Umbria per tutti
Ciao Antonella, Vittorio, Valentina (6anni) e Davide (2 anni).
Diario di bordo 08 agosto 2003 Ore 13.00. Anto saluta tutti ed esce trafelata dal lavoro: si deve precipitare al supermercato vicino a casa (che, per la cronaca, è aperto tutti i giorni, anche all’ora di pranzo, da dieci anni a questa parte) per prendere le ultime cose, tra cui i viveri per la cena in nave. Nel mentre Vito si sbobina le due pestine appena rientrate dal mare, nonché rifocillate da un sano pollo con patate della mitica Mimì. Prima sorpresina di Murphy: il supermercato è … CHIUSO … ebbene sì … complice un diabolico black-out, le serrande impietosamente abbassate non danno scampo e spingono la povera Anto alla ricerca di un altro supermarket. Vabbè cosa sarà mai … sarà questione di cinque minuti … Individuato un nuovo supermarket sfigato (nel senso che tiene aperto all’ora di pranzo), Anto si appropinqua con circospezione, temendo che il black-out sia esteso in tutta la zona. No! Che fortuna! E’ aperto ed è tutto funzionante. Evviva!!! Anto si destreggia con velocità nelle corsie e riempie il tipico carrellino della solita burumballa quando, avvicinandosi soddisfatta alle casse … Ecco a voi il black-out … acciderba ma tutte oggi devono capitare!!! Insomma tricche tracche quella che doveva essere la spesa più veloce del West si prolunga per un altro quarto d’oretta di stupida attesa di fronte ad una cassa miseramente vuota e … spenta. Tornata a casa ed assaltata dalle sue bestioline (Ndr: Vale e Davide), che chiaramente non pensano neanche per un attimo di farsi una sacrosanta nanna pomeridiana, Anto prende a concludere le valigie in mezzo al caos più completo con, per di più, Vito che murrungia a più riprese guardando sconsolato la mole di borse, borsettine, bustine e zainetti vari che si accumulano via via vicino alla porta (e che, per dovere di cronaca, vengono più volte smembrati dalle bestioline di cui sopra). Anto si specializza nella difficile tecnica dell’arraffa e stuggia e, approfittando dei momenti di distrazione di Vito, stuggia in valigia ciò che per lei è utile e per Vito non fondamentale. Vito preso da frenesia del tipo “forza che è tardi e la nave non ci aspetta” comincia a caricare le valigie in macchina, mentre restano solo da ultimare le tipiche operazioni pipì e vestizione dei bambini… già vestizione … Anto presa dalla foga di preparare i bagagli (vi ricordate la tecnica arraffa e stuggia?) si era scarescia di mettere qualcosa da parte per il viaggio, mentre la valigiona, contenente tutti i potenziali vestiti dei bambini, si trovava attualmente incuneata nei meandri del cofano della Punto (vi ricordate la frenesia forza che è tardi e la nave non ci aspetta ?). Insomma Anto riesce a recuperare qualcosa per Vale, ma non trova niente per lo zingaro Davide che, alla fine, viene concordato con una maglietta di pigiamino e può sfoderare una mise notturna niente male.
OK si parte davvero. L’equipaggio è così composto: · Vito, noto anche come Ziu Murrungiu.
· Anto, nota anche come Zia Sbentiata.
· Valentina, nota anche come Valle la disequilibrista (Ndr: la piccola Valle si esibirà in tutto il viaggio in un vasto repertorio di cadute, smottamenti, precipitazioni e strambuccate varie).
· Davide, noto anche come il tappo salterino nonché il rompi, nonché il maialino, nonché la cozza-cagozza.
· Lilù, col suo folgorante occhio arrevescio, accompagnato da un codazzo di altre bamboline minuscole.
· Un branco di cavalli e macchine che verranno peraltro ignorati per tutto il viaggio dal rompi.
Strada 554. Già all’altezza di Selargius Anto realizza la prima delle sue dimenticanze: il PHON !! Ziu Murrumgiu non prende minimamente in considerazione la possibilità di tornare indietro a recuperarlo, forse perché, vista la popolazione in estinzione del suo cuoio capelluto, lo ritiene un optional assolutamente inutile, nonostante il resto della truppa sia dotato di una folta chioma.
All’altezza di Monserrato Davide riesce non so come ad aprire e rovesciarsi addosso un intero thermos di acqua gelida: uniche sopravvissute all’alluvione calze e scarpe, ma il resto dell’improvvisato abbigliamento è spacciato. Peccato il suo look pigiamesco era molto trendy! Ci tocca cambiarlo recuperando qualcosa dalla valigiona. Infine ci si imbarca: Davide sulla nave riesce a compromettere anche le calze e le scarpe esibendosi in una performance del tipo SPLUSH SPLUSH sulla pozza più eutrofica del ponte Belvedere.
Prima ancora della partenza della nave, ore 17,45, Valle, infogata dalla sistemazione in cabina, incomincia a chiedere con una certa insistenza “Ma quando è che andiamo a dormire?” frase che verrà ribadita con discrezione per una tonnellata di volte, fino a che, per sfinimento, si decide di accontentarla e si va a mangiare in cabina insieme con le galline alle 18,30. Valle mostra una certa difficoltà a mangiare il panino con prosciutto definendolo un pò duro. Strano … in genere Valle mangia il pane in qualsiasi situazione a velocità stratosferica. Dopo qualche minuto si scopre l’arcano, intravedendo un nuovo buco tra i dentoni di Valle. “Valle hai perso un altro dente !!! Evviva !!!” I restanti cinque minuti vengono trascorsi sderrinati a terra alla ricerca del dente perduto che questa volta viene rinvenuto dal mitico Vito e non fagocitato dalla piccola Valle come capitato in altre occasioni. Solita sceneggiata con telefonata al topo Dentone per avvertirlo della caduta di un altro dentino e invito a venire di notte a lasciare qualche soldino sotto il cuscino di Valle.
Dopo cena si fa un’incursione nel bar della nave, se non altro per conquistare un po’ d’acqua che era stata in parte compromessa dal gavettone integrale del piccolo Davide. Mentre il tappo salterino balzella a destra e a manca, Ziu Murrungiu, seppur murrungiando, affronta stoicamente una fila oblunga da esodo biblico, ma quando arriva il momento agognato del suo turno si guasta la cassa, per cui il bar viene simpaticamente chiuso e il traffico dirottato su un altro bar in un altro piano in un’altra fila. Ziu Murrungiu continua a murrungiare.
