Un’Asia da cartolina..
Il Vietnam è un paese che sta cambiando in fretta e che si configura sempre più quale meta turistica, tuttavia non è certo la prima destinazione che venga in mente a chi si decida a viaggiare in Asia: la reazione comune delle persone a cui raccontavo i miei progetti di viaggio sono sempre stati di stupore e/o curiosità: “ma cosa ci vai a fare?” “ma cosa ci sarà mai da visitare?” “…ma non è pericoloso??” e così via….. Alcuni mi hanno addirittura chiesto se il paese è ancora diviso tra il Nord e il Sud…..
Perché andare in Vietnam? Mi sono documentato a lungo su questo paese, la guida della Lonely Planet l’ho comprata per ben tre volte….Infatti sono stato costretto a rimandare la partenza e nel frattempo uscivano gli aggiornamenti….Ma finalmente il 2004 è stato l’anno giusto e sono partito dal 1 al 16 ottobre con la compagna giusta: la mia Gabry.
I luoghi mantengono una “autenticità” che purtroppo è difficilmente riscontrabile in quelli di tanti altri paesi asiatici, dove sciagurati restauri hanno eliminato quel sapore di antico di cui il visitatore non superficiale è alla continua ricerca. Ed è proprio l’autenticità la caratteristica principale che dovrebbe spingere un viaggiatore a recarsi in questo paese, prima che sia troppo tardi.
Il mio è stato un itinerario “classico” di 15 giorni che ha percorso le principali tappe al nord, centro e sud. Consiglio a tutti prima di partire per qualsiasi viaggio una visita virtuale delle località tramite i siti fotografici su internet, in questo modo infatti si evita per quanto possibile di rimanere delusi.
Nella scelta degli hotel ho prediletto quelli di maggiore atmosfera (buoni ma non extra lusso: abbiamo pagato Min 17 USD – Max 45 USD per una doppia) e li ho prenotati tutti tramite email; per i pasti non ci siamo fatti mancare nulla. Come dimenticare “La Camargue”, ristorante francese di Saigon ospitato in una bellissima villa coloniale? La spesa complessiva è stata tutto sommato contenuta, ma comunque avrebbe potuto esserlo di più scegliendo posti più economici ma che comunque garantiscono confort e pulizia. I voli interni, comprati nella mia agenzia viaggi di fiducia, costano molto di meno sul posto.
Ma veniamo al dunque: partiamo con volo della Thai verso le 15:30 ed arriviamo nel primo pomeriggio ad Hanoi dopo uno scalo a Bangkok. La mia prima impressione è stata quella di un paese in rapida trasformazione e si deduce innanzitutto dalla miriade di motorini che sfrecciano per le strade che ormai hanno sostituito le biciclette. I motorini sono ormai una sorta di status symbol per la gioventù vietnamita che vede i vecchi veicoli a pedali non sufficientemente “in”. Traffico caotico e speculazione edilizia incontrollata credo che siano i mali peggiori del Vietnam, soprattutto nei centri principali.
La capitale conserva senz’altro la sua atmosfera coloniale francese attorno al lago Hoan Kiem, bello il tempio della Letteratura, antica università confuciana per gli aspiranti al ruolo di funzionari imperiali (mandarini) e restaurata dopo i danni subiti dai francesi in ritirata. I dintorni della capitale sono altrettanto interessanti e facili da visitare grazie alle numerosissime agenzie che sono in grado di organizzare le escursioni a seconda delle personali esigenze. La domanda più frequente che mi ero posto è: a quale rivolgersi? In realtà, i servizi non differiscono assolutamente, soprattutto se si ha l’intenzione di partecipare alle escursioni di gruppo (a prezzi stracciati). Dopo essere stati prelevati direttamente dall’albergo, si raggiunge un meeting point da dove i turisti sono smistati su altri mezzi a seconda della destinazione prescelta. Tutte le agenzie sembrano far parte della stessa unica organizzazione. C’è chi sconsiglia questo modo di visitare, temendo di trovarsi in gruppi eccessivamente numerosi. Questo può anche essere vero, però in tal modo si ha anche l’opportunità di conoscere gente nuova e di fare amicizie. Visitando la Pagoda dei Profumi (10 USD a persona) vicino Hanoi ci siamo ritrovati assieme ad altri ragazzi francesi, spagnoli e di altre nazionalità con cui abbiamo condiviso una bellissima giornata. Per la baia di Halong invece (30 USD a persona) abbiamo preferito una escursione in giornata, condividendo la barca con solo altre 4 persone. Per ogni luogo insomma può escogitarsi una formula diversa. Purtroppo non abbiamo avuto tempo per visitare Sapa e le minoranze dell’estremo nord, per la quale sarebbero occorsi almeno altri 2-3 giorni di viaggio…meglio però visitare con calma meno luoghi che cercare di fare tutto di fretta.
