Trekking in Corsica

Da Calenzana a Conca in nove giorni
Scritto da: masalemme
trekking in corsica
Partenza il: 01/06/2010
Ritorno il: 09/06/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
La sera, quando siamo finalmente nel nostro letto, la testa sul cuscino, a volte i pensieri si accavallano, si pensa a ciò che non siamo riusciti a dire o a quello che senza riflettere abbiamo detto, un esame di coscienza che in quel momento fa parte dell’avvicinamento al sonno. Un rewind della giornata, un’analisi del nostro operato, è giusto, fa parte della nostra coscienza come un’autoanalisi, non serve andare da uno psicologo, ci conosciamo veramente a fondo. Io mi pongo spesso delle domande, so di non essere perfetto, so che vivo una vita frammentata, una vita divisa fra doveri e piaceri, fra sogno e realtà. La mia realtà è quello che ho fatto, i miei sogni sono ciò che penso e non c’è niente di più bello, la sera, nel proprio letto, che avere un pensiero, alzarsi, accendere il computer e… cominciare a trasformare l’idea in progetto.

Avevo letto che il GR20 era il trekking più duro d’Europa, mi sono messo a leggere esperienze di altri, ho scaricato tutto ciò che poteva servirmi e nel giro di una notte ero pronto a partire. Ne ho parlato con Hartmut, un tedesco incontrato lungo la Via Alpina, ho stimolato a seguirmi anche Agostino, un amico della Garfagnana e nel giro di una settimana avevamo già i biglietti del traghetto che da Genova ci avrebbe portati a Bastia. Questo è il racconto cronologico del viaggio.

Primo giugno

Partiamo da Calenzana alle 7,30, il rifugio era al completo, circa sessanta persone, per lo più francesi, qualche spagnolo e noi tre. Alle 7,30 dopo una discreta colazione si comincia a salire: un dislivello di 1295 metri fra pietraie e un paio di ferrate mentre il mare si allontana da noi. Arriviamo al rifugio di Ortu di u Piobbu, durante il cammino abbiamo superato parecchia gente e tanta l’abbiamo incontrata che terminava il percorso in senso inverso. Io qui parlo italiano e con i corsi mi capisco benissimo. Agostino mi ha tolto una spina di riccio dal piede e così domani sarò al loro fianco…. oggi ho fatto fatica a tenere il loro passo a causa del dolore al piede. Il tempo è stato bellissimo ma in questo momento le nuvole avvolgono tutto il rifugio… domani vedremo.

Due giugno

Tappa spettacolare, tutta roccia e pietre, Bocca Pisciaghja e Bocca dell’Innominata lungo un susseguirsi di passaggi fra roccia molto faticosi e difficili. Una lunga discesa sempre fra pietre e salti pericolosi ci porta al rifugio du Carozzu dove ritroviamo sempre gli stessi della sosta precedente, un gruppo di otto francesi che se la prendono comoda bivaccando in continuazione, altre persone che partono prestissimo e ogni volta superiamo ma che poi ritroviamo al rifugio successivo. E’ bello ritrovarsi nei rifugi, ormai con il gruppo dei francesi abbiamo fatto amicizia, sono divertenti e spesso camminiamo insieme, fanno parecchie soste per mangiare e bere, questo è inusuale per come interpreto solitamente io il cammino, ma questa volta sono partito con degli amici e mi viene naturale adattarmi ad un modo diverso di affrontare un viaggio.

Tre giugno

Tappa breve ma con circa 1000 metri di salita. Partiamo alle 7,30, passiamo su un ponte sospeso che mi fa paura quindi risaliamo una gola fino al Lac de la Muvrella, siamo a 1800 metri e gli ultimi duecento metri li percorriamo in una ripida salita su neve fino al passo a 2010, tempo bellissimo e siamo ormai a quote considerevoli ma l’aria è fresca; la discesa sempre fra rocce e neve fino al Refuge d’Ascu Stagnu, vecchia ed ormai dismessa stazione sciistica. Il tempo intanto è peggiorato e domani danno pioggia… proprio domani che la previsione ci propone una tappa molto difficile, vedremo il da farsi, se piove ci fermiamo qui. Questa mia ultima considerazione non è da me, io generalmente parto anche se piove, anche se vedo che altri rinunciano, ma un viaggio di 15 giorni non mi stimola molto, sono fra tanta gente, sono spesso guidato da Hartmut che con le sue cartine ed il GPS sa sempre dove andare, non c’è mai il piacere di perdersi, di tornare indietro per uno sbaglio, qui il sentiero è unico e segnato benissimo.

