Tunisia. Hammamet + Minitour

Ciao a tutti. Mi appresto a inserire qui sotto il diario di viaggio che ho redatto durante le vacanze di quest’estate 2008. Si è trattato di una settimana in Tunisia, dal 25 agosto al 1 settembre. Il pacchetto, prenotato già dall’Italia tramite internet è uno dei classici offerti dai Viaggi del Turchese: un minitour della durata di tre...
Scritto da: Vladislav
tunisia. hammamet + minitour
Partenza il: 25/08/2008
Ritorno il: 01/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Ciao a tutti.

Mi appresto a inserire qui sotto il diario di viaggio che ho redatto durante le vacanze di quest’estate 2008. Si è trattato di una settimana in Tunisia, dal 25 agosto al 1 settembre. Il pacchetto, prenotato già dall’Italia tramite internet è uno dei classici offerti dai Viaggi del Turchese: un minitour della durata di tre giorni, seguito da altri tre giorni al mare, sulla costa. Formula roulette, cioè non sapevamo gli alberghi dove saremmo finiti sino a un paio di giorni prima della partenza. Prezzo per il volo, il tour e la pensione completa: 624 €. Fuori da essa rimanevano le escursioni facoltative (ma fortemente auspicabili) per un centinaio di euro in tutto, le bevande in alcuni pasti, più tutti gli extra che si fossero voluti acquistare (souvenir e acqua minerale in primis). La spesa totale per noi è stata sugli 850€ a testa.

Rispetto al pacchetto acquistato hanno variato in corso d’opera l’orario dei voli sia d’andata che di ritorno. Per fortuna questo non ci ha disturbato più di tanto. Più fastidioso invece lo scambio che abbiamo saputo soltanto una volta sul posto: anziché il tour seguito da un po’ di relax, avremmo fatto prima i giorni di mare e poi, prima di tornare in Italia, il più faticoso giro di visite.

La vacanza è stata comunque soddisfacente. La mia metà, nonché mia perfetta compagna di viaggio, ha avuto problemi fino all’ultimo con le ferie, per cui abbiamo dovuto un po’ prendere “quel che passava il convento”. Non ci aspettavamo il posto più bello del mondo, e in effetti a parer nostro non lo è stato, ma la vacanza è stata comunque piacevole e interessante (non che sia facile trovare un’occasione in cui per me stare con la mia lei non sia piacevole, ma questo è un altro discorso).

Qualche veloce nota “tecnica” sulla Tunisia. Per entrare nel paese, per lo meno con viaggi organizzati, non serve passaporto, basta una carta d’identità valida per l’espatrio. In aereo fanno compilare un cartoncino che, timbrato dalla polizia di frontiera in ingresso, dovrà essere riconsegnato quando si lascia il paese.

Nessuna vaccinazione obbligatoria, unica avvertenza sanitaria evitare acqua non minerale e frutta lavata sul posto… ma dentro agli alberghi si può stare tranquilli anche in questo.

La moneta è il Dinaro Tunisino (DT), che quando siamo andati noi valeva sugli 0,60 euro. Per il poco che abbiamo potuto sperimentare i prezzi a cui si può arrivare sono circa la metà di quelli italiani. Dico a cui si può arrivare perché è uso trattare ogni acquisto, e questo vale sia per i turisti che per i locali. All’inizio può risultare divertente e folkloristico, ma all’ennesima contrattazione per noi animi non abituati risulta piuttosto pesante. Comunque, nel trattare andateci pesanti, si riesce quasi sempre ad arrivare a un prezzo pari a 1/5 di quello richiesto all’inizio, spesso anche meno.

La temperatura estiva era abbastanza calda, e nemmeno esageratamente secca come si potrebbe pensare. Punte elevatissime nelle zone desertiche, clima più mite e piacevole brezza sulla costa. Pioggia… beh, noi abbiamo preso giusto qualche goccia una sola sera. Portare quindi abbigliamento estivo, ma non dimenticare una tenuta “lunga” per l’ingresso nelle moschee (dove comunque non fanno entrare turisti nella sala di preghiera, soltanto nel cortile antistante).

La lingua non è un problema. A parte che tutti i Tunisini parlano correntemente oltre all’arabo anche il francese, non ci siamo mai trovati in difficoltà parlando anche esclusivamente italiano (potere dell’euro… purtroppo). L’igiene e la pulizia non sembrano essere il punto forte del paese, guardandosi tutto intorno nel girovagare. Tuttavia abbiamo riscontrato particolare attenzione nel mantenere del tutto accettabili i luoghi frequentati dai turisti.