Dopo 5 giorni, voliamo su Huè con la Vietnam airlines (sicura e puntuale). L’antica capitale imperiale è senz’altro uno dei luoghi più affascinanti da visitare per il suo antico retaggio storico-culturale e per il fascino e malinconia dei suoi monumenti. Nonostante le gravissime devastazioni della guerra, il governo ha per lungo tempo trascurato la manutenzione della cittadella imperiale e delle tombe monumentali perché espressione della “feudale dinastia degli Nguyen”, ma ormai sta emergendo sempre più la consapevolezza del potenziale economico e turistico di questi luoghi. La famosa pagoda Tien Mu è ora ai restauri….. Il modo in cui si stanno svolgendo gli interventi di “recupero” è senz’altro discutibile, con colori brillanti e vivaci che hanno eliminato la patina del tempo creando un “effetto Disneyland” assolutamente sgradevole. Speriamo solo che non si proceda così troppo rapidamente, almeno finché gli edifici saranno in grado di tenersi in piedi… Ricordo volentieri la tomba dell’imperatore Thieu Tri, in stato di abbandono ed esclusa dai circuiti organizzati. Il giro delle tombe imperiali lo abbiamo fatto in macchina privata con autista (30 USD tutto il giorno) e, visto il caldo afoso, l’aria condizionata è stata un toccasana. Il servizio lo abbiamo prenotato direttamente al nostro albergo (in Vietnam gli alberghi sono praticamente in grado di organizzare qualsiasi cosa…) Bellissima la cittadina di Hoi An, dove abbiamo pernottato all’hotel Vin Hung 1 nella stanza cinese, famosa per essere stata utilizzata quale set di alcune scene del film “The quiet American” con Michael Caine ambientato nell’Indocina degli anni ‘50. L’hotel è in pieno centro storico e la stanza, con la sua terrazza e le sue finestre che si affacciano sui tetti spioventi di tegole, è arredata con mobili originali di antiquariato cinese con tanto di letto a baldacchino. La città è quanto di più vicino possa assomigliare a quell’immaginario, forse comuni a tanti, che si ha dell’Asia…..Con le sue palazzine basse dai colori ocra e i templi, con le sue donne dai cappelli a cono con i loro pesanti bilancieri sulle spalle e il suo ponte giapponese coperto…. Un mondo da cartolina insomma, soprattutto alle prime ore del mattino quando gli esercizi commerciali sono chiusi e si vedono pochi turisti in giro. Assolutamente da non perdere il mercato del pesce: rigorosa la levataccia alle 6:00 del mattino per immergersi nei colori, odori e il vociare delle venditrici sulla banchina… Interessante la gita a My Son (2 USD a persona + biglietto d’ingresso), centro cerimoniale dei Cham immersa nella vegetazione, e molto bello il museo di Danang, visitato poco prima di riprendere il secondo volo interno per Saigon.
La capitale economica del sud, oggi ufficialmente chiamata città Ho Chi Min, è l’indicatore più evidente dello sviluppo economico di questo paese, con il suo centro storico sfavillante di vetrine e negozi di lusso che la fanno assomigliare più a Singapore o Hong Kong, se non fosse per i suoi vecchi edifici francesi. Ma l’anima tradizionale vietnamita la si riscopre nelle antiche pagode, soprattutto negli affascinanti templi del quartiere cinese di Cholon, oasi silenziose nel mezzo di strade trafficatissime. Infine, l’escursione privata (95 USD a persona) di due giorni sul delta del fiume Mekong, culminata con la visita del mercato galleggiante di Phon Diem vicino la città di Cantho, dove ci siamo inoltrati in una miriade di barche a remi nel mezzo delle contrattazioni mattutine delle donne, indaffarate nell’acquisto di frutta e verdura. Anche questo, un mondo destinato a scomparire con il progressivo sviluppo della rete stradale asfaltata.
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