Tutti pazzi per i turchi
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Lara & Diego + BMW K1200GT
Rieccoci in sella alla nostra fedele compagna, per cominciare un nuovo viaggio on the road che questa volta ci porterà sulle strade calde, caotiche e frenetiche della Turchia, alla scoperta di un paese ricco di contrasti, che saprà stupirci al di là di alcuni pregiudizi, grazie ai suoi mille colori, profumi e aromi, offrendoci scorci e spunti di riflessione inaspettati.
Dunque, si parte!
Ven. 10 agosto – Milano
L’appuntamento è alle 13.30 con la nave veloce Anek Lines che da Ancona ci condurrà in Grecia, a Igoumenitsa. Questo ci costringe alla levataccia che, una volta tanto, non è poi così spiacevole.
Percorriamo velocemente i km che ci separano dal vero inizio del nostro viaggio e quando arriviamo al porto di Ancona, scopriamo che la nave è già in ritardo. Ci mettiamo quindi l’anima in pace; l’eccitazione per la partenza è tanta, condivisa con molti altri motociclisti con i quali inevitabilmente incominciamo a chiacchierare.
Primo consiglio: per problemi di budget abbiamo prenotato 2 posti passaggio ponte. In fase di check-in ad Ancona ci viene consigliato, poiché la nave che prenderemo ha un passaggio ponte quasi totalmente all’aperto, di optare per i posti a sedere interni (60€ ca di supplemento). Voi non fatelo! Ce ne accorgiamo non appena imbarcati quando andiamo alla ricerca dei posti a noi assegnati che scopriamo essere in scompartimenti bui, angusti, stretti e maleodoranti. Optiamo dunque per la ricerca di altro … Purtroppo privi di esperienza rispetto ai “Campioni del mondo in sistemazione su passaggio ponte” che sembrano tutti essersi dati appuntamento sulla nostra nave (gente con tende da campeggio, tavoli e sedie da pic-nic, materassi, materassini e cuscini gonfiabili, frigo portatili etc.) giriamo e rigiriamo e alla fine, rassegnati, ci buttiamo a terra in un corridoio della nave: quel che resta! Il nostro letto, il pavimento; il nostro cuscino, la giacca della moto; il nostro tavolino, una sedia. Purtroppo confidenti sul posto a sedere coperto, non ci siamo neppure portati il sacco a pelo. Ma al ritorno non ci fregheranno più! Cercate quindi, se sceglierete il passaggio ponte, di sgomitare tra la folla non appena la nave calerà la scala e voi potrete salire a bordo, così da ottenere posti decenti e riparati dove organizzare il vostro giaciglio. Manco a dirlo, non dormiamo molto nel corso della traversata e come se non bastasse, causa malore di un passeggero che verrà condotto in ospedale, la nave fa una sosta eccezionale nel porto di Bari. Morale: arriviamo a Igoumenitsa con 6 ore di ritardo … non male! Ma chissenefrega! Siamo in vacanza e siamo finalmente “on the road” in terra greca.
Sabato 11 agosto – Grecia
Igoumenitsa non è un granché quindi partiamo spediti per Komotini, la nostra prima tappa “tecnica”. Attraversiamo un tipico e piacevole paesaggio mediterraneo, dove ritroviamo le tinte dell’ocra, del verde, del grigio, del giallo oro e del turchese.
Consiglio: tenete d’occhio il livello del carburante, soprattutto se siete in moto, perché su questo primo tratto i distributori non sono molto frequenti.
A Komotini alloggiamo presso l’hotel Dimokritos (40€ la doppia con colazione inclusa), dignitosissimo, ben posizionato, camera spaziosa e facilità di parcheggio per la moto. Ceniamo in una delle tante taverne del centro, sotto un tipico pergolato e sulle note del sirtaki, degustando insalata greca, souvlaki, involtini di vite ripieni di riso … un’ottima cena!
Il centro di questo sconosciuto paesino è molto movimentato e pieno di giovani ma stanchi per il lungo viaggio torniamo in hotel.
Domenica 12 agosto – Istanbul
Oggi, finalmente, entriamo in Turchia!
Perdiamo un po’ di tempo alla dogana per i vari controlli e in coda abbiamo il primo contatto con il meraviglioso popolo turco: un simpaticissimo turco ci impartisce la prima lezione di lingua turca (tesekkur ederim – grazie, merhaba – ciao)… almeno le basi!
La polizia ci da finalmente il via, così cominciamo a percorrere il tratto di strada che ci condurrà a Istanbul. Io sono eccitatissima, conoscendo già la città, una delle mie preferite e voglio che anche Diego la veda.
Il paesaggio è molto diverso rispetto agli scenari curati della campagna greca per non parlare delle strade. Se in Grecia troveremo asfalto come velluto per la nostra BMW, in Turchia ci capterà spesso di trovare lunghi tratti disastrati, pieni di buche e non completamente asfaltati.
L’arrivo a Istanbul, dove ha appena piovuto a dirotto a giudicare dalle zone semi allagate, è un po’ traumatico: ci accolgono quartieri di enormi e inquietanti casermoni, segno della rapida esplosione demografica della città, caos, traffico, auto che sfrecciano in piena anarchia, folle di persone che attraversano le strade (i 15 milioni di abitanti si vedono tutti).
