Tunisia, dalle montagne al Grande Erg del sud
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Date le continue instabilità delle situazioni politiche dei vari Paesi del nord Africa la scelta si ristretta al solo territorio che, assieme al Marocco, permette l’accesso a turisti con vetture al seguito, anche per il collegamento diretto con traghetti dall’Italia: la Tunisia.
Pur avendolo già visitato in precedenti viaggi, siamo rimasti sorpresi di come questo Paese sappia comunque offrire una varietà di interessi, rinnovando continuamente la curiosità del turista che vuole scoprirne gli angoli più caratteristici.
Non possedendo un’auto 4×4 contattiamo l’associazione Dimensione Avventura di Roma, specializzata in tour per appassionati viaggiatori con veicoli fuoristrada, moto, camper, ma anche per coloro che desiderano viaggiare come passeggeri sulle auto dell’organizzazione. Riconsolidiamo quell’amicizia con i responsabili che ci aveva già legato durante un primo viaggio in Libia nel 2009 e che hanno sopperito alla nostra mancanza di veicolo noleggiandoci uno dei loro mezzi.
L’imbarco a Genova, poi la traversata di 24 ore con destinazione Tunisi servono per fare nuove amicizie e trascorre le ore noiose della navigazione, qualche lettura e passeggiate sul ponte in attesa di essere a destinazione.
La dogana tunisina ci accoglie nel solito caos di controlli, fiches da compilare, timbri ed ispezioni; soliti passaggi ai quali ci siamo già abituati, ricomponiamo il nostro piccolo gruppo al di fuori della zona portuale e ci dirigiamo subito all’hotel già prenotato dove ci uniremo agli altri partecipanti provenienti da Civitavecchia.
1° giorno-30 dicembre 2011
Ci riuniamo tutti per la colazione, il traghetto proveniente da Civitavecchia ha subito un ritardo e solo ora incontriamo i nuovi compagni di viaggio, siamo 25 persone con 9 auto e 4 moto.
Maurizio consegna i mezzi a noleggio, le moto ai centauri e per me e Letizia una Toyota Hi-Lux preparata per affrontare con sicurezza ogni terreno.
Letizia subito trova anche il nome: Priscilla. Dal colore dell’auto (rosa) è facile il richiamo ad un noto film dal titolo appunto “Priscilla la regina del deserto”.
Subito in marcia, l’arcobaleno che appare sopra di noi lascia presagire la fine delle piogge che ci hanno accolto il giorno prima durante il nostro sbarco, purtroppo non è così e ben presto il cielo si richiude durante la nostra marcia dei primi 160 Km di asfalto verso Le Kef, città fondata dai cartaginesi e conquistata dai romani nel 27 a.C. che con Ottaviano fondarono qui la loro colonia.
Gli altopiani con i campi coltivati di questa regione hanno colori intensi accentuati dalle recenti piogge. Lasciamo l’asfalto appena superata questa cittadina e ci inoltriamo in un territorio segnato da poche abitazioni rurali, tra piste che serpeggiano su terreni pietrosi, uliveti e campi coltivati, tutto attorno spazi immensi ed i rilievi montani che segnano i confini con l’Algeria. Le prime cadute dei centauri e qualche riparazione non frenano il nostro entusiasmo, così raggiungiamo l’abitato di Kalaat Es Senam nel tardo pomeriggio: siamo ai piedi del tavolato di Jugurtha.
Per questa notte niente campo e tenda come previsto, il clima freddo e la pioggia ci consigliano di rimediare un piccolo alloggio: poche camere spartane, ma comunque asciutte e soprattutto coperte di lana in quantità; la cena di carne alla brace, insalata e patatine ci unisce nel piccolo ristorante adiacente all’albergo.
2° giorno – 31 dicembre 2011
Anche questa mattina le nuvole ci accolgono al nostro risveglio. L’aria umida e fredda rispecchia l’umore dei motociclisti che si preparano ad un nuovo giorno di dure prove.
Partiamo per il tavolato di Jugurtha, rilievo con pareti strapiombanti, che si eleva per 200 m: è una fortezza naturale dove per secoli hanno trovato rifugio bande di predoni. Stabilì il suo covo il bandito Senan dando il nome al vicino villaggio di Kalaat Es Senan “fortezza di Senan”.
