Un assaggio di Marocco

Un viaggio tra Essaouira, Marrakech e Fes… via Barcellona
Scritto da: I bamboccetti
un assaggio di marocco
Partenza il: 13/12/2014
Ritorno il: 21/12/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Siamo partiti sabato 13 dicembre da Roma e abbiamo fatto tappa a Barcellona per una notte, soggiornando vicino a Passaje de Gracia, da dove si raggiungeva tutto a piedi. Dopo aver rinverdito i nostri ricordi della città, con buone nove ore di passeggiate in libertà tra sera e mattina, il giorno seguente ci siamo diretti all’aeroporto El Prat per il mio PRIMO viaggio in Marocco (secondo per mio marito), anzi per il mio PRIMO viaggio in assoluto in territorio africano (quarto per mio marito). Devo ammettere che l’idea di passare una notte in Spagna è nata per il prezzo del biglietto Ryainair per Marrakech che era di soli 40 euro da Barcellona (mentre il diretto da Roma continuava a “lievitare”).

Viaggio: 8 notti, 8 giorni; una notte a Barcellona, 2 a Essaouira, 3 a Marrakech, 2 a Fes.

Per iniziare il viaggio con il piede giusto, ancora sul treno della Renfe diretto all’aeroporto di Barcellona, abbiamo ricevuto una telefonata dal servizio anti frode della VISA che ci annunciava movimenti sospetti della nostra carta di credito (pagamenti da Oakland, Stati Uniti!). Confermato che non autorizzavamo i pagamenti, hanno deciso di bloccare la carta. Abbiamo fatto incetta di contanti al bancomat dell’aeroporto di Barcellona e siamo partiti così, con i contanti imboscati un po’ ovunque. Devo dire che il piccolo inconveniente si andava a sommare a parecchi timori che il mio maritino, considerando i suoi viaggi precedenti, mi aveva instillato, preventivamente, alla partenza, dicendomi che in Marocco vieni praticamente assalito da tassisti, venditori, finte guide, ragazzini, borseggiatori… Beh, mi ci è voluto un po’ a darlo per assodato, ma non c’è stato niente di tutto questo. Essendo in bassissima stagione, l’assalto ai turisti era quasi inesistente, anzi, in un negozio di souvenir di Essaouira abbiamo dovuto fare segnali di fumo per avere udienza.

Arrivati all’aeroporto di Marrakech abbiamo preso un taxi per la Gare Routiere da dove partono i pullman della Supratours (di proprietà della ONCF, che gestisce anche il trasporto ferroviario nazionale). Per raggiungere la città dall’aeroporto volevamo provare l’esperienza dell’autobus locale (il 19) ma ce ne era appena passato uno davanti e in più pioveva a dirotto, quindi abbiamo optato per il “grand taxi” (circa 100 dhiram per la stazione dei treni o per il centro della città). Immagino non suoni molto “consiglio gourmet” ma, arrivati in stazione, in attesa del pullman per Essaouira, abbiamo mangiato alla Gare Routiere e devo dire che non ci ha affatto delusi. Con il pullman di linea “Supratours” (biglietto acquistato mezz’ora prima in stazione) siamo arrivati in tre ore, verso le 20.00, proprio vicino alla Bab Marrakech, una delle porte della Medina, a pochi minuti a piedi (sempre sotto la pioggia) e qualche stradina dal nostro Riad (“Dar Liouba“, , consigliatissimo!). La sera avevamo già concordato la cena con il Riad e abbiamo mangiato nel patio che sembrava riservato solo per noi. Devo dire che è stato il nostro miglior pasto!

Ci siamo subito resi conto che la città era tranquillissima, soprattutto a causa della bassa stagione, e l’impressione è stata riconfermata il giorno dopo: passeggiata per la Medina, al souk, al porto pieno di barche blue e di gabbiani che volteggiavano intorno ai bastioni a picco sull’Atlantico, con le onde che si frangevano alte e spumeggianti sulle rocce rosee. Immagino che il volto della cittadina in estate sia tutt’altro, con l’invasione dei surfisti, per cui le spiagge di Essaouira sono famose. Nel periodo in cui siamo andati noi i turisti erano davvero pochi, escluse le fasce diurne in cui qualche pullman scaricava “visitatori mordi e fuggi”. Abbiamo atteso l’arrivo dei pescatori con il pesce fresco nel primo pomeriggio e abbiamo mangiato in uno dei banchetti allestiti al porto: norme igieniche non proprio a regola d’arte, ma la cucina per così dire “a vista” (griglia un po’ annerita alle spalle dei tavolini) permetteva di vedere esattamente che il pesce scelto al bancone fosse quello finito effettivamente nel proprio piatto. Abbiamo passato delle ore a fotografare le barche ormeggiate e quelle in arrivo, le onde alte e le mura rossicce viste dal porto.