Questo è quanto, ecco quindi il diario della nostra vacanza: 1° GIORNO – 25/08 Il giorno della partenza. La decisione, unanime, è quella di prendere il treno per Bologna, da dove decollerà il nostro aereo, con grande anticipo. Motivo? Abbiamo un paio di ricordi di Bologna che vanno necessariamente rinverditi. E infatti, dopo un’oretta di treno, veloce accoppiata friggitoria-gelateria. Deludente la prima rispetto a quanto ricordavamo, porzioni piccole e prezzi cari. A pareggiare i conti pensa però la gelateria che ben ricordiamo: proprio sotto alle torri degli Asinelli, un gelato così buono, ma così buono che… provatelo.

Torniamo dunque alla stazione e, con buon anticipo, prendiamo la navetta che ci porta in aeroporto. 5 € il prezzo del biglietto.

Una volta in aeroporto, coda per ritirare i biglietti, coda per il check-in delle valigie (limitate è vero, ma i 5kg del bagaglio a mano non possono bastare per una settimana di vacanza). Un veloce giretto per i negozi della struttura, e per me l’ultimo caffé italiano (esperienza mi insegna a essere molto cauto nel prendere caffè espresso all’estero. Molto meglio provare le bevande locali). Check-in anche per noi dunque e, alle 20.00… un poco in ritardo, l’aereo decolla con noi a bordo.

Il volo, di per sé breve, è stato un poco allungato da un fantasioso scalo a Djerba, ben più a sud del nostro aeroporto di arrivo di Monastir. Qui, quando la mezzanotte è ormai alle porte, cartelli de “I Viaggi del Turchese” ci dirigono ad un pullman. Ancora un’ora di viaggio e verso le 1.30 arriviamo in albergo, ad Hammamet (Hammamet Serail il nome dell’albergo). Check-in veloce e nanna di corsa. La giornata è stata già parecchio intensa.

2° GIORNO – 26/08 La mattina ci svegliamo alle 9.30. Ci sembra più che ragionevole considerata l’ora in cui ci siamo coricati… non siamo nottambuli noi. Baldanzosi scendiamo per la colazione alle 10.05 e… la colazione viene servita fino alle 10.00. Uno dei tanti inservienti dell’albergo, forse mosso da compassione, ci porta ad un bar semivuoto dove è ammassato qualcosa di simile ad avanzi di colazione. Ad ogni modo, qualcosa nello stomaco riusciamo a metterla. Alle 11.30 riunione col rappresentante dell’agenzia di viaggi che, tra una battuta e l’altra, ci comunica che il nostro mini-tour inizierà, diversamente da quanto previsto, la mattina di venerdì. Ne approfittiamo per prenotare per il giovedì l’escursione più interessante che pare mancare al nostro programma: Tunisi, Cartagine e Sidi Bou Said.

Il resto della giornata passa in piscina. Pieno relax. Ora informati non manchiamo uno degli orari dei pasti che ci servono con un buffet caldo e freddo di buona varietà.

Alla sera, forse non troppo interessati all’animazione dell’hotel e al suo “Welcome Show”, prendiamo un taxi che, alla modica cifra di 5 DT (circa 3€), ci porta alla medina Yasmine di Hammamet, la medina nuova: negozi e negozietti di ogni sorta (si fa per dire, gli articoli in vendita sono per lo più gli stessi in tutti) si susseguono in un ambiente plasticoso e prefabbricato, ma pieno di gente, luci e colori. Senza la presunzione di essere nella vera Tunisia è comunque piacevole trascorrere là una serata. Una nota: la mia bella decide di farsi dipingere una mano con un motivo floreale in henné. Molto bello il risultato, al momento ci pare ragionevole il prezzo di 25 DT. Siamo dubbiosi sulla sua durata, si patteggia quindi per un ritocco gratuito il giorno prima di tornare in Italia. Speriamo di ritrovare il banchetto.

Altri 4 DT per il ritorno, con un non meglio specificato “amico del tassista” seduto con noi. Una frittella al cioccolato molto strana alla piscina dell’hotel: la pasta è salata, come di pizza. E finalmente il meritato riposo.

3° GIORNO – 27/08 Ancora Hammamet per oggi, e questa volta dedichiamo la giornata al suo mare.

