Tutto il fascino dello Sri Lanka

Un viaggio alla scoperta della lacrima dell’India tra mare e templi
Scritto da: zambein
tutto il fascino dello sri lanka
Partenza il: 05/01/2016
Ritorno il: 16/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 

Martedì 05.01

Arrivo a Colombo… compriamo scheda telefonica locale a 1000 rupie (d’ora in poi scrivo solo il numero), con inclusi 40 minuti di telefonate in Italia e 500 mega di Internet. Già in aeroporto sentiamo una bell’aria accogliente, ma nulla riflette ancora lo splendore di questa gente. Come al solito in aeroporto cercano di venderti pacchetti turistici con accompagnatore, ma “estremamente cari”, quindi decidiamo di uscire dall’aeroporto e di prendere un taxi verso Dambulla a circa 80 km! Loro ovviamente partono molto alti, da 12000 rupie circa 80 euro (tenete conto che ci voglio circa 4 ore per coprire quella distanza), riusciamo a tirare fino a 8000 e mentre il taxista ci fa aspettare per andare a prendere la macchina, arriva la famosa manna dal cielo. Si ferma un altro taxista che, anche se gli avevamo detto che avevamo già fatto, ci propone il viaggio a 7000 (quindi 1000 in meno del contrattato con l’altro), preso un attimino dall’abbaglio gli chiedo un ulteriore sconto, fino ad arrivare a 6000. Quindi, come se dovessimo scappare da una rapina, ci infiliamo in macchina e “nascondendoci da un eventuale avvistamento da taxi nemico”, ci sbudelliamo dalle risate e ci prepariamo alla nostra avventura singalese, che è cominciata nel migliore dei modi!

Il viaggio è lungo, ma le chiacchiere iniziali col nostro accompagnatore (che è spostato e con 3 figli a carico), lo scenario cangiante e sorprendente, l’adrenalina per la nuova avventura, ma soprattutto il sonno dovuto al viaggio appena affrontato, ce lo fanno passare nel migliore dei modi! A metà percorso, facciamo una pausa thè, in uno di quei posti tipici singalesi, rivenditori di prodotti da forno incredibili, ripieni di carne o pesce e verdure e spezie varie, che ci accompagneranno durante tutto il nostro soggiorno nella terra dei Tuk Tuk (che per la cronaca sono dei tre ruote, customizzati per un uso di trasporto terzi, quindi turistico!). Ci facciamo lasciare al Ranmal Hotel, di cui avevamo letto le recensioni e ci sembrava potesse essere IL NOSTRO. Quando stavamo pagando il nostro autista, lui ha cercato di ricontrattare sul prezzo, adducendo il fatto che gli altri chiedono di più, che era il suo primo viaggio, e che non sapeva quanto chiedere, ma noi fermi e rigidi lo abbiamo pagato e lo abbiamo mandato a… Coi ragazzi del hotel andiamo a veder la camera, che ovviamente non era la suite da 1500 euro a notte, bensì una stanza da 1500 rupie (10euro diviso due), ma alla fine malgrado le scimmie che ci gironzolavano intorno o forse proprio per quello, decidiamo di prenderla per due notti, visto che il programma che avevamo fatto ci faceva passare parte del giorno dopo nei dintorni di questa località del centro nord dello Sri Lanka!

Lasciamo le valigie e a piedi ci spostiamo verso Temple Rock che era a circa 500 mt dalla nostra ubicazione. La strada per arrivarci e l’ingresso sono molto suggestivi. Questo Buddha dorato che svetta su questo tempio è l’emblema dello Sri Lanka, del loro credo e della loro tranquillità e disponibilità d’animo. Paghiamo l’ingresso 1500 a testa e cominciamo la scalata verso uno dei templi più suggestivi di tutta la nazione. All’arrivo veniamo accolti da una squinterno di macachi intenti a coccolarsi e mangiare quel che offre la terra, e già questa cosa ti lascia stupefatto. Il tempo di guardarti intorno e vedere ai tuoi piedi intere distese di vegetazione e capisci che sei in un posto unico, scelto non a caso dai monaci che mille anni fa hanno deciso di scavare e dedicare tutto questo al loro dio. L’interno è stupefacente, ogni stanza ha una moltitudine di Buddha, discepoli e santoni vari in pietra, portati lì in segno di devozione, oltre a Buddha giganti di circa 20 mt, distesi e intagliati nella roccia oltre a tutta la superficie interna delle grotte, affrescata con immagini riguardanti la vita e l’epopea di Buddha. Fantastico, immenso. Anche il costone di roccia che è stato scavato, dà come l’impressione di avere la forma di un Buddha disteso.

