Tutta Malta in otto giorni

È un viaggio che consente di avere una visione dell'arcipelago maltese non soltanto balneare, ma anche paesaggistica, storica e culturale
Scritto da: francogigante1953
tutta malta in otto giorni
Partenza il: 08/09/2012
Ritorno il: 16/09/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Questo diario si rivolge soprattutto a coloro che si sentono viaggiatori (o turisti per caso), piuttosto che turisti. Infatti in otto giorni condensa tutta Malta e Gozo (o quasi), cercando di ottimizzare gli spostamenti e di conciliare le belle spiagge con tutte le altre mete storiche e culturali. Già, perché Malta non è solo mare ma anche (e forse soprattutto) storia, arte e, più in generale, cultura. Pertanto l’itinerario che potrete leggere più avanti poco si confà a chi sogna una vacanza di puro e semplice relax al sole di una spiaggia; d’ altra parte, personalmente, ritengo che l’ arcipelago maltese meriti ben più di questo e dunque via, andiamo alla scoperta di queste belle isole. Prima però alcuni consigli “logistici”, anzitutto la durata del viaggio e la scelta dei voli. Siamo partiti (io, mia moglie e mia figlia) al sabato mattina e siamo rientrati al pomeriggio del nono giorno (cioè la domenica successiva), così facendo abbiamo fatto 7 giorni interi più il pomeriggio del primo giorno e la mattina dell’ultimo, per volare abbiamo scelto Alitalia che consente queste scelte di orari.

Altre tre decisioni molto importanti sono state quelle di:

– noleggiare un’auto (con Avis direttamente dall’ Italia al costo di 141 € + altri 56€ per la casko che consiglio sia per possibili difficoltà legate alla guida inglese sia per la spregiudicatezza di molti guidatori locali e, non ultimo, per le condizioni delle strade (in cattivo stato e con moltissime strettoie). Si può anche pensare di girare con gli autobus di linea ma, considerati i loro tempi di percorrenza e, soprattutto, i loro ritardi, diventa impensabile ipotizzare questo itinerario in soli 8 giorni.

– prenotare un unico alloggio per tutte le 8 notti, in modo da avere una base sicura in cui dormire (noi addirittura abbiamo optato per la mezza pensione, così alla sera non dovevamo cercare ristoranti in cui mangiare, questo però ha lo svantaggio di non consentire di apprezzare appieno la cucina locale.

– visitare Malta a settembre con qualche turista in meno rispetto a luglio e agosto, inoltre settembre è anche preferibile a giugno per la temperatura del mare che, tra fine agosto e inizio di settembre, di norma, raggiunge le massime temperature annuali.

Un’ ultima cosa: si è rivelata molto utile la guida Lonely Planet, pertanto, nello spirito di fornire a chi legge questo resoconto il massimo n.ro di informazioni, accanto ai principali luoghi visitati, ho aggiunto il riferimento alle pagine della guida.

ITINERARIO – 1 GIORNO – Sabato 8 settembre: Mattinata in viaggio e pomeriggio in spiaggia

Partiamo alle 7.50 da Genova per Roma e da lì arriviamo a Malta poco dopo le 13.

Ritirata l’auto all’Avis, puntiamo direttamente su Bugibba (Malta nord-occidentale) dove arriviamo intorno alle 14.30; il tempo di posare le valigie e di prendere il costume e ci dirigiamo in auto a Mellieha Bay (circa 20 minuti) per un primo (e unico) intero pomeriggio di relax in spiaggia.

Questa spiaggia di sabbia è forse la più lunga di Malta, con un mare digradante (quindi molto adatta ai bimbi), peccato che, essendo sabato, fosse un pò affollata, comunque mai come alcune nostre spiagge!

2 GIORNO – DOMENICA 9 SETTEMBRE: Floriana e la valletta

Considerando che nel weekend tutti i maltesi si riversano in spiaggia, decidiamo di visitare la capitale La Valletta (pagg. 50-70), e i suoi sobborghi (Floriana): la scelta si rivela azzeccata perché il traffico in entrata è minimo, riusciamo anche a trovare un parcheggio libero vicino alle mura, laddove finisce Floriana e comincia La Valletta.

Iniziamo con la visita di Floriana (pagg. 72-73) che non ha i tesori architettonici della capitale ma che merita comunque un breve giro di circa un’ ora; interessante, ad esempio, la piazza San Publju (con l’ omonima chiesa) dove si trovano delle lastre tonde che sono le coperture di antichi granai sotterranei.

Terminata la sua visita, ci dirigiamo alla porta di accesso principale della Valletta, il City Gate.

Anzitutto visitiamo il museo archeologico dove per 65 € acquistiamo un family pass che consente a tutti e tre, in modo convenientissimo, di accedere a tutti i siti gestiti dall’ Heritage Malta tra i quali svariati musei e i principali siti archeologici di Malta e Gozo.

Consiglio a tutti un’occhiata a questo museo perché vi sono esposti alcuni reperti ritrovati nei vari siti archeologici isolani (Hagar Qim, Tarxien, l’Ipogeo, ecc.) tra i quali svariate “Veneri’ preistoriche” e la famosa “Sleeping Lady” o “La dormiente” su cui sono state fatte molte ipotesi tra le quali quella che potesse raffigurare la morte.

Poi puntiamo sulla Co-cattedrale ma di domenica non si visita: poco male, ci torneremo la mattina del sabato successivo.

Andiamo allora a visitare il Grand Master’s Palace, un tempo residenza dei Gran Maestri dell’ ordine e ora sede del parlamento di Malta e residenza ufficiale del presidente; in particolare si possono visitare l’ armeria (con un’ interessante e considerevole raccolta di armi e di armature dei cavalieri) e gli appartamenti di stato, notevole la Camera del Consiglio, tappezzata di arazzi fiamminghi secenteschi di Gobelin (il tutto sempre col Family pass).

Torniamo sui nostri passi decidendo di fare tutto il giro dei bastioni, partendo dagli Hastings Gardens (il giro è ben descritto nella Lonely a pag. 62) da dove si gode una magnifica vista verso Manoel Island e Sliema.

Poco prima dei giardini, all’ inizio di Triq Nofs in-Nhar, sulla sinistra, troviamo un piccolo negozio di souvenirs con buoni prezzi dove compriamo alcuni oggetti tra cui una T-shirt di ottimo cotone.

Percorrendo i bastioni di Sant’Andrea e di San Salvatore, che offrono spunti e scorci fantastici agli appassionati di fotografia, arriviamo alla punta della città dove si trova Forte Sant’Elmo; purtroppo rovinato e non visitabile.

Questo forte ebbe un ruolo importantissimo nel grande assedio di Malta del 1530, in quanto oppose una strenua resistenza ai turchi che persero 6000 uomini prima di conquistarlo.

Nelle sue mura è ospitato il National War Museum che merita senz’ altro una visita (sempre col Family Pass) sia per alcuni interessanti cimeli che vi sono esposti sia per la documentazione, anche fotografica, che consente di capire meglio il ruolo di Malta (chiamata l’ isola fortezza) nella seconda guerra mondiale.