Più simile a una brulla discarica che a una strada il percorso per arrivare alla spiaggia. 300 metri di cammino, volendo un carretto trainato da un povero cavallo accaldato risparmia gratuitamente la fatica.

Spiaggia larga, gli ombrelloni di paglia gratuiti e già disposti. I lettini, seppur scomodi, a 2 DT al giorno… certo nulla a che vedere con i prezzi della spiagge italiane. Il mare è cristallino e per nulla freddo, il fondo scende dolce… di certo non ci troviamo nell’ammasso di alghe descritto in altri resoconti.

Il tempo di riprometterci un giro con una sorta di paracadute trainato da un motoscafo e dobbiamo tornare di corsa all’albergo dove ci aspetta un “salutare” hammam, il bagno turco. Ci chiudono in una stanza carica di vapore umidità a mille, e la sensazione è simile a quella di una sauna. 20 minuti e da soli decidiamo di liberarci e uscire dalla stanza. Una grossa signora attende la mia metà con un ghigno in volto: lei ha prenotato anche un “gommage” (peeling, per chi bazzica i centri di bellezza). Ben strofinata e ripulita lei, siamo pronti per l’ultima fase, gentile omaggio della casa o meno non lo sapremo mai. La stessa signora si serve di una caraffa per versarci addosso acqua ben calda. Vi dirò… alla fine è anche piacevole.

Decidiamo di mangiare presto e per la serata ci facciamo portare in taxi alla seconda medina di Hammamet, la Medina Vecchia. Molto più “vera” di quella della sera precedente, ma anche molto più caotica ed estenuante: un continuo susseguirsi di negozietti, e davanti ad ognuno immancabile il negoziante che in mille lingue e dialetti cerca di tirarci dentro. Vogliamo dei bracciali con incisi i nostri nomi in arabo. Prezzo di partenza: 128 DT per quattro bracciali. Prezzo di acquisto, dopo parecchie battute e contrattazioni, 12 DT. Devo dire che già a distanza di un paio di settimane parte del “vero argento” del mio bracciale ha assunto una rarissima colorazione rosso rame. Altro acquisto, una casacca per me, passata da 60 a 15 DT.

Torniamo all’albergo e a letto di corsa: l’indomani la sveglia suonerà alle 6.30.

4° GIORNO – 28/08 Oggi prima giornata di effettiva visita in Tunisia. Integriamo il programma previsto dal nostro mini-tour con una giornata nei dintorni di Tunisi.

La sveglia telefonica, pur in parte attesa, rimane un trauma. Più dormienti che svegli saliamo sul pullman stracolmo. 53 persone con tanto di guida parlante in italiano: Alì, per l’occasione.

Prima tappa è la vasta medina della capitale: negozi e negozietti come già avevamo visto ad Hammamet, ma in un caos che a me ricorda molto il Gran Bazar di Istanbul. Vaghiamo senza una meta fino a rischiare di far tardi per la risalita sul pullman. Sempre a Tunisi il Museo del Bardo. Resti preistorici, romani, arabi, anche qualcosa di punico e bizantino, ritrovati in tutto il paese. Da notare la nostra guida che, lamentandosi di come fosse consentito toccare, calpestare e quindi rovinare alcuni bei mosaici antichi, se ne stava bello bello appoggiato ad una statua romana. Un pranzo piuttosto deludente nel ristorante in cui ci portano: un self service simile a quello dell’albergo di Hammamet ma privato delle cose più buone.

Subito dopo pranzo, sotto il solleone, si fa tappa a Cartagine, Poco o nulla è rimasto della cartagine punica, molte villette lussuose moderne invece punteggiano la zona. Restano però le rovine di terme di epoca romana. Splendido il paesaggio in cui il sito si trova, stagliato su un azzurrissimo mare, non troppo conservate invece le rovine vere e proprie. Ultima tappa della giornata il villaggio di Sidi Bou Said, famoso per le tipiche case bianche con rifiniture azzurre di stile arabo-andaluso… e in effetti a parte questo non c’è nulla di che.

