Tutta Cuba in tre settimane, due donne friulane

Percorso - con macchina affittata Santiago de Cuba Baracoa Banes Playa Santa Lucia Camaguey Trinidad La Habana Vinales y Pinar del Rio Rientro in Italia da La Habana 11 marzo 2007 – Finalmente è arrivato il giorno della nostra partenza per la bellissima isola di Cuba. Ho puntato la sveglia alle 2 di notte e sono partita per andare a prendere la...
Scritto da: Siespa
tutta cuba in tre settimane, due donne friulane
Partenza il: 11/03/2007
Ritorno il: 01/04/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Percorso – con macchina affittata Santiago de Cuba Baracoa Banes Playa Santa Lucia Camaguey Trinidad La Habana Vinales y Pinar del Rio Rientro in Italia da La Habana 11 marzo 2007 – Finalmente è arrivato il giorno della nostra partenza per la bellissima isola di Cuba. Ho puntato la sveglia alle 2 di notte e sono partita per andare a prendere la mia amica, nonché compagna di viaggio. Da casa sua siamo partite alle 4.

Dopo varie peripezie (deviazioni e incidenti) siamo arrivate a Malpensa alle 9 Ore 12,15 finalmente si parte..Ma poco dopo… Eh no! Era un falso allarme sono le 13,40 e siamo ancora qui! Ore 14,30 italiane… SI PARTE! Alle 17 abbiamo già non so se pranzato o cenato.. Crocchette di pollo con patate… inizia la cura, a Cuba infatti sicuramente saranno delle costanti nei nostri pranzi e cene! La gente del nostro volo à già stremata, stanca, dà segni di insofferenza, ma mancano ancora molte ore di volo per giungere a Santiago de Cuba, la nostra destinazione.

Sono le 18,30 ora italiana.. Abbiamo volato solo 4 ore e mezza… altre sette ore e più… Saranno lunghissime Sono le 21,20 decido di adeguare il mio orologio all’ora cubana, meno 6 ore Siamo in volo da 7 h e 30’ ormai non manca molto, fra un film e l’altro, la musica e qualche passeggiata per l’aereo, il tempo in qualche modo passa! Ore 18,30 ora cubana, il sole è già tramontato piccolo travaso dei soldi… abbiamo già compilato i visti, aspettiamo di atterrare. Ore 21 aeroporto siamo a Santiago de Cuba e oltre le vetrate della sala delle partenze vediamo uno che si sta sbracciando… per salutarci, il nostro amico che sta tornando in Italia dopo la lunga vacanza a Baracoa, questa una vacanza con matrimonio con una cubana.

La prima operazione è un cambio di 60 Euro in CUC, dopo di che una volta uscite dall’aeroporto mentre siamo nel piazzaletto antistante, veniamo immediatamente contattate dai taxisti che ci offrono passaggi fino a centro città e come ci avevano detto persone che ci sono già state… Iniziamo la trattativa. Dopo aver spuntato il prezzo di 8 CUC anziché 10 CUC, scopriamo però che il taxi era “non legal”.. Pazienza… ormai non si può più cambiare idea. Diamo indicazioni all’autista per farci accompagnare a casa di Rolando e Laudelina, presso la quale avevamo già prenotato la stanza per le prima tre notti dall’Italia per mezzo di internet.

La casa di Laudelina si presenta molto bene, molto accogliente, ha solo 2 stanze da affittare più una vuota. Ci accordiamo con la nostra padrona di casa per la colazione al prezzo di 3 CUC.

A questo punto, una volta sistemate le valigie, ha prevalso la nostra curiosità e ci siamo avventurate a scoprire quel po’ di Santiago che potevamo vedere a quell’ora. Immediatamente ci rendiamo conto che le case sono in un terribile stato di degrado, i tombini per le strade risultano sollevati, la gente per la strada però con la musica a tutto volume è allegra, pare una discoteca ambulante, al ritmo di Reggueton.

Arrivate a Plaza Cespedes siamo state oggetto di molti “Pss Pss” dei cubani, dei quali uno ci ha fermate mentre stavamo pensando se andare a cena alla Taverna Dolores o da qualche altra parte. Ma lui oltre al cibo proponeva anche il suo “DON”, dopo aver proposto di “darse un paseo con nosotras” Il don per lui è la dote che hanno i cubani nel corteggiare le donne.

Dopo varie discussioni e risate siamo riuscite ad andarcene, non promettendo appuntamenti per il giorno dopo.

Siamo rientrate a casa alle 24 cubane molto stanche però contente…Chissà cosa ci aspetterà nei prossimi giorni… 12 marzo 2007 – Un silenzio incredibile nella nostra stanza, sono le 6,30 e già siamo sveglie, ad un certo punto si inizia a sentire fame, e subito dopo… un ottimo profumo di caffè! Decidiamo di alzarci alle 8 La colazione è stata decisamente una bella sorpresa, Ombretta ha osato con los “huevos fritos”; sulla tavola imbandita c’era assoluta abbondanza di frutta un bel piatto di papaya, banana, arance, ananas, succhi nonché caffelatte e ogni ben di Dio Poco dopo sono arrivati gli altri due ospiti della casa, lui francese, lei tedesca e ci raccontano di essersi conosciuti durante il viaggio, precisamente a Trinindad e di aver deciso di proseguire il viaggio insieme, considerato che fino a quel momento erano entrambi viaggiatori solitari.

Prima di andarcene in giro per la città abbiamo prenotato la cena per le 19,30 a base di filetto di pesce alla piastra, importo pattuito da 7 a 10 CUC.

Laudelina pare una brava cuoca e sicuramente ci possiamo fidare. Usciamo di casa alle 10,15 Il primo incombente di oggi è quello di cambiare soldi (da Euro a CUC e poi da CUC un piccola parte in pesos cubanos) presso la banca (per i pesos cubanos presso la CADECA), procuriamo le schede telefoniche presso l’ETECSA per le nostre telefonate all’interno di Cuba per prenotare le successive habitaciones ossia camere, ma anche per sentire i nostri familiari in Italia.

Sembra impossibile, ma dovunque c’è la “cola”.. Si tanti cubani in coda per telefonare, e per fare qualsiasi cosa… forse è l’ora di punta.. O forse… i cubani non hanno altro da fare! Più tardi decidiamo di fare un giro nella zona del porto e lì si avvicina a noi un cubano che si presenta, tale Luis; bisogna dire che confronto agli altri ci ha contattate con molta discrezione (furbizia?) dice di non essere un “jinetero” ci spiega qualche dettaglio su Santiago e ci invita in un posto che si chiama Viaten, un restaurante.

L’uomo ci racconta di essere un insegnante di matematica e campione di scacchi, di avere l’occasione di viaggiare ogni tanto in Venezuela.

Ci accompagna, è un posto per soli cubani, si può pagare in moneda nacional ossia in pesos cubanos. Come già supponevamo, si siede a tavola con noi! Va be…L’uomo non dà l’idea di essere un uomo pericoloso, ordiniamo “pollo y cerveza” ossia pollo e birra.

Ciò che ci lascia molto perplesse è il fatto che l’uomo, anziché starsene seduto a tavola con noi ogni 5-10 minuti si premurava di andare in cucina a vedere se era pronto il cibo… o forse… a mettersi d’accordo con i titolari su come spennarci un po’ di soldi.

In questo posto i bicchieri nei quali è contenuta la birra non sono altro che bottiglie tagliate nella parte alta.

Lui ci fa presente che il pollo che lui avanza lo vuole portare a casa a propria madre.

Arriva il momento del conto, andiamo direttamente in cucina, ci chiedono 300 pesos cubanos e noi ne abbiamo solo 200 quindi paghiamo promettendo di portare gli altri 100 non appena recuperiamo la parte mancante presso la nostra habitacion. I padroni – los dueños – ci fanno presente che se non portiamo i soldi rimanenti li dovranno rimettere loro. Secondo noi l’amico Luis era d’accordo con loro per ottenere una percentuale, che sicuramente gli avrebbe risolto molti problemi: 100 pesos cubanos e la cena per la madre. Una volta uscite dal locale, abbiamo allontanato il caro Luis, il quale ha ribadito di portare i soldi a quelli del locale, per fortuna siamo riuscite a liberarcene. Arrivate a casa di Laudelina chiediamo alla nostra padrona di casa se la cifra richiestaci per il pranzo era congrua. Lei ci ha risposto che era effettivamente il prezzo era gonfiato e ci ha sconsigliato di portare i 100 pesos cubanos perché c’era sotto un imbroglio.