Continuando il giro dei bastioni, poco oltre sorge il Malta Experience, spettacolo/proiezione che racconta la storia di Malta attraverso i secoli, però non lo vediamo perchè il tempo è tiranno e riteniamo che ci siano cose più interessanti da vedere dal vivo.

Arriviamo quindi all’imponente Ospedale dell’Ordine o Sacra Infermeria, ricostruito dopo i danni subiti durante la seconda guerra mondiale, pensate che ai tempi dei Cavalieri poteva ospitare 600 persone, inoltre era considerato, all’ epoca, un ospedale all’ avanguardia.

A questo punto (sono ormai le 4 del pomeriggio e non abbiamo ancora mangiato) troviamo poco oltre un bar-bocciofila dove mangiamo ottimi panini e la classica Cisk (birra maltese non male) con spesa veramente modica se paragonata ai bar più centrali e alla moda.

Rifocillati, affrontiamo la parte finale di questo giro salendo al Siege Bell Memorial dedicato a chi perse la vita durante l’ assedio sostenuto da Malta nella seconda guerra mondiale:è così chiamato perché tutti i giorni alle 12 la grossa campana che vi è ubicata suona per ricordare queste vittime.

Dal memoriale si ha una splendida vista sul sud dell’isola e sulle tre città, Birgu (o Vittoriosa), Cospicua e Senglea.

Nelle vicinanze ci sono i Lower Barrakka Gardens dove si trova un piccolo tempio dorico dedicato a Sir Alexander Ball, il capitano che nel 1800 aiutò i maltesi a liberarsi dai francesi.

Da qui sino agli Upper Barrakka Gardens è tutto un susseguirsi di scorci suggestivi, sia verso l’ interno che verso il Grand Harbour (di fronte si vedono Birgu e Senglea).

Infine, essendo già le 18 passate, stanchi (sarà stata la giornata più faticosa del nostro tour) ma soddisfatti, ci dirigiamo verso l’ auto e rientriamo a Bugibba.

3 GIORNO – lunedi’ 10 SETTEMBRE: blue lagoon A Comino E Penisola di CiRkewwa

Verso le 8.30 saliamo in auto e ci dirigiamo verso il nord dell’ isola (penisola di Marfa) per visitare Comino (è la terza isola dell’ arcipelago maltese) dove si trova la famosa Blue Lagoon.

Lungo la strada passiamo prima da Anchor bay (così chiamata perchè nelle sue acque sono stati trovati molti resti di ancore romane) conosciuta per la presenza del villaggio di “Braccio di ferro” costruito come set cinematografico del film: il villaggio è molto caratteristico, dall’ alto della baia c’ è un punto da cui si possono fare belle foto, vale la pena fare la piccola deviazione per arrivarci, occhio però al cartello che indica “Popeye Village” perché è piccolino e non è facile da vedere.

Proseguiamo e, poco prima di arrivare a Cirkewwa, giriamo a destra per Marfa dove parcheggiamo e acquistiamo il biglietto per Comino (a/r 10 € con Comino Ferries), alle 10 partiamo e dopo circa 20 minuti arriviamo alla famosa Blue Lagoon.

La laguna, anche se più che blu è azzurra, è molto bella ed è delimitata da Comino e dall’ isolotto di Cominotto, il fondale è di sabbia, tra le due isole ci sono meno di 100 metri pertanto Cominotto si può raggiungere a nuoto quasi camminando perché l’ acqua non è fonda, arriva al massimo alle spalle; la fatica è ripagata da una piccola spiaggia di sabbia poco affollata, al contrario degli scogli che ci sono sulla sponda di laguna dalla parte di Gozo, per di più lì tutto il terreno è occupato da sdraio che vengono affittate ai turisti, pertanto è veramente difficoltoso trovare degli spazi liberi dove stendere il telo da mare.

N.B.: è importante portarsi le scarpette di gomma perché in molte spiagge di Malta la battigia è di roccia.

Dopo un bellissimo bagno, lascio moglie e figlia a godersi il sole sulle rocce e mi accingo a fare una breve escursione (poco più di un’ ora A/R) alla St Mary’s Tower costruita dai cavalieri nel 1618 come torre di avvistamento, purtroppo al lunedì è chiusa, in compenso poco oltre, da una scogliera a picco sul mare mi si presenta un panorama incantevole con un’ acqua blu e trasparente come poche, con la Blue Lagoon sullo sfondo.

Alle 14 ritorno dalle “ragazze” per prendere il battello che ci riporta a Marfa, il ritorno è più bello dell’ andata perché la barca costeggia Comino offrendoci alcune belle grotte da fotografare.

Ritornati sulla terraferma andiamo alla bella spiaggia sabbiosa di Paradise Bay (a due passi da Cirkewwa) dove restiamo fino alle 17.

Poichè è ancora chiaro esploriamo ancora un pò la penisola di Marfa andando prima alla Red Tower (altra torre di segnalamento costruita nel 1647) e poi, proseguendo lungo la stessa strada, arrivando al selvaggio promontorio di Ras il-Qammieh con belle vedute di Gozo; torniamo indietro sino alla Red Tower e poi puntiamo all’ altra estremità della penisola, sino ad una piccola cappella e ad una statua della Madonna che si erge sulla scogliera, anche da qui la vista, sulla zona nord di Malta, è bellissima.

Ormai giunto il tramonto, rientriamo alla nostra guest house di Bugibba.

4 GIORNO – MARTEDI’ 11 SETTEMBRE: mosta, Mdina e Rabat

Alle 8.30 partiamo da Bugibba per Mosta (pag.122); lungo la strada, all’ altezza del paese di Burmarrad (c’ è solo una piccola deviazione di un Km), andiamo a vedere la piccola chiesa di San Pawl Milqi (significa San Paolo Accolto, vedasi pag. 98) che si dice sia stata edificata nel luogo in cui, all’ epoca in cui Paolo fece naufragio a Malta, dove resto 3 mesi per evangelizzare la popolazione, sorgeva la casa in cui Publio, il governatore romano dell’ isola, accolse Paolo e gli altri naufraghi: di vero c’è il fatto che gli scavi effettuati hanno portato alla luce i resti di una residenza romana di campagna (una fattoria con villa).

Purtroppo la chiesa e la fattoria sono chiuse, per visitarle bisogna prima prenotare telefonando ad un n.ro che c’ è sul cartello affisso dall’ Heritage Malta, peccato che quando abbiamo comprato il pass nessuno ce l’ abbia detto!

Giungiamo quindi a Mosta per visitare la famosa “rotunda” di Santa Maria Assunta (se si entra come fedeli per pregare non si paga l’ingresso), costruita nel XIX secolo (dal 1833 al 1860) sul sito di una chiesa precedente: la sua cupola è, con un diametro di 37 metri, la terza d’Europa (dopo quella del Pantheon e quella di S.Pietro) e la nona più grande del mondo; ad ispirare l’ architetto Grognet fu proprio il Pantheon di Roma.