Il giorno dopo, dopo ricca colazione al riad “Dar Liouba”, siamo di nuovo ripartiti con il pullman “Supratours” alla volta di Marrakech, che abbiamo raggiunto, come all’andata, in tre ore e poco più. Dalla stazione abbiamo preso il bus di linea 66 (4 dhiram a persona da pagare direttamente sul bus e per nulla affollato) e siamo scesi alla fermata di fronte alla moschea Koutoubia, la più vicina a Jaama el Fna, la famosissima, immensa piazza di Marrakech, gremita di banchetti, artisti di strada, cantastorie, incantatori di serpenti, donne che tatuano con l’henné, giocatori di una strana pesca di bottiglie di coca cola e quant’altro, e una gran bell’atmosfera chiassosa e viva. Per inciso, gli altri passeggeri del bus di linea hanno fatto a gara per indicarci dove scendere, e a bordo nessuna traccia di borseggiatori patentati come quelli che popolano gli autobus di Roma. Dalla fermata abbiamo raggiunto a piedi in cinque minuti il Riad “L’heure d’etè”, molto meno curato degli altri che abbiamo scelto, ma con uno staff dal sorriso così caloroso da far dimenticare anche due giorni passati senz’acqua calda per guasti tecnici (le testuali parole sono state “problems with the solar system”). In ogni caso ci hanno offerto hammam e massaggio gratuiti in riparazione alle nostre docce mancate.

Abbiamo passato tre giorni a Marrakech perdendoci nei souk della Medina e nell’allegra confusione di piazza Jaama el Fna (lì qualche faccia sospetta l’abbiamo incontrata nei crocicchi che si formano attorno alle varie attrazioni), visitando la parte monumentale con la Medersa Ben Youssef, il Palazzo el Badiî, le tombe saadiane, il Musèe de Marrakech e molto altro, e spingendoci alla Ville Nouvelle, la città nuova, che, tra McDonald’s, centro commerciale Carré Eden, Starbucks e simili, fa respirare un po’ di globalizzazione (e tanto smog!). Nota fuori dal coro: il Jardine Majorelle, originariamente progettato da un pittore francese e poi acquistato e restaurato da Yves Saint Laurent.

Io, alla prima visita in una città nordafricana, ho scoperto che ogni grande città ha due volti: quello antico delle stradine della Medina, dove sembra che il tempo si sia fermato, e quello moderno della città nuova, dove niente è occidentale, ma tutto è occidentalizzato. Nel caso di Marrakech, a unire i due mondi c’é un’ampia strada caotica e inquinata, Avenue Mohammed V, costeggiata dal Cyber Park, un’isola verde con connessione Wi-fi libera in cui coppiette e gruppi di giovani vanno a passare il tempo con lo sguardo incollato sugli smartphone e in cui ci sono postazioni internet dotate di stampante. Peraltro, trovandoci lì proprio nei giorni delle finali del mondiale dei club Marrakech 2014, abbiamo scoperto quanto sia popolare il calcio in Marocco: c’erano un’intera area attrezzata dedicata all’evento e bar gremiti con le partite su maxischermo.

Dopo 3 giorni abbiamo lasciato Marrakech alla volta di Fes con treno del servizio ferroviario nazionale (ONCF, 195 dhiram, circa 20 euro a testa, in seconda classe, tra le fermate intermedie anche Casablanca, Rabat e Meknes, durata del viaggio sette ore). Il viaggio è stato piacevole, su un treno con scompartimenti a sei (come i nostri vecchi intercity?) e gente simpatica, forse un po’ lunghe le sette ore. Arrivati a Fes tutte le mie neo-acquisite, rassicuranti certezze sull’estrema sicurezza dei viaggi in Marocco (almeno in bassa stagione), per una serie di congiunture sfavorevoli, sono un po’ crollate. Un po’ di pregiudizi erano stati generati dal sospetto che la nostra carta di credito fosse stata “crackata” proprio a seguito della prenotazione di un Riad a Fes, poi cancellata (da notare che booking.com fornisce tutti i dettagli della carta di credito alle strutture fin dal primo istante della prenotazione, anche in caso di prenotazioni con cancellazione gratuita). All’arrivo in stazione, poi, non c’era tassista che non si rifiutasse di accendere “le conteur” (il tassametro), anche se poi in città lo utilizzavano tutti.