Dopo aver assaggiato questo primo spaccato di quello che ci può offrire questa nazione, ci apprestiamo a ritornare verso la nostra abitazione e sulla strada del ritorno, curiosi e affamati di oggetti in legno ci fermiamo a vedere il “magic box”, una scatola che nasconde degli scomparti e su cui sono raffigurati elefanti e i fiori di Buddha. Ci chiede 7000 a pezzo, noi paghiamo 7000 per entrambi (circa 44 euro), solo quando scendiamo ci rendiamo conto che è come se gli avessimo pagato il TFR di una vita e cominciamo a bestemmiare in austro-ungarico.. in Italia non avremmo mai pagato così tanto una scatola, averlo fatto qui ci fa sentire dei pirla disumani… in ogni caso è fatta! (per la cronaca, la nostra tesi si rivelerà fondata quando li troveremo più in la a metà prezzo… ma questa è un’altra storia!). Torniamo a casa, ci cambiamo e decidiamo di andare in centro (quindi la main st. come ogni villaggio o buona cittadina che si rispetti) e andiamo a mangiare al Bentothe locale consigliato dalla guida, (poi scopriremo essere praticamente l’unico) e lì prendiamo il nostro riso in salse varie… che si rivela essere buono e di quantità mastodontiche. Si capisce che siamo in un posto locale, visto che siamo gli unici europei (poi abbiam scoperto che al primo piano ci sarebbe una saletta ristorante, ma preferiamo comunque la parte più etnica a indigena a prescindere). Usciamo per farci una passeggiata che finisce in 50 mt, dopodiché ci rifugiamo in un bar per prendere un dolce e un succo e lì, cominciamo a dir chiacchiere con due ragazze che diverranno, manco a farlo apposta, parte integrante della nostra vacanza.

Mercoledì 06.01

Partenza alle 6 per Sighirya, per essere lì prima delle 9 perché potrebbe sollevarsi una nebbia che offuscherebbe il paesaggio. Il nostro autista si chiama Samir, ribattezzato Ramirez, che ci avevano detto parlasse “little english”… dopo 50 mt, capiamo che il little era mooolto little (praticamente solo YA), di conseguenza, pensiamo bene di chiudere gli occhi e svegliarci il più vicino possibile al sito. Il tutto si svolgeva a bordo di un TUK TUK per la modica cifra di 4000 rupie tutto il giorno. Arrivati al sito verso le 7:30 prendiamo una guida per 2000 (il cui nome è Milan) e paghiamo l’ingresso 3100 a testa. Il sito è molto bello e ti da l’idea di quello che poteva essere la civiltà singalese 1000 anni fa… Un re, ponti levatoi con coccodrilli, mura di cinta doppie, un ingresso con i giardini speculari, piscine a volontà e 500 concubine… che figata! Il sito si svolge su due zone. La zona bassa estiva e la zona alta invernale. Immenso con l’ingresso verso la zona alta che avrebbe dovuto raffigurare un leone, che è crollato circa 20 anni, lasciando intatte le zampe, comunque rimane monumentale. La salita è ardua e ci porta prima verso una zona dove erano raffigurate le 500 concubine, tutte col seno grosso, e non si capisce se perché fossero così, o era come le avrebbe volute ma di certo un bel vedere 😉 Si ridiscende e prende un’altra strada chiamata la strada del muro a specchio, che da un lato era affrescata con le “solite concubine” e dall’altra ha un muro con un rivestimento in cera d’api che lo rende riflettente e dava al re la possibilità di veder tutto il corridoio affrescato da una parte e dall’altra. Arrivati in cima dopo 1002 gradini il panorama è mozzafiato, e ancora piscine e giardini per le danze. Riscendiamo e tornando verso il nostro mezzo di locomozione, c’è un venditore di oggetti in legno e siccome ci era stato detto che i pescatori in legno si trovavano solo lì, e puta caso lui ne aveva 3, decidiamo di acquistarli tutti e 3 al prezzo di 6000 totali (e aveva chiesto 6000 l’uno!); e anche qui scopriremo che il prezzo pagato, non era quello adeguato!