Bene adesso è davvero ora di andare a dormire. Dopo un’infinità di “Come si sta laggiù ?” e “Come si sta lassù ?” dalle postazioni assegnate nei letti a castello della cabina, finalmente si dorme. Buonanotte a tutti! 09 agosto 2003 Arrivo puntuale a Civitavecchia alle ore 10,30. Mentre Vito si avvia a sbarcare la macchina, Anto, Valle e Davide si accingono a scendere a piedi passando dalla stiva della nave e si esibiscono in un concertino di canzoncine stupidine accompagnate da altrettanti balletti sconsiderati da parte di Valle che si infoga perché Davide ride a scracallio guardandola e che si concludono con una strempata a terra a gambe all’aria in un pavimento unto e bisunto. Valle si rialza completamente nera ed anche Lilù, fedele sua compagna, già malridotta di per sé, esce ulteriormente provata da questa esperienza. Dopo che ci si aspetta in due punti diametralmente opposti del porto, infine l’equipaggio si ricongiunge e alle ore 11,00 si parte alla volta dell’Umbria. Zia Sbentiata riesce a streccarsi la mano sul finestrino della macchina azionando la manovra di chiusura del vetro e tenendoci la mano in mezzo: very smart !! Continua comunque imperterrita la sua attività di navigatrice affermata e, attrezzata con un atlante stradale stratosferico, riesce a dirottare la truppa … nel parcheggio di un penitenziario … Ok si torna indietro e si recupera la strada giusta. La perizia di navigazione viene ribadita poco dopo quando, cercando con una certa urgenza un posto dove mangiare ed avendo individuato una promettente indicazione “Trattoria il cavallino a 2000 m”, fa fare una delle prime inversioni ad U del viaggio a Vito proprio un cancello prima della desiderata trattoria, valutando di avere percorso sicuramente molto più di 2 km e frastimando chi aveva messo un cartello inadeguato su quella strada. Vabbè dopo un po’ di giri inutili si riesce a raggiungere la trattoria. Vito propone saggiamente di ordinare per i bambini piatti tranquilli come raviolini al sugo e bistecchina ai ferri, mentre gli adulti decidono di scrofarsi un menu a base di cinghiale. Inutile dire che i bambini si mangiarono le leccorniate al cinghiale lasciando ai genitori i resti e la misera bistecchina ai ferri. Si arriva alla cascata delle Marmore: spettacolare!!! Ed anche rinfrescante visti i gavettoni plurimi cui ci si sottopone percorrendo i sentieri predisposti per la vista delle cascate. Ziu Murrungiu da questo momento in poi sfoggerà un modello esclusivo di occhiali maculati, in quanto le incrostazioni gocciolose sedimentate sulle lenti dei suoi occhiali verranno smaltite soltanto dopo cinque giorni a seguito di molteplici e vigorose stresgiate. Valangata di scalini in cui Lilù rischia più volte di cadere e di farsi una bella arrusciata nell’acqua e Davide incomincia ad esibirsi in una delle sue prestazioni salterino-cozzesche che lo portano, senza mezze misure, o a saltellare pericolosamente e velocissimamente sul sentiero dissestato o a farsi trasportare dalla mamma arripu patella. Insomma la stanchezza incomincia a farsi sentire e, dopo un approccio di Vito in inglese ad un turista che si rivela essere solo milanese un pò bauscia, si decide di ritemprarci con una bella granitona. Che fortuna! In mezzo a tutta questa gente c’è un unico tavolino libero, che i nostri protagonisti si affrettano ad occupare. Dopo pochi minuti si incomincia a capire il motivo per cui quel tavolino fosse libero. Era, infatti, dotato di un optional particolarmente esclusivo che non tutti si potevano (o forse si volevano) permettere: doccia con idromassaggio integrale, nel senso che il suddetto tavolino veniva periodicamente innaffiato da un violento getto d’acqua polverizzata marmorea. E’ ora di avviarci: la strada è ancora lunga.
Arrivo a Castel Ritaldi. Tutto il paese è in piazza ad aspettarci: infatti, circa 13 persone affollano il bar centrale del paese. Non credo che l’anagrafe del comune possa vantare una popolazione altrettanto numerosa. L’avrete capito: Castel Ritaldi non è certo una metropoli, però è un paese molto carino che può vantare, come la maggior parte dei paesini dell’Umbria, un castello ed un aspetto tipicamente medievale.
Zio Poldo ci aspetta nel suo casale sfoggiando una mise elegantissima comprendente bermudoni tattici da cui fuoriescono, circospette, due gambette di merlo, attrezzate con ciabattone ad incrocio. La maglietta non è prevista in questo look molto chic, anche perché solo così può esibire uno stomacone prominente e due tettine cascanti che lo rendono veramente irresistibile (Ndr: questo look si rivela essere la vera divisa di Poldo che quotidianamente si presenta così concordato). Poldo, che nel resto del viaggio verrà chiamato da Valle Zio Pollo, si rivela comunque molto simpatico e ci presenta con orgoglio la casa originale, il giardino originale, il camino originale, etc. Che dire … la casetta è veramente deliziosa, a parte il pavimento che, manco a dirlo, è quello originale, e che potrebbe far venire il mal di mare anche a Cristoforo Colombo visto l’assetto collinare e ondulante.
Nel bagno il rompi provvede subito ad allagare l’ambiente azionando il telefono-spruzzino (come tubo si chiama quel coso da cui esce l’acqua quando ci facciamo la doccia ???) di un simil-bidè-incorporato-in-the-tazz-de-cess.
Ultima sorpresa della giornata: le mitiche scarpette da tennis di Ziu Murrungiu, che potevano vantare un’onorata carriera pluridecennale, decidono di ammutinarsi, chiaramente proprio il primo giorno di viaggio, esibendo uno squarcio a prua degno del miglior Titanic … e Ziu Murrungiu murrungia !!! 10 agosto 2003 Sveglia alle ore 8.00. Primi schiamazzi dei bimbi che escono nel giardino e, con i loro 1000 decibel di frequenza media, perturbano l’atmosfera silenziosa che veniva descritta nel depliant di presentazione della casa. I bimbi si infogano molto per la presenza di un esercito di gattini che si aggirano per il giardino, tra cui uno nero minuscolo particolarmente disinvolto che tende con una certa insistenza ad insediarsi nell’appartamento dei nostri protagonisti e di accovacciarsi su una delle poltroncine in dotazione. Ma deve vedersela con Ziu Murrungiu che si erge a estremo baluardo difensivo e marca a uomo il povero gattino che decide di rinunciare al suo tentativo velleitario: resterà comunque una compagnia costante per i bambini che gli propineranno quotidianamente quintalate di latte (note anche come quintalatte).