La sera stessa ci siamo avventurati per la prima volta (orientamento zero) per le stradine della Medina proprio di venerdì sera (unico giorno in cui tutti i negozietti dei souk sono chiusi nel rispetto del giorno di riposo nella cultura musulmana, equivalente alla domenica cristiana, osservato rigorosamente nella città vecchia). Lo scenario era il seguente: stradine che, con le botteghe chiuse, apparivano come un susseguirsi di portoni in legno chiusi, senza punti di riferimento, sparuti gruppetti di ragazzi in cerca di non so cosa in mezzo a viuzze deserte, tipi che prendevano il via al nostro seguito non appena ci vedevano passare, alcuni offrendosi di accompagnarci, altri semplicemente seguendoci. Siamo usciti dal labirinto un po’ con il cuore in gola (almeno io) riguadagnando l’ariosa Place Rcif alle nove di sera. Come ripeto, è stata una serie di congiunture negative (giorno di chiusura delle botteghe, prima visita già al calar della notte, bassa stagione per il turismo e via dicendo) a farmi percepire con un certo timore l’intricato labirinto della suggestiva Medina di Fes el Bali, tra le medine meglio conservate del mondo arabo e Patrimonio UNESCO.

C’è da dire che per orientarsi ci sono anche dei percorsi tematici indicati da cartelli di diverso colore a seconda che si tratti di cultura, artigianato, giardini etc. Basta farci l’abitudine. In ogni caso in molte guide si consiglia di avvalersi di una guida Ufficiale almeno per le prime ore, in modo da sapersi poi orientare da soli. Meglio rivolgersi al “syndicat d’Initiative” (Tel: 00212-5, 5624760 oppure 5626279) che gestisce le guide autorizzate, e concordare bene ciò a cui si è interessati. Noi, per una serie di vicissitudini (Syndacat chiuso il sabato ecc.) siamo passati per l’intermediazione del Riad, ma avendo richiesto la guida all’ultimo minuto abbiamo finito per spendere 25 euro più mance per tre ore scarse di passeggiata per i mercati (con numerose tappe intermedie in negozi e cooperative di tappeti, ricamo, concerie, farmacie tradizionali etc.) e cenni fugaci ai pur meravigliosi monumenti storici disseminati per la medina, nonostante avessimo sottolineato più volte di non essere interessati alla parte commerciale/artigianale (a parte le concerie, che sono una realtà peculiare di Fes). Il “medinese” doc che ci ha accompagnati, sessantenne nato e cresciuto nella Medina, nonostante ci fosse stato venduto per “guida ufficiale specializzata in italiano” in realtà parlava ben poco la nostra lingua. A dire il vero parlava poco in generale, ed eravamo noi a cercare di estorcere qualche commento con ripetute domande. Si è perfino fermato a fare spese per casa propria, terminando la visita con buste piene di trote e ortaggi. Innegabile che sia servito a tenere lontani scocciatori di vario genere che, al solo vederlo, si ritraevano capendo che “il territorio era già marcato”. Gli abbiamo detto più volte di voler raggiungere a piedi la porta Bab Boujloud da Bab Jdid, dove eravamo alla partenza, e ci ha detto che avremmo potuto raggiungerla comodamente in taxi al termine della visita, fermandosi invece ad ogni singola botteguccia da lui concordata. L’abbiamo presa a ridere e siamo sicuri che, come ci hanno assicurato in hotel, a saper ben scegliere si possono trovare guide molto preparate sia dal punto di vista linguistico che culturale, soprattutto quelle di nuova generazione che hanno dovuto sostenere un esame molto complesso per ottenere il patentino di guida. Dopo la visita “non guidata”, acquistata sicurezza e non più affetti dalla labirintite della prima sera, ce la siamo girata da soli la città in lungo e in largo, compresa la solita puntata alla ville nouvelle e il solito tuffo nella globalizzazione e nello smog. Lì abbiamo anche beccato un festival di artigianato di cinque giorni con articoli di pregio, prezzi iniziali pari a quelli dei souk dopo strenua contrattazione e visitatori, ovviamente, solo marocchini.

Su Fes, il cui fascino nonostante tutto è innegabile, ho dimenticato la nostra scelta più azzeccata: il Riad “El Amine” in cui abbiamo soggiornato per due notti, un vero capolavoro dall’atmosfera incantata (http://www.riadelaminefes.com).

Il giorno dopo abbiamo ripreso il volo Ryainair Fes – Roma Ciampino (soli 30 euro a persona!). Per raggiungere l’aeroporto, oltre all’eventuale transfer organizzato dall’hotel, dovrebbe esserci un bus pubblico su cui non abbiamo indagato, o la possibilità di prendere un petit taxi fino alla gare Routiere e da lì un grand taxi.

L’Africa è l’unico continente in cui non avessi mai messo piede e quest’assaggio di Nordafrica mi ha senz’altro invogliato ad andare un po’ più a fondo. La prossima volta forse sarà ancora Marocco, ma stavolta il deserto!

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Marrakech - Tombe saadiane

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Essaouira

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