Al suo’interno è conservata una bomba da 200 Kg sganciata da un apparecchio della Luftwaffe nella seconda guerra mondiale; la bomba perforò la cupola e cadde fra più di 300 fedeli in attesa della prima messa serale senza esplodere, lo stesso avvenne per altre due bombe che rimbalzarono e finirono sulla piazza adiacente.

Per i fedeli tutto questo assunse un aspetto miracoloso.

Meditando su questo fatto, lasciamo Mosta per la vicina Mdina (pag.112/115), che si erge a 200 mt di altezza, quasi al centro di Malta.

La città, che consiglio di visitare in particolare agli appassionati di fotografia, è completamente cinta di mura.

Già esistente in epoca fenicia, poi romana e araba (medina in arabo significa “città fortificata”), in epoca medievale fu la capitale dell’ isola.

Al tempo dei cavalieri, nonostante la sua attuale cinta muraria fosse stata eretta proprio in quell’ epoca, nel 1724 dal Gran Maestro Antonio Manoel de Vilhena, che vi eresse la sua residenza estiva, cominciò il suo declino, da quando La Valletta diventò la base dei Cavalieri.

Entriamo dalla porta principale, Giulia è incuriosita dai Mdina Dungeons, le antiche prigioni, che pertanto visitiamo pagando in tutto 10 € (Giulia, come studentessa, paga un ingresso ridotto): nelle celle vengono riprodotte le scene di vita dei prigionieri in modo molto truculento, tuttavia sono presenti anche pannelli con molte note storiche, ben descritte, in particolare quelle relative all’ epoca dell’ occupazione dell’ isola da parte dei francesi e della rivolta della popolazione maltese che originò proprio da Mdina.

Nella stessa piazza San Publijus si affaccia il piccolo Tourist Information e il bel palazzo Vilhena, col museo di Storia Naturale; lo andiamo a visitare, visto che è compreso nel Family Pass, non tanto per le collezioni esposte (da vedere tuttavia i denti di squalo preistorico di ben 18 cm e il calamaro gigante) quanto per vedere l’ architettura del palazzo, costruito dal gran Maestro Antonio Manoel de Vilhena, come sua residenza estiva.

Poi si percorre St. Paul Street da cui si sale sui bastioni (che in gran parte si possono percorrrere) dai quali si gode di una vista magnifica; scendendo, percorriamo la via centrale di Mdina (Triq Villegaignon) dove ci sono palazzi e scorci splendidi anche sulle vie laterali.

Arriviamo alla cattedrale in piazza St. Paul: è la prima cattedrale di Malta, la seconda è quella della Valletta che per questo motivo si chiama co-cattedrale, l’ingresso è a pagamento (i biglietti si acquistano di fronte, nel museo religioso, che prima era un seminario), anche qui però, se si entra per pregare come abbiamo fatto noi, l’ingresso è gratuito (naturalmente a quel punto abbiamo anche visitato la cattedrale che merita soprattutto per il suo pavimento, interamente coperto da policrome pietre tombali con magnifici tasselli in marmo colorato).

La cattedrale di San Paolo è opera dell’architetto maltese Lorenzo Gafà; si erge dove c’era una chiesa normanna, distrutta dal terremoto del 1693, che, secondo la tradizione, era stata costruita sulle rovine della casa di Publio, il governatore romano delle isole, che fu convertito al cristianesimo da San Paolo nel 60 d.C.

Nel coro dietro l’altare principale si trova la monumentale raffigurazione del Preti della Conversione di San Paolo che era parte dell’originale chiesa normanna ed è sopravvissuta al terremoto.

Quando usciamo ci dirigiamo al vicino negozio Mdina Glass dove si possono acquistare magnifici oggetti in vetro colorato a prezzi contenuti; arriviamo poi in piazza tas-Sur dove ci si offrono altri bei panorami dalle mura e da qui, percorrendo Triq is-Sur, giungiamo al Fontanella Tea Gardens, un bar pasticceria ottimo per una dolce pausa.

A questo punto giriamo senza meta tra le vie laterali di Mdina, dove ogni angolo e vicolo è buono per fare magnifiche foto, infine ci dirigiamo all’ altra porta della città (il Greek’s Gate) appena oltre la quale, sulla destra, si trova un piccolo museo (anch’ esso compreso nel Family Pass) che offre riparo a quel che resta di una villa romana con alcuni mosaici.

I mosaici non sono granchè se paragonati ad altri in Italia o in Tunisia, tuttavia il percorso museale è ben confezionato e interessante, inoltre i resti della villa rivestono un particolare significato sia per il ritrovamento di alcune statue imperiali che attestano l’ importanza di chi ci viveva, sia perché la villa è una delle poche dimore romane sinora scoperte nell’ arcipelago maltese.

Ma ormai siamo a Rabat (pag.117/118) (Mdina è la parte dentro le mura, la parte fuori è già il sobborgo di Rabat), entriamo nella chiesa di St. Pawl sotto la quale, sulla destra, visitiamo la grotta dove S. Paolo ha predicato.

Prima però, proprio vicino alla chiesa, ci concediamo una sosta in una pasticceria (sono le 3 del pomeriggio e non abbiamo ancora mangiato nulla) dove, a prezzi stracciati assaggiamo grosse fette di torta, da segnalare quella al cioccolato ma anche la specialità di Malta, una vera bomba calorica con un impasto a base di fichi e frutta secca.

Seguendo i cartelli si arriva alle Catacombe di S. Paolo (anch’esse comprese nel Family Pass), certamente non paragonabili a quelle romane ma comunque interessanti, anche per la vasta tipologia di tombe che vi sono ospitate.

Sono quasi le 17, risaliamo in auto e puntiamo sulle vicine Dingli Cliffs (pag.120), l’altopiano a picco sul mare che costituisce il punto più alto di Malta, tra i 200 e i 250 metri.

Sulla strada del ritorno andiamo a cercare le Cart Ruts (pag. 121), vale a dire dei solchi nella roccia che si ipotizza siano stati formati, nei secoli, dal passaggio di carri da trasporto (o slitte) risalenti all’ età del bronzo, poi però svaniscono nel nulla, pertanto è difficile avere una certezza sulla loro formazione: una delle aree in cui se ne trovano di più è quella chiamata Clapham Junction.

Non è facile trovarla, occorre prendere la strada che dalla cappella di Santa Maria Maddalena si dirige all’ interno verso i Buskett Gardens (e a Rabat); dopo pochi Km c’è un piccolo cartello che indica la zona, facciamo ancora alcune stradine periferiche dove si trova un altro cartello, poi si arriva ad una strada in salita dove non ci sono più indicazioni; lasciamo l’auto (vicino ad una stradina con una sbarra) e chiediamo informazioni presso una casa poco distante, fortunatamente il posto che ci viene indicato è a poche decine di metri, i solchi si vedono molto chiaramente, troviamo anche un pannello esplicativo.

Naturalmente questa deviazione la consiglio solo a chi è curioso ed è appassionato di archeologia minore, per i più (compresi Roberta e Giulia) si tratta solo di alcuni solchi paralleli nella pietra!