Poldo, che da buon padrone di casa aveva già preso servizio dalla mattina presto e si aggirava con la sua solita divisa nel giardino comune, se la ride sotto i baffi quando i bambini, osservando un simil pasto dei suddetti gatti, in verità di aspetto non del tutto invitante, lo descrivono in maniera dettagliata e, come al solito, urlacchiata, scambiandolo per … cacca … e si stupiscono non poco quando la sbobba viene mangiata dai gattonzoli.
Esordio in piscina e, tra un tuffo e l’altro, primi approcci con gli altri ospiti del residence. Alle ore 15,00, visti i fallimentari tentativi di fare addormentare le belvette, si decide di partire alla volta delle Fonti del Clitunno, nonostante i quaranta gradi caratterizzanti questa estate micidiale. La gita si rivela azzeccata, vista l’atmosfera fresca e rilassante del parco. Lilù rischia ancora una volta di inabissarsi nelle fresche acque di Carducciana memoria (per chi se le ricorda) colpevole di indescrivibili e quanto mai fantasiose monellerie.
La gita prosegue in un vicino parco di pesca sportiva dove è possibile pescare trote di allevamento, o meglio dove sembra impossibile non pescarle, vista la densità esorbitante di trote a millilitro e la velocità di riempimento dei secchi dati in dotazione ai pescatori insieme alle canne da pesca. Davide, che per i pesci ha un debole, soprattutto per quelli arrosto, si svena e si lacera le labbra a furia di mimare il verso dei pesci. Perché non pescare anche noi un po’ di pesce per la cena? Ma sì dai … sembra facile e divertente … E i nostri protagonisti decidono di cimentarsi anche loro in questa attività. Morale della favola: l’unico titolo conquistato dai nostri eroi fu quello di “Miglior amico delle trote”, visto che dopo una mezzorata di inutili tentativi in cui le trote si prendevano beffa delle esche e si grattavano anche la schiena sull’amo, si decide con rassegnazione di restituire le canne da pesca e il secchio miseramente vuoto agli increduli gestori del parco, i quali, cercando di consolarci, ci informano che eravamo in pole position nella classifica delle peggiori prestazioni di pesca sportiva degli ultimi decenni. Visita quasi notturna al Tempietto del Clitunno, visto che il posto viene raggiunto praticamente al termine dell’orario delle visite. Lilù, mischinetta, viene sacrificata nell’altare.
Rientro in macchina pieno di emozioni, visto che a Ziu Murrungiu, per qualche misterioso motivo, prude il sedere e non riesce a mantenere la posizione del posto di guida (Ndr: il fenomeno si è più volte ripetuto al calare della sera ma non è stato ancora svelato il motivo di tale prurore. Le indagini effettuate nel sito del posto di guida non hanno rivelato, infatti, alcuna vespa, spina o altra forma aculeiforme che giustificasse tale frenesia-pruritosa).
Festa di San Lorenzo. Cadono le stelle e a Castel Ritaldi viene organizzata una proiezione di immagini dal telescopio bagnata da una degustazione gratuita di vini locali. I nostri eroi non possono mancare a un tale appuntamento e si presentano puntuali alla manifestazione. Ziu Murrungiu, solare come sempre, murrungia la presenza di tipi sospetti e un pò leccati, molto rassomiglianti a sommelier, in perfetta divisa da cerimonia con tanto di mini-tazzetta appesa al collo: “Vedrai che si paga! Non è roba per noi! Qui sono tutti membri di qualche accademia di degustatori ufficiali !”. Nonostante la comparsa, sempre più incalzante, di personaggi dall’aria seria e compunta nonché sacco-dotati (nel senso che erano dotati di una sacchetta elegantissima bordeaux di dimensioni ragguardevoli appesa al collo), Zia Sbentiata imperterrita insiste “Ma no! E’ una simpatica e rustica festa paesana!!” e scrocca plurimamente le varie leccorniette salate che erano state allestite al fine di accompagnare la degustazione di vini, fino a quando non si accorge di un cartello che spiega che la degustazione è sì gratuita, ma per degustare il vino è necessario acquistare il bicchierone (quello che, per intenderci, doveva poi essere rigorosamente riposto nella sacchetta elegantissima bordeaux da appendere al collo) al modico prezzo di dieci euro !!! Morale della favola: i nostri eroi un po’ perché colpiti da taccagnite acuta e un po’ perché timorosi di non essere all’altezza della situazione, si ritirano di buon ordine nella loro casetta a degustare gratuitamente nei bicchieri (rigorosamente di carta, da riporre con eleganza nel sacchettone dell’aliga) il loro sincero e pastoso Tavernello rosso confezionato in un esclusivo brik di cartone.
11 agosto 2003 Dopo i soliti preamboli gatteschi, quando i bambini ritengono di avere elargito le dosi di calcio necessarie a tutta la truppa di gatti del casale, si parte alla volta di Spello. Ziu Murrungiu, ligio come sempre a tutte le regole della strada, anche a quelle non legiferate, decide di parcheggiare nel limite comunale esterno, in modo da non perturbare la zona a traffico limitato che sicuramente sarà prevista in un paesino così bucolico-medievale. Insomma i nostri fantozziani protagonisti si smazzano a piedi per arrivare al centro del paese respirando la polvere e i gas delle macchine di tutti gli altri turisti che, naturalmente, transitano comodamente nelle loro automobili e parcheggiano altrettanto comodamente nella piazza centrale del paese. La cittadina si rivela molto carina e vivace. Le botteghe più numerose sono quelle gastronomiche che si industriano a proporre vetrine invitanti e stuzzicanti. Non si può non notare una vetrina che propone a caratteri cubitali “COGLIONI DI MULO” tra le sue leccornie prelibate.
