Tunisia ‘fai da te’ in 8 giorni

Eccomi nuovamente in viaggio con Francesca, per un mordi e fuggi in Tunisia che alla fine si rivelerà un viaggio fantastico, pieno di ricordi. 1° giorno: partiamo da Verona con un volo Tunisair, acquistato via internet, e nel primo pomeriggio atterriamo all'aereoporto di Cartagine. Subito Francesca si dà da fare, con il suo francese perfetto,...
Scritto da: Lorenza De amicis
tunisia 'fai da te' in 8 giorni
Partenza il: 05/09/2005
Ritorno il: 12/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Eccomi nuovamente in viaggio con Francesca, per un mordi e fuggi in Tunisia che alla fine si rivelerà un viaggio fantastico, pieno di ricordi.

1° giorno: partiamo da Verona con un volo Tunisair, acquistato via internet, e nel primo pomeriggio atterriamo all’aereoporto di Cartagine. Subito Francesca si dà da fare, con il suo francese perfetto, a contrattare il noleggio di un auto direttamente in aereoporto: alla fine scegliamo la Budget, anche se il tizio tenta subito di fregarci: concludiamo con la Budget, e poi arriva un altro che compila il contratto…All’inizio non ci accorgiamo di nulla, ma poi leggo bene e vedo che ci stanno rifilando un auto di un noleggio locale, la ‘4m’…Protestiamo subito, anche se ci vuole una buona mezzora per avere finalmente in mano contratto e macchina della Budget…Oddio, magari la macchina dell’agenzia locale sarebbe stata anche meglio, ma è noto che da queste si spunta un prezzo notevolmente più vantaggioso, mentre noi pagavamo il prezzo richiesto da un’agenzia internaziononale (che, a mio modesto parere, dà più garanzie, in caso di problemi). Come inizio insomma non c’è male, la fregatura è sempre in agguato, ma alla fine riusciamo a infilarci nella nostra splendida Renault Clio ‘berlina’ (terribile^^^^) con aria condizionata e partiamo alla volta di Tunisi: prezzo totale 360 dinari circa 216 euro…L’anno prima in Marocco eravamo state più brave, 135 euro per la stessa macchina,anche se senza AC.

Dopo una serie di giri a vuoto nei viali della Ville Nouvelle (sì, forse era meglio venire in taxi, e noleggiare l’auto per il giorno successivo), finalmente riusciamo a beccare il nostro Hotel, rintracciato attraverso la fida Lonely Planet…La Maison Doree: centralissimo, 45 dinari la stanza doppia, pulito ma niente di eccezionale, piuttosto vecchiotto nell’arredo. Ma ci rifacciamo la sera, andando a mangiare in un ristorante da mille e una notte, nella zona del palazzo presidenziale:Dar el Jeld, piazza della Kasbah.Già l’entrata è uno spettacolo, un antico portale a cui suonare …La porta si apre e si entra in un mondo incantato, con i camerieri che offrono il classico gelsomino, sia ai signori che alle signore…La sala da pranzo è tipo patio, e ci sono altre sale intorno…Il servizio è impeccabile, il cibo è strepitoso, il vinello bianco una delizia, e alla fine paghiamo 90 dinari, caro per la tunisia, ma ottimo per i nostri standard.

Ci facciamo anche una passeggiatina per i boulevard di fronte alla medina (quest’ultima sconsigliabile di notte): i bar sono pieni di gente, in prevalenza uomini, e non mancano le fischiate e gli apprezzamenti, cosa che, se da un lato infastidisce, quando troppo insistenti, dall’altro innalza la nostra autostima a mille, abituate come siamo alle statue di gesso del nostro nord est …

Il giorno dopo, un giro di un paio d’ore nelle medina e nel souk (c’è sempre qualcuno che ti avvicina e tenta di portarti nel suo negozio, facendo finta di parlare del più e del meno: uno ha sentito che eravamo italiane, e si è messo a scherzare in italiano, accompagnandoci lungo il percorso..Noi la foglia l’avevamo mangiata, ci fermavamo e fotografavamo quello che ci pareva, alla fine siamo arrivati al suo negozio dove stavano già intortando due americani per vender loro una boccetta di profumo..E non eravamo neanche nel souk dei profumieri…Abbiamo tirato oltre e credo ci abbia mandato a quel paese)…Comunque poi ci siamo date da fare…Grandi contrattazioni (alla fine mi porto a casa una shisha strepitosa, con tabacco e carbone annessi), e un giro anche nel mercato frequentato dai locali…E poi via, verso Hammamet. Recuperiamo la macchina lasciata all’interno di un parcheggio custodito (8 dinari) e poi via… Tra parentesi…Piove!! E’ il 2° giorno.

