Uganda finalmente!
Questo è il nostro racconto di viaggio
La prima tappa è il Kidepo National Park, il parco più “selvaggio” di tutta l’Uganda, infatti per raggiungerlo abbiamo impiegato quasi un giorno e mezzo (con tappa intermedia a Gulu), perché la strada è brutta e quasi tutta sterrata. Arriviamo al Kidepo e ci sistemiamo nelle bandas, casette verdi con il tetto in paglia davvero carine per essere in un posto così sperduto. Dopo aver mangiato ci apprestiamo a fare il nostro primo game drive con tanto di ranger al seguito… game drive che dura poco meno di mezz’ora perché una delle nostre 2 auto si impantana; Al Kidepo, come in tutta l’Uganda, succede spesso e noi lo sapevamo… ma con l’attrezzatura adeguata (piastre, cinghie, briga ecc. ecc.) impantanarsi non è assolutamente un problema, peccato che nessuna delle 2 auto avesse anche solo uno di questi attrezzi indispensabili e oltretutto, come abbiamo scoperto in quel preciso istante, la land cruiser impantanata aveva il cambio 4X4 non funzionante; così il nostro game drive si trasforma improvvisamente in un trekking per tornare alle bandas “scortati” dal ranger e dal suo fucile risalente alla prima guerra mondiale. Abbiamo impiegato 2 ore di cammino, l’ultima mezz’ora fatta con il buio, perché il sole era già tramontato da un pezzo, con orme di leoni sul sentiero e sagome di bufali a non più di 50 metri da noi. Tutto questo stress per fortuna, non ci ha tolto l’appetito e grazie ai manicaretti di Dora, la cuoca, abbiamo subito ritrovato il buon umore.
Il giorno dopo sveglia presto per fare finalmente il game drive, che per fortuna riusciamo a fare grazie al sole che splende e che ha asciugato il terreno fangoso del giorno prima; Il Kidepo è meraviglioso, mai visto uno scenario del genere, alberi Kigelia (quelli delle salsicce), acacie, distese verdeggianti e punti dove l’auto viene avvolta da fili d’erba gialla altissimi, un grazie al nostro Ranger che ci ha portato nei posti giusti. E poi leoni, gazzelle, elefanti, antilopi, scimmie e tantissimi uccelli, insomma un vero paradiso terrestre.
Il giorno dopo partenza per le Murchinson Falls, il viaggio è lunghissimo, anche a causa di vari inconvenienti che capitano alle auto, arrivo alle ore 20.30 al Paraa Safari Lodge per la cena.
Il giorno dopo avremmo dovuto, come da programma, dividerci in 2 gruppi (un gruppo a fare trekking e l’altro game drive) ma il nostro driver ci comunica che è previsto esclusivamente il game drive (mah); qui gli animali sono tanti, elefanti, antilopi, gazzelle e giraffe, ippopotami, uccelli di tutti i colori e bellissime ninfee, ritorniamo alle macchine ma una delle 2 non parte più, dopo vari tentativi e una “spinta” data dall’altra auto riusciamo a metterla in moto, ma il game drive purtroppo finisce qui.
Nel pomeriggio piccola crociera di circa di 3 ore sul Nilo, dove arriviamo ad ammirare le cascate Murchinson in lontananza, non possiamo infatti avvicinarci per ragioni di sicurezza, ma domani mattina le vedremo dall’alto, chissà che spettacolo. Se vi può interessare è possibile fare un trekking nella foresta (bisogna informarsi il giorno prima) che parte da dove il battello non può più proseguire e arriva fino alla cima delle cascate. Il fiume è pieno di ippopotami, coccodrilli e bufali, per non parlare degli aironi, delle fish eagle (che sarebbero le aquile pescatrici africane) e i coloratissimi Malachite Kingfisher.