Toppata di valutazione: poiché Zia Sbentiata era in questo viaggio orologio-smunita (Ndr: a onor del vero l’orologio-smunizione derivava dal fatto che l’orologio prescelto per il viaggio aveva visto bene di schiantarsi in nave appena imbarcati e di rendersi perciò assolutamente inutilizzabile) non si rende conto del trascorrere del tempo e propone una sportiva sgroppata fin sulla rocca senza suggerire pause mangerecce. Ziu Murrungiu pensa che Zia Sbentiata abbia tutta la situazione sotto controllo e accondiscende di buon grado a salire sulla rocca dove può scaricare l’ennesimo rullino di diapositive. E si ritrovarono alle ore 14,00 sulle erte vie di Spello con Davide che rassegnato si addormenta nel passeggino, Valle, presa da una crisi di petulanza, che non sta zitta neanche un secondo, Vito che eroicamente trascina il passeggino su strade dissestate con una pendenza media del 45% e il sole esattamente sopra la testa. E zia Sbentiata ? Boh sarà perché alluvionata dagli sciollori di Valle non realizza subito la situazione fino a quando non vede Ziu Murrungiu liquefatto come un gelato all’equatore e chiede ingenuamente: “Ma che ora è ?… le due ???? ma i bambini non hanno mangiato niente !!!” Insomma ci si precipita a cercare un posto dove poter mettere qualcosa sotto i denti e dove poter mettere la testolina, già pressoché fusa, all’ombra. Il posto è testé trovato, il pranzo è spazzolato, il ricovero è scongiurato e Ziu Murrungiu è risolidificato. Nuova tappa a Trevi, dove si temporeggia in un parco giochi ombreggiato aspettando una temperatura più clemente per visitare la cittadina. Passeggiata alla ricerca di un nuovo vestito per Lilù che, complici i numerosi ruzzoloni nei posti più fetidi del nostro percorso, aveva assunto una colorazione verdastra veramente rivoltante. Chiaramente non si trova niente di più che i soliti banali vestitini di Barbie, mentre le taglie forti non sono previste. Valle si rassegna e si può andare avanti.
Visita al Duomo di Trevi. Zia Sbentiata, per coinvolgere i bambini li incarica di imbucare due soldini per accendere le candeline alla Madonna e automaticamente il tappo salterino inizia a intonare “Tanti auguri a te” cercando peraltro di spegnere tutte le candeline già accese. Questa scena si ripeterà ogni volta che il rompi entrerà in qualsiasi altra chiesa e in più occasioni la mamma verrà additata come eretica.
Rientro a casa. Si decide di ritemprarci con un bel tuffo in piscina. Un po’ sozzetti e impolverati i nostri protagonisti fanno il loro ingresso in piscina particolarmente affollata quella sera. Per di più il rompi decide di produrre una bella pisciatozza proprio vicino alle sdraie di rappresentanza e viene cuccato alla grande da una signora piuttosto arcigna che guarda con schifio la ciurma rumorosa. Zia Sbentiata fa finta che l’evento pisciatorio sia una circostanza rara e assolutamente imprevedibile (Ndr: a tutt’oggi il rompi è in grado di inzaccherare anche 13 mutandine al giorno) e lava alla mal’e peggio il piccolino con l’acqua della doccia della piscina. Da questo momento in poi l’Arcigna non rivolgerà più la parola e neanche il saluto a nessun componente dell’armata Brancaleone.
Nonostante tutto ci si tuffa in piscina e si ridacchia abbondantemente per la presenza in acqua di un giovane (d’ora in poi chiamato Rosolino) che, dotato di occhialini e cuffietta, si cimenta con piglio professionale nell’esecuzione di decine di vasche con tanto di manovra coreografica per il cambio di direzione (Nota Bene: Lunghezza totale della vasca: 15 metri. Numero di bracciate per vasca: 5 !!! Pitticcu su sforzu !!!!). Rosolino, per di più, si infastidisce vistosamente per la chiassosa presenza dei nostri bambini che si ostinano a fare i tuffi dalla scaletta esattamente nella corsia selezionata dal nostro convintissimo campione olimpico. Solo alla fine della sua prestazione sportiva, si scopre che Rosolino è il figlio della Arcigna, la quale, visti i ridacchiamenti di Ziu Murrungiu e Zia Sbentiata, trova ulteriori ragioni di risentimento nei confronti dei nostri protagonisti.
12 agosto 2003 Poldo si presenta con una toilette irregolare: camicia e pantaloni lunghi. Anche Valle rimane perplessa e chiede, speriamo a voce non troppo alta, “Mamma quando è che Zio Pollo si mette i mutandoni e si toglie la camicia?” La giornata comincia comunque nel modo migliore con una schiantata di Ziu Murrungiu sul guard-rail durante le manovre di sparcheggio della Punto. Bestemmiette di Ziu Murrungiu, reduce da un altro recentissimo incontro ravvicinato del 150° tipo (alias 150 euro di danni) con un’Alfa Romeo. Vabbè certo non sarà una grattatina in più che rovinerà la perfezione di questa fortunatissima macchina (Ndr: vale la pena annotare che Ziu Murrungiu, in sei mesi di vita della Punto, ha collezionato più bungi e sbreghi di tutti i precedenti venti anni di patentume accorto, senza contare che la suddetta macchina è stata più volte vomitacchiata, coriandolata, sbriciolizzata nonché inondata di deodorante misto a liquido organico di seppioline fresche fresche: insomma una vera pattumiera ambulante!). L’unico dubbio che resta è: andare avanti e continuare a grattare la fiancata per intero oppure tornare indietro e ripassare su quella già sbregata ? Dopo qualche fantozziano tentativo di tirare indietro manibus il guard-rail si opta per ribadire lo sbrego già abbozzato. E vai !!! In una maniera o nell’altra si parte alla volta di Perugia, dove ci si tappa alla Città della Domenica, una bozza di parco dei divertimenti con tanto di parco zoologico annesso e connesso. I bambini si infogano incontrando cammelli che masticano cingomme, babbuini sbragati, zebre, leoni, asini, capre, belle addormentate, cappuccetti rossi, indiani, pinocchi e fate turchine. Al mini maneggio si fanno anche una mini passeggiata su mini cavalli: Juta e Uvetta. Valle rischia di procurarsi una mini decapitazione, grazie alla perizia di Zia Sbentiata che, tenendo alle redini Uvetta (il mini cavallo destinato a Valle), lo conduce saggiamente sotto un albero senza valutare (o meglio quotare) l’altezza (o meglio la bassezza) delle sue fronde: l’unica vittima di questa manovra azzardata è per fortuna solo il cappellino di Valle che cade miseramente a terra e viene più volte calpestato da Uvetta su un terreno polvero-fango-cagottoso. Altri dati da rilevare: estensione del parco abnorme e temperatura vicina ai cinquanta gradi. Ziu Murrungiu dopo la liquefazione rischia anche l’evaporazione e si consola con una delle sue solite granitone. E’ proprio in questa atmosfera africana che Davide si esibisce nella parte di cozza che più cozza non si può: poiché infatti il parco si estendeva su un bosco che poco si prestava a fare transitare il passeggino, la cozza-cagozza non trova niente di meglio che appatellarsi sulla sua mammuzza per attraversare i chilometri di percorso che separano tutte le cose interessantissime di cui sopra. Non contento di questa piombata che somministra alla povera Zia Sbentiata, la allieta anche con una manina invadente che si intrufola nella maglietta all’altezza delle ascelle e insistentemente molla dei pizzicottoni niente male. Zia Sbentiata per l’occasione recita la parte di Zia Murrungia. E ne ha ben donde! Visita anche al rettilario dove si possono ammirare coccodrilli di tutte le dimensioni assolutamente e paurosamente immobili se non per qualche guizzo repentino degli occhi. Il rompi crede di poter incontrare anche Peter Pan ma si deve accontentare di qualche iguana e di serpenti vari, alcuni dei quali veramente orripilanti. Al pomeriggio gita a Perugia. Ormai sfatti dalla fatica e dai chilometri percorsi i nostri eroi ringraziano in mille lingue l’architetto che ebbe la brillante idea di costruire il percorso meccanizzato per salire fino alla città alta. Persino Ziu Murrungiu, scrupoloso nell’osservanza di ogni disposizione, snobba un cartello che vieta di portare su per le scale mobili i passeggini e, giustificandosi con il fatto che nel disegno in effetti è raffigurata una carrozzina e non un passeggino, studia una strategia di ingresso sulla scala mobile un po’ azzardata ma indubbiamente efficace.
