TURISThaI PER CASO 2
Partenza da Bologna via Amsterdam per Bangkok sabato 12 agosto… O meglio, così avrebbe dovuto essere, se la KLM non avesse deciso di annullare il volo per Amsterdam per motivi non ben definiti. Risultato: passeggeri imbestialiti e accomodati nell’hotel convenzionato con la compagnia accanto all’aeroporto. Fortunatamente le hostess di terra sono state tutte molto cortesi ma rassegnate a questo atteggiamento delle compagnie aeree evidentemente ricorrente. Così riusciamo a trovare i posti per il giorno successivo sui voli via Parigi con Air France, che nel nostro caso si è rivelata essere una compagnia di eccellente qualità per quanto riguarda puntualità, cortesia e comfort: pensate, a bordo ogni passeggero – e parlo dell’economy class – aveva il proprio televisorino privato nel poggiatesta di fronte e una consolle che gli permetteva di giocare o selezionare diversi programmi. Per non parlare della fornitura di un kit che io chiamo del “sonno perfetto”: mascherina per la luce, tappi per le orecchie, salvietta detergente, e cuffie per il walkman, tutto in omaggio al passeggero.
Una volta arrivati a Bangkok il lunedì 14 agosto intorno alle 15:30 abbiamo subito passato l’immigrazione con il controllo dei passaporti, operazione che si è rivelata decisamente ultra-moderna. Infatti, l’addetto ai passaporti ti scatta una foto con una minicam appoggiata sul bancone, e la associa alla registrazione del tuo passaporto che fa con un mini scanner. Poi ti rilascia il visto con già automaticamente stampata l’ultima data utile per l’espatrio. In effetti, come leggerete ovunque, il governo Thailandese è molto rigido per quanto riguarda la permanenza nello stato, ovvero per turismo la durata massima è di 30 giorni, trascorsi i quali o prendete un volo per una qualsiasi destinazione limitrofa in modo che al nuovo ingresso avete automaticamente un altro visto con la nuova scadenza, oppure non mancherete di imbattervi in agenzie che con il versamento di una quota anche abbastanza irrisoria (per noi occidentali, visto che 1 euro è circa 47,50 THB) vi propone un rinnovo del visto dall’interno. Per quello che ho letto io, o davvero prendete un volo e uscite per un giorno, oppure vi rivolgete legalmente agli uffici consolari o specifici per il prolungamento del visto. Come è infatti noto, in Thailandia il non rispetto del visto o la contraffazione dello stesso sono reati penali che vengono puniti con la detenzione. Quindi, occhio. Insomma, dopo la procedura del passaporto abbiamo subito cambiato un po’ di euro nello sportello del cambio prima dell’uscita. Abbiamo trovato il cambio abbastanza favorevole, ma l’importante è che cambiate assolutamente da almeno 50 euro in su, perché per i tagli più piccoli il cambio è più svantaggioso, e comunque date un’occhiata al tasso di cambio di 2-3 banche in modo da scegliere quello più conveniente. Di banche ne troverete innumerevoli: dalla Krung Thai, alla Siam Commercial, alla Ayudhaya, ecc. Di certo non dovete assolutamente mai cambiare denaro negli alberghi, i quali vi offrono un tasso minore prendendosi una commissione enorme sull’operazione, cosa che le banche non chiedono. Molto importante è come organizzare il transfer dall’aeroporto al vostro quartiere: ci sono 4 linee di pullman che dall’aeroporto e viceversa raggiungono 4 macro zone della città alla modica cifra di 100 THB a testa. I taxi sono più cari, i tuk-tuk è una tratta che non fanno anche per il costo della loro benzina e del pedaggio.
Altra cosa molto importante: gli aeroporti della Thailandia sono muniti di numerose mappe gratuite della città dove vi trovate, quindi non dimenticate di accaparrarvene perché si riveleranno fondamentali per poter capire dove siete e raggiungere le vostre mete, e anche da mostrare agli autisti di Taxi o Tuk Tuk per muovervi in città.
Dall’Italia, oltre ai voli aerei di andata e ritorno, avevamo prenotato via e-mail l’hotel per le nostre 3 notti a Bangkok, giusto per arrivare e avere un punto d’approdo. C’è l’imbarazzo della scelta per trovare una sistemazione in città, essendo che Bangkok dispone di un gran numero di quartieri e di alloggi di tutti i tipi e per tutte le tasche. Noi avevamo deciso di stare nella zona a nord-ovest, nel quartiere di Banglampoo, in Khao San Road, decisamente comoda ai monumenti per il giorno e vivace e coinvolgente per la sera. Siamo stati molto soddisfatti della nostra scelta, il nostro albergo lo consiglio vivamente perché è decisamente carino, pulito e esattamente nel centro della Khao San Road, il Buddy Lodge Hotel (www.Buddylodge.Com). Per prenotare avevo semplicemente mandato un’e-mail e non mi hanno neppure chiesto una carta di credito a garanzia. Prezzo: 1.800 THB a notte a camera, circa 38 euro, pagamento a saldo immediato all’arrivo.
Per la cena potete tranquillamente servirvi negli innumerevoli banchetti mobili che cucinano involtini primavera ottimi, o gli altrettanto ottimi noodles thailandesi, che non sono altro che spaghetti di riso, soia o tagliolini sempre di soia nei quali si possono aggiungere verdurine e salse o nulla per la modica cifra di 20 THB (45 centesimi!). Altrimenti, se vi imbucate nelle viuzze perpendicolari a Khao San Road trovate ristorantini di ogni genere e nazionalità che vi offrono tutto ciò che potete desiderare, anche il loro fantastico pesce freschissimo che ordinate a peso e ve lo cucinano su una griglia proprio davanti agli occhi, per una cifra che per loro è cara ma qui da noi non ti basta per una pizza e una birra. Molto gradevole anche la frutta venduta sempre nei banchetti mobili, che i thai maneggiano con inaspettata igiene, e per cifre veramente irrisorie. Per quanto riguarda la questione acqua da bere, in realtà non è così frequente imbattersi in acqua non pulita, essendo che dovunque vi offrono acqua in bottiglia (persino moltissimi thai la bevono), ma ha un sapore improbabile essendo acqua depurata. Quindi noi ci buttavamo sulla birra, la mitica Singha tipica di Bangkok, o la Chang “la birra dell’elefante”. Anche se in effetti, visto che quasi ogni albergo ne regala due bottigliette da mezzo litro al giorno, era inutile comprarla, ed era veramente un servizio stra-comodo, specialmente per la disidratazione che incombe vista la fortissima umidità e calura. Altra cosa: evitate il vino, è caro all’inverosimile e dà anche una certa acidità allo stomaco, ma se ne sentite la mancanza vi capisco, anche noi qualche volta abbiamo ceduto.
