Turchia on the road 2022

Un viaggio in un paese d'oltremare che è lontano fino a prima di arrivare
Scritto da: mronz
turchia on the road 2022

È un’estate calda quella del 2022, una di quelle che si ricorderanno. La logica avrebbe dovuto portarci verso mete motociclistiche “fresche”, tipo Capo Nord, ma quando abbiamo prenotato traghetti ed alberghi per la Turchia era ancora pieno inverno.

Per cercare di abbreviare il viaggio, abbiamo optato per il traghetto Ancona – Igoumenitsa. Così, dopo una notte di navigazione, eccoci in Grecia. La prima tappa è Meteore, che in greco significa “le rocce in aria”, giganteschi monoliti rocciosi crivellati da caverne e sovrastati da monasteri ortodossi alcuni ancora abitati, un tempo collegati tra loro da scale in corda, ora da strade e sentieri. Un violento nubifragio si scatena subito dopo il nostro arrivo nell’albergo di Kalambaka, allagando la stanza ed i corridoi della struttura. La pioggia continuata per tutta la serata lascia il posto il mattino successivo ad un cielo sereno.

Ci arrampichiamo così in moto verso i monasteri, lungo strade che portano i segni del tempaccio di ieri con fango e detriti che invadono l’asfalto. Proseguiamo per Thessaloniki o Salonicco, la grande città ricca di chiese bizantine nata come insediamento macedone e divenuta poi un vasto centro commerciale, religioso e culturale con i romani. Salonicco è bella e dinamica. Il porto, il lungomare ed il suo mercato sono frequentatissimi e meritano una visita. Ripresa la moto, ci avviciniamo al confine turco lungo una strada diretta piuttosto monotona, facendo sosta ad Alessandropoli, dove si ripete quanto successo a Meteore: non appena saliti in camera altro nubifragio con vento fortissimo e pioggia torrenziale. Fortunatamente per l’ora di cena smette e visitiamo brevemente la cittadina affacciata sul mare con il suo faro ed il suo centro ricco di locali e di vita.

Istanbul

L’indomani raggiungiamo la dogana turca con gli ultimi quaranta chilometri greci sotto la pioggia. Le formalità sono relativamente brevi, data anche la scarsità di veicoli in uscita dalla Grecia, a differenza della chilometrica coda nella direzione opposta. La frontiera turca sembra un edificio di Las Vegas ed in 45 minuti siamo ufficialmente in Turchia. La pioggia per fortuna dopo un po’ smette, anche perché mancano duecentocinquanta chilometri a Istanbul. La strada a quattro corsie è scorrevole fino a circa centocinquanta chilometri dall’antica Bisanzio dove il traffico inizia a farsi sentire ed a venticinque chilometri diventa un caos. Nel frattempo la temperatura ha abbondantemente passato i 30 °C. La periferia di Istanbul è una foresta di grattacieli e palazzi moderni che ci inghiotte nella sua palude di veicoli. Il piccolo B&B che ci ospiterà per due notti si trova proprio nel quartiere di Sultanahmet, dove si ammirano le magnificenze della Haghia Sophia e della Moschea Blu. Arrivarci in moto è più difficile che andare a Dakar. Rimaniamo diverse volte bloccati nei piccoli vicoli brulicanti come formicai di turisti e taxi, dove il navigatore fatica ad orientarsi. Lo sforzo comunque è ampiamente ripagato da una delle più belle città del mondo.

Duzce e Zonguldak

L’intera giornata a disposizione ci permette di vagare a piedi tra le sue vie, di perderci nei suoi bazar, di farci venire il torcicollo ammirando i soffitti delle sue Moschee e di navigare sul Bosforo come turisti Alpitour. È domenica mattina quando lasciamo Istanbul e ci infiliamo nel Tunnel sotto il Bosforo che ci proietterà in un altro continente. Che soddisfazione mettere le ruote della moto in Asia! Seguiamo per un po’ la costa del Mar di Marmara per poi inoltrarci verso est nella parte settentrionale del Paese. A Duzce saliamo a nord fino alle sponde del Mar Nero circondati da piantagioni di nocciole e fragole. Il percorso costiero che ci porta a Zonguldak è divertente. La cittadina non offre un granché se non una splendida e moderna Moschea e l’unico grande hotel con tanto di sala congressi, così “occidentale” da sembrare fuori luogo, circondato com’è da un centro commerciale con fast-food ed uno Starbucks superaffollato. La posizione comunque è incantevole, direttamente a picco su una scogliera e su una spiaggia di ciottoli dove trascorriamo qualche ora di relax con bagno e sole. Che strano pensare che poche centinaia di chilometri di mare ci dividono da una guerra…

