Un assaggio di Filippine, terra di galli, panni stesi e bimbi sorridenti

Viaggio zaino in spalla alla scoperta di questo accogliente popolo e di parte delle sue meravigliose isole
Scritto da: chia.granada
un assaggio di filippine, terra di galli, panni stesi e bimbi sorridenti
Partenza il: 29/02/2016
Ritorno il: 20/03/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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FILIPPINE – MARZO 2016

Viaggio di 3 settimane, zaino in spalla, prenotate solo le prime 2 notti a Manila, volo Emirates (630 Euro/testa), circa 800-900 Euro/testa di spese in loco (carta di credito ricaricabile, abbiamo sempre trovato gli ATM per prelevare, tranne a Paniman Beach). Assicurazione Allianz “Travel care” (fortunatamente non c’è stata occasione di utilizzarla).

Considerazioni iniziali

Viaggiare nelle Filippine è piuttosto lento, complicato, e incerto, per questo motivo conviene organizzarsi gli spostamenti con largo anticipo. Noi non lo abbiamo fatto, ma se mai ci dovesse capitare di tornare, insieme al volo intercontinentale prenoteremmo anche i voli interni, visto che comprandoli in anticipo costano pochissimo, mentre sotto data o non si trova posto, o sono cari. Certo è facile dirlo dopo averlo sperimentato sulla propria pelle, ma davvero, fate lo sforzo di scegliere qualche meta e comprare i voli in anticipo.

Noi avremmo voluto girare molto di più, ma non ci è stato possibile perché 3 settimane non ben organizzate non danno tempo a sufficienza per raggiungere tante tappe. Per esempio, abbiamo dovuto rinunciare alle terrazze di riso Ifugao, nel nord di Luzon. Invece abbiamo evitato per scelta Boracay, località troppo turistica, incasinata e ci hanno anche raccontato che la pressione turistica e gli inesistenti impianti di trattamento delle acque, hanno reso l’acqua del mare in quella zona molto inquinata (a livello chimico); noi personalmente non abbiamo approfondito l’informazione, perché in ogni caso Boracay non era tra le nostre mete neanche prima di sapere dell’inquinamento.

28/02 Partenza per Manila con Emirates, scalo di 4,30 ore a Dubai.

29/02 Arrivo a Manila alle 16,30. L’hotel è già prenotato con booking.com in zona Burgos Street (quartiere a luci rosse, ma anche di moda tra gli abitanti di Manila per la presenza di ristoranti e birrerie). Il jet leg e il casino durante tutta la notte non ci aiutano a riposare bene.

01/03 Incontriamo un’amica che abita a Manila che ci accompagna nella visita a Intramuros, il centro storico di Manila, al Fort Santiago, alla casa museo Casa Manila. Per arrivare a Intramuros si può prendere la LRT (una delle due linee metro di Manila) e scendere a Central Terminal o United Nation. Facciamo un giro anche a China Town e ci mettiamo a cercare un bus notturno per Legazpi per la notte successiva. La sera mangiamo al Crying Tiger, buon ristorantino thai in zona Makati avenue – Burgos street.

02/03 Andiamo a trovare la nostra amica nel suo quartiere, Makati, la Manila ricca, facciamo un giro nel Greenbelts, un centro commerciale carino per la presenza del giardino e di mille ristoranti/bar. Alla Mesa si mangia filippino ed è molto frequentato dalla gente locale. Il pomeriggio ci incamminiamo verso la stazione DLTB bus company di Pasay con la MRT, scendendo a Taft.

Considerazioni di Manila: questa città ha 20 milioni di abitanti, immaginate un terzo della popolazione italiana in un unico posto. Dire che è enorme è riduttivo, vista dall’aereo non finisce più. E muoversi quindi diventa complicatissimo, perché le linee della metro LRT e MRT sono strapiene a qualsiasi ora e le file per comprare il biglietto e per entrare nelle stazioni sono interminabili, non sto esagerando! Si può prendere il taxi, costa pochissimo, ma prima di salire assicuratevi che usi il tassametro; il problema però non è affatto risolto, visto che sicuramente rimanete imbottigliati nel traffico pazzesco di questa caotica città. La verità è che a noi, dopo due o tre esperienze di spostamenti all’interno della città, è passata completamente la voglia di uscire dal raggio di percorrenza fattibile a piedi.