Come guidano i tunisino? Da cani, oserei dire!!! I sorpassi sono una cosa strepitosa…Quando rientrano lo fanno tagliandoti la strada e rasentando la tua auto…Certo, non sono tutti così, ma una buona parte sì..Se ci sono quattro corsie, state sicuri che ai semafori le file saranno cinque o sei…Comunque, dopo un po’, ci si fa l’abitudine e si va via spediti…

Hammamet è molto bella, con quelle sue case basse e bianche, e quella spiaggia bianca a mezzaluna. La gente è simpatica, il posto è molto tranquillo. Andiamo in pellegrinaggio alla tomba di Craxi: si trova nel cimitero cristiano, accanto a quello musulmano, di fronte al mare: la tomba è semplice e ben tenuta, e un libro raccoglie le riflessioni dei numerosi visitatori…Ci soffermiamo a leggerle, alcune sono veramente toccanti, altre ironiche, ma sempre nei limiti del buon gusto, anche perchè un guardiano è pagato per controllare che non si scrivano sozzerie.

Alla sera mangiamo in un ristorante affacciato sul mare…A pensarci mi viene ancora l’acquolina in bocca…Vediamo passare aragoste, gamberi, frutti di mare…E senza pagare le cifre esorbitanti che chiedono i nostri ristoratori. Un signore al tavolo accanto, in compagnia di una coppia, ci offre una collana di gelsomini…Piccoli gesti, ma da noi non succede quasi più.

Dopo cena andiamo al Manhattan, definita la discoteca più bella dell’Africa, e una delle più belle al mondo…In effetti è carina, ma la gente è poca, e i ragazzi del posto ci dicono che in effetti in settembre il pienone è solo per il we, come da noi.

Il giorno dopo partiamo per Kairouan, una delle sette città sante dell’Islam…Tutto sommato non ci è sembrata questa gran cosa, se proprio ci volete andare, è sufficiente mezza giornata per una visita veloce. Però un salto alla pasticceria Segni l’abbiamo fatta: dolci eccezionali, e un ragazzo simpaticissimo che ci ha spiegato pazientemente la storia di tutti i dolcetti.

In serata andiamo verso Tozeur, e qui comincia la parte del viaggio che è risultata indimenticabile. Arriviamo nel tardo pomeriggio, e il panorama è fantastico…Una distesa pre desertica, con i dromedari a spasso…Dormiamo in un residence che costa veramente poco, sui 30 dinari, pulito e con il personale molto cordiale. Unico neo…Alla sera qualcuno ci bussa un paio di volte alla porta: la prima volta, non risponde nessuno, alla seconda, qualcuno chiede se abbiamo un accendino…Non ci pensiamo due volte, scendiamo dal titolare, riferendogli l’episodio: questi si dimostra molto dispiaciuto, comunque poi non succede più nulla. Alla sera mangiamo in un altro posto tipico..Ma il caldo è opprimente…E alla fine ci ritroviamo affumicate ma contente, con un paio di spiedini da paura e un polletto alla griglia che non siamo nemmeno riuscite a finire.

Piccola nota…Le strade della tunisia sono pattugliate dalla polizia ogni cinquecento metri: i turisti non hanno problemi, noi poi, in quanto ragazze, venivamo fermate praticamente sempre, ma invece di chiedere patente e libretto, ci chiedevano come andava, da dove venivamo, il nome, se eravamo signore o signorine… ‘madame o madamoiselle?’…E citavano conoscenze di italiani…(noi pensavamo a qualche lavoratore locale, e invece veniva fuori …Ornella muti)..