Siamo di ritorno ad Hammamet giusto in tempo per un bagno prima di riscendere per una cena “tunisina”, in cui ottimo couscous e sfoglie ripiene (i brick) fanno da padroni. Di gusto più discutibile i dolcetti tipici, biscotti per quanto mi riguarda piuttosto anonimi, alcuni tanto farinosi da essere al limite della mangiabilità. L’animazione ha organizzato la prosecuzione della serata a tema con una festa-spettacolo esterna. Noi però, al solito poco inclini ad aderire a queste iniziative, e soprattutto trattenuti da una sveglia di primissimo mattino che ci aspetta, ci diamo al biliardo (1 DT = 1 partita… niente male) e il letto non tarda molto ad accoglierci.

5° GIORNO – 29/08 Finalmente parte il minitour che da prima parte della settimana è diventato seconda. La sveglia è alle 5.30, ci caricano su un pullman che sarà nostro per i prossimi 3 giorni. A bordo la guida Nabil, che parla arabo, francese, inglese, italiano e spagnolo. Un poco più chiacchierone di quella del giorno precedente, già a bordo ci intrattiene con le notizie più varie non solo sul tour che faremo, ma anche su vari aspetti della Tunisia in generale.

Prima tappa della giornata è El Jem, sede di un anfiteatro romano che è il terzo al mondo a detta di Nabil, il sesto per i libri. Si può entrare e girare liberamente per tutta la struttura. Sosta poi al mercato delle spezie di Gabes. Molto turistico, oltre alle spezie e ai tè propone il solito artigianato locale, foto con camaleonte in mano e piccoli pescetti essiccati. Li abbiamo comprati, eh sì… ora il problema è come cucinarli. C’era anche una strana polvere verde tra le spezie, ci intingiamo un dito e assaggiamo, non sa di niente… solo alcuni giorni dopo abbiamo scoperto che si trattava di henné, usato per dipingere pelle e capelli.

Riprendiamo la via e vediamo a bordo strada, oltre a venditori clandestini di benzina libica (in Tunisia la benzina costa 1 DT al litro, in Libia meno di un quinto), della baracche-ristorante. Appesi alle tettoie dei capretti sgozzati e lasciati a dissanguarsi… cruento lo so, ma è l’unico modo in cui ai musulmani è consentito macellare la carne. Ci hanno assicurato che quei capretti cotti alla brace siano impedibili. Ci hanno fatto venire una gran acquolina (non siamo vegetariani, si capisce?) e poi… ci hanno portato a pranzo in un anonimo ristorante di un anonimo hotel, pecca della scelta di un tour organizzato.

Al pomeriggio si parte da Matmata. Il paese è molto caratteristico, con la parte tradizionale scavata sottoterra, così da mantenere una piacevole temperatura costante durante tutto l’anno. Estremamente caratteristica la tatuatissima vecchietta berbera che ci ha accolto in quella che era casa sua e offerto tè alla menta, pane e ceci, dietro offerta libera ma fortemente gradita.

Arriva il tramonto ed è il momento della prima delle esperienze facoltative che ci vengono proposte a pagamento. C’è da dire che ci si sente quasi obbligati ad aderire, sia per non perdere esperienze nuove, sia per non essere lasciati ad aspettare per ore in cittadine semideserte. Dunque: cammellata + escursione in jeep + visita di un palmeto in calesse = 85 DT a testa, circa 50€. Questa sera tocca alla cammellata nel deserto. Un’ora in sella a un dromedario. Scomodo sicuramente, la schiena non ringrazia, ma è così curioso cavalcare un animale così insolito (per noi. Nel sud della Tunisia è piuttosto diffuso) da far tornare un po’ bambini. Impeccabile anche la scelta dell’orario, che ci ha permesso di ammirare e fotografare un tramonto sul deserto da mille e una notte. Carichi per l’esperienza, ma esausti, andiamo al nostro nuovo albergo, il “Sun Palm”, a Douz. Cena davvero squisita, il tempo per un velocissimo tuffo in piscina in notturna (la piscina avrebbe dovuto essere chiusa, ma pare che per noi abbiano fatto un’eccezione… nonostante lo stomaco pieno, come lasciarsela sfuggire?) e di corsa a nanna, la sveglia incombe più che mai.

Ah, anche una telefonata a casa prima di dormire, e qui ci sta bene un piccolo inciso sull’uso del telefono. Ci hanno sconsigliato, quasi vietato, di usare i cellulari per chiamare l’Italia, come per ricevere chiamate e mandare sms, i costi sono proibitivi. Ci sono invece frequenti “Taxi Phone” disseminati per le cittadine, le cabine telefoniche. Funzionano solo a moneta, niente schede telefoniche, ma consentono chiamate a telefoni fissi italiani in tutta tranquillità, per chiamate di qualche minuto si sta sotto al DT. Più costoso anche in questo caso chiamare un cellulare… provato sulla mia pelle.