La sera vi imbatterete immediatamente, non importa quale sia il quartiere, in personaggi di ogni genere ed età che tentano di attirarvi nel locale per cui lavorano urlandovi “ping pong show! ping pong show!”, che altri non è che lo spettacolino delle donnine thai che, con il loro numero identificativo appuntato nel costumino, si fanno poi scegliere e vi fanno lavoretti a pagamento. Per chi come me odia letteralmente gli scarafaggi, ammetto che mi aspettavo di incontrarne di più, ma non sono stata risparmiata da qualche incontro serale, visto che in tutta la Thai le fogne sono decisamente areate e il collegamento inferi delle fogne-strada dove cammini è diretto. Un consiglio, per voi fobici come me, fate come facevo io, ovvero camminate in mezzo alla strada e lontano dalle feritoie, gli scarafaggi vi risparmieranno più facilmente. Un’altra cosa che ci ha spiazzato all’arrivo in Thai è l’odore: in realtà si tratta di una puzza sconvolgente, che in base alla zona dove vi spostate assume sfumature diverse ma dove alla base resta sempre la puzza di fogna (dovuta appunto all’apertura dei tombini) e odore di cibo dei banchetti mobili. Un impatto a cui fai fatica ad abituarti, venendo dall’occidente, dove a parte lo smog l’aria ha un odore pulito. Ma anche questo è Thai… Il martedì 15 agosto è stato intensamente dedicato alla visita dei monumenti base della città: Wat Phra Kaew, Grand Palace, Wat Po. I primi due sono collegati internamente quindi li visiti in una volta sola. Tenete a disposizione circa un’ora e mezza perché sono veramente affascinanti e vale la pena visitarli a fondo e con in mano una buona guida (cartacea), se decidete di non prenderne una là (umana e parlante). Qualcuna parla anche italiano, ma non ho idea di quanto costi. Noi, con la nostra guida Routard, siamo andati via abbastanza bene, anche se penso che certi dettagli possano saperli e raccontarli solo gli abitanti del luogo. E’ importante che andiate là con le spalle coperte (una t-shirt è sufficiente, ma non la canotta) e i pantaloni lunghi perché all’entrata controllano come si è vestiti e se sei scoperto ti rimproverano e non ti fanno entrare fino a quando non ti sei coperto a dovere. Se non disponi di abbigliamento consono te lo forniscono all’ingresso ma noi eravamo organizzati onde evitare di indossare qualcosa precedentemente indossato da qualcuno poco.. Come dire, igienico (anche visto il fatto che si suda da morire causa l’umidità pazzesca).
Usciti da Grand Palace e Wat Phra Kaew abbiamo affiancato verso destra le mura del palazzo reale fino ad arrivare – a piedi in pochi minuti, quindi non fatevi convincere dai guidatori di tuk-tuk a servirsi di loro – al Wat Po. Il Wat Po in sé è un complesso carino ma in confronto ai due precedenti nulla di speciale, ma il Buddha sdraiato (il famoso “Reclining Buddha”, cantato da decenni) è realmente mozzafiato. Anche qui dovete essere vestiti adeguatamente e soprattutto scalzi, perché nei templi si lasciano fuori le scarpe per rispetto al Buddha (noi però avevamo sempre un paio di calzini adibiti, cosa che consiglio vivamente). Uno spettacolo veramente splendido, vista la maestosità dell’opera (enorme, 46 metri di lunghezza per 15). Imperdibile. Nel giardinetto antistante ha sede anche la famosa e antichissima scuola di massaggi thai, dove vale assolutamente la pena farsene fare uno. La cifra è senz’altro più cara di altri centri qualificati, ma come si fa a non andarci… Dopo di che, sempre fiancheggiando le mura reali abbiamo raggiunto la sponda del fiume Chao Praya e preso la chiatta per raggiungere l’altra riva, dove si trova il Wat Arun che, con la sua guglia enorme, sovrasta maestosamente il centro culturale di Bangkok. Non esitate a chiedere informazioni se non sapete dove siete (capita spessissimo!, perché le indicazioni non sono sempre chiare), ci sono moltissimi chioschi autorizzati dall’ufficio del turismo che forniscono informazioni. Abbiate fantasia, perché l’inglese parlato dai thailandesi non è affatto il più comprensibile, vista anche la loro R inesistente. Vi imbatterete ovunque in monaci di tutte le età, ma non è sempre concesso rivolgere loro la parola o toccarli. Quindi, se volete fotografarli, fatelo da lontano, onde evitare temibili maledizioni orientali.
Abbiamo riscontrato che gli Express Boat, ovvero le barche a motore sul Chao Praya che poi non sono altro che i loro “autobus dell’acqua”, sono convenientissimi per spostarsi dal nord al sud della città, perché una corsa costa 13 THB a testa non importa quale sia la tratta. Il biglietto si fa a bordo, riconoscerete la bigliettaia perché ha un rumorosissimo portasoldi cilindrico in metallo che continua ad agitare tipo maracas. Il servizio però la sera chiude alle 19:00, quindi dopo la visita diurna ai vari Wat abbiamo deciso di rientrare in albergo per una doccia rigenerante nonché necessaria e la sera ci siamo spostati al famoso mercato di Patpong. Ecco, io qui ho perso proprio la parola: pensate a qualsiasi tipo di oggetto, costoso o meno, e lì lo troverete tarocco. Borse, orologi, scarpe da tennis, penne, portachiavi, valigie, magliette, quadri, cd… Tutto contrattabile e acquistabile per pochi spiccioli. Mi raccomando contrattate sempre: partite con la vostra controfferta da almeno la metà di quanto vi sparano loro, se non ancora meno, e faticate a cedere così vi vedranno sicuri e ci penseranno 2 volte prima di farvi andare via. I migliori prezzi li abbiamo ottenuti per quei pezzi che veramente per un motivo o per un altro non volevamo ma per cui ci eravamo informati del prezzo senza interesse nell’acquisto: vedi come calano in fretta i Baht! Però tenete a mente che se nel vostro viaggio vi recate anche a Chiang Mai, il mercato serale lì è il più conveniente in assoluto: prezzi di partenza di almeno il 40% in meno che a Patpong, e come sempre contrattabile.
