Tunisia fai da te in 18 giorni

Durata del viaggio: 18 giorni Cambio: 1€ =1,66 TD Itinerario Tunisi: 2 notti Tabarka: 2 notti Le Kef: 1 notte Tozeur: 2 notti Douz: 1 notte Ksar Ghilane: 1 notte Matmata: 1 notte Djerba: 4 notti Mahdia: 3 notti Tunisi: 1 notte Spesa complessiva (pernottamenti, vitto, tutti gli extra tranne i souvenir): 1100 € a testa...
Scritto da: mari77
tunisia fai da te in 18 giorni
Partenza il: 19/08/2006
Ritorno il: 06/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Durata del viaggio: 18 giorni Cambio: 1€ =1,66 TD Itinerario Tunisi: 2 notti Tabarka: 2 notti Le Kef: 1 notte Tozeur: 2 notti Douz: 1 notte Ksar Ghilane: 1 notte Matmata: 1 notte Djerba: 4 notti Mahdia: 3 notti Tunisi: 1 notte Spesa complessiva (pernottamenti, vitto, tutti gli extra tranne i souvenir): 1100 € a testa

Premessa: per andare in Tunisia senza un viaggio organizzato è TASSATIVAMENTE OBBLIGATORIO il passaporto!!! 19 agosto – 1° giorno Partiamo da Milano Malpensa di buon’ora, con un volo Alitalia preso con i biglietti premio del programma Millemiglia. Arriviamo a Tunisi verso le 11:30, cambiamo subito un po’ di Euro in Dinari tunisini (TD) presso una delle banche dell’aeroporto e ci dirigiamo all’autonoleggio della Ada Tunisine. Avevamo prenotato dall’Italia, tramite internet, una “Uno clima” (versando una caparra del 10%) a 599 € per 18 giorni, la metà di quello che chiedono altre società tipo Hertz. Poi lì ci hanno dato una C3 nuova di pacca (30 km fatti)! Usciti dall’aeroporto facciamo il pieno di benzina (qui costa meno) e partiamo alla volta di Tunisi. Siamo subito colpiti dalla tremenda guida degli autoctoni, e dalla velocità con cui strombazzano non appena presagiscono che stia per uscire il verde, ma ancor più dai pedoni, che camminano tranquillamente in mezzo alla strada, attraversano senza neanche guardare e si spostano riluttanti solo se corrono un serio rischio di essere investiti! Senza neanche perderci più di tanto rintracciamo l’albergo Maison Dorèe, indicato dall’indispensabile Lonely Planet come una buona soluzione economica. C’è posto, chiediamo di vedere la stanza e ci sembra dignitosa, un po’ spoglia, un po’ vecchiotta, ma pulita. La prendiamo per 46 TD a notte in due, inclusa aria condizionata e colazione. L’albergo è centralissimo, ubicato tra la Ville Nouvelle (la parte moderna) e l’antica Medina, annunciata da una grande porta da cui partono un dedalo di viuzze piene di negozietti i cui proprietari cercano continuamente di attirarti dentro. Mi sono quasi subito innamorata di alcune ciabattine e delle sheesha (pipe ad acqua, tipo narghilè), ma qui la contrattazione è d’obbligo e decidiamo di rimandare gli acquisti agli ultimi giorni, con un po’ di esperienza in più. Sennonchè, mentre sorseggiamo due tè alla menta con pinoli e pistacchi, chiediamo informazioni sui ristoranti della zona al barista, che ci manda subito un uomo a parlare in italiano, nonostante le informazioni le avessimo chieste in francese. Dopo un po’ di chiacchiere ci chiede di seguirlo nel souk dei profumieri, per dare un’occhiata, e noi polli dietro. Entriamo in una bottega e lui inizia in modo professionalissimo (qui sono bravissimi in questo) a farci annusare le varie essenze. A noi delle essenze importa veramente poco, ma il signore è molto gentile e alla fine, dopo blande contrattazioni, ci rifila una boccetta di essenza di gelsomino a 10 TD (a posteriori, una “sola” clamorosa)! Dopo questo “battesimo” tunisino ci ripromettiamo di non farci più intortare e di stroncare sul nascere le conversazioni nate col chiaro intento di venderti qualcosa! Per cena vorremmo andare al blasonatissimo Dar El Jeld, ma con nostro sommo rammarico ad agosto è chiuso, ma contiamo di tornarci il 5 settembre, il giorno prima del ritorno in patria. Ceniamo in un altro ristorante indicato dalla Lonely, il Bolero, dove prendiamo un ottimo menù turistico per soli 8 TD a persona (briq al tonno, filetto di pesce e mousse al cioccolato).

Unica nota stonata della giornata: tornando in albergo troviamo in camera dei piccoli insetti che per i miei gusti somigliano un po’ troppo a scarafaggi…Comunque rimaniamo lo stesso e la notte seguente non ci sono più! 20 agosto – 2° giorno Sveglia alle 8:30 e partenza per le rovine di Cartagine, a circa 20 minuti da Tunisi. Noi iniziamo il giro dal museo, comprando per 7 TD un biglietto che permette l’ingresso in tutti i siti archeologici principali. Ti chiedono 1 TD per fare fotografie…Noi abbiamo la macchina fotografica a tracolla, per cui glieli diamo, ma una volta entrati non ci ha controllato nessuno. 1 TD è poco, vero, ma in Tunisia si inventano dazi per qualsiasi cosa, dopo un po’ viene spontaneo rifiutarsi! I siti sono distanti tra di loro, per cui l’uso dell’auto è consigliato, anche se ho letto ci sia un treno che li collega. Nonostante le rovine siano proprio “rovine” (Cartagine è stata distrutta più volte) e ci voglia un po’ di fantasia per ricostruirne gli antichi splendori, il luogo è molto suggestivo.