Chiarito questo, abbiamo deciso di farci un riposino a casa e alle 17,30 siamo uscite per andare in una caffetteria, tipica cubana, frequentata dalla gente del luogo dove ci fanno accomodare al tavolo con due cubane. Il bar è pieno di gente che pur non avendo soldi, sosta lì per ore.

Ordiniamo due caffè normali, il latte – ci dicono – è terminato, quindi Ombretta ha dovuto rinunciare al suo macchiato.

Il conto è pari a 2 CUC e noi, per curiosità, chiediamo alle due cubane quanto pagano loro il caffè. Ci rispondono “1 peso cubano”. Praticamente noi paghiamo 24 volte tanto! Incredibile… Facciamo un giro fino a Plaza Marte dove vediamo poco più avanti un supermercato consigliato dalla guida. Una bimba ci chiede “una moneda”, noi rispondiamo che non ne abbiamo e la madre si arrabbia con lei e la tratta male… poverina… Rientriamo per le 19,30 a cena da Laudelina, ci aspetta un trancio di pesce chiamato “pargo” con insalata, cetrioli, pomodori, tutto molto buono. Alla fine la sorpresa.. Un flan veramente buono.

13 marzo 2007 – Alle 6:50 siamo già sveglie, colazione alle 8. Laudelina ci prepara la cuenta, in totale paghiamo 123 CUC per le prime tre notti, due cene 3 colazioni in due.

Arriva il nostro amico Patrizio di Tolona (il francese), l’ospite della casa di cui ho già parlato, che ci rivela essere un musicista, sta girando l’isola per prendere lezioni di saxofono. Prenderà lezioni da un maestro di Santiago de Cuba. Lui è originario di Grenoble. L’amica tedesca, quella dalla quale è accompagnato attualmente, non era – ci confessa – la prima conoscenza durante il viaggio a Cuba. Prima ne aveva conosciuta un’altra francese.. Que suerte! Alle 12,30 siamo state all’Agenzia dalla quale domani affittiamo la macchina “Cubanacar” e abbiamo scoperto che la macchina, pagandola con VISA, ci costerà l’11% in più. Quindi per 14 giorni ci costerà circa 930 Euro.

Dopo la splendida notizia trattiamo un taxi, anzi un “cocotaxi” da Plaza Cespedes per il Castello del Morro che si trova fuori Santiago de Cuba. Invece di 10 CUC arriviamo a 8 CUC, ormai siamo diventate bravissime a trattare.. Quasi quasi ci divertiamo! Con il cocotaxi arriviamo a destinazione dopo 11 Km di percorso di strada accettabile, qualche curva, speriamo che le strade siano tutte così in giro per l’isola! L’ingresso al Castillo del Morro è di 4 CUC, facciamo qualche foto, e come da accordi con l’autista ripartiamo per Santiago alle ore 13. Il patto era che saremmo tornate indietro fino al punto dove lui ci ha aspettate al massimo per le 13,15, altrimenti ci sarebbe costato di più! Rientriamo a Plaza Cespedes, paghiamo e scendiamo. Ci riposiamo un po’ sulle panchine della piazza, nel giardinetto, e qui conosciamo Fabio (che nome .. Strano.. Italiano!) e Ciri. Fabio fa il ballerino di professione a Varadero, parla bene l’italiano, l’amico invece solo spagnolo.

A questo punto decidiamo di andare a mangiarci un gelato alla gelateria cubana “Coppelia la Arboleta” dopo una terribile fila, finalmente riusciamo a sederci al tavolo, insieme a una coppia di giovani cubani, per mangiare il gelato. Unico gusto “Luna llena” ossia luna piena. Praticamente corrispondeva al nostro cioccolato.

Il bello è stato il prezzo: 4 pesos cubanos a testa! Ossia 0,33 Euro in due! Era una terrina di gelato a testa da strafogarsi… Al ritorno ci sediamo in Plaza de Dolores, si avvicinano un tipo con la chitarra e un altro con il bongo e il terzo con le maracas. La prima canzone è el Chan Chan di Compay Segundo. Noi facciamo finta di niente, alla fine però cediamo e diamo un’offerta di 2 pesos cubanos per la musica.

Ci fermiamo a fare rifornimento di acqua in un supermercato e torniamo a casa. Decidiamo di quantificare le nostre risorse finanziarie per saperci regolare nei prossimi giorni.

Effettivamente Cuba è cara, soprattutto l’affitto della macchina, però tutto sommato dovremmo farcela.

Dopo una bella dormita si va a ballare alla Casa de la Trova, dove conosciamo un po’ di gente e uomini disponibili ma discreti, fra cui Denny e Ramon. Questi due dopo varie chiacchiere ci hanno presentato Eliades Ochoa, ex componente dell’orchestra Buena Vista Social Club. Ramon ci fa ballare e alla fine insiste per lasciarsi il suo indirizzo e-mail.

Verso l’una eravamo da Laudelina perché domani la giornata sarà impegnativa.

14 marzo 2007 – Ci siamo svegliate alle 6:15 (sempre più presto!) incredibile.. Sarà l’adrenalina? Alle 8 abbiamo fatto colazione, poi siamo andate a cambiare soldi in banca e ad affittare la macchina. Partenza da Santiago, dopo i nostri adempimenti, alle 10,30 circa, in direzione Baracoa. 18 chilometri prima di Guantanamo, quando meno ce la saremmo aspettata, ci ha fermate la polizia… devo dire che abbiamo tremato per un momento, ma subito abbiamo capito che non avevano intenzione di multarci né di contestarci nulla, anche perché grazie alle nostre doti femminili che immediatamente abbiamo sfoderato, abbiamo subito tirato fuori il nostro sorriso e abbiamo riempito poliziotti di domande riguardo il tragitto e alle distanze rispetto a Guantanamo.

Per fortuna nessuna annotazione sul nostro contratto di alquiler e si riprende il cammino.

Ci fermiamo dopo Guantanamo, dove iniziamo a vedere il mare che causa il forte vento sbatteva sugli scogli provocando degli enormi schizzi. Facciamo una piccola merenda con una fiesta, 1 croissant ripieno di crema e barrette dietetiche portate dall’Italia, una bevuta d’acqua e si riparte… Affrontiamo un percorso passando per il passo de la Farola, molto in salita e con curve.

Arriviamo a Baracoa alla casa particolar La Palma alle 16,30 circa, ci abbiamo messo parecchio tempo ad arrivare, praticamente 6 ore.

La famiglia di Yuni, moglie di un nostro amico italiano che ha sposato una cubana lo scorso mese, ci ha accolte a braccia aperte e ci ha fatto accomodare nell’habitacion riservata già dall’Italia per mezzo del nostro amico.

La nostra stanza è molto carina, ampia, con bagno e terrazzo e nonostante il nostro pessimismo, viste le case del luogo, ci mettiamo subito a nostro agio.

Yuni ci presenta tutta la sua famiglia, chiacchieriamo un po’ e poi Ombretta ed io decidiamo di andare al paese a farci un giro per telefonare in Italia. Facciamo alcune foto alle case e al paese nonché alla gente e torniamo a casa per le 19,30 per la cena.

Troviamo un’ottima “sopa” di verdure, un trancio di pesce, verde e pure il dolce al cacao.

Al final.. Pure il caffè tutto veramente buono e curato.

Un’altra chiacchierata con la nostra nuova famiglia e poi a nanna.

15 marzo 2007 – Al nostro risveglio ci aspettava un’abbondante colazione, sempre molto curata e ricca di ogni ben di Dio.

Mentre stavamo mangiando facevamo alcune domande alla padrona di casa, dai vari discorsi è emerso che il gas utilizzato per cucinare il cibo è contingentato, difatti una “bola” di gas deve durare 15 giorni, per questo motivo molte volte il cibo viene cucinato e poi tenuto in caldo grazie a una specie di fornetti elettrici.

Più tardi siamo partite con la nostra macchinetta alla volta di Playa Maguana. Durante il tragitto uno splendido paesaggio di palme, gente con a cavallo, capre, pecore, gente in bicicletta o ad aspettare qualche passaggio.

Dopo un po’ di chilometri (circa 18) siamo giunte a questa incantevole spiaggia.