Il giorno dopo partiamo per le oasi di montagna: Chebika, Tamerza e Mides. Anche qui la strada è una cosa favolosa..Noi ci inoltriamo con la nostra mitica renault clio, ma ci sorpassano decine e decine di fuoristrada…Questi antichi villaggi sono molto belli, Chebika merita un giro, Tamerza si può guardare dalla strada, Mides va vista perchè le sue gole sono strepitose, usate come set per vari film, il più famoso ‘guerre stellari’. Paghiamo una guida 5 dinari e ci fa fare un giro di mezzora nel canyon: molto suggestivo. Raccoglie datteri, fichi d’india, facciamo quattro chiacchiere anche con un signore, turista solitario proveniente da tunisi. Lì non c’è praticamente nessuno, solo qualche ragazzo che gestisce il caffè locale. La guida ci presenta un suo amico, anche lui guida autorizzata (hanno un tesserino rilasciato dal sindacato)..Contrattiamo fino allo sfinimento per fare un giro a Ong Jemal, zona desertica..Alla fine gli diamo 90 dinari, lo carichiamo dietro in macchina e partiamo per una cittadina vicina, dove dovevamo fare il pieno.A Metlaoui prendiamo una pista in mezzo alle montagne, scorciatoia per tornare a Tozeur…Il panorama è qualcosa di eccezionale, il colore predominante è il rosso con tutte le sue sfumature. La guida, Ibrahim, ci fa ad un certo punto fermare la macchina in folle in salita…E questa comincia a salire da sola, per effetto di fenomeni magnetici… La strada era una pista sassosa, ma fattibile per la nostra Renault: certo, mai ci sarebbe venuto in mente di farla, senza una guida che la conoscesse, e comunque forse non l’avremmo neanche trovata.

Dopo un po’, tornando verso Tozeur, prendiamo una diramazione per Ong jemal, il collo del cammello…Detto così per la conformazione particolare assunta da una roccia…La pista è decisamente sabbiosa a tratti, ma la guida ci rassicura, dicendo che è perfettamente percorribile per la nostra clio…Praticamente ci troviamo circondate da un deserto di sabbia gialla, a volte incontriamo delle carovane di fuoristrada, piene di turisti, che ci sorpassano facendoci mangiare la polvere (ma che soddisfazione, vederne poi uno fermo con la ruota bucata…Eh eh eh …E noi avanti, con il nostro catorcio). Il collo del cammello è molto bello, capitiamo quando non c’è nessuno, ci facciamo un the alla menta, molliamo un paio di pere a due ragazzini del posto, che poi vanno a nascondersi e se la sbafano in due secondi, ricambiandoci con un sorriso da un’orecchia a un’altra e un’occhaita furbastra… Alla fine tiriamo su un altro passeggero, un ragazzo di diciannove anni che voleva andare a Nefta, e noi da brave mercanti ci facciamo dare in cambio un paio di rose del deserto…Dopo cinque minuti arriviamo a Mos Espa, un set praticamente intatto di ‘guerre stellari’…Il fascino del posto è ineguagliabile, cominciamo a farci foto in mezzo ai razzi del villaggio…Pensavamo di essere sole con i nostri due passeggeri, e invece ad un certo punto, dalle varie casette del set escono vari tizi, pastori presumo…Uno, due, tre, quattro…Alla fine eravamo nel deserto circondate da una decina di uomini…Beh, un po’ di timore mi è venuto, perchè fidarsi è bene, ma insomma…Siamo tornate abbastanza in fretta verso la macchina, seguite da questa strana armata brancaleone, qualcuno avrebbe voluto venire con noi, ma la guida e il ragazzo hanno chiuso i discorsi e siamo ripartite…In quel momento arrivavano dei fuoristrada con altri turisti, e un po’ mi sono pentita di andarmene, perchè c’erano delle dune di sabbia gialla strepitose.

Anche noi abbiamo cavalcato una duna, con la clio…Non vi dico…Comunque ha degli ammortizzatori eccezionali.