È inquinatissima, ovviamente. È piuttosto sporca, decadente, abbandonata a sé stessa, si vedono tanta miseria e tanti scarafaggi. Ma ci sono i filippini a renderla gradevole, sempre pronti e disponibili ad aiutarti, a darti informazioni, a fare due chiacchiere, a sorriderti. Per questi motivi, forse, o la si odia o la si ama.

In ogni caso è tappa obbligata, visto che ovunque vogliate andare, tutto parte o passa da qui. Non esiste una stazione dei bus. Esistono tantissime compagnie di bus, ognuna serve specifiche località, e ogni compagnia ha diverse stazioni di partenza/arrivo; sulla lonely planet c’è una lista, può essere utile. Noi abbiamo utilizzato i bus della DLTB per andare/tornare da Naga e Legazpi, partendo e arrivando dalla stazione di Pasay che è comoda perché vicina alla stazione della MRT Taft.

Anche i voli credo facciano tutti scalo a Manila, non abbiamo trovato voli diretti tra altre località. E attenzione ai terminal, perché Manila ne ha 4, quindi bisogna sempre verificare in quale si arriva/da quale si parte.

VIAGGI NOTTURNI. Prima raccomandazione: COPRIRSI! Portate tutti gli indumenti pesanti che avete nello zaino, perché se fuori ci sono 28-30 gradi, all’interno ce ne sono 14! Fa davvero freddo, e passare 11 ore a tremare non è cosa piacevole. Quindi non dimenticatevi calze, scarpe, pantaloni lunghi, felpa, giacca, cappello e se ce l’avete anche una copertina.

Seconda raccomandazione: cercate di dormire e non badate alla guida degli autisti, o vi farete il segno della croce ogni due minuti, guidano come dei pazzi!

MINIVAN NELLE FILIPPINE. Sono comodi per spostarsi, ma partono solo quando sono pieni. Inoltre, se non hanno spazio nel bagagliaio, mettono lo zaino su un sedile e ve lo fanno pagare esattamente come pagate voi. Incastrare gli spostamenti risulta un azzardo, perché spesso non si sa quando si parte né quando si arriva. Calcolate sempre delle ore in più tra uno spostamento è l’altro, meglio arrivare con grande anticipo che rischiare di perdere il secondo mezzo.

03/03

Arrivo a Legazpi alle 7,00 di mattina dopo un viaggio notturno che difficilmente scorderemo. Prendiamo il minivan per Donsol (la stazione dei minivan è proprio accanto a quella dei bus), e da Donsol un tricycle per la spiaggia, dove si trovano alloggi di tutti i budget. Noi ne troviamo uno dove una stanza essenziale, con bagno interno, costa 600 pesos a notte. Esploriamo un po’ la zona, ma sarà che il cielo è annuvolato e ogni tanto pioviggina, sarà che ci aspettavamo una spiaggia caraibica e invece ne troviamo una marrone non curata, ci rimaniamo un po’ male.

La sera ceniamo al Siramsana Resort, uno dei pochissimi ristoranti del posto.

Dopo cena facciamo un giretto, ma è tutto molto tranquillo (quasi troppo!). Troviamo un bar (Barracuda) gestito da un inglese che ci prepara un mango daiquiri da favola. Anche se la stagione dei manghi è un po’ più avanti, lo stesso troviamo che sono meravigliosi!