6° GIORNO – 30/08 Secondo giorno di tour, quello che a sensazione, e a gusto nostro, appare come il più interessante. La sveglia detiene un record che se non è assoluto poco ci manca: prevista per le 5.00, il buon albergatore pensa bene di far squillare il telefono con dieci minuti di anticipo. Il sonno è ancora padrone di noi, tanto che ancora adesso non ricordo bene i dettagli di quelle ore. Caricati i bagagli sul pullman, abbiamo proseguito per un’oretta il meritato riposo, per quanto la sua scomodità ci consentisse.

Prima tappa di giornata quindi, poco oltre l’alba, il lago salato di Chott El Djerid. Si tratta di un’enorme distesa piatta e completamente spoglia, interrotta soltanto da alcune sorgenti di acqua… salatissima, assaggiare per credere. Da questa piana, lago nei rari casi di pioggia intensa, si estrae sale usato internamente e anche esportato in alcuni paesi esteri come antigelo per le strade. Mamma mia che desolazione, non a caso gli antichi usavano il sale per non far crescere più nulla su un terreno.

Iniziano a variare anche le merci proposte con un’insistenza incredibile nei vari negozietti e banchetti che troviamo ovunque. L’artigianato locale lascia spazio a rose del deserto, geodi d’ametista (veri o dipinti? Rimarrà un mistero) e datteri. I venditori peraltro non si limitano più a chiamarti nel loro negozio, ma sguinzagliano i figli in una vendita “a inseguimento”, e “a sfinimento” direi, data l’insistenza.

Ma torniamo al tour. Lasciamo il pullman per salire su moderni fuoristrada che ci accompagneranno nella seconda, e decisamente più costosa (60 DT) escursione a pagamento. Si tratta della combinazione di due visite. La prima alle oasi di montagna di Chebika e Tamerza, per noi deludenti: antichi villaggi costruiti in un’oasi alle pendici dell’Atlante, un paio di cascatelle tra le rocce e poco altro (ci è stato proposto un bagno sotto una di queste ma noi, entusiasti e pronti all’idea, abbiamo desistito di fronte a un’acqua sporca e torbida, in cui nuotare tra sacchetti di plastica e mozziconi di sigaretta).

Nella seconda parte invece i fuoristrada hanno iniziato a prendere piste nel deserto, roccioso prima e sabbioso, proprio come deve essere il deserto per il nostro immaginario, poi, divertendo tutti noi con la loro guida per noi estrema su e giù per le dune. Su una duna ci siamo fermati. Il caldo è opprimente, ma la vista del deserto e la sensazione di una sabbia insolitamente fine sotto ai piedi sono davvero indimenticabili (e io a casa conservo un po’ di quella sabbia).

Altri punti salienti dell’escursione: la visita di un set desertico di Guerre Stellari, e il fenomeno del miraggio, per cui noi (sobri, vi assicuro) vedevamo vasti specchi d’acqua con tanto di isolotti ben chiari in pieno deserto… roba da sgranare gli occhi.

Pomeriggio un poco meno interessante a Tozeur: un giro in calesse sino a una piantagione di palme da dattero, con tanto di dimostrazione e assaggini, e un giro nel centro della cittadina tra tipiche case rivestite di mattoncini.

Finalmente nel tardo pomeriggio, quando ci sembrava di essere svegli da una vita, arriviamo all’albergo designato per la notte, un 5 stelle nella cittadina di Gafsa, lo Jugurtha Palace: lussuoso vero, ma nulla di eccezionale, di certo non le 5 stelle come sono concepite in Italia. Dopo la cena e un tè, non essendoci nulla o quasi al di fuori dell’albergo, ci chiudiamo nella nostra stanza.

Ah, piccola nota: chiamando dall’albergo spendiamo 9 DT per la telefonata che solitamente ne costa mezzo.

7° GIORNO -31/08 Inizio del terzo e ultimo giorno del minitour. Questa volta sono stati clementi, e ci hanno concesso di svegliarci addirittura alle 6.