Nella guida c’era scritto che a Ong Jemal si poteva arrivare solo con un 4 x 4, e invece alla fine siamo riuscite ad arrivarci più che tranquillamente con la nostra berlina, con l’aiuto della guida (da sole, non ci saremmo mai fidate…E comunque non si è mai soli…Una bici, un pastore, un fuoristrada, un posto di polizia lo incontri sempre). Alla fine per Nefta non abbiamo proseguito, perchè le persone incontrate a Mos Espa avevano riferito che in mattinata la pista si era riempita di sabbia, e quindi saggiamente siamo tornati indietro, verso Tozeur. Alla fine del viaggio, abbiamo depositato la guida in città, e siamo ripartite verso Douz, un’altra bella cittadina ai margini del deserto. Per arrivarci abbiamo dovuto percorrere il lago salato, Chott el Jerid, una distesa di sale bianco che sembra quasi neve..La strada ci passa in mezzo, e lo scenario che si presenta ai nostri occhi è un altro di quelli che non si dimenticano più. Arriviamo a Douz in serata, e dopo una giornata così ci prendiamo il lusso di andare nell’hotel più bello, El Mouradi…Un cinque stelle a cui non manca assolutamente nulla: la piscina è simile ad un lago, la hall è grande come una piazza della mia città, le stanze sono degli appartamenti. In mezzo a tutta questa goduria, c’è spazio però per fare una cretinata: per cena decidiamo di andare in un ristorante dove si mangia la bistecca di cammello sotto la tenda..La cosa ci sembra affascinante, ma quando arriviamo scopriamo che il tutto è un baraccone ad uso e consumo dei turisti, cena misera (l’unico posto dove abbiamo mangiato male) e spettacolino con dromedari e penosa danza del ventre…Noi ci sentiamo due pesci fuor d’acqua, ma l’ora è tarda e decidiamo di restare, in mezzo ai turisti vestiti da beduini che si fanno spennare divertendosi un sacco. Tej el Khayem, si chiama, il locale.

La mattina seguente, 5° giorno, dopo una colazione strepitosa (eravamo le ultime, alle nove…Lì la colazione si serve dalle cinque del mattino…), decidiamo di partire per Matmata, tanto il deserto lo avevamo già visto…Però ci togliamo la soddisfazione di chiedere ad un’agenzia quanto costa arrivare a Ksar Ghilane, un’oasi avamposto del deserto, quel grande erg con le dune altissime…L’offerta dell’agenzia ci fa voglia…In fondo non è cosa da tutti i giorni poter andare nel deserto: noleggiamo un fuoristrada, con una guida , per 250 dinari, il programma prevede di passare la notte là..La scelta è tra tenda sotto le stelle con cammelliere, campeggio, oppure…L’hotel Pansea (www.Pansea.Com)…Un posto fantastico , dotato di tende con …Aria condizionata… Decidiamo di trattarci da principesse, e scegliamo questa soluzione, anche se i puristi storceranno il naso…All’una ci aspetta la nostra guida, un fenomeno di un metro e novanta, un misto tra Omar Sharif e l’ispettore Clousou, carica i nostri bagagli e via…Verso la pista dell’oleodotto. All’inizio ci sembra un po’ burbero, fa subito punto sul fatto che abbiamo scelto di stare al pansea, mentre potevamo dormire con quindici dinari in tenda … Ma alla fine riusciamo a conquistarci la sua simpatia e il viaggio si dimostra un’esperienza indimenticabile. La strada che si percorre è una grande pista sassosa e tutta tremolante, il vento a volte fa sì che sia ricoperta di sabbia, e quindi il fuoristrada è indispensabile. A metà strada c’è il cafe Bir soltane, tutte le pareti sono piene di biglietti da visita di viaggiatori da tutto il mondo, i berberi che stanno lì sono simpatci, anche se ci fanno ben pagare il caffettino, il the e le cicche…Ma a loro si danno volentieri. Foto di rito, e via…Arriviamo sulle quattro e mezza a Ksar Ghilane, questa piccola oasi avamposto del deserto…Non ci facciamo mancare nulla, da vere turiste alpitour: cavalcata, cammellata, asinata…Mancavano solo gli elefanti. Siamo due ragazze arrivate da sole, non in comitiva, e i maschietti del posto vanno in fibrillazione…Collezioniamo appuntamenti a destra e a manca…(tutti sarebbero stati disposti a farci fare un bel giro nel deserto sotto le stelle…), ma il buon senso ci suggerisce di fare semplicemente un giro dopo cena tra le dune con il fuoristrada e il nostro autista, che si è dimostrato fidato, brillante e simpatico e serio. Però…I cavalieri…Che fascino: pelle scura e occhi verdi, da veri berberi…Sic sic…