Quattro giugno

Il tempo è dalla nostra parte, stamattina le nuvole sono andate via e siamo partiti con il sole che ci accarezzava la schiena, una salita dolce lungo una valle aperta ci ha portati ad una parete lungo un nevaio di circa duecento metri, non difficile ma la pendenza era veramente da brivido. Arrivati sulla cima non abbiamo avuto il tempo di rallegrarci dell’impresa perché la vista del canalone da scendere faceva paura. Hartmut e Agostino sono andati, io ho aspettato con Josè, un franco/spagnolo con cui mi fermo spesso a parlare, non avevamo il coraggio di andare dietro ai due, poi mi sono fatto coraggio e aggrappato alle catene ho cominciato a scendere mentre Josè mi osservava divertito. Circo della Solitudine, viene chiamato così questo tratto veramente impegnativo, in fondo alla valle subito ci si rende conto che non è finita, bisogna risalire il versante opposto, neve e catene, con tanta acqua che scorreva ai nostri piedi facendoci scivolare. Raggiunta la seconda cima una discesa fra pietraie interminabili con salti e catene ci ha portati al rifugio del Tighjettu.

Cirque de la Solitude Qui abbiamo ritrovato tutti quelli che insieme a noi percorrono il GR20. La serata è finita in baldoria con canti e gran bevute di birra e grappa offerta dal gestore. Devo dire che il gestore è una persona straordinaria, si chiama Charly Santucci, se volete fare il GR20 ricordatevi di passare da lui… non ve ne pentirete.

Cinque giugno

Siamo partiti come al solito per ultimi, la discesa verso la valle è stata massacrante, pensate di scendere fra le pietre senza mai avere un attimo di rilassamento, un piede messo male potrebbe condizionare tutto il progetto. Alla Bergerie Ballone abbiamo fatto rifornimento d’acqua e Agostino anche di un panino poi abbiamo continuato a scendere per risalire fino ad un passo costeggiando un nevaio enorme, qui abbiamo deciso di fare una variante senza passare dal Rifugio Ciottolu d’i Mori scendendo in una valle deserta e lunghissima, un bagno in un laghetto mi ha ridato le energie per continuare. Arriviamo a Castel del Vergio verso le 15, una buona birra e subito a lavare tutta la biancheria. Stanotte cercheremo di non sognare le catene, la neve, i sassi e la stanchezza, stanotte speriamo di recuperare le forze, domani ci aspetta una tratta piuttosto lunga.

Sei giugno

Sono le cinque e mezzo, ho cambiato le batterie al GPS, al dispositivo Armband, ascolto Faber e scrivo. La giornata si presenta molto bene, le montagne sono lì che mi guardano e sorridono alla mia piccola esistenza. Come sono imponenti e sicure… dall’alto della loro maestosità ci guardano come noi guardiamo i piccoli insetti che si danno da fare, sono benevole con noi e accettano con rassegnazione le nostre sfide. Il sole comincia ad illuminare le cime, l’aria è ancora fresca, purissima. Nella camerata ancora tutti dormono, ieri sera sono arrivate due sorelle francesi che fanno la “Mare a mare” una tratta che scavalca la Corsica da est a ovest. Questo viaggio in compagnia è una novità per me, abituato alle solitudini estreme e devo dire che la convivenza è magnifica: Hartmut è un uomo duro, trasparente, puntuale. Con la sua guida che continuamente controlla è una sicurezza per noi anche se dimostra la sua fragilità nel perdere le cose, a volte viene da me sconsolato dicendomi – Manfred i’ve loss my mobil- my watch…- allora io e Agostino guardiamo nel suo zaino, nel sacco a pelo, dove poco prima era seduto e ritroviamo gli oggetti che perde. Agostino invece è un uomo di poche parole, uno stoico arrampicatore, costante nel cammino e nelle decisioni, un vero Garfagnino, un uomo che mi ricorda i cavatori della mia Versilia, un buon amico e un punto di riferimento importante. Sono le sei e un quarto, sento del movimento, la gente comincia a prepararsi a partire, nella mia camerata invece si dorme ancora, faremo colazione alle sette e partiremo, come al solito per ultimi, ma noi ce la prendiamo comoda… Il percorso si sviluppa lungo un sentiero facile, fra faggi e pini, qualche larice maestoso fa bella mostra di se. Arriviamo al Lac de Nino, vorrei farmi il bagno ma non è permesso, ci fermiamo a prendere il sole, poi continuiamo tranquillamente fino al Refuge du Manganu, stiamo al sole fino al tramonto… bellissimo.