Rientrati in auto passiamo dai Buskett Gardens (pag.121) che costituiscono l’ unica zona boschiva di Malta: questi boschetti erano stati piantati dai cavalieri che ne fecero una riserva di caccia e un posto in cui godere di un pò di frescura, ancora adesso sono una meta di picnic per la popolazione maltese; proseguiamo poi, via Rabat e Mdina, e arriviamo a Bugibba verso le 20.

5 GIORNO – Mercoledi’ 12 settembre: isola di gozo

Poiché questa sarà una giornata molto lunga, decidiamo di saltare la colazione (servita a partire dalle 8) e quindi alle 7.30 siamo già in viaggio con destinazione Cirkewwa dove ci imbarchiamo sul traghetto (la traversata dura circa 20 min., i biglietti si fanno al ritorno, quando ci si imbarca con l’ auto: c’è un casello tipo autostrada dove si paga 4,65 € per ogni passeggero mentre il conducente è compreso nel prezzo dell’ auto che costa 15,7 €).

Alle 8.45, arrivati al porto di Mgarr (Gozo), con alle spalle la chiesa di Nostra Signora di Lourdes, puntiamo subito verso Ramla Bay (pag.155): a mio parere è la più bella spiaggia dell’isola, con un fondale lentamente digradante, il suo nome significa baia sabbiosa e deriva dalla particolare colorazione rossa della sua finissima sabbia; appena sopra la spiaggia ci sono alcuni ruderi di una villa romana che naturalmente vado a vedere anche se poi quello che merita è solo la bella vista sulla baia.

Questa spiaggia la consiglio, è libera ma ci sono i bagnini, gli affitta sdraio e ombrelloni e un bel bar ristorante, l’acqua è splendida e la spiaggia non è per niente affollata, ma forse è perché siamo quasi a metà settembre.

Ci concediamo quasi due ore, poi ripartiamo per vedere la Grotta di Calypso (pag.153), Omero narra che la ninfa vi ospitò Ulisse per ben 7 anni; per arrivarci si sale al paese di Xaghra dove si trova un cartello con l’ indicazione “Calypso’s Cave”, la grotta non è accessibile per motivi di sicurezza ma dalla piattaforma che la domina si gode di una bella vista sulla spiaggia di Ramla.

A questo punto ritorniamo verso il centro del paese di Xaghra (pag. 153) per visitare il Mulino di Ta’Kola la cui visita, compresa anch’ essa, come i templi di Ggantija, nel Family pass, ci consente di farci un’ idea di come fosse la vita di chi abitava e lavorava nei mulini

Poco oltre, verso la periferia del paese, si trovano i Templi megalitici di Ggantija. (pag.153): sono detti della Gigantessa perché anticamente si credeva che soltanto dei giganti avrebbero potuto trasportare e assemblare dei blocchi monolitici così pesanti.

Questi templi risalgono al 3500 a.C. e sono fra i più antichi delle isole maltesi, sono anche i più grandi, per un’ altezza di 6 metri e una lunghezza di 40; naturalmente oggi restano in piedi solo poche pietre che non danno l’idea di come fossero in passato, prima di uscire sentiamo un audio sui templi selezionabile anche in italiano.

Terminata la visita, torniamo all’ auto per andare a vedere il vicino paese di Marsalform (pag.149/150), un tempo villaggio di pescatori e adesso maggior centro turistico di Gozo, purtroppo la colata di cemento è tale che ce ne basta una visione dal’ alto, pertanto giriamo l’ auto e puntiamo su Victoria (pag.136-140): in realtà si chiamava Rabat, il nome di Victoria risale al 1897, fu chiamata così in onore del giubileo di diamante della regina Vittoria.

E’ ormai l’una passata, considerando che la mattina avevamo saltato la colazione, ci dirigiamo anzitutto verso una pastizzeria dove Roberta e Giulia prendono un gelato mentre io assaggio 2 pastizzi, uno al formaggio e l’ altro ai piselli, entrambi ottimi, spendendo ben 0,6 €!

Un poco ritemprati, partiamo alla scoperta di Victoria salendo alla cittadella; rinunciamo alla visita della cattedrale dell’ Assunzione (per entrare occorre pagare ma non ne vale la pena, anche la nostra Lonely non segnala nulla di interessante al suo interno), visitiamo invece il museo archeologico, che, come gli altri musei di Victoria, è accessibile col Family Pass.

Il museo è piccolo ma molto interessante, il secondo piano è improntato alla tecnologia, con molti schermi che trasmettono filmanti interessanti, tra cui uno che fornisce ipotesi sulle tracce (di carri preistorici?) note come Cart Ruts; ci sono anche esposti (e ben descritti) alcuni reperti provenienti dagli scavi archeologici effettuati a Gozo, in particolare a Ggantija.

Poi saliamo sugli alti bastioni (quello di San Michele e quello di San Giovanni) da cui si gode una vista su tutta l’ isola, continuando lungo le mura si possono osservare ancora i ruderi delle case distrutte dal terremoto del 1693, mai ricostruite dai gozitani che avevano iniziato a dimorare anche fuori delle mura di Victoria, visto che nel 1600 era venuta meno la minaccia dei turchi.

Scendiamo dalle mura e andiamo a visitare il museo del folcklore che è ospitato in un palazzo medievale, interessanti le finestre ad arco di influenza sicula.

Sulla strada del ritorno entriamo nelle vecchie prigioni, in funzione dal ‘500 al 1904; vi fu rinchiuso per alcuni mesi anche Jean Parisot de la Valette, che poi divenne Gran Maestro dell’ ordine (fu l’ eroe del grande assedio del 1565 operato dai turchi).

L’ interesse delle prigioni è dato dal gran numero di graffiti (croci, navi, mani, nomi, ecc.) che i detenuti, in ogni epoca, incidevano sulle pareti di pietra delle celle.

Sono ormai le 15.30 pertanto acceleriamo per completare il tour (de force) dell’ isola passando da Dwejra Point (pag.148/149) dove si trova la famosissima Azure Window un enorme arco naturale i cui pilastri sorgono dal mare e sono sormontati da un lastrone di pietra orizzontale.

La vista è bellissima sia dal mare (c’è un sentiero tra gli scogli che porta proprio sul mare di fronte all’Azure Window) che dall’ alto del promontorio che la sovrasta, le foto si sprecano, ne faccio un sacco!

Sulle rocce antistanti la Finestra Azzurra si può vedere anche un’altra curiosità, il Blue Hole o “varco blu” che è un condotto verticale naturale sottomarino, nella roccia, con un diametro di 10 metri e profondo 25, collegato al mare aperto da un arco che si apre 8 metri più in basso, molto frequentato dai sub.

Verso l’ interno del promontorio c’ è un’ altra curiosità, l’Inland Sea, che è una laguna creatasi, come la vicina baia di Dwejra, dal crollo di enormi grotte dalle pareti calcaree; la laguna, poco profonda, è collegata al mare aperto da una galleria naturale lunga 100 metri, che permette il passaggio di piccole barche che portano i turisti a vedere l’Azure Window e Fungus Rock, un grande scoglio su cui cresce una piantina rara (si trova nell’ Africa del nord, in Europa si trova solo su questo scoglio maltese), senza foglie e di colore marrone, che ricorda un fungo: i cavalieri credevano possedesse proprietà medicinali (emostatiche in particolare) pertanto fecero costruire una teleferica tra la terraferma e Fungus Rock in grado di trasportare avanti e indietro i raccoglitori.