04/03

Dedichiamo questa giornata al relax, perché ancora non ci siamo abituate al jet leg e la notte dormiamo male. Ci svegliamo tardi e rimaniamo sulla spiaggia sotto l’ombra delle palme per non scottarci, perché per fortuna è uscito il sole. Il pomeriggio andiamo a informarci presso l’ufficio turistico del governo a Donsol (Donsol Visitor Center), che si trova accanto al Siramsana resort. Qui vi spiegano tutto sull’uscita in barca alla ricerca del butanding, lo squalo balena. Occorre registrarsi e pagare 300 pesos. Si esce in bangka (le barche filippine) da 6 persone, e il costo è di 3500 pesos, che si dividono in base al numero di persone a bordo. Le bangkas iniziano a uscire alle 7,30 di mattina perché l’orario migliore per avvistare gli squali è alle 8,00, quindi la maggior parte delle persone si reca al Visitor Center per quell’ora e riempire la bangka è quasi scontato. Se si va più tardi, si corre il rischio di pagare di più perché non vi sono persone con cui condividere la bangka. Il giro per l’avvistamento dura al massimo 3 ore, se non si vede nulla si torna indietro. Sulla bangka c’è la guida, l’avvistatore di pinne di squalo e gli uomini della barca. Vi diranno almeno 20 volte che l’incontro con lo squalo non è garantito. Durante queste 3 ore di piacevole gita in barca, guardatevi anche intorno, la vista del vulcano è impressionante! Quando l’avvistatore vede la pinna, bisogna velocemente indossare maschera, pinne e boccaglio (se li prendete in affitto, verificate la loro funzionalità prima di salpare!), sedersi sul lato della bangka e al via della guida buttarsi in mezzo al mare, ben lontani dalla costa. La guida quindi nuota verso lo squalo e seguendolo ci si trova davanti a una “roba” indescrivibile, non scrivo altro. La visibilità è abbastanza bassa, non oltre i 5 metri, quindi lo si vede da abbastanza vicino, anche se ti dicono di non avvicinarti troppo per non rischiare di prenderti la coda addosso. L’esperienza è meravigliosa, quindi secondo me conviene mettere in conto di poterla fare due volte in due mattine diverse, così se durante la prima uscita non si vede nulla, si ha una seconda possibilità. Considerate che i mesi migliori per l’avvistamento sono marzo-aprile.

05/03

Oggi giorno di avvistamento butanding! Peccato che ascolto il consiglio di una signora che l’anno precedente li ha visti due volte, e per evitare la folla di snorkelisti impazziti delle 8,00 di mattina, l’orario più popolare, esco con la bangka a mezzogiorno, dopo che i primi turisti usciti la mattina presto sono tornati raccontando di averne visti a bizzeffe. La mossa si rivela sbagliata, per due ore e mezza vaghiamo avanti indietro in lungo e in largo, ma della pinna neanche l’ombra. Quando ormai le speranze mi hanno abbandonato, ecco la pinna, e nel giro di un minuto, senza neanche rendermi conto di cosa sta succedendo, mi ritrovo buttata in mezzo al mare, con la guida che mi trascina verso la pinna e mi spinge in avanti e per pochi secondi lo vedo, spaventata e estasiata al contempo. Ma poi subito si immerge in profondità e sparisce dalla mia vista. L’emozione è fortissima, e nonostante mi maledica per non essere uscita la mattina presto, sono contenta.

DONSOL. A Donsol ci si va essenzialmente per vedere lo squalo balena e per l’immersione al Manta Bowl, che mi hanno raccontato essere molto bella. C’è anche la possibilità di fare una escursione organizzata sempre dal Visitor Center alle 18,00 in cui si esce in barca sul fiume per vedere le fireflies. Ma non posso dire altro perché non ci siamo andate.

06/03

Si parte per NAGA. Quindi, iniziamo col tricycle per arrivare alla stazione minivan di Donsol, poi minivan per Legazpi, da lì minivan per Naga, e infine tricycle dalla stazione alla ricerca di una sistemazione. Troviamo un hotel basico, ci dobbiamo dormire una notte sola. Naga è una cittadina vivace e piacevole, tanti studenti e relativi servizi a loro dedicati, e brulicante vita notturna. A noi serve pianificare il resto del viaggio, soprattutto cercare i voli per le prossime mete, quindi cerchiamo un internet point e passiamo tutto il pomeriggio a cercare voli, tornare in stazione per cercare gli orari dei bus, di nuovo internet point questa volta al city mall accanto, provare tutte le combinazioni possibili e il risultato finale è che andremo a Coron dopo la tappa di Caramoan peninsula con un volo interno da Manila della Skyjet airlines. Le altre soluzioni risultano troppo care o impraticabili per mancanza di tempo.