Lasciati i mezzi alla base del massiccio percorriamo a piedi la scalinata scolpita nella roccia sino alla sommità del tavolato con un clima quasi polare, spettacolare però il panorama dall’alto.
La pista che ci riconduce alla pianura sottostante è dura ed all’inizio i veicoli procedono a buon passo. La pioggia intermittente ha reso però le piste di argilla scivolose, in breve tempo il fango ricopre i pneumatici di uno strato solido, i motociclisti faticano a rimanere in sella alle loro moto ed anche con le auto occorre procedere con estrema cautela. La bellezza del territorio sopperisce alle difficoltà che si incontrano nel viaggiare su questo terreno.
Purtroppo, data la lentezza della nostra marcia, siamo costretti ad abbandonare le piste e raggiungere la strada asfaltata direzione Thala per poi raggiungere Kasserine e Feriana.
Ora il cielo si è aperto, a mano a mano che procediamo verso sud l’aria più calda rende tutti più euforici, le uniche soste sono dovute ai rifornimenti di carburante ed a spuntini consumati velocemente lungo la strada.
Prima di Gafsa, abbandonato l’asfalto, ci immettiamo sul tracciato in direzione Redeyef, piccola cittadina e tra i principali centri di estrazione dei fosfati. Da qui inizia la pista aperta dal generale Rommel per lo spostamento dei veicoli militari. L’inizio non sembra eclatante e il percorso che tocca la periferia di Redeyes è una discarica a cielo aperto. In breve, però, davanti ai nostri occhi dalla sommità dell’altopiano si apre all’infinito la visuale sulle immense pianure desertiche.
I colori caldi del tardo pomeriggio accentuano le tonalità delle stratificazioni rocciose. Durante la nostra discesa lungo la pista affiorano minerali e reperti fossili. Impossibile non soffermarsi di continuo per ammirare il paesaggio e scattare foto.
Ora si prosegue verso il Chott El Gharsa per raggiungere su pista Lariguette dove è stato allestito il finto villaggio per le scene del film “Guerre Stellari”.
Raggiungiamo il sito al buio, subito piazziamo le tende tra le dune ed allestiamo il campo per festeggiare la nostra notte di fine anno. Dai mezzi escono tavolini, seggioline, lampade ed ogni oggetto utile a creare una festosa tavolata.
Maurizio e Laura di Dimensione Avventura hanno già attivato la cucina. Il menù prevede tortellini, zampone e lenticchie per tutti. Le tradizioni sono rispettate.
La notte del deserto è fredda, pochi volonterosi attendono la mezzanotte dando “fuoco alle polveri”, per i più, già in tenda, solo l’eco dei botti e qualche bagliore sbirciato dagli spiragli delle tende.
3° giorno – 01-01-2012
Si visita il sito di Guerre Stellari, le scenografie riproducono edifici di argilla, all’interno vuoti e con le intelaiature in legno che le sorreggono, nel centro le finte antenne, anch’esse di legno: un luogo surreale, tutto attorno il nulla. Subito in marcia per l’attraversamento del Chott El Jerid. Dopo Nefta ci immettiamo sulla pista a sud dello Chott, tenendoci ben discosti dal terreno insidioso di questo lago salato. Il livello dell’acqua di risalita varia continuamente ed è facile incappare nel terreno fangoso che improvvisamente cede al passaggio bloccando i veicoli e dal quale risulterebbe estremamente difficile uscirne.
Il terreno pianeggiante è cosparso di piccoli arbusti, diverse tracce si diramano in continuazione per destinazioni invisibili, Maurizio conduce la carovana speditamente sino al punto dove affiorano le rose del deserto.
Subito è incetta di questi souvenirs offerti dal terreno, peccato non poter riempire ogni spazio a disposizione.
A 80 Km da Douz incrociamo la strada asfaltata che ci porta velocemente a questa oasi denominata “La porta del deserto”. I suoi palmeti con oltre 500.000 palme sono la ricchezza di questa cittadina, dove le colture si sviluppano su tre livelli: al suolo gli ortaggi, a mezza altezza gli alberi da frutto ed al di sopra di tutto le palme da dattero.