Inoltre, per sorvegliare questa preziosa fonte di guadagno (gli estratti della pianta venivano venduti a caro prezzo in tutta l’Europa del tempo), fecero costruire la Qawra Tower che però era chiusa e non sono riuscito a visitare.

In compenso, da lì si gode un magnifico panorama e si riesce a notare un’ altra curiosità, Crocodile Rock, cioè una roccia che sembra proprio la testa di un coccodrillo e che si trova vicino a Fungus Rock.

Con queste belle immagini ancora impresse nella mente, ripartiamo in auto alla volta della Basilica di Ta’ Pinu (pag.147), il santuario nazionale maltese, sulla strada per Gharb.

Questo santuario fu costruito tra il 1920 e il 1930, laddove sorgeva una cappella dove nel 1883 la Vergine Maria parlò ad una giovane maltese; da allora molti fatti miracolosi furono attribuiti a questa Madonna e i maltesi, molto religiosi, si recano in questo santuario per pregare e chiedere una grazia, cose che abbiamo fatto anche noi.

Sulla strada del ritorno al traghetto che ci riporterà a Malta (sono ormai quasi le 18), ci resta un poco di tempo per passare anche da Xlendi (pag.146) (si pronuncia sclendi), un tempo villaggio di pescatori e adesso frequentato centro balneare, situato in fondo ad una lunga e stretta baia: il paese è molto più bello di Marsalforn, non essendo ancora stato rovinato da casermoni di cemento, la baia ha le acque trasparenti e il lungomare è pieno di ristoranti, sarebbe un bel posto per restarci a cena ma dobbiamo riprendere il traghetto; per fortuna ci siamo mossi per tempo perché, nonostante ci siano non più di 8 chilometri in linea d’ aria dal porto di Mgarr, a causa delle scarse indicazioni, impieghiamo quasi un’ ora a raggiungerlo, appena in tempo per il traghetto delle 19.30.

6 GIORNO – Giovedì 13 settembre: Naxxar, templi di skorba e ta’hagrat, golden bay e ghajn tuffieha bay

Di buon mattino ci dirigiamo a Naxxar (pag.122/123), una piccola cittadina nella zona centrale dell’ìsola, dove troviamo posteggio proprio vicino alle due nostre mete di visita, cioè la Parish Church of Our Lady e il Palazzo Parisio il cui giardino all’italiana è l’unico in Europa a essere stato riconosciuto come tale fuori dall’Italia.

La chiesa barocca è una delle più alte di tutta Malta, ne visitiamo l’ interno ma non è granchè, molto più interessante è il palazzo Parisio, proprio di fronte alla chiesa.

Ci piace molto il suo giardino con moltissime piante e molti scorci da immortalare, e non piace solo a noi visto che molte coppie di sposi lo scelgono come scenario per le loro nozze.

Dopo questo momento nella natura, ci attende la storia (o meglio la preistoria) con i Templi megalitici (compresi anch’ essi nel Family Pass) di Skorba (a Zebbiegh) e Ta’Hagrat (a Mgarr), (pag. 105) che però non sono così interessanti come quelli che vedremo nei prossimi giorni, li consiglio solo a chi, come me, ha un amore viscerale per “le pietre”, altrimenti vale la pena fermarsi 2 ore in più sulle spiagge che andremo a raggiungere di lì a poco.

Passiamo quindi da Mgarr (pag. 105, un paese con questo nome c’è anche a Gozo) la cui chiesa, anch’essa con una grande cupola, si chiama Egg Church perché fu costruita, tra il 1930 e il 1940, con i fondi dei parrocchiani derivanti in gran parte dalla vendita delle uova di produzione locale.

Da Mgarr seguiamo le indicazioni per Golden Bay, poco prima ci fermiamo per vedere i bagni romani (attenzione al cartello, è molto consunto, si trova a sinistra della strada principale, e segnala, dalla stessa parte, una stradina, seguendola per 50 metri si arriva ai bagni romani); purtroppo ci stanno ancora lavorando e per ora non sono ancora aperti al pubblico, da fuori si intravvedono un paio di aree coperte, il che mi fa pensare che possano servire da riparo a qualche porzione di pavimento in mosaico o a parti dell’ impianto termale (calidarium o altro); pazienza, il giorno che saranno aperti al pubblico potranno essere interessanti da vedere.

Per mezzogiorno finalmente siamo a Golden Bay (pag.104) il cui nome deriva dall’ albergo che vi si trova, prima di arrivare in spiaggia compriamo un’ acqua minerale da 3/4 nel bar dal parcheggio, non ve lo consiglio, è carissimo, 1,80 €, molto meglio gli ambulanti più vicini alla spiaggia e con prezzi dimezzati.

La spiaggia di sabbia fine è molto bella ed ampia, l’ acqua vicino alla riva sembra sporca ma si tratta solo di alghe.

Al baretto della spiaggia (Munchies bar) chiedo del mitico Charlie che organizza belle escursioni in motoscafo.

Mi danno un biglietto col suo n.ro cellulare, lo chiamo per chiedergli di fare un giro, purtroppo mi dice (in un buon italiano) che il mare, fuori dalla baia, è un pò agitato pertanto non si può uscire.

Peccato, decidiamo allora di spostarci all’ altra spiaggia di Ghajn Tuffieha, (pag.105) (si pronuncia Ain Touffieha) separata da Golden Bay da un promontorio su cui troneggia una secentesca torre di avvistamento.

Parcheggiamo sopra la spiaggia, per arrivarci scendiamo quasi 200 scalini, arricchiti da alcuni tabelloni che descrivono la flora e la fauna presenti in questo ecosistema.

Su un cartellone leggiamo altre notizie interessanti, per esempio il fatto che su questa spiaggia sono state girate scene di film famosi come il Conte di Montecristo o Troy.

È incredibile come il cinema riesca a cambiare le prospettive: nel film la scena delle navi greche che sbarcano sulle spiaggie di Troia è imponente, le spiaggie sembrano enormi, in realtà questa spiaggia, pur essendo ancor più bella e selvaggia di quella di Golden Bay, è molto più stretta, nel punto più profondo sarà 10-12 metri al massimo, ma il cinema fa miracoli…

Ci facciamo subito un bel bagno e poi ci asciughiamo al sole, dopo un pò però il nostro istinto di esploratori prevale e, incuriositi da un via vai di persone che salgono sul promontorio che chiude la spiaggia a sud, decidiamo, a turno, prima io e poi Roberta e Giulia (lasciare gli zaini incustoditi non ci piace molto), di salirvi per vedere…che cosa c’ è dietro la collina.

