Turchia dell’est in moto
Dove andate in ferie quest’anno? Ancora Turchia?… ma ci siete già stati ! E’ vero… ma ci mancava la zona più ad Est, così anche quest’anno siamo tornati in Turchia per visitare le zone a confine con Armenia ed Iran.
Purtroppo avevamo a disposizione solo 15 giorni, così si è dovuto fare tutto un po’ di corsa, e per arrivare velocemente nei luoghi che volevamo visitare abbiamo attraversato il paese senza concederci troppe tappe nei “luoghi già visti”.
La prima tappa (930 km.) ci ha portato alla capitale Ittita di HATTUSAS presso la città di Bogazkale, 120km. Ad Est di Ankara. (foto 1 e 2) Una rivelazione… si tratta di un enorme sito archeologico che ha rivoluzionato l’idea che mi ero fatto degli Ittiti (e qui devo mio malgrado confessare la mia ignoranza storica a riguardo). Mi ero sempre immaginato gli Ittiti come un popolo che vivesse in luoghi caldi… ed è stata grande la mia sorpresa quando ho scoperto che la capitale si trova a circa 2000 mt. Di quota, e pure essendo il 20 Luglio il freddo era pungente. La visita però ripaga di tutta la strada fatta, ci sono pochissimi turisti ed il sito è davvero enorme (bisogna spostarsi al suo interno in moto, dopo aver pagato l’ingresso, attraverso una strada asfaltata per un percorso di circa 5 km…Impensabile farlo a piedi). Ci sono molti riferimenti all’Egitto anche a causa dei rapporti politici che esistevano tra i due popoli.
In loco si possono incontrare alcuni pastori (il bestiame pascola tranquillamente all’interno del sito archeologico condividendo l’area con i gruppi archeologici che stanno effettuando nuovi scavi) che si propongono ben volentieri di accompagnarti a visitare i punti salienti, chi non volesse può comunque affidarsi ad una buona guida (noi avevamo la EDT-lonely planet) ottenendo i medesimi risultati.
Terminata la visita consiglio di recarsi a vedere anche i luoghi sacri situati a pochi chilometri dal sito di Hattusias e segnalati su qualsiasi cartina, con particolare riguardo per YAZILIKAYA … sono anch’essi molto suggestivi.
Con un po’ più di calma abbiamo raggiunto il sito archeologico di ANI, per visitare il quale occorre fare sosta alla città di KARS. (Con mio grande dispiacere non siamo riusciti a fermarci alle terme di Balikli Kaplica, vicino a Kangal, dove nelle vasche di acqua termale piccoli pesci si adoperano a fare la pulizia della pelle di chi vi si imerge, particolarmente consigliata per chi soffre di psoriasi).
La città di KARS (foto 3) (che risente ancora oggi della colonizzazione russa avvenuta sino all’inizio di questo secolo) l’ho trovata veramente particolare. Non posso dire che sia una bella città o che abbia monumenti per i quali meriti una visita, ma proprio il grigiore dei suoi palazzi e delle sue strade (le vie principale sono state pavimentate tra il 2003 ed il 2004… prima erano in terra battuta, e squadre di uomini stavano lavorando ancora durante la nostra visita) rappresentano la sua maggiore attrattiva e curiosità.
ANI (foto 4 e 5) è un’antica città abbandonata (in quanto uscita dalle principali rotte commerciali) situata a circa 30 km. Da Kars, proprio a confine tra Turchia ed Armenia. Oggi, oltre alle imponenti mura, si possono ancora visitare moschee e chiese armene, che sono gli unici edifici rimasti in piedi visto che delle abitazioni sono rimaste solo le fondamenta o poco più. Si trattava di un’enorme centro abitato che era paragonabile per importanza a Costantinopoli, dove ancora sono ben distinguibili (oltre agli edifici religiosi) le zone abitate, quelle commerciali, i magazzini, gli Hammam e le fortificazioni. La visita richiede almeno mezza giornata ed il biglietto di ingresso può essere fatto direttamente in loco (sulle guide meno aggiornate viene descritta una lunga procedura da fare alla città di Kars tra museo e posti di polizia per avere i permessi per poter accedere al sito archeologico di Ani. In realtà una nuova legge turca del 2003 ha liberalizzato la possibilità di accedere al sito senza più la necessità di permessi speciali).