Finalmente si arriva in Corso Vannucci dove i nostri eroi, forse per la bellezza dell’ambientazione, ritrovano energia e si fanno una bella passata di vasche (altro che Rosolino!). Incontrano anche un pagliaccio sudatissimo e un po’ pasticcione che, non solo fallisce miseramente i tentativi di giocoleria con tre birilloni, ma riesce a malapena a forgiare con i palloncini delle sculture ermetiche (nel senso che lui le spaccia per cane e farfalla ma non ci assomigliavano per niente) che per di più si disfano dopo appena una manipolatina del rompi.
Alle ore 18,30 la compagnia, motivata da sordi muggiti dei relativi stomaci che si lamentavano per un improvviso calo di prestazione visto che il pranzo era stato pressoché saltato, assale una trattoria, che in teoria doveva aprire alle 19,00: non si sa se per pietà o se per basso utilitarismo ad ogni modo i nostri amici vengono fatti accomodare e incominciano a divorare il pane che viene lasciato incautamente nelle loro vicinanze, nonostante lo trovino bambo come non mai. La loro permanenza nella trattoria si risolve in uno spettacolino niente male, con il rompi che aggredisce con approccio tipo animal house un piatto di strangozzi (che per la cronaca sono una sorta di spaghetti ciccionetti, sgusciantissimi e gustosissimi) e Valle che, dopo essersi tracannata una quantità impressionante di patate fritte comunica al resto della clientela della trattoria (gestori compresi) la sua discreta intenzione di recarsi al bagno per fare … la cacca, e giusto per non tenerli impensieriti, al suo rientro li rassicura sul fatto di avere compiuto la sua missione. Anche Zia Sbentiata si dà da fare e rimedia una figuraccia quando, sentendo un fragore di rumbulate proveniente da una stradina laterale, esclama felice a voce alta: “Sentite il rullo di tamburi: ci deve essere qualche corteo storico !!”… Era semplicemente un garzone di una botteguccia che trascinava un secchione abnorme di aliga. Quando infine la famiglia Brambilla decide di lasciare la trattoria, non si può non notare un certo sollievo da parte dei gestori del locale.
Ridiscesa verso la città bassa e via a casa per un meritato riposo.
13 agosto 2003 Gita a Montefalco, cittadina molto briosa tutta intenta nei preparativi della programmata festa notturna, che prevedeva un corteo storico ed un’esibizione in piazza dei commedianti. I quartieri della città infra-mura, tutti imbandierati con i relativi stemmi, creano un effetto finale vivacissimo, colorato e coinvolgente.
I nostri protagonisti, dopo avere cercato di sfondare la porta di quella che pensavano essere la chiesa di San Francesco, che custodiva gli affreschi di Benozzo Gozzoli, si rassegnano al fatto che la chiesa fosse chiusa e si consolano con un’immancabile granitona. La pausa li ritempra e li fa rinsavire: dopo una più attenta lettura della guida si accorgono che l’ingresso alla presunta chiesa, precedentemente presa a spallate, si effettuava dal portone appena più a lato, dove peraltro troneggiava un cartello a caratteri cubitali “Museo Pinacoteca San Francesco”.
Shopping da panico in una botteguccia satura di piatti, oggettini e frizzaglie varie in ceramica con i bambini che saltellano a destra e a manca e con l’artigiana della bottega che, pur sussurrando frasi diplomatiche del tipo “Che cari bambini!”, sicuramente ha perso in quei frangenti cinque anni della sua vita (nel senso che avrebbe sicuramente perso altri cinque anni per ricostruire tutto quello che quei cari bambini hanno rischiato di rompere). Comunque in un modo o nell’altro si riesce a concludere qualcosa e ad uscire indenni dal negozietto.
