Umbriacatissimi d’Umbria

Tour dell'Umbria in 5 giorni tra natura, storia, borghi medievali e buona cucina.
Scritto da: GaFlo
umbriacatissimi d'umbria
Partenza il: 02/01/2011
Ritorno il: 07/01/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
Se il 2010 si era aperto agli oltre -10°C di Monaco di Baviera, quest’anno si era deciso che il 2011 avrebbe meritato un inizio perlomeno vicino agli 0°C. E così è stato il centro d’Italia, e più precisamente l’Umbria – regione verde ricca di arte, storia e buona cucina – a ricevere la nostra visita per una settimana (probabilmente la più fredda degli ultimi anni…) di riposo prima del rientro al lavoro.

Domenica 2 Gennaio

Alle ore 8.45 la nostra fidata Ypsilon ha già superato il peso di un fuoristrada grazie all’equipaggiamento che di solito accompagna le nostre vacanze: valigie, beauty, borsa cibi e bevande, intrattenimenti vari, guide, amici peluche, ecc. Prima meta Gubbio che raggiungiamo verso le 15.00, anticipata da una sosta pranzo a Rimini ed annessa passeggiata in spiaggia. Ma non è l’ora di godersi il mare che arriverà invece puntuale quest’estate con l’attesa vacanza in Sicilia, anche se iniziano a girare strane guide andaluse, vero Flo? (to be continued …)

Gubbio sarà alla fine forse la più bella città medievale visitata, ma senza ombra di dubbio è stata quella più scenografica grazie ai bellissimi edifici monumentali che si sviluppano e crescono ai piedi del ripido monte Ingino (che dà anche il nome al tipico amaro della città, di colore giallo per la presenza di zafferano). La scenografia è resa ancor più bella dal periodo natalizio che, oltre ad un affascinante presepe di statue ad altezza naturale sparse tra le stradine del quartiere San Martino, propone un gioco di luci realizzato lungo il versante del monte per ricostruire un albero di Natale alto oltre 500 metri.

Per oggi abbiamo giusto il tempo di cercare, non senza problemi, una sistemazione per la notte, un buon ristorante dove iniziare ad assaporare la cucina umbra e ritornare a San Martino più tardi e lontani dagli occhi dei turisti per sfogare la nostra fantasia integrandoci alle statue del presepe di cui dicevamo sopra. Poi il vento gelido ha la meglio e ci rifugiamo nella nostra calda camera per una buona dormita.

Lunedì 3 Gennaio

Il meglio di Gubbio lo si può apprezzare dal basso, fuori dalle mura cittadine, osservando l’equilibrio tra palazzi e case perfettamente conservati, oppure direttamente dai palazzi stessi, raggiungibili per mezzo di ripide scalinate o di ascensori pubblici. Uscendo sorridenti dall’ascensore, soluzione a noi più congeniale, arriviamo nella vasta Piazza Grande dove si trova il bellissimo Palazzo dei Consoli (il più impressionante della città) e quello pretorio che, in questi giorni, ospitava una mostra fotografica sull’Islanda. Salendo ancora, manco a dirlo con l’ascensore, si giunge alla Cattedrale di Gubbio, costruita a cavallo tra 1100 e 1200 e dedicata ai Ss. Giacomo e Mariano. Pranzo a base di affettati e zuppe e ritorno alla macchina diretti verso il capoluogo di provincia.

Quando di una città come Perugia si è abituati a vedere la foto della bellissima Piazza IV Novembre, con la sua fontana, la Cattedrale ed il Palazzo dei Priori, forse è normale rimanere delusi nel visitare il resto del centro storico. O forse no, ma questa è l’impressione che abbiamo avuto noi: ovvero di una bellissima Piazza circondata da un centro storico che non regala altre soddisfazioni. Sarà stato il freddo, la guida sbagliata, la nostra preferenza per i centri storici piccoli, fatto sta che dopo circa due ore decidiamo di ripartire senza fare sosta a Perugia per la notte come da programma.

Orvieto è un’altra storia: città di soli ventimila abitanti, fatta di stradine che si intersecano su piazze con bei palazzi del 1200 e di un’atmosfera misteriosa che ti invita a passeggiare fino a tardi. Ed il Duomo di Orvieto è un’altra storia ancora: stupenda realizzazione dell’architettura medievale italiana con una facciata ricca di mosaici, bassorilievi e statue che già da sola vale il tragitto per raggiungere questa città praticamente al confine con il Lazio. Scattiamo ancora qualche foto al Duomo di notte prima di sederci al ristorante e provare una degustazione di olio (ottimo, da provare e portare a casa!) su pane caldo bruschettato.