Trovare il nostro hotel, nonostante il navigatore, non sarà facile ma grazie all’aiuto dei locali ce la faremo.
Abbiamo prenotato l’Hotel Evsen (108€ per la camera doppia con colazione e parcheggio inclusi, per 2 notti), in piena area Sultanahmet, il meglio per poter visitare comodamente il centro della città.
Ad accoglierci uno staff molto cordiale e un cherry juice, che diventerà uno dei tormentoni gastronomici di Diego durante il viaggio. La camera piccola ma molto carina e funzionale.
Ci docciamo in fretta perché non vediamo l’ora di andare a vedere la Moschea Blu e S. Sofia, sebbene stia piovendo.
Ceniamo al Doy Doy, su suggerimento di un’altra viaggiatrice; locale semplice, molto turistico, con tipico cibo turco a buon prezzo e soprattutto una suggestiva vista sulla Moschea Blu by night. Dalla terrazza proviamo infatti a scattare un po’ di foto.
Che meraviglia! Siamo a Istanbul!
Lunedì 13 agosto – Istanbul
Colazione sulla terrazza dell’hotel con vista Palazzo Topkapi. D’ora in poi cominceremo a bere litri e litri di thè turco (cay).
Dedichiamo l’intera giornata a visitare tutto quanto possa essere visto in un giorno.
Scartiamo, purtroppo, il Palazzo Topkapi, splendida costruzione fatta erigere dal sultano Maometto II sul finire del 1400, che richiederebbe da solo 1 g. intero e Aya Sofia, chiusa il lunedì e puntiamo in primis alla Cisterna, dove essendo presto, la coda non si è ancora formata.
Questa enorme cisterna sotterranea, costruita tra il 527 e il 565 e chiamata Cisterna Basilica perché un tempo al suo posto c’era una basilica appunto, colpisce per le sue dimensioni (10.000 mq. ca) e le maestose colonne in marmo. L’atmosfera è molto suggestiva, grazie anche alla sapiente illuminazione.
Una delle maggiori attrattive, le due teste di Medusa, bellissime, sul fondo della cisterna, sulle cui origini e soprattutto sul perché si trovino proprio qui, si raccontano molte leggende …
Passiamo dunque alla Moschea Blu, poco distante ma inaccessibile perché è il momento della preghiera e i turisti non sono ammessi. Ecco gli orari di preghiera: 12.15 -14.00 e 16.45 -17.45.
Decidiamo quindi di deviare per il Gran Bazar, risalente al XVI sec., per tornare alla Moschea più tardi. 200mila mq di mercato coperto, oltre 4mila negozi e un’esplosione di colori, sapori, profumi, suoni e voci, che non può lasciare indifferenti.
Perdersi nel Gran Bazar di Istanbul ad osservare e a guardarsi attorno, credo sia un’esperienza unica, che si voglia o meno fare shopping. D’obbligo contrattare anche sul più piccolo acquisto! Ma noi faremo di meglio: riusciremo a farci regalare una cintura per Diego.
Proseguiamo per la Suleymaniye, la moschea voluta nel 1543 dal sultano Solimano il Magnifico, cuore di questo quartiere e simbolo della grandezza del sultano, da molti considerata la moschea più bella e sontuosa.
Torniamo quindi alla Moschea Blu che, sebbene io abbia già visto un paio di volte, riesce sempre a lasciarmi a bocca aperta. La sua bellezza è mozzafiato e la sua atmosfera magica e rasserenante.
Costruita tra il 1609 e il 1616, costituiva fino al secolo scorso il punto di raccolta dei pellegrini in viaggio verso la Mecca. Tra le sue particolarità: i 6 minareti (cosa unica ad Istanbul) e le oltre 20mila piastrelle rosse, verdi, turchesi, bianche, nere ma soprattutto blu, del rivestimento interno in ceramica di Iznik, che grazie alla luce che filtra dalle finestre, producono un effetto cromatico unico.
Anche Diego resta affascinato (non avevo dubbi) e scatta una foto dopo l’altra.
E’ giunto il momento di una pausa: ci concediamo un cay vista Bosforo. Che meraviglia! E anche il Bosforo non dorme mai, proprio come Istanbul; è un brulicare di navi e traghetti che lo attraversano senza sosta ad ogni ora del giorno e della notte.
Prima del calar del sole decidiamo di vistare il bazar delle spezie, l’adiacente Ponte di Galata coi suoi pescatori e la Moschea Nuova che ci godremo al tramonto. Dai suoi gradini scatteremo decine e decine di foto, immortalando sotto una luce magica, passanti e scene di vita quotidiana.
Nel rientrare in hotel ci rinfreschiamo con una spremuta di arancia e di melograno (un po’ aspra e troppo costosa ma molto dissetante) e compriamo un paio di pesche, più simili a dei meloni viste le dimensioni.
Un’altra cosa di Istanbul che ricorderemo, saranno i suoi venditori ambulanti: ovunque si possono incontrare bancarelle di pane, pannocchie, dolciumi, spremute, caldarroste, acqua, frutta …
Ceniamo in un ristorante consigliato dal nostro hotel: si chiama Galapera ed è uno dei tantissimi locali che si susseguono lungo il Ponte di Galata, dove ci garantiscono viene servito pesce fresco. Inoltre, prevede auto free che ti prende e ti riporta in hotel. Quindi ne approfittiamo!
