Un assaggio di Madagascar 2

Nosy Be, gioiello malgascio
Scritto da: BETTI75
un assaggio di madagascar 2
Partenza il: 15/04/2011
Ritorno il: 23/10/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Nosy Be, l’isola… dell’isola

Un piccolo gioiello che fa da cornice all’isola madre, al Madagascar più intenso, ma allo stesso tempo un’isola che nel suo piccolo racchiude in se cultura, natura, fauna tutta malgascia; è insindacabile che il Madagascar non sia Nosy Be, ma allo stesso tempo è indiscutibile che il Madagascar senza quest’isola sarebbe come una corona senza un suo gioiello. Nel raccontare le nostre emozioni (parlerò al plurale perché il viaggio è stato fatto in coppia) speriamo di essere utili a quanti vogliono consigli e/o suggerimenti, a quanti trovandosi indecisi sulla destinazione del loro viaggio di nozze o semplicemente delle loro vacanze possano dire: “Nosy Beh, perché no?, perché non ci abbiamo pensato?” In questo periodo difficile, con il mondo sconvolto da calamità naturali, guerre, situazioni politiche instabili Nosy Be è sicuramente una destinazione che si puo’ prendere in considerazione, nonostante, è bene precisare, anche il Madagascar abbia attraversato e stia attraversando, una situazione politica ancora in via di definizione.

Quando andare? Noi abbbiamo scelto come periodo la seconda metà di aprile, quando le pioggie di febbraio e marzo lasciano spazio a giornate assolate, rinfrescate di notte da qualche veloce temporale. In Madagascar questo è l’inizio dell’inverno; le giornate sono corte, il sole tramonta alle 17:45, ma il clima sicuramente è piu’ gradevole.

Strutture Ricettive: Nosy Be è un isola ancora poco sfruttata dal turismo di massa; questo, da un lato, consente di visitarla senza l’assalto di turisti, dall’altro restringe il campo delle strutture ricettive tra cui scegliere. Noi abbiamo optato per l’Hotel Andilana e, senza dilungarci troppo sui particolari, possiamo dire che è assolutamente da consigliare. La sua spiaggia è la piu’ bella dell’isola (soggetta però ai fenomeni di alta e bassa marea), la cucina è eccellente, ed è presente un’ampia scelta di escursioni organizzate (per chi non volesse optare per i beach-boys), sicuramentte uno dei migliori villaggi in cui abbiamo soggiornato.

Perché partire per Nosy Be?

Perché scegliere Nosy Be, perché concedersi un viaggio piu’ lungo, sicuramente piu’ dispendioso in termini di costi, rispetto alla scelta di altre destinazioni? Di seguito cercheremo di raccontare le giornate passate su quest’isola e solo dopo sarà possibile (spero) dare una risposta a questo perché.

Escursioni

Dopo una prima giornata di relax (necessaria dopo 9,30 di volo) prenotiamo subito le nostre escursioni: La riserva di Lokobe, Quad Adventure, Hell Ville e Nosy Iranja. Abbiamo appena prenotato le escursioni con l’organizzazione del villaggio quando veniamo attirati dalle voci dei beach boys che dalla spiaggia accanto ci chiamano a gran voce. Spieghiamo loro di avere già la settimana pressochè impegnata e di non potere quindi andare con loro. Insistono e così gli promettiamo di pensarci ed eventualmente di fare con loro un’escursione il lunedi’ pomeriggio.

