Umbria 2021
Lunedì 5 luglio
Era tanto tempo che desideravamo vedere la fioritura a Castelluccio di Norcia, ma essendo limitata a meno di due mesi tra la fine di maggio e la metà di luglio, non eravamo mai riusciti ad incastrarla. Ma quest’anno, si sa, con il Covid ancora imperante e i problemi con gli anziani genitori, non è opportuno programmare viaggi importanti e perciò, forte comunque la voglia di spezzare un po’, decidiamo di partire.
L’equipaggio è sempre lo stesso: io (Enrica), mio marito Fabio e Lucia e Gianni, gli amici di sempre.
Partiamo poco dopo le 8:00 di una giornata già caldissima, e percorrendo la Flaminia da Orte, ci ritroviamo presto nella Valnerina: costeggiamo Norcia senza fermarci e puntiamo dritti oltre, verso la piana di Castelluccio. Dopo Norcia la strada sale e lo spettacolo dei Monti Sibillini è magnifico. Davanti ai nostri occhi si apre un anfiteatro protetto proprio dai monti, tra cui si riconosce il Monte Vettore che porta, estremamente visibili, le ferite del terremoto del 2016 ( una faglia che lo attraversa completamente per quindici chilometri, larga cinquanta centimetri e che ha spezzato in due la montagna, impressionante!). La vista dell’altipiano è già di per sé appagante, ma man mano che si ridiscende, lo spettacolo della fioritura vale sicuramente il viaggio fin qui. Ma cos’è esattamente la fioritura, che attira ogni anno migliaia di visitatori da tutta l’Italia, tanto da dover contingentarne l’afflusso? È un fenomeno naturale per cui dalla metà di maggio alla prima decina di luglio, a seconda del clima, fioriscono man mano le lenticchie, i papaveri ed altri fiori di campo, che formano una tavolozza di rosso, violetto, bianco, giallo da coprire tutto il Pian Grande. E’ veramente un colpo d’occhio straordinario, con il piccolo abitato di Castelluccio in alto, quasi a guardia della fioritura. Si parcheggia e si possono percorrere dei sentieri predisposti per ammirare la fioritura da vicino (scene di inciviltà, gente che si infila nei campi e calpesta i fiori ci sono sempre e comunque). Si potrebbe camminare per ore e sicuramente si scattano un sacco di fotografie.
Noi siamo stati contenti di essere venuti di lunedì perché nel week end non si può parcheggiare se non in aree dedicate ma molto distanti, dove bisogna poi prendere una navetta, sempre affollatissima, per arrivare e non è detto che ci si riesca, si formano chilometri e chilometri di fila lungo i tornanti.
E’ ormai ora di pranzo, proviamo a trovare qualcosa da mangiare a Castelluccio: i chioschi e i locali lungo la strada (anche questo borgo ha risentito pesantemente del terremoto) sono tutti strapieni di gente e non ci rimane che tornare a Norcia, dove ci accomodiamo ai tavolini all’aperto della Norcineria Ansuini, lungo la strada provinciale SP477 che ci propone un fantastico tagliere di salumi e formaggi, accompagnati dalla birra locale, spendendo € 50,00 in quattro. Che scorpacciata! Tutto buonissimo, ma forse abbiamo esagerato. Ci rimettiamo in auto, ma scopriamo che il nostro alloggio, in realtà, è vicinissimo, al di là della provinciale stessa e in breve facciamo la conoscenza di Alberto, il gestore del Casale di San Martino, in località Case Sparse – Viale della Stazione, un b&b ricavato dalla ristrutturazione di una antica casa colonica che ospitava i braccianti nei periodi dei lavori agricoli. Il Casale mi piace molto, curato, una stanza molto fresca con arredi semplici ma che ricordano le cascine dei nonni, un bel bagno accessoriato. Ci riposiamo un po’, visto oltretutto il gran caldo e la piacevolezza di assopirsi con il cinguettio degli uccellini.
Intorno alle 17:30 decidiamo che è ora di mettere il naso fuori. A Norcia ci si va a piedi, basta percorrere i cinquecento metri di Via della Stazione per entrare nel borgo attraverso la Porta Ascolana. Lungo questo tratto di strada sono allineate ora le casette di legno che ospitano quegli esercizi commerciali inagibili dopo il sisma del 30 ottobre 2016. A Norcia eravamo già stati altre volte e sempre ci aveva affascinato per il suo borgo medievale intatto, la sua aria tranquilla e ordinata. Ci fa veramente male vedere come è ridotta, i segni del terremoto sono ancora lì, la basilica di San Benedetto non c’è più, ne rimane solo la facciata tuttora puntellata. Non c’è più un bel tratto delle mura antiche, ma quello che più mi ha impressionato è il silenzio e i pochi esercizi commerciali aperti sul corso, pur se poi abbiamo constatato che di sera la zona centrale si è animata un po’.
Ceniamo, molto bene, alla Locanda del Teatro, in Piazza Vittorio Veneto 10 (www.locandadelteatro.it).