Finita la visita a Cartagine abbiamo intenzione di andare a cena a Sidi Bou Said, ma è ancora presto, per cui pensiamo di fare una sosta in qualche spiaggia. Ci dirigiamo a La Marsa, località balneare molto conosciuta in zona, dove troviamo una spiaggia abbastanza carina e anche uno stabilimento con gli ombrelloni di paglia. Ne prendiamo uno per 2 TD…Fa troppo caldo per stare al sole! Guardandoci intorno ci accorgiamo che siamo fra i pochi turisti occidentali e, oltre a me, ci sono un altro paio di donne in bikini. Le donne tunisine indossano le tradizionali tuniche lunghe, con cui fanno anche il bagno per poi ributtarsi zuppe sulla sabbia. Mi sento un po’ a disagio, anche perché, come quasi ovunque in Tunisia, ho tutti gli occhi puntati addosso. La cosa peggiore, però, sono i rifiuti: nessuno utilizza i cestini, che alle volte ci sono pure, ma tutti buttano la loro immondizia dove capita, anche nel mare. Questo non solo sulla spiaggia, ma un po’ ovunque (tranne che sulle spiagge riservate ai turisti), e , purtroppo, ci si deve convivere. Oltre ai rifiuti nel mare ci sono anche un po’ di alghe per cui ci decidiamo di non bagnarci e andare a Sidi Bou Said. E’ una cittadina particolarissima, con case tradizionali bianche dalle porte blu. Prendiamo due tè alla menta e una sheesha con tabacco alla mela al Cafè Sidi Chabanne, che ha una vista fantastica sul porticciolo sottostante. Dopo scendiamo al porto mediante una lunga scalinata (ci hanno detto che sono 365 scalini, per ricordali tutto l’anno…E in effetti si ricordano, soprattutto quando si torna su in salita)! Per cena scegliamo un ristorante fantastico, Au Bon Vieux Temps, elegante, raffinato e con una vista spettacolare. Ordiniamo un couscous d’agnello e uno di pesce, davvero ottimi e serviti nella tradizionale couscousiera. Per dolce, proviamo la Zigra, una crema di vaniglia con pinoli, mandorle e pistacchi. Ottima! Spendiamo un po’, 63 TD in due, ma il posto e il cibo li meritano! Dopo cena torniamo a Tunisi, al solito hotel…Stavolta senza scarafaggi! 21 agosto – 3° giorno Partiamo da Tunisi alle 9:30. Itinerario del giorno: Tunisi, Bizerte, Cap serrat, Tabarka. Nel tragitto per Bizerte ci viene in mente che l’itinerario prevede l’arrivo a Tabarka abbastanza tardi, per cui proviamo a prenotare telefonicamente all’Hotel Les Mimosas, che dalla guida sembra un ottimo albergo. Ci rispondono che non c’è posto fino al 23 agosto. Un po’ rammaricati decidiamo di visitare Bizerte ma di rimandare la sosta a Cap Serrat al giorno dopo (tornando un po’ indietro), in modo tale da arrivare a Tabarka nel pomeriggio e di cercare con calma una sistemazione per le due notti seguenti.

Bizerte ha un bel porticciolo di pescatori molto caratteristico, ma nel complesso non è niente di speciale. Sulla strada per Tabarka leggiamo sulla guida che c’è una riserva naturale nei pressi del lago Ichkeul. Decidiamo di andare a fare un giro. Paghiamo 1 TD a testa per l’ingresso, nonostante la Lonely assicuri l’ingresso libero e non ci sia nessun cartello con i prezzi, ma…C’est la Tunisie! Dalla riserva si gode di una vista panoramica sul lago, ma ci sono pochissime indicazioni all’interno del parco, per cui andiamo via dopo una passeggiata di mezz’ora senza ombra di animali. Purtroppo non abbiamo visto i bufali d’acqua decantati dalla guida, se non (forse) a chilometri di distanza! La strada per Tabarka si rivela più lunga del previsto, forse perché stanno facendo dei lavori abbiamo dovuto fare delle deviazioni. Comunque, è più tortuosa di quello che sembra dalla cartina! Arrivati a Tabarka pensiamo, per scrupolo, di fare un salto all’hotel Les Mimosas per vedere se magari si è liberata qualche stanza. E, come per magia…La stanza c’è! Inizialmente solo per una notte, poi, dopo un po’ d’insistenza da parte nostra, per due notti! Il prezzo è di 102 TD a notte la doppia con colazione. La stanza non è niente di speciale, ma la struttura alberghiera è davvero bella, tutta bianca con le persiane gialle, una piscina e un prato curatissimo intorno. La cosa più bella però è la vista: l’albergo è infatti in collina, anche se a pochi passi dal centro, per cui si vede benissimo la spiaggia e il forte genovese posto su una piccola altura di fronte al porto.

