorni successivi ci accorgeremo di quanto la cucina belga sia piuttosto ripetitiva (tanta carne, tanti condimenti, cozze e patatine fritte onnipresenti), un po’ pesante e soprattutto cara dato che il prezzo più basso di una singola portata (escluse zuppe ed antipasti) si aggira normalmente tra i 16 ed i 20 euro.

Il Belgio si potrebbe visitare (e tanti lo fanno) anche solo per trascorrere le serate facendo la spola tra un locale e l’altro, e quello in cui ci imbattiamo in questo venerdì è veramente particolare: Goupil le Fol in Rue de la Violette (a cinque minuti da Grand Place) è un bar retrò dall’atmosfera romantica, arricchito e curato in ogni angolo da cianfrusaglie, dischi, vecchi dipinti, biciclette, scale e luci soffuse, in cui sorseggiare birra o la specialità della casa, un liquore alla frutta di produzione propria. Riattraversando una Grand Place magistralmente illuminata di notte (in particolare il municipio), raggiungiamo stanchi ma soddisfatti il nostro hotel Chantecler, piccolino ma molto pulito probabilmente per merito del noto galletto (trattasi di battuta pubblicitaria).

Probabilmente la capitale belga avrebbe meritato almeno una seconda giornata di visite sia perché ci sarebbero ancora numerose cose da fare e vedere, sia perché iniziamo solo ora, con un po’ in ritardo, ad orientarci bene in una città che non ha molti punti di riferimento. Tuttavia, oggi a fine vacanza, possiamo dire di aver preso la decisione giusta nel muoverci da Bruxelles verso le altre città che, come sempre nelle nostre escursioni, ci emozionano tanto di più quanto sono piccole, caratteristiche e raccolte.

Sabato 7 Gennaio

La mattina successiva di buon ora recuperiamo la macchina ed usciamo da Bruxelles attraversando la zona UE dove vediamo, direttamente dal sedile della nostra Ypsilon in stile safari, le sedi del parlamento e della commissione europea. La meta di oggi sarà Anversa, o Antwerpen in lingua fiamminga, città di moda e mode, di negozi e locali di tendenza, di architettura medievale ed art nouveau.

Il nostro hotel si trova vicino alla stazione ferroviaria splendidamente ristrutturata e nel bel mezzo del quartiere dei diamanti, minerale prezioso celebre ad Anversa, dove viene lavorato dal grezzo e venduto in numerosi negozi e laboratori artigianali. Dopo aver visitato come prima attrazione della giornata proprio il Diamantmuseum, proseguiamo verso il centro storico percorrendo il Meir, la principale via pedonale ricchissima di negozi che arriva sino al fulcro cittadino, la piazza Grote Markt.

Cercherò ora qui di seguito di darvi un’idea di cosa si intende per via ricchissima di negozi. Immaginiamo di mettere al centro del Meir una giovane donna ipotetica di circa 25 anni, a cui daremo il nome fittizio di Flo per chiari motivi di privacy. Flo vive in una città, anch’essa ipotetica naturalmente, del nord-ovest Italia di dimensioni medio piccole, che le permette di fare shopping non più di 2-3 volte la settimana nei piccoli negozi del centro o, per le feste comandate, in centri commerciali tra i quali il più vicino richiede minimo un’ora di viaggio. La nostra amica si accontenta di poco e acquista giusto un cappellino, ogni tanto qualche trucco, una volta vide un maglioncino grigio topo che proprio le mancava (lo stesso modello era già nel suo guardaroba nelle tonalità grigio cenere, grigio fumo di Londra, grigio canna di fucile, grigio carbone, grigio di Payne, grigio perla e marrone), un pellicciotto se capita ed un paio di scarpe ad ogni occasione, da nascondere rigorosamente dalla vista della propria madre sempre nel solito posto (ripostiglio pian terreno, secondo scaffale, scatola bianca in alto a sinistra). Immaginate ora cosa può significare per un qualsiasi povero individuo maschile cercare di portare via una qualsiasi Flo da quel paradiso fatto di Benetton, Zara, H&M (addirittura tre in 500 metri!), Forever 21, Lush, Next, Sephora, Six… maschietti avvisati: Anversa va visitata la domenica!

