Turchia in auto con la famiglia
Arrivati ad Istanbul prendiamo un taxi (per il quale non sono riuscito a contrattare il prezzo. Il tassista non parlava per niente, nemmeno il turco) per l’albergo prenotato, come tutti i prossimi, da un’agenzia di viaggi prima della partenza.
Breve sosta in albergo e poi fuori a mangiare il nostro primo kebab arrotolato (Dürüm) gustato in un parco con attorno decine di gatti ‘elemosinanti’.
Abbiamo solo parte del pomeriggio e siamo un po’ stanchi per la levataccia mattutina quindi optiamo per la sola visita alla Moschea Blu (Sultanahmet Camii).
Nel parco la vista spazia sui due monumenti più famosi di Istanbul: Aya Sofia e Moschea Blu. Lo spettacolo è strepitoso.
Non entriamo subito nella moschea perché c’è la preghiera e così ascoltiamo il muezzin intonare dagli altoparlanti sui minareti le preghiere di rito. Marco & Luca sono alla prima esperienza in un paese musulmano.
Finalmente si entra: via le scarpe (ci sono dei pacchettini in plastica monouso dove metterle), Laura ha un foulard ma non glielo fanno indossare, io e figliame entriamo con le bermuda. Nessun problema (a Padova mi hanno fatto più storie).
L’interno è imponente ma, secondo me, il meglio la Moschea Blu lo dà all’esterno.
Finita la visita e scansati i venditori di cartoline torniamo in albergo a fare un sonnellino rigenerante in albergo.
A cena siamo andati in un ristorante che avevamo visto nel pomeriggio, sempre nei paraggi della Moschea Blu. Tutti soddisfatti dei vari yogurt, sigara bore?i (sfoglie con formaggio), calamari fritti e Köfte (polpette alla griglia buonissime). Dopo due tè offerti siamo tornati in albergo. Ottima giornata.
11-07-2007 Istanbul (Aya Sofya, Cisterna Basilica, Süleymaniye Camii, Gran Bazar, Bazar delle spezie, Torre di Galata) Sveglia con calma e colazione in albergo: al mattino non sono molto connesso con il mondo quindi, niente esperimenti. Caffelatte e brioches. Marco si rivelerà, invece, un abbinatore di gusti inimitabile, anzi, da non imitare. Negli ultimi giorni la colazione prevedeva, insieme, wurstel di pollo e anguria!.
Abbiamo visitato Aya Sofya (ingresso 10 YTL a testa). Interno maestoso ma, sinceramente, non entusiasmante. La cosa per me più interessante sono state le mescolanze architettoniche tra cristianesimo e islam. Vedere in un unico edificio un mosaico di Gesù Cristo ed i medaglioni islamici con scritte verso Allah non mi era mai capitato.
La visita non richiede molto tempo.
Abbiamo poi visto la Cisterna Basilica (Yerebatan Saray?). Una costruzione originale. Un ambiente sotterraneo con una selva di colonne con in acqua carpe grandi come gatti.
Prima della visita ci eravamo fermati nel parco ed abbiamo chiacchierato un po’ di calcio con il nostro vicino di panca. Quando, poi, si è rivelato un procacciatore di clienti per un negozio di tappeti e noi abbiamo rifiutato ha accettato il nostro rifiuto e ci ha anche dato istruzioni per raggiungere il Gran Bazar. Una brava persona.
Altre brave persone mentre cercavamo la strada per il Gran Bazar: stavo armeggiando con la cartina quando un ragazzo, e poi un altro, si sono offerti di aiutarmi.
Raggiunto il Gran Bazar, dal momento che eravamo quasi in ‘zona pranzo’, abbiamo deciso di mangiare per poi fare una capatina alla Moschea di Solimano (Süleymaniye Camii) lasciando il Gran Bazar per ultimo.
Kebab in un bugigattolo dove eravamo gli unici turisti, solito tè offerto e via.
La moschea ricorda molto la Moschea Blu dal momento che l’architetto era lo stesso.
Sbirciata al panorama sul Corno d’Oro e rotta verso il Gran Bazar. Un paleo-centro-commerciale che a me non ha fatto nessun effetto. Neanche Laura, che pure è una creatura per gli acquisti, si à fermata per comprare.