Sette giugno

Saliamo lungo il torrente du Manganu fino alla prima neve, una salita molto ripida sempre su neve da affrontare direttamente, puntando bene le punte degli scarponi fino al Passo Capitello, 2228 mt. Un solo attimo di stupore per il panorama fantastico e poi la mia disperazione per un passaggio di traverso su neve a strapiombo su un lago, poi una serie infinita di diagonali intervallate da rocce, mai avuta così tanta neve in una giornata… l’arrivo a Bocca di Soglia 2052 è esaltante, un altro nevaio da affrontare in verticale ci porta al Col Haute Route 2206 m.

Frane di blocchi di granito molto faticose da attraversare ed una lunga discesa su pietre ci fa raggiungere il Refuge Pietra Piana. Un guardiano gentilissimo ci accompagna al dortoir dove prendiamo i posti letto, al sole ci beviamo una birra accompagnata da un formaggio puzzolentissimo ma squisito. Arrivano gli altri, Josè, Francoise, Etienne, Gianmarie e altri che ormai ci accompagnano lungo questo estenuante ed affascinante viaggio. La notte è lunga da passare con sonni intervallati da sveglie improvvise… forse la troppa stanchezza o la paura inconscia.

Otto giugno

Invece di fare il sentiero tradizionale, anche per l’insistenza di Agostino, decidiamo di effettuare una variante lungo un crinale, mai stata una decisione più indovinata, dopo un primo tratto molto faticoso guadagniamo lo spartiacque e scavalchiamo ben tre montagne fino a raggiungere il versante nord del monte D’oro, una lunghissima sosta al sole ci fa ritrovare tutti gli amici che avevamo sorpassato e tutti insieme scendiamo al Refuge dell’Onda. Ci sistemiamo in tenda ed aspettiamo la cena al sole. La cena diventa una bellissima serata, accompagnata da canti e grida esaltanti, il menu è straordinario: Zuppa (ottima), Lasagne, gustosissime formaggette, vino, una mela e alla fine Giandomenico Franchi, il guardiano, offre a tutti una quantità enorme di succo di mirto (a me sembrava di mirtillo…) buonissimo! Si dorme male a causa del terreno in discesa ma la notte ci fa riposare comunque. Agostino, Hartmut e Manfredi

Nove giugno

Partenza alle 7,25, salita fino al passo del Muratello, 2100 e sosta al sole in attesa degli amici, canti e scherzi ormai sono all’ordine del giorno, si parla francese, spagnolo, inglese. Scendiamo lasciando gli altri al sole ed un dislivello di 1200 metri lungo la Cascade des Anglais ci porta a Vizzavona dove un cartello ci informa che da qui parte il GR20 per il nord ed il GR20 per il sud…. Siamo a metà strada ma le tappe future saranno meno faticose, sempre in terre Corsa, sempre fra questa gente apparentemente ombrosa ma che dice parole a me comprensibili come: Femu Casu, per dire stiamo attenti, mi sembra genovese… anche se a causa del passato non dovrebbero amare i genovesi… io dico loro che vengo da Genova e loro sono gentilissimi… bella gente, bella razza. Da Vizzavona a Conca è il percorso più facile, i dislivelli non sono più esagerati e la neve resta solo un ricordo. Continua il nostro cammino in compagnia del gruppo dei magnifici otto. Ormai le difficoltà sono solo un ricordo, le montagne hanno lasciato il passo a colline dolci e verdissime, il tempo comincia a mettersi sul brutto, incontriamo gli escursionisti che fanno il percorso da sud a nord e non li invidiamo, comincia a piovere… ma siamo arrivati. A Conca poco prima del traguardo ci prendiamo tutti per mano e attraversiamo la sbarra.

Il viaggio è finito, sì, è stato un trekking duro ma non è assolutamente il più duro d’Europa, non esistono percorsi difficili se si fanno in compagnia, fra gente simpatica e allegra, fra mangiate e brindisi continui con persone come quelli che mi hanno accompagnato in questo magnifico GR20. Il mio blog: http://guyatrekkingandendurance.blogspot.it/



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