Dopo un bagnetto in piscina andiamo verso il porto. La zona è piena di ristoranti di pesce, dove però insistono un po’ troppo per convincerti a entrare. Ne scegliamo uno (Le Pescadou) il cui proprietario (un vero soggetto) non rompe troppo le scatole e mangiamo del buon pesce alla griglia e dei briq per 36 TD in tutto. Una cosa degna di nota è che il ristorante probabilmente non ha la licenza per vendere alcolici, per cui il vino non è sul menù, ma se lo chiedi te lo portano, coperto da un tovagliolo! Dopo cena passeggiamo lungo il porto verso sinistra fino agli Aguilles, dei pinnacoli di roccia con una passeggiata sul mare costruita da poco. Un posto fantastico! Poi, sosta veloce per una birretta in un locale dove sono l’unica donna (ma ci farò l’abitudine) e infine in albergo.

22 agosto – 4° giorno Oggi si torna un po’ indietro sulla strada per Bizerte, svoltando all’indicazione per Cap Serrat. La strada è asfaltata e in buone condizioni fino all’arrivo. Avvicinandosi tra le colline brulle, all’improvviso appare il mare! Cap Serrat è assolutamente consigliata a chi si sposta in auto (non so come potrebbe essere in altro modo raggiunta). C’è pochissima gente, per lo più ferma appena si arriva, ma se si cammina un po’ sulla lunga spiaggia non c’è più nessuno. Il paesaggio è incantevole, il mare splendido. Sulla sabbia c’è un relitto, a cui facciamo alcune foto, e persino le mucche! La sera, tornati a Tabarka, approfittiamo della mezza pensione dell’albergo (+20 TD per stanza, bevande escluse). Niente di troppo tipico, ma buono.

23 agosto – 5° giorno Partiamo da Tabarka in direzione Le Kef, con sosta alle ville romane sotterranee di Bulla Regia. L’ingresso al sito costa 3 TD a persona, +1 TD per le foto che stavolta non paghiamo! Non appena entrati ci si avvicina un uomo chiedendoci se vogliamo una guida. Rifiutiamo e va via. Mentre ci aggiriamo tra le rovine, un ragazzo inizia a scoprire sotto i nostri piedi dei mosaici buttandoci sopra dell’acqua e a darci indicazioni sul sito. Gli diciamo che abbiamo pochi soldi, ma lui dice che non fa nulla e di seguirlo. In questi casi la cosa migliore è rifiutarsi e chiedere gentilmente ma con fermezza il prezzo del tour guidato, eventualmente contrattandolo. Noi in questo caso non lo facciamo. Il ragazzo ci accompagna tra le ville sotterranee, e devo riconoscere che visitarle con una guida dà del valore aggiunto notevole…Altrimenti le rovine sono sì belle ma se ne perdono molti aspetti. Il sito è interessantissimo, alcune ville sono rimaste pressoché intatte, mosaici inclusi. Dopo un’ora finalmente il nostro cicerone scioglie le riserve, afferma di prendere 8 TD all’ora e chiede se vogliamo continuare la visita per un’altra ora. Rifiutiamo gentilmente il proseguimento della visita guidata, gli diamo 10 TD, ma lui non ha il resto (ma guarda…) per cui alla fine ci fa finire il giro.

Finita la visita andiamo a Le Kef e prendiamo una stanza un po’ fuori dal paese (1.5 km) all’hotel Les Pins. Costa 48 TD la doppia con colazione; la stanza è carina e nel cortile c’è anche la piscina. Pensiamo di fare un tuffo, ma appena mi affaccio alla finestra sono oggetto di un po’ troppe attenzioni da parte di un gruppo di ragazzini in piscina…Neanche si fosse affacciata Claudia Shiffer! Per cui bypassiamo la piscina, credo sarebbe insostenibile stare lì. Sulla Lonely leggo di un posto un po’ difficile da raggiungere ma bellissimo: l’hammam Mellegue, un “vero bagno romano”. Decidiamo di andare, la strada all’inizio è buona, poi peggiora e gli ultimi due chilometri è davvero impossibile…La guida lo diceva, ma non pensavamo fino a quel punto! La C3 però resiste e arriviamo in un posto fuori dal tempo, l’hammam non ha nessuna indicazione, nessun cartello, è circondato da una specie di campo nomadi con persone sedute a terra che però si fanno i fatti loro. Ci avviciniamo all’hammam, mi affaccio circospetta nel reparto donne e vedo un cortiletto con una capretta, un donnone buttato a terra e un po’ di gente del posto lì intorno…Il tutto con un bel po’ di rifiuti qua e là. Così su due piedi, decido di andare via. Non so, magari poi dentro era bello come diceva la guida, ma mi sono sentita a disagio. Torniamo indietro sulla strada impossibile…Per lo meno il paesaggio è bello, con grandi colline brulle che sembrano dune di sabbia. Dopo quest’esperienza traumatica (a proposito, lungo la strada per l’hammam ci sono dei tratti con cartelli con scritto di non allontanarsi dalla strada e disegni di teschi, perché pare nei dintorni ci siano mine inesplose) ripassiamo in albergo a riposarci un po’, anche perché ha iniziato a piovere (l’unica pioggia del viaggio) e poi usciamo per il paese di Le Kef. Visitiamo la Casbah, che davvero merita, e al tramonto è ancora più suggestiva, ci perdiamo un po’ per le strette vie, fotografiamo la grande moschea e ci fermiamo a cena al ristorante Bou Maklouf. Il ristorante è molto “tipico”, diciamo un po’ fuori dagli standard occidentali, ma il cibo è buono e per 9 TD (6 euro) in tutto prendiamo due piatti di pollo alla griglia con insalata e patatine fritte, un’omelette messa in un panino di pane arabo con patate fritte dentro (!) e due bibite a testa (ottima la Aplà, il succo di mela gassato). Dato che il ristorante non serve alcolici, dopo cena cerchiamo un posto che li vende, ma nel paese sembra che l’alcool sia bandito. Dopo un po’ ne troviamo uno, ma dentro sono tutti uomini che bevono vino, pure un po’ alticci, per cui prendiamo due birre da portare via, dentro sacchetti di carta perché ci dicono che qui è vietato bere per strada. In effetti, ci sediamo a berle su un muretto e due ragazzi molto simpatici ci consigliano di non farlo perché alcune persone, soprattutto anziane, potrebbero avere da ridire. Così finisce la nostra avventura a Le Kef, un paese tradizionale, poco turistico, ma molto vivo e accogliente, abitato da gente cordiale…Insomma, a noi è piaciuto e lo consigliamo! 24 agosto – 6° giorno Oggi ci aspetta un lungo viaggio fino a Tozeur! Ci fermiamo solo a Kasserine a bere un caffè e un ottimo latte di mandorla in un locale dallo stile semi-occidentale, e poi sul ciglio della strada, nel paesaggio (e clima!) semi-desertico, a mangiare melone e fichi d’india squisiti all’ombra di arbusti. La frutta l’abbiamo comprata da piccole bancarelle per la strada: un sacco pieno di fichi d’india, 1 dinaro, tre meloni, 1 dinaro…Sarà per l’arrotondamento per turisti, ma qui molte cose costano un dinaro…Con scene in perfetto stile Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere” (chi siete, dove andate, cosa portate…).