L’ultimo pezzo di salita è composto da una sorta di dune, in pochi minuti arrivo in cima, lo spettacolo che mi si presenta è impagabile, il crinale su cui mi trovo è formato da dune di sabbia compatta che digradano verso il basso dove, in fondo ad uno scosceso pendio, c’ è una strettissima spiaggia di ciottoli lambita da un’ acqua turchese, oltre ad essa c’è il bel golfo di Gnejna Bay sovrastato dall’ immancabile torre di avvistamento.

Estasiato dal paesaggio proseguo sul crinale facendo il giro del promontorio che separa le due baie; questo percorso ad anello non è dei più semplici, il sentiero in alcuni tratti è difficile da intravvedere ma le foto che si possono fare meritano questo giro di circa mezz’ora; torno poi alla nostra spiaggia e spiego il percorso migliore a Giulia e Roberta senza però rovinargli la sorpresa descrivendo che cosa avrebbero visto.

Al loro ritorno, sono ormai le 18, risaliamo la scalinata e ritorniamo alla nostra base di Bugibba, passando prima a vedere anche Gnejna Bay.

Poco prima di Bugibba ci fermiamo sul lungomare di San Pawl per fare alcune foto alle tipiche barche maltesi ormeggiate nella baia e, dall’ altra parte della strada, alla fontana edificata nel luogo dove pare che San Paolo avesse battezzato il primo maltese convertitosi al cristianesimo.

7 GIORNO – venerdì 14 settembre: Ghar Lapsi, templi di Hagar Qim e Mnajdra, Blu Grotto, grotta di Ghar Dalam, piccola baia di St. Peter’s pool, Marsaxlokk

Oggi dedichiamo la giornata alla visita della parte sud-orientale dell’isola, non molto visitata ma con alcune chicche tipo i più bei templi megalitici di Malta (Hagar Qim e Mnajdra) e il villaggio di pescatori di Marsaxlokk. Anzitutto dirigiamo su Ghar Lapsi (pag.134), passando da Mdina e Zebugg.

La località è minuscola, ci sono solo un paio di ristoranti, uno dei quali con una bella terrazza sul mare; non c’è spiaggia, c’è solo una piccolissima baia rocciosa che dà su una grotta e per entrare in acqua si può utilizzare una scaletta, ad ogni modo se il tempo a disposizione è poco questa località si può anche tralasciare, da non perdere invece i poco distanti templi megalitici di Hagar Qim e Mnajdra a Qrendi Hagar (pag.132/133), compresi nel Family Pass: sono i meglio conservati dell’ arcipelago e i più antichi del mondo in pietra autoportante.

Lasciata l’ auto nel parcheggio visitiamo per primo il tempio di Hagar Qim, protetto da una tensostruttura di forma circolare, che ha la particolarità di non avere una pianta a trifoglio come gli altri templi dell’ area maltese.

Facciamo prima il percorso interno dove ci sono un paio di altari (uno dei quali decorato con motivi floreali) e dove si può vedere il punto in cui sono state ritrovate le statuette delle cosiddette “donne grasse” e quella della Venere di Malta, una donna obesa e senza testa forse venerata come dea della fertilità il cui originale lo avevamo visto al museo archeologico della Valletta.

Poi facciamo il percorso esterno, circolare, dove ci sono alcuni utili pannelli esplicativi, da non perdere la visione di un masso da 20 tonnellate facente parte della cinta del tempio; continuiamo la visita raggiungendo il tempio di Mnajdra tramite un vialetto in discesa che offre bei panorami sul mare e sul vicinissimo isolotto di Filfla.

Anch’esso, per ripararlo dalle intemperie, è coperto da una tensostruttura: questo complesso è composto in realtà da 3 templi (con pianta a trifoglio) di età diverse; quello più piccolo, orientato a sud-ovest, verso l’isolotto di Filfla, è il più antico e in esso si verificano particolari allineamenti di luce nei due solstizi, per saperne di più consiglio la visita del piccolo (ma interessante) museo che si trova nel nuovo complesso prima dell’ uscita.

Ripresa l’ auto al parcheggio (lasciamo una piccola mancia al custode, forse abusivo) proseguiamo verso la vicina Blue Grotto (pag.131).

All’ altezza del bivio in discesa che porta a Wied-iz-Zurrieq, da dove partono le barche per visitare la Blue Grotto, proseguiamo ancora per una decina di metri e, sulla destra, lasciamo l’ auto in uno spiazzo.

A piedi scendiamo alcune scalette e ci troviamo su una terrazza panoramica da cui si gode di una splendida vista della Blue Grotto dall’ alto, facciamo quindi alcune foto e poi risaliamo in auto per andare a fare il giro in barca.

Purtroppo un cartello situato proprio nello spiazzo ci avvisa che le barche, a causa del mare agitato, oggi non partono, peccato, a noi il mare non pareva agitato, l’ escursione oltre a tutto si svolge sotto costa, però essendo barche molto piccole che per giunta devono arrivare dentro la grotta, immagino che il pericolo sia costituito più che altro dalle onde che, anche se non esagerate, possono portare le barche a cozzare sugli scogli.

Facciamo comunque una visita al porticciolo, non fosse altro che per vedere le foto dello squalo bianco, lungo più di 7 metri, pescato al largo dell’ isolotto di Filfla nel 1987.

La visita merita, a parte la torre secentesca e il caratteristico stretto fiordo da cui partono le barche per la Blue Grotto (giro in barca 7 €), ci sono anche parecchi ristoranti e alcuni negozi di souvenirs.

On the road again, ci dirigiamo al vicino paese di Zurrieq (pag. 131), nei sobborghi del quale c’è il borgo medievale, oggi disabitato, di Hal Millieri (pag. 131, attenzione alle indicazioni, passando dal paese di Zurrieq, c’è un piccolo cartello, sulla sinistra, che lo segnala).

Il borgo è un pò una delusione, c’ è solo un edificio che potrebbe essere medievale, però non si può uscire dall’ auto perché ci sono molti cani dall’ aspetto poco rassicurante, evidentemente lasciati liberi dai loro proprietari che hanno occupato (abusivamente?) i pochi resti del borgo che forse varrebbe la pena di valorizzare con qualche restauro e qualche pannello esplicativo.

Proviamo a rifarci con la poco distante cappella dell’ Annunciazione che risale alla metà del XV secolo e ospita gli unici affreschi di arte religiosa medievale in tutta Malta, ma ci dice male anche qui, la cappella è chiusa, apre solo alla domenica o su prenotazione, pazienza!

Visto che ormai è l’ una passata, ritorniamo a Zurrieq, dove nella piazza centrale, quella della chiesa di Santa Caterina, troviamo una pastizzeria dove mangiamo ottimi pastizzi (io) e tranci di pizza (Roberta e Giulia); così rifocillati, nei sobborghi di Zurrieq facciamo alcune foto ad un bel mulino a vento (è costruito praticamente sopra una necropoli che in parte si vede tuttora) e poi, via Birzebbuga (occhio alle strade e alle indicazioni), andiamo a vedere la grotta di Ghar Dalam (pag. 129, ingresso sempre con la Family Pass) la cui particolarità è dovuta al fatto che al suo interno, nei vari livelli del suo sedimento, sono state trovate le ossa di circa 7000 animali preistorici tra cui elefanti nani europei, ippopotami e cervi.