La sera ci fermiamo a cena al mall e proviamo l’onnipresente Jollybee, nonostante non siamo amanti del fastfood in generale. Si può anche saltare come esperienza…

Tornando in hotel, ci imbattiamo in un club con musica dal vivo, incuriosite entriamo e trascorriamo una bella serata al Sadi Baloy, tra San Miguel e un gruppo di ragazzi che suonano cover. Consigliato! Oppure, ci hanno raccontato in seguito, si può andare in una via un po’ fuori, sempre col tricycle, piena di locali con musica dal vivo, la Magsaysay Avenue.

Da Naga, per gli appassionati di sport, o anche solo per provare qualcosa di nuovo, è facile raggiungere un luogo nei pressi di Pili (il CWC) dove cimentarsi nel wakeboard, una specie di snowboard in acqua, trascinati da un cavo, spendendo poco. Noi non ci siamo andate, ma il ragazzo tedesco che ce lo ha raccontato era molto entusiasta!

07/03

Si parte per PANIMAN BEACH, CARAMOAN PENINSULA. Iniziamo col tricycle per la stazione dei minivan, poi minivan per Sabang (circa 2 ore), da dove ci si imbarca sulla M/B Harry (partenze: 5.30, 8.00, 11.00, 14.00); non c’è il porto, quindi per salire sulla bangka si sono inventati una specie di passerella galleggiante mobile trascinata da un gruppo di uomini dalla spiaggia alla barca: per questo geniale servizio chiedono 10 onesti pesos a testa, sia ai turisti che ai filippini. Dopo due ore di bangka si arriva al porto di Guijalo. Da lì si trovano facilmente i tricycle che ti portano ovunque. Noi avevamo preventivamente contattato il gestore del Crazy Coconut, Sam, che infatti ci aspetta con la sua jeep rossa al molo; il servizio non è gratuito, ma è comunque comodo! Quindi, in circa 20 minuti siamo a Paniman Beach e ci sistemiamo nella nuova stanza. Facciamo un giretto per il “paese” e sulla spiaggia: si tratta di un villaggio di pescatori, bello rustico e autentico, ancora il turismo non ha intaccato la sua vera natura. Il ritmo è estremamente tranquillo, persino nei due negozi di souvenir (dovevo assolutamente comprare un cappello, perché il mio l’avevo dimenticato in un negozio a Naga), nessun interesse per cercare di vendere qualcosa, nessuna voglia di darti retta in quel momento, perché magari stanno guardando la loro telenovela in tv. Anche qui galli, panni stesi e bambini bellissimi ovunque, poche strade asfaltate, la spiaggia non è di sabbia bianca, non è molto frequentata da bagnanti, solo forse qualche bambino il pomeriggio, e vi sono moltissime bangkas e reti. Sam ci ha raccontato che l’elettricità h24 è arrivata da poco, prima solo poche ore la sera. Le persone del luogo sono inizialmente sospettose, poi piano piano è come se si abituassero alla tua presenza e ti salutano, ti sorridono e ti fermano anche per fare due chiacchiere.

E’ davvero un piccolo villaggio, se preferite qualcosa di più animato, forse meglio fermarsi a Caramoan (che non è sul mare). A noi comunque è piaciuto un sacco.

08/03

Sam e Jan del Crazy Coconut contattano una bangka e partiamo per la prima escursione, islands hopping verso est. Abbiamo la bangka tutta per noi, e due ragazzi locali che ci accompagnano (2500 pesos), uno dei quali ci fa da guida. Ci fermiamo all’isola Laos, sulla barriera per uno snorkelling molto bello, a Matukad dove si può scalare una parete di roccia per vedere dall’alto la laguna interna e il suo misterioso pesce (la scalata non è facilissima), e a Busdak. Poi però inizia a piovere, quindi torniamo a Paniman nel primo pomeriggio.