Ripartiamo pieni di spine di fichi d’india, continuiamo ad attraversare il paesaggio magnifico fino a scorgere delle impressionanti piantagioni di palme (le palmeraie in francese)…Finalmente a Tozeur! attraversiamo la cittadina in macchina e ci stupiamo subito della particolarità delle case rivestite di mattoncini marroni tipo Lego. Prendiamo una stanza al residence El-Amen, nella zona turistica, per 31 TD la stanza con colazione; molto semplice, piccolina, ma dignitosa.

Finora la temperatura è sempre stata buona, calda ma non eccessivamente, anzi al mare a Tabarka la sera abbiamo addirittura usato il maglioncino, ma qui il caldo è pazzesco, sembra che abbiano acceso il phon! Vabbè, per lo meno è un caldo secco… Incuranti del clima, noleggiamo le biciclette di fronte all’hotel Continental, 15 TD l’una all’ora…Un po’ caro per essere in Tunisia! Con la bici giriamo tra i palmeti, ci fermiamo a bere due limonate al Niffer, bar tra le palme, e questo è forse il momento peggiore perché fermarsi accaldati con questo clima è tremendo, mentre quando si pedala è più sopportabile. Torniamo verso il paese e ci spingiamo fino al belvedere, fino a quando le due ore di noleggio finiscono e riportiamo le bici indietro (distrutti).

Dopo una mega doccia andiamo a cena a Le Soleil, un ristorante grazioso dove mangiamo bene (couscous d’agnello e spiedino di carne) ad un prezzo basso (15 TD). Purtroppo la bistecca di dromedario che vogliamo tanto provare è finita e inoltre, come quasi ovunque, in zona non servono alcolici…Presi dallo sconforto proviamo pure una birra analcolica…Terribile! Alla fine le due birre serali le troviamo al “Le petit prince”, tra l’altro la temperatura è scesa considerevolmente (anche se fa caldino lo stesso…) per cui si sta bene all’aperto.

25 agosto – 7° giorno Oggi andiamo a visitare le oasi di montagna di Chebika, Tamerza e Midès. La strada da Tozeur è in buone condizioni, attraversa il deserto roccioso, con tanto di cartelli che avvertono di fare attenzione al passaggio dei dromedari. Infatti ad un certo punto scorgiamo in lontananza delle ombre…E sono proprio loro, un gruppo di tre dromedari che gironzolano tranquillamente sulla strada! La prima oasi che si incontra è quella di Chebika. Non è difficile capire dove dirigerci all’interno del paese…Ci sono una ventina di fuoristrada identici parcheggiati in uno spiazzo, carichi di turisti per lo più italiani…Forse perché è agosto! Attraversiamo il vecchio villaggio berbero e saliamo fino ad una stretta gola attraverso la quale si passa dall’altra parte della montagna. Il paesaggio è mozzafiato, con la vista dall’alto del villaggio, dei canyons e del palmeto! Si scende fino ad una cascatella dove ho fatto il bagno. Un signore si avvicina e insiste per venderci un’ametista di un bellissimo colore viola. Vuole 3,5 TD e glieli diamo…Sovvenzione locale…Poi a Midès ci diranno che qui non esistono ametiste di quel colore (si trovano solo in Marocco) e che se si gratta la pietra il colore tende ad andare via! Proseguiamo per Tamerza. Ad un tratto vediamo le carovane di fuoristrada ferme in fondo alla strada. Scendiamo curiosi, e infatti c’è un’altra cascata con gente che fa il bagno. Noi ne approfittiamo per riposarci un po’ sulle rocce all’ombra e per mangiare un po’ di frutta. Tornati in macchina attraversiamo la parte nuova di Tamerza e dalla strada ammiriamo il bel villaggio berbero antico, per poi proseguire per Midès.