Martedì 4 Gennaio

Il giorno successivo ripartiamo dal Pozzo di San Patrizio, una singolare struttura cilindrica a doppia elica, concepita al fine di creare due percorsi indipendenti e non comunicanti, che portano fino ad un pozzo profondo circa 30 metri sotto il livello del terreno. La mattina stessa torniamo al Duomo per ammirare ancora una volta e con la luce diurna la facciata e ci dedichiamo allo shopping per parenti e amici nei negozietti che disseminano il centro storico. In definitiva Orvieto è stata una bella scoperta perché la città si visita con piacere e senza fatica (mancano i continui sali e scendi tipici dell’Umbria), è ricca tanto di monumenti quanto di botteghe artigiane e negozi enogastronomici tipici, e può vantare una chiesa che nulla ha da invidiare a città grandi e famose. L’ultimo regalo della città è uno squisito piatto di Umbricelli, grossi spaghetti fatti a mano con farina e acqua, al tartufo gustati alla Trattoria del Moro Aronne in Via San Leonardo, un vicolo laterale alla strada principale che taglia la città.

L’improvvisazione è sempre stata componente essenziale delle vacanze di Ga e Flo e così se l’attenzione viene catturata da una città immortalata in una cartolina può succedere che quella stessa città diventi d’improvviso la meta del pomeriggio. Civita – definita anche la città che muore – si può raggiungere solo per mezzo di un ponte pedonale dalla vicina città di Bagnoreggio, a causa della progressiva erosione della collina su cui è nato questo borgo. Nonostante il fascino di quel luogo da cartolina, per non rallentare troppo il nostro viaggio in Umbria (senza accorgerci e a causa della scarsa conoscenza geografica abbiamo infatti sconfinato nel Lazio!) decidiamo di accontentarci e vedere Civita solo dal basso, da una stradina di campagna che fiancheggia la collina.

La stessa stradina, dopo averci regalato un magnifico paesaggio immerso nei colori della campagna umbra, degli uliveti e di un cielo a tratti azzurro a tratti grigiastro, ci riporta fino alla provinciale e da qui in autostrada direzione Spoleto. La serata è breve e si conclude con l’ennesima cena a base di prodotti tipici, tra i quali proviamo, oltre alla carne, un’ottima frittata lazza al tartufo (in pratica un piatto di uova strapazzate sminuzzate e mischiate col nobile fungo) accompagnata da un buon vino rosso di Montefalco. Breve passeggiata in città, che si caratterizza fin da subito per l’elevato dislivello tra la parte bassa e quella alta e, di conseguenza, la particolare pendenza delle stradine che si sviluppano lungo il colle di Sant’Elia su cui sorge Spoleto.

Mercoledì 5 Gennaio

E’ la ragazza alla reception dell’albergo a salvarci il giorno seguente, informandoci del fatto che Spoleto è dotata di un sistema di scale mobili che permette di raggiungere in modo veloce e gratuito il punto più alto della città, dove si trovano la Rocca Albornoziana ed il Ponte delle Torri. Visitiamo entrambi: la prima è una fortezza caratterizzata da torri, due ampi cortili interni e diversi affreschi quattrocenteschi, mentre il secondo è un acquedotto romano-longobardo che può essere attraversato a piedi – non senza un minimo di timore – permettendo il passaggio, attraverso una gola alta oltre 80 metri, al colle limitrofo. Scendendo gli scalini per ritornare alla macchina arriviamo al Duomo, in stile romanico e dal bellissimo mosaico centrale, reso famoso dalle foto scattate in questa piazza affollatissima in occasione del Festival dei Due Mondi che annualmente si tiene a Spoleto. La passeggiata prosegue visitando la città dall’alto verso il basso (e non viceversa come la sera precedente) fino al ristorante scelto per il pranzo, la Lanterna in Via della Trattoria (parallela di Corso Mazzini), di cui apprezziamo soprattutto l’abbondante antipasto di salumi, formaggi e noci immerse in un miele molto denso di produzione propria: colesterolo e diabete non ci avrete!

Nel pomeriggio ci dedichiamo alla visita di due borghi davvero piccoli: Bevagna e Spello che insieme contano poco più di diecimila abitanti. Bevagna non da l’impressione di una città del XXI secolo, anzi sembra davvero che qui il tempo si sia fermato qualche anno fa, e l’atmosfera di quiete che si respira tra i vicoli (forse anche grazie ai negozi che alla mattina aprono solo alle 10.30 e al pomeriggio alle 17.00) aiuta a confermare questa sensazione. Visitiamo il borgo apprezzando, a parte la conformazione quasi totalmente pianeggiante, le stradine strette e decorate per le feste natalizie, le case e le numerose chiese perfettamente conservate ed infine la principale Piazza Silvestri, su cui si affacciano il Palazzo dei Consoli, la Basilica di San Silvestro e la Chiesa di San Michele Arcangelo. Sperimentiamo ancora un po’ la funzione bianco e nero della nostra macchina fotografica, prendiamo un Cappuccino, ed infine lasciamo questo paesino reso famoso soprattutto per aver fatto da cornice alla serie televisiva Rai Don Matteo (in realtà scopriremo successivamente che sono diverse città umbre a vantare tale privilegio).