Le spiegazioni dei ritrovamenti nei vari strati della grotta sono molto interessanti, così pure il vicino museo, con un numero impressionante di ossa esposte; curioso anche il contrasto (voluto) tra la sezione museale più antica di epoca vittoriana (con vecchie teche senza spiegazioni) e quella moderna, con meno reperti ma ricca di pannelli esplicativi, insomma meno quantità ma più qualità.

A questo punto dirigiamo sulla vicina Marsaxlokk (pag. 127) però, visto che sono le tre passate e vogliamo fare un bagnetto (oggi non ne abbiamo ancora avuto la possibilità), rimandiamo a dopo la visita di questa cittadina e puntiamo alla vicina St. Peter’s pool, una piccola baia rocciosa dove si dice che S. Pietro battezzò alcune persone.

Uscendo da Marsaxlokk bisogna tenersi sulla destra, conviene però chiedere perché individuare la strada giusta, sterrata (che arriva sino al Delimara Lighthouse), non è facile, dopo qualche chilometro, all’ altezza della ciminiera della centrale elettrica, bruttissima da vedere, lasciamo l’ auto in un piccolo spiazzo sulla destra, adiacente ad un basso edificio dall’ altra parte della strada con l’ indicazione St. Peter’s pool che segnala un sentiero; seguendolo si arriva, dopo qualche minuto, alla piccola insenatura.

Il posto è veramente molto bello, ci sono poche persone, gli scogli sono piatti e per entrare in acqua (pulita e trasparente ma un pò fredda) c’ è una scaletta.

Si sta proprio bene, peccato che lì il sole se ne vada abbastanza presto, allora poco dopo le 5, dopo il bel bagno nell’ acqua limpida, ritorniamo all’auto e facciamo sosta a Marsaxlokk.

Questa cittadina ci piace molto, ci offre l’ occasione per fare molte foto sia ai grossi pescherecci (è il maggior centro di pesca dell’ isola) che alle piccole e coloratissime imbarcazioni con l’ occhio di Osiride dipinto a prua.

Passeggiamo sul lungomare che costeggia il porto, dall’ altra parte della strada è tutto un susseguirsi di ristoranti (si dice che qui si mangi il pesce migliore dell’ isola).

E’ ormai il tramonto, non indugiamo oltre, visto che dobbiamo tornare a Bugibba che è all’ altra estremità dell’isola.

8 GIORNO – sabato 15 settembre: Cattedrale della Valletta, tarxien e birgu (vittoriosa)

Questa giornata è dedicata al completamento dell’ esplorazione della Valletta (in particolare alla visita della cattedrale che alla domenica e al sabato pomeriggio è chiusa ai turisti) e ai sobborghi della capitale.

Entriamo pertanto nella Co-Cattedrale barocca di S. Giovanni (ingresso 6 euro), il cui esterno, abbastanza sobrio, non fa minimamente presagire la ricchezza degli interni, non c’ è un centimetro di parete spoglia, è tutto un trionfo di velluti, di statue e di decorazioni in oro, visto che le 8 lingue (cioè le suddivisioni in base al paese di origine) cui appartenevano i cavalieri dell’ ordine facevano a gara per arricchire la chiesa; naturalmente il barocco può non piacere (io stesso non ne vado matto, preferisco il romanico e il gotico) tuttavia mi ha affascinato la storicità e la spiritualità del luogo, ad esempio il fatto che i cavalieri, prima di una battaglia, venissero qui a pregare.

Il biglietto comprende un audiovisivo, c’ è anche in italiano e l’ ho trovato molto utile, dalla chiesa si accede all’ oratorio dove sono esposte 2 tele del Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista e il San Girolamo.

Interessanti sono anche la collezione di arazzi fiamminghi e di corali miniati del XVI secolo.

Terminata la visita (considerate un paio d’ ore almeno), c’è ancora un po’ di tempo per vedere il National Museum of Fine Arts (anch’ esso compreso nel Family Pass) che ospitava la sede dell’ ammiragliato.

A parte alcuni dipinti di Mattia Preti (pittore italiano che operò lungamente a Malta), ho trovato molto interessante una serie di quadri con le vedute della Valletta nei secoli scorsi; ci resta ancora il tempo di vedere la chiesa del naufragio di S. Paolo (con alcune sue reliquie), comunque non indugiamo più di tanto perché dobbiamo vedere ancora molte cose nei sobborghi della Valletta, pertanto ritorniamo all’ auto posteggiata fuori dalle mura e ci dirigiamo verso Paola seguendo poi le indicazioni per il tempio di Tarxien (le indicazioni sono molto lacunose, consiglio di chiedere, specie nel primo pezzo di percorso, dopo si arriva su una strada a 5 o 6 corsie e allora le indicazioni sono più chiare, tipo tangenziale di Milano, ad ogni modo una cartina può essere molto utile.

Il complesso di Tarxien (pag. 80) è composto da più templi con pianta a trifoglio, è meno spettacolare di quelli di Hagar Qim e Mnajdra, tuttavia si possono vedere alcuni interessanti esempi di arte preistorica, decorazioni con motivi a spirale e bassorilievi raffiguranti animali (tori, capre e maiali).

Ma in questa zona si trova anche il famoso Ipogeo (pag. 79), un tempio/necropoli sotterraneo scoperto nel 1902 durante la costruzione di un edificio: questo sito da alcuni anni è visitabile solo su prenotazione, con un numero massimo di circa 80 visitatori al giorno, in quanto il biossido di carbonio espirato dai turisti stava provocando seri danni alle pareti calcaree delle camere funerarie dell’ Ipogeo.

Un paio di settimane prima avevo provato ad effettuare la prenotazione, purtroppo era tutto prenotato sino alla metà di ottobre (consiglio quindi di prenotare con almeno due mesi di anticipo, anche di più se si pensa di andare a Malta a luglio o agosto).

Avevo però letto sulla Lonely che si poteva provare a presentarsi un poco prima delle visite perché magari qualcuno che aveva prenotato non arrivava, pertanto poiché la speranza è l’ ultima a morire, mi presento all’ ingresso alle 3 meno 10 e i miei sforzi vengono ripagati, ci sono ben due posti liberi, chiedo allora a Roberta e Giulia per decidere chi vuole entrare ma nessuna delle due condivide la mia passione archeologica, pertanto lasciano andare me solo, complice anche la fame incalzante, visto che sino a quell’ ora nessuno ha ancora toccato cibo a causa dell’ agenda di visite molto stressante; ci diamo pertanto appuntamento all’ ingresso per le 4, dopodiché pago il biglietto d’ ingresso maggiorato di 5 Euro (25 anziché 20) quando non si prenota in anticipo.

Prima di accedere al sito ci sediamo in una sala per una breve ma interessante introduzione e poi scendiamo, gli spazi sono angusti e limitati, per fortuna il gruppo è composto da sole 7 persone oltre alla guida.