La notte, dopo un ottimo the alla menta e una shisha, questa volta sì nel deserto, praticamente, la passiamo nella nostra tenda climatizzata…Una vera goduria!!! DI notte si scatena un vento pazzesco, la mattina ci alziamo presto per guardare l’alba, ma l’orizzonte è annuvolato, e quindi ciccia. Partiamo di buon’ora, e torniamo a malincuore indietro, verso Douz…Ksar Ghilane è un posto che non si può dimenticare…E non può essere raccontato, può solo essere vissuto…Sebbene il grande erg sia ancora lontano, la vista delle prime dune fuori dall’oasi ti rimane nel cuore. E la gente, semplice e cordiale, è speciale.

Comunque…Il viaggio prosegue, salutiamo la nostra guida, Jilhani, ripartiamo da Douz verso Matmata.

Qui il paesaggio si fa montano, visitiamo le case troglodite, costruite nella roccia sotto terra, anche queste usate come set da Guerre stellari, ci facciamo stavolta intortare per bene da un ragazzino locale, che ci fa visitare una casa troglodita ancora abitata: lì mangiamo un’ottima pasta con i fagioli, beviamo in compagnia, acqua e the alla menta , e poi sganciamo una mancia alla sciùra berbera, e cinque dinari al ragazzino che ne aveva chiesti quindici, come le guide professioniste… Se ne va via smoccolando, ma…Se li prende…Ripartiamo per i villaggi di montagna e gli Ksour: Chenini, stupenda, ma eravamo troppo stanche per fare la salita a piedi, e poi Douiret: il villaggio antico è molto bello, abbarbicato sulla montagna, ma è abbandonato, e più di tanto non ci fidiamo, a visitarlo, in fondo siamo in mezzo alle montagne, da sole. Vero poi che probabimente non ci sarebbe successo nulla, visto che c’era il villaggio nuovo ai piedi dello stesso…Ma un po’ la stanchezza, un po’ il resto, lo guardiamo dal basso e proseguiamo. Ksar Haddaha è un altro bel sito utilizzato per le riprese di star wars, l’albergo è in rifacimento, un ragazzo del posto ci dice che aprirà per capodanno, e che hanno raccolto già 120 prenotazioni da tutto il mondo.

Ma la primizia vera è propria, da non perdere, è a sud di Tataouine, ovvero Ksar Ouled SOltane, questi granai a quattro piani, che sembrano casette appartenenti a un mondo fantastico: la lonely planet dice che si tratta di uno spettacolo che per nulla al mondo ci si può perdere, ed è vero!!! arriviamo al tramonto, non ci sono turisti, solo dei ragazzi appesi sulle pareti, e le foto che riusciamo a fare sono stupende. Bene, sono le sette e mezza di sera, distrutte decidiamo di proseguire per Djerba..Fatto trenta, facciamo trentuno, pensiamo…Così mettiamo una bandierina pure là… Facciamo un po’ di casino con le strade, e alla fine invece di prendere la strada per il traghetto, facciamo l’antica via romana, sopraelevata sull’acqua: certo, di giorno penso sarebbe stato fantastico, ma di notte non si vedeva nulla, e abbiamo allungato di un bel tot il percorso. A Djerba le indicazioni sono un optional…Non si capisce niente..Giriamo a vuoto almeno un’ora tra Houmt Souk, il bel paesino a nord, i villaggi del centro, e la costa… Gli alberghi sono tutti infrattati, dalla strada bisogna prendere delle diramazioni verso la spiaggia…E visto che è mezzanotte passata, e i chilometri fatti sono stati cinquecento, di cui buona parte tornanti, siamo veramente cotte…Alla fine prendiamo un buon tre stelle sullo stradone vicino al casino, ci laviamo il viso e usciamo (all’una passata) per cercare un ristorante, maledicendo l’idea di voler essere venute a Jerba. Troviamo un posto simpatico, dove riusciamo a fare le quattro del mattino chiacchierando con il gestore franco – tunisino, un bel ragazzo che ci intrattiene ridendo e scherzando quasi fino all’alba. Alla fine, distrutte ma con la panza piena, ci buttiamo sul letto, rimpiangendo il deserto…

Ci alziamo di buon’ora, è il penultimo giorno e dobbiamo tornare a Tunisi in serata. Facciamo un giro del souk, compriamo qualche ricordino (lì, sì è veramente tutto iper turistico: i mercanti sanno che i turisti non hanno spesso manco voglia di negoziare, e ne approfittano sparando cifre esorbitanti..) Dopo aver sfiancato un po’ di persone per portarci a casa una piccola teiera e uno spruzza profumo, entriamo nella botteguccia di un signore nano, e senza fiatare sganciamo il prezzo esposto per dei sandali in pelle di cammello…10 euro per paio…Ma il tipo ci faceva tenerezza…Poi girando altri negozi ce li tiravano dietro a due euro e mezzo, ma sicuramente saranno stati di altra qualità…

Alle due prendiamo il traghetto, e ci dirigiamo verso Gabes, lungo la strada ci sono dei bellissimi mercati di ceramiche, sicuramente lì si fanno affari, ma rimandiamo la fermata fino a non trovarne ovviamente più. DOpo sembra di capitare in piena festa del peperone: strade, case, tavoli addobbati con file lunghissime di perperoni secchi infilzati…Non resistiamo, ci prendiamo un collanone di peperoni, ci sparano dieci dinari, rispondiamo che con quella cifra ci compriamo tutta la baracca, e alla fine gliene diamo due, anche troppi!!!!! Arriviamo verso le otto di sera a Tunisi, piove…E la gente che torna dal we sembra impazzita per la strada…Arriviamo comunque a Sidi Bou Said, un bellissimo villaggio tipo greco dieci chilometri a nord di tunisi: in effetti il posto è molto molto carino, merita sicuamente di più che il tempo di una cena. Un simpatico signore ci fa vedere l’interno di un’abitazione tipica, e rimaniano senza parole, anche se ormai le palpebre ci cascano per terra, dalla stanchezza. Ci mettiamo alla ricerca dell’ultimo hotel intorno a mezzanotte e mezza…Decidiamo di non fermarci a sidi bou perchè l’aereo alla mattina parte veramente presto…Scendiamo verso cartagine, e qui, al Residence Cartagine, troviamo dei tipi strani: per la prima volta il gestore chiede alla mia amica (io rimango in macchina), con chi è assieme, se con uomo e se è sposata…Insomma, alla fine non ci danno la stanza, con la scusa che è tutto occupato. Un posto da evitare, di sicuro..So che in alcuni paesi islamici fanno storie se devono dare una camera a coppie non sposate, ma noi eravamo due amiche, e poi eravamo a Tunisi, capperi!! Ci dirigiamo verso Villa Didone, l’unico altro albergo di Cartagine: un cinque stelle in stile super moderno, molto kitch… Ci sparano 350 dinari per una suite (hanno solo suite), poi arrivano a 150, ma è già l’una, e per dormire quattro ore ci sembra comunque un prezzo esagerato. Dentro, gli ospiti , uomini d’affari, non si fanno mancare nulla…, fashion tv su un megaschermo, prostitute d’altro bordo e alcoolici. Meglio andare via.

Alla fine, stremate, arriviamo all’hotel Carlton, in pieno centro a Tunisi: pulito, affacciato sul boulevard, 75 dinari. Distrutte, diamo le chiavi della macchina al simpatico portiere, che ce la parcheggia, e stecchite crolliamo sui letti.

Alla mattina, sveglia alle sei e un quarto, colazione e via all’aereoporto.

E’ lunedì mattina, e la fila per il controllo passaporti è una cosa di due ore…Terribile!!! Riconsegniamo la macchina, ci facciamo restituire la strisciata della carta data in garanzia..E via…Verso Verona.

I colori del deserto, la bellezza delle donne e degli uomini, il profumo di gelsomino, la spavante galanteria dei ragazzi, il cibo ottimo (pesce, prima di tutto, e da leccarsi i baffi, il brick, l’harissa…),la gentilezza delle persone, la costante necessità di contrattare tutto, la sabbia fine del Sahara, i datteri che pendevano dalle palme…Oggi piove e tira vento, e , ache se spesso ci si riferisce alle terre dell’africa nera, riesco veramente a sentire cosa vuol dire ‘mal d’africa’… A presto, Tunisia!



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