09/03

Per dividere la spesa, ci organizziamo l’island hopping verso ovest con un gruppo di ragazzi, ma questo crea scompiglio alla bangka che ci avevano contattato: ci aumentano il prezzo (credo perché i ragazzi erano di altre guesthouses, e la nostra bangka stava “rubando” il lavoro ai pescatori in contatto con i loro alloggi) e nessuno dei due ragazzi del posto che ci accompagna ci spiega o sembra comunque interessato alla buona riuscita dell’escursione. E infatti, arrivati alla prima isola, Cutivas, esteticamente da sogno, rimaniamo fermi ore perché la marea si è abbassata troppo e non è possibile muovere la bangka. Se si vuole stare all’ombra, ci sono a disposizione delle capanne a 100 pesos. Niente snorkelling ma in compenso un sacco di stelle marine! La seconda tappa è un sandbar Manlave, la cui attrazione principale sono le floating huts, delle capanne che galleggiano. Anche qui, esteticamente meraviglioso, non c’è granché da fare: la barriera è troppo lontana per andarci a nuoto. La terza tappa è un’isola Sabitang Laya, dove con una passeggiata si raggiunge una bella spiaggia con mare calmo e una laguna verde, molto bello.

Torniamo verso le 17.30, ci prepariamo e andiamo a cena alla eatery considerata la migliore del villaggio, Isla Magayon. Incrociando le dita mangiamo (lo still food mi fa sempre venire un brivido alla schiena, dopo una esperienza passata poco divertente) spendendo davvero poco, e le signore della eatery ci offrono anche parte della loro cena: una frittata di gamberetti e le zampe di gallina. Rimaniamo colpite dalla loro gentilezza e non vorremmo avanzare nulla per non sembrare scortesi, ma proprio non ce la facciamo ad assaggiare le zampette…

10/03

Ci organizzano, sempre con i loro vari contatti locali, l’escursione nella jungla. La eatery della sera precedente ha colpito lievemente, ma con un paio di imodium partiamo serene. Ci accompagnano la guida e il cancelliere del barangay (villaggio), senza il quale non si può entrare nella jungla. E’ un ragazzo giovane, ma subito ci sta simpatico per la sua dimestichezza con il luogo: si arrampica sugli alberi, si immerge alla ricerca di gamberetti di acqua dolce, riconosce le piante, apre la strada con il machete. Iniziamo pagaiando nella diga, e da lì ci si addentra nella foresta: non più strade e non più villaggi. Percorriamo un sentiero utilizzato da coloro che dalla montagna trasportano a mano, in grossi sacchi, le noci di cocco che sono utilizzate per tantissimi scopi (da consumare fresco, per fare l’olio, per fare il latte…), e visto che continuiamo ad attraversare ruscelli, decidiamo di toglierci le scarpe da trekking e indossare le infradito (come ciò che indossano le nostre guide). La nostra meta è una cascata, ma non possiamo raggiungerla perché è caduto un albero e l’accesso è impraticabile. Cambiamo meta e ci portano in una gola, con cascatelle e pozze, meraviglioso! Si può fare un bel tuffo e nuotare nelle pozze (sempre incrociando le dita, sperando di non essere beccati da qualche bestia!). Si possono vedere molti uccelli colorati, le aquile, i carambao immersi nell’acqua, e bere/mangiare il cocco migliore finora assaggiato!

Al ritorno ci fermiamo al primo barangay perché sta per iniziare il cock fighting; la cosa non ci esalta, ma siamo curiose. E infatti scopriamo che non è come quello visto un paio di giorni prima, è molto più cruento: ai due galli che combattono viene applicata una lama di 7-8 cm alla zampetta, così i due animali combattono e uno dei due verrà ferito e ucciso. Molti uomini scommettono e apprezzano il combattimento; a noi non è piaciuto molto, ma quando espongo i miei dubbi alla guida, lui mi risponde che il gallo che muore viene cucinato e mangiato: che male c’è?