Ritorniamo lentamente nel B&B e, seduti al fresco del giardino, ci uniamo alla piacevolissima conversazione di altri ospiti che commentano la fioritura di quest’anno, dicendo che ora è un po’ scarsa per l’ondata di caldo di questo periodo. E pensare che a noi è già piaciuta tanto così!!! Veniamo a sapere che vengono qui da anni in questo periodo e fotografano la varie fioriture mettendole poi a confronto: ci fanno vedere delle foto stupende e ci viene voglia di ritornare l’anno prossimo. Chissà, magari anticipando di qualche giorno…….
Ci ritiriamo nella nostra graziosa camera per un meritato sonno ristoratore.
Martedì 6 luglio
Dopo una bella colazione nel giardino del casale, siamo pronti per affrontare l’itinerario previsto per oggi. Percorriamo così la SS685 detta delle Tre Valli Umbre e dopo una trentina di chilometri di un percorso costellato di piccole frazioni, casolari e qualche campanile, svoltando a sinistra siamo già a Vallo di Nera, inserito nella lista dei Borghi più belli d’Italia. Piccolissimo, ma spettacolare affacciato proprio sul fiume Nera e ricco di storia perché sembra addirittura sia di fondazione celtica, poi abitato dai Romani e passato ai Longobardi sotto il Ducato di Spoleto. Colpito dal sisma del 2016, è stato fortunatamente ricostruito in maniera pregevole, e passeggiare per i suoi vicoli e le piazzette, apparentemente disabitato, è una emozione: sembra proprio un paese di un presepio. Stupenda è la vista della Valnerina che si gode affacciandosi dal belvedere. Da visitare la Chiesa di Santa Maria Assunta, la cui fondazione risale al 1176 e fu dapprima dedicata a San Francesco, quando i Frati Minori vi affiancarono un convento e solo nel Seicento dedicata all’Assunta. Pregevole l’interno affrescato, opera di artisti di scuola giottesca.
Riprendiamo l’auto e passando per la SS3 raggiungiamo in breve Trevi, anch’esso inserito tra i borghi più belli d’Italia, scenograficamente arroccato su una collina e dalla sagoma inconfondibile e visibile anche in lontananza. Presso l’Ufficio del Turismo, alloggiato nella bella Villa Fabri, ci dotiamo di una piantina del borgo e riusciamo in un’oretta circa a fare un giro pressoché completo grazie ad un sistema molto semplice adottato dall’amministrazione: lungo le stradine di interesse si trovano stampate in terra due orme che indicano mano mano il percorso fino a quando si trova anche un numero a cui corrisponde la spiegazione sulla brochure. Sorta in epoca romana a livello del fiume Clitumno e solo nel Medioevo spostata sul colle dove sorgeva un tempio a Diana Trivia, subisce una trasformazione urbanistica nel Quattrocento che la arricchisce di belle chiese e un gran numero di palazzi nobiliari. Il percorso è molto interessante, si incontrano portali lavorati, bifore, stemmi sulle facciate, piazzette fiorite: peccato solo che cominci a fare molto caldo.
E’ anche ora di pranzo e troviamo un posticino veramente delizioso, un bar gastronomia, Bar Chalet, nella Piazza Garibaldi, dove, al fresco di un bel dehor, gustiamo delle buonissime insalatone, l’ideale con queste temperature, spendendo € 10,00 a testa comprensivi di bevande.
L’aria è rovente e è difficile sedersi nell’auto parcheggiata sotto il sole, ma dobbiamo pur muoverci di qui. Sempre proseguendo sulla SS3, dopo una ventina di minuti siamo a Spello, altro magnifico borgo inserito tra i più belli d’Italia oltre che Bandiera Arancione.
Il borgo è dotato ancora delle sue mura romane lungo le quali si aprono le tre Porte: la Porta Urbica sulla Via Roma, la Porta Consolare e la Porta Venere. La Via Roma sale attraversando tutto il paese che presenta diverse chiese pregevoli, tra cui è consigliabile visitare la Chiesa di Santa Maria Maggiore per ammirare la famosa Cappella Baglioni con gli affreschi del Pinturicchio, considerati la sua produzione migliore e che hanno ad argomento episodi della vita di Maria: in primo piano l’Annunciazione nella parete di sinistra entrando, sulla parete di fondo l’Adorazione dei pastori e la Cavalcata dei Magi, sulla parete di destra la Disputa di Gesù con i dottori. E’ curioso che qui Pinturicchio abbia inserito anche il suo autoritratto.
Ma c’è una cosa che ha reso la visita di Spello ancora più interessante: Spello è famosa per sua infiorata che si tiene per la festa del Corpus Domini, ma anche in questo periodo è in atto un concorso per il più bel balcone o angolo fiorito. E vi assicuro che alcuni sono delle vere e proprie opere d’arte.
Lasciamo anche Spello che avrebbe forse meritato un po’ più di tempo e ci dirigiamo verso l’ultima tappa di questa calda giornata per raggiungere, dopo ventitre chilometri lungo la SS 77 della Val di Chienti, il minuscolo abitato di Rasiglia che conta nientemeno che trentotto abitanti.