Nel tragitto di ritorno ad un certo punto Zia Sbentiata, osservando il paesaggio intorno ne esce con una competente considerazione: “Ma quella è una macchina o una barca?”. Camuffata sotto gli alberi, di fianco al solito casale semi-abbandonato, giaceva la carcassa di una vettura d’epoca con un cofanone gigantesco. Dopo un’audace retromarcia Ziu Murrungiu, tutto ringalluzzito, si arma di macchina fotografica e si lancia per immortalare il catorcio, che, secondo lui, potrebbe essere addirittura una Isotta Fraschini, mollando la Punto e tutti gli altri componenti della truppa in posizione tale da ingombrare per di più l’ingresso al casale. Chiaramente, pur essendo le 13,45 e pur essendo il casale semi-abbandonato, per la tipica legge di Murphy, l’unica altra macchina circolante sulle strade della regione, con a bordo due ghiliffoni dè paura, deve entrare proprio in quel momento e proprio in quel casale. Zia Sbentiata, un po’ imbabbasonita si attropellia a spostare la macchina pensando “Mò cassano Ziu Murrungiu nella proprietà privata e lo massacrano di botte”. Fortunatamente si verifica solo il primo evento, anche se per un momento si teme il peggio, visto che uno dei ghiliffi scende dalla macchina con un bastone e si dirige … verso una mietitrebbia, parcheggiata dall’altro lato della strada (voi lo sapevate che per mettere in moto una mietitrebbia bisogna attrezzarsi con un bastone?). Comunque Ziu Murrungiu, ormai spudoratamente beccato in flagrante, sceglie una soluzione diplomatica e, tutto sorridente, spacciandosi per un intenditore di auto d’epoca, esordisce con un “Ho visto questa splendida … blabla … mi sono permesso di … blabla … spero che a voi non dispiaccia … blabla … ho fatto qualche foto … blabla …”. Si scopre quindi che in effetti il casale era sì semi-abbandonato, ma che una volta al secolo i ghiliffi andavano per mettere in moto appunto la mietitrebbia e che quella vetturona era lì da sempre e che non sapevano di chi fosse e che … etc.
Pranzo a casa. Nonostante i soliti quaranta gradi pomeridiani i bambini smontano la casa e i genitori, i quali decidono di optare per una gita sperando per lo meno di tramortirli a colpi di chilometri di strada. Il percorso si rivela fallimentare sia perché le creaturine non accennano a chiudere manco mezzo occhio e sia perché non si riesce ad arrivare alla loro meta Bevagna, vuoi per la solita perizia di navigazione di Zia Sbentiata, posizionata alla consolle di comando della carta stradale, vuoi per le molteplici strade chiuse per lavori. Risultato finale: dopo circa un’oretta di strambullamenti in macchina, recidive inversioni a U e imprecazioni varie, si decide di fare una tappa a Foligno, città che, in condizioni normali, sarebbe stata raggiunta in una decina di minuti di strada. Foligno, sarà perché meta non desiderata ma soltanto ripiegata, si rivela squalliduccia e un po’ disastrata. Strade sporche, atmosfera polverosa, fetorino onnipresente: insomma un po’ Fognigno. Altra cosa da rilevare: le targhe con l’indicazione della via o erano totalmente inesistenti, per rendere più facile il disorientamento ai già completamente debussolizzati protagonisti, o erano spropositatamente grandi.
Basta, si va via e finalmente si approda a Bevagna. Piacevolissima passeggiata per le straducole della cittadina piena zeppa di angolini e scorci da fotografare. I bambini si infogano per la presenza di una quantità esagerata di gatti che sbucano da ogni parte. Davide cavalca a piùnonposso cercando di salutarli tutti.
Zia Sbentiata, come sempre, spara un po’ di sciollori e Valle, che anche lei a straparlare non scherza, la apostrofa così: “Mamma oggi sei proprio UBRIACQUA!!”. Visita alla chiesetta romanica di San Silvestro. Valle si crista scendendo giù nella cripta e, ridendo a scracallio per la squartarata a terra, turba l’atmosfera ovattata e composta che regnava fino a quel momento.
Dopo essersi scrofolati qualcosa per cena si torna a Montefalco dove era previsto il corteo storico. Zia Sbentiata e bimbi incominciano ad avviarsi verso le strade in cui si doveva tenere la manifestazione e, con il solito senso di orientamento infallibile si ritrovano … all’interno di un ristorante all’aperto. Si accodano quindi ad un gruppetto di locali che li sgamma subito per sardi vista la pronuncia casteddaia-andante e raggiungono così la loro meta. Nell’attesa Lilù riscuote un certo successo attraendo l’attenzione di tutti i bambini preoccupati per il suo stato di salute, visto il suo aspetto un po’ acciaccato. Ziu Murrungiu nel frattempo era riuscito a trovare parcheggio in provincia di Firenze e, murrungiando murrungiando, riesce infine a ricongiungersi con il resto della ciurma proprio qualche minuto prima dell’inizio della manifestazione. Tutto molto suggestivo: tamburi, trombe, fiaccole, bandiere, principi e principesse, costumi bellissimi e coloratissimi. Very beautiful! 14 agosto 2003 Visita in mattinata a Castel Ritaldi, in modo da poter affermare di avere visionato tutte le cinque case di cui è dotato il paesello.
La cosa più spettacolare del paese è la botteguccia sita nella piazzetta che merita un approfondimento. Qui infatti l’arte dello stuggio si concretizza in modo esemplare: in pochi metri cubi si trova accatastato di tutto. Non è previsto né un carrello né un cestino per la raccolta delle cose, in quanto non c’è lo spazio per tali optional; giusto per dare un’idea, le comuni confezioni di 6 bottiglie di acqua minerale vengono qui adattate e decapitate a confezioni di 4 bottiglie in quanto nello spazio ad esse assegnato, non è contemplata la profondità adeguata. L’unica maniera per fare la spesa è tuffarsi in mezzo al catastone e portare diligentemente una cosa alla volta alla padrona che, da dietro un mini banchetto si affanna a metterlo in busta e ad allinearlo diligentemente sulla via d’uscita. Ad una tale concentrazione di spazi si contrappone invece un’assurda dilatazione dei tempi: qui la fretta non è ancora arrivata, anche perché, vista l’esiguità della popolazione, difficilmente si verifica un accumulo di lunghe code alla cassa. Altro esempio: perché sprecare soldi per acquistare un’affettatrice quando si può con flemma e rilassatezza affettare il prosciutto a mano, o meglio a coltellaccio, mentre si ciacciarra a più non posso? Questa filosofia di vita viene immediatamente scramentata da Zia Sbentiata che osa ordinare un etto e mezzo di prosciutto crudo e rischia di passare il ferragosto nella botteguccia, aggiornata in compenso su tutti i crastuli del circondario.
Fatta la spesa in questo modo è già conclusa la mattinata e si va a mangiare a casa.
Ore 14,30 si parte per Gubbio, spettacolare come sempre, arricchita anche dal fatto che la giornata prevedeva il Palio della Balestra. Tutti e quattro i quartieri della cittadina sono in festa e si adornano con bandiere, stendardi, stemmi, filoni e nastrini vari, mentre nel paese si aggirano già dal pomeriggio cortei di commedianti in costumi storici: insomma una bellissima coreografia! Valle guardando il costume medievale di un cavaliere dotato di calzamaglie con gambe di diverso colore chiede ingenuamente: “Non le ha trovate due calze dello stesso colore quel signore?” Si arriva nella Piazza principale dove tutto è già pronto: gradinate, stemmi dei quartieri, bersagli e postazioni di lancio. Ci si accampa in una posizione strategica in prima linea: che fortuna riuscire a vedere lo spettacolo da lì. Solo non si sa a che ora incominci! Dopo una mezzoretta si scopre questa incognita, in quanto dal microfono una voce avverte: ”Attenzione attenzione il gentile pubblico, per motivi organizzativi, è pregato di lasciare libera la piazza. I biglietti verranno venduti a partire dalle 19,00 e lo spettacolo avrà inizio alle ore 21,00”. Con la coda tra le gambe si capisce l’antifona e si abbandona la postazione troppu toga.
La truppa passa la serata a rincorrere i vari gruppi di quartiere che si affannano a prepararsi per la festa notturna svolgendo ognuno i propri rituali. Nel mentre si visita Gubbio compreso il museo del Palazzo dei Consoli dove si trovano le famose Tavole Eugubine, che verranno puntualmente fotografate (rigorosamente senza flash come deve essere) da Ziu Murrungiu e che saranno quindi protagoniste delle diapositive più nere del Patto Atlantico.
Nelle discese più ripide Valle arrumbula ripetutamente anche perché, sempre impegnata a tenere in mano tre o quattro bambolette minuscole, non fornisce alcuna resistenza alla forza di gravità che la avvince in una spirale trascinante. Anche Davide rischia un’avventurosa discesa verso la città bassa quando, parcheggiato avventatamente senza alcun freno davanti ad una bottega di ceramiche, a bordo del suo passeggino, incomincia a precipitare giù per la discesa. Per fortuna un passante dà l’allarme e Ziu Murrungiu, con scatto felino, rotola giù più veloce che mai raggiungendo subito il passeggino col bimbo scracalliato dalle risate per il divertimento di una corsa così veloce.
Arriva l’ora della festa e i nostri protagonisti, nonostante l’ora tarda e la lontananza dalla loro casetta, che comportava quasi due ore di viaggio di ritorno, non se la sentono di dire di no a tale avvenimento: ed eccoli sulle gradinate allestite in Piazza della Signoria di fronte ad un meraviglioso Palazzo dei Consoli e ad una atmosfera irresistibile tra principesse, consoli, podestà, balestrieri, muse, cicale, ballerine e balestre.
Lilù si schianta dalla balaustra e rimane tutto lo spettacolo spiaccicata a pancia in giù sotto le gradinate: sarà l’eroico Ziu Murrungiu che si insinuerà sotto le impalcature a fine spettacolo e, con il passo elegante di un lombrico, striscerà fino a raggiungerla e a trarla in salvo sempre più malridotta che mai. Unica nota negativa: la fedele e rassicurante guida del Touring, incautamente lasciata insieme al passeggino di Davide parcheggiato a lato dei ponteggi, viene furata da qualche ignoto furfantello, provocando murrungi plurimi.
E’ tardissimo: buonanotte a tutti.
15 agosto 2003 Buon Ferragosto !!! Viste le fatiche e le ore piccole del giorno precedente i nostri amici si programmano una giornata all’insegna dell’ozio: bagno in piscina, docce rigeneranti, pranzo e nanna pomeridiana. Ci si avvia quindi tutti gongolanti verso la piscina, imbattendosi nell’Arcigna e Rosolino, entrambi di umore pessimo, ancora più ombrosi del solito. Chiaramente i saluti dei nostri protagonisti si schiantano nel vuoto, visto l’educazione oxfordiana dei simpaticoni.
Arrivati in piscina si incomincia a capire il perché dell’umore nero degli arcigni (peraltro non troppo solare neanche nelle altre occasioni): la piscina era … mezzo vuota. Non si sa per quale motivo infatti c’era stata una perdita d’acqua e l’incidente aveva mandato in tilt tutto il sistema ricircolante della piscina che mostrava il peggio di sé stessa anche perché tappezzata da uno straterello millimetrico di cadaverini di insetti e vespacce. Insomma una delusione! Meno male che Zio Poldo non aveva perso il suo buonumore e, saltellando in mutandoni tra una botola e l’altra, si industriava a ripristinare tutto il sistema. Come sempre ottimisti, i nostri eroi si ripropongono dopo un’oretta per fare il punto della situazione, ingenuamente speranzosi che la situazione si fosse ristabilizzata. In effetti l’intoppo era stato rimosso, ma prima di ri-riempire tutta la piscinona ci volevano ancora diverse ore: questa la diagnosi di Poldo che attivando tutte le pompe a sua disposizione supervisionava il riempimento della vasca.
Vabbè. Passiamo al secondo ordine del giorno del programma quotidiano: docce rigeneranti. Bene, ne avevamo proprio bisogno visto le scorie sedimentate in un paio di giorni di pieno ritmo in cui le procedure di depurazione erano state in effetti un po’ approssimative. Zia Sbentiata incomincia da Valle, anche perché il rompi, pur di non lavarsi, decide di croccarsi e si fa una ronfatina. Dopo una bella passatona di shampoo, con conseguente schiumona abbondante e tenacemente ancorata ai ciuffettini scrabionati della piccola, Zia Sbentiata incomincia a realizzare che il getto d’acqua della doccia, già pressoché inesistente, tende allo zero più assoluto, probabilmente perché tutta l’acqua del casale veniva Leopoldamente convogliata nella piscina mediante tutte le pompe disponibili. Insomma uno sfacelo! La lotta fu impari: un filo sghillitissimo d’acqua contro un esercito di bolle shampooleggianti. Sul campo rimasero Valle con un impacco gelatinoso in testa e Zia Sbentiata che, lungi dal farsi una doccia rigenerante, si era procurata ulteriore lerciume e sudoriccio appicicatticcio.
Essendo il giorno prima della partenza, si consuma un pranzo all’insegna del “non si butta niente” con conseguente spanzatina a base di qualsiasi sostanza commestibile capitasse a tiro. Unici sopravvissuti a questo raid: un bottiglione d’olio, un pacco di sale grosso e uno di zucchero. Ingurgitare anche questi era veramente troppo!!!!! Serata a Spoleto. Solito tentativo di parcheggio fuori dalle mura.