Inizia dunque la ormai abituale e assonnata salita sul pullman. La prima tappa, dopo un’ora e mezza di viaggio/sonno, è il sito di Sbeitla. Alle 8.30 del mattino già il caldo si fa sentire. Il sito conta i resti di un antico insediamento romano. Alcune parti sono ben conservate, altre le possiamo ricostruire con un po’ di immaginazione a partire dai suggerimenti della guida. Un campidoglio, delle terme, un frantoio… alcuni resti di una basilica bizantina.

Ancora sul pullman dunque, diretti a nord. I paesaggi che si susseguono, pur aride distese punteggiate di ulivi e fichi d’india, ci appaiono verdi, abituati al “deserto vero”, quello del sud, quello delle oasi di datteri e alle volte nemmeno quelle.

La sosta successiva è a Kairuoan, capitale spirituale del paese e tra le città religiosamente più importanti di tutto il mondo islamico. Vediamo la “Grande Moschea”, di cui mi stupisce l’estrema differenza di architettura rispetto alle moschee che tutti immaginiamo, quelle dello stile ottomani di Istanbul per esempio. Architettura spartana per il maghreb invece, poche decorazioni, color sabbia, un solo minareto quadrato e piuttosto tozzo. Pausa pranzo, in cui abbiamo la possibilità di toglierci qualche curiosità sulla vita quotidiana di una coppia di ragazzi sordi del gruppo, e subito ultimiamo la visita della città. Dei bacini per la raccolta dell’acqua (ben poca cosa in verità), la Moschea del Barbiere, simile alla precedente, ma accoglie la tomba di un santo dell’islam, presunto compagno di Maometto. Abbiamo poi un po’ di tempo libero nella medina della città, ma la gran parte dei negozietti è chiusa essendo domenica (la colonizzazione francese ha spostato il giorno di riposo dal tradizionale venerdì islamico alla domenica). Riusciamo comunque a comprare dell’henné per tingere i capelli e a rifornirci d’acqua.

Il minitour finisce qui, ci riportano all’albergo di Hammamet da cui siamo partiti nel tardo pomeriggio. In serata torniamo alla medina nuova per cercare una bandiera tunisina per la mia collezione (cercata per tutta la vacanza e mai trovata… mi devo accontentare di una cartolina che la raffigura), abbiamo però ritrovato il ragazzo che aveva dipinto con l’henné la mano della mia bella e, rispettando la promessa del primo giorno, l’ha ritoccato gratis (ahimè abbiamo capito solo nel corso della vacanza il perché: il prezzo pagato, che ci era sembrato vantaggioso, era invece molto alto per gli standard tunisini). Poi il fatto che il tatuaggio abbia sbavato subito dopo qualche minuto è un’altra storia… mi sono innamorato di una combinaguai, che ci volete fare? 8° GIORNO – 01/09 Il giorno del ritorno. Già mi sveglio con una buona dose di tristezza nel cuore per motivi miei privati, e di certo hotel e organizzazione non fanno nulla per tirarmi su. Il trattamento di questa giornata è approssimativo, tutti sembrano già indirizzati e pronti per i vacanzieri della settimana che inizia, e sembrano dimenticarsi di noi. Il cameriere del pranzo che non sa se siamo in pensione completa o meno, la “camera di servizio” che l’albergo ci mette a disposizione per una doccia (avendo liberato la nostra stanza per mezzogiorno), sperduta in un angolo remoto e buio dell’albergo, dove non arriva nemmeno l’acqua calda. Unica nota positiva, durante la mattinata in spiaggia, è stata l’avventura di volare, insieme io e la mia metà, con un paracadute tirato da un motoscafo. Il prezzo (30 DT a testa) è molto caro per gli standard tunisini, ma è stata un’esperienza tutta nuova per noi quella di volare appesi nel nulla a un centinaio di metri d’altezza (così ci hanno detto, io non riesco a valutare l’altezza).

Alle 15.30 (seppur con una mezzora di ritardo, giusto per completare il trattamento della giornata) un pullman ci porta a Monastir, all’aeroporto. Anche l’aereo ha mezzora di ritardo, ma alla fine partiamo e, dopo lo scalo a Djerba, facciamo ciao con la mano al suolo tunisino… un addio o un arrivederci non ci è dato di saperlo, di certo non siamo tipi da ripetere la vacanze sempre nello stesso luogo. La prossima? Vorrei cambiare un po’, lasciando il mondo arabo… forse tra i Celti d’Irlanda, forse… vedremo, e anche voi vedrete al prossimo viaggio.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche