Uganda la terra dell’uomo mascherato
Ora, purtroppo, i pigmei sono ridotti a vivere in villaggi ai margini dei paesi “civili”; dei watussi non ne ho traccia e le foreste impenetrabili… L’Uganda però non è solo questo, è un paradiso all’ equatore.
Il 31 luglio 2009 io e il Gruppo Chioba, di cui faccio parte , atterriamo a Kampala dove ci stanno aspettando Davide e Francesco (i nostri autisti-guida contattati dall’Italia). Prendiamo alloggio all’hotel International. Cena al ristorante Italia, questo ci lascia un po’ perplessi, comunque va bene . Siamo molto stanchi.
Kampala: polverosa ma non troppo, calda ma non troppo, pulita ma non troppo.
Sulla strada per Fort Portal c’è un temporale che ci gira intorno e fa un bel freddino. Nonostante ciò partiamo per il Kibale, dove si narra che i leoni dormano sugli alberi: confermo che è vero e andarci sotto fa un po’ paura. L’alloggio nel Queen Elisabeth ,dove ci sono costellazioni di crateri vulcanici oramai estinti, è Albertine Rift Safari ed è molto, molto basico. Io e Massimo dormiamo in una camera con due lettini ricoperti da zanzariere piene di buchi ,dove passerebbero addirittura piccioni, e per arrivarci attraversiamo la camera di Alessandro e Maria. In compenso abbiamo un bagno così deprimente che la latrina di palazzo Davanzati è un giulebbe! Lì sotto c’è il Kazinga Channel con gli ippopotami,gli elefanti,i coccodrilli,i bufali e miriadi di varietà di uccelli. Il viaggio comincia a farsi interessante. Giornate e giornate di viaggio dentro la jeep non sono il massimo, figuriamoci per i nostri 4 compagni che stanno in quella che segue e si prendono tutta la polvere!Barbara è letteralmente furiosa.
Andiamo al Bwindi! Lo scopo del nostro viaggio.
Alloggiamo al ‘Nkuringo Gorilla Camp Site. Ora, sentendo dal nome, sembra chissà che, in realtà sono dei pertugi con due lettini per stanza (ovviamente il bagno è all’aperto). Si mangia poco e male,dentro una capanna scarsamente illuminata. In compenso il proprietario è uno svizzero che si da’ un sacco di arie e appiccica dei “bottoni” incredibili per far vedere le sue foto . La sera ,prima di dormire ,ci mettiamo a guardare il paesaggio che ci fa venire in mente il famoso film “ Gorilla nella nebbia” girato sulla vita dei gorilla di montagna. E’ strabiliante. La sera ci ritiriamo su una collinetta che offre la vista di tutta l’immensa e primordiale foresta e che col calare del sole e il sorgere della nebbia offre un mondo immaginario e irreale ai nostri sensi.
7 Agosto,finalmente! oggi è il giorno dei gorilla. Dopo un’ora di fuoristrada arriviamo a ‘Nkuringo, i ranger ci danno delle dritte: stare in silenzio; non guardare il capo branco negli occhi ,potrebbe sentirsi minacciato; non starnutire,i nostri germi sono pericolosi ; se un gorilla vi attacca accucciarsi (e pregare). Partiamo accompagnati da ranger armati, secondo me in caso di pericolo sparano a noi poiché i gorilla sono in estinzione. Ci prendiamo dei portatori per gli zaini,non sappiamo quanto dobbiamo camminare forse anche tre o quattro ore. Ci mettiamo in marcia lungo un comodo viottolo che con il passare del tempo diventa sempre più scosceso e intricato.
La foresta equatoriale si fa sempre più impenetrabile, ci dicono che i pericoli maggiori sono due: gli elefanti e le formiche rosse. Dei primi, vista la loro pericolosità in uno stretto sentiero creato col machete, per fortuna non ne abbiamo traccia. Delle seconde … Lorenzo stava camminando quando è passato “vicino” ad una fila di queste,e 5-6 formiche intrepide gli sono fiondate addosso,arpionandosi quasi tutte ai suoi calzini di cotone: una però gli si è attaccata ad un polpaccio … a detta sua è stato un morso veramente molto, molto , molto doloroso .Da lì in poi siamo sempre stati attenti a dove si mettevano i piedi.. Il ranger apre la strada a forza di colpi di machete . Che arrivi l’Uomo Mascherato!? Dopo un paio d’ore di cammino ,siamo fortunati: “alt! ,silenzio! ci sono i gorilla!”. Lasciamo i portatori con i nostri zaini e ,muniti di fotocamere e macchine fotografiche ,ci affacciamo su questa piccola radura.