Rimessici in tuk tuk, partiamo alla volta di Polonnarua (senza però omettere una visita molto interessante ad una fabbrica di oggetti in legno che però aveva dei prezzi che manco in Europa). Altre 2 ore di tuk tuk, metà delle quali su strade di campagna, nella quali abbiamo la possibilità di vedere un elefante selvatico, bellissimo. Arrivati al sito facciamo i biglietti altri 3000 a testa e dopo aver visitato il museo interno ci dirigiamo alla volta del sito, e chi vi troviamo? Le ragazze del giorno prima che proprio in quel momento erano arrivate e si accingevano a comprare i biglietti. Purtroppo la visita non la facciamo con loro ma col nostro tuk tuk, che aveva la possibilità di viaggiare nel sito e quindi spostarci nelle diverse aree. Il posto è enorme, molto più grande di Sighirya, circa 20 ettari. Era di un re indiano e poi era stato trasformato dai monaci Buddisti in un posto di culto e preghiera, quindi era facilmente intuibile la diversa storia che lo aveva attraversato. Bel posto anche questo incantevole e affascinante. Tutta la giornata è stata nuvolosa e a tratti leggermente piovosa e si chiude così, proprio mentre andiamo a vedere l’ultima porzione di sito, quella coi Buddha giganti intagliati nella roccia, ma malgrado tutto, il fascino di queste sculture non viene assolutamente intaccato. Piccolo aneddoto, proprio alla fine della prima sosta, veniamo avvicinati da alcuni venditori che ci propongono un pescatore in legno, più grande di quello che avevamo comprato a 1500, con in regalo 3 elefanti. Vabbè… lasciamo stare e ovviamente compriamo pure quelli! Siamo proprio i re degli acquisti compulsivi! Tornati all’hotel dopo altre 2 ore di tuk tuk, ci docciamo e usciamo per una classica mangiata al Bentothe, e chi vi troviamo? Le solite italiane, con cui passiamo la cena e la serata.

Giovedì 07.01

Partenza per Candy alle ore 9, con acquisto dei biglietti sul bus, per un percorso di circa 80 km, con un costo di 110 rupie… uno shock… circa 80 centesimi di euro! E qui capisci, più o meno, il valore del loro denaro e del costo della loro vita! Il viaggio dura circa 4 ore, arriviamo a Kandy verso le 13… la città è enorme e caotica, famosa per avere un tempio che preserva una reliquia importantissima per i Buddisti: il dente di Buddha! Arriviamo alla stazione dei bus, e lì prendiamo un tuk tuk, che ci porta in un Hotel, Il Swiss Hotel, vista mozzafiato, e camera pulita a 3000 rupie. Lasciamo i bagagli e contrattiamo con l’autista un viaggio fino all’orfanotrofio degli elefanti, con visita ad un giardino delle spezie, danza tipica singalese e massaggio ayurvedico a 1800 (ovviamente è il costo solo per il suo servizio). Arrivati al ricovero degli elefanti, veniamo assaliti da una certa tristezza, nel vederli incatenati, e dopo un consulto fra di noi, e qualche foto, decidiamo di evitare l’ingresso e ci dirigiamo verso Kandy, passando dal giardino delle spezie. Un gran bel posto, una bella visita, dove abbiamo modo di odorare e provare piante e spezie, che di solito lasciamo un po’ da parte per pigrizia e a volte per scetticismo e scopriamo che il Sandalo aiuta la caduta della peluria di qualunque ordine e grado, presente sul corpo umano, e dopo la visita anche qui i nostri acquisti non si fermano ma continuano nel migliore dei modi. Usciti ci fermiamo a mangiare un po’ di frutta dalle bancarelle e come al solito veniamo catapultati in un mondo di sapori a noi oramai sconosciuto e proviamo anche la banana rossa, che a quanto pare ha proprietà “rinvigorenti” il sapore è quello di una banana matura, ma comunque molto buona, sulle proprietà…beh, c’è la privacy! Andiamo poi, a vedere questo spettacolo di danza tradizionale, pagando 1000 a testa. UNA ca@@ta pazzesca! A prescindere dal fatto che fosse solo per turisti, ma questo era intuibile, il problema era che chi faceva questo spettacolo, era palesemente improvvisato… Torniamo in hotel e poi usciamo e andiamo nel THE PUB, l’unico pub nella città e unico posto che vendeva birra, e dopo averla ordinata, vi rincontriamo le italiane che ovviamente erano lì’ ad abbeverarsi da buone alcoliste.