DOMENICA

L’escursione prenotata è quella con Luca soprannominato “Rambo”. Si presenta con un giubbotto pieno di tasche (chissà quali segreti nascondano), zaino contenente probabilmente kit di sopravvivenza per un mese in un deserto e tanta tanta voglia di raccontare la natura di questo paese. Luca è un ricercatore molto preparato e con una grande capacità di coinvolgere nei suoi racconti. Quanto ci sia di vero in quello che narra e quanto sia costruito per incuriosire sta a chi ascolta scoprirlo; quel che è certa è l’indiscussa preparazione e capacità che Luca ha di incantare chi ha di fronte. Prendiamo un piccolo autubus e raggiungiamo un villaggio dal quale, incamminandoci per qualche minuto a piedi, raggiungiamo le nostre piroghe. Piccole, piccolissime imbarcazioni di legno, molto fatiscenti con un equipaggio cosi’ composto: due malgasci addetti ai remi e noi due, in centro. Mi viene fatta notare la presenza di un contenitore di plastica (una bottiglia tagliata) necessaria nel caso si dovesse imbarcare acqua. Ci rido sopra e penso stiano scherzando, ma in realtà, dopo una mezzoretta in mare mi viene richiesto di iniziare l’operazione di bonifica. Mentre loro remano io, a ritmo con loro, tolgo l’acqua che oramai è arrivata sopra le caviglie. Remando remando, ad un certo punto sulla nostra sinistra vediamo dei delfini che sembra vogliano accompagnarci,un’emozione unica. Dal punto in cui lasciamo le piroghe sino alla spiaggia dobbiamo percorrere qualche centinaio di metri a causa della bassa marea. L’acqua è caldissima, come lo sarà del resto per tutta la settimana. Dopo una camminata raggiungiamo la struttura che nel pomeriggio utilizzeremo come ristorante. Ci cambiamo d’abiti (scarpe chiuse, pantaloni lunghi) ci cospargiamo del necessario spray anti-zanzare e iniziamo l’avventura nella foresta di Lokobe. Piccola raccomandazione, per chi come me fosse soggetto alle punture di zanzara, non lasciate nemmeno un centimetro quadrato del vostro corpo senza spray, io l’ho fatto, mi sono dimenticata le caviglie, ed appena entrata nella foresta mi sono ritrovata con 37 punture di zanzara che mi hanno accompagnata per diversi giorni e diverse notti…

Dopo il cambio abiti ci dirigiamo verso l’interno di questa bellissima riserva passando attraverso un villaggio di pescatori. La cosa che ci colpisce subito è la non insistenza delle persone locali nel venderti qualcosa. Sarà probabilmente la scarsa presenza di turisti, sarà che ancora non sono entrati in quel circolo vizioso consistente nel cercare soldi, o meglio nel farli cercare ai bambini, (come in genere avviene nel Nord africa- Tunisia, Egitto, Marocco), ma qui si avverte ancora la genuinità di un popolo sereno e sorridente pur nella sua situazione di povertà. Non esiste cemento, qui le abitazioni sono delle semplicissime capanne costruite con tutto quanto è ricavabile dalla famosa “palma del viaggiatore”. Ci sentiamo per un attimo fuori luogo, ci sembra di invadere la loro privacy, la loro vita; inizialmente titubanti, chiediamo il consenso per scattare ogni foto ma poi, col tempo, ci accorgiamo di quanto semplice ed accogliente sia questo popolo, che lascia a noi turisti la possibilità di intrometterci nella loro quotidianità senza chiedere nulla in cambio, anzi elargendo sorrisi continui. La voglia di scattare loro foto non è dettata dalla macabra intenzione di molti turisti di immortalare la povertà, ma semplicemente dalla voglia di portare a casa quei sorrisi, quei colori e dipinti che indossano fieramente i malgasci.

Appena ci addendriamo nella foresta facciamo conoscenza con le prime specie di camaleonti colorati che ovunque si trovano sull’isola. Iniziamo a capire la differenza tra la solita visita a parchi naturalistici con animali in gabbia e la possibilità invece di entrare a contatto con loro in maniera naturale. Siamo un gruppo di sole nove persone, con quattro guide che ad ogni avvistamento ci chiamano e ci spiegano quanto di piu’ interessante possa riguardare quella specie. Vediamo la rana piu’ piccola del mondo (credo fosse meno di un cm di lunghezza), i famossisimi lemuri sia diurni che notturni (simbolo del Madagascar), animali mimetizzati sui tronchi (invisibili agli occhi del turista) e “Dino” che, fingendosi una foglia, cerca di nascondersi. Quest’ultimo, una specie scoperta pochi anni fa, è il “fiore all’occhiello” di Rambo che lo descrive con passione ed entusiasmo. Trascorriamo all’interno della riserva circa tre ore, ma, circondati da questa natura, non ci accorgiamo assolutamente del trascorrere del tempo. Terminato il trekking ci catapultiamo sul’ottimo cibo malgascio offerto nel ristorante affacciato sulla spiaggia. Dopo pranzo, seduti di fronte al mare, guardiamo lo spensierato modo di divertirsi dei bambini. Non hanno nulla eppure sembra abbiano tutto. Si divertono facendo capriole nell’acqua, salendo sulle palme e da li si lanciano con salti acrobatici. Filmiamo tutto perché, a volte, un filmato entra nel cuore piu’ di tante parole. Un filmato che se vedessero i nostri nipoti, occupati a giocare con game boy e a chattare su facebook, si renderebbero conto di quanto molti altri bambini siano piu’ contenti di loro pur non avendo assolutamente nulla, altro che letterine a Babbo Natale e pretese di compleanno. Salutiamo i bimbi e iniziamo il rientro in piroga che si presenta piu’veloce grazie all’alta marea che ci consente di raggiungere il nostro autobus senza troppa fatica. Rientriamo in albergo all’ora del tramonto (sono le 18:45) e lo spettacolo è indescrivibile. Il sole si immerge nel mare di fronte al villaggio e saluta la giornata colorando il cielo di un rosso intenso. Un tramonto non unico come quello di Santorini, ma sicuramente uno dei piu’ belli al mondo.