Il monumento principale della città è la sua cattedrale, Onze Lieve Vrouwekathedraal, un edificio grandioso in stile gotico la cui visione di maggior impatto si apprezza da Groenplaats ed il cui interno è arricchito da alcune opere del fiammingo Rubens. Per chi poi ha voglia e preparazione atletica per camminare a lungo il pomeriggio può proseguire con la visita del Mode Museum, che in questo periodo ospitava la mostra dello stilista belga Walter Van Beirendonck, e del Fotomuseum, interamente dedicato alla fotografia abbinata ad altre forme di comunicazione.

Per chi invece, come noi, il pomeriggio ci prova ma non ha la preparazione atletica per camminare a lungo, almeno la sera può spostarsi in metro (comodissima da Central Station nel quartiere dei diamanti) per tornare di nuovo in zona Cattedrale dove bere una birra all’Elfde Gebod al numero 10 di Torfbrug. Sotto lo sguardo attento di decine di statue di santi e madonne, questa la particolarità del locale, scegliamo nella gamma sconfinata di birre belghe due trappiste (di produzione di monaci birrai) dal gusto molto deciso. Coi piedi indolenziti e con una Fanta fresca a darci conforto, rientriamo in camera a dormire e recuperare le forze.

Domenica 8 Gennaio

Anche oggi, finalmente alla luce di un pallido sole, ripartiamo con la visita laddove l’avevamo interrotta, quindi sempre ad Anversa con il tour veloce del quartiere di Zurenborg, una zona residenziale a sud della città con case, vetrate e balconi in pura architettura art nouveau.

Il terzo giorno della nostra vacanza in Belgio sarà dedicato alla città meno conosciuta del quartetto, l’universitaria Gand o Gent se la vogliamo chiamare col suo nome fiammingo. Il centro storico è molto grazioso, raccolto ed ideale per le passeggiate dato che si tratta di un’intera zona pedonale, caratteristico per via degli edifici coi tetti tipicamente belgi a gradoni e romantico per i numerosi ponti che collegano i quartieri separati da corsi d’acqua.

Visitiamo subito il Belfort, la torre campanaria da cui si gode di una bella vista a 360° sulla città e le cui campane del carillon riecheggiano ogni ora dalle piazze alle stradine del centro. Spuntino da Frituur Filip in Pensmarkt, un chioschetto invisibile consigliato dalla nostra guida (Lonely Planet – Bruxelles, Bruges, Anversa e Gand) per mangiare buone patatine fritte, meta irrinunciabile al terzo giorno di vacanza dopo aver saltato le altre friggitorie di cui avevamo letto meraviglie (in particolare, voci di corridoio sostengono che a Bruxelles a la Maison Antoine le patatine vengano servite dopo essere state fritte due volte nello strutto!). Lo spuntino non basta e di li a poco proviamo anche Exki, sempre nel centro storico, una catena di fast food belga (alla pari di Quick, il concorrente locale di McDonald) che propone piatti veloci e naturali, come panini, zuppe, insalate ed ottime torte salate.

Nel pomeriggio visitiamo solo il museo del design Voor Vormgeving, che in questi giorni ospita una mostra molto approfondita per i 125 anni dalla nascita del marchio Coca Cola, e poi ci dedichiamo a rilassanti passeggiate in città intervallate da soste di ristoro dal freddo, per arrivare presto in hotel e prepararci a tornare in centro per vedere una città che, di notte, mostre il suo lato più bello.

La sera stessa mangiamo da De Gekroonde Hoofden in Burgstraat, prima cena davvero belga a base del piatto tipico di questo ristorante, le costine di maiale, ordinabili nelle varianti naturale, al miele o in agrodolce ed in quantità industriali scegliendo l’opzione del menu all-you-can-eat. Dal ristorante ci muoviamo lungo Hoogstraat verso il locale jazz Hotsy Tosty, dove sorseggiando una birra Duvel ed ascoltando in sottofondo le melodie di Ella Fitzgerald ci sembra di essere tornati alle atmosfere della Parigi anni ’30. Ultima tappa della serata il Trollekelder pub, locale abitato da orripilanti ma pur sempre molto simpatici troll, il cui menu infinito di birre ci mette come sempre in difficoltà fino a scegliere un lambic, un tipo di birra effervescente, nella sua variante fruttata addolcita, in questo caso, con banane e mele.