Qui niente fuoristrada perché è ora di pranzo, anzi siamo proprio gli unici turisti. Si avvicina una guida, vuole 7 TD per un giro di mezz’ora nel villaggio e nel canyon. Di fronte alla nostra riluttanza ci spiega fermamente e con convinzione quanto sia indispensabile avere una guida per visitare al meglio i luoghi, comprenderne la storia, che altri turisti fanno un giro da soli e non ci capiscono niente e bla bla bla…Sfiniti più che altro dalle chiacchiere accettiamo, ma ben presto ci accorgiamo che è pressochè inutile, se non per indicarci la roccia che è stata una dei set di Guerre Stellari e una casa dell’antico villaggio dove hanno girato un improbabile film italiano dal nome “L’inchiesta” che, stando a quel che dice lui, andrà in onda nel prossimo inverno su RaiUno. Ad ogni modo, le tre oasi sono fantastiche, e vanno viste, perché è davvero difficile immaginarle e spiegarle a parole.

Torniamo a Tozeur, dove fa sempre più caldo, a quel che dicono più del solito.

La sera ceniamo al ristorante Jasmine…Siamo gli unici clienti! Mangiamo bene per 15 TD, anche se prendono l’ordinazione per la bistecca di dromedario e ci informano che non c’è solo dopo averci portato gli antipasti. Queste sono delle furberie tipiche tunisine che un po’ infastidiscono, come il fatto che quasi ovunque per gli occidentali riescono sempre a gonfiare un po’ i prezzi. Però in fondo sono brave persone, si lascia correre.

26 agosto – 8° giorno Oggi attraversiamo lo Chott El Cherid, il grande lago salato, in direzione di Douz. Il lago è quasi tutto prosciugato, lasciando spazio al deserto bianco, a parte delle pozze d’acqua vicine alla strada che a tratti assumono una colorazione rosa. Arriviamo a Douz poco prima di pranzo: l’idea è di trovare in qualche agenzia un’escursione per Ksar Ghilane, nel deserto, per il giorno seguente, e un bell’albergo dove trascorrere oziosamente la giornata, magari a bordo piscina. Abbiamo la buona idea di rivolgerci all’ufficio del turismo, dove un signore gentilissimo telefona alle principali agenzie turistiche che offrono pacchetti per il deserto. I prezzi variano, la più economica è la Nefzaoue Voyages che per 200 TD offre il viaggio in fuoristrada con autista, il pernottamento in tenda in un campeggio attrezzato, la cena e la colazione, il tutto per due.

Acquistato il pacchetto cerchiamo l’albergo. L’idea è di andare a El Mouradi, il migliore albergo di Douz…In effetti ha una hall piuttosto spaziale. Purtroppo è al completo, come un altro albergo nelle vicinanze. Al Tuareg, un tre stelle sempre nella zona turistica, ci dicono che non c’è posto, ma poi, per una sola notte, tirano fuori una stanza per 90 TD. L’albergo è carino, la stanza è spaziosa, ha un letto a tre piazze e si affaccia su una bella piscina con un’isoletta di palme al centro. Trascorso un pomeriggio di completo relax, decidiamo di cenare in albergo (+20TD al prezzo della stanza). La cena a buffet non è male, almeno fino a quando non rientrano i vari gruppi dalle escursioni organizzate e si crea una fila che neanche nella mensa del mio ufficio all’ora di punta…Ok, per una volta si può fare (non di più)! Per lo meno abbiamo pasteggiato a vino! 27 agosto – 9° giorno Oggi si tirano le 16 in albergo, aspettando l’ora dell’appuntamento con la nostra guida per il deserto. E’ una bellissima giornata e prendiamo un po’ di sole in piscina. Questa volta ci concediamo un pranzo vero, visto che dopo ci aspetta il deserto, al ristorante Randez-Vouz.

Alle 16 ci presentiamo in agenzia e saltiamo sul fuoristrada insieme all’autista e a suo figlio. Inizialmente la strada è quella per Matmata, poi c’è una deviazione per Ksar Ghilane. Siamo un po’ curiosi di vedere le condizioni della strada, perché fino all’ultimo siamo stati tentati di andare con la nostra macchina, dato che abbiamo letto che alcuni turisti l’hanno fatto, pur se con qualche difficoltà. Dal bivio fino a Ksar Ghilane sono 78 km: inizialmente la strada è asfaltata, poi si trasforma in uno sterrato che, man mano che si prosegue, diventa sempre meno agibile. Verso la fine, alcuni tratti (piuttosto lunghi) sono pieni di sabbia e buche, mi sembra in effetti pressoché impossibile percorrerli senza un fuoristrada (tra l’altro al ritorno abbiamo pure bucato) ma forse dipende anche dalla stagione. Comunque la guida ci informa che fra circa un anno termineranno la strada asfaltata, quindi non ci sarà più questo problema, e costruiranno altri resort… Speriamo non modifichino troppo la fisionomia dell’oasi! La guida ci dice, inoltre, che in estate ai fuoristrada è vietato percorrere le dune, un po’ perché c’è più traffico turistico e c’è pericolo di fare incidenti, un po’ perché in questa stagione la sabbia è più morbida ed è quindi più facile insabbiarsi.

Arrivati a Ksar Ghilane prenotiamo subito un’escursione con i dromedari, per poi andare a sistemarci al Camping Ghilane. Le tende sono dei piccoli bungalow di cemento coperti da un telone, i materassi sono appoggiati sul cemento rialzato e ti vengono fornite le coperte e le lenzuola. Nel complesso, è un campeggio ben organizzato.