Il mercoledì 16 agosto è stata una mattinata molto interessante perché abbiamo deciso di fare un giro nei khlong, ovvero i canali interni del Chao Praya sui quali nascono abitazioni, templi, scuole ed edifici vari. Dopo una prima e ostica contrattazione nel molo di partenza per il Wat Arun (ma in tutti i moli = Pier è possibile farlo) siamo riusciti ad accordarci per un giro di un’ora in 4 su una Speed Boat privata. Questo giro val veramente la pena, si vedono splendide abitazioni accanto a palafitte cadenti e thailandesi che fanno persino il bagno nel fiume o addirittura lavano piatti e scodelle da tavola. Decisamente ributtante da vedere, ma sicuramente realistico! Il pomeriggio siamo stati raggiunti da un temporale a dir poco intenso, infatti è sempre bene portare con sé un ombrello o un k-way onde evitare di inzupparvi. Sappiate che con la pioggia i tuk-tuk non girano volentieri, quindi trovarne uno disposto a bagnarsi e a bagnare la motoretta per pochi Baht è alquanto difficoltoso. La sera avevamo prenotato, in seguito a qualche positivo giudizio di altri TpC, la crocierina con cena sul Chao Praya. Beh, vedere da una bella nave monumenti come il Grand Palace o il Wat Arun illuminati a giorno con i mosaici colorati che riflettono la luce è sicuramente uno spettacolo favoloso, accompagnati poi da una thai e un thai che cantano Madonna e Ricky Martin non vi dico che effetto che fa, ma la spesa enorme non vale l’attrazione e soprattutto la durata, circa un paio d’ore scarse. Il cibo è internazionale (ma ugualmente molto thai) a buffet, le bevande costosissime non sono incluse e neppure la tassa del 10% + il servizio del 7% sono comprese. In pratica, in due abbiamo speso intorno ai 60 € che avrei preferito tenere per qualcos’altro. Noi quindi la sconsigliamo vivamente. Rientrati in Khao San Road verso le 21:15 abbiamo concluso la serata sorseggiando una Singha ghiacciata in compagnia del simpatico caos della nostra strada.
Il giovedì 17 agosto siamo partiti per Chiang Mai, non prima di aver visitato il Golden Mount, un tempio dorato in cima ad una collina che raggiungi facendo qualche decina di scalini che, ripeto sempre per la tremenda umidità della città, se arrivi in cima è già una grossa conquista (prendetevi dell’acqua per rigenerarvi). Ne vale per la veduta della città: catapecchie, fiume, centri commerciali e guglie dei Wat, tutti in un colpo d’occhio.
Dopo questo ultimo tempio ci siamo spostati all’aeroporto sempre con il pullman apposito. Il volo che avevamo prenotato per Chiang Mai da Bangkok era della linea aerea Nok Air, una compagnia no-frills della Thai Airlines. Ne avevo letto meraviglie come compagnia low-cost, ed in effetti il servizio in sé è stato soddisfacente, tranne per il fatto che la così tanto pubblicizzata prenotazione on-line non mi è mai stata possibile, neanche per i voli che abbiamo preso nei giorni successivi, per “mancanza di collegamento con i dati della sua carta di credito”. Chiamando il servizio clienti al numero di Bangkok mi sono imbattuta per mia fortuna in un’operatrice della Nok molto competente e scrupolosa (che l’inglese grazie al cielo lo sapeva bene) visto che non potendo fare la prenotazione su internet l’ho fatta al telefono. Munita di tesserina telefonica per le domestic calls (molto conveniente se dovete come me prenotare aerei o alberghi) sono riuscita a prenotare i 2 voli in una cabina telefonica dietro il Grand Palace, e soprattutto a far capire bene all’operatrice i nostri nomi che difficili non sono ma italiani sì e quindi completamente diversi dai loro. Da questo ho stabilito che si trattasse di un’operatrice scrupolosa e attenta. Il pagamento, in caso di prenotazione telefonica, deve avvenire in contanti presso uno dei numerosi super-mini-market della catena americana 7-eleven, che segnalo anche come molto convenienti per l’acquisto di qualsiasi cosa, dalle bevande ai biscotti alle chips ai deodoranti e creme.