La prima persona che si è avvicinata, una donna, la parcheggiatrice, che per “cuidar” ossia guardarci la macchina ci ha chiesto 0,50 CUC. Accettiamo e andiamo in spiaggia. Immediatamente veniamo assalite da un po’ di gente del posto, che con varie proposte si sono avvicinati a noi. Chi ci ha proposto un pranzo a base di pesce, chi ci voleva vendere cocco, una signora più tardi la macedonia di frutta. Io, Susy, mi metto a parlare con Misael, che era un chiacchierone al punto che non ho potuto nemmeno prendere il sole o addormentarmi sulla spiaggia.

Ombretta più tardi sulla spiaggia ha scambiato quattro chiacchiere con alcuni italiani che con una macchina a noleggio arrivavano dall’Avana; questi ci hanno rassicurate sulle condizioni della strada da Holguin in poi. Pare infatti che il tratto peggiore che ci aspetta è quello che va da Baracoa a Moa, poi le condizioni delle strade dovrebbero essere più accettabili.

A Playa Maguana ci siamo fatte qualche bagno, dopo un po’ di tempo che eravamo piazzate sono arrivati alcuni maialini di colore nero, accompagnati dalla loro mamma, poi anche alcune galline. Durante il pomeriggio diciamo pure che non è stato possibile rilassarsi più di tanto, in quanto abbiamo dovuto sia dialogare con la gente del posto che tenere sempre d’occhio la zona per i numerosi animali di vario genere che arrivavano.

Il nostro rientro a Baracoa è stato alle 18, poi una bella doccia e la cena a base di pollo.

Alle 21 è arrivato (puntualissimo!) Elio, un caro amico del nostro amico italiano Enrico, che ci ha aspettate per poi andare a ballare tutti insieme la salsa al Ranchon a Baracoa, un posto situato in un punto più alto, per arrivare al quale bisognava fare una scalinata e al termine di questa saltare oltre un grosso tubo di quelli che si usano per gli acquedotti che risultava messo proprio dopo l’ultimo scalino. Durante la serata sono state ordinate varie birre da parte del fratello di Yuni, Rusbel, che fra una salsa e l’altra doveva “disinfettarsi”… Grazie all’alcool io e Ombretta abbiamo ballato pure il reggueton con Elio e Rusbel, più tardi è arrivato anche il cugino di Yuni, tale Leo.

Ad un certo punto durante la serata al Ranchon è mancata l’energia elettrica in tutta la città e ci siamo trovati al buio per circa una decina di minuti.

Verso l’una abbiamo deciso di cambiare posto e ci hanno portate al Rumbo.

Dopo quest’ultima tappa, siamo rientrati a casa.

16 marzo 2007 – Ci siamo alzate un po’ più tardi del solito e mentre facevamo colazione c’è stata la visita dell’ispettore per il controllo dei registri degli ospiti.

Il tipo aveva un’aria di assoluta severità, non rivolgeva lo sguardo né la parola alla Signora Marlene, la padrona di casa, per fortuna niente da rilevare.

Prendiamo la nostra auto e ci mettiamo alla ricerca di acqua in bottiglia. Nel paese di Baracoa c’è un sacco di gente e passare con la macchina risulta difficile. Dopo circa 4-5 tentativi Ombretta riesce a recuperare dell’acqua in bottiglie da mezzo litro, spendendo 3,25 CUC.

Arriviamo finalmente alla nostra spiaggia, precisamente in quella un po’ più avanti rispetto a dove siamo state ieri. Troviamo una bellissima sorpresa: la spiaggia è di gran lunga migliore rispetto a quella adiacente, veramente il classico quadretto di spiaggia tropicale.

Non facciamo nemmeno in tempo a stenderci e già si avvicinano un po’ di cubani proponendoci l’acquisto di scatoline di legno, pesce per il pranzo ecc Subito dopo si presenta la parcheggiatrice di ieri, e, siccome lei vende anche frutta in spiaggia abbiamo chiesto se per oggi pomeriggio sia possibile averne un po’. Ci risponde che per oggi non c’è disponibilità. Ritorna l’amico Misael, il negro di ieri che dopo averci regalato due “collares”, si regalato…Consideriamo che qui nessuno regala nulla anzi tutti chiedono cose in regalo.

Dopo varie discussioni sulla storia cubana, il loro modo di vivere ecc arriva al dunque e ci chiede se potevamo portarlo fino a Baracoa. Noi gli spieghiamo che ci risultava impossibile fare questo favore, perché temevamo che la polizia ci facesse problemi e quindi di rovinarci la vacanza.

Dopo un po’ ritorna il negro del Nicaragua che vuole venderci un “cucurucho” una specie di cono costruito con foglia di banano, che racchiude in sé una specie di pastella di cocco e guayaba. Arriva poi un negro che vuole venderci del mango o guayaba in grandi quantità barattando con la mia calcolatrice di Forza Italia o con il bandana di Ombretta. Ovviamente non accettiamo sia perché le nostre cose ci sarebbero servite fino al termine del viaggio sia perché non potevamo riempirci la macchina di frutta tropicale! A un certo punto inizia a cambiare il tempo e cadono due gocce di pioggia, così decidiamo di rifugiarci al baretto, dove dopo pochi minuti arrivano alcuni turisti che parlano inglese in pullman.

Rimaniamo sorprese dal fatto che nessuno al baretto ci chiede cosa desideriamo bere o mangiare; supponiamo che siccome sono un po’ allergici al lavoro, preferiscono starsene seduti a chiacchierare fra cubani.

Considerato che questa spiaggia ci ha entusiasmate, con carta geografica studiamo come procedere nel nostro viaggio, ipotizzando di fermarci ancora una notte a Baracoa e ripartire domenica anziché sabato.

In quel caso, però, partendo da Baracoa per arrivare a Camaguey dovremmo in giornata percorrere circa 470 km Visto però che il tempo in serata non migliorava, alla fine abbiamo deciso di partire, nonostante l’insistenza della famiglia di Yuni che ormai si era affezionata a noi.

A cena ci aspettava dell’ottimo pesce cucinato con latte di cocco, siamo trattate davvero come due principesse.

Il problema del giorno, già di primo mattino, è quello dell’assenza di acqua, tutti ripetono “non è arrivata l’acqua”. Difatti solitamente arriva ogni due giorni, forse domani ci sarà il rifornimento alla cisterna.

Considerato che bisognava risparmiare l’acqua, ci siamo fatte una doccia rapida, senza lavarci i capelli.

Dopo cena abbiamo fatto le foto con Yuni, Rusbel, la Signora Marlene, Pita ossia sorella di Yuni e loro cugino Leo, e più tardi abbiamo mandato una e-mail a Enrico.

Pita, mentre eravamo in camera di Yuni per scrivere la e-mail con computer abusivo (a Cuba i privati non possono avere la posta elettronica) ci ha raccontato di aver avuto parecchi anni fa una storia con uno spagnolo 50enne, del quale lei aveva provato ad innamorarsi, passando con lui una notte a Santiago de Cuba, ma poi non se l’era sentita di andarsene via con lui.

Decidiamo di andare a dormire ma… troviamo uno scarafaggio dietro alla valigia di Ombretta. Abbiamo subito chiesto aiuto a Pita, Marlene e Yuni, visto che non avevamo gli strumenti adatti alla cattura della bestiolina. Tutto a posto, poi abbiamo potuto dormire tranquille.

17 marzo 2007 – Alle otto eravamo in piedi e dopo il rito della colazione, le ultime foto, le chiacchierate e qualche lacrima, siamo partite per Banes, passando per Moa e Mayari.

Abbiamo percorso 220 chilometri e alle 16-16,30 siamo arrivate a Banes, dopo 6 ore di viaggio. La strada era veramente dissestata, piena di buchi, pochi i tratti di strada asfaltati.

Giunte a Banes abbiamo iniziato a cercare un posto dove dormire, sempre nelle case particular. Alle porte del paese un signore quasi ci mette in mezzo alla strada per affittarci la sua casa che si trovava proprio sulla strada da cui si arriva a Banes. Noi però preferiamo cercare qualcos’altro e seguire eventualmente i consigli delle guide turistiche che avevamo appresso. Effettivamente una casa era veramente carina ma purtroppo altri turisti erano arrivati prima di noi, solo 5 o 10 minuti prima. Un signore si offre di accompagnarci facendoci strada con la bici in un’altra casa particular, ma non riusciamo a trovare sistemazione per la notte. Dopo varie ricerche abbiamo dovuto arrenderci e scegliere la casa che ci piaceva meno e soprattutto ci ispirava poco o niente, “El Castillito”, il cui gestore era proprio il vecchietto di cui ho parlato prima. La casa era gestita da un vecchietto pelato, che dopo averci detto che il prezzo è di 20 CUC per la stanza più 10 per la cena e 5 per la colazione, ci ha mostrato la camera, orripilante, con tendine azzurrine per nascondere la parete che probabilmente non veniva dipinta da anni. Il bagno era contro ogni tentazione, mancava addirittura la tavoletta del water, ma considerato che in paese non c’erano altre case particular, e che avevamo già battuto tutta la zona, accettiamo di rimanere li, evitando di svuotare la valigia e di toccare le cose il meno possibile. Per una notte non moriremo, domani.. Ogni santo aiuta.