Alle 18,30 parte la nostra escursione con dromedari, la destinazione è il forte di Ksar Ghilane, un’ora ad andare e una a tornare. E’ la prima volta che vedo il deserto vero e proprio, quello sabbioso, in più è l’ora del tramonto, le dune assumono una colorazione tra l’oro e il rosa. E’ piacevolissimo camminare scalzi sulla sabbia sottile! Tornati (un po’ distrutti) dalla passeggiata, ceniamo (bene) e ci buttiamo esausti sulle nostre brande! 28 agosto – 10° giorno Sveglia alle 6,30: l’alba nel deserto è imperdibile! Ci allontaniamo di poco dal campeggio e, seduti sulle dune, non ci perdiamo un secondo di questo spettacolo meraviglioso! Dopo facciamo anche un bagno nella sorgente del campeggio…L’acqua è caldissima! A colazione ci incontriamo con la nostra guida che, essendo abbastanza presto, ci porta a dare un’occhiata all’hotel Pansea, l’unico resort di lusso dell’oasi. Sicuramente ha del fascino, ed è anche ben inserito nell’ambiente circostante. Al centro ha una specie di minareto su cui siamo saliti per fare delle foto all’oasi dall’alto.

Torniamo a Douz per riprendere la nostra macchina parcheggiata lì. Facciamo un giro nel Souk, dove compriamo alcune spezie, e partiamo per Matmata e le sue case troglodite, abitazioni che gli antichi berberi hanno costruito sotto terra per sfuggire al caldo. Il paesaggio di Matmata è unico, brullo, desertico, cinto da dolci colline aride. Andiamo all’hotel Sidi Driss (prenotato telefonicamente due giorni prima), quello dove hanno girato varie scene di Star Wars. L’hotel stesso è un’abitazione troglodita…Peccato che più o meno risalgano allo stesso periodo anche i materassi e le lenzuola! Per fortuna abbiamo un lenzuolo nostro. Tra l’altro, i bagni sono in comune, ma non solo per i clienti dell’albergo, in comune per tutti i pullman di turisti che si fermano a visitarlo. L’albergo è infatti tappa obbligata dei viaggi organizzati, ed è un piacere essere fotografati mentre si esce dalla stanza per andare in bagno armati di asciugamano e spazzolino da denti! Insomma, Matmata è da vedere, le case troglodite pure, magari anche il Sidi Driss, ma sconsiglio nella maniera più assoluta di restarci a dormire! Il prezzo è di 42 TD la doppia in mezza pensione, nemmeno troppo economico come rapporto qualità/prezzo.

Prima di cena, passeggiamo per Matmata, ci arrampichiamo sulla collina e ammiriamo il paesaggio quasi lunare, con tanto di crateri, che sono poi i cortili delle abitazioni sotterranee. Ci fermiamo in un locale dove beviamo qualcosa, fumiamo una sheesha e giochiamo a domino emulando i locali, ma molto più a rilento e senza sbattere violentemente le tessere sul tavolo! Qualcuno si ferma a guardarci, deve trovarci parecchio impediti! Torniamo in albergo, ammesso che si possa chiamare così, e incontriamo due ragazzi romagnoli che sono lì in moto e condividono le nostre impressioni sul Sidi Driss. Nella comune sventura ceniamo insieme, la cena non è un granchè e sovraccaricano il prezzo delle bevande…Neanche fossimo al Ritz! 29 agosto – 11° giorno Dopo una notte pressoché insonne (un viavai continuo la sera e un materasso scomodissimo) lasciamo l’orrendo Sidi Driss e ci dirigiamo a sud. Dopo una breve sosta ad un panificio di Medenine, dove compriamo dei buoni dolcetti locali, ci fermiamo a Ksar Haddada, un’altra tappa obbligata per gli appassionati di guerre stellari. Gli ksour (singolare ksar) sono degli antichi granai scavati nel fango. Lì c’è l’hotel che hanno utilizzato per alcune riprese del film, ma che ora è chiuso, anche se pare lo stiano risistemando. Il sito non è propriamente originale, i muri sono stati tutti rifatti, ma è interessante vedere come possono diventare gli ksour con un po’ di restauro.

Ripresa la macchina attraversiamo i villaggi di Chinini e Douiret. Constano di una parte nuova (brutta) e di una parte storica, abbandonata, abbarbicata sulle montagne. Sono fantastici ma siamo stanchi e non ce la sentiamo di salire fin su a piedi, per cui li ammiriamo dal basso. A Chenini compriamo delle rose del deserto, premiando il fatto che la bancarella abbia i prezzi esposti (una rosa piccola, ma non troppo, 1 dinaro).

Infine raggiungiamo Ksar Ouled Soltane, lo ksar per eccellenza, un vecchio granaio a più piani. E’ ora di pranzo e non c’è nessuno, per cui abbiamo tutto lo spazio per noi e ci arrampichiamo sui tetti dalle impervie scalette che portano ai piani superiori.

E’giunta l’ora di lasciare il deserto e di partire per Djerba, per qualche giorno di puro relax al mare. Scegliamo di percorrere la strada romana, su suggerimento degli italiani incontrati a Matmata che ci hanno detto di aver aspettato un paio d’ore per salire sul traghetto.