Mangeremo effettivamente del buon pesce, a prezzi non così economici, serviti da personale simpaticissimo e con una vista impagabile sul Bosforo.
Martedì 14 agosto – Ankara
Oggi lasciamo a malincuore Istanbul, non prima aver tentato di visitare Aya Sofia … almeno ci proviamo. Ma la coda è lunghissima quindi desistiamo e facciamo ritorno in hotel per caricare la moto e ripartire alla volta di Ankara, capitale politica della Turchia. Ad Istanbul torneremo…
Lasciamo dunque la parte europea per entrare finalmente in Asia. Wow! Che emozione attraversare il ponte sospeso che congiunge appunto i due continenti.
L’arrivo ad Ankara è ancora più traumatico di Istanbul: caos, traffico, tanto rumore. Per di più non troviamo la strada per il nostro hotel e se non fosse per un gentilissimo passante al quale chiediamo aiuto, che si offre di contattare con il suo cellulare l’hotel, non ci saremmo mai arrivati. Siamo da tutt’altra parte!
Vorremmo riuscire a visitare almeno il mausoleo di Ataturk, il padre di tutti i turchi, colui che all’indomani della 1° guerra mondiale guidò la resistenza, salvando il paese dal crollo definitivo e che fondò la prima repubblica, facendo quindi uscire la Turchia da un periodo buio, guidandola verso la rivoluzione culturale e verso il processo di occidentalizzazione.
Adorato e venerato da tutti, troverete la sua foto in ogni dove: negozi, hotel, ristoranti, benzinai, auto… Purtroppo però siamo già in ritardo.
Lo Yavuz Otel (28€ la camera doppia con colazione inclusa) si trova in centro, in una strada strettissima, trafficata e a senso unico. Faticosamente arriviamo e ancora più faticosamente parcheggiamo, aiutati dallo staff dell’hotel, a bocca aperta per la moto, amabilissimo e curioso di conoscere tutto sulla nostra K1200GT, che ci accoglie con un cay servito nell’inconfondibile bicchierino a tulipano.
Consiglio: in fase di prenotazione degli hotel noi abbiamo cercato, soprattutto nelle città più grandi, strutture che fossero dotate di parcheggio per la moto, per essere più sicuri. Accertatevene anche voi perché a noi è capitato di parcheggiare in posti improponibili, venduti però dalle strutture come veri e propri parcheggi. Ad ogni modo ci tengo a rassicurare tutti: noi abbiamo sconfitto ogni nostro pregiudizio in merito alla sicurezza in Turchia, anche nelle zone più caotiche e meno turistiche.
La nostra camera è molto spartana ma con tutto quanto serve. Ci sono persino le “ciabatte cortesia” … un paio di ciabatte da mare in gomma, da uomo, straconsumate e usate, però ci sono! Inoltre, ci portano in camera due bottigliette di acqua. Formidabili! Insomma l’accoglienza è ok!
Affamati come lupi, ci illudiamo di avere dei suggerimenti dal receptionist che non parla una parola d’inglese. Quindi ci avventuriamo, tanto siamo in centro e qualcosa troveremo… Peccato che siamo in ramadan e quando arriviamo noi, la maggior parte dei ristoranti ha già finito tutto il cibo. Dopo svariati “finished!” troviamo un posticino in grado di servirci ancora due kebap che dobbiamo divorare velocemente perché il locale deve chiudere (sono da poco passate le 21.00). Han tutti una gran fretta e le strade sono congestionate da auto e bus che non fanno altro che suonare il clacson!
Regolatevi quindi anche voi sui tempi e orari per cenare se doveste andare in Turchia durante questo periodo. Lo stesso problema lo avremo infatti anche a Konya, poco turistica come Ankara.
Il caos e il rumore non ci invogliano ad azzardare un tour in centro; quindi rientriamo in hotel dove lo staff ci offre l’ennesimo cay prima di andare a dormire.
Mercoledì 15 agosto – Cappadocia
Consumiamo la tipica colazione turca, a base di formaggio, pomodori, cetrioli, olive nere e pane, in terrazza e in compagnia dei piccioni; è tutt’altra cosa rispetto a Istanbul. Ma ci accontentiamo! Beviamo tanto thè dato che è buono a differenza del caffè.
Dopo calorosi saluti (per lo più a gesti) e l’ultimo cay di Ankara, lasciamo il simpaticissimo ragazzo dell’hotel, sempre più in adorazione della nostra moto.
Purtroppo poco fuori Ankara abbiamo un problema con la moto che ci costringerà a fermarci, perdendo così più di mezza giornata. Questo contrattempo non ci voleva proprio, soprattutto perché quest’oggi la nostra meta è la Cappadocia, principale ragione del nostro viaggio.
L’accaduto sarà però occasione per toccare ancora una volta con mano la disponibilità, generosità e gran cuore dei turchi che ci aiuteranno moltissimo. Noi ne siamo sempre più positivamente colpiti …
Ci rimettiamo in marcia verso metà pomeriggio; fortunatamente tutto si è risolto al meglio e arriviamo a Goreme, dove si trova il nostro hotel, per l’ora di cena.
La strada che percorriamo è meravigliosa! Finalmente incontriamo la Turchia arida e a tratti desertica che ci immaginavamo.