Arrivati a Chiang Mai, dopo aver ritirato come di consueto la mappa gratuita all’aeroporto, abbiamo preso un taxi che per 100 THB ci ha portato al nostro albergo che avevo prenotato per quella notte da Bangkok, sempre appunto per avere un appoggio all’arrivo. Si trattava del Top North Hotel che, pur avendo la piscina e una struttura abbastanza occidentale tipo motel americano su più piani, non ci ha particolarmente soddisfatto, era molto spartano ed essenziale, ma con un prezzo mai visto: 750 THB a camera a notte (meno di 16 €). Lo segnalo solo per chi non ha grosse pretese: 41 Moon Muang Rd., tel. +66-53-279623. Così la sera, nel nostro giretto di perlustrazione della città, abbiamo cercato un altro albergo per le notti successive e siamo stati molto soddisfatti dal Downtown Inn (172/1-11 Loy Kroh Road, Anusarn Night Market. Tel. +66-53-270662, www.Empresshotels.Com, downtown@loxinfo.Co.Th), a 50 metri dal famoso Night Bazaar. E’ il mercato che vi nominavo prima, molto conveniente per gli acquisti: fateli assolutamente qui, specialmente le borse e le sete che fanno nel nord della Thailandia e di cui Chiang Mai è fornitissima. In questa città ho sperimentato il mio primo foot massage: non si contratta, ma sono stati i 200 THB (4,20 €) per un’ora spesi meglio di tutta la mia vita! Dopo 3 giorni intensi di camminate in lungo e in largo per Bangkok le piante dei miei piedi gridavano vendetta. Una signora bella di mezza età con la sua esperienza mi ha guarita: dopo circa un’ora dalla fine del massaggio mi sembrava di avere i piedi di un bebé, neanche il ricordo del male. Le ho voluto tanto bene, e ancora adesso gliene voglio se ci penso! Venerdì 18 agosto l’abbiamo dedicato alla visita della città di Chiang Mai, per la quale abbiamo noleggiato una bicicletta come da molti consigliato. Abbiamo visto alcuni templi, una scuola di monaci, il fiume Ping, e cercato il tour per l’indomani. L’idea della bici è stata buona, essendo una città piccolina e con tutto concentrato quindi visitabile anche senza l’auto, salvo poi che siamo stati anche qui raggiunti da un temporale che non ci ha poi più abbandonato per l’intera giornata. Diciamo che l’esperienza del temporale in bicicletta l’avremmo anche evitata, visto che una mountain bike senza parafango ha permesso alla pioggia in strada di imbrattarci pantaloncini, maglietta e capelli, quindi eravamo pieni di fango e inzaccherati dalla testa ai piedi. Per consolarci ci siamo fatti fare un altro massaggio thai, io sempre ai piedi e il mio fidanzato intero, in un altro centro molto ben organizzato e pulito (ma io il mio moroso lo tenevo empre sott’occhio, visti i rinomati “massaggi thailandesi”…). Come dicevo, il temporale ha continuato tutta la sera, ma il sistema fognario non era affatto scorrevole dato che le strade erano completamente allagate, roba tipo da 20 cm d’acqua almeno.
Sabato 19 agosto giornata di tour, acquistato ieri in una delle molte agenzie di tour di Chiang Mai. Ci eravamo rivolti alla TAT (l’ufficio del turismo) ma abbiamo riscontrato che qui danno solo informazioni e opuscoli, e basta avere un po’ di pazienza e girare qualche agenzia di tour (Chiang Mai ne è stracolma) per confrontare le varie tappe e i prezzi proposti (non trattabili). Controllate solo che la vostra agenzia, che può anche essere una baracca aperta con 2 sedie e un catalogo, abbia il numero di licenza TAT, ciò conferma che non è abusiva e quindi affidabile. Comunque, con tutti i fatti che si sentono per tv, io ho sempre comunicato a casa ai miei genitori le nostre tratte, le compagnie aeree e il numero dei voli, e così il nome della agenzia del tour. Non si sa mai… Il nostro desiderio era di visitare un campo di elefanti, le donne giraffa e il triangolo d’oro con la gita di un giorno ma raggiungere quest’ultimo, essendo abbastanza lontano da Chiang Mai, avrebbe richiesto una giornata di fatiche e un lungo viaggio, quindi abbiamo optato per un tour acquistato appunto da un’agenzia spartana ma ufficiale comprensivo di: campo degli elefanti, rafting sul fiume, pranzo, visita di una cava sacra, villaggio delle donne giraffa, fattoria delle orchidee. La mattinata è stata spesa nel campo degli elefanti Mae Ping Elephant Camp fuori Chiang Mai dove ci siamo divertiti tantissimo dando da mangiare agli elefanti e facendo il giro di un’ora nella foresta, dopo averli visti anche esibirsi in partite a calcio, dipinti, massaggi (loro a due turisti… che ridere!) ed acrobazie varie. L’elefante in Thailandia è molto amato ed addirittura sacro, dopo una certa età gli concedono persino la pensione… se la meritano, visti gli spettacoli per cui li addestrano che sono sì divertenti ma da un lato anche un po’ tristi, se si pensa che si esibiscono in atteggiamenti che per loro non sono affatto naturali. Il rafting sul fiume non è stato altro che 20 minuti seduti su una panchina su una zatterina di canne di bambù giù per il fiume Ping, semplice ma molto rilassante. La cava non è stata niente di speciale, sensazionale invece l’incontro con le donne giraffa. Le vedi lì, nella pace del loro piccolo villaggio su una collina nascosta, con le loro bancarelle dove offrono pochi oggetti di spartano artigianato mentre si fanno fotografare e tessono sciarpe col telaio. Ho comprato sciarpe fatte a mano alla modica cifra di 100 THB l’una (2,10 €). Sono veramente molto belle e femminili queste donne giraffa; lascio alla visita in loco la dettagliata spiegazione del collo giraffa che in realtà non è vero che è più lungo e le vertebre del collo non si spezzano se togli gli anelli, ma è solo un effetto per i muscoli delle spalle abbassati dal peso degli anelli. Comunque è stato molto interessante l’incontro con questa tribù, non posso dire purtroppo lo stesso della fattoria di orchidee. Si, molto belle, anche perché ce ne sono di quelle che noi qui in Italia ci sogniamo, ma quella che abbiamo visitato noi non era altro che una piccola serra con un centinaio di vasetti appesi. L’orchidea è comunque il fiore nazionale della Thailandia, infatti il simbolo della Thai Airlines non è altri che un’orchidea nei suoi colori più belli, viola e fuxia.
Il giorno successivo, la domenica 20 agosto, sarebbe stato quello della nostra partenza per Phuket, ma siamo stati presi entrambi da gastroenterite pesantissima con febbre molto alta, la sera al rientro del nostro tour. Risultato: biglietti per Phuket via Bangkok con Nok Air (circa 85 € a testa) buttati nel cestino vista la mancata partenza causa impossibilità di deambulare sulle nostre gambe. Questa giornata è stata trascorsa nostro malgrado a letto cercando di riprenderci il più velocemente possibile, salvo la sera che con un tuk-tuk abbiamo raggiunto l’aeroporto per fare nuovamente i biglietti per l’indomani per Phuket (siamo andati all’aeroporto perché fortunatamente si trova solo a una decina di minuti dal centro, e poi sempre perché il sito della Nok Air non permetteva il pagamento con carta di credito, stesso problema della volta precedente! Mentre all’aeroporto c’è il banco specifico con possibilità di pagare con carta di credito). Con le ultime poche forze giro serale breve al Night Bazaar, dove abbiamo fatto alcuni acquisti (ma non tutti quelli che avremmo dovuto, visto la nostra situazione fisica ancora critica) e preparazione della valigia, stavolta alla volta – speravamo effettivamente – del mare.