Il vecchietto dal canto suo faceva di tutto per dimostrarci che potevamo fidarci, ci fa persino vedere che sta leggendo la bibbia mentre nel suo tempo libero (sempre!) si ciondola sulla sua sedia a dondolo collocata nella zona antistante la sua casa, una postazione oserei dire “strategica” e dalla quale è in grado di osservare tutto ciò che avviene e tutti coloro che passano per la strada, che fra l’altro è una zona di passaggio molto frequentata da cavalli con calesse e poche auto.

Il padrone di casa inoltre quasi emozionato per il solo fatto di avere gente in casa continuava a ripetere “yo soy su servidor” ossia sono il vostro servo, chiedetemi qualsiasi cosa, tutto premuroso andava su e giù per la casa, trascinando le sue ciabatte che risultavano essere quantomeno di 2 numeri più grandi del suo piede. Per questo motivo è stato da noi definito “il vecchio ciabattone” A cena… beh.. Devo dire ci veniva male alla sola idea di sederci a tavola, alla fine non è andata poi così male nel senso che perlomeno se non era in grado di cucinare cose tanto elaborate, almeno ci ha fatto del pollo (un po’ stecchito, con poca carne) con riso bianco e platano fritto, ossia una specie di patatine Pai, praticamente delle banane che loro usano per fare fritte. Cena molto essenziale, speriamo sia l’ultima! Mentre ci serviva la cena andava su e giù per la casa tutto agitato e poi si metteva fuori casa e si dava una dondolata.

La sera tentiamo di chiamare da un telefono pubblico una casa particular di Guardalavaca ma nessuno ci rispondeva. Così torniamo a casa un po’ tristi perché a questo punto forse dovremo rimanere in questo splendido posto ancora una notte.

Decidiamo di farci un giro in centro, parcheggiamo la macchina e conosciamo un certo Alfredo, un cubano che si offre di guardarci la macchina.

Alfredo si rivela un chiacchierone e ci racconta che i cubani non possono mangiare carne di vacca, destinata solo alle donne incinta e ai bambini. Poi racconta che la sua sposa che è cubana essendo bionda un giorno ha avuto problemi con la polizia e ha dovuto dimostrare di non essere una turista.

Torniamo a casa, il nostro padrone di casa, Nilde, della casa particular El Castillito ci sta aspettando, apre il portone appena ci vede arrivare ed entriamo con la macchina. La nostra macchina qui è al sicuro, questo può essere ritenuto un lato positivo, è parcheggiata proprio all’interno dell’inferiata. Ottimo! Nella nostra stanza da letto ci sono molti insetti, come zanzare ecc. Per fortuna non pare pungano. Ci addormentiamo immediatamente, stanche morte dopo 6 ore a viaggiare per le strade piene di buchi.

18 marzo 2007 – E’ domenica, abbiamo puntato la sveglia molto presto perché abbiamo deciso di impegnare tutte le nostre forze per trovare un’altra sistemazione per la prossima notte, così come prima cosa usciamo senza nemmeno fare colazione e andiamo al paese a fare una telefonata alla casa di ieri, quella che noi abbiamo definito la “casa bella” perché effettivamente era linda, pulita e accogliente. Per fortuna la signora ci risponde al telefono e ci conferma pure che la stanza per stanotte è libera perché i turisti di ieri stamattina presto se ne sono andati. Ottimo… tentar non nuoce come si suol dire … così tutte contente torniamo dal vecchietto ciabattone, facciamo colazione a base di caffelatte banane e due panini con un affettato strano e un succo di arancia. Ovviamente non potevano mancare los “huevos fritos” o meglio un uovo fritto a testa. La cucina dev’essere stato un vero e proprio programma, nel senso che considerati gli schizzi che si sentivano in cucina mentre il vecchio cucinava le uova, deve essere stata di un unto più unico che raro. Le uova sono quelle che ieri erano conservate nel cestino della bicicletta del padrone di casa. Il tovagliolo era semplicemente un pezzo di carta igienica. La tovaglia, da noi definita radioattiva, sarà lì senza essere lavata da due anni! Dopo la colazione ci ritiriamo nella stanza da letto, prepariamo silenziosamente le valigie e ci presentiamo trascinando i nostri trolley e chiediamo il conto.

Il vecchio si meraviglia e ci chiede se ci siamo trovate bene, noi chiaramente controbattiamo dicendo che dobbiamo proseguire il viaggio e che dopo l’appuntamento che avevamo in centro a Banes con alcuni amici saremmo andate verso Playa Santa Lucia. Paghiamo il conto 35 CUC in due e ce ne andiamo.

Raccontando la favola dell’appuntamento volevamo in qualche modo giustificare il fatto che quando saremmo uscite dal portone di casa anziché andare a destra saremmo andate a sinistra, non volevamo essere sgarbate e dirgli che non ci siamo trovate bene.

Dopo 5 minuti eravamo già a casa Dante, dove ogni cosa, contrariamente al Castillito, brillava ed era super pulita. Il pavimento era lucidissimo e tutto profumava.

Non ci sembrava vero tanta pulizia in un sol colpo. Ci accordiamo per l’orario della cena e per quello che ci cucinerà. Oggi la signora ha proposto filetto di pesce e a noi va benissimo. Dopo mille complimenti alla padrona di casa per come era tenuta bene, ci mettiamo il costume, prepariamo i nostri zaini per partire verso Guardalavaca. Per strada ci sono un po’ di buchi, ma una situazione accettabile, confronti a quella di ieri!!! Ci fermiamo pure a fare le foto dentro un cimitero. Che strano le tombe hanno tutte la testata rivolta verso l’entrata e molte di esse sono storte in quanto il terreno ha ceduto.

La spiaggia di Guardalavaca è veramente splendida, ci mettiamo tranquille stese, per fortuna nessuno si avvicina come avvenuto negli scorsi giorni a Playa Maguana.

Per pranzo troviamo una specie di pizzeria e proviamo la pizza margherita, prendiamo una bibita e il caffè per 13,50 CUC in due.

Dopo il pranzo decidiamo di fare una telefonata ad un albergo di Santa Lucia, provincia di Camaguey per prenotare una stanza per 2 notti (domani e dopodomani). Fortunatamente c’è posto al prezzo di 35 CUC a notte più 5 per la colazione e 10 per la cena a testa.

Arriviamo di ritorno dal mare alla casa di Banes, nella bella casa particular, la signora ci racconta cosa è successo. Dal troppo entusiasmo nostro per la casa e lei forse anche un po’ emozionata, si è dimenticata di chiederci il passaporto e quindi dovendoci registrare per evitare problemi con la polizia e sapendo che la notte prima avevamo dormito al Castillito ha chiamato il vecchietto, Nilde, padrone della casa, per farsi dare al telefono i nostri dati. Che figuraccia, cosi il vecchio ha saputo il motivo per il quale le ce ne siamo andate: era chiaro a questo punto che non ci eravamo trovate bene. Pazienza.. Perà ci dispiace! Ci facciamo una doccia e alle 20 ceniamo trancio di pesce, platano fritto, pomodori, carote, sopa ogni ben di Dio e.. Al final… un ottimo caffè e… musica salsa! La casa è veramente carina, ben tenuta, la cucina è in stile europeo, una bella tovaglia a tavola, bei piatti, tutto molto curato.

Ombretta ed io rimaniamo a chiacchierare e alle 22,30 ci ritiriamo in camera. La famiglia è davanti alla TV, in silenzio, nessuno disturba, nemmeno i figli che sono abbastanza piccoli.

Ci addormentiamo subito, domani se sarà bel tempo andiamo in spiaggia e poi torniamo a riprenderci le valigie e andiamo a Santa Lucia.

