Trekking nel nord della Thailandia

Alla scoperta delle tribu' delle montagne
Scritto da: Barbapapa''
trekking nel nord della thailandia
Partenza il: 10/01/2014
Ritorno il: 21/02/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Tra le numerose opportunità che la Thailandia offre per le vacanze, il trekking è solo una delle tante, la meno praticata, la più particolare che noi abbiamo deciso di raccontarvi. Dall’Italia si vola a Bangkok e da qui in coincidenza a nord, destinazione Chiang Mai. La seconda città della Thailandia (la seconda dopo Bangkok per popolazione) si presta come base di partenza per visitare il nord del paese, moderna e semplice da girare ci offre una cucina tra le migliori, ottime sistemazioni, tra le quali scegliamo il Royal Lanna hotel all’interno del mercato notturno. E sarà proprio il nostro hotel a farci da base per la visita della città. Dall’Italia organizziamo il tutto tramite www.solimaibangkok.com per effettuare un tour nella giungla nord tailandia di tre giorni e due notti, da passare presso due villaggi delle tribù collinari gli Akha e la tribu’ Karen, il nostro gruppetto, composto da undici persone più una guida in italiano, parte la mattina presto utilizzando per il trasferimento un pick-up attrezzato al trasporto di persone.

Lasciamo presso l’hotel il bagaglio, soldi e tutto quanto non strettamente necessario al viaggio; in cambio ci danno uno zainetto nel quale riporre le poche cose utili, cercando di non esagerare con il peso. Dopo qualche ora di tragitto e una sosta in un villaggio per acquistare le ultime provviste, arriviamo al punto di partenza, da dove, dopo aver consumato un veloce pasto al sacco, ci mettiamo in marcia per la provincia di Chiang Rai. La prima cosa che colpisce è il silenzio, rotto solo dai rumori della giungla. Fa caldo, l’umidità è alta, ma il paesaggio ci ripaga, lo spirito d’avventura aiuta e dopo poche ore di marcia guadiamo un fiumiciattolo e arriviamo alla prima destinazione. Il villaggio della tribù Akha è semplice, composto da capanne di bamboo, alcune rialzate a palafitta, altre no, come il capanno che sarà la nostra camera. Gli Akha sono originari della provincia cinese dello Yunnan, ma nel corso delle varie migrazioni si sono stabiliti anche in Laos, Myanmar e Thailandia. Questa tribu’ e’ divisa in tre gruppi e si distinguono principalmente dal copricapo delle donne. L’abito tradizionale delle donne Akha e’ costuito da una giacca e da una gonna plissettata, in genere di colore rosso o nero.

Al nostro arrivo veniamo circondati da molti bambini, tutti sorridenti e incuriositi, per nulla intimoriti dalla nostra presenza. In undici prendiamo posto al’interno del capanno, dormiremo in una parte rialzata, vicini gli uni agli altri in gruppi di tre, tanti quanti stanno sotto l’indispensabile zanzariera. Passiamo il pomeriggio parlando con alcuni uomini del villaggio, i pochi presenti, dato che la maggior parte è nei campi a lavorare e rientreranno solo a verso sera, visitando con loro i dintorni e curiosando per il villaggio. La sera arriva presto, dopo una cena frugale passiamo la serata intorno al fuoco in compagnia di molti bambini, che per l’occasione indosseranno i tipici abiti della tribù, sgargianti e coloratissimi. Ci corichiamo presto, l’indomani è prevista una giornata pesante.

L’alba mi trova sveglio, la sistemazione non è stata delle più comode, per cui ne approfitto per girare il villaggio che, immerso in un colore irreale, a poco a poco si sveglia. Dopo la colazione si parte, quasi cinque ore di marcia, dura ma non impossibile, per arrivare alla base di partenza del bamboo rafting. Ci sistemiamo su lunghe zatterone di bamboo e iniziamo la discesa per un fiume non troppo difficile, anche se ci sarà da sudare con i pali di bamboo per non urtare tronchi galleggianti e sassi, e per non arenarsi in qualche secca. Una piccola cascatella, affrontata con molta più emozione del dovuto, sarà la conclusione della discesa, e l’arrivo presso il secondo villaggio. L’ansa creatasi dopo la cascata la utilizzeremo per un bagno, con tanto di bagnoschiuma e shampoo.

Il secondo villaggio, più grande del primo, è dell’etnia dei Karen; anche qui la sistemazione è più o meno uguale alla precedente, e dopo una cena sostanziosa passiamo la serata con molti abitanti del villaggio. Qui anche le donne indosseranno i costumi tipici della loro etnia, i Karen sono il gruppo tribale piu’ numeroso circa 300.000 persone, ci diceva la guida, sono stanziati principalmente nelle provincie di Chaing Mai, Chiang Rai e Mae Hong Son. Il luogo di orgine dei Karen e’ avvolto nella leggenda ma e’ certo che vivano in Birmania da molti secoli, trovandosi spesso coinvolti nelle guerre tra Birmani e Thai. Insieme a moltissimi bambini che ci terranno compagnia con i loro canti e balli, anche se molto da pacchetto preconfezionato per il turista, che toglie un poco di magia all’atmosfera, senza comunque rovinarla. D’altra parte è un sistema per tirare a campare, non ci chiedono soldi ma saremo investiti da tantissimi venditori, ai quali non ce la sentiamo di dire di no, e tutti compriamo qualcosa di originale dell’artigianato locale.

La mattina ci svegliamo con il barrito degli elefanti, e dopo la colazione a base di uova cotte su di un braciere sasso partiamo, due persone per elefante. Colline e montagne, campi sterminati e risaie, contadini e animali sono il contorno di questo trasferimento molto suggestivo; arrivati a destinazione lasciamo i pachidermi, e dopo una marcia di circa un’ora visitiamo una grotta immensa e buia. Pranziamo e ritorniamo con il pick-up già usato verso Chiang Mai. Porteremo con noi il ricordo di un paesaggio bellissimo e incontaminato e di un’esperienza unica, come pure il sorriso e la serenità che solo gli orientali riescono a trasmettere così bene.

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