A Bangkok, dove abbiamo fatto scalo per prendere poi la tratta per Phuket, ne abbiamo approfittato per fare i biglietti per le nostre successive tratte: Phuket-Samui e Samui-Bangkok con la Bangkok Airways. La cosa si è rivelata estremamente furba vista l’affluenza di passeggeri nei voli da/per le isole e ci ha permesso quindi di non dover preoccuparci più della scelta dei voli, e nemmeno del pagamento, cosa che vi garantisco ci suscitava sempre un po’ di ansia vista la non anticipata organizzazione degli spostamenti. Una volta arrivati a Phuket, finalmente insieme al mare abbiamo incontrato anche il sole. Ebbene si, in questi primi 8 giorni il cielo era sempre perennemente stato grigio, con l’aggiunta di temporali, ma mai un raggio di sole. All’arrivo a Phuket abbiamo deciso di rivolgerci al banco ufficiale dell’associazione alberghi, per poter trovare una sistemazione per le successive 4 notti. Da internet prima di partire mi ero stampata una mappa degli hotel sulla spiaggia di Patong e in quel momento si è rivelata utilissima, così disponevo io della mia mappa e l’ufficio hotel delle immagini dei vari alberghi. Dopo due hotel che ci piacevano ma erano al completo siamo stati accomodati al Phuket Tropicana Hotel (48 Ruam Jai Road, tel. +66-76340210, fax +66-76340209, rsvnhkt@grandtropicana-phuket.Com, www.Grandtropicana-phuket.Com): splendido, pulito e con la camera enorme, come enorme era la terrazza vista piscina, per 2.000 THB a camera a notte (42 €!). Finalmente respiravamo un po’ d’aria di mare. Finalmente vedevamo il tanto famoso mare thailandese. Eravamo a Patong, la zona spazzata via dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Ora non ce n’è praticamente più traccia, se non lo sapessi non si direbbe che solo un anno e mezzo prima c’era stata una devastazione quasi totale della costa. I thailandesi non ne parlano volentieri, per loro ha rappresentato dolore, morte e distruzione, ma qualcuno che ne parla per raccontarti si trova. Nel famoso lungomare di Patong, con i suoi locali, ristoranti, bancarelle e banche, trovi anche chi vende le foto e i dvd girati nel momento dell’arrivo delle onde. Visto che la cosa all’epoca ci aveva colpito moltissimo e ora ci trovavamo lì, abbiamo preso un dvd. Vale la pena, se interessa la cosa a scopo informativo e di solidarietà, e poi pensi che fai come una sorta di beneficenza a chi lo tsunami l’ha visto davvero.
Il martedì 22 agosto è stata per noi una giornata, la prima reale in questa vacanza, dedicata al totale relax: sulla spiaggia di Patong, con i nostri 2 lettini e ombrellone, a due passi dal mare, a rilassarci e a goderci la vacanza. Pensate che lettini e ombrellone per un giorno intero costano soltanto 100 THB, ovvero circa 2 €! Qui da noi non prendi neanche un gelato con quella cifra… In più il chiamiamolo bagnino (ma non perché vi salverebbe in acqua, giusto perché è lui che pagate per i lettini) di tanto in tanto vi viene a spazzar via la sabbia dai lettini e a spostare l’ombrellone per farvi avere l’ombra. E’ divertente star lì a poltrire perché, oltre al relax, hai la vista del mare che non è il più bello perché a Patong è un po’ sporchino, e inoltre ti godi il passaggio dei numerosi venditori ambulanti che ti offrono di tutto, dalle vestaglie, ai parei, a portafogli, al cibo ecc., come i nostri vù-cumprà ma con gli occhi a mandorla. Sulle spiagge più turistiche troverete anche i noleggiatori dei Jet-Ski: non sono altro che moto d’acqua velocissime e senza assicurazione, quindi pericolosissime perché i thai vanno come pazzi per mostrarvi le capacità della moto. Attenti quindi, se siete bagnanti non immergetevi vicino a riva, e se li noleggiate fate ancora più attenzione proprio per i bagnanti. Se capita qualcosa, dovete tirare fuori di tasca vostra! Ottimo il cibo anche sulla spiaggia per un pranzo veloce: il chiosco del bagnino vi prepara sandwich di pane occidentale con ciò che ci volete, tonno, uova, pomodoro, e anche l’occidentalissimo ham-&-cheese per soli 90 THB. Oppure passano con vassoi gli addetti alla vendita del cibo (riconosci quelli autorizzati perché hanno una tunichetta colorata numerata) con spring rolls, gamberi impanati e fritti, pollo fritto, frutta. Tutto per i soliti 20 THB, una goduria. Dopo la nostra disavventura gastroenterica abbiamo deciso che la vacanza dovevamo riuscire a godercela davvero, quindi abbiamo fatto ciò che i classici italiani all’estero che non sanno o vogliono adattarsi fanno: cena al ristorante italiano! Ammetto che quando viaggiamo preferiamo calarci nello spirito e nelle abitudini locali, e quindi scegliendo anche il cibo locale, ma vi garantisco che con il mio stomaco ancora in subbuglio da qui fino alla fine abbiamo sempre scelto ristoranti italiani, e tra me e me ho ringraziato moltissimo i tanti emigranti italiani che hanno deciso di aprire un ristorante. Di Phuket consigliamo assolutamente il “Napoli” (100/1-2 Soi Post Office, Taweewong Rd.) di Tony, napoletano che ha sposato una thai. L’atmosfera è quella di casa nostra, lui è assolutamente cordiale, e i piatti squisiti. E’ in una laterale del lungomare di Patong, facilissimo da trovare. La sera è divertente dedicarsi ai soliti negozietti che hanno quasi tutti la stessa merce, ma sempre con qualcosa di diverso rispetto a Bangkok o Chiang Mai. Qui la via dei baretti delle donnine è addirittura aperta e visibile da tutti, se non vi interessa l’articolo potete comunque farvi due risate vedendo i trans vestiti da donna che cercano di accalappiarsi i turisti danarosi. Il mercoledì 23 agosto è stato dedicato al tour delle isole attorno a Phuket. Abbiamo trovato in un chioschetto un’offerta per il tour delle Phi-Phi Islands a metà prezzo, questo perché agosto per loro è bassa stagione e lo fanno per riempire le barche. Il giro è stato veramente stupendo, perché siamo stati a Maya Bay (la spiaggia di The Beach), dove ho visto il famoso mare tailandese. E’ veramente bianco verde e turchese, puoi farci anche snorkeling in mezzo ai pesci. Poi siamo stati alla Monkey Beach. Incredibile, una ventina di scimmiette lì vicino a te a cui allunghi i lychees e che loro mangiano con gran foga. Peccato capitarci insieme ad altre barche, si è decisamente in troppi! Dopo di che pranzo a Phi Phi Don, la più grande delle Phi Phi Islands, questa rasa veramente al suolo dallo tsunami; pensate, ad ora ci sono ancora alcuni hotel che devono essere ultimati. E ultima tappa Koh Khai, mare cristallino e trasparente, ma attenzione a non tagliarvi con i coralli rotti sempre dallo tsunami. Per questo giro consiglio naturalmente un’efficace crema solare, gente è arrivata la sera in fiamme, perché lì il riflesso dell’acqua è veramente forte.
Il nostro ultimo giorno a Phuket abbiamo deciso di dedicarlo ancora al relax: spiaggia, pranzetto sotto l’ombrellone, cena da Napoli, giro per negozi e locali.
Il venerdì 25 agosto siamo partiti per Koh Samui.
La sveglia è stata molto presto, perché avevamo scelto il primo volo del mattino per poter avere l’intera giornata a disposizione, e l’aeroporto di Phuket è distante circa tre quarti d’ora da Patong, calcolando poi che è anche l’ora di punta per chi va al lavoro. La Bangkok Airways dispone, in ogni aeroporto, di un lounge privato dove accomoda i clienti e offre loro gratuitamente bevande calde e fredde, dolcetti, riviste e connessione internet gratuita, una goduria! L’aereo era un bielica piccolino, unico velivolo in uso come collegamento tra le isole, e non temete se l’equipaggio vi trattiene il bagaglio a mano (trolley o sacche grandi) prima di salire sull’aereo per caricarlo in stiva, lo ritrovate appena scendete, è proprio solo una questione di spazio dell’aereo, essendo la cabina veramente ridotta. Una volta arrivati a Samui lo spettacolo è stato più unico che raro: l’aeroporto è un gruppo di bungalows aperti costruiti accanto alla pista in mezzo a un giardino verde e lussureggiante, i pulmini per il transfer fino al gate sono trenini aperti e variopinti come quelli dei parchi giochi, i nastri per i bagagli sono nella sala d’arrivo per nulla isolati. Anche qui ci siamo affidati al centro prenotazioni hotel dell’aeroporto, e con la mia immancabile mappa degli hotel scaricata da Internet abbiamo trovato sistemazione in uno dei bungalows del Chaweng Villa Beach Resort a Chaweng (www.Chawengvilla.Com), la zona più turistica dell’isola. Qui a Samui ci sono pulmini navetta per le varie spiagge dell’isola, che per 100 THB a persona ti portano direttamente all’hotel. Calcolate che l’isola è molto piccola, e le distanze sono abbastanza ravvicinate, non vi mancherà infatti il rumore degli aerei dalla mattina presto fino a sera verso le 22. L’hotel era decisamente soddisfacente: stanze ampie e pulite, comode e carine con molti servizi, il giardino immerso nel verde e alberato, la piscina con piccola cascata, la spiaggia privata con lettini e ombrelloni. Tutto bellissimo, salvo l’inconveniente che nel tratto di spiaggia davanti al nostro hotel e fino prima del Samui Coral Hotel si trova una specie di lingua di scogli poco distante da riva che riduce il mare antistante a una pozza stagnante. La delusione è stata enorme, in quanto basta spostarsi di un centinaio di metri che l’acqua assume colori naturali e una risacca piacevole e sana. Ecco, proprio in una zona con il mare fermo dovevamo finire! Era molto più allettante la piscina. Prenotare l’alloggio in aeroporto al centro prenotazioni hotel è come una medaglia a due facce: hai chi fa le chiamate e le richieste per te perdendo poco tempo potendo usufruire di tutta la documentazione aggiornata, ma il pagamento talvolta è immediato, come ad esempio è stato per noi a Phuket, del totale del soggiorno, oppure di una caparra confirmatoria col saldo all’arrivo in hotel come è stato qui a Samui. Diciamo che se vieni dall’Italia potendo programmare le date esatte conviene prenotare da casa (sempre che non dobbiate poi avere l’addebito del totale sulla carta di credito) altrimenti, se non sai bene ancora le date dove ti sposterai o se vuoi vedere al momento, è un servizio molto utile. Noi, per esempio, non avevamo più tanta voglia di perdere tempo e ne abbiamo usufruito, e ne siamo stati soddisfatti. Peccato solo che la lingua di scogli non compaia su nessuna cartina…
Samui è un’isola non troppo grande e quindi facilmente girabile in lungo e in largo con il motorino che si noleggia per circa € 5 al giorno, quindi si possono tranquillamente esplorare tutte le spiagge e le zone che si vuole. Anche qui ritirate in aeroporto e in hotel tutte le guide a disposizione, vi daranno indicazioni preziose su dove spostarvi e cosa vedere, compresi i ristoranti o le manifestazioni previste. Tutte le guide o i volantini vi citeranno il Big Buddha d’Oro, il monaco mummificato (se non state molto attenti l’ingresso al monastero dove è custodito non si vede, non è altri che un minuscolo Wat in una landa sulla strada principale. Noi abbiamo dovuto rifare il percorso un paio di volte nonostante avessimo la cartina in mano), le cascate di Na Muang (se ci andate in agosto preparatevi a sputare fiato e sudore per arrivarci, il caldo e l’umidità sono infernali, per vedere piccoli rigagnoli d’acqua, ma sei lì, vuoi non vederle?), le rocce del Nonno e della Nonna (capirete perché, viste le forme… usate comunque l’immaginazione, le rocce della Sardegna sono decisamente più realistiche!). Il motorino è il mezzo più conveniente e facile da usare per vedere tutta l’isola, l’unica cosa è che non è assicurato. Ciò significa: molta attenzione quando girate, per voi e per gli altri, vista anche la guida a sinistra, e sappiate che in caso di furto dovete ripagare il motorino all’agenzia… Fortunatamente il traffico non è così alto sull’isola, e la delinquenza neppure, anzi, il mio moroso non smette di dirmi che come si è sentito sicuro in Thailandia mai da nessun’altra parte! Ovunque ci sono cantieri aperti, stanno costruendo su tutti gli angoli dell’isola, con enormi pubblicità di terreni in vendita. Vi imbatterete anche nel lago di Samui, vi devo solo allarmare per la presenza di zanzare (pressoché inesistente in tutto il resto dello stato): una sera abbiamo cenato in un ristorante nei pressi del lago, e siamo stati beccati peggio che nelle valli di Comacchio. Nella zona del lago c’è anche il concentramento dei “go-go bar”: musica altissima proviene da tutti i locali posti uno accanto all’altro, con le donnine che senza pietà tentano di rimorchiare il turista di turno. E pure con me presente le hanno provate tutte per accalappiarsi il mio fidanzato! Eh no, care mie! Ma a proposito di localini, non potete assolutamente perdervi lo Star Club: è sulla Chaweng Road nel pieno centro di Chaweng, ed è un locale con spettacoli di thai trans. Una sera, dopo il solito giretto tra le bancarelle, ci siamo fermati a dare un’occhiata: drag queens di ogni genere e taglia si esibivano sul palco in playback sulle note delle loro icone preferite: Cher, Abba, Kylie Minogue, Whitney Houston. Non abbiamo potuto perdercelo! La sera dopo, puntuali come un orologio svizzero, eravamo lì in prima fila pronti a goderci lo spettacolo. Amici, veramente imperdibile! Troppo divertente! Un po’ meno per Bobo che quando alla fine i/le vari/e ballerini/e hanno arruolato anche lui sul palco insieme ad altri spettatori per un’esibizione travestiti… beh ecco, credevo di aver già visto tutto! Vedrete che la sera la parte di spiaggia dei vari ristoranti e alberghi che di giorno è occupata da lettini e ombrelloni viene allestita con tavoli a lume di candela, dove ogni ristorante mette in mostra il suo pesce fresco di cui puoi scegliere di deliziarti. Una sera abbiamo voluto concederci una vera cenetta romantica in riva al mare, in fondo eravamo a Koh Samui in Thailandia, dall’altra parte del globo… Un po’ cara rispetto alla media thai (circa € 25 a testa), ma siamo stati ben ripagati: aragosta, gamberoni, filetto di squalo e vino bianco. Decisamente suggestivo! Siamo stati molto soddisfatti della ristorazione italiana di Chaweng, a partire dal Grottino in pole position, poi il Duomo, ma in generale i ristoranti italiani erano sempre veramente pieni di gente da faticare a trovar posto. Segnalo anche il ristorante Khao San, validissimo per colazione/brunch/spuntino/cena/ dopo cena, perchè ti offre una scelta veramente internazionale e apprezzabile dagli occidentali. Questi locali sono tutti sulla Chaweng Road, la via principale (direi unica) di Chaweng. Sulla spiaggia anche Ark’s ha dei panini ottimi, dove abbiamo pasteggiato un giorno a pranzo.
Un elemento che troverete anche a Samui, ma direi immancabile per tutta la Thailandia, sono le onnipresenti bancarelle. Essendo in una località particolarmente turistica i prezzi sono leggermente più alti, ma alla fine siamo riusciti a fare ottimi affari anche qui, sempre contrattando. Passatempo decisamente mai ignorato, tranquillamente assecondabile durante quasi tutta la giornata, il giretto è carino da fare magari la sera dopo cena. Io non riuscivo mai a resistere ad un gelato della catena Haagen-Dasz, ma in proporzione è decisamente caro. A Samui abbiamo preso, come ovunque in realtà, pioggia e brutto tempo: nessuna situazione è migliore del maltempo per farsi massaggiare! Io sempre ai piedi, Bobo il thailandese tradizionale, e i massaggi sono possibili in innumerevoli centri estetici, oltre che sulla spiaggia, che costano uguali quindi per l’igiene scelgo il salone. C’è un centro estetico enorme nel centro sopra Mc Donald’s, degno delle nostre terme e spa più lussuose. Ho azzardato però davvero troppo, in un centro massaggi decisamente spartano mi sono fatta fare la ceretta alle gambe… l’esperienza mi ha a dir poco scioccato – le donne mi capiranno di certo: cera a freddo strappata con pezzuole di cotone lavate e rilavate e tre thai che non capivano assolutamente una sola parola di inglese che strappavano in contemporanea… che coraggio che ho avuto! Ho decisamente sentito la mancanza della mia estetista di fiducia! Comodissimo per comunicare con casa sono le e-mail, visti i costi decisamente irrisori per la navigazione; in più c’è un internet point ad ogni angolo. Oppure, se volete telefonare mi raccomando, acquistate le tessere telefoniche internazionali: trovate moltissimi telefoni pubblici (dovete cercare quelli per le international calls e non per le domestic calls) ed in effetti la tessera ha una durata notevole in proporzione al costo.
Lo sport nazionale, come vi dirà ogni guida, è la box tailandese, chiamata Muay Thai: specialmente nelle località turistiche come Phuket e Samui erano immancabili i pick up con altoparlante per attirare spettatori a questa piuttosto che a quella gara di Muay Thai. Noi effettivamente non abbiamo assistito nemmeno ad una gara, ma consigliano di non perdersi una di quelle che si svolgono a Bangkok nello stadio di Lumphini stando nel terzo anello, costoso ma meno degli altri che offrono la stessa visuale, oppure al Ratchadamnoen Stadium, sempre di Bangkok. Vi garantisco che la cosa divertente è sentire la pronuncia del tailandese che annuncia la gara, dal pick up o addirittura dal barchino del pescatore vicino riva per attirare i bagnanti in spiaggia.