Ma Douz è anche turismo ed è meta e partenza principale per tutte le escursioni nel grande erg del sud.
Subito ci sistemiamo per la notte nel campeggio organizzato dove alcuni di noi, soprattutto motociclisti, non disdegnano gli alloggi in muratura.
La manutenzione è d’obbligo dopo le centinaia di chilometri percorsi, poi tutti a cena in un piccolo ristorante locale dove si assaporano i piatti tipici di questa regione, dolci e frutta.
Pochi passi nella piazza principale di Douz racchiusa sui lati da bassi edifici bianchi con i porticati per curiosare nei pochi negozi aperti, poi ci si ritira stanchi per la notte.
4° giorno – 02-01-2012
La colazione, come sempre, ci riunisce attorno alla Toyota di Maurizio e Laura dove è già sul fuoco l’enorme caffettiera. Latte, tè, biscotti e panettone salvato da precedenti abbuffate ci scaldano e rinvigoriscono prima di iniziare l’itinerario che ci porterà nei prossimi due giorni nel deserto del sud.
Lasciamo Douz attraversando i palmeti che la circondano e ci immettiamo sulla pista ben tracciata in direzione del parco Jebil. La pista dopo pochi chilometri è invasa da lingue di sabbia e ci costringe ad avanzare con molta attenzione, soprattutto i motociclisti che, a causa delle continue variabili del terreno, devono sapersi destreggiare con il proprio mezzo.
Entriamo finalmente nel parco ed ora seguiamo solo le quasi invisibili tracce che si perdono tra le innumerevoli piccole dune in continuo spostamento. Si procede zigzagando tra cordoni di sabbia alla ricerca del miglior passaggio cercando di rimanere comunque tutti incolonnati ed a vista. Dalle radio ricetrasmittenti ci scambiamo commenti che dimostrano il nostro entusiasmo. Fortunatamente ogni insabbiatura dei veicoli si risolve con qualche spalata e volonterose spinte.
Le moto più veloci delle auto ci girano attorno per poter mantenere la velocità e non affondare, ma capiamo le difficoltà dei piloti, i primi insabbiamenti e le prime cadute inevitabili sono ricordati ad ogni sosta leggendo la fatica sui loro volti.
Verso le 17.00 piazziamo il campo tra le dune, il solito rito del gonfiaggio dei materassini (acc… nostro si è bucato, pazienza notte sulla dura sabbia), prepariamo sacchi a pelo, giacconi per affrontare il freddo serale, passeggiata sulle dune al tramonto e poi cena sotto le stelle. In questo nulla immenso ci si ritrova a godere delle piccole cose, una cena con pasta e fagioli, un bicchiere di vino per scaldarsi ed un cerchio di amici attorno al fuoco acceso.
5° giorno – 03-01-2012
Anche oggi sveglia all’alba, le tende riprendono vita a poco a poco, anche due piccoli scorpioni che hanno dormito vicino alle nostre tende sembra vogliano condividere le nostre attività. Volti assonnati ed infreddoliti si muovono verso l’auto assistenza dove si distribuisce la colazione calda.
Ma la temperatura nel deserto sale all’improvviso ed in pochi minuti ci si deve spogliare di giacche e maglioni.
La tappa di oggi ci porterà ancora più a sud sino al rilievo di Timbain per poi iniziare la risalita all’oasi di Ksar Ghilane.
Si procede in colonna tra cordoni di dune sino ai piedi della collina di Timbain dove, parcheggiati i veicoli, saliamo a piedi sino alla sommità.
Dall’alto lo spettacolo dell’erg ai nostri piedi è meraviglioso, i mezzi parcheggiati sotto di noi a circa 100 mt di dislivello sembrano ancora più piccoli per la vastità degli orizzonti. Lasciamo un messaggio in bottiglia ai prossimi visitatori di Dimensione Avventura che viene nascosto tra i massi.
Riprendiamo la marcia verso nord-ovest in direzione Ksar Ghilane. Un chiosco che appare dal nulla favorisce una sosta per sorseggiare tè al rosmarino ed alla menta.
Raggiungiamo dopo ulteriori passaggi di sabbia il fortino di Ksar Ghilane.