VENERDÌ 08.01

Partenza alle 9 da Kandy con bus per Nuwara Eliya, ossia il centro delle colline del the! Nella stazione di Kandy c’è bisogno di aspettare una mezz’ora e quindi approfitto per fare alcune foto a facce Singalesi e un po’ di comunella con venditori ambulanti e autisti di bus, gente fantastica ed assolutamente cordiale e disponibile! Partiamo col bus anche qui, il costo è irrisorio, circa 200 a testa, più uno per il posto occupato dai bagagli, ma va bene comunque.

Arriviamo a Nuwara Eliya, piccola ridente cittadina nel cuore delle montagne di the, con l’intento di vedere una Tea Farm, e poi fare un giro ad Horton plains National park, per vedere la “fine del mondo”, ossia un promontorio con strapiombo nella montagna singalese. Durante il viaggio, abbiamo dato un’occhiata agli hotel consigliati e chiamato il Sapu’s Mountain Breeze per sapere se avesse disponibilità, in modo da poter poi contrattare. Scesi in stazione ci offrono un giro nel pomeriggio a una visita in una tea farm e un giro panoramico e poi l’indomani, di accompagnarci ad Horton plains. Contrattiamo per 1000 a testa per il giro pomeridiano, e dopo essere andati al hotel e aver contrattato per 3000 a notte per due notti, usciamo e saliamo nel furgoncino che è venuto a prenderci, per il giro pomeridiano. Il viaggio si svolge nel migliore dei modi, belle chiacchiere e paesaggi unici. Le colline sono fantastiche e vedere le donne che raccolgono le foglie, ti rimanda in film sulle colonie inglesi, ma è tutto vero e purtroppo bello, purtroppo, perché la paga per loro è molto bassa, circa 750 (5euro) al giorno con un raccolto di 20 kg di foglie. Da lì facciamo un giro per diverse cascate (niente di che), fino ad arrivare alla Tea farm da visitare. Visita molto interessante, anche se purtroppo essendo giorno di paga, le macchine erano spente, ma comunque è stato bello vedere una parte di agricoltura sconosciuta ai nostri retaggi. Da lì, siamo tornati in albergo, ma prima ci siamo fermati ad un altro The Pub, per consumare una birretta e avere un assaggio di quello che loro chiamano Devilled dishes, ossia piatti di pollo o pesce con salsine vegetariane piccantine. Ottime, sia come gusto che come quantità che come costi! Ritorniamo in albergo doccetta e andiamo al Milano lounge restaurant, che sarebbe il più rinomato per la cucina locale, consigliatissimo da tutte le guide. Aspettiamo 5 minuti e ci sediamo. Il cibo è buono e il prezzo lo è altrettanto, poco più caro degli altri, ma comunque accettabile.

Sabato 09.01

Sveglia alle 5:45, visto che come al solito dobbiamo stare nel sito prima delle 9, che alle 9 è l’ora della nebbia! Arriviamo ad Horton plains, alle 7:30, e prima di arrivarci ci fermiamo in un posto a circa 200 mt di altezza, dove vediamo un panorama surreale, in cui le nuvole/la nebbia, hanno la parvenza di un mare inframmezzato dai colli. Arrivato al pagamento, io e il “buon”, ci accorgiamo di non avere soldi, ma fortunatamente i nostri compagni di viaggio, a cui si era aggiunto LEO (un cinese di 20 anni), ne avevano, e ci hanno cambiato i nostri euro. Tutto questo perché il costo di questo posto era aumentato a dismisura dagli ultimi dati da noi in possesso, e costava 2500 a testa (circa 17 euro, che per fare una scampagnata, e vedere un colle, mi sembra veramente eccessivo, e lì mi sono girati un po’… ma oramai ci eravamo e non ci si poteva tirare indietro). Entriamo con la macchina e durante il tragitto ci fermiamo a vedere degli alci che in un paesaggio nebbioso, fanno la loro figura, ma continuano a non giustificare tutti quei soldi! Facciamo tutto il percorso, bello, carino, variegato, con una cascatella, vi incontriamo gente nuova e gente già vista (tipo i ragazzi che nel pub si sono accorti della mia maronata!), ma niente che giustifichi 17 euro per un posto naturale e aperto, in una nazione dove fai 150 km con un bus per 1,50 euro! Scusate, ma anche se questa parte del diario è successiva al viaggio, la sola memoria mi fa incazzare!