Il giorno dopo partenza verso Fort Portal e Kibale Forest, ma non prima di aver visto le Murchinson Falls dall’alto, cosa che dopo 2 ore di viaggio ci viene detto che non vedremo mai perché inspiegabilmente cancellato dal programma… (?) Questa giornata di trasferimento sarà una delle più terribili di tutto il viaggio perché alla prima macchina (quella impantanata al Kidepo) si spezzano all’interno del mozzo della ruota, 4 dei 5 bulloni che reggono la ruota, per fortuna il nostro driver sente un rumore terribile e si ferma subito; ma poco più avanti anche l’altra auto (quella che non si accendeva alle Murchinson) si ferma e non riparte più… cosa sarà, sfortuna? Il risvolto positivo di tutto questo, è che ci troviamo proprio davanti ad un villaggio, dove diventiamo l’attrazione principale della giornata e dove, dopo aver distribuito magliette e pennarelli a increduli bambini sorridenti, decidiamo di fargli conoscere alcune canzoncine “tipiche” della nostra infanzia, come “la bella lavanderina”, “giro giro tondo” , e direttamente dall’Alto Adige “ein stock ein hut ein regenschirm…”, risate ed applausi a scena aperta; questi bambini ci hanno regalato (credo di poter parlare a nome di tutti) momenti veramente indimenticabili. Ma purtroppo i risvolti negativi tornano prepotenti quando, dopo essere ripartiti e aver sostituito definitivamente una delle due land cruiser (con un’altra decisamente meno datata e almeno senza interni in legno), arriviamo a destinazione a notte fonda (una e un quarto del mattino) e non sto a raccontare la pericolosità delle strade Ugandesi soprattutto di notte, senza aver cenato, e oltretutto nel lodge sbagliato che in quel momento era chiuso perché non c’erano altri ospiti; errore di cui si incolpa il nostro driver, ma stupisce l’irreperibilità telefonica da parte dell’agenzia in un momento del genere…
Per fortuna il giorno dopo abbiamo l’incontro con gli Scimpanzé, dopo un piccolo brefing con i ranger, ci incamminiamo nella foresta dove è consigliabile, se non fondamentale, bere tantissimo a causa dell’elevata umidità. Il primo scimpanzé ci aspetta seduto su una roccia, che emozione… altri li vediamo sugli alberi tranquilli, altri ancora iniziano a litigare tra di loro urlando e lanciandosi da un ramo all’altro, che spettacolo. Restiamo lì ad osservarli e fotografarli per quasi un’ora poi ritorno al Kibale lodge; le tende sono carine e il lodge è gestito da ragazzi gentilissimi che si sono fatti in quattro per preparare colazione e pranzo e darci tutta l’assistenza possibile durante la nottata terribile appena passata. Nel pomeriggio visita al Bigodi sanctuary (santuario degli uccelli), dove a causa di un temporale pomeridiano vedremo ben poco, ma una bella passeggiata tra passerelle e sentieri in questa mini foresta fa sempre piacere. Tornati al Kibale lodge ci trasferiamo al Chimps’ Nest dove avremmo dovuto alloggiare da subito, è stato scelto questo lodge apposta perché ha 2 case sull’albero. Le casette sono semplici e distano circa 10 minuti a piedi dal lodge, sono molto suggestive perché totalmente immerse nella foresta, di notte “qualcuno” grattava le assi di legno sopra le nostre teste.
Partenza alle ore 8.30 per il Queen Elizabeth National Park che, a detta del programma avremmo dovuto raggiungere dopo circa 3 ore, mentre in realtà arriviamo al Simba Safari Lodge alle ore 15.30 (7 ore di viaggio). Il Simba Safari è un lodge davvero carino, casette semplici ma ben tenute, cucina molto buona con personale cortese e sempre sorridente, devo dire che è stato il mio lodge preferito, sia per l’atmosfera che per le persone che ci lavorano. Il game drive del pomeriggio l’abbiamo fatto inspiegabilmente in una zona del parco Queen Elizabeth totalmente priva di animali, infatti intorno a noi c’era solo erba bruciata. Mentre stavamo tornando al lodge abbiamo incontrato un ragazzo che, salendo su una delle nostre auto ci ha portato in un punto dove abbiamo visto una leonessa tra i cespugli, mentre di fianco passavano i boda boda (taxi motocicletta) e persone che spingevano una sorta di bicicletta di legno che trasportava banane… ci è sembrato strano che all’interno del parco Queen Elizabeth potessero circolare “allegramente” questi mezzi… mah anche questo resterà un mistero. Il mattino seguente la scena si ripete perché il game drive viene fatto praticamente nello stesso punto desolato di ieri… la nostra giornata termina quì, per cause di forza maggiore che non starò qui a raccontare.
Il mattino seguente boat ride sul Kazinga Channel, con la solita quantità di ippopotami, coccodrilli, bufali ecc. ecc., purtroppo nessun elefante; Partenza per Bwindi impenetrabile forest in tarda mattinata, con arrivo in serata al Gorilla Resort, si tratta di un lodge tendato situato proprio davanti alla foresta, un posto unico, che dovrebbe però avere le zanzariere in tutte le tende (non solo in alcune), vista la massiccia presenza di insetti di ogni tipo.
La mattina seguente finalmente i Gorilla di montagna… per arrivare al punto di ritrovo ci vogliono 2 ore di auto peccato che, causa problemi con l’auto (quella impantanata al Kidepo e con i bulloni spezzati) rischiamo di non arrivare in tempo, per un problema al comando dell’acceleratore che, dopo un’accelerata, anche se il pedale non viene più premuto continua ad accelerare e a far aumentare di giri il motore, solo grazie al nostro driver, che mette in folle e spegne il motore evitiamo di uscire fuori strada. Per fortuna, accelerando piano piano arriviamo al tanto sospirato Gorilla Trekking… il gruppo viene diviso in 2 gli Young e gli Old, questo viene fatto dai ranger stessi, in quanto esistono famiglie di gorilla più o meno lontane.
Vi racconterò l’esperienza degli young in visita alla famiglia Kyaguriro (una delle più numerose). Prima di incamminarci, piccolo brefing con i ranger sul comportamento da tenere quando arriveremo vicino ai gorilla, e poi via verso l’impenetrabile forest… il trekking non è stato molto impegnativo, soprattutto per chi va in montagna regolarmente, intendiamoci non è una passeggiata, soprattutto in alcuni punti a causa del terreno che può diventare molto scivoloso, ma aggrappandosi ai vari rami e con un buon bastone si può fare; oltretutto se si vuole un aiuto extra (come è successo a noi per lo zaino con dentro macchina fotografica ecc. ecc.) ci sono i “porters” ovvero ragazzi gentilissimi che ti seguono per tutto il cammino, sempre pronti ad aiutarti, che ringraziamo.
Ma torniamo a noi, dopo circa 2 ore di cammino facendoci largo tra la vegetazione a suon di machete, improvvisamente sentiamo un rumore di rami e strani versi, la nostra guida ci fa fermare e dice di preparare le macchine fotografiche. .. iniziamo a camminare in rigoroso silenzio e all’improvviso… ecco lì… il primo gorilla, intento a mangiare una foglia e totalmente incurante della nostra presenza; mi giro e vedo 3 giovani gorilla che giocano tra di loro rotolandosi tra le foglie, la guida fa segno con la mano e all’improvviso compare una mamma gorilla con il suo piccolo sulle spalle, meravigliosi… e poi altri 2 piccoli che si arrampicano su un albero, uno di questi perde la presa e cade a terra come un sacco di patate… che ridere li facevo più agili… poi è arrivato il silverback con questo testone gigante e le orecchie piccole, si è messo anche lui tranquillo a mangiare foglie e a farsi fotografare; due degli uomini che ci accompagnano si avvicinano ai gorilla emettendo degli strani suoni con la bocca, ci spiegano che è il modo che hanno trovato per comunicare con loro, per farli sentire al sicuro e non minacciati dalla nostra presenza. L’ora è volata, e purtroppo dobbiamo tornare, un ultimo sguardo e via ad aprirci nuovamente un varco nella foresta.
Le 2 ore per tornare non pesano affatto, l’adrenalina e le forti emozioni provate ci “spingono” in salita come se nulla fosse; ci ritroviamo al punto di partenza con il resto del gruppo, il loro trekking è durato circa 2 ore e ci raccontano entusiasti l’avventura appena vissuta… dopo aver mangiato un panino torniamo alle macchine; nel pomeriggio avremmo dovuto far visita alle comunità locali ma, visti i problemi all’auto dobbiamo per forza di cose tornare al lodge. Vi informo che al Gorilla Resort, l’acqua calda e la corrente ci sono dalle ore 18 in avanti, come in altri lodge da noi visitati, non è mai stato un problema ma tornando da un trekking di svariate ore non è proprio il massimo anche perché quel giorno non c’è stata proprio acqua. Giornata finita nella speranza che l’auto si possa riparare anche perché domani ci aspetta un trasferimento di circa 4 ore (come indicato sul programma) verso il Lake Mburo.
Per fortuna i nostri driver sono riusciti a trovare un meccanico che ha sistemato il problema. Dopo aver fatto colazione partiamo (ore 7.40) verso il Lake Mburo che raggiungiamo alle ore 15.30 (ovvero 8 ore dopo) anche a causa di una sosta di quasi 2 ore davanti ad un money transfer ad aspettare che il nostro driver ricevesse i soldi per poter proseguire il viaggio (anche qui non so se sia una “normale” procedura) fatto sta che pranziamo al Rwakobo lodge alle ore 16. Game drive nel tardo pomeriggio tra zebre, antilopi e mucche dalle corna giganti. Il lodge è molto bello, poggia su rocce giganti e domina tutta la vallata, anche se non si trova all’interno del parco e da lì non si vede il lago, ma ogni casetta è molto spaziosa e ha una bella vista, insomma un posto incantevole e suggestivo, complice anche la notte stellata.
La sveglia suona all’alba perché abbiamo in programma un walking safari insieme al ranger… anche qui apro una parentesi per dirvi che questa attività, nonostante fosse indicata nel programma, abbiamo rischiato di non farla, e non sappiamo ancora il perché, per fortuna dopo nostre insistenze e vari sms, i problemi di comunicazione tra i membri dell’agenzia si risolvono a nostro favore. Il walking safari è stato molto bello, abbiamo potuto vedere da vicino, e soprattutto senza la barriera delle auto tra noi e la natura, tanti animali tra cui zebre, facoceri, uccelli e impala che saltavano da tutte le parti, il ranger con il suo binocolo riusciva ad individuare ogni animale e ci ha raccontato molte cose interessanti, a tal punto che decidiamo di organizzarne un altro domani mattina (a nostre spese ovviamente perché fuori dal programma). Tornati dalla camminata ci trasferiamo all’Arcadia Cottage, che si trova a poche centinaia di metri dal Lake Mburo, prendiamo possesso delle nostre stanze e pranziamo (spaghetti al ragù, pollo arrosto e pancake con le banane). I cottage sono molto carini, intorno a noi facoceri e tante scimmiette da noi soprannominate “blue balls” (x ovvie ragioni). Nel pomeriggio avremmo dovuto fare un boat-ride sul lago ma un temporale terribile ce lo impedisce, quindi relax pomeridiano e cenetta deliziosa.
Il mattino seguente all’alba ci aspetta il nostro ranger che ci porta questa volta sulla sommità di una collina dove, tra bufali, eland (l’antilope più grande d’Africa) e zebre, dominiamo il Lake Mburo e le zone circostanti dall’alto, una meraviglia. Il trekking dura circa 2 ore e appena tornati al lodge ci dirigiamo sulle sponde del lago perché è in partenza la barchetta (è proprio il caso di chiamarla così) che ci porterà a fare il boat-ride che non abbiamo potuto fare il giorno prima. Gli animali in prevalenza sono uccelli ed ippopotami, ma di ippopotami ce ne sono davvero tanti e sono giganti, vederli emergere dal nulla e in un lampo immergersi nuovamente mentre gli passiamo sopra con quella barchetta “alla Fantozzi” è incredibile e un po’ inquietante… Finito il boat-ride e caricato i bagagli salutiamo i ragazzi del lodge (gentilissimi come sempre) e partiamo alla volta di Kampala, non prima però di aver fatto una sosta sulla linea dell’equatore a fare foto e un po’ di shopping nei vari mercatini. Anche qui saremmo dovuti arrivare nel primo pomeriggio, o al più tardi in serata (per via del boat-ride posticipato) invece arriviamo a Kampala alle 21, anche perché, nonostante fossimo su strada asfaltata, la solita macchina (quella impantanata, con i bulloni rotti e l’acceleratore bloccato) ha l’ennesimo problema ovvero non può andare a più di 50 Km. orari perché i bulloni della flangia legata all’albero di trasmissione sono tutti allentati (lo capiamo quando ci fermiamo da un meccanico e un ragazzo si infila sotto il nostro veicolo a stringere tutti bulloni). Inoltre le luci di questa macchina sono un optional e quando fa buio i fari illuminano quanto una piccola torcia tascabile. Arriviamo a Kampala alla guest house e Dora, la cuoca meravigliosa che ci aveva accompagnato al Kidepo, e il personale di casa ci accolgono con una tavola imbandita bellissima, li ringraziamo ancora per l’ospitalità.
Alla luce di tutto questo cosa posso dire? l’Uganda è una terra meravigliosa (come la sua gente) e sono contenta di averla visitata. Resta però l’amarezza per tutti i disagi vissuti, alcuni anche gravi, come i colpi di sonno di entrambi gli autisti, i mezzi assolutamente non adeguati, totalmente sprovvisti di ogni attrezzatura fondamentale per le strade ugandesi, e che hanno avuto guasti incredibili. Per non parlare delle attività indicate nel programma e poi cancellate. Insomma disagi e stress che purtroppo non ci hanno fatto apprezzare fino in fondo la bellezza di questa terra.
Spero, al di là delle nostre personali “disavventure”, di aver comunque invogliato molte persone a partire, alla scoperta della “perla d’Africa” e dei suoi tesori… ne vale la pena.
Buon viaggio a tutti.