Circa 2000 anni fa questa zona era il centro di un’area molto fertile: i romani avevano stabilito una serie di avamposti uno dei quali è quello dove si trova il fortino adiacente all’oasi.
Questa linea difensiva era denominata “limes Tripolitaniae” (confine della Tripolitania), tutto il territorio a sud inesplorato ed abitato da popolazioni estranee all’impero venne identificato come “hic sunt leones” (qui vivono i leoni).
Proprio nel fortino possiamo vedere su una antica pietra un’iscrizione latina che testimonia l’origine di questo edificio anche se, nel corso dei secoli, ha subito diverse trasformazioni per essere occupato nel 1938 dalla Legione Straniera.
L’ingresso all’oasi di Ksar Ghilane chiude la tappa di oggi. Prendiamo posto nelle tende berbere allestite nel campeggio e ci immergiamo nelle acque calde del laghetto.
Una passeggiata sulle dune appena fuori dall’oasi prima di cenare al ristorante del campeggio: chorba, insalata e cous cous di pollo e verdure.
6° giorno – 04-01-2012
Le nostre sveglie sono sempre alle prime luci dell’alba e dopo la veloce colazione al chiaro delle torce nel locale del campeggio partenza da Ksar Ghilane verso nord. La strada è asfaltata e raggiungiamo El Hamma, poi su un alternarsi di piste e strade in asfalto attraversiamo Chott El Fejal. Piccoli e poveri villaggi rurali si alternano su questo territorio, procediamo sempre verso nord per raggiungere Sakket. Da qui lasciamo l’asfalto e ci immettiamo sulla pista che porta alla sommità del Jebel Biada. In breve il tracciato si incunea con strette curve tra pareti strapiombanti di roccia rossa, all’interno di queste gole si procede a velocità ridotta controllando lo spazio rimanente tra i veicoli e le pareti per evitare urti. Ognuno di noi immortala il proprio mezzo negli stretti passaggi.
Si continua a salire. Uscendo dalle gole si apre una panoramica della valle sottostante con i molteplici colori dei pendii rocciosi.
Ancora più in alto seguendo una lingua di asfalto che si inerpica sino alla sommità del Jebel Biada, sotto di noi l’ampia pianura del sud e le creste dei rilievi più bassi.
Raggiungiamo il culmine a circa 1200 metri di quota e scendiamo sull’opposto versante sino a Sened, da qui non ci resta che seguire l’arteria principale per Sfax.
L’arrivo ad un buon albergo già prenotato da Dimensione Avventura ci fa già pregustare una doccia calda, abiti puliti. Prima però, considerati i tempi necessari per le operazioni di riassetto di un gruppo di 25 persone, si decide di recarci a cena in una simpatica pizzeria/ristorante nella piazza principale lungo Avenue Bourguiba.
E’ l’ultima cena in cui si riunirà il nostro gruppo: di rito lo scambio di indirizzi, poi i ricordi degli episodi divertenti, la simpatica e inaspettata premiazione di Maurizio per colui che ha combinato più danni e per quello che ha subito la peggiore sfortuna. Domani sarà una giornata di trasferimento a Tunisi con imbarco per l’Italia.
7° giorno – 07-01-2012
Questa mattina la colazione prende più tempo del previsto, brioches, torte, dolci, frutta, formaggi, e tanto altro ancora ci riempiono gli occhi e gli stomaci.
Ora siamo in marcia sull’autostrada costiera che ci porta diretti a Tunisi, scorriamo veloci lungo questa carreggiata a due corsie interrotti dai caselli per il pedaggio e dalle soste negli “autogrill” per i rifornimenti dei veicoli, tutto sembra il preludio all’Italia.
A Tunisi il nostro gruppo si divide, il traghetto per Genova parte prima, chi andrà a Civitavecchia avrà qualche ora a disposizione per visitate la città.
Ci salutiamo. Incrocio Roberto il motociclista al quale prima delle tappe nel deserto avevo dimostrato la mia ammirazione per chi come lui era capace di portare la moto sui terreni insidiosi di questi luoghi. Mi aveva espresso la sua preoccupazione nel dover affrontare le dune mai fatte prima. Ora gli chiedo “Come è andata?”. La sua risposta sintetizza tutto quello che si può dire su questo viaggio: “Sicuramente da ripetere!”.