Torniamo in albergo alle 13, e siccome avremmo finito i giri da fare e il posto è troppo piccolo pensiamo se sia il caso di partire in giornata per Ella, anche se il biglietto lo avremmo avuto il giorno dopo alle 15 (ti restituiscono l’80% fino a 24 ore prima della partenza) e la stanza era già stata pagata, quindi avremmo dovuto passare 24 ore in quel posto cercando di inventarci qualcosa. Ci proviamo. Riesco a farmi restituire il pagamento dell’intera giornata dall’albergatore, poi arriviamo alla stazione della corriere e prendiamo il bus alle 13:30 e arriviamo alle 14 in stazione, cambiamo il biglietto dalla I classe del giorno dopo ad un’ottima seconda con posto prenotato in data odierna e aspettiamo il treno. Mentre siamo fermi a mangiucchiare qualcosa, si avvicinano i ragazzi del pub, e facciamo conoscenza. Subito leghiamo e siccome abbiamo posti separati ci diamo appuntamento alla stazione di Ella, così avremmo potuto andare al loro albergo, visto che avevano già prenotato una stanza. Il treno lo descrivono come uno dei più panoramici al mondo. In effetti l’inizio è molto carino e caratteristico, soprattutto perché come in tutti i mezzi di locomozione, hanno le porte aperte e tu puoi rischiare tranquillamente la vita, affacciandoti a vedere il panorama o fare foto. Dopo 10 minuti, succede l’irreparabile. Scatto una foto a due ragazzini, estremamente cordiali, e da lì scattano selfie, foto di gli uni agli altri, fino ad arrivare a tutta la famigghja!! Sono 3 famiglie di amici (poi si è scoperto, ma non ne siamo sicurissimi, visto il loro livello di inglese, che erano colleghi), che sono partiti per un weekend a sud di Ella. Dalle varie domande su hobby, famiglie anni e figli vari, scattano canti tipici (a me chiedono canti singalesi e indiani, ma poi li stravolgo con una versione di “abbasc alla marìn”) e balli scatenati. Tutto sotto gli occhi degli altri turisti che non riuscivano a capire che cavolo succedesse, finché non si avvicinavano e non si facevano tirare nella mischia! Quindi questo panorama fighissimo e tanto decantato se lo sono goduti gli altri (anche se non ne sono così sicuro visto la nebbia che a tratti nascondeva completamente il territorio, ma a noi è spettato il panorama più bello, quello dello spirito e dell’animo di questo meraviglioso popolo!).

Arrivati a Ella, dopo scambio di saluti e aver arroccato scuse per non raggiungerli alla loro casa altrimenti ci saremmo ubriacati come se non ci fosse un domani, scendiamo dal treno e ci incontriamo con i ragazzi con i quali andiamo a piedi fino al loro “posto”. Arrivati ovviamente le stanze erano terminate e chiedendo di qua e di la, ne troviamo una vicino Peter Inn, gestito da due anziani del posto, il signor Paul e gentile consorte con i quali riusciamo a spuntare la cifra di 1500 a notte (non l’ho detto finora ma in tutti i posto la prerogativa doveva essere il wifi, anche qui ovviamente c’è ma si appoggia a quello del Peter Inn che lo spegne di notte, e ovviamente sarà oggetto di scontistica finale). La sera la passiamo a mangiare e bere birra, che ovviamente con due tedeschi diventa una quantità non da poco.