Zio Murrungiu si esibisce in una performance da MurrungiHulk e trasporta intrepidamente il passeggino con tanto di rompi-macigno su per una scalinata oblunga ed esagerata. Arrivati in cima, Zia Sbentiata si pone di fronte ad una alternativa: chiamare subito il numero verde per i post infartuati o fare finta di niente e restare impassibili di fronte alla richiesta di ossigeno del valoroso murrungione? Dopo qualche perplessità opta per la seconda alternativa e attende pazientemente che il battito cardiaco di Murrungihulk riprenda una frequenza decente, prima di chiedergli “Tutto bene?”. Ottiene in risposta un rantolo di murrungio: ok se ha la forza di murrungiare è di nuovo in forma. Corse dei bimbi nella piazza del duomo di Spoleto stranamente e spettralmente vuota.
Visita al duomo dove Zia Sbentiata cerca di ripristinare le candeline che il rompi ha visto bene di spegnere cantando Tanti auguri a te e in questo frangente fa precipitare uno dei lumini in questione sull’unico sopravvissuto ai pluri-soffioni di Davide. Non avendo fiammiferi o accendini non può fare altro che dileguarsi velocemente, sperando che nessuno l’abbia sgammata.
Valle impiega circa tre quarti d’ora a percorrere 10 metri di strada nel tentativo di togliere dei residui di croste stratificatesi sulla testona di Lilù.
Passeggiata nel resto della cittadina, che si rivela un po’ mortacchiotta, forse perché è il giorno di Ferragosto o forse perché il cielo grigio dell’unico pomeriggio nuvoloso incontrato in Umbria rende uggiosa l’atmosfera. Comunque tra tuoni e fulmini si fa appena in tempo a riparare in macchina prima di una scrosciatina estiva.
Si torna a casa e si ripara in una pizzeria dove i nostri amici, nonostante l’abbuffatina dell’ora di pranzo, riescono a trovare un rigurgito di risorse e si applicano con impegno davanti ad una frittura mista di verdurine deliziose, nonché ad un pizzone megagalattico. Il tutto viene innaffiato da un litrozzo di birra a testa: Zia Sbentiata tracolla ubriacqua e delirante … hyc! 16 agosto 2003 Purtroppo è giunto il momento di partire. Alle ore 9,00, dopo avere salutato Zio Pollo e tutta la combriccola di gattini, ci si dirige alla volta di Orvieto. Zia Sbentiata propone una strada alternativa per raggiungere la meta, in effetti più breve ed anche molto bella. Unica magagna di tale scelta è che la strada si rivela molto più curveggiante e tornanteggiante di quanto non mostri la carta stradale. Si evita a stento una vomitatina di Valle. Ziu Murrungiu, ormai rassegnato per lo stato di degrado in cui versa la sua macchina, non si preoccupa più per una eventuale innaffiata puteolente.
Si arriva a Orvieto, che, nonostante la giornata sia semi-festiva, è parecchio animata. Ziu Murrungiu trattiene a stento il suo ditino veloce sul tasto di scatto della macchina fotografica, avendo a disposizione le ultime quattro diapositive di un rullino e ritenendo che non valesse la pena iniziarne un altro per le ultime ore di viaggio. Ma alla fine si arrende e, ingiogazzato anche da Zia Sbentiata, si sfoga scaricando quasi tutto l’ultimo rullo (il nono) sopravvissuto nella saccoccia.
L’unica delusione è che la facciata stupefacente del duomo, che per fortuna i nostri amici avevano visto in altre occasioni, è quasi completamente imbragata da ponteggi.
Valle, dopo i numerosi tentativi, fortunatamente falliti fino a questo momento, di spaccare qualcosa nei negozietti, infine riesce nel suo intento e, muovendosi in maniera sconclusionata in una botteguccia, fracassa un serpentello di terracotta e scheggia un posacenere-elefantoide. A Zia Sbentiata non rimane che acquistare i cocci del serpentello sperando che nessuno si accorga dello sbrego pachidermale.
Non si poteva tornare a casa senza poter collezionare almeno un pacco alimentare, non nel senso di sacchetto della spesa, ma nel senso di beccarsi una fregatura con i fiocchi. Erano ormai le 13,45 ed il sole si trovava allo zenit più assoluto sopra le teste accallellate dei nostri eroi. Sarà forse per questi motivi che lo spirito critico si trovava situato ormai sotto i tacchi e il potere di discernimento, già scarsuccio in partenza, era ridotto ormai ai minimi termini. Per farla breve si mangiò poco, male e maltrattati in un postaccio bruttarello nonché soffocante. E per di più il conto era anche molto più salato rispetto a quelli finora pagati. Insomma il desiderio di andarsene era tale che i nostri eroi si dimenticarono addirittura di depositare le loro nobili pipì nelle tazze all’uopo realizzate, la qual cosa costrinse la povera Zia Sbentiata ad affrontare dei cessetti da brivido nei vicini giardini pubblici. Bleah !! Sosta al parco giochi dove Zio Murrungiu e Zia Sbentiata si confortano al verificare che esiste almeno un bambino più monello del loro tappo-salterino.
Si parte alla volta di Civitavecchia dove ci si imbarca in una nave semi-nuova. Momento di suspence per la cabina che in teoria doveva essere doppia e si rivela invece quadrupla. Si rimane in stand-by per un bel po’ di tempo attendendo gli ipotetici altri occupanti della stessa cabina.
Ingresso glorioso nel sontuoso bar della nave dove Valle si cerfa su un bidoncione gigantesco della monnezza precipitando a terra assieme all’aligone teneramente abbrancati. Grasse risate delle due o tre … cento persone presenti.
Sfiniti, polverosi e puzzolenti si torna in cabina, dove per fortuna nessun nuovo coinquilino si era fatto avanti.
Gli unici a dormire sono i bambini: Zia Sbentiata viene presa puntualmente a calci, pugni e mazzulate dal rompi che anche quando dorme si agita come un forsennato, mentre Ziu Murrungiu, che ormai ha perso la fiducia nelle sue abilità pilotesche, elabora dei piani di evacuazione dal garage della nave che non prevedessero manovre eccessivamente impegnative della mitica Punto ex-bianca (ormai zebrata per le innumerevoli botte incassate).
Che dire ancora per terminare degnamente questo diario? Ecco, forse una cosa ci sarebbe: FINE