19 marzo 2007 – La sveglia stamattina era alle 8, a colazione uova fritte, una specie di affettato che usano a Cuba, succo d’arancia, caffelatte Il padrone di casa ci ha dato delucidazioni sulla strada, poi ci ha raccontato che lui e la moglie sono stati 11 mesi in Europa, questo ha dato loro la possibilità di accumulare soldi e poi sistemare questa casa. Inoltre hanno pure una casa che affittano a cubani.

Salutata la famiglia, siamo partite e ci siamo sgroppate ben 300 Km di strada in macchina per arrivare a Santa Lucia, passando per Guardalavaca, Holguin, Las Tunas, Guaimaro.

La strada fra Guaimaro e Santa Lucia è stata veramente tragica, non tanto per i buchi, quanto perché non c’era anima viva per strada, solo tanto vento e un cielo che non prometteva bene.

L’albergo Hotel Escuela Santa Lucia non è male, abbiamo due letti separati, da una piazza e mezza ciascuno.

A cena ordiniamo un piattino di frutta, spaghetti al pomodoro, bistecca di vacca (a Cuba vietata) verdura e patatine fritte.

Nella sala da pranzo c’erano ben 12 uomini, 2 donne e noi due. Dei 12 uomini alcuni erano cubani.

Il cameriere, molto gentile, ci chiama “princesas” poi vuole far presente alla cuoca che due italiane hanno molto apprezzato le pennette al pomodoro. Alla fine della nostra cena ci siamo sbaffate un “flan” e il caffè, ma purtroppo senza latte in quanto terminato, così dicono. A Cuba il latte è un bene prezioso, loro lo conservano per le colazioni probabilmente.

20 marzo 2007 – Il tempo purtroppo anche oggi non è clemente, c’è molto vento, il sole sbuca solo ogni tanto, impossibile stare in spiaggia, quindi facciamo colazione, ma pure quella non ci soddisfa molto, facciamo un po’ di foto in riva al mare e poi chiamiamo la casa particular di Camaguey “Los Vitrales” per anticipare la prenotazione di un giorno, e lo stesso di conseguenza anche per la casa dove dormiremo a Trinidad.

Tutto ok, per fortuna è possibile anticipare, quindi restituiamo le chiavi, paghiamo e ce ne andiamo.

Dopo 110 km arriviamo a Camaguey, un tipo con la bici su nostra richiesta ci accompagna alla nostra casa, ma arrivate lì proprio mentre stiamo per scendere dalla macchina arriva un altro ragazzo che ci dice di essere un amico mandato dal proprietario della casa Los Vitrales e che purtroppo ci deve dare la brutta notizia che la casa non è libera in quanto i clienti che ci erano stati prima di noi non se ne sono andati.

Noi, siccome sapevamo dell’esistenza di questi jineteros, abbiamo suonato ugualmente il campanello della casa e difatti ci hanno fatte tranquillamente accomodare. Quindi il giovane era proprio un “jinetero” ossia persona che cerca di portare turisti in altra casa da lui prescelta per trarre guadagno.

Veniamo accolte da Rafael il quale ci spiega questi fatti sono molto frequenti e addirittura a volte vengono messe delle scritte fuori alle case riportanti nomi fasulli.

Il nostro nuovo padrone di casa è molto ospitale e ci spiega qualcosa sulla città e una volta che ci siamo sistemate le valigie in camera, siamo uscite a farci un giro, per vedere le cose principali della città. Qui c’è meno gente che disturba per strada con il solito “pss pss”, decidiamo di addentrarci al mercato della frutta e comperiamo 5 guayabe, 1 cocco e 1 papaya. Non essendoci la possibilità di mettere la frutta in sacchetti di nylon o di carta ci riempiamo le tasche dei nostri giubbottini di guayaba e teniamo il resto della frutta in mano.

Una volta giunte a casa chiediamo alla padrona di casa se potevamo farci un frullato di papaya e guayaba, una volta avuta l’autorizzazione ci siamo divertite un po’ con il frullatore.

Alle 18 siamo uscite un’altra volta per la telefonata alla mamma di Ombretta e approfittiamo per fare rifornimento di acqua.

Alle 19,30 eravamo già di ritorno a casa per la cena, questa volta a base di pesce, verdure, minestra, frutta, caffè. Tutto buono e abbondante.

Stasera si va a ballare, sceglieremo fra la Casa de la Trova e il Patio.

Innanzitutto andiamo alla casa della Trova, qui troviamo in gran parte turisti, io sono riuscita a ballare poco prima dell’una, orario in cui si chiudeva la serata, con un cubano di pelle scura, visto che l’atmosfera era quel che era, ce ne siamo andate al Patio.

Li era pieno di gente, abbiamo fatto conoscenza con due neri e abbiamo ballato abbastanza con loro. Siamo rientrate verso le due, abbastanza stanche e piene di voglia di andare immediatamente a letto, ma non è stato possibile perché prima abbiamo dovuto fare la caccia alla cucaracha, si una cucaracha bella grande! Che lotta alla fine grazie al sandalo di Ombretta ce l’ho fatta a schiacciarla.

Mentre eravamo a letto, con i nostri occhioni stanchi abbiamo verificato che nel soffitto costituito da travi a vista non ci fossero altri animaletti strani. Alla fine però.. Siamo collassate in un profondo sonno.

21 marzo 2007 – Ci siamo alzate, fatto colazione nella casa particular di Camaguey e alle 11,30 siamo partite per Trinidad. Ci aspettano 220 Km e a detto della padrona di casa di Trinidad (Maritza) dobbiamo arrivare intorno alle 15,30, o comunque non molto tardi altrimenti rischiamo di trovare dei granchi sulla carreggiata della strada verso Trinidad, i quali possono essere fatali per i pneumatici dell’auto.

Arriviamo poco prima di Trinidad e già da lontano si vedeva un nuvolone nero, un terribile fumo, io mi preoccupo, Ombretta dice “non preoccuparti”… se lo dice lei… Arrivate al punto, veniamo fermate da un gruppo di persone che a loro volta erano già ferme sulla strada, il motivo era un incendio che bruciava la strada. Rimaniamo ferme un buona mezz’ora in mezzo al fumo nero e per fortuna i pompieri erano già stati chiamati e stavano spegnendo il fuoco che aveva ormai iniziato a bruciare la campagna circostante.

A un certo punto ci danno l’o.K. E passiamo con la macchina nel punto più rischioso accelerando anche se a dire il vero non si vedeva nulla: solo tanto fumo nero.

Alle 16,30 eravamo a Trinidad, troviamo subito la casa di Maritza, che ci fa accomodare in casa e ci offre subito un ottimo “jugo” di guayaba, che noi apprezziamo molto.

Ci fa accomodare nella stanza che ci trova nella parte di sopra, cui si accede tramite una scala a chiocciola, abbiamo uno spazio molto bello per noi, capiamo subito che questo sarà il posto giusto dove fare un po’ di bucato.

La cena è a base di pesce, più ogni ben di Dio, inoltre la padrona della casa si offre un alcolico di Rum più limone e miele chiamato “canchanchara”. L’effetto è stato immediato ed entrambe eravamo brille.

Durante un giro fatto in città nel pomeriggio, siamo capitate in un mercatino, una ragazza voleva la canotta verde di Ombretta, molte ragazze chiedevano di barattare i nostri vestiti con collane o cianfrusaglie che loro vendevano.

Dopo cena decidiamo di provare la Casa de la Musica ed usciamo per questa serata di ballo. In sostanza la serata latina o salsera si svolgeva nella gradinata che si trova vicino a Plaza Mayor di Trinidad, proprio vicino alla chiesa. In questo posto abbiamo conosciuto due “negroni” che ci hanno fatte ballare tutta la sera. Quello che ballava con me poteva ritenersi un discendente delle scimmie nel vero senso della parola, in quanto oltre ad essere veramente molto nero con naso tipico da africano, anche quando parlava emetteva degli strani suoni con una voce molto roca, pareva quasi avesse mal di gola. Facevo veramente tanta fatica a capire questo cubano rauco! Parlando con lui e captando le parole, ho scoperto che era un campione di lotta greco romana, mi ha raccontato di aver insegnato in Venezuela questa sua specialità e che Fidel per premiarlo gli ha regalato una casa ammobiliata a Trinidad.

A mezzanotte in questi posti a mezzanotte, compresa la Casa de la Trova, la noche salsera finisce, quindi domani bisognerà anticipare i tempi ed uscire di casa un po’ prima.