Usciti dal Gran Bazar cerchiamo, in un dedalo di viuzze (turisti: zero) il Bazar delle Spezie. Ecco, questo mi è piaciuto di più. Cosa comune tra i bazar la poca insistenza dei venditori. Ritorno in albergo presto. Eravamo decisamente stanchi. Un’oretta di riposo e poi siamo corsi per vedere il tramonto dalla Torre di Galata. Corsa sfiancante sul ponte di Galata per arrivare in tempo. Infatti siamo arrivati una bella mezz’ora prima del tramonto (non sono un buon boy-scout). Il panorama dalla torre, comunque, meritava la corsa.
Per cena Marco ha insistito per mangiare in un ristorante con terrazza: un freddo becco, portate sbagliate, prezzo alto. Meno male che la vista su Aya Sofya era perfetta. Scelta, comunque, sbagliata.
Ora: a dormire.
12-07-2007 Istanbul. Topkapi – Teksim La giornata prevede la visita al Topkapi, la residenza dei sultani ottomani.
Il lusso sfrenato del palazzo ha contagiato il ministero. I biglietti hanno un costo astronomico. Noi, in quattro, con tre audioguide abbiamo speso 110 YTL. Credo sia un po’ troppo. Non ricordo, però, quanto sia costato l’ingresso a Versailles, l’unica residenza che può competere con il Topkapi.
Il palazzo con le audioguide si visita senza problemi. Impressionante il “tesoro”. Diamanti grossi come noci, perle, smeraldi, rubini, oro. Non manca nulla e tutto in quantità industriale.
Molto suggestiva la sala del consiglio con la finestra dalla quale il sultano ascoltava e, se decideva, interveniva.
I cortili si susseguono in un diminuire di dimensione ed un aumentare del lusso.
L’ultimo cortile, dove il sultano passeggiava, è un gioiello.
Anche se il prezzo del biglietto può essere un deterrente (10 YTL a testa, come per il Topkapi) vi consiglio di vedere l’harem: dopo due sale avrete dimenticato il salasso.
Ceramiche, ori, bagni stupendi e poi la storia e la vita che si respira in questi ambienti non può lasciare indifferenti.
Pranzo con kebab, capatina in albergo e poi via, nel cuore moderno di Istanbul: Taksim e Istiklâl Caddesi.
Dopo il Topkapi è un brusco ma piacevole ritorno ad oggi.
La piazza è un delirio di macchine mentre la via brulica di giovani e negozi. Sembra di essere in via Roma a Torino ma moltiplicato per 5! Ritorniamo in tram in albergo e poi ceniamo al ristorante Bodrum, a Sultanahmet, su una terrazza fortunatamente coperta perché tirava un gran vento. Sarà un ristorante per turisti ma Memè, il cameriere ci ha trattato proprio bene. Cibo turco (io agnello in terrina, pirzola, i bimbi Köfte e Laura Sigara Bore?i). Buono, andateci.
Torniamo in albergo perché Marco e Luca vogliono vedere SuperQuark. Alla televisione non si comanda! Sono in crisi con per le troppe foto fatte: devo trovare un posto per scaricarle altrimenti non potrò documentare tutto il viaggio. Di questo passo neanche un quarto! 13-07-2007 Istanbul. Bosforo – Uskudar – Dervisci rotanti Oggi ci avventuriamo sul mare.
Coda per i biglietti e poi alle 10.35 partiamo per la gita sul Bosforo.
Abbiamo beccato una giornata molto grigia ed infatti si metterà a piovere.
Il tragitto è riposante, non c’è molto da dire. Si rimbalza da una sponda all’altra, si passa sotto il mega-ponte che unisce Europa ed Asia ed infine si guardano i villaggi carini sulle sponde con ville con piscina.
Arrivati all’estremità del Bosforo (Anadolu Kava?i) si scende e con una camminata di una ventina di minuti (meno male che non c’è molto sole!) si raggiunge la sommità di un colle con le rovine di un castello. Da qui si vede il Mar Nero. Marco ne è stato entusiasta.
Pranzo a base di pesce, buonissimo, allo Yedigül Restaurant e si torna indietro.
Siamo scesi a Be?ikta? per visitare il Palazzo Dolmabahçe che, però, era già chiuso (occhio agli orari, non fate come noi!).
Preso un altro traghetto per andare ad Üsküdar per vedere Istanbul e le sue moschee dalla sponda asiatica. Una bella vista ma, senza una buona macchina fotografica (la mia non lo è) non documentabile. Tornati in Europa siamo passati, a Sirkeçi, accanto alla stazione di arrivo dell’Orient Express. In questa stazione, tre giorni la settimana, c’è un’esibizione dei famosi ‘dervisci rotanti’.
L’esibizione (85 YTL in tre) è di effetto. Vedere questi uomini seguire un preciso rituale e girare su se stessi a lungo affascina veramente. Per un po’, però. Poi, per gente non estremamente spirituale come noi, la cerimonia annoia un po’.
Di ritorno verso l’albergo cerchiamo un posto per mangiare e ci infiliamo in una strada (una traversa di Ankara Caddesi) dove veniamo ‘accalappiati’ dal cameriere di una kebabcisi. Ci sediamo e scopriamo che, tolti noi, ci sono solo turchi. Ordiniamo i nostri kebab (ah, in Turchia si scrive kebap) ed io chiedo una birra. Il cameriere, gentilmente, mi dice che la birra, in quella via, non la servono. Più tipico di così si muore.
Ora, tornati in albergo, mi concentro su domani: rotta verso la Cappadocia. Speruma bin! 14-07-2007 Istanbul – Cappadocia Un taxi ci porta all’aeroporto di Sabiha Gokcen (50 km 120 YTL) dove prendiamo possesso di una fiammante Fiesta 1.4 TDCI, migliore rispetto quella che avevamo prenotato (852 YTL / 480€) e ci buttiamo, con qualche timore, sulle strade turche.
Autostrada, bella a 3 corsie, fino ad Ankara. Poco prima di uscire ci fermiamo in un autogrill a mangiare. Non ci sono i ‘Camogli’ o i ‘Fattoria’ ma ristorantini con kebab, köfte, zuppe e la cordialità turca. Un po’ più caro della media ma tutto buono.
Al primo rifornimento: fregatura! Mentre un inserviente finiva il pieno, la pompa era scattata a 55 YTL, l’altro mi intratteneva sul ‘dove andate’, ‘vi mancano ancora 300 km’. Distratto non ho visto quel che il suo compare combinava con i comandi della pompa e così, le 55 YTL erano diventate 70 ed il numero di litri erogati era sparito. Ho manifestato tutto il mio scetticismo sul ‘miracolo’ e poi ho pagato… a futura memoria! Le strade sono comunque molto belle: fino a destinazione abbiamo viaggiato in doppia corsia. In alcuni punti eravamo gli unici a transitare nel raggio di km (le strade seguono la conformazione del terreno e si vede a chilometri di distanza).
Giunti ad Ürgüp ci sistemiamo in un albergone 4 stelle da veri turisti. I figli erano felicissimi, io un po’ meno. Un albergo meno caratteristico non poteva esserci ma io, pensando proprio ai figli, ne avevo chiesto uno con piscina e la scelta poteva solo cadere su strutture pensate per i turisti da viaggio organizzato.
Un’annotazione: in Cappadocia fa molto fresco. Di sera direi che fa proprio freddo. Armatevi di felpe.
15-07-2007 Cappadocia Ürgüp, Devrent, Pa?aba??, Sar?han Abbiamo scoperto che, oggi, a Göreme e dintorni si svolgono i campionati europei di mountain-bike e, per evitare il casino, decidiamo di spostare a domani la visita al Museo all’aperto.
Giornata dedicata agli spettacoli della natura.
Sulla strada da Ürgüp, del quale abbiamo visitato le case scavate nella pietra, per Avanos, girato a sinistra per Zelve, si arriva subito nella valle del Devrent: una valle di bigné alti 15, 20 metri. Uno spettacolo che mi piacerebbe descrivere ma non trovo che una parola: stupefacente.
Facciamo la nostra tonnellata di foto e poi andiamo in cerca dei ‘camini di fata’. Al primo bivio si svolta a sinistra per Zelve ed al secondo a destra per non ricordo dove (forse Göreme). Due chilometri e si vedono delle bancarelle. Parcheggiato un po’ prima del ‘mangia turisti’ ci godiamo il secondo spettacolo della giornata. So di essere ripetitivo ma io, cose così, non le avevo mai viste: qui i bigné sono più alti ed hanno in cima un masso (a me non sembrano dei cappelli di fata, piuttosto qualcos’altro …).
Le formazioni di roccia hanno, poi, dei colori che vanno dal bianco al giallo ed all’ocra. Ci sono anche sfumature di verde. Senza parole.
Andiamo a mangiare in un locale segnalatoci da Ehran, un allegro e cordiale signore il cui fratello abita in Italia. L’abbiamo incontrato all’ingresso del museo all’aperto di Zelve che, davanti al tè offertoci, ci ha sconsigliato di visitare. Già non ero convinto di andarci e quindi abbiamo seguito il consiglio.
Come era prevedibile Ehran si è poi rivelato il proprietario di una fabbrica di gioielli e onice. Laura aveva appena rotto gli orecchini e gli abbiamo promesso una visita.
Dopo pranzo ed un rifornimento super-controllato abbiamo visitato il caravanserraglio di Sar?han, sulla strada che collega Avanos a Kayseri. Stavo sbagliando strada quando Ehran si è materializzato di fianco a noi ad un semaforo dicendoci di girare a destra (io stavo per andare dritto). La cosa sembra avere del paranormale! Il caravanserraglio, vecchio di 1000 anni, è ben conservato ma non da non perdere. Una mezz’oretta può bastare.
A questo punto, anche per ringraziarlo delle dritte che ci aveva dato, visitiamo il laboratorio di Ehran. Laura, ovviamente, si compra gli orecchini. A Marco & Luca hanno regalato due uova di onice fatte sul momento. Una parentesi molto ‘turista organizzato’.
Marco deve tagliarsi i capelli ed Ehran ci accompagna in un ‘berber coiffeur’. Spieghiamo, a gesti, il tipo di taglio da fare ed assistiamo all’esecuzione. Per fortuna, alla fine siamo tutti contenti. Foto col barbiere e via.
Nota dolente: Luca in albergo rivela un bel 39° di febbre ed il nostro giro in mongolfiera prenotato per domani va a farsi benedir. Sarà per la prossima vita.
Tutti a letto con la speranza che Luca guarisca.
16-07-2007 Cappadocia (Red Valley – Üçhisar – Göreme) Luca non sta molto meglio e noi, genitori responsabili …, partiamo lo stesso per la nostra giornata di giri in giro. Unica concessione un po’ di ritardo sulla partenza. E l’acquisto di qualche medicinale che ci ha consigliato il medico contattato per telefono. Non siamo poi così bestie.
Ho anche comprato una bella scheda di memoria per la macchina fotografica. Ora posso fotografare quello che voglio. Nel negozio mi hanno anche offerto il tè.
Sulla strada tra Ürgüp a Nevsheir, poco dopo il bivio per Ortahisar c’è una deviazione per un ‘Panoramic view point’. Senza sapere cosa sia ci andiamo. Pagando 2 YTL ad adulto si arriva ad uno spiazzo che dà sulla ‘Valle rossa’ da cui partono alcuni sentieri. Cominciamo a girare in questo paesaggio lunare senza meta. Così per un’ora tra i bignè rossi. Scoprirò in albergo che la valle si chiama KizilçuKur e che, lungo quei sentieri, ci sono molte chiese ricavate nel tufo. Noi ne abbiamo vista ben una, per caso. È comunque un bel posto per fare una passeggiata, se non c’è il sole. Non c’era nessuno.
Tappa ad Üçhisar dove ci fermiamo presso una signora che cuce merletti e lenzuola. Laura, l’acquistomane, ne approfitta per comprare dei sottobicchieri ricamati per sua madre. Io, invece, faccio una foto ricordo con la signora che, poi, chiede di spedirgliene una copia.
Mangiamo nel locale ‘House of memories’ dove il gestore Bayran ci spiega che quest’anno sembrano spariti i turisti. In effetti, tolto al Topkapi ad Istanbul, non abbiamo mai trovato ressa. Per noi, meglio così. Visita al castello di Üçhisar, interamente scavato in una guglia di tufo dalla cui sommità si gode un panorama memorabile.
Luca sta un po’ meglio e noi facciamo rotta su Göreme al Museo all’aperto.
Qui veniamo immediatamente agganciati da Mehmet, una guida parlante italiano. Ci facciamo accompagnare nel giro delle chiese che i cristiani del II secolo avevano ricavato nei comignoli di tufo.
Gli affreschi, vecchi di 1000 anni (che hanno ricoperto i precedenti) sono ancora perfettamente conservati. La visita è durata poco più di un’ora. Forse un po’ più di calma non avrebbe guastato.
Giornata conclusa con la visita ad una scuola di tessitura tappeti ad Avanos. Molto, molto evitabile se non siete amanti dei tappeti.
17-07-2007 Kaymakli – Ilhara Luca sta molto meglio e possiamo partire per Kaymakli a visitare la città sotterranea.
Accalappiati da Mustafà entriamo a visitare questo luogo che a me, che non ho visto le catacombe, ha impressionato. La città era abitata da 5000 persone (cristiani) che si erano organizzati una perfetta vita da topo. Si servivano delle sentinelle per sapere se era giorno o notte! Comunque: otto piani per 50 mt. Di profondità con granai, cucine, lavanderie … Tutto tranne un campo di calcio o una piazza per fare due chiacchiere.
Assolutamente non invidiabile come vita ma, a quei tempi, i cristiani anziché uomini sembravano talpe. Ah, la religione! Anche questa visita, però, è stata un po’ troppo veloce. Mustafà sembrava avere i nemici alle calcagna. In realtà più veloci sono le visite e più se ne fanno, fuori, però, non c’era nessuno che aspettava di farsi accalappiare. Tutto in nome del dio denaro. Costo totale 10 YTL per i biglietti (Marco & Luca non hanno pagato) e 25 YTL per Mustafà. Secondo noi, comunque, la guida è molto utile, senza si perdono molti particolari.
Dopo Kaymakli (si può vedere, in alternativa, Derinkuyu ma noi abbiamo seguito il consiglio di Mehmet a Göreme) ci trasferiamo ad Ilhara (50 km) per visitare la valle abitata anch’essa dai cristiani. Questi vivevano, anche loro, in case nella roccia ma, almeno, vedevano la luce del sole.
Era l’ora di pranzo ma non facendo per nulla caldo (tirava una ‘bisa’! … Vento in piemontese) siamo partiti per la passeggiata in questa valle.
In realtà di tratta di un canyon o di una gola per dirla in italiano. Pareti di oltre 100 mt. Con al fondo un tranquillo fiumiciattolo che è, però, la causa dello spettacolo naturale in cui si cammina.
Lungo il tragitto si visitano delle chiese scavate nella roccia, tutte affrescate (simili a quelle di Göreme). Marco ha detto: “Anziché fare delle case hanno fatto delle chiese”. Non siamo molto spirituali! Dopo un’ora di marcia sempre in piano, intervallata dalle visite alle chiese sulle pareti si arriva a Belisirma. Saremmo potuti salire al villaggio ma Luca era stanco e ci siamo fermati al primo ristorante che si trova alla fine del sentiero, il ‘Belisima restaurant’. Pide (la pizza turca, buonissima) per gli altri e Saç Kavurma (kebab di pollo) per me.
Ritornati per la stessa strada siamo arrivati all’auto e con quella in albergo attraversando alcuni paesini dove abbiamo dato strada a muli, oche, galline e pecore. Pittoresco.
Domani lasciamo, a malincuore, la Cappadocia per andare al mare.
18-07-2007 Cappadocia – Kemer Tappa di puro trasferimento: 680 km di statale, molto, molto stancanti. Purtroppo i turchi, generalmente cordiali e gentili, non sono tutti uguali: dopo il benzinaio del primo giorno, un ristoratore che non spiaccicava una parola di inglese si è rivelato bravissimo nei fare i conti a suo favore. Un surplus di almeno 15 YTL alla faccia del turista ricco. Volevo dirgli che ricco non sono ed invece ho pagato e me ne sono andato con una seconda fregatura in saccoccia.
Giunti a Kemer ci siamo sistemati in un alberghetto prenotato via Internet. Grazioso ma con inconvenienti spiacevoli: bagno con puzzo di fogna e rubinetto rotto. Sconsigliato (Forest Park Hotel).
19-07-2007 Cirali – Olympos Prima giornata di mare e ci siamo lasciati travolgere dall’ozio.
Arrivati a Çirali (c’è la deviazione sulla strada 400 che da Antalya porta a Kumluca) e, passato il ponte, non ho preso a destra per Olimpos ma ho proseguito. Si arriva sulla spiaggia in auto! Ogni ristorante della spiaggia ha un piccolo parcheggio. Parcheggiato senza sapere quanto sarebbe costato ci dirigiamo in spiaggia dove ci sono 2 (!) file di lettini ed ombrelloni. Noi siamo sprovvisti di attrezzatura da spiaggia e occupiamo 2 ombrelloni e 4 lettini senza sapere quanto sarebbe costato e ci siamo dati alla contemplazione.
La spiaggia è molto lunga, di ciottoli, con alle spalle le montagne. Case … neanche l’ombra. Veramente una gran bella baia.
Pranzo nel ristorante accanto al quale abbiamo parcheggiato. I prezzi sono del tutto simili agli altri posti fin qui frequentati (circa 40 YTL in quattro: sono poco più di 5 € a testa)- Pennichella, bagnetto e poi passeggiata sulla spiaggia alla volta di Olimpos.
Prima di partire scopriamo che parcheggio e lettini erano gratis (!!!). Sulle nostre riviere succede sempre, no? Olimpos era un’antica città licia le cui rovine si trovano in riva ad un grazioso fiumiciattolo. Non sono nulla di trascendentale ma è la loro collocazione che le rende davvero suggestive.
Non per fare quelli che sanno ma consiglio di fare come noi (che siamo andati a caso): a Çirali non andate verso Olimpos, andate in spiaggia, poi verso le 17.30/18.00 incamminatevi verso le rovine. È tutto molto rilassante e pagate anche meno (parcheggio ed ingresso in spiaggia da Olimpos si pagano).
Alla sera volevamo andare a vedere la Chimera ma era troppo tardi per aggregarci ad una ‘salita’ organizzata. La prossima vita faremo anche quello.
20-07-2007 Patara – Fethiye Partiamo alla volta di Fethiye. La strada segue una costa che offre panorami mozzafiato.
Puntiamo su Ka? ma giunti al paese non ci fermiamo perché non ci ispira granché.
Il nostro approdo balneare è Patara: una spiaggia sterminata di sabbia dove ci aspettavamo la prima calca della stagione ed invece non c’è quasi nessuno. Affittiamo un ombrellone a 3 YTL, ci incamminiamo verso il deserto e ci godiamo 3 ore di relax. Dopo un pranzo alle 16.00, partiamo: prima ci fermiamo alle rovine di Patara. Avremmo voluto fare una visita più approfondita ma il caldo è atroce (parecchio oltre i 40°) e ci limitiamo ad una capatina al bel teatro.
Arrivati a Fethiye troviamo, con un po’ di fatica, l’albergo. Anche questo fuori dal centro, posizione ideale, e carino.
Domani: Olüdeniz.
21-07-2007 Olüdeniz In effetti la fama di Olüdeniz è meritata.
Noi non ci siamo fatti mancare nulla ed abbiamo parcheggiato sulla penisola e ci siamo spaparanzati nel punto più bello: in punta alla penisola prima della “laguna” dove, invece, l’acqua sembrava non fosse bellissima.
Lo scenario è incantevole: una baia quasi chiusa e con una penisola che si insinua dividendola in due, e davanti: le montagne.
Temevamo ci fossero tonnellate di persone ma quando siamo arrivati alle 10:30 non c’era quasi nessuno. Il posto si è man mano popolato senza raggiungere densità riminesi.
Io ed i pargoli ci siamo anche fatti un giro sul kayak.
Dopo l’ozio ed un pranzo di köfte alle 16.00, siamo andati a visitare Kaya, la città fantasma.
È una città abbandonata dopo la prima guerra mondiale e da allora lasciata a se stessa.
È bello passeggiare tra le case di pietra (ce ne sono 2000) e le chiese immaginando la vita ai tempi in cui erano abitate. Da vedere.
Dimenticavo: ad Olüdeniz abbiamo incontrato la prima italiana del nostro viaggio (credevo ci fossimo estinti!).
È stata lei a dirci che il punto della spiaggia da noi scelto era il più bello. Quando si dice il … la fortuna.