Ankara

Arrivato il momento di spingerci verso sud, nel cuore della Turchia, imbocchiamo la solita statale quattro corsie che, con un asfalto non proprio impeccabile, ci permette di attraversare una zona montuosa molto bella e di raggiungere l’Anatolia, immettendoci nell’autostrada verso Ankara dove la strada si appiattisce. Entrare in centro è decisamente meno difficile del previsto. Nonostante sia la capitale, non è una città che vanti chissà quali meraviglie, paragonata alla più ammirata Istanbul, se non fosse che il Mausoleo di Ataturk vale da solo una tappa. Imponente e perfetto nella sua semplicità, domina Ankara dall’alto di una collina. Vi si accede lungo un viale fiancheggiato da ventiquattro leoni in pietra che porta al vasto cortile dove si staglia il grande edificio rossastro che contiene le spoglie del fondatore del Paese ed un museo a lui dedicato. Ripresa la moto ci attendono duecentocinquanta chilometri piuttosto noiosi circondati dalla steppa.

Cappadocia

Sfiliamo il grande bacino artificiale dell’Hirfanli Baraji e, incrociata la statale che porta verso est, la seguiamo fino a Nevsehir, in piena Cappadocia. Abbiamo due notti in questo paesino in parte moderno ed in parte scavato nella roccia, compresi gli alloggi, in perfetto stile locale. La Cappadocia è una delle meraviglie di questo grande Paese; nell’antica lingua persiana il suo nome significa “Terra di bellissimi cavalli”, ovviamente riferito alla qualità dei suoi quadrupedi così apprezzati in epoca romana. Ma l’unicità di questo luogo sono i “Peri bacalari” meglio conosciuti come “Camini delle Fate”, le spettacolari formazioni di tufo formatesi trenta milioni di anni fa con eruzioni vulcaniche che il clima nei millenni ha eroso creando alti coni e “funghi” che anticamente si credeva fossero i camini delle grotte sotterranee di creature fatate.

L’area intorno a Nevsehir è ricca di luoghi interessantissimi come Zelve dove si trovano centinaia di caverne scavate nel tufo (una piccola Petra), o Derinkuyu con città sotterranee, o Urgup con le “three beauties”, o Uchisar con un vertiginoso castello, o la famosa Goreme da dove partono imperdibili voli in mongolfiera. Il macellaio che ieri, senza parlare una parola che non fosse il turco, ci ha offerto te e caffè ed un grappolo di succosissima uva nera, ci saluta calorosamente mentre riprendiamo la via verso Aksaray. La strada è ancora monotona, almeno fino al caravanserraglio di Sultanhani, risalente al XIII secolo d.C., inaspettato ed interessante stop odierno. Vale la pena di ricordare che tali strutture servirono in epoca romano-bizantina per accogliere e proteggere le carovane sulle rotte da e verso l’oriente, consentendo così lo sviluppo di questa parte di Mondo.

Anatolia Centrale e Antalya

A metà pomeriggio arriviamo a Konya, rientrando così nell’Anatolia Centrale. Adagiata in una piatta zona stepposa, Konya è una ricca e moderna città con un passato profondamente religioso. Nel suo centro, dove si trovano il grande mercato e vari edifici religiosi, a ridosso di una bella Moschea si trova il mausoleo di Mevlana, fondatore nell’XIII secolo dell’Ordine mistico dei Dervisci, più noti come Dervisci Rotanti, riconoscibili dall’ampia veste bianca che, attraverso il “sema” (il roteare su se stessi), raggiungono uno stato di estasi che permette loro di liberarsi dalle ansie e dai dolori terreni. Presso la sala che ospita le spoglie di Mevlana, si trova uno scrigno che si dice contenga la barba di Maometto…

