Tunisia: rocce, sabbia ed emozioni
Terra d’Africa: l’emozione è sempre la stessa, sempre forte, quasi da lacrime di gioia. Trovato un albergo aperto (alle 3 di notte) ci riposiamo per poche ore, e la mattina fuggiamo via dalla metropoli in direzione sud ovest, alla volta della regione delle montagne di Teboursouk.
Agosto: 50 gradi… L’acqua delle borracce è bollente e ci ustiona il cuoio capelluto quando cerchiamo di trovare un po’ di refrigerio bagnadoci il capo. Sui monti intorno a Teboursouk troviamo le prime piste, e raggiungiamo le rovine Romane di Dougga, in un paradiso di graniti erosi e intere colline coltivate ad ulivi. Il gran caldo viene spezzato da un temporale estivo, breve e violento, che ci coglie proprio all’ingresso alle rovine, chiaramente deserte perchè fuori mano rispetto ai classici tours. C’è un solo alberghetto in Teboursouk, e lo troviamo anche se disperso tra gli ulivi fuori della cittadina. Ceniamo in un’atmosfera magica, col canto del muezzijn in sottofondo. Poi è la volta di El Kef e delle piste a ridosso del confine Algerino, lungo ouidian sabbiosi e colline brulle, cotte dal sole, fino al centro minerario di Gafsa. Ed ancora piste silenziose ed assolutamente incontaminate da Metaloui fino a Chebika, Oasi di montagna che raggiungiamo da una tratta nuova, evitando praticamente qualsiasi incontro. Qualsiasi? Non proprio: una decina di carri armati ci sfilano a destra, lungo un jebel, con i cannoni ad alzo zero puntati sulla nostra pista… Spavento e gran colpo di acceleratore: ci dissolviamo in una nube di polvere, alzando i ciottoli con le ruote ad oltre 100 km\h. Saliamo poi fino a Tamerza dove, ancora lungo piste ignote ai più, raggiungiamo i canaloni sabbiosi a est di Mides, a pochissimo dal confine ALgerino.
Ceniamo e pernottiamo da amici, al Les Cascades, dormendo all’aperto con le palme e le stelle a farci da coperta. Evitiamo ancora l’asfalto per scendere attraverso il Chott El Gharsa verso Nefta, tagliando direttamente la grande piana argillosa da nord a sud. Molti blocchi di militari che pattugliano la zona, spesso teatro di sconfinamenti da parte di oltranzisti algerini.
Da Nefta ci tuffiamo nel maestoso Chott El Jerid lungo una pista diretta che taglia velocissima verso sud ovest, incontrando le sabbie dell’Erg Orientale all’altezza di Rjeim Maafough, splendido agglomerato di bianche cupole sparse sulle dune bianche. Una visione da sogno. Per dune costeggiamo il grande erg fino a Sabria, dove fuggiamo sotto una fitta sassaiola per fortuna senza conseguenze. Giungiamo a Douz da Ovest, dalle sabbie e finalmente ci riposiamo per un giorno, visitando questo borgo un tempo famoso centro commerciale e punto d’arrivo di rotte carovaniere.
Poi di nuovo sud, verso la mitica Ksar Ghilane, ma evitando sia la Pipe Line sia la diretta per dune, entrambe troppo battute dal turismo organizzato; optiamo per un itinerario nuovo, che sfiora le sabbie ad est della Pipe Line, passando per Ksar Tarcine.
Da Ghilane(ed è dura andar per dune in moto con passeggero!) scendiamo navigando su oiste rocciose fino a Duirat e Chenini, e poi ancora a Remada, fino al posto di confine che porta a Nalut, in Libia, ahimè chiuso al traffico turistico.
La regione degli ksour, da Remada fino a Benji Keddache è un meraviglioso puzzle di colori, vestigia berbere, granai-fortezza mozzafiato. Le montagne tra Remada e Tataouine offrono paesaggi meravigliosi al tramonto, purtroppo a volte un po’ rovinati dalle sassate dei bimbi, che considerano il tiro al viaggiatore lo sport nazionale! Grandi scorpacciate di dolci nelle pasticcerie di Foum Tataouine (sapevate? la pasticceria Tunisina è GRANDIOSA!!!!) E di nuovo piste fino a Matmata, arrivandoci dalle montagne a sud est, vero intrico di piste profondamente incise nella roccia morbida e nell’argilla.
Da MAtmata il viaggio ahimè avviene su asfalto… Avendo lasciata a casa praticamente tutto il vestiario per essere leggeri nonostante le riserve di benzina (60litri) ed acqua (30 litri), non possiamo che inoltrarci nei paesi con le nostre ormai lerce tute da enduro (che ci hanno protetto nei numerosi “voli” sulle piste del sud), chiaramente assomigliando a veri Marziani con i nostri stivaloni impolverati… Sulla costa, a Gabes, siamo costretti a montare la nostra tendina sul letto di un Alberghetto, a causa dell’invasione della stanza da parte di simpatici scarafaggini rossi grandi come gatti! Ma non è un problema: la tenda ci protegge e noi dormiamo beati.
Ci togliamo di dosso la polvere a Nabeul, dove ci fermiamo per 3 giorni a riposare le ossa martoriate. Ed a progettare la prossima “immersione” in NordAfrica… Che, chiaramente, sarà di lì a pochi mesi: non riusciamo a starne lontani nè io nè la mia Anto… La moto dorme placida sotto una palma, il riposo del guerriero… Prima o poi tornerà a giocare con la sabbia. Come noi anch’essa ce l’ha nel cuore.
Robo Gabr’Aoun