22-07-2007 Dalyan Dopo vari ripensamenti su come fare la gita di oggi decidiamo di andare in auto da Fethiye a Dalyan e da lì cercare le barche della cooperativa locale per fare il giro Dalyan-Kaunos-Spiaggia Itzutzu-Bagni di fango (bleah!).
La barca parte alle 10:30 e nel tragitto sul fiume verso Kaunos ammiriamo le tombe rupestri sulle sponde.
Scopriamo che in barca con noi c’è una coppia di italiani (non molto socievoli).
Kaunos è un bel sito con un teatro ben conservato con, cosa particolare, 3 ulivi cresciuti sugli spalti.
Una bella visita non fosse per la temperatura: ho rischiato di sciogliermi camminando.
Un bel salasso per comprare 3 ghiaccioli (pagati come neanche in via Condotti) e ripartiamo per la spiaggia Itzutzu detta “delle tartarughe”.
La spiaggia è un’area protetta perché questo è uno dei siti di nidificazione delle tartarughe marine “Caretta Caretta” (gli altri sono Patara e non ricordo quale altro).
Sono ripetitivo ma il colpo d’occhio è straordinario: una lingua di sabbia tra il fiume ed il mare. Tirava, qui, un bel venticello (ci fosse stato a Kaunos!) e non abbiamo avuto bisogno di prendere un ombrellone. Mentre i figli facevano il bagno io e Laura abbiamo fatto una camminata fino alla foce del fiume dove è vietato fare il bagno a causa della corrente troppo forte.
Tornati sulla barca abbiamo mangiato il cibo preparato dal ‘capitano’ della barca insieme al ‘nostromo’ (sua moglie). La nota curiosa era che la carne era alla griglia e la griglia con brace e tutto era sulla barca! Nel tragitto verso i bagni di fango (bleah!) abbiamo fatto una tappa non prevista: la casa del ‘capitano’ dove è sceso il ‘nostromo’ con il ‘mozzo’ (la figlia di due anni,credo).
Sui bagni di fango (bleah!) non so dire nulla perché, forse si è capito, a me fanno un po’ schifo. Laura ed i pargoli, invece, si sono lanciati in una pozza del tutto simile a quella dei maiali.
Comunque si sono divertiti ed io me ne sono stato al bar a bere un tè.
Nel tragitto verso il lago (Marco & Luca hanno anche guidato un po’ la barca) ho fatto quattro chiacchiere con un danese che era in Turchia per la decima volta: mi ha detto che il miglior modo di girarla è farlo in bus. Si dorme viaggiando risparmiando sulle notti in hotel. Io non ce la farei mai lui sosteneva non fosse così massacrante.
Giunti al centro del lago abbiamo gettato l’ancora e fatto un bel bagno.
Una gita veramente da consigliare.
23-07-2007 Pamukkale – Ku?ada?i Oggi lasciamo Fethiye per Ku?ada?i ma prima deviamo verso l’interno per visitare Pamukkale (che significa castello di cotone) e le sue vasche.
Per mitigare la delusione su come è stato compromesso il sito consiglio di utilizzare l’ingresso più in basso, alla base della collina. Ci sono dei parcheggi gratuiti (sopra non lo so) e, soprattutto, potete godervi il colpo d’occhio di una parete bianca che più bianca non si può. La vista delle ultime vasche in alto è di sicuro impatto. Nel tragitto troverete delle vasche artificiali che è possibile utilizzare. Fate le vostre foto dal basso perché la vista dalla sommità della collina è davvero deprimente. Le vasche naturali sono tutte vuote, una tristezza.
Pamukkale può essere eletto ‘monumento della stupidità umana’ perché le ragioni dello spettacolo che ho descritto stanno tutte nello sfruttamento selvaggio dell’acqua termale da parte degli alberghi che ora, sì, sono stati demoliti, ma l’effetto originario delle cascate non si è più riprodotto.
Una cosa che sconsiglio a chi non ama i bagni di folla è la piscina termale. Costa uno sproposito entrare (18 YTL per adulto) poi ci si mette tutti in fila e si entra attraverso un percorso obbligato nella piscina termale (l’acqua è tiepida, direi calda). L’ambientazione sarebbe stupenda: nella piscina ci sono resti delle colonne del sito di Hierapolis (bello il teatro ma era il 3° che vedevamo) perciò si cammina nell’acqua tra i reperti (bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi). Quello che rovina tutto, per me, sono le decine di persone a mollo, una accanto all’altra, e fuori i fotografi che chiamano per immortalarti: l’ora più brutta della mia vacanza. A Laura, Marco e Luca, però, è piaciuto.