Il mattino successivo partiamo verso sud, direzione Antalya, nella regione Mediterranea. Ci attendono oltre trecento chilometri, la maggior parte dei quali lungo una strada bellissima tra le montagne. Affacciata sulla scogliera che domina la baia, si è trasformata in un centro balneare altamente ricettivo causa il boom turistico degli anni ’80. La parte nuova è un enorme bazar preso d’assalto dai turisti, mentre la città vecchia conserva ancora un po’ di fascino, nonostante sia caratterizzata da un continuo susseguirsi di locali, ristoranti e pub. Comunque belli sono il porto, le mura romane ed i resti della Porta di Adriano, costruita nel II secolo d.C., in onore della visita del grande Imperatore. Lasciata la costa, guidiamo ancora tra splendide montagne, superando diversi valichi alti fino ad oltre 1800 m/slm.

Pamukkale

Stiamo portandoci verso l’Egeo, destinazione Pamukkale, un altro luogo così particolare da valere l’intero viaggio. Già avvicinandoci scorgiamo in lontananza il bagliore che ha reso unica la zona. Un piccolo abitato offre pochi alberghetti e ristoranti, ma lo spettacolo che si gode dal balcone della nostra cameretta è fantastico: una sorta di oasi con un laghetto verdissimo con tanto di isolotto, incorniciata dall’enorme parete di candido travertino con le famose terrazze inondate dall’acqua termale. Lasciata la moto ed i bagagli, saliamo il colle, abbagliante nel prepotente biancore, lungo un sentiero da percorrere a piedi scalzi. Sorpresi dal fresco e confortevole contatto col suolo, ne raggiungiamo la sommità dove ci attendono le splendide rovine dell’antica città greco-romana di Hierapolis. Ci regaliamo anche un bagno nella piscina ternale piena di porzioni di colonne e capitelli in marmo, probabilmente ciò che rimane di una vasca sacra del tempio di Apollo. Scendendo poi verso l’abitato, veniamo omaggiati dalla calda luce del tramonto.

Non è facile lasciare Pamukkale, non certo per la viabilità ma per la magnetica sensazione che ci ha trasmesso. Dopo un primo tratto tra piccoli villaggi di agricoltori, la solita monotona quattro corsie ci porta ad Izmir/Smirne e da lì a Cesme, bella località sul Mar Egeo. Oggi oltre trecento chilometri, ma ci fermeremo qui due notti, tempo per un po’ di mare e per prendere il ferry per l’isola greca di Chios. Così, tra spiaggia, sole e bagni, i vicoli pieni di locali ed una visita al Castello Genovese del XIV secolo, arriva il momento di lasciare la Turchia. Giunti in porto abbiamo la sorpresa che il traghetto che avrebbe dovuto partire alle 9:00 è stato annullato per mare grosso. Riusciamo a farci spostare la prenotazione su quello delle 19:00, sperando di poter prendere la coincidenza col ferry serale da Chios al Pireo. Restiamo così tutto il giorno in giro con abbigliamento da moto ad attendere l’imbarco. Finalmente il ferry parte ma anziché 35 minuti ci mette più di un’ora perché il mare è ancora agitato. Arrivati nel porticciolo di Chios, corriamo a fare dogana e saliamo al volo sull’altro traghetto strapieno che ci porterà al Pireo dopo una notte insonne trascorsa su due sedie. Non ci resta che una giornata per visitare la splendida Atene ed il Partenone; l’indomani, attraversato il canale di Corinto, raggiungiamo Patrasso ed il ferry per Ancona.

Game over.

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  • Carpix67 Carpix67
    Bellissimo racconto con ottime indicazioni di viaggio per chiunque volesse intraprendere questa bellissima esperienza, che anche noi abbiamo fatto anche se con un diverso itinerario. Ci ha fatto estremamente piacere condividere con voi anche solo un piccolissimo pezzettino di questo percorso!!!!!!! Buona strada e buona vita, con la speranza di poter condividere altre avventure!!!!!!! Roberto e Carla"
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