22 marzo 2007 – La mattina ci aspettava un’abbondante colazione, buonissima, dopo di che abbiamo dovuto deciderci a fare un po’ di bucato, per finire poi più tardi ancora alla spiaggia di Ancon. Immediatamente si avvicina il parcheggiatore e ci chiede 2 CUC per il parcheggio e 1 CUC per la capannina, ma siccome noi gli abbiamo detto che non la volevamo, ce l’ha data gratuitamente, probabilmente perché sapeva di aver approfittato già con il parcheggio. Il tempo era bello, ma sul tardi si è guastato un po’, c’erano dei nuvoloni neri che arrivavano.

Ci siamo abbronzate parecchio perché il sole picchiava, per fortuna senza scottarci, ci siamo fatte un bel bagno, poi siamo rientrate a casa per cenare ed uscire in tempo utile, vista l’esperienza di ieri, per ballare un po’ di più, nello stesso posto, accanto alla chiesa, sulla gradinata.

La cena è stata a base di pesce, con un bel mojito che ci ha stroncate ancor prima di iniziare Il complessino suona solo fino alle 24, per questo motivo alle 21,20 eravamo già pronte per uscire. Stasera siamo arrivate anche troppo presto, non sta ballando ancora nessuno, ma non importa. Infatti dopo soltanto mezz’ora o tre quarti d’ora io e Ombretta eravamo già in pista, a super richiesta. Poco più tardi è arrivato anche Umberto, il negrone tipo scimmia di ieri sera, con il suo solito amico giovane con bandana.

Abbiamo ballato con loro, ma anche con altri cubani molto bravi, di cui uno che ha ballato con Ombretta, un maestro di salsa. Anche le altre due ospiti della casa dove dormiamo noi, di nazionalità svizzera, si davano alle danze con i cubani. Il nostro rientro è stato all’una e mezza.

23 marzo 2007 – La super colazione oggi era veramente abbondante, ottima la marmellata di guayaba, spalmata sul pane con burro, poi succo, frutta fresca, niente ovetto,la la prima volta oggi da quando siamo a Cuba. Siamo uscite in città per informarci sulla gita con treno a vapore con destinazione “Valle de los Ingenios”, ma oggi il treno è rotto e la gita sospesa per almeno 1 o 2 giorni, a questo punto abbiamo deciso di fare rifornimento di acqua e abbiamo tentato di metterci in contatto con la casa prenotata all’Avana per vedere se era possibile anticipare di due giorni il nostro arrivo alla capitale. Il cellulare del Sig. Felix, tramite il quale abbiamo prenotato con internet, è sempre spento, così proviamo a chiamare casa Sara, ma la signora non sa nulla. Infatti noi dobbiamo parlare proprio con Felix, che si occupa dell’affitto non solo di casa Sara, ma anche di Casa Balcon en Vedado, presso la quale dovremmo dormire noi.

Alla Sig.Ra di casa Sara lasciamo il numero di telefono di Casa Maritza dove ci troviamo attualmente, chiedendo se per favore ci può chiamare il Sig. Feliz verso le 20.

Chissà se ci hanno capite… forse troppo complicato per i cubani ricordarsi tante cose e riferire il tutto in modo corretto! A questo punto decidiamo di andare in spiaggia, dove il sole oggi picchiava veramente tanto, affittando un capannina. Prezzo del giorno: 1 CUC per il parcheggio e 1 CUC per la capannina, i prezzi sono diminuiti! La sera ci aspettava una buona cena a base di carne di maiale, abbiamo mangiato come due affamate, poi la grande proposta di Maritza: domani aragosta? Ma seguro que si! Dopo cena ormai tutti “los amigos” salseri cubani ci aspettavano nel solito posto, c’era Umberto (campione di lotta greco romana), Sergio che è un suonatore di chitarra basso, un tipo nero con gli occhiali maestro di ballo, ormai ci salutavano tutti! Ci siamo viste uno spettacolo di musica afro-cubana e ballato tanto. Ombretta ha ricevuto proposte dal nero vestito di bianco, io dal bassista Sergio, il quale poi a fine serata mentre ci accompagnava verso casa, mi ha detto di conoscere Cruz, cantante dell’orchestra Adalberto Alvarez y su Son.

24 marzo 2007 – Ci siamo svegliate alle 8,15 e abbondantissima colazione, oggi pure l’uovo fritto. Poi abbiamo deciso di andare in spiaggia sempre “Playa Ancon” e al rientro siamo passate per Cubacan, l’agenzia dove ci si informa per l’escursione con il treno a vapore; purtroppo non è ancora stato riparato e così ci dobbiamo rinunciare.

A questo punto siamo andate a vedere Parco Cespedes, che è una costante nelle città cubane, anche a Santiago c’era una piazza con lo stesso nome.

A cena stasera ci aspettava l’aragosta, le porte nella casa particular erano letteralmente sprangate perché è vietata. Dopo la cena, ci siamo preparate velocemente per uscire e siamo tornate come ogni sera a ballare presso la scalinata vicino alla chiesa.

Ci aspettavano i soliti ballerini, presenti all’appello sia colui che noi abbiamo denominato “il bestia” per il suo tono di voce e le sue sembianze da scimmione e i denti bianchissimi, simile agli africani delle foreste e pure Vladimir, il ballerino di Ombretta e più tardi è arrivato anche il maestro di salsa con gli occhiali da sole a specchio.

Bella serata salsera, siamo rientrate alle due.

25 marzo 2007 – Verso le 10-10,30 siamo partite con la nostra auto per la valle de los Ingenios, visto che il treno a vapore non è stato riparato e non abbiamo avuto la fortuna di provare l’esperienza.

Ci siamo fermate al “mirador” ossia belvedere, poi Maneca Iznaga e Case Guachinango, due tenute presso le quali si coltivava la canna da zucchero.

Appena siamo arrivate si sono avvicinati alcuni bambini, erano circa otto, ai quali abbiamo regalato alcune caramelle che tenevo in marsupio.

Rientrate dal giro, ci siamo preparate per andare al mare, la giornata era abbastanza bella, solo che a un certo punto si è alzato molto vento, poi due gocce di pioggia, la nostra capannina il cui tetto era costituita da foglie di palma, si stava smembrando, le foglie hanno iniziato a volare per la spiaggia, e – nonostante l’intervento del parcheggiatore e del suo amico addetti alla spiaggia – non c’è stato verso di ripristinare la capannina. Così decidiamo di lasciare la spiaggia e uno dei due neri ci chiede un passaggio fino al paese. Siccome oggi avevamo pagato solo 1 CUC invece di 2 per il parcheggio e la capannina, ci siamo sentite in dovere di accettare. Pensavamo venisse solo 1 dei due, invece abbiamo dovuto caricarli entrambi! Ci è venuto un flash “chissà cosa direbbe Stefano, un nostro amico italiano che ci raccomanda sempre di stare attente con i neri, se sapesse che stiamo andando in giro con due neri a bordo!”… come minimo ci direbbe che siamo due folli.

I nostri passeggeri, saliti con noi a Playa Ancon, li lasciamo a Casilda, il primo fuori a casa sua, proprio sulla strada, l’altro al bar dove negli scorsi giorni ci fermavamo a mangiarci il gelato al ritorno dalla spiaggia.

Arrivate a casa, ceniamo, ma la cena oggi non è un granché, come dolce ci rifila alcune banane, il livello è un po’ più scarso dei giorni precedenti. Però c’era una sorpresa per noi: i padroni di casa avevano organizzato la “cena de despedida” ossia la cena di addio, con la presenza di un cantante di Trinidad, tale “Oselin”, che a volte fa trasmissioni alla radio locale. Ci ha subito dato l’impressione di essere un business! Io e Ombretta eravamo un po’ disturbate perché siccome era seduto proprio difronte a noi, non potevamo mangiare in pace ma dovevamo annuire facendo pure qualche richiesta in base alla nostre conoscenze di musica cubana, ricevendo peraltro molti complimenti dal cantante che non si aspettava di trovare persone che avessero tutta questa conoscenza di musiche come quelle di Silvio Rodriguez, la canzone Yolanda, Pablo Milanes, effettivamente noi siamo ben documentate! Dopo la cena ci prepariamo e facciamo un’uscita, l’ultima nostra uscita a Trinidad.

Incontriamo Umberto, il bestia, Vladimir con le sue molteplici catenine al collo.