LUNEDI: Laghi sacri e tramonto a Mont Passot con i beach-boysl

Dovremmo avere la giornata libera per il relax e invece… ecco l’incontro con i beach boys, quelli del primo giorno. Speravamo si fossero dimenticati dell’appuntamento che gli avevamo promesso, invece, mentre passeggiavamo tranquilli sulla spiaggia ci sentiamo chiamare per nome. Che memoria, e che puntualità. Ci convincono a fare un’escursione con loro, vogliono una caparra (non si fidano) così diamo loro 20 € in cambio di una specie di ricevuta; l’appuntamento è per il pomeriggio fuori dal villaggio. Chissà se avremo fatto bene, pensiamo. Nessuno degli altri ospiti del villagggio pareva dar retta ai beach boys. Chiediamo informazioni a qualche malgascio che lavora all’interno del villaggio (chiedere agli animatori italiani è inutile, sono pagati per dire che i beach-boys non sono sicuri) e ci viene detto che “Gilberto“ così si chiama il nostro beach-boys, è bravissimo. Dopo pranzo ci prepariamo per l’escursione: i laghi sacri e il tramonto a Mont Passot. Appena usciti dal villaggio sentiamo qualcuno che ci chiama. Sono loro, i beach-boys, ci accompagnano all’interno di una fantomatica agenzia per il saldo di quanto dobbiamo. Ma come, pensiamo, saldiamo già tutto prima ancora di effettuare l’escursione? Va beh, non contestiamo e paghiamo. Ci accolgono con una bella autovettura, pulita e lucidata per l’occasione. Iniziamo la nostra avventura con Gilberto che da subito si dimostra meglio di molte altre guide “autorizzate”, disponibile a rispondere ad ogni nostra curiosità, disposto a far fermare l’autista in ogni posto che possa catturare la nostra attenzione. Percorriamo una strada quasi completamente sterrata, piena di altissime buche probabilmente formatesi nella notte per le pioggie. Ci fermiamo di tanto in tanto per ammirare i laghi sacri e avvistiamo dei coccodrilli. Facciamo conoscenza con qualche abitante del posto e scopriamo che i bambini della zona vanno in una scuola dove opera una certa “Manina” italiana che ha contribuito tantissimo a migliorare la situazione di Nosy Be soprattutto dal punto di vista dell’istruzione. Riprendiamo la strada per Mont Passot ma ad un certo punto restiamo impantanati. Scendiamo dall’auto e mentre l’autista resta in macchina, Gilberto e il mio ragazzo cercano di spingere la vettura per poter ripartire, purtroppo però non ci riescono. La vetta è a 100 mt, praticamente eravamo oramai arrivati, cosi’ mentre i ragazzi si fanno aiutare da altri a risolvere la situazione io e il mio ragazzo saliamo sulla sommità del monte per attendere il tramonto. La vista da Mont Passot è sicuramente suggestiva e il tramonto emozionante. Finito lo spettacolo inizia l’avventura. Mentre chi aveva prenotato con il villaggio ritornava in albergo comodamente seduto su delle belle Jeep, noi, con Gilberto, eravamo costretti, nel buio della sera e in una strada praticamente deserta, a scendere ogni 100 mt per consentire all’autista di oltrepassare le fenditure che si erano aperte sulla strada. Sentivamo le lamiere dell’auto grattare il terreno e guardavamo Gilberto, che era piu’ preoccupato per noi che per i danni che la loro vettura stava subendo. Cosi’, piano piano, metro dopo metro, sali e scendi dall’auto, finalmente arriviamo all’Andilana. Gilberto si scusa per l’inconveniente ma non credeva che le pioggie avessero compromesso in questo modo la strada. Noi, sinceramente, a parte il dispiacere per la loro auto, abbiamo passato un pomeriggio veramente piacevole e avventuroso. Tanto ci siamo trovati bene che prenotiamo con Giberto per il giorno dopo anche una uscita serale.