In mezzo a questo peregrinare da un locale all’altro c’è una città ricca di palazzi e monumenti magistralmente illuminata dal basso verso l’alto, in uno spettacolo di luce ed arte molto suggestivo. L’assenza di automobili, il freddo pungente ma sopportabile, il numero di passanti piuttosto ridotto in questo lunedì di Gennaio (nei mesi di lezione l’Università deve attirare molte più persone in città), contribuiscono insieme a fare di Gand la scenografia indimenticabile della nostra notte, tra chiacchiere, risate e ragionamenti kafkiani. La magia si chiude nella camera del nostro b&b dove, dalla finestra della mansarda in cui dormiremo, si vede perfettamente il Belfort con la torre illuminata … “si, però ora socchiudi la persiana o con quelle luci mica mi addormento”.

lunedì 9 gennaio

L’ultimo giorno di visite spetta alla più piccola e pittoresca tra le città turistiche del Belgio, l’affascinante Bruges. Le piazze del mercato, i ponti ed i numerosi canali d’acqua che la attraversano, le casette tipiche con i caratteristici color pastello fanno di questa città una sorta di museo a cielo aperto che però, nel nostro caso all’alba del quarto giorno di vacanza, ci lasciano l’impressione di un qualcosa di già visto. Per la prima volta passeggiamo senza una meta precisa, apprezzando chiese e cattedrali così come le belle stradine e gli edifici della piazza principale del Markt, gustando cioccolata artigianale e cercando souvenir per parenti e amici.

Dopo il pranzo veloce in un bar del centro raggiungiamo l’unica attrazione che avremmo davvero voluto vedere di Bruges, ma che purtroppo abbiamo trovato chiuso. Il Brouweru de Halve Maan in Walplein 26 è un birrificio di metà 800 aperto al pubblico e gestito dalla sesta generazione di birrai di famiglia che hanno qui documentato la storia della produzione dell’ambrato nettare. In alternativa restiamo un po’ seduti a fare foto su una panchina in riva al fiume e poi ci concediamo l’ultimo gaufre della settimana (a dire il vero non proprio buono), preferendo non replicare la visita di monumenti (come il Belfort) e musei (come il Diamantmuseum) che ci sembrano essere copie molto simili di quanto già visto in altre città.

Verso le ore 17 capiamo che è giunto il momento di girare la macchina ed iniziare il percorso a ritroso verso l’Italia dato che, a forza di spostarsi di 45-50 min al giorno anche ai 100 km/h, ci siamo ulteriormente allontanati ed arrivati ormai a non oltre 20 km dalla costa. Per questo pomeriggio ci accontentiamo di raggiungere Dinant, in Vallonia nel sud del Belgio, città sul fiume Mosa, caratterizzato dalla cattedrale in pietra nera e che ha dato i natali ad Adolphe Sax, padre dell’omonimo strumento musicale. La vacanza ci regala ancora la miglior cena della settimana, al ristorante La Table d’Antonio in Rue Alexandre Daoust, un bel locale curato nei dettagli e nei colori dove mangiamo a base di pesce e vino bianco. Nel frattempo ha ricominciato a piovere e probabilmente è così che il Belgio ha deciso di salutarci, esattamente così come ci aveva accolti.

Martedì 10 Gennaio

Il viaggio di ritorno è dedicato al consueto bilancio della vacanza e, seppur questa volta non ci sia l’entusiasmo della partenza a farci compagnia, i circa 1.000 km di distanza (più una breve divagazione a Lucerna) trascorrono piacevolmente. Alla fine anche questa volta possiamo dirci soddisfatti della mini vacanza post natalizia che ci ha portato in un paese che non conoscevamo bene ma nel quale, per via di ciò che avevamo letto e visto su riviste e guide, riponevamo certe aspettative. Aspettative che non sono state deluse: il Belgio ci ha positivamente impressionato per la bellezza dei centri storici, la contemporaneità dei musei e di altre attrazioni cittadine, l’efficienza ed organizzazione dei siti turistici, il gusto dei propri prodotti tipici dalla cioccolata alla birra, l’aspetto internazionale di una popolazione che senza frenesia, diciamo ai 100 km/h di media, continua a scrivere la propria storia e quella dell’Europa.

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