Lasciata Pamukkale ci siamo fermati a mangiare in una locanda vicina ad un distributore. Cibo non buono, igiene pessima. I ragazzi del ristorante, però, di loro sponte ci hanno lavato la macchina. Laura avrebbe preferito avessero lavato le forchette! Ku?ada?i, meta del nostro trasferimento, è, direi, orribile. Una vera città turistica. Per fortuna, grazie alla guida Lonely Planet, abbiamo trovato una zona quasi incontaminata dove abbiamo mangiato in un locale proprio tranquillo. Hakan, il cameriere, era felice di parlare con degli italiani. Ha detto che il suono della nostra lingua è bello.
24-07-2007 Mare – Efeso Seguendo la guida siamo andati in cerca della spiaggia di Pamucak. Non credo che l’abbiamo trovata: ci siamo fermata in una spiaggia quasi vuota, vicino ad un campeggio, dove l’acqua era piena di alghe. Bruttina proprio. Marco & Luca hanno fatto, però, amicizia con due ragazzini Alì e Ismail, con i quali hanno giocato, senza capirsi, per tutto il tempo.
Pranzo nella Selçuk Köftecisi, scelta a caso. Delizioso: abbiamo anche scoperto che era segnalata sulla Lonely.
Ora non ci resta che affrontare il caldo (veramente caldo) di Efeso.
Il sito è stupendo: la Biblioteca di Celso lascia a bocca aperta. Il teatro (un altro!) conteneva 25.000 persone.
Passeggiando per le vie, il percorso è obbligato, ci si rende conto, però, della fortuna di avere in Italia il sito di Pompei, l’unico più grande di Efeso in Europa. È veramente un’altra cosa.
Efeso rimane comunque una tappa imprescindibile in un viaggio in Turchia.
Usciti da Efeso (l’ingresso costa 10 YTL per tutti, più altre 10 YTL per la visita alle ville romane cui abbiamo rinunciato) tappa al Tempio di Artemide, una delle 7 meraviglie del mondo antico. In realtà c’è solo una colonna ma basta per dire: ho visto una delle 7 meraviglie! Marco era contentissimo perché anni fa, durante una visita a Bodrum, aveva visto il Mausoleo di Alicarnasso (un’altra delle meraviglie) e quindi è arrivato a due.
Tornati a Ku?ada?i per riprenderci dal tour de force abbiamo cenato nel ristorante di ieri.
Le vacanze vere e proprie si possono dire terminate. Domani tappa di avvicinamento a Istanbul: pernotteremo a Bursa e poi … A casa.
Qualche nota tecnica: Le strade sono buone, quasi sempre a doppia corsia per ogni senso di marcia. L’asfalto è molto grossolano, i pneumatici non ne godono molto. Anche il rumore è forte.
Il cibo è buono (deve piacere la carne, i vegetariani in Turchia hanno vita dura) e molto conveniente. I nostri pasti superavano raramente le 40 YTL (circa 5€ a testa).
La gente è molto cordiale. È un popolo che ha il desiderio di mettere la gente a proprio agio. Chi ha girato l’Europa sa cosa vuol dire non riuscire a farsi capire e non essere aiutato.
Noi ci siamo portati soldi contanti da casa ma ci sono decine di bancomat che rendono superfluo partire con gli euri in tasca. Inoltre l’euro è accettato ovunque ma consiglio di pagare in lire turche perché il cambio che viene praticato, diciamo, a caso non è per nulla conveniente.
Prenotare gli alberghi da casa come abbiamo fatto noi toglie un po’ di stress ma credo sia meglio cercare gli hotel direttamente in loco. Lega meno ad un itinerario a date forzate.
Sulle guide c’è sempre scritto che sui prezzi bisogna contrattare perché ai turchi piace: io non sono mai riuscito, ma credo sia più un mio limite.
Credo di aver detto tutto.
Ah no, ancora una cosa: se non visitate la Turchia vi mancherà un’esperienza indimenticabile.
Ciao a tutti Edo.