MARTEDI: escursione in quad e serata a Ambatoloka

Alla guida di un quad a testa ci addentriamo all’interno dell’isola. Credavamo in qualcosa di piu’ “spericolato” mentre il tutto si è rilevato al quanto “soft”. Dopo un trasferimento abbastanza lungo, ma semplice, giungiamo in un villaggio di pescatori. Siamo a contatto con tantissimi bambini ed è il calore di questi bimbi, il loro sorriso, la loro spensieratezza che ti resta dentro. Ricordo uno a uno gli sguardi di questi bimbi, mi commuovo nel riguardare i filmati in cui circondano il mio ragazzo e, incuriositi, guardano all’interno della videocamera, sorridono, pronunciano i loro nomi quando si vedono in foto. Torni arricchito da questo incontro; arricchito, di non so cosa, ma di un qualcosa che ti fa stare bene, che ti fa capire che, a volte, per sorridere basta poco e che c’è sempre tempo per lamentarsi ed è bene farlo solo quando ce n’è veramente motivo. Il Madagascar, dunque, non è solo natura, flora e fauna ma è anche e soprattutto il popolo malgascio; non falsi beduini piazzati ad hoc per i turisti sotto finte tende, bensì gente vera cortese, cordiale, sorridente ed ospitale.

Si è fatta sera ed è giunta l’ora di uscire dal villagggio per vedere la vita di Nosy Be sotto un altro punto di vista. Attraversiamo le sbarre d’ingresso e lasciamo i nostri dati (quando un ospite lascia la struttura la sera viene “schedato”). All’uscita Gilberto, Claude e l’autista ci aspettano. Dopo qualche chilometro giungiamo al paese di Claude che ci saluta, ci fermiamo, pare per fare rifornimento, e riprendiamo la strada. Giungiamo alla citttadina di Ambatoloka intorno alle 22; la cittadina è abbastanza animata, ci sono piccoli ristorantini, caffè e gente che passeggia per il centro. Entriamo in uno dei tanti locali, facciamo quattro chiacchiere con Gilberto e l’autista e quando usciamo andiamo sulla spiaggia. La nostra sosta qui è breve, non siamo usciti per andare in discoteca ma semplicemente per vedere una parte di Nosy Be by night. Al rientro, mentre percorriamo una strada deserta, l’auto si ferma. Siamo in mezzo al nulla; non una persona, non un’abitazione, nessuno. Che succede? Ci chiediamo. Si parlano tra di loro in malgascio, scendono dall’auto e ci lasciano soli. Ad un certo punto Gilberto ci spiega che il gasolio costa troppo (1,30 €/litro) e che per questo motivo all’andata non avevano riempito il serbatoio ma una bottiglia da un litro che ci servirà per rientrare. Attendiamo che riforniscano l’auto e ripartiamo. Quando rientriamo ripensiamo alla serata appena trascorsa e a quanti giungono a Nosy Be e non mettono piede fuori dal villaggio; ci chiediamo cosa vedono di questo paese? Cosa cambia tra l’essere nella splendida spiaggia bianca di Stintino in Sardegna o all’Andilana a Nosy Be? Non è sufficiente prendere un aereo e atterrare in un posto per dire di averlo visto. Ci sei stato si ma cosa ti porti a casa? Il ricordo delle sdraio? Della piscina? Meglio una settimana intensa e ricca di emozioni che due settimane di villaggio a dormire sotto il sole che poi, questo è certo, è lo stesso che abbiamo in Italia, solo un po’ piu’ pericoloso, piu’ aggressivo, piu’ ustionante!

MERCOLEDI’: visita a Hell Ville

Abbiamo prenotato la visita alla capitale dell’isola Hell Ville. Non è francamente un’escursione che ci sentiamo di consigliare, o quanto meno non con una guida che ti porta solo a vedere negozi di prodotti tutt’altro che tipici (al massimo fatela con i beach-boys). Tuttuavia, anche di questa uscita qualcosa da cogliere c’è, i profumi e i sapori di Nosy Be. Iniziamo con il mercato principale. Pittoresco, tipico e sotto certi aspetti “insolito”. Abbiamo visto molti mercati nel mondo, tutti ricchi di fascino ma questo, non grandissimo, racchiude in se tutti i sapori che si possono incontrare sull’isola, da verdure e frutta particolari, ai tipici metodi di conservazione del pesce (l’essicazione dei gamberi, i granchi ricoperti di fango, ecc.), la carne, le spezie. Sicuramente è una immersione nel quotidiano. Usciti dal mercato andiamo a vedere una scuola (chiusa per le vacanze pasquali), un albero sacro, dove incontriamo tanti bimbi ai quali vengono consegnati quaderni e matite e un altro negozio dove i turisti acquistavano regali per i parenti tutt’altro che tipici (qualcuno probabilmente riceverà in dono il famoso Dodo, simbolo di Mauritius che nulla ha a che vedere con il Madagascar); noi snobbiamo la guida, snobbiamo il negozio e andiamo in uno stabile a fianco dove i prodotti in vendita sono veramente Malgasci; finalmente, troviamo l’essenza dell’Ylang Ylang esportata in tutto il mondo e che non avevamo trovato nemmeno in quella specie di distilleria che ci avevano fatto visitare qualche ora prima.