Arrivati a Djerba siamo indecisi se prendere l’albergo nell’Houmt Souk, la città vecchia, o nella zona turistica, sul mare. Dopo un giro nell’Houmt Souk (dove subito con piacere notiamo dei negozietti con prezzi fissi esposti e nemmeno troppo cari), affascinante ma un po’ caotica, propendiamo per il mare. All’ufficio del turismo ci danno una lista di alberghi, ne giriamo un po’ per poi scegliere il primo che abbiamo visto, il tre stelle Dar Salem, molto carino, a 50 metri dal mare con spiaggia privata, con un ottimo rapporto qualità prezzo (102 TD la doppia, con un po’ di sconto rispetto al prezzo esposto).

La sera siamo a pezzi, ceniamo in un romantico ristorante sul mare non lontano dall’albergo (51 TD in due per una cena di pesce) e poi, finalmente, si dorme! 30 agosto – 12° giorno La mattina si va al mare vicino al nostro albergo. Siamo di fianco al Bravo Club, il che rende l’italiano la lingua ufficiale. Sulla riva ci sono un po’ di alghe ma, a parte questo, il mare è molto bello, limpido e calmo. Sulla spiaggia propongono molte attività interessanti: giro a cavallo, windsurf, paracadute tirato dal motoscafo, canoa, moto d’acqua e altro ancora, ma rimandiamo tutto a domani; è il primo giorno a Djerba, lo prendiamo di ricognizione.

Nel pomeriggio torniamo all’Houmt Souk; a dispetto di quanto ci aspettavamo, troviamo l’offerta dei vari souvenir abbastanza conveniente per la maggior parte degli articoli. Dopo estenuanti contrattazioni prendiamo due sheesha, una grande e una un po’ più piccola, a 50 TD, più tabacco e carbone,e, in un altro negozio, di quelli con prezzi esposti e fissi, una couscousiera a 20 TD (a Tozeur, e nemmeno in centro, per la stessa identica erano partiti da 58 TD concedendoci il massimo sconto a 35…Per fortuna ce n’eravamo andati).

Ceniamo in un ristorante molto economico, ma carino e dove si mangia bene, Les Palmiers (20 TD in due per cena di pesce) e, dopo avere girato un po’ per ritrovare la macchina parcheggiata chissà dove, torniamo in albergo per un’ultima sosta al bar a bordo piscina! 31 agosto – 13° giorno Anche oggi giornata di mare, anche se c’è parecchio vento e dobbiamo rinunciare al windsurf programmato (troppe onde per le nostre capacità…).

Nel pomeriggio andiamo al Relax Center, nella zona turistica, a fare l’hammam (5TD a persona). Quando si esce si sta davvero freschi dopo tutto il caldo preso lì dentro! Passiamo per la seconda cittadina di Djerba dopo l’Houmt Souk, Midoun; è giovedì e c’è il mercato, pieno zeppo di gente, soprattutto locali.

Per cena torniamo all’Houmt Souk, al ristorante El-Foundouk; si cena in un cortile tranquillo, proviamo il riso alla djerbiana, molto speziato, e degli ottimi spiedini di carne, per altro molto economici (21 TD in due).

Dopo cena torniamo nella zona turistica nell’unico locale che ha la birra alla spina, il bar dell’hotel Strand (per lo meno l’unico che abbiamo scoperto), su una bella terrazza sul mare.

1 settembre – 14° giorno In teoria oggi si doveva ripartire per finire il giro della Tunisia, ma Djerba ci piace per cui decidiamo di restare un altro giorno.

Andiamo in spiaggia e, dato che è l’ultimo giorno sull’isola, facciamo un po’ di attività: paracadute trainato dal motoscafo (40 TD in due), divertente, e un’ora di windsurf (15 TD).

Anche questa giornata passa così, tra il mare e la piscina ma, date le fatiche dei giorni precedenti, ci voleva! Ceniamo benissimo al ristorante dell’albergo e dopo cena andiamo a visitare il porto a nord dell’Houmt Souk, dove hanno costruito un nuovo centro residenziale, e scattiamo qualche foto al forte illuminato.

2 settembre – 15° giorno Oggi, a malincuore, si lascia Djerba. Un ultimo veloce giro all’Houmt Souk per comprare qualche ultimo souvenir e per vedere il caratteristico mercato del pesce, dove lo vendono all’asta.

La strada più corta per andare a nord prevede il traghetto…Dopo un’attesa piuttosto lunga riusciamo a salire. La strada per Mahdia non è proprio corta, alle 16 circa siamo a Sfax, dove ci fermiamo per mangiare qualcosa. Attraversiamo la Medina per niente turistica, davvero un altro mondo rispetto a Djerba e, appena usciti dalle antiche mura, si apre l’elegante Ville Nouvelle…Un contrasto notevole! Qui prendiamo una delle migliori crepes che abbia mai mangiato, cioccolata e frutta secca (una roba dietetica)… Ripartiamo e dopo un’ora abbondante arriviamo a Mahdia. Ci dirigiamo subito verso la zona turistica, sul mare, prendiamo un tre stelle A 80 TD la doppia, il Sirocco Beach, non male, molto frequentato da tedeschi, russi e cechi, e usciamo per visitare la parte vecchia di Mahdia. E’ buio, ma la penisola è affascinante, con le strette vie che si aprono sul mare, le moschee, il forte, i caffè con i tavolini all’aperto. E’ tutto molto a misura d’uomo, con un’atmosfera piacevole da paesino.