Difficile descrivere la visita, il percorso è obbligato e si vedono solo alcune sale, la luce è ridotta al minimo (per il problema della conservazione), tuttavia il sito è notevole, basti pensare al fatto che riproduce, un pò più in piccolo, i templi della superficie, solo che i megaliti e tutto il resto, comprese le gallerie e le sale, sono scolpiti nella roccia; un lavoro che ha richiesto secoli, man mano che si seppellivano persone e necessitava altro spazio: secondo le stime degli archeologi c’ erano seppellite non meno di 7000 persone.

Tornato in superficie, Roberta e Giulia mi mostrano una pastizzeria dove mangio dei pastizzi al formaggio e una bella birra, sono ormai le 4 passate e ne avevo proprio bisogno!

Ma il tour de force non è finito, via di corsa verso la vicina Birgu o Vittoriosa (pagg. 74-77), per visitare almeno il Palazzo dell’ Inquisizione (anch’ esso compreso nel Family Pass) prima della sua chiusura alle 17.

Arriviamo in zona Cesarini, abbiamo solo 20 minuti prima della chiusura, quindi vediamo tutto di corsa (prigioni, tribunale, sala della tortura, appartamento dell’ inquisitore, ecc.), anche se la visita richiederebbe una buona mezz’ ora in più; meriterebbe una visita anche il museo marittimo ma ormai è chiuso.

Terminata la visita siamo quindi liberi di girare questa piccola cittadina senza altri problemi di orario.

Birgu, che fu poi chiamata Vittoriosa dopo la vittoria sui turchi del 1565, è la più interessante delle tre città della Cottonera (le altre sono Senglea e Cospicua); andiamo a vedere anzitutto la sacra infermeria che fu la prima fondata dai cavalieri ed era quindi operativa ai tempi del grande assedio, purtroppo non si può visitare, attualmente ospita un convento.

Nei dintorni si trova il Collachio, un piccolo quartiere di vicoletti molto caratteristico e con spunti fotografici notevoli, che costituisce la parte più antica di Birgu; una casa è di epoca normanna, con una bella finestra medievale a bifora, il proprietario vede che la stiamo fotografando e ci invita ad entrare, la sta restaurando e probabilmente in futuro diventerà un piccolo museo privato.

Ma ci sono altri edifici che meritano, ad esempio l’ Auberge d’ Angleterre e l’ Armeria; ritorniamo poi alla piazza principale (Misrah-ir-Rebha), passiamo davanti all’ oratorio di San Giuseppe (nell’ interno, purtroppo chiuso a quest’ ora, sono conservati la spada e altri oggetti appartenuti al Gran Maestro La Valette), oltrepassiamo la chiesa di San Lorenzo (fu la prima chiesa dei Cavalieri a Malta) e terminiamo la visita con una passeggiata sul lungomare, dove sono ormeggiati lussuosi yatchs, sino al forte di Sant’ Angelo che costituì il punto chiave dell’ assedio del 1565; attualmente il forte è oggetto di restauri e quindi non è visitabile, peccato, sarebbe stato interessante vedere il palazzo del Gran Maestro (era il quartier generale di La Valette durante il grande assedio ) e la quattrocentesca cappella di S. Anna.

9 GIORNO – Domenica 16 settembre: breve giro di s. julians e sliema – partenza

Oggi si rientra in Italia, però, avendo l’aereo alle 14, partiamo di buon’ ora per fare una breve visita di St.Julian’s e Sliema, località che non ritenevamo prioritarie nella nostra visita di Malta in quanto famose soprattutto per la vita balneare (anche se di spiagge ce ne sono veramente poche e quelle poche sono di proprietà degli alberghi) e per la movida notturna: della Malta storica c’ è infatti ben poco, tuttavia, avendo la mattinata a disposizione ed essendo sulla strada per l’ aeroporto, per completezza (e per la curiosità che accompagna sempre il viaggiatore) le andiamo a visitare.

La prima che incontriamo è S. Julians, posteggiamo l’ auto e ne facciamo un giro, passando dal complesso di Portomaso, una zona residenziale per ricchi sfondati con il posteggio (per lo yatch) di fronte a casa.

Che dire, si tratta di una lussuosa colata di cemento, ottenuta a spese della costa; anche avendo la possibilità di spendere più di 1 milione di euro (è il costo medio di questi appartamenti), credo che privilegerei una posizione a contatto con la natura, accanto a qualche bella spiaggia!

Ci avviamo poi verso il vicino quartiere di Paceville, il cuore della movida maltese, per vedere l’Hard Rock Cafè.

Purtroppo, essendo ancora presto, il caffè non è ancora aperto al pubblico, tuttavia i gentili addetti alle pulizie ci consentono di farne un rapido giro così da poter vedere i cimeli delle rock star che vi sono esposti.

Tornati in auto proseguiamo per Sliema dalla cui punta i turchi comandati dal famoso Dragut cannoneggiavano il forte di S.Elmo durante il grande assedio: chissa che cosa penserebbero oggi quei i turchi e i cavalieri nel vedere così cambiati i luoghi dove essi avevano aspramente combattuto!

La passeggiata sul lungomare è lunga e piacevole, però è tutto un susseguirsi di hotels, ristoranti ed esercizi commerciali, frutto della recente speculazione edilizia che ancora non accenna a fermarsi, peccato perché queste coste in passato erano sicuramente molto belle mentre oggi si possono immaginare solamente con la fantasia.

L’ultima sosta la dedichiamo all’isola (collegata alla terraferma da un ponticello) Manoel, purtroppo sia il forte che il lazzaretto di San Rocco (operante come ospedale d’isolamento sino al 1936) non si possono visitare, il lazzaretto è addirittura pericolante; in futuro è prevista una risistemazione di tutta l’ isola, è facile immaginare che anche qui sorgeranno lussuosi appartamenti e alberghi.

A questo punto, essendo già mezzogiorno passato, ci dirigiamo all’ aeroporto dove consegnamo l’ auto, facciamo il check-in e ci imbarchiamo per Roma.

Che dire di questa vacanza?

Senz’altro l’arcipelago maltese merita una visita, forse anche di due settimane, per evitare il nostro tour de force.

Infatti, anche se in 8 giorni siamo riusciti a vedere quasi tutte le attrattive dell’arcipelago, indubbiamente due settimane ci avrebbero permesso dei ritmi un poco più tranquilli, magari approfondendo anche altri aspetti.

Come indirizzi utili vi fornisco senz’altro il nome della guest house (Buccaneers) dove abbiamo alloggiato a Bugibba, pulita ed economica (mezza pensione a 22 Euro, forse il cibo non era ricercato ma c’ era molta varietà).

Per i souvenirs a Bugibba c’è l’Aladin’s Cave, dove si compra bene.

Infine, per le gite in mare, a Golden bay c’è il famoso Charlie (9948 6949). Naturalmente per ulteriori info potete contattarmi al mio indirizzo E-mail: francogigante1953@gmail.com, sarò lieto di rispondere a tutti.

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Malta St Paul - il porto da pesca



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