Quest’ultimo ha ripreso le attività di seduzione nei confronti di Ombretta, ma con nessun risultato. Anche Umberto con me si dà da fare, dichiarando che l’ho colpito fin dalla prima sera. Ho risposto che ho gli occhi pure io, che lui è pieno di donne.

Lui faceva testimoniare il contrario al suo amico, dicendo che sono tutte amiche… Anche Umberto mi racconta di avere un figlio già grande, ma confessa poi di non essersi mai sposato. Ci racconta di aver viaggiato molto per il mondo, per motivi di sport (campeon de lucha greco romana!).

Alla fine della serata abbiamo salutato tutti i nostri salseri, purtroppo stasera non c’era il maestro di ballo con gli occhiali a specchio, e siamo andate a dormire, domani ci aspetta una giornata impegnativa, dobbiamo andare verso Santa Clara e poi proseguire per La Habana.

26 marzo 2007 – Dopo aver pagato il conto, che risultava maggiorato di ben 35 CUC rispetto alle nostre aspettative, causa l’addebito dei vari cocktail che ci avevano “offerto” prima di ogni pasto, chiaramente rabbiose per la poca onestà di Marita che immediatamente è stata denominata “la ladrona di Trinidad”, siamo andate a ritirare la macchina, abbiamo pagato 8 CUC alla vecchietta, presso la cui casa era parcheggiata l’auto, e siamo partite verso Santa Clara.

Costeggiando il mare, una volta uscite da Trinidad, siamo passate per una strada molto piacevole, con una bella veduta del mare, ma a terra c’erano delle cose “rosse” e all’inizio non capivamo di cosa si trattasse. Più tardi, proseguendo ci siamo rese conto che quella era la strada di cui ci aveva parlato Maritza, piena di granchi rossi enormi che si facevano delle passeggiatine per la strada che costeggiava il mare. A terra quelle cose rosse non erano altro che i granchi schiacciati dalle macchine che passavano. Era incredibile vedere questi granchi come camminavano veloci e facevano molta impressione; per fortuna i nostri pneumatici non sono stati forati da questi granchi.

Più tardi siamo arrivate a Cienfuegos, ma non ci siamo fermate, l’abbiamo solo attraversata. Abbiamo preferito andare poi direttamente a Santa Isabel de Las Lajas, dove una volta entrate al paese, abbiamo chiesto alla gente per la strada di darci indicazioni per giungere a casa dei parenti di un nostro amico. Abbiamo trovato la casa e abbiamo conosciuto Alexis con il figlioletto di 4 mesi. La visita era per portarle i saluti del fratello che già da tempo si è stabilito a Madrid e che non ha poi più potuto tornare a Cuba. Lei ha sorriso e ci ha fatto accomodare sulle sedie a dondolo, vicino alla TV, che si trovano all’entrata di casa. Poi abbiamo capito che questa era la stanza migliore e più ben tenuta di tutta la casa. Alexis ci ha chiesto alcuni minuti di tempo per andare dall’altra parte della casa per cambiare il bambino, noi abbiamo aspettato nella stanza di ingresso, facendo alcune foto dell’ambiente, e guardando un pacco di foto che ci ha dato Alexis affinché ci intrattenessimo.

Alexis dopo aver lavato il bimbo, prima di uscire per andare dalla nonna, ci ha chiesto ancora un po’ di tempo per dargli da mangiare. Il piccolo Ricardo Alejandro di quattro mesi, mangiava una pappa di malanga, banana, tegoline, pomodoro, olio, aceto, aglio e cipolla.

Una volta sistemato il pupo, Alexis è salita in macchina nel sedile davanti con in braccio il bambino, e siamo andate a casa della nonna, che vive con una zia e marito.

Qui ci hanno accolte molto bene e ci hanno offerto un jugo di ceremoya. Abbiamo fatto le foto con la “abuela Francisca”, la quale però prima di essere immortalata ha voluto pettinarsi. La nonnetta era molto curata e le sue unghie erano tinte di rosa.

Dopo il reportage fotografico con tutta la famiglia, hanno voluto farci vedere il loro allevamento di maiali, galline, tacchini, due cavallini, tutto ciò è sintomo di benessere, sicuramente questa famiglia non morirà di fame.

Francisca mi ha tanto raccomandato di dire a suo nipote di chiamarla almeno qualche volta, se non ha la possibilità di viaggiare a Cuba. Dice di avere già 91 anni che compirà l’11 maggio e che non sa quanto potrà ancora vivere, per questo desidera tanto vederlo.

Dice che in 9 anni il nipote non è più tornato nemmeno una volta al suo paese per reincontrare la sua famiglia.

Con Alexis poi decidiamo di fare anche l’ultima tappa e di andare a casa della mamma di Eredys, Dulce Maria, che vive nel “Batey Yumuri” ossia quartiere fuori Santa Isabel.

Questa donna, devo dire molto giovanile, vive con altri 2 figli, già grandi, avuti da un altro uomo. Anche qui abbiamo fatto foto.

La madre del nostro amico Eredys mi dice che se avesse saputo che arrivavamo noi, mi avrebbe dato qualcosa per lui, mi raccomanda tanto di salutarlo e di dargli un bacio da parte sua, e mi stringe forte in un abbraccio sentito.

Mi ringrazia moltissimo della visita e quasi si mette a piangere… Dopo quest’ultima visita dalla mamma, abbiamo riportato Alexis a casa sua, che non ha esitato ad invitarci a dormire da lei la notte e ripartire domani, ma noi non abbiamo accettato in quanto avevamo già prenotato la casa all’Avana per la notte.

Salutiamo la sorella e il bimbo e, passando per casa di Dulce Maria, prendiamo l’autostrada che ci dirige all’Avana.

Ovviamente non c’è nessuna indicazione per l’autostrada, ma siccome ormai l’intuito è cresciuto, troviamo subito la strada giusta.

L’autostrada per l’Avana risulta accettabile, a livello di asfalto, perlomeno non ci sono buchi, ogni tanto qualcuno a cavallo o a piedi, ma tutto normale.

Ci fermiamo solo a fare benzina e a mangiarci un gelatino in una specie di area di servizio.

Siamo arrivate all’Avana alle 18 circa.

Arrivate a casa della Signora Norma, Calle Humbold 7, abbiamo la fortuna di trovare la padrona di casa per le scale, che stava uscendo per la spesa. Così ci fa salire in casa e possiamo sistemare le valigie. La macchina la lasciamo in un parcheggio consigliatoci dalla signora, presso il quale come ricevuta ci scrivono su un pezzo di carta qualsiasi il numero della targa della macchina, speriamo bene! A casa della signora ci sono dei lavori in corso, la cucina per stasera è inagibile, però per domani ci dice sarà tutto a posto. Un operaio le sta costruendo la cucina in muratura, nonostante sia cubano pare molto veloce e bravo nel suo lavoro.

A questo punto abbiamo dovuto studiare dove andare a cena, così abbiamo scelto un Paladar, raccomandato dalle guide, dove io ho scelto di mangiare “ropa vieja” un piatto tipico cubano.

Siamo andate poi a vedere un po’ dell’Avana Vieja por la noche, comprese la Cattedrale e Plaza de las Armas.

Poi stanche morte siamo tornate a casa.

27 marzo 2007 – Stamattina ci siamo alzate molto presto, abbiamo fatto colazione in una pasticceria e poi siamo partite per Pinar del Rio e Vinales. Abbiamo visto posti stupendi, alcune montagne verdi a forma di panettone, detti Mogotes, all’interno delle quali ci sono le grotte.

Abbiamo pranzato in un paese vicino a Vinales in un posto molto carino due pizze piccole a testa (nome del locale Estanco 2), poi siamo state a visitare la cueva del Indio all’interno, con guida cubana, in barca.

Siamo rientrate dando un passaggio a un poliziotto sull’autostrada Vinales / La Habana. Alle 19 eravamo alla “Cubacan” presso l’Hotel Nacional, e abbiamo restituito la macchina.

Da questo momento siamo a piedi, ma se non altro non abbiamo più il pensiero della macchina, specie la notte, per il parcheggio.

La sera siamo state a ballare alla casa della Musica in centro, ma nessuno ci ha invitate. In ogni caso siamo state bene ugualmente e ci siamo divertite a osservare i turisti europei alle prese con le giovani cubane.