Bellissimo il lago salato che costeggiamo che con la luce del sole quasi al tramonto acquista una spettacolare colorazione rosa. Volendo ci si può anche passeggiare sopra ma purtroppo noi siamo in netto ritardo quindi non possiamo concederci soste.
Le bancarelle di frutta non ci abbandonano mai così come le fontanelle d’acqua (in Turchia ce ne sono tantissime, ovunque). Una delle ragioni del perché questo paese sia cosi verde e rigoglioso è proprio l’abbondanza di acqua.
Percorriamo gli ultimi km che ci separano da Goreme con un tramonto talmente bello che è quasi commovente.
Siamo abbastanza stanchi dalla giornata e non vediamo l’ora di arrivare quando, svoltata una curva, la Cappadocia esplode in tutta la sua maestosità e unicità, rapendoci gli occhi e il cuore. E’ una sensazione indescrivibile che ci lascia senza fiato.
Non a caso la Cappodocia è annoverata tra le meraviglie del mondo …
Arriviamo al Vineyard Cave Hotel (160€ per la doppia con colazione, per 2 notti) e la nostra felicità e eccitazione sale. L’hotel, da 1000 e una notte, è totalmente scavato nel tufo. Ad accoglierci come se fossimo a casa nostra, il mitico Hasan che ci fa subito vedere la camera in perfetto stile “honeymoon” e ci fa un velocissimo brief.
Data l’ora corriamo a cenare … non vorremmo restare senza cibo. Ma Goreme è tutt’altra cosa. Avremo modo di constatare l’indomani (un po’ a malincuore) quanto sia turistica.
Giovedì 16 agosto – Cappadocia
Data la mancanza di tempo e le tante cose da vedere, decidiamo quest’oggi di prendere parte ad un tour guidato, così da ottimizzare la giornata quanto più possibile.
Con 45€ pp ci assicuriamo bus, guida per tutto il giorno, pranzo (escluse le bevande) e la visita a Hilara Valley, al Monastero di Eski Gumus, alla underground city di Kaynakli.
Sul bus la guida ci trasmette qualche informazione utile sulla Capaddocia, ad esempio sul suo nome che sembra derivi dalla popolazione dei Cappadoci (dal loro re Cappadoce) e sulla sua particolare storia geologica. Posta al centro dell’altopiano anatolico, la regione ha un suolo in tufo vulcanico particolarmente tenero, originato da ceneri e fango eruttati dai vulcani circostanti e che, per effetto dell’erosione provocata dagli agenti atmosferici, ha subito svariate spaccature e disgregazioni.
In alcune zone della Cappadocia questa azione disgregatrice ha dato vita ai famosissimi coni, alcuni dei quali sormontati da un blocco di roccia dura che opponendo maggiore resistenza all’erosione hanno formato i bellissimi “camini delle fate”.
Percorriamo dunque in primis la Hilara Valley, splendida vallata dalle pareti scoscese e oasi di pace e di fresco, costeggiando il fiume che la attraversa. Visitiamo alcune delle sue celebri chiese rupestri, scavate nella roccia e meravigliosamente affrescate, visitabili solo se accompagnati da un custode.
La seconda tappa della giornata è invece il Monastero di Eski Gumus, vera meraviglia della natura che ci lascerà letteralmente senza parole per la sua bellezza e maestosità. Non ci capacitiamo di come l’uomo abbia potuto costruire un capolavoro simile interamente scavato nella roccia e così perfettamente concepito. Il sole alto in cielo rende il monastero ancora più spettacolare, esaltandone i colori caldi.
Da qui passiamo alla città sotterranea di Kaymakli, patrimonio Unesco, che ci colpisce per le sue dimensioni impressionanti: 8 diversi livelli, di cui solo 4 visitabili, scendendo ad una profondità di 45 mt.
La città fu scavata nel tufo tra il VI e il X secolo per rifugiarvisi durante le incursioni dei nemici invasori. Colpisce la sua complessità “organizzata”, capace di ospitare fino a 2000 persone e per un periodo massimo di 6 mesi … Tunnel, stretti e angusti corridoi si susseguono ma anche scale, cappelle, silos, stanze, tombe …
Consiglio: Preferibile visitare la città alle prime ore del mattino per evitare la ressa di turisti (soprattutto all’interno) e assolutamente non consigliabile per chi soffre di claustrofobia.
Sulla via del ritorno ci fermiamo a scattare altre foto da punti panoramici spettacolari, quali la Pigeon Valley e l’open air museum di Goreme.
A questa ora del giorno il sole che sta per calare, esalta tutti i colori tipici della Cappadocia; si passa dal bianco, al rosa, dal grigio al color malva e ancora al giallo ocra.
Il paesaggio che ci circonda è estremamente affascinante e non vorremmo più andarcene. Ci sembra di essere in un altro mondo …
Rientrati nel nostro romantico hotel, ci prepariamo per la cena e per un tour di Goreme by night.
Ceniamo al Frin Express, consigliato dalla nostra guida (appureremo che molti turisti hanno avuto la nostra stessa idea) e ci concederemo il thè della buonanotte in un bar molto ma molto tipico, frequentato solo da locali e da anziani intenti a bere cay e a giocare al loro passatempo preferito, una specie di Scarabeo.
Venerdì 17 agosto – Konya
Stamane sveglia presto perché ci vogliamo godere quanto più possibile la mattinata che ancora ci resta in Cappadocia.
Dopo un’ottima colazione sulla terrazza dell’hotel con vista impagabile sull’Open Air Museum di Goereme e sulla città di Uchisar, partiamo alla volta di Cavusin.
Molto più tranquillo di Goreme, sebbene invaso anch’esso dai pullman dei turisti, questo piccolo villaggio sorge ai piedi di una muraglia di roccia tutta traforata e scavata e merita di sicuro una visita per la Chiesa di S. Giovanni Battista, vera meraviglia architettonica, stupendamente decorata.
Il sole è caldissimo ma facciamo comunque un giro nei dintorni per visitare e fotografare il panorama mozzafiato.
Nel primo pomeriggio a malincuore dobbiamo ripartire, lasciando in questa splendida terra un pezzettino di cuore e facendoci la promessa di ritornare quanto prima ma per un soggiorno più lungo.
Salutiamo Hasan e suo figlio Oman, che con i loro sorrisi e il loro calore ci hanno davvero fatto sentire a casa.
La nostra nuova meta è Konya, dove arriviamo dopo ca 3 ore di viaggio.
Konya, un tempo voluta dal sultano come sua capitale e città natale di Mevlana, il fondatore dell’ordine dei dervisci rotanti, non ci fa proprio una bella impressione, anzi … Ci colpisce la povertà, la sporcizia e il senso di abbandono, soprattutto della periferia. Troppi i cani randagi. Ci sembra un mondo lontanissimo dalla Cappadocia.
Nessuno sembra parlare inglese ma alla fine ce la facciamo ad arrivare al nostro albergo, che si trova in pieno centro e che sfortunatamente è nel bel mezzo del mercato, una bolgia, che durerà fino all’indomani, conclusione del ramadan.
Per raggiungere l’Ankara Hotel (40€ per una doppia con colaz. inclusa) ci facciamo aiutare da un simpatico turco che ci invita a cenare per quella sera nel suo ristorante, proprio accanto all’albergo. Siamo ancora in ramadan ed è assolutamente consigliabile prenotare per non rischiare di restare senza cibo.
Dopo essere riusciti a scaricare la moto con non poca difficoltà e fatica, non potendo arrivare fin sotto l’hotel, ci consigliano di parcheggiarla davanti ad un altro hotel. Non siamo molto tranquilli ma non abbiamo altra soluzione e confidiamo nel ragazzo della reception perché vegli su di lei tutta la notte.
L’Ankara hotel ovviamente non è niente di che ma ha tutto quanto ci serve: un letto, un bagno e persino le consumatissime ciabatte cortesia in gomma, già incontrate nell’hotel di Ankara.
Nel frattempo dalla piazza sotto la nostra finestra arrivano urla e grida dei commercianti che cercano disperatamente di vendere la loro mercanzia. Tutto sommato è uno spettacolo divertente al quale assistere.
Torniamo quindi dal nostro amico Mustafa per cenare nel suo ristorante, il Sifa Restaurant, che è ovviamente pieno di gente. I turisti si contano su una mano e sono ovviamente concentrati tutti lì.
Sediamo allo stesso tavolo di una simpatica famiglia turca che ci accoglie come se fossimo alla tavola di casa loro, offrendoci la loro acqua e il loro pane in attesa che ci arrivi il nostro kebap.
Fortunatamente i figli parlano inglese e quindi ci perdiamo in una piacevolissima chiacchierata.
La nostra cena sarà come sempre a base di kebap, pide, ayran (il drink allo yogurt che Diego tanto ama) e cay.
Dopo cena veniamo invitati da Mustafa a visitare il suo negozio di tappeti. E’ stato così carino e accogliente con noi che non ce la sentiamo proprio di deluderlo, sebbene sappiamo bene che non potremo comprare nulla. Avremmo voluto chiedergli di consigliarci un locale dove poter assistere alla danza dei dervisci ma …
Se voi ne avrete l’occasione, magari in città più turistiche, fatelo! E’ uno spettacolo davvero affascinante e “mistico”.
I dervisci, seguaci appunto di Mevlana che visse e morì a Konya nella prima metà del 1200, ancora oggi si fanno portatori dei suoi insegnamenti e della sua dottrina soprattutto attraverso una particolare danza rituale (sema). La cerimonia sema, dove ogni cosa ha un particolare valore simbolico, attraverso il continuo roteare dei danzatori rappresenta un viaggio mistico dell’uomo verso la perfezione, quindi un mezzo per arrivare a Dio.
La serata scorre quindi altrettanto piacevolmente, seduti su bellissimi tappeti, sorseggiando cay e chiacchierando con Mustafa e con degli amici che nel frattempo ci hanno raggiunto.
Chi volesse quindi comprare ottimi tappeti a prezzi estremamente abbordabili, potrà chiedere di Mustafa (non comprateli nel bazar di Istabul, dove costano molto di più e dove il trattamento è totalmente diverso).
A malincuore salutiamo la compagnia, sperando di rincontrarli un giorno.
Nel complesso è stata proprio una bella serata, che ci ha arricchito e ci permesso di saperne di più su questo stupendo paese e soprattutto su questo popolo che non si risparmia davvero mai.
Rientrando verso il nostro albergo, facciamo prima un salto ad augurare buonanotte alla nostro moto. Sebbene siano già le 24.00, la città è ancora in pieno fermento; al mercato c’è chi già dorme per terra o sdraiato sulle panchine, chi invece continua imperterrito a tentare di vendere. Riusciremo a dormire?
Sabato, 18 agosto – Pamukkale
Dopo la solita colazione ci prepariamo a caricare la moto. Il mercato sebbene siano le 8.30 del mattino è già in piena attività…
Salutiamo Konya che nonostante tutto resterà un piacevole ricordo e partiamo per Pamukkale, altra meta assai voluta in fase di pianificazione dell’itinerario.
Arriviamo nel pomeriggio, in perfetto orario per sistemarci in hotel e andare a visitare i famoso sito.
Il nostro hotel, Mustafa (22€ doppia con colaz. inclusa) si trova proprio ai piedi dei “castelli di cotone”, quindi comodissimo.
Pammukale ci piacerà anche se onestamente l’idea che ci eravamo fatti era un po’ diversa. Ci accoglierà una cascata bianca alta 100 mt, una lingua in mezzo al nulla, che per le sue particolari conformazioni calcaree sulle quali scorrono ancora cascatelle d’acqua termale garantite da un impianto di irrigazione, viene chiamata “castello di cotone”. La sensazione è infatti questa… di camminare sul cotone, sulla panna montata.
Dalla nostra guida apprendiamo che Pamukkale ha fortunatamente subito un processo di trasformazione molto importante voluto proprio dall’Unesco e dalla Banca Mondiale, per salvaguardare le fiabesche formazioni calcaree. I tanti hotel sorti a monte delle sorgenti sono stati demoliti e sono state realizzate delle passerelle per condurre i turisti sulle terrazze.
In cima sorge poi Hierapolis, città fondata nel II sec. a.C. nei pressi di fonti idrotermali, famosa all’epoca per le sue proprietà curative e oggi ancora ben conservata.
Consiglio: abbigliamento comodo e ridotto al minimo visto che all’ingresso non c’è nulla dove poter lasciare le proprie cose e ciabatte da mare o simili poiché la distesa bianca può essere attraversata solo a piedi nudi per non rovinarla. Molti turisti arrivano addirittura in costume per immergersi nelle pozze d’acqua che si incontrano.
Il momento ideale per visitare Pamukkale è sicuramente il tardo pomeriggio, come abbiamo fatto noi, così da evitare la folla di turisti e soprattutto per godere delle suggestioni del tramonto che illumina la casata di travertino in modo unico, regalandole nuance di colore spettacolari.
Visitata Hierapolis, si è ormai fatto buio. Decidiamo quindi di cominciare la discesa per poi cenare sulla terrazza del Mustafa Hotel, con vista Pamukkale by night.
Pamukkale è aperta 24/24h e quando fa sera viene illuminata da particolari luci che danno quasi l’impressione di essere su una pista da sci in notturna. Scatteremo infatti foto bellissime …
Domenica, 19 agosto – Efeso
Oggi è giorno di festa per i musulmani. Si è concluso il ramadan ed è quindi uso festeggiare con i propri parenti e far visita ai propri cari. Mentre facciamo colazione assistiamo al via vai di gente che arriva per far visita ai proprietari dell’hotel, Mustafa e sua moglie, simpaticissimi e ciarlieri, i quali ci spiegano che è usanza che il più giovane, nel salutare la persona più anziana, si porti la mano dell’anziano alla bocca prima e alla testa poi. I proprietari di casa devono invece offrire dolciumi e una mancia ai più piccoli.
Anche noi partecipiamo al rito; ci verranno regalate caramelle e dolcissimi fichi.
Riprendiamo la moto per Efeso e lungo la strada notiamo tante auto cariche che stanno appunto raggiungendo i parenti per far festa oppure famiglie nel bel mezzo di un pic-nic. Persino al benzinaio ci verranno offerti dei dolci.
Arriviamo a Efeso nel primo pomeriggio in tempo utile per visitare il sito e nel momento migliore della giornata, meno caldo (portate con voi tantissima acqua) e meno affollato.
Ci sistemiamo nel nostro ostello prenotato a Selcuk, l’Anz Guesthaus (58€ per due notti per una doppia, colazione escl.) che oltre ad essere originale e divertente, è davvero comodo, vicinissimo a Efeso e al centro del paese.
Efeso, una delle maggiori attrattive archeologiche della Turchia e il più importante centro romano di tutta l’Anatolia, colpisce per la concentrazione unica di resti di antiche costruzioni, strade e piazze ben conservati. Tantissime le cose da vedere all’interno del sito; una su tutte la Biblioteca di Celso, costruita tra il 110 e il 135 d.C., meravigliosamente bella, capace di contenere fino a 12 mila pergamene ordinate su ripiani sistemati nelle nicchie.
Attendiamo le 19.00, orario di chiusura del sito per rientrare alla nostra guesthaus dove il proprietario ci invita ad una cena BBQ in terrazza. Il prezzo è tutto sommato accettabile e la vista che si gode dall’alto talmente affascinante che accettiamo.
Ci piace anche l’atmosfera che si respira in questa struttura, simpatica, frizzante e cosmopolita. La consigliamo!
Dopo cena decidiamo di fare due passi per Selcuk, centro piccolino ma grazioso, anch’esso con resti di epoca romana. Scoviamo in una vietta poco battuta un locale assai tipico e dove si fuma narghilè; al suo interno ci saranno una cinquantina di narghilè diversi ma noi decidiamo di limitarci ad un cay e a un apple tea.
Lunedì, 20 agosto – Efeso
Fatta una buona colazione in hotel, decidiamo di concederci un paio di ore di ozio in spiaggia. La più vicina è quella di Pamuck, frequentata praticamente solo da locali. E’ divertente vedere arrivare auto stracariche di persone e addirittura camion con famiglie intere, che parcheggiano direttamente in spiaggia, a pochi metri dal mare.
La spiaggia è ampia e abbastanza attrezzata; il mare non è quello cristallino che avremmo voluto ma ci accontentiamo.
Decidiamo poi di visitare il piccolo paesino di Sirince, poco pubblicizzato ma che scopriremo invece essere un vero gioiellino.
Abbarbicato sulle montagne intorno ad Efeso, è famoso per i suoi mercatini all’aperto; decine e decine di bancarelle per le strade che vendono i prodotti tipici del posto, vino, tessuti ricamati a mano, saponi e creme realizzate con materie prime locali etc etc.
Ciò che consigliamo è però di perdersi nelle viuzze meno affollate, dal sapore di altri tempi, dove è possibile rubare scorci interessanti e vedere più da vicino le tipiche casette in legno. Si dice che Sirince sia stato fondato da alcuni greci in fuga da Efeso e dai turchi, i quali diedero alla loro cittadina questo nome, che significherebbe città della tristezza, per scoraggiare altre persone dal raggiungerli e dallo stabilirsi qui.
Cosa che ad ogni modo accadde negli anni a seguire.
Ecco perché nel centro del paese si ergono ormai solo i resti di una antica chiesa cattolica con una piccola statua della Madonna.
Per cena questa sera decidiamo di andare a Kusadasi, nota località turistica della zona dove solitamente sostano le crociere. Non resistiamo alla folla che ci invade, soprattutto dopo la tranquillità e genuinità dei giorni precedenti. Ci limitiamo dunque a cercare il nostro ristorantino di kebap, suggerito dalla guida, per riprendere la moto e far rientro nella più vivibile Selcuk.
Due parole vanno però spese in favore di Alì Baba (in realtà noi ceneremo da Alì Baba jr., sorto in un secondo momento accanto al primo Alì Baba padre); quattro tavolini spartani in mezzo alla strada e un simpaticissimo cameriere che grida a squarcia gola “yooooooo kebap” e un kebap davvero eccezionale, saporito e molto gustoso. Provatelo!
Martedì, 21 agosto – Grecia
Non so perché ma cominciamo a sentire la fine della vacanza che ci alita sul collo…
Questa mattina visitiamo velocemente la Grotta dei Sette Dormienti, luogo di culto tra i più venerati della zona. Si racconta che 7 giovani per sfuggire alle persecuzioni, vi si rifugiarono e dopo che i soldati romani ne murarono l’entrata, i giovani caddero addormentati per ben 200 anni.
Da qui proseguiamo per Maryemana, a 4 km da Efeso, divenuta agli inizi di questo secolo meta di pellegrinaggi di cattolici, in quanto si dice che qui visse per un certo periodo la Vergine Maria.
Nel pomeriggio raggiungiamo Cesme dove purtroppo in serata ci imbarcheremo (compagnia Sunrise – 65€ ca in totale) per la volta di Chios e da qui per la Grecia continentale, Pireo.
La navigazione (costo 115€ in totale) non sarà poi così male. Riusciamo a trovare un posticino dove sistemarci con i nostri sacchi a pelo per la notte.
Mercoledì, 22 agosto – Grecia, Meteore
Ore 6.30 arrivo al Pireo, Atene. Non possiamo una volta usciti dal porto non fare un salto sotto l’Acropoli, giusto per dire: ci sono stato!
Il sole sta sorgendo e la nostra ultima tappa, le Meteore, ci attende.
Arriviamo a Kalampaka, nella regione chiamata Trikala, per l’ora di pranzo e ci sistemiamo nella nostra graziosissima guesthaus vista Meteore, Alsos House (110€ per due notti, camera doppia con colaz. incl.). La posizione è ottima; non potevamo scegliere di meglio.
Scaricata la moto ripartiamo subito per visitare il primo monastero, rimandando gli altri all’indomani.
Le Meteore, il cui nome significa “sospeso nell’aria”, rappresentano una delle maggiori attrazioni turistiche della Grecia e uno dei più importanti centri monastici ortodossi del paese.
La conformazione e le linee delle montagne sulle quali sorgono arroccati i monasteri, ci ricorda un po’ la Cappadocia, tanto sono particolari e suggestive, anch’esse frutto dell’erosione degli agenti atmosferici.
Sull’origine di questi monasteri si raccontano molte storie; fu comunque a partire dal XII sec. che svariati monaci eremiti cominciarono a vivere nelle caverne delle Meteore scavate nella roccia, sparse un po’ ovunque.
Nel XIV sec. quando l’Impero Romano stava cominciando il proprio declino e le incursioni dei Turchi si facevano sempre più frequenti, divennero ancora più numerosi i monaci che cercavano la salvezza in luoghi remoti e inaccessibili, proprio come le Meteore.
I primissimi monasteri potevano essere raggiunti scalando la montagna con l’ausilio di scale removibili; successivamente grazie a delle reti che venivano calate e issate con il carico umano all’interno.
Oggi fortunatamente le Meteore sono facilmente raggiungibili, almeno quelle visitabili e aperte al pubblico.
Una bella strada asfaltata, inoltre, le collega praticamente tutte.
Il primo monastero che visitiamo è il Varlaam (costo ingresso 2€, come per quasi tutti gli altri) che ci colpisce immediatamente per i suoi affreschi bizantini, così complessi e così precisi, perfettamente conservati, che raccontano tantissimo, anche se difficilmente interpretabili senza l’ausilio di una guida.
Ma ci colpiscono anche gli interni, ricchissimi e estremamente elaborati; gli intarsi del legno; l’opulenza delle icone; l’atmosfera di assoluta pace che vi si respira.
Poiché il monastero chiude alle 16.00, il resto del pomeriggio lo dedichiamo al paesino di Kalampaka che ospita inaspettatamente una chiesetta bizantina strepitosa, risalente all’XI sec., la cui visita consigliamo vivamente (costo ingresso 1,50€).
Consiglio: se si comincia di buon’ora, si riesce in una sola giornata a vedere tutti i 6 monasteri. Attenzione però ai giorni e agli orari di chiusura (sui quali i monasteri sono molto rigidi). Fate un check direttamente con l’hotel.
Altrettanto rigidi i monasteri lo sono sull’abbigliamento, in particolare delle donne, che non possono entrare con le spalle scoperte e soprattutto con i pantaloni, anche lunghi. Ecco perché all’ingresso si trovano sempre lunghe gonne, foulard e camicie per gli uomini.
Kalampaka, per quanto punto di partenza per visitare le Meteore e quindi frequentato da parecchi turisti, ci appare subito un paese tranquillo e quasi “spirituale”.
Dopo aver fatto l’aperitivo con un mega ice cappuccino che in Grecia va per la maggiore, sia a colazione sia nel corso di tutta la giornata, ceniamo presso la taverna Paramiti, suggerita dall’hotel e dalla nostra guida.
Mangeremo infatti a un prezzo abbordabile una fantastica insalata greca e molte altre specialità locali: moussaka, sastziki, souvlaki…
Trascorriamo il resto della serata comodamente seduti sul nostro balconcino, con vista mozzafiato sulle Meteore, illuminate a notte.
Giovedì, 23 agosto – Grecia, Meteore
Intera giornata per la visita delle Meteore!
Dopo colazione (soddisfacente ma in realtà ci manca molto il nostro cay turco) ci avventuriamo a piedi seguendo un percorso di trekking di 1,5km ca, che parte proprio alle spalle del nostro hotel e che conduce all’Agia Trias, quest’oggi chiuso.
Noi visitiamo quindi l’Agios Stefanos, situato poco dopo, gestito da efficientissime suore, simile al monastero visto il giorno precedente anche se molto più recente.
Sebbene sia mattino fa già molto caldo. Ma non temete perché all’uscita di quasi tutti i monasteri sono presenti dei bar mobili che vendono snack e bevande.
Incoraggiati dalla camminata, decidiamo di visitare le restanti Meteore a piedi, percorrendo quindi la lunga ma fattibile strada che li collega.
Sicuramente il più suggestivo di tutti sarà il Gran Meteora, il più grande e imponente, ricchissimo, raggiungibile grazie ad una scalinata e con all’interno una serie di affreschi bellissimi intitolati “Martirio dei Santi” e alcuni interessanti musei.
A fine giornata saremo molto soddisfatti della nostra decisione; l’aver fatto l’intero percorso a piedi ci ha sicuramente permesso di vedere le meteore al meglio, scoprendone anche scorci nascosti e monasteri appena abbozzati ma mai realizzati.
Per la cena optiamo per la taverna Paradisos, a Kastraki, dove festeggiamo concedendoci le ultimissime prelibatezze, prima di rientrare alla vita di tutti i giorni e alla dieta …
Venerdì, 24 agosto – Grecia
Purtroppo anche l’ultimo giorno è arrivato e siamo tristissimi.
Nel pomeriggio dovremo raggiungere Igoumenitsa, per riprendere la nave che ci ricondurrà in Italia.
Prima di arrivare al porto, facciamo però un’ultima sosta al mare, in un tranquillissimo e placido paesino poco distante, dove faremo l’ultima nostra cena da vacanzieri in una piccola taverna vista mare e sotto un tramonto da favola.
Il viaggio di rientro non sarà tragico come all’andata; mentre Diego è in coda per salire con la moto io mi fiondo velocemente a bordo per trovare un angolino riparato dove poter spiegare i nostri due sacchi a pelo. Un sottoscala sul passaggio ponte ci ospiterà per la notte.
Sabato, 25 agosto – Italia, Ancona
Arriviamo ad Ancona con un paio di ore ca di ritardo. Ad accoglierci lunghe code in autostrada e negli autogrill ma fortunatamente i nostri occhi e i nostri cuori sono ancora colmi delle meraviglie visitate, delle esperienze vissute e soprattutto dei sorrisi e degli sguardi del popolo turco che durante l’intero viaggio non si è mai risparmiato ma è sempre stato pronto ad aiutarci e ad accoglierci.