Ci fermiamo a bere una birra a casa della nostra guida Denis, così conosciamo la sua famiglia e le sue capre, due delle quali nate da due giorni (dolcissime!).

Torniamo a Paniman stanche ma soddisfatte. E i 3500 pesos sono valsi la giornata.

11/03

Inizia il viaggio infinito verso Coron Town. Lasciamo Paniman col tricycle, arriviamo a Guiijalo e prendiamo la Harry delle 9.00 (partenze: 7.00, 8.00, 9.00, 11.00) per Sabang, passerella, e da lì minivan per Naga. Abbiamo qualche ora prima di prendere il bus per Manila, che occupiamo bighellonando per Naga, assaggiando tutto ciò che ci ispira dalle bancarelle in strada ed esplorando il mercato centrale (un edificio di 3 piani!). Poi alle 17.45 prendiamo il bus per Manila, sempre con la DBLT company, già prenotato durante la prima tappa a Naga.

12/03

Arriviamo a Manila alle 3.00 di notte, scendiamo a Pasay così siamo vicine all’aeroporto terminal 4 (domestic flights). Cerchiamo un taxi che non ci spari il prezzo fisso e arriviamo all’aeroporto. Il volo è alle 7.00, abbiamo tutto il tempo per annoiarci, ma ormai siamo nell’ottica che meglio annoiarsi che perdere il volo. Il volo dura 40 minuti, arriviamo all’isola di Busuanga dove ci aspetta un minivan che ci porta a CORON TOWN presso la struttura prenotata con agoda.com sempre durante la prima tappa a Naga (Casa Montemar – camera nella norma a 1000 pesos/notte, a parte lo scarafaggio, ma terrazza con vista meravigliosa!). Nonostante la stanchezza di 24 ore di viaggio, dobbiamo aspettare perché il check in nella camera è alle 11.00, quindi facciamo un giro per Coron Town. Il paese è bello caotico, l’atmosfera ci piace; qui il turismo c’è eccome, di filippini stessi anche, niente a che vedere con la Caramoan Peninsula, ma non è eccessivo né fastidioso. Non c’è spiaggia lì vicino, sembra che l’unica sull’isola sia Ocam Ocam Beach, a circa 70 km da Coron Town. Noi non ci siamo state, ma guardando in rete sembrerebbe molto bella (e anche molto avventurosa). Scrivere una email da un computer è un’impresa impossibile: quando riesci a trovare un internet point, è sempre pieno di bambini che giocano ai videogame online – tranne ovviamente durante gli orari di scuola, ma è probabile che tu sia su una spiaggia e non abbia alcuna voglia di tornare nel caos di Coron Town-.

Il pomeriggio sveniamo a letto, e ci svegliamo giusto per andare a cena al Sea Dive Resort, da dove assistiamo a un tramonto mozzafiato!

13/03

Ci sono mille agenzie turistiche o comunque posti dove vendono escursioni. Forse non conviene impazzire per cercare la migliore, sono praticamente tutte uguali e organizzate allo stesso modo (tour A, tour B, tour C…). Un’alternativa è andare al molo, dove si possono affittare le bangkas, e a seconda della destinazione e del numero di passeggeri, si paga una certa cifra (affissa al muro); occorre però conoscere la destinazione. Per questo motivo noi preferiamo iniziare con il tour A e davvero rimaniamo esterrefatte: tutte le tappe, sull’isola di Coron, sono meravigliose! Spiagge magnifiche, con sabbia bianca, mare cristallino, bellissimo lo snorkelling (anche se purtroppo la sensibilità ambientale è pressoché inesistente), le lagune hanno colori strepitosi, le formazioni rocciose ti fanno sognare, e l’escursione in sé è ben organizzata, e il pranzo è ottimo, cucinato sulla barca! Non bisogna dimenticare la crema solare, maschera-boccaglio-pinne e occorre avere un po’ di pazienza alla partenza, philipino time (una mattina abbiamo aspettato un’ora in bangka prima che il gruppo fosse completo e si potesse partire).

14/03

Proseguiamo con il tour B. Anche questo meraviglioso, peccato il gruppo di francesi sulla bangka poco simpatico. Facciamo una tappa in più (pagando l’ingresso ovviamente) a Siete Pecados, una riserva naturale: snorkelling meraviglioso! Qualche medusa, purtroppo.

La sera ceniamo alla Sirenetta, per una serata speciale è un posto perfetto!

15/03

Mi dedico finalmente alle immersioni. Ho chiesto a un paio di diving centre e anche in questo caso offrono grossomodo lo stesso servizio: 3 immersioni in un giorno, 2 sui relitti e 1 al Barracuda Lake, per un totale di 3500 pesos, inclusa tutta l’attrezzatura e il pranzo. Esco con il Neptune Dive Centre e iniziamo con il Barracuda Lake. Sinceramente sono indecisa se farla o meno, visto che la mattina precedente ci sono andata con l’excu B e, oltre al fatto di essere fisicamente faticoso, visto che bisogna portarsi la bombola sulle spalle per una scala di legno abbastanza improvvisata prima di buttarsi nel lago, mi chiedo cosa ci sia di interessante da vedere, che non abbia già osservato facendo snorkelling. Mi lascio convincere dalle parolone thermocline e halocline, per cui si percepiscono benissimo la stratificazione dell’acqua dolce e salata, e la variazione di temperatura conseguente, infatti ci si immerge senza muta perché sotto i 14 mt si schiatta di caldo (magari portatevi una rashguard per non avere il gav direttamente sulla pelle), ma la verità è che ho trovato questa immersione piuttosto noiosa.

Al contrario, le altre 2, relitto Kogyo Maru e Morazan Maru, mi sono piaciute un casino! E’ la prima volta che mi immergo nei relitti, e infatti inizialmente sono un po’ agitata, ma gli spazi sono ampi all’interno, non vengo assalita da claustrofobia, anzi mi diverto e lo trovo molto interessante.

Torno molto soddisfatta e la sera andiamo a mangiare l’aragosta da Lobster King, un posto consigliatomi dal divemaster, ci si arriva prendendo un tricycle in direzione ospedale sulla National Highway a 10 pesos a testa. Non è esattamente economica, ma vale comunque la pena.

16/03

Ultimo giorno di mare, sperimentiamo il tour C. Si va più lontano e i posti, sembra impossibile, sono ancora più incantevoli. Peccato per la presenza delle meduse, ogni volta che ti butti in acqua ti sale l’ansia e inizi a guardarti a destra e a sinistra; tra l’altro, ci è stato detto che è possibile ci siano anche le cube jellyfishes, quindi non è che uno sia proprio rilassato in acqua! Però davvero, Banana e Malcapuya Islands sono un sogno.

17/03 – 18/03

Torniamo a malincuore a Manila, anche se il volo di rientro in Italia è il 19, ma seguiamo il consiglio per cui meglio tenersi un giorno jolly nel caso in cui ci siano imprevisti tipo cancellazioni di voli o robe simili.

Il viaggio di ritorno da Manila è tranquillo, le guesthouse offrono il servizio di minivan a pagamento per l’aeroporto. Vedere le isole dall’alto ti fa domandare come mai te ne stai andando via…

Arrivate in aeroporto a Manila cerchiamo un taxi bianco (attenzione perché quelli gialli sono più cari) e ci facciamo portare a Makati.

Alloggiamo in un appartamento di amiche e approfittiamo di questi due giorni per cercare i regalini da portare a parenti e amici, per viziarci con massaggio e pedicure, per comprare cibo filippino trasportabile (spezie, mango disidratato, zucchero di canna, riso…) al supermercato Landmark. Nessuna voglia di buttarsi nel traffico folle di questa città per visitare altre zone. Usciamo dal km quadrato di Makati solo per la degna di nota cena al Chupacabra, in zona Burgos Street, un ristorante messicano frequentatissimo e con cibo ottimo!

19/03

Partenza per Milano. Salamat po Filippine, arrivederci a presto!



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