28 marzo 2007 – Oggi siamo state in città, abbiamo fatto un giro in bici con Ruben, in bicitaxi che normalmente per il turisti è vietata. Il tipo ci ha scorazzate per le vie un po’ secondarie della capitale dalle 15,30 alle 18 con soste intermedie, in particolare una in Plaza de la Revolucion. Abbiamo pagato 370 pesos cubanos.

In centro poi abbiamo chiesto presso gli hotel un programma riguardante le serate e i concerti di salsa. Ci hanno dato un’ottima notizia: stasera alla casa della musica di Miramar c’è “Orquesta Adalberto Alvarez y su Son”. Così dopo cena ci siamo messe sul Malecon, abbiamo fermato un taxi bianco, quelli più economici, che ci ha accompagnate al locale.

Abbiamo ritrovato Dayan e Cruz, i due musicos che conosciamo da due anni, facenti parte dell’Orchestra. A dire il vero in un primo momento non riuscivamo ad individuare Dayan, poi è passato proprio vicino a noi con una maglietta fantasia tipo militare e il capellino abbinato, gli ho fatto un gesto con la mano e lui si è ricordato di me e Ombretta. Poi è arrivato pure Cruzito.

Abbiamo conversato un po’ e ballato due salse prima del concerto. Prima del concerto Dayan ci ha detto di avere 3 figli, invece Cruz ne ha due. Dayan non vive con la madre dei suoi figli, invece Cruz pare di si… Il concerto è stato bello, il titolare dell’orchestra però ha cantato poco e niente, ormai delega praticamente tutto ai ragazzi del gruppo. Al termine del concerto i nostri due amici ci presentano Joel, che suona i tamburi, e ci propongono di accompagnarci a casa, accettiamo e quando stavamo per scendere una volta arrivate sotto casa, l’autista con assoluta freddezza, si gira verso di noi che stavamo sedute dietro e ci dice “siete cuc” ossia voleva 7 pesos convertibles. Noi rimaniamo pietrificate e io controbatto dicendo che ne ho solo 5. Dayan mentre io scendevo dalla macchina, mi chiede di chiamarlo domani per andare a ballare al Café Cantante in Plaza de la Revolucion alle 17, ma io ho risposto “cuesta” ossia.. Costa! Ma non so se ha recepito… ci siamo stancate di dare sempre soldi a tutti.. Sono una cosa pazzesca questi cubani! Il fatto ci ha rese furibonde.

29 marzo 2007 – La mattina ci siamo alzate alle 10, fatto colazione poi arrivate fino all’Habana Vieja passando per casa di Magari, su indicazioni del nostro amico Marco di Portogruaro. In questa habitacion “illegal” aveva alloggiato Marco quando è stato all’Avana e mi aveva pregato di andare a salutare la signora Magari. Questa casa si trova proprio lungo il Malecon, ma per trovare la signora ci abbiamo messo un po’ di tempo, perché in quella palazzina la signora non era conosciuta da nessuno.

Poco dopo grazie al fatto che una ragazza è uscita sul pianerottolo e le abbiamo spiegato la situazione abbiamo trovato Magari, la quale stava riposando. In effetti quella che era venuta fuori sul pianerottolo era la madre anziana di un’ottantina di anni, ma essendo affetta da demenza senile, non sapeva nemmeno il nome della figlia. Che avventura… ci capitano di tutti i colori… 30 marzo 2007 – Anche stamattina la colazione era abbondante, la Signora Norma ci dice che la coppia di argentini che vivevano nell’appartamento vicino, situato nel nostro stesso corridoio, ha lasciato detto che questa sera vuole fare l’escursione al “Castillo del Morro” (canonazo) per assistere alla cerimonia militare in uniforme d’epoca cui seguiva lo sparo del cannone alle 21.

Ci accordiamo con i due argentini per trovarci alle h. 17 al Campidoglio, luogo dal quale avremmo presto un taxi fino al Castillo.

Alle 15,30 noi due ci siamo mangiate un gelatino in Calle Obispo, dopo aver chiamato alle 15 per confermare il nostro volo del giorno 1.4.

Siamo state a visitare il Campidoglio nella parte all’interno, molto bello e sfarzoso.

Alle 17 come da accordi siamo andate con i due argentini (Matias y Sol) in taxi al Castello. Il costo del taxi l’abbiamo diviso in due.

Visto che per evitare la folla e per pagare meno l’entrata, siamo arrivati presto al Castello, già alle 18, e l’abbiamo visitato. Dopo vari giri e visita al museo, alle 20,40 è iniziata la cerimonia, cui è seguito il tanto atteso sparo alle 21 precise.

Assieme agli argentini abbiamo ripreso il taxi che ci ha accompagnati fino a casa.

La sera dopo cena la Sig.Ra Norma ci ha fatto vedere le sue foto fino a mezzanotte così non siamo uscite.

31 marzo 2007 – Ci siamo alzate e fatto colazione alle nove. Poi siamo uscite a prendere 3 litro d’acqua e ci siamo dirette al centro città dove abbiamo visitato il Museo dell’Havana Club. Girando siamo giunte vicino a Plaza Vieja, dove al sesto piano di uno stabile che si affacciava sulla piazza stessa, siamo andate a vedere la cosiddetta “camera oscura”, un luogo da cui grazie a una super lente inventata da Leonardo da Vinci, si riusciva a vedere tutta La Habana dall’alto.

Anche oggi non ci siamo fatte mancare il gelatino da Obispo, anche per eliminare gli ultimi 20 pesos cubanos, svoltando poi in direzione del mercatino che si trova in fondo, difronte al malecon.

Siamo rientrate a casa alle 19, grazie a un taxi che ci ha fatto 2 CUC fino a casa.

Dopo la cena e la doccia abbiamo preso un taxi fino a Plaza de la Revolucion dove si teneva il Festival de la Salsa, con 50 ruedas de casino da parte di molte scuole della capitale cubana.

Le orchestre che suonavano erano Adalberto Alvarez, NG La banda, Pupy y los que Son son. A un certo punto abbiamo incontrato in mezzo alla folla, un tipo italiano che era nel nostro volo di andata, che stava facendo dei giri con i cognati cubani per l’isola. Con loro abbiamo ballato qualche salsa e poi per terminare la serata siamo finiti in una birreria che si trovava vicino all’Hotel Cohiba, sul Malecon. Siamo rientrate alle 3 di notte, io con un potente mal di piedi.

1 aprile 2007 – Sveglia alle nove colazione e doccia. Poi abbiamo chiamato Jorge il taxista che di solito lavora nella zona del Campidoglio e con il quale ci eravamo già accordate uno degli scorsi giorni, per ricordargli di venirci a prendere stasera alle 18 per portarci all’aeroporto, raccomandandogli l’assoluta puntualità.

Fatto questo, non poteva mancarci l’ultimo giro per la capitale. Così siamo uscite per arrivare fino al Callejon, poi al Palacio del Artesania. A quel punto dovevamo ancora provare il “guarapo”, il succo della canna da zucchero e siamo andate in un locale li vicino per fare l’assaggio che ci è costato 3 CUC a testa.

Poi abbiamo preso un taxi per 2 CUC per tornare a casa e abbiamo pranzato una sopa di verdure (con malanga, calabaza ecc) e pesce con platano frito. Alla fine il dolce.

Il taxi è arrivato puntualissimo e alle 18 era sotto casa. Siamo arrivate alle 18,30 all’aeroporto. Negli ultimi discorsi con la Sig.Ra Norma abbiamo scoperto che a Cuba un cubano può bere latte fino all’età di 7 anni, poi lo deve comperare e fuori è molto caro (circa 5 CUC una bottiglia). Quindi non essendo alla portata di tutti la popolazione è costretta a rinunciarci.

Il taxista – Jorge – di Panataxi sostiene, interrogato da Ombretta, che lavora per la sua compagnia un giorno sì e uno no. Gli altri giorni lavora in nero per conto suo. Fa parte del business cubano per guadagnare qualcosa in più.

All’aeroporto siamo riuscite a terminare anche quei pochi pesos convertibles (CUC) che ci erano rimasti comperando una guida di Cuba in spagnolo e il libro del Diario del Che.

Contente di non avere nemmeno un centesimo né di moneda nacional né divisa, ma solo i nostri Euro, siamo andate nella zona in cui abbiamo fatto il check in e tutte le operazioni di imbarco.

Una vacanza senza dubbio indimenticabile, cui penseremo nei prossimi mesi con molto entusiasmo, allegria e sicuramente con molta nostalgia



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