Rasiglia è veramente un piccolo gioiello, sconosciuto ai più e che, se non si sa della sua esistenza, non ti sogneresti mai di fermarti lungo la strada che lo costeggia. Abbiamo dovuto ringraziare quindi Gianni e Lucia che lo avevano già visitato in precedenza e che hanno avuto l’ottima idea di farne tappa lungo il tragitto di rientro a Norcia. Rasiglia fa parte delle frazioni della Valle del Menotre, un fiume che attraversa tutto il territorio montano folignate e che forma ad un certo punto delle cascate molto suggestive ma poco conosciute.
La ragione di essere di Rasiglia, quindi, è l’acqua, abbondante in questo territorio, che scaturisce dalla sorgente Capovena: piccoli corsi d’acqua e cascatelle attraversano tutto il borghetto, alimentano mulini, formano vasconi. E’ qualcosa di unico, difficile da descrivere, dove il turismo diventa sempre più intenso e che vive un momento importante da Natale all’Epifania con il suo presepe vivente. Il luogo si presta veramente!!
E’ ora di rientrare a Norcia: oltretutto stasera si gioca la partita Italia-Spagna degli Europei e gentilmente il gestore del B&B ci ha prenotato un tavolo alla Taverna de’ Massari, poco fuori Norcia, in località Fontevena (www.tavernademassari.com), in quanto fornito di televisore per assistere all’incontro di calcio.
Cena buona ma non entusiasmante al prezzo di € 90,00 in quattro.
La giornata è stata lunga ma piena di cose interessanti da vedere e, stanchi, diamo la buonanotte agli ospiti del B&B e ce ne andiamo a dormire.
Mercoledì 7 luglio
Stamattina riprenderemo la strada di casa, non prima di essere tornati a Norcia per acquistare degli ottimi “souvenir gastronomici”, che saranno molto apprezzati al nostro rientro. Salumi, formaggi, birra ma anche la cioccolata della cioccolateria artigianale Vetusta Nursia, opportunamente imballati per sopportare il gran caldo.
Poi ci dirigiamo a Bevagna, distante poco più di un’ora, percorrendo nuovamente la SS685. Una curiosità: lungo la strada, accanto al letto del fiume Nera, corre il tracciato della vecchia ferrovia a scartamento ridotto a trazione elettrica Norcia-Spoleto, dismessa nel 1968 che si può percorrere in un contesto molto suggestivo.
Bevagna, neanche a dirlo, è inserito tra i Borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione: un gioiello medievale dove si ritorna indietro nel tempo tra stradine lastricate, case in pietra, botteghe artigiane. Magnifico è il cuore del borgo, la Piazza Silvestri, che ospita una fontana ottocentesca e una colonna romana a capitello corinzio. Sulla raccolta piazza prospettano le due chiese romaniche di San Michele Arcangelo e di San Silvestro, risalenti al XII secolo oltre al duecentesco Palazzo dei Consoli.
Spettacolare è l’ingresso al borgo dal ponte sul fiume Clitumno, considerato uno dei più belli in Italia.
Bevagna ospita nei week end di giugno-luglio Il Mercato delle Gaite, ossia la ricostruzione di quattro mestieri medievali, allestiti in spazi adatti, in ciascuno dei quattro quartieri del borgo, le gaite appunto: la Cartiera, il Setificio, la Cereria e il Dipintore. Purtroppo, essendo di mercoledì, non abbiamo potuto visitarli.
Troviamo fortunatamente posto per pranzo sotto gli ombrelloni di N’Anticchia, in Corso Matteotti 103/105, un localino veramente niente male che ci propone una panzanella favolosa, tra le più buone mai mangiate, accompagnata da birra locale e succo di melograno e basilico. Tutto molto fresco, ideale a quasi quaranta gradi quanti ne segna oggi. Spendiamo € 68,00 in quattro.
Riprendiamo l’auto per fermarci dopo poco alle Fonti del Clitumno, il parco naturalistico formato dalle sorgenti del Clitumno, in tempi romani considerate sacre, luoghi di culto dedicati al dio Giove Clitunno al quale furono intitolati anche dei piccoli templi. Il fiume, all’epoca, aveva una enorme portata d’acqua tanto che era navigabile fino a Roma, finché nel V secolo d.C. un forte sisma sconvolse l’orografia del terreno, tanto da far scomparire lo specchio d’acqua. Solo nell’Ottocento, il luogo assunse l’aspetto attuale grazie all’interessamento del conte Paolo Campello della Spina. Oggi è considerato il luogo romantico per eccellenza, cantato anche da Carducci che gli dedicò un’ode. Riveste ogni modo di una notevole importanza anche per la varietà di specie acquatiche sia relativamente alla flora che alla fauna. Vi si accede con un biglietto di ingresso di € 3,00.
La sosta era d’obbligo per rinfrescarci un po’, poi l’orologio ci dice che è ora di puntare verso casa. Viaggio tranquillo e arrivo in serata.
Che dire? Vacanza breve ma intensa, luoghi dove ritornare perché ricchi di vestigia e di spunti naturalistici ancora da vedere. Magari con una temperatura meno elevata.