Dopo Kars ci siamo spostati alla volta di DOGUBAIAZIT, anonima città di confine ai piedi del monte Ararat, ed ultimo punto di riferimento prima del confine con l’Iran.
La città in sé non ha nulla di interessante se non il monumentale palazzo di ISKAPASA (foto 6 e 7) situato a circa 5 km. Dalla città al termine di una lunga salita (qualcuno percorre il tratto anche a piedi). Il palazzo risulta fortemente restaurato (o sarebbe meglio dire “ricostruito”), ma la sua posizione (costruito sul fianco di una montagna ed affacciato su una vasta pianura) e dimensione (più di 300 stanze, con moschea, hammam, alloggi, harem, giardino, cortili e piazze interne, depositi, alloggi per gli ospiti e per le guardie) lascia il visitatore a bocca aperta immaginando quale dovesse essere lo sfoggio di ricchezza negli anni in cui era in funzione (all’ingresso c’era pure una fontana che dispensava latte).
Successivamente ci siamo spostati a VAN in prossimità dell’omonimo lago (foto 8 e 9). Qui oltre alla bellezza dei luoghi è molto interessante visitare la chiesa armena di AKDAMAR posta su una piccola isola raggiungibile con barche che accompagnano i visitatori (oggi è un frequentatissimo luogo per pic-nik utilizzato soprattutto dai locali), la rocca di HOSAP (al confine con l’Iran) ed il vulcano NEMRUT la cui colata lavica ha dato origine al lago di Van. Queso vulcano ha il medesimo nome di un’altra montagna (Nemrut Dagi) situata vicino alla città di Adiyaman che è divenuta importante meta turistica grazie alla presenza della tomba del re Antiochio. Sul vulcano, contrariamente a quanto accade sull’altro Nemrut, non ci sono reperti archeologici da visitare, ma è molto interessante raggiungere l’interno del cratere (circa 15 km. Di sterrato) dove oggi si può vedere un enorme lago con fonti calde (queste ultime erano segnalate sulla guida, ma non siamo riusciti a trovarle). Si tratta di un posto desolato pochissimo frequentato sia dai locali che dai turisti. Ormai il tempo stringe e tra pochi giorni dobbiamo nuovamente imbarcarci alla volta dell’Italia. Così facciamo ritorno verso il porto di Cesme facendo alcune tappe in varie città per poterle visitare. Durante il ritorno percorriamo lunghi tratti di quella che era la “via della seta”, riconoscibile sia grazie alla toponomastica dei luoghi (desinenze “han” e “saray” nel nome dei paesi indicano la presenza di caravanserragli) che grazie all’effettiva presenza di caravanserragli lungo il tragitto. Questi sono disposti a circa 35/40 km. L’uno dall’altro (era la percorrenza media giornaliera delle carovane) e sono tutti visitabili … alcuni sono molto ben conservati, altri meno, di alcuni restano solo le rovine o le tracce della loro presenza riconducibile alla sola toponomastica.
Rientriamo in Italia con un po’ di rimpianto sapendo che non torneremo tanto presto in Turchia, ormai l’abbiamo visitata tutta e nei prossimi anni ci sposteremo su nuove mete. Durante il viaggio di andata in traghetto abbiamo conosciuto due simpatici ed interessanti compagni di viaggio: Walter e Fulvio (due motociclisti che si apprestavano il primo ad andare in Cina, ed il secondo a fare il giro completo della Turchia potendo disporre di più giorni di ferie che noi) i quali ci hanno dato parecchi spunti per i prossimi viaggi.
Già abbiamo iniziato ad elaborare un ipotesi per un nuovo giro, ma prima dobbiamo rimettere in ordine la moto che avendo già “compiuto” i suoi primi 40.000 km., ed essendo un monocilindrico, ha bisogno di qualche piccolo intervento.
Carlo e Jana.