Spello, a soli 20 minuti dalla meta precedente, ci riporta – per fortuna – ad una più tipica città umbra: una sola e ripida salita che dalla prima Chiesa, quella di Santa Maria Maggiore, porta fino all’ultima, quella di San Severino, all’altezza di 280 m del monte Subasio. Spello impressiona perché è difficile immaginare come un borgo così piccolo possa contenere all’interno delle sue mura così tanta storia ed arte. E l’arte sta principalmente nelle sue Chiese, e più in particolare nella già citata Santa Maria Maggiore e nella contigua S. Andrea, decorate in parte con affreschi del Pinturicchio in due realizzazioni ritenute tra le migliori di questo Artista. Spello ci ha convinti ed è così che decidiamo di utilizzare l’Hotel il Cacciatore in Via Giulia, come base per gli spostamenti dei due giorni a venire, che saranno anche gli ultimi della nostra vacanza.

La sera stessa dopo cena, in preda ad un impeto di gioventù ritrovata (ed in realtà premeditata, dato che la scelta di raggiungere Orvieto già il secondo giorno nasce da qui), decidiamo di fare tardi in un locale di Perugia, l’Urban, assolutamente convinti che questo non influenzerà in modo alcuno nè la sveglia nè il programma del giorno successivo che prevede la visita ad Assisi.

Giovedì 6 Gennaio

Epifania, ore 16,00: visita ad Assisi. Da secoli questa città è sinonimo di San Francesco e della celebrazione dell’ideologia e del movimento francescano da Lui stesso voluto nei primi anni del 1200. Qui tutto esprime sacralità, a volte in modo addirittura esasperato come testimonia, a nostro modo di vedere, il parcheggio intitolato a Giovanni Paolo II dove lasciamo la nostra Ypsilon. Ma Assisi significa anche monumenti eccezionali per architettura e arte figurativa, palazzi medievali che mantengono uno splendore intatto nel tempo, Chiese e Basiliche immense, ricche di arte, storia e, questa volta con accezione positiva, sacralità di un luogo cardine del Cristianesimo. Visitiamo solo alcune delle Chiese presenti, probabilmente le più importanti: S. Rufino, S. Chiara e S. Francesco, le ultime due caratterizzate dalle cripte in cui si trovano le reliquie dei Santi di Assisi. La Città di San Francesco è in definitiva bellissima, ma l’impressione che ci lascia non è quella del luogo raccolto e dedito alla preghiera che ci aspettavamo, quanto più della città turistica che si vende al proprio pubblico di religiosi e non con tutte le sue bellezze e, forse, la sua erroneamente marcata sacralità.

Scendendo dal colle su cui si trova Assisi si raggiunge Santa Maria degli Angeli, luogo caro a San Francesco che la scelse come dimora (e successivamente come tomba) e dove nacque l’Ordine francescano. A cavallo tra il 1500 ed il 1600 qui sorse un imponente basilica che ingloba ancora oggi al suo interno la Porziuncola, una piccolissima chiesa in cui Francesco era solito venire a pregare con i propri compagni e all’interno della quale, secondo la tradizione, si spesero momenti importanti della storia del Santo. Il luogo è di sicuro impatto emozionale, forse più della stessa Basilica di Assisi, e pertanto sarebbe un errore non prevedere una tappa alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli.

L’ultima meta della vacanza è un tributo alla città il cui vino ha accompagnato praticamente i pasti di tutti questi giorni, Montefalco. Stiamo parlando di un altro borgo di poco più di cinquemila abitanti, per molti versi simile a Bevagna e che, proprio come quest’ultima, ha nella Piazza principale il punto nevralgico della città, sulla quale si affacciano i monumenti più importanti: il Palazzo Comunale, l’ex Chiesa di S. Filippo Neri e l’oratorio di S. Maria di Piazza. E’ tornato a soffiare un vento forte e così dopo la cena al Ristorante il Verziere (in cui torneremo anche il giorno successivo a pranzo per concludere una simpatica caccia al tesoro) rientriamo a Spello per la notte.

Venerdì 7 Gennaio

I due viaggiatori realizzano: oddio Lunedì si torna a lavorare!!

Il viaggio in Umbria si è così concluso e siamo riusciti a vedere praticamente tutte le mete a cui avevamo pensato, ad esclusione di Todi e del Lago Trasimeno che ci eravamo lasciati come possibili alternative. Siamo stati bene: ci siamo divertiti, rilassati, abbiamo visto delle belle città e soprattutto dei bei borghi e ci siamo appesantiti di qualche chiletto che smaltiremo volentieri stressandoci a lavoro anche in questo 2011. Consigliamo in definitiva l’Umbria a tutti i lettori di questo diario, con il suggerimento di non allungare oltre il dovuto una vacanza che vi porterà in una regione molto bella, ma con similitudini molto accentuate tra le sue città che, alla lunga, potrebbero stancarvi.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche