Tutti a Bunol di Spagna per la Tomatina
Sveglia il giorno dopo all’alba (alle 5) per l’appuntamento nel centro di Valencia, ci troviamo tra migliaia di persone e scopriamo che solo dall’ostello da noi scelto prenderanno il via una ventina di autobus! Subito ci colpisce l’abbigliamento. Molti sono vestiti di bianco, c’è chi ha la maschera da sub appesa al collo, altri anche cuffie e costumi da bagno, altri ancora sono gruppetti organizzati tutti vestiti uguali e parlando con un po’ di ragazzi scopriamo che le nazionalità sono tantissime, inglesi, francesi, cinesi, americani e naturalmente anche qualche italiano. Molti in vacanza nei dintorni, accorsi a Valencia per dirigersi nel paese dove si svolgerà l’evento. Il consiglio che ci hanno dato all’ostello il giorno prima è di scegliere un abbigliamento super economico, che alla fine della battaglia dovremo buttare interamente nelle immondizie. Abbiamo optato quindi per un noto marchio di vestiti a basso costo e per 10 euro abbiamo trovato un maglietta e un paio di bermuda, allo stesso prezzo i negozi cinesi in centro vendono scarpe di tela. Fondamentale infatti, come ci dicono dall’ostello, indossare scarpe chiuse e allacciate, infradito, ballerine o sandali, come abbiamo poi potuto verificare sul posto, si perdono facilmente nella calca e nei fiumi di pomodoro. Acquistiamo anche bandana per coprire i capelli e una macchina fotografica subacquea usa e getta, adatta all’occasione. Partiamo quindi con il pullman e dopo circa un’oretta siamo arrivati a Bunol, un paese povero e senza alcuna attrazione, sembra proprio che la Tomatina sia l’evento principe dell’anno, grazie al quale i residenti riescono a fare ottimi affari. Sulla strada che si percorre a piedi dal parcheggio al centro, una mezzoretta in tutto, spuntano come funghi rivendite di cibo e bevande improvvisate dagli abitanti della zona, dentro case, garage o stand all’aperto, tutti cercando evidentemente di sfruttare al massimo la giornata.
Sulla strada troviamo anche persone che vendono occhialini da nuoto, indispensabili per evitare pomodori negli occhi, a due euro, magliette ricordo e cappellini anche in questo caso a prezzi molto bassi. Arriviamo nel centro di Bunol, vie strettissime, un fiume di persone senza sosta. Incontriamo alcuni ragazzi spagnoli che ci sconsigliano di stare al centro delle vie, meglio scegliere un punto più laterale. Ci posizioniamo in una piccola piazzetta sopra alcuni gradini. Siamo stretti come sardine, muoversi è un’impresa. Alle 11 viene sparato un razzo nel cielo ed è il segnale che la battaglia ha inizio. Tra la folla si fanno strada cinque tir da dove vengono lanciate e riversate sulla gente tonnellate di pomodori e la lotta comincia, tutti contro tutti, mentre ai nostri piedi si forma una sorta di fiume di salsa che in alcuni punti arriva fino al ginocchio. Il lancio è continuo e le protezioni adottate per il viso si rivelano fondamentali. I pomodori sono piuttosto maturi e schiacciati, ma tirati a tutta forza possono far male. La battaglia quindi entra nel vivo ed è continua e divertentissima. Dopo un’ora esatta ecco un altro razzo lanciato nel cielo: è il segnale che la battaglia è finita.
Cominciamo a dirigerci fuori dal centro, ma la calca è talmente grande che si fa fatica a camminare, mentre i nostri piedi sono immersi in uno strato di pomodoro, misto a sangria, la bevanda più bevuta durante l’evento, e ancora cumuli di sandali, infradito, abiti e occhiali abbandonati a terra. Mentre ci incamminiamo verso i pullman gli abitanti del posto lanciano secchi d’acqua o offrono docce improvvisate per i partecipanti. Siamo tutti pieni di pomodoro. Arriviamo ai bus, buttiamo tutti gli abiti nelle immondizie e ci cambiamo con quelli che all’andata abbiamo sistemato nel bagagliaio del mezzo. Alle 14 siamo già di rientro a Valencia, stanchi, ma felici per aver partecipato a una festa popolare che ogni anno richiama persone da tutta la Spagna. Alla sera scopriamo dai notiziari trasmessi in tv che nell’edizione 2011 a Bunol alla battaglia di pomodori hanno partecipato ben 40mila persone! E noi eravamo lì!