Turchia nell’anima
La formula dei nostri viaggi è sempre stata volo poi macchina noleggiata in loco ed il periodo (purtroppo) agosto per via della disponibilità di ferie di mio marito.
Il primo viaggio è stato un percorso se così si può dire, “classico”, infatti siamo partiti da Olympos per salire fino ad Istanbul lungo la costa Egea.
La seconda volta è stata la Cappadocia al centro del nostro percorso, mentre l’anno scorso abbiamo esplorato la Turchia dell’est.
Sembra incredibile, ma questo paese non ha mai smesso di stupirci, con i suoi secoli di storia, gli incroci di razze e culture, l’ospitalità e il calore della sua gente, poi che dire del suo mare? Un Mediterraneo così turchese che davvero ti colora l’anima… Abbiamo preso un volo andata-ritorno da Bologna ad Ankara, poi da lì ci siamo diretti verso il Mar Nero; abbiamo dormito a Safranbolu, in una delle caratteristiche case ottomane poi siamo ripartiti per la costa da Amara a Sinop: sorpassate le località turistiche il mare mostrava tutte le tonalità del verde dei boschi che lo lambivano e si alternavano spiagge di sabbia e scorci a picco.
Siamo rientrati per visitare Hattusa e le grandiose testimonianze del regno ittita; abbiamo attraversato Sivas con le sue madrase e la sua aria da città di confine tra la Turchia “europea” e quella dell’est.
Una sosta indimenticabile è stata alla moschea di Divrigi con decorazioni che ricordano i motivi dei templi indù..
Il giorno seguente ci siamo spinti fino a Sumela, dove abbiamo trovato un po’ di ristoro al caldo estivo tra boschi e montagne, abbiamo visitato il monastero al mattino presto, immersi nel silenzio e quasi unici ospiti: la suggestione è stata grande e fa venire alla mente i monasteri di Monte Athos.
Tra coltivazioni di tè e ripidi fiumi che si snodano in mezzo alle montagne ci siamo addentrati nelle valli georgiane dove le cattedrali meritano più di una visita: anche se i bambini ci giocano a calcio o sono state trasformate in moschee, sono ancora piene di forte spiritualità.
La tappa successiva è stata verso Kars, attraversando la prime propaggini di quelle che sono le steppe dell’Asia centrale; si respira l’aria della città di confine, la gente è sempre ospitale, ma un po’ più riservata e la città, con i suoi vialoni non può che fare tornare alla mente il romanzo di Pamuk.
Bellissima la visita alla città armena di Ani, con le chiese a pianta tonda e la magnificenza di tanti edifici ancora in buono stato a dispetto del tempo e della storia.
Non poteva mancare la sosta a Dogubayazit poi a Van (abbiamo anche incontrato il mitico gatto); una visita al castello di Hosap alle porte del Kurdistan turco per poi dirigerci verso l’interno.
La visita a Hasankeyf e Mardin, con le case color miele non va tralasciata, anche perché la costruzione di una diga ciclopica miaccia alcuni di questi gioielli.
Prima di una sosta alla “laguna blu” abbiamo visitato la città santa di Sanliurfa con le sue vasche di carpe.
Dopo qualche rilassante bagno ci siamo ristorati nella penisola di Datca, un po’ fuori dal turismo per tuffarci poi di nuovo a Bodrum con il suo imponente castello.
Ultime tappe sono state Sagalassos, un sito archeologico monumentale e ancora da scoprire, Egirdir che sembra sonnecchiare sulle rive del lago, Midas, Gordio e Beypazari: una cittadina ottomana con cui abbiamo concluso, come in un cerchio, la nostra vacanza.
Trovare le parole per descrivere le nostre esperienze in questo paese non è stato facile perché le sensazioni si affollano molteplici nella mente, ma anche se in questi sei anni il paese da un punto di vista turistico è molto cambiato, si riesce ancora a scorgere la sua vera anima in spiagge deserte, in alcune vestigia del passato ricoperte di vegetazione, nella cucina e nei piatti gustosissimi e vari in ogni regione, ma soprattutto negli occhi e nei gesti della gente.