Giovedì: Nosy Iranja

Perché andare a Nosy Be? Per la riserva di Lokobe, per la sua flora, la sua fauna, per la cortesia dei suoi abitanti, per acquistare YlangYlang e vaniglia ma anche perché si trova a 2 ore di nave veloce da Nosy Iranja, il paradiso in terra. Appena ci avviciniamo alla striscia di sabbia bianca che collega Nosy Iranja Be da Nosy iranja ka crediamo di essere in un altro mondo, qualcosa di estraterrestre, bellissima. Le parole non riescono a descrivere le emozioni che si provano. C’è l’alta marea e la striscia di sabbia bianchissima che emerge è sottile e senza impronte; nessuno vi è ancora passato; io e il mio ragazzo siamo i primi. Lasciamo le nostre impronte su questa spiaggia incontaminata e quasi ci sembra di rovinarne la bellezza. Dopo un po’ di metri (è lunga un chilometro e mezzo) ci voltiamo… e cosa notiamo? Tutti gli altri turisti ammucchiati nello stesso punto a fare il bagno… paura di stare soli? Chissà; sicuramente di spazio per isolarsi ce n’era. Raggiungiamo l’isola piccola e qui una guardia ci ferma; sull’isola piccola si trova un resort commercializzato da Hotelplan che volendo è visitabile; noi preferiamo tornare indietro, fare un bagno (da soli) e poi rilassarci un poco sulla sabbia. Intorno alle 12:30 veniamo accompagnati attraverso l’isola grande per il pranzo. Con nostra sorpresa sentiamo chiamare a gran voce il nostro nome, è Gilberto che ha accompagnato dei turisti sull’isola, lo salutiamo e proseguiamo per il villaggio di pescatori. La spiaggia dove pranziamo è altrettanto bella, il cuoco lo abbiamo “rubato” all’Hotel Andilana e il connubio è perfetto; spiaggia bianca e cibo impeccabile cucinato sul posto; ci viene cucinata una pasta con calamari squisita, spiedini di carne e pesce e aragoste a volontà. Abbiamo tempo per rilassarci prima di dover lasciare questo paradiso… Un piccolo anedottto sento di dover raccontare: mentre ci trovavamo sulla lingua di sabbia bianca alcuni bambini malgasci hanno iniziato a giocare con un pallone portato da degli italiani. E’ sconvolgente (ma il termine è riduttivo) sentire dei genitori che davanti alla povertà dei bambini malgasci si permettono di chiamare la guida per dirgi:” le raccomando, io glielo presto il pallone pero’ me lo devono restituire perché mio figlio ci tiene tantissimo è un regalo dei nonni”. No comment!

Una settimana non consente di vedere quanto di affascinante si possa trovare a Nosy Be e nemmeno il fascino delle isole che la circondano. Nel nostro piccolo abbiamo potuto solo raccontare quanto di bello siamo riusciti a vedere.

Di seguito riportiamo le risposte a quel famoso perché:

– perché Nosy Be non è il Madagascar ma è un assaggio di quanto il Madagascar possa offrire;

– perché raggiungere in piroga la riserva di Lokobe e inoltrarsi nella foresta ti fa sentire in simbiosi con la natura rigogliosa e unica di Nosy Be;

– perché i malgasci sono un popolo eccezionale, sorridente e accogliente e perché il sorriso dei bambini non ti abbbandonerà mai nemmeno dopo il rientro in Italia;

– perché Nosy Be è l’isola dei sapori e dei profumi, dalla vaniglia all’Ylang Ylang alle aragoste alla brace cucinate di fronte ad una spiaggia bianchissima (Nosy Iranja);

– perché… di perché ce ne sono sicuramente tanti altri, ma il modo migliore di scoprirli è andandoci.



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