E’ interessante noleggiare lo scooter per poter girare l’isola, in lungo e in largo, di giorno e di sera. Ma mi raccomando, prestate la massima attenzione: l’assicurazione non è inclusa, e non è stipulabile. Se danneggiate il motorino, pagate la riparazione, se sparisce, lo ripagate nuovo. Perciò, massima attenzione, specialmente per la guida a sinistra alla quale ci si abitua ma non viene automatica da subito. Il 31 agosto lasciamo Koh Samui alla volta di Bangkok (dopo aver pagato la tassa di soggiorno per il mantenimento dell’aeroporto, THB 300): avevamo infatti deciso di trascorrere l’ultimo giorno e l’ultima notte in città, in modo da essere già là per prendere l’aereo il giorno dopo e finire con gli ultimi acquisti e gli ultimi giri. L’ultima sera siamo tornati al mercato di Patpong per gli ultimi “souvenirs”: dalla Thai nulla di più caratteristico si può portare di orologi, scarpe da tennis e borsette contraffatti! Stavolta abbiamo dormito al Rose Hotel (118 Surawongse Road, tel. +66-2-266827872, fax +66-2-2668096, rosehotel@rosehotelbkk.Com, www.Rosehotelbkk.Com), proprio di fronte a Patpong; avevamo visto questo hotel nell’occasione del nostro primo giro là 2 settimane prima, così abbiamo prenotato allora la stanza per questa ultima notte. L’hotel è pulito, nuovo, moderno, in un’ottima posizione, ci ha soddisfatto moltissimo e lo consiglio specialmente per la posizione, sia per la sera che per il giorno (in pochi minuti di Tuk Tuk si raggiunge il Chao Praya e da lì si può prendere l’Express Boat). THB 1,750 la doppia compresa la colazione. Sapete cosa abbiamo trovato nel minibar, insieme alle noccioline e la coca cola? Due scatoline di Durex… non potevo crederci! E con tanto di prezzo nel listino, come fossero snacks! Beh, un hotel a 360° direi! Il nostro ultimo giorno l’abbiamo trascorso visitando i centri commerciali, e si è rivelata un’ottima decisione: stanchi dalla vacanza e dal tanto girare, abbiamo potuto svagare la mente vedendo banchetti e vetrine. Il più bello è il Siam Paragon, il mall di lusso: su 6 piani si alternano negozi come Gucci, Prada, Hermès, Versace, Cartier, Rolex, Bang & Olufsen, Sony, insomma, tutte le grandi marche dell’abbigliamento, accessori, tecnologia e cose di casa tutti insieme, ed ovviamente rigorosamente originali e non fake! Una goduria per gli occhi, abituati a tante contraffazioni!!! Dopo siamo andati a rifocillarci al vicino Hard Rock Café: andate prima a pranzo (ma con la felpa, faceva un freddo cane!), così vi daranno un buono sconto da spendere al negozio accanto. Noi ovviamente abbiamo prima fatto acquisti, e poi pranzato, mangiandoci oltre all’hamburger anche le mani e lo sconto!!! Dopo siamo andati al Siam Center, al Siam Discovery, e in ultimo all’MBK: un centro commerciale di falsi enorme, anche qui 5 o 6 piani con sala cinema, ristoranti ma soprattutto infinite bancarelle di ogni cosa, ogni articolo, anche tutto per i cellulari, persino le scocche. Tenete dei soldi per questo centro commerciale, vale veramente la pena comprare qui quello che a Patpong potreste non aver trovato. Piuttosto, ricordatevi di tenere 500 THB a testa per la tassa aeroportuale che dovete obbligatoriamente pagare all’aeroporto dopo aver fatto il check-in.
Siamo così rientrati a Patpong, ultimi piccoli acquisti al mercato che si stava già allestendo e preparando per un’altra intensa serata di lavoro e contrattazioni, e in albergo per ritirare i bagagli che ci avevano gentilmente custodito gratuitamente per la giornata. Cambiati in bagno i vestiti con quelli per il viaggio (visto che in aereo è sempre un gran freddo ci siamo cautamente coperti gambe e braccia, che si rivela sempre una saggia decisione), abbiamo salutato il centro nevralgico di Bangkok alla volta dell’aeroporto.
Il check-in è stato veloce, abbiamo pagato la nostra tassa di uscita, e in attesa della partenza abbiamo speso i nostri ultimi – e ormai pochi – baht nei ristoranti e negozietti del duty free. Il nostro volo della KLM è partito alle 22:30, lasciandoci affrontare così il viaggio di ritorno di notte. Dopo uno scalo di 4 ore al modernissimo aeroporto di Amsterdam Schiphol, siamo arrivati a Bologna senza alcun intoppo… salvo per la mia valigia, che non era arrivata! Dopo un grande panico iniziale, e l’immediata denuncia allo sportello Lost & Found del Marconi, mi hanno confermato che la mia valigia era stata segnalata come presente ad Amsterdam, e che sarebbe arrivata nel pomeriggio. Così, verso sera, con ancora sulle spalle un volo lunghissimo e i postumi del jet-lag, sono tornata al Lost & Found e la mia valigia era lì! Tutta intera! E con lei, tutti i miei souvenirs all’interno! Della serie “tutto è bene quel che finisce bene!”. Ed è così che è terminata la nostra indimenticabile vacanza in Thailandia, la terra della disponibilità, della sicurezza, del sorriso e dei grandi contrasti, ma la terra che ci ha affettuosamente ospitato per 3 delle settimane più belle della nostra vita. Grazie a tutti per l’aiuto che indirettamente ci avete dato (mi rivolgo agli amici TpC e ai tailandesi che, con la loro affabilità, ci hanno reso migliore un viaggio già splendido).
Sono a disposizione per qualsiasi consiglio o informazione, buon viaggio a tutti! Simo & Bobo (Simonetta e Roberto) Bologna