Una ventina di gorilla di tutte le taglie, madri con piccoli in braccio, “adolescenti” che si rincorrono sui tronchi di giganteschi alberi, “giovanotti” che lottano tra loro, e due grandi maschi che ci scrutano da lontano. Restiamo incantati da questo mondo che credevamo scomparso,completamente presi dai loro movimenti “umani”. All’improvviso le fronde di un albero si muovono ,alcuni gorilla si allontanano un po’ ed ecco che arriva lui: il silver back. E’ maestoso ,ci guarda negli occhi con un’intensità tale che pare voglia comunicare. Acchiappa interi fasci di foglie e se li mangia. Qualcosa lo ha disturbato, si alza in tutta la sua possanza, esageratamente più alto e più grosso di me, emette un suono incredibile e comincia a muoversi. Come per magia tutti gli altri si muovono all’unisono e cominciano a cambiare postazione. Ci passano accanto ma non li vediamo ,sono talmente vicini che sentiamo le foglie che scricchiolano sotto le loro zampe,facendo attenzione ne intravediamo qualcuno che si muove carponi nel fitto di questa intricatissima foresta. Il cuore ci batte all’impazzata. Questa si che è un’avventura! Peccato che un’ora trascorra così veloce.
Ci rimettiamo in marcia per raggiungere le nostre jeep. Una esperienza così non l’avevamo mai vissuta chissà se ci ricapiterà mai, i 500 $ sono stati spesi molto bene.
Finalmente relax! L’isola Byoona Amagara nel lago Bunyonyi è meravigliosa. Facciamo un giro in barca. Massimo e Lorenzo non soddisfatti prendono un mokoro ( una barchetta ricavata da un tronco d’albero) per fare un giro, riescono a fare solo un “muzungu spiral” cioè a girare su se stessi dando un ridicolo spettacolo agli indigeni.
Viaggiamo attraverso l’Uganda fino ad arrivare ,passando da Gulu, nel Kidepo, dove dormiamo nelle bandas al campo dei ranger
13 agosto Esperienza unica e irripetibile. Siamo stati dai Karamoja. Un salto indietro nel tempo di qualche centinaio ( per non dire migliaio) di anni. Sono una popolazione che fino a poco fa è stata isolata dal mondo difendendo la loro indipendenza anche con le armi. Vivono dentro villaggi, chiusi da staccionate fatte di tronchi d’albero intersecati in maniera incredibile da cui passa a mala pena un po’ di luce. Nel villaggio dove siamo stati ospiti si entra carponi. All’interno ci sono varie capanne dove vivono una ventina di famiglie. Uno spazio grande dentro il quale si riuniscono gli uomini, uno spazio più piccolo (e ti pareva!) dove si riuniscono le donne. Nella capanna ci dormono tutti i membri di una famiglia,chi è fortunato ha una pietra come letto per gli altri la terra battuta, nel mezzo c’è un legno con appiccicato un specie di miele , forse più tipo cera, dall’odore nauseabondo ( parlo per me) che viene usato come cibo. Ci sono tantissimi bambini che ci seguono passo passo toccandoci con molto garbo. Diamo loro dei biscotti, avevamo comprato palloni e quaderni ma le nostre guide, che fanno parte di una ONG italiana ce li hanno “sequestrati” e pare che ci penseranno loro a darglieli. (speriamo bene!) I Karamoji sono un popolo non abituato al turismo che vive con poco e in maniera semplice. Hanno danzato per noi e Alessandro e Massimo lo hanno fatto per loro(un vero musical) li abbiamo fatti divertire da matti. I bambini ci rincorro dicendo “ciao”, Sembra la scena di Johnny Stecchino quando è dal barbiere e chiede com’è il verso del tacchino. Che malinconia dover partire di nuovo.
Per il 15 siamo alle Murchison Falls e non fa caldo. Partiamo per quello che sembrava il solito game-driver. Ma non è stato così : mentre si vagava con la jeep improvvisamente sentimmo il ruggito di un leone e poi, dal bush vicino ,ecco spuntare delle “invisibili” gazzelle subito inseguite da tre leonesse . Probabilmente le leonesse volevano festeggiare il ferragosto ma gli è andata buca ! mangeranno domani,d’altra parte anche noi mangeremo domani. Maria Grazia è felice,finalmente ha trovato la “sua Africa”. Il santuario dei rinoceronti è raggiungibile facendo un percorso di circa un’ora a piedi. Sono, i rinoceronti, guardati a vista (nel senso di giorno e notte), hanno un nome,una si chiama Belle, un altro Obama e così via. Sono animali tranquilli purchè la distanza non sia troppo ravvicinata altrimenti si rischia di essere caricati.. Il ritorno a Kampala è stato veloce. Siamo ripartiti per l’Italia con la promessa di scriverci con le nostre guide.
L’uomo mascherato non l’ho trovato ma vedere i gorilla di montagna e visitare il villaggio Karamoja mi ha ripagato di questa “grave” mancanza.