E’ un po’ tardi e i ristoranti sono quasi tutti chiusi, per cui torniamo sulla strada per la zona turistica dove troviamo un po’ di locali ancora aperti. In uno di questi prendiamo due kebab, che qui chiamano chawarma (boh…) e due boga (bevande gassate locali) per 8 TD. Quando non sovratassano i turisti, i prezzi sono davvero bassissimi! 3 settembre – 16° giorno Qui a Mahdia il mare è limpido e cristallino, e dalla spiaggia si vede la penisola che costituisce la parte vecchia della città…Un paesaggio incantevole! A metà giornata chiediamo di cambiare stanza perché la nostra dà sulla strada e di sera è molto rumorosa. Ce ne danno una che si è liberata al secondo piano con vista mare! Dopo una bella e rilassante giornata di mare, verso le 17 ci rimettiamo in macchina. Prima tappa: l’anfiteatro di El Jem, impressionantemente simile al Colosseo, solo un po’ più piccolo e in mezzo al nulla.

Seconda tappa: Kairouan, una delle sette città sante dell’Islam. E’ sera ormai, le moschee sono chiuse, ma vogliamo fare almeno una passeggiata nella Medina. Appena arrivati abbiamo un’esperienza alquanto spiacevole: diverse persone, una dopo l’altra e a volte insieme, cercano, dandoci non richieste indicazioni sbagliate, di non farci arrivare direttamente nel centro della Medina, pieno di gente, ma di attirarci nelle deserte stradine periferiche…Spero con il solo intento di convincerci a prenderli come guida. Poi un parcheggiatore credo abusivo ci chiede di pagare il parcheggio in maniera sgarbatissima…Una serie di ragazzetti ci attornia parlando italiano, uno che ci urla di andare da una parte, uno dall’altra, uno ci traduce in italiano le parole del parcheggiatore che comunque abbiamo già capito benissimo…E non facciamo in tempo a liberarci di uno che ne spunta fuori un altro…Dopo avere mandato tutti a quel paese, finalmente raggiungiamo la Medina, ma inizia quasi a fare buio, per cui la giriamo rapidamente, compriamo dei pasticcini alla rinomata pasticceria Segni (si pronuncia “Signi” con la g gutturale) e ci rimettiamo in strada. Per quel poco che abbiamo visto Kairouan non ci è sembrata questo granchè, comunque.

A Mahdia torniamo verso le 22, essendo un po’ tardi torniamo a cena nel ristorante del giorno prima, che ci era piaciuto. Poi un veloce drink in albergo e in camera a sorbirci, fino ad un’ora abbastanza tarda, il tunz tunz proveniente dalla discoteca all’aperto dell’albergo vicino al nostro! 4 settembre – 17° giorno Dopo colazione abbiamo la bella pensata di andare a piedi, via spiaggia per metà tragitto, alla parte vecchia di Mahdia. Non è lontanissimo, ma sotto il sole i chilometri dopo un po’ iniziano a farsi sentire… Visitiamo la moschea, paghiamo 1 TD a testa (un classico), ci danno una coperta per coprirci le parti scoperte (…E io che mi sono appositamente messa la maglietta a mezze maniche al posto delle solite canotte…). La moschea non è particolarmente bella, e possiamo osservarla dalla porta aperta ma senza varcare la soglia, consentita solo ai fedeli.

Proseguiamo con il giro del capo, dove si trova un esteso cimitero privo di recinzioni e torniamo, faticosamente, indietro.

Dopo un po’ di mare, nel pomeriggio partiamo per Sousse, per visitarla, cenare lì e poi tornare a Mahdia per l’ultima notte.

Ci fermiamo a Monastir, che è di strada, giusto il tempo di guardare l’imponente Ribat e di fare una breve passeggiata sul lungomare. Monastir ha una bella spiaggia in centro anche se, verso sera, diventa piuttosto sporca. La zona turistica invece non ci sembra molto interessante, tanti mega-resort e nient’altro.

Sousse è una grande città di mare; giriamo per la Medina, anche se dopo un po’ si somigliano un po’ tutte, e ceniamo al ristorante vicino al mare Forum Grill, valido (30 TD).

La sera, al bar dell’albergo, il cameriere ci insegna le prime parole arabe: una roba assurda per dire “come va?” “bene”… 5 settembre – 18° giorno Ultimo giorno di vacanza! Domani all’alba si riparte, per cui dobbiamo tornare a Tunisi e passare lì l’ultima notte.

Dopo aver attraversato un po’ di incasinatissimi paeselli costieri, prendiamo l’autostrada, l’unica della Tunisia, che va da Sousse a Tunisi. Facciamo però una deviazione per la rinomata località di Hammameth. Stiamo lì giusto il tempo per mangiare una crepe in un bel locale sul mare; l’acqua è di un colore turchese fantastico, anche nel bel mezzo della città vecchia…Che voglia di fare un tuffo! Resistiamo e ripartiamo per Tunisi, un po’ rammaricati per non avere passato lì neanche una notte…Secondo noi merita.

Finalmente a Tunisi, cerchiamo una stanza al Carlton, un tre stelle sulla via principale, ma è pieno. Però c’è posto nell’albergo vicino, l’hotel Excel, 65 TD la doppia (sarebbe 70 otteniamo uno sconto dato che domani andiamo via prestissimo senza colazione).

Facciamo un giretto nella Medina, compriamo delle scarpe e dei dolcetti e riusciamo, finalmente, a cenare al Dar El Jeld. Il locale è lussuoso e caratteristico, mangiamo benissimo, per 80 TD…La cena più costosa del viaggio, ma non è poi così tanto per il locale migliore della Tunisia! 6 settembre – 19° giorno – Partenza Sveglia alle 4 (ebbene sì), riconsegna auto in aeroporto e…A Milano!



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