Domenica 10.01

La mattina comincia verso le 9, e dopo esserci incontrati con i nostri nuovi compagni di viaggio ci dirigiamo verso il piccolo Adam’s peak (il grande lo si fa partendo la mattina verso le 2 per arrivare lì alle 5, dopo aver percorso 5000 gradini accidentati… non era il caso, ci accontentiamo del piccolo). Nel frattempo troviamo un bar tipico delle zone di mare, ma siamo in montagna, in cui facciamo una ricca colazione, dopodiché andiamo a fare sta bella passeggiata, fra piantagioni di the e sterpaglie varie. Bello, molto. Al ritorno ci fermiamo ad un piccolo tempio Indù in costruzione e facciamo due chiacchiere con i ragazzini che sono lì e che aiutano i famigliari nei lavori e uno di questi, l’unico che tentava di parlare inglese, alla fine mi chiede una penna. Ritorniamo alla nostra stanza e la confermiamo anche per quest’altra notte. Da lì andiamo prendiamo un bus per vedere la cascata grande (la si vede per strada e non è nulla di che), poi riprendiamo il bus e ci dirigiamo verso un tempio buddhista scavato in una roccia, da cui avremmo voluto poi fare un percorso lungo la ferrovia per tornare a Ella città. Il tempio è molto carino e mi fa sorridere la cosa che quando ho chiesto dove fosse ad un monaco questo mi abbia, prima di rispondermi, ruttato in faccia, con molta nonchalance. Visitato il tempio l’ora si fa tarda e dobbiamo per forza tornare in bus o tuk tuk , per non rischiare la vita, vista la mancanza di illuminazione.

Lunedì 11.01

Ci si sveglia con calma e dopo esserci incontrati con i ragazzi si va a fare colazione nel posto del giorno prima, dopodiché si torna in hotel si prendono le valigie, si paga il buon Paul 2800 per due notti, visto il disagio per internet, salutiamo i ragazzi, ci mettiamo d’accordo con uno di loro per farci raggiungere eventualmente il giorno dopo e ci si dirige verso il gabbiotto per i turisti. Lì chiediamo un bus per Mirissa e ci viene detto, dopo uno strano colloquio fra l’addetto e uno del posto, che ci sarebbe uno alle 14:45 (sono le 11:30) e quindi arrivano i vari sciacalli, per un viaggio in taxi o tuk tuk. Al nostro ennesimo diniego, ci viene detto che prossimo bus è alle 11:50 e quindi, fortunatamente riusciamo a prenderlo al volo e per fare circa 100 km ci impieghiamo 5 ore con pause e fermate varie ed eventuali. Arrivati a Mirissa prendiamo un bus al volo per Unawatuna dove arriviamo verso le 18:15. Non avevamo tenuto conto dei tempi dei loro mezzi di trasporto, quindi una prossima volta si deve partire la mattina presto.

Arrivati a Unawatuna ci dirigiamo all’hotel Holiday Inn che avevamo prenotato durante il viaggio. Il costo è di 3000 a notte, l’hotel è sulla strada principale, vicino la fermata del bus, ma non ha vista mare e la sua stanza ha dei micro finestrini e un bel odore di umidità. La stanza è pulita ma francamente la prediamo solo perché era tardi, non avevamo voglia di girare e perché ci avevano detto che era tutto prenotato visto il periodo di alta stagione. Lasciamo i nostri bagagli ci mettiamo i costumi e ci dirigiamo verso il mare, ma essendo buio, ci bagnamo solo i piedi e facciamo un giro lungo la battigia, chiedendo anche possibili stanze per i giorni a venire e alla fine ne troviamo una bella, bellissima al Banana Garden per 6000 a notte, con un letto in più nel caso fossimo diventati 3, come poi è stato, e quindi 2000 a testa per stare vista mare e piedi nella sabbia mi sembrava un investimento di tutto rispetto. Mentre torniamo all’albergo dopo il nostro giro conoscitivo ci imbattiamo nelle nostre amiche italiane e dopo due chiacchiere ci diciamo che ci si becca dopo dandoci indicazioni superficiali. Usciamo per cenare e capiamo che qui i prezzi sono simil europei, ma comunque va bene, ceniamo finalmente a base di pesce grigliato, solo che ce lo servono con una salsa barbecue, errore che non si ripeterà nei giorni a venire. Mentre siamo seduti a bere ripassano le italiane e si fermano con noi a fare bisbocce per tutta la serata.

Martedì 12.01

Sveglia con calma, e dopo aver fatto le valigia ci siamo diretti al nuovo hotel… dopo 3 secondi, abbiamo finalmente riposto le nostre scarpe da un lato e ci siamo vestiti di costumi da bagno e infradito (solo quando si usciva per strada), e per 4 giorni non abbiamo abbandonato questo meraviglioso look da spiaggia. Mare profumo di mare, la giornata la passiamo così fra un bagno e un altro (l’acqua è calda) e un giro per cercare un safari di balene l’indomani, fino a contrattarne uno per 4000 a testa.

Mercoledì 13.01

Sveglia alle 6 per il safari delle balene a Mirissa, dove bisogna stare entro le 7 perché entro quell’ora partono le imbarcazioni. Vengono a prenderci in tuk tuk, malgrado il giorno prima avessimo contrattato un minivan. Arriviamo a Mirissa dopo circa 45 minuti e ovviamente comincia la discussione sul prezzo che da 20.000 totale, diventa 18.000. Partiamo e il viaggio per quanto “mosso” è molto affascinante e ci permette di vedere stormi di delfini e 6-7 balene. Torniamo in hotel, pomeriggio di svago e sonno, la sera pesce, birra e festa alla jungle beach. Un posto nascosto nella radura singalese, con una spiaggetta piccola e un piccolo bar che per la serata ha organizzato una festa incredibile. Pieno di gente, ottimi cocktail, e musica di tutto rispetto.

Giovedì 14.01

Ultimo giorno di mare ci spostiamo a Galle, una cittadina di origini portoghesi a 5 km da Unawatuna. Il posto più bello e caratteristico visto finora. Una città fortificata e proprio per questo quasi completamente graziata dallo tsunami del 2005, con all’interno una organizzazione stradale che ricorda molto quelle europea. Facciamo un giro e ci fermano a mangiare una bistecca di tonno come nessuna finora. Al rientro ci fermiamo vicino un tempio Buddista dove vediamo che è in preparazione una festa. In realtà è un college, dove si celebrerà una festa tradizionale e dalle 21 alle 5 di mattina ci saranno 13 monaci che si alterneranno per una meditazione collettiva. Un ragazzo ci fa da cicerone e ci fa vedere la scuola e la palestra che per l’occasione accoglierà un piccolo tempietto con all’interno le sedie per i supremi, disposte a cerchio. Torniamo a Unawatuna e con la nostra comitiva ci ributtiamo nel pesce e nella birra, che anche oggi scorre a fiumi.

Venerdì 15.01

Ultima mattinata di mare prendiamo un bus per Galle (ogni tratta fatta era di 40 rupie) e da lì alle 14:45 un treno per Colombo a 200 rupie. Il viaggio è scomodissimo praticamente in piedi. Arrivati a Colombo prendiamo un bus dalla stazione dei bus che è circa a 10-15 minuti a piedi, e comunque non siamo ancora sicuri fosse il bus più veloce e migliore per arrivare all’aeroporto internazionale. Ci mette circa un’ora e infatti il gate per i bagagli chiuderebbe alle 19:05 e noi alle 18:50 veniamo lasciati a circa 4 km. Prendiamo un tuk tuk, che paghiamo senza contrattare sul prezzo (con le ultime 200 rupie), ma sul tempo e fra un controllo e un altro arriviamo al check in alle 19:02… ovviamente sudatissimi!

Il viaggio di ritorno procede senza intoppi. Devo dire che, in effetti, la Emirates è una spanna sugli altri, se non altro perché mantiene il concetto delle hostes bellissime ;). Pare ce le abbia tutte lei. Notte a Dubai, dove ci viene consegnato anche un voucher per effettuare un pasto, visto il tempo di attesa di 7 ore per la coincidenza e dopo un giro per i vari negozi (dovete sapere che il messaggio di benvenuto negli Emirati Arabi è: Enjoy shopping in Dubai!) ci appisoliamo su delle sedie da psicologo 😉 per poi ritrovarci a Bologna in un batter d’occhio.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche