Trekking di primavera a Santorini
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22.4 – PRIMO GIORNO
Ritrovo a Milano Malpensa al check.in della Aegean. Volo per Atene e nel pomeriggio per Santorini. Trasferimento in bus privato a Fira all’hotel Sunrise. Cena in ristorante a Karterados.
Salendo un centinaio di metri dall’hotel si giunge al bordo della Caldera, affacciata su un panorama indimenticabile: le isole che sorgono con i loro aspri scogli dal mare, le case dipinte di bianco affastellate sulle scogliere a picco, le chiesette dalle cupole azzurre, e verso nord il promontorio su cui sorge la cittadina di Oia (Ia), dalle casette candide che in lontananza sembrano neve. I tramonti infuocati attirano centinaia di turisti, ipnotizzati davanti all’eterno spettacolo del giorno che muore.
Siamo in un gruppo di Trekking Italia, in tutto 22, con Daniela e altri che provengono un po’ da tutto il Nord Italia, e anche dal Canton Ticino, età media sui sessanta, tra l’altro abbassata dalla presenza di un ragazzo di 17 anni figlio di una della partecipanti. Ma che gambe! La maggior parte sono pensionate che tutti i mercoledì vanno in gita col CAI, zaino in spalla, scarponcini e racchette. La guida è Vittorio, del Trekking di Firenze, anche lui ampiamente over settanta ma ovviamente in splendida forma. Siamo già stati con lui in Maremma, ci porta sempre in buoni alberghi e buoni ristoranti. Viene a Santorini da più di 20 anni e conosce tutti, il suo inglese è elementare ma lo capiscono benissimo. Cambiamo ristorante quasi tutte le sere, sempre ottimo e abbondante, con gran varietà di antipasti (insalata greca, tzatzichi, taramosalata, polpette, olive), poi pesce o carne o moussakà e infine yogurt greco con noci o amarene sciroppate.
Arriviamo che ha appena piovuto, il cielo è nuvoloso e tira vento freddo, ma dal giorno dopo il sole splende per tutta la settimana, non c’è una nuvola e l’aria è mossa da una brezza leggera. L’inverno scorso è stato molto freddo, ha persino nevicato, ed è appena passata una perturbazione che adesso si sta spostando verso ovest. Perciò c’è una fioritura mai vista da anni: margheritone gialle e bianche, malva, ibiscus, papaveri rossi, piante grasse dalle sugose foglie color smeraldo e dagli sgargianti fiori rosso-viola.
L’attuale nome dell’isola, anticamente chiamata Thira, le deriva da quando arrivarono i veneziani, una deformazione di Sant’Irene. Da Santorini si esportavano vini pregiati e la pozzolana, una pietra di origine vulcanica molto usata nell’edilizia. Fino alla metà del secolo scorso era un’isola poverissima, ma negli ultimi decenni ha avuto un’esplosione turistica e già c’è in giro parecchia gente e un gran viavai di auto, bus e motorini, anche se la benzina costa fino a 2 euro al litro. Sui motorini si può girare senza casco, nei bus quando non c’è più posto a sedere nulla vieta di accalcarsi in piedi, e nei ristoranti si può fumare. In compenso c’è un wifi ad alta velocità dappertutto, dalle camere dell’hotel a qualsiasi minuscolo bar. Davanti al vecchio porto di Fira è quasi sempre ormeggiata una nave da crociera che ogni giorno scarica migliaia di turisti di tutte le nazionalità sulla piccola isola.
Alla sera la temperatura scende parecchio, il ristorante è mezzo aperto, si mangia in giubbotto, scaldati da abbondanti libagioni di vino bianco della casa.
23.4 – SECONDO GIORNO
Trek sul bordo della Caldera: Fira – Firostefani – Imerovigli – Oia (medio-facile, 5 ore, km 13, dislivello in salita 200 m/discesa 200 m). Rientro in bus in hotel. Cena in ristorante a Monolithos.
Dal nostro hotel saliamo fino al bordo della Caldera incrociando gli asinelli che portano i turisti su e giù dal vecchio porto e proseguendo verso nord. Inizia la stagione turistica, stanno riempiendo le piscine, moltissime case ne hanno una. Siamo venuti qui 20 anni fa, l’esplosione edilizia era ai suoi inizi e di piscine ce n’erano pochissime. L’acqua a Santorini proviene in piccola parte da sorgenti, c’è un impianto di desalinizzazione ma in piena stagione viene portata da navi cisterna. Le case di calce bianca digradano sul bordo scosceso della Caldera, con piscine a sfioro rivolte verso il mare.
Dopo Imerovigli si protende verso il mare una penisola sulla cui sommità un roccione quasi perfettamente cilindrico sembra una torre di guardia. Una stradina porta fino in cima, nonostante Vittorio lo sconsigli trovo irresistibile arrampicarmici sopra, beh è un gioco da ragazze e il panorama lassù è ancora più meraviglioso. Dal lato della penisola rivolta verso il mare c’è la solita chiesetta bianca col tetto azzurro.
Infine arriviamo a Oia, sulla punta nord, tanto tanto più costruita di come la ricordavo e tutta un susseguirsi lungo la strada principale di negozi eleganti che allora non esistevano proprio. Persino troppo.
24.4 – TERZO GIORNO
Trek per il porto. Intera giornata dedicata al giro in battello alle 3 isolette che formano la Caldera. Trek sul vulcano di Nea Kameni e su Thirasia, l’isola più grande (facile, 3 ore, km 8, dislivello salita 400 m/discesa 400 m). Rientro in battello a Oia per shopping o altro. Veduta del tramonto e cena in ristorante a Oia.
Scendiamo al porto vecchio strusciandoci contro asini e muli che salgono e scendono e da lì prendiamo una delle barche per turisti che fanno il giro della Caldera. Il battello attracca a Nea Kameni, l’isola vulcanica più recente. Saliamo al cratere coperto di rocce laviche dove eravamo già stati nel nostro primo viaggio, in luglio con un caldo allucinante. David, di due anni e mezzo, era nella zainetto sulle spalle di Mike praticamente svenuto sotto un cappellino con la visiera.
Il vulcano è ancora attivo, l’ultima eruzione avvenne nel 1950. Risaliamo tutti in barca, ci portano a fare il bagno in una baia in fondo alle quale sgorgano delle sorgenti di acqua calda ferruginosa. Sono l’unica del nostro gruppo a tuffarmi dalla barca per raggiungere l’acqua calda, preceduta da una cinquantina di metri di mare gelido. Ma è bellissimo, non si può descrivere il piacere di un tuffo rigenerante. Peccato che tornando indietro non riesca a riconoscere quale delle quattro barche sia la nostra e continui ad annaspare nel mare fino a che finalmente Francesco, l’aiuto guida, non si fa riconoscere sbracciandosi dal ponte. L’unico preoccupato per la mia sorte.
Thirasia è l’isola più grande, c’è persino un piccolo villaggio con tanto di vecchina rattrappita sotto una montagna di abiti neri, e un bel ristorantino panoramico dove ci fermiamo a mangiare dopo il trekking dall’altra parte dell’isola fino ad una chiesetta tra il mare e i fiori.
Infine ritorniamo a Oia, inerpicandoci a prendere il sole sugli scomodi scogli a destra del porto. Io e Mike saliamo al paese sui ciuchini, che zigzagano sui gradini rasentando pericolosamente il muro. I conduttori degli asini fanno questo su e giù in continuazione, hanno la pelle del viso incartapecorita dal sole, gli abiti logori e polverosi e la coppola in testa.
Poi tutti in postazione a vedere la discesa del sole nell’Egeo, un rituale imperdibile. La gente se ne sta appollaiata sui parapetti, sui tetti, sulle rovine del castello veneziano, sui muretti, facendo smorfie improbabili e assumendo pose grottesche davanti ai bastoni da selfie, fino a che la palla di fuoco non scompare nel blu.
25.4. – QUARTO GIORNO
Bus pubblico per Akrotiri scavi. Visita del sito archeologico con guida parlante italiano. Trek Akrotiri – Spiaggia rossa – Faro – Akrotiri paese (facile, 5 ore, km 12, dislivello salita 200 m/discesa 100 m). Rientro in bus in hotel. Cena in ristorante a Fira.
Nel 1967 nella parte sud dell’isola nei pressi di Akrotiri furono scoperti sepolti sotto le ceneri vulcaniche i resti di un’antichissima città estremamente evoluta, parente stretta della Creta minoica. Le case avevano sistemi fognari, mobili e suppellettili preziosi, e bellissimi affreschi alle pareti oggi conservati nel museo archeologico di Atene e nel museo archeologico di Fira. È incredibile vedere i vestiti e le acconciature elaborate delle donne, con pantaloni a balze multicolori e variopinti corsetti che lasciavano il seno nudo. Uno stupendo affresco con scimmie dipinte in blu egiziano che saltano tra gli alberi mi fa pensare ad una fantasia d’artista colpito dai racconti di genti straniere. C’è un tavolinetto che non ha nulla da invidiare ad un mobile rococò e sono state ritrovate tavolette di terracotta con la scrittura lineare B, uguale a quella cretese, non ancora decifrata. Nel 1627 a.C. l’isola fu devastata da una spaventosa eruzione vulcanica che la ricoprì di pomici, ceneri e lava. Non sono ancora stati ritrovati resti umani perché probabilmente l’eruzione fu preceduta da scosse di terremoto e gli abitanti fecero in tempo a fuggire via mare. Si pensa che a questa catastrofe naturale sia anche succeduto uno tsunami che investì l’isola di Creta determinando la fine della civiltà minoica. Ci accompagna nella visita agli scavi una vecchia amica di Vittorio, Chiara, esperta guida di Santorini, che parla benissimo italiano. C’è ancora molto da scoprire ma mancano i soldi per continuare gli scavi.
Nell’incantevole spiaggia rossa la lava color terracotta forma uno scenografico contrasto con le varie sfumature di blu del mare, è bellissimo vederla fuori stagione senza un solo turista né sdraio e ombrelloni.
Attraverso i campi fioriti arriviamo al faro, all’estremo sud dell’isola, e proseguiamo verso Akrotiri dove ci fermiamo in una locanda a mangiare yogurt greco con amarene.
A Fira il tramonto con vista sulla Caldera è anche oggi fantastico, non c’è bisogno di andare fino a Oia.
26.4 – QUINTO GIORNO
Bus pubblico per Perissa (m 0). Trek per Fira Antica (visita scavi) e discesa alla spiaggia di Kamari con visita del monastero bizantino di Panagia Episcopi (facile, 4 ore, km 10, dislivello 300 m). Rientro in bus in hotel. Cena in ristorante a Karterados.
Saliamo a Fira antica attraverso un sentiero che si inerpica tra le rocce sul monte Kameni a circa 400 metri sul livello del mare, tra le spiaggia di Kamari a nord e la spiaggia di Perissa a sud. Agli scavi dopo un po’ arriva fresca fresca in auto Chiara, con un paio di signore del gruppo che non erano molto in vena.
La città fu fondata nel IX secolo dai Dori, che ripopolarono l’isola dopo la terribile devastazione dell’eruzione, e continuò a prosperare in epoca ellenistica, romana e bizantina. Il sito ha il fascino dei luoghi poco visitati al di sopra (letteralmente) dell’invasione turistica di massa. Le rovine del tempio, dell’agorà, delle case, del teatro sono appena visibili, sprofondati nella vegetazione e nei fiori. All’orizzonte si staglia l’isola di Anafi.
Gli ombrelloni e le sdraio della spiaggia di Kamari sono gratis (!) per chi come noi si è fermato a fare uno spuntino nel bar antistante. La spiaggia di grossi sassi grigi impone le scarpe di plastica per fare il bagno, ma mi arrangio a piedi nudi tuffandomi subito e uscendo a gattoni. Non ci posso credere, ma sono ancora l’unica a fare il bagno.
27.4 – SESTO GIORNO
Bus pubblico per Kamari. Trek con ascesa del monte Profitis Ilias (m 567), discesa a Pyrgos (medio/facile, 4 ore, km 10, dislivello in salita 600 m/discesa 400 m). Rientro in hotel in bus. Cena in ristorante a Pyrgos con rientro in bus privato in hotel.
Ritorniamo nella zona di ieri, risalendo da Kamari fino ad una sella tra due monti, giustamente chiamata Sellada, e da lì salendo verso destra alla cima più alta di Santorini, Profitis Ilias (567 metri). Qui su c’è il monastero ortodosso del profeta Elia, fondato nel 1711. Dalla terrazza si scorge in lontananza l’isola di Creta, con le cime innevate per la recente perturbazione che si è ora spostata verso ovest e sta imperversando anche sull’Italia. Sembra che riuscire a vedere Creta distante 80 chilometri, addirittura con le cime innevate, sia qualcosa di veramente eccezionale. Attraverso sentieri adorni di rigogliose fioriture selvatiche giungiamo a Pyrgos, una bella cittadina dell’interno, con vicoletti, stretti passaggi, case imbiancate, e le rovine di un castello veneziano, fermandoci a bere da Franco, un locale che si fa profumatamente pagare la splendida vista sul mare. Invece di prendere il bus torniamo a piedi sulla strada lungo il mare.
28.4 – SETTIMO GIORNO
Bus pubblico per Emborio (m 50). Trek: Emborio – Vichlada – Akrotiri scavi. (facile, 5 ore, km 12, dislivello in salita 200 m/discesa 200 m).
Da Akrotiri arriviamo alla spiaggia di Vichlada, lunghissima, sassosa, deserta. Dopo una bella camminata ci si ferma a un capanno in disuso, sotto una roccia a strapiombo in cima alla quale c’è una di quelle chiesette che aprono una volta all’anno alla festa del patrono. A ridosso della spiaggia le rocce di cenere lavica sono istoriate e ricamate dal concatenarsi e dal susseguirsi degli elementi: eruzioni vulcaniche, vento, pioggia, mareggiate. Anche qui faccio dei bellissimi bagni, solo io come al solito, l’acqua è un po’ più calda dato che il fondale è più basso. Dal mare si vede bene la chiesetta, completamente nascosta guardando in alto dalla spiaggia.
Per andare verso la spiaggia di Akrotiri bisogna risalire sopra le rocce e percorrere un tratto in campagna, in un terreno friabile e sabbioso dove crescono piante piene di piccole spine che si attaccano alle calze. Il percorso è continuamente interrotto da calanchi franosi creati dalle piogge recenti, che ci obbligano a cambiare ripetutamente strada. In giro non c’è nessuno, tranne alcuni asini, muli o cavalli che brucano placidamente l’erba, attaccati a una lunga corda piantata in terra con un piolo. Dopo più di un’ora di girovagare tra campi e calanchi ci ritroviamo al punto di partenza e dobbiamo ricominciare tutto da capo. Solo verso le tre del pomeriggio arriviamo a una lunga spiaggia sassosa senza alcuna attrattiva, traballando sui sassi nerastri con le scarpe piene di sabbia e di spine. Per fortuna nel bar fanno dei centrifugati meravigliosi, che ci gustiamo a piedi scalzi per fargli prendere un po’ d’aria, finalmente.
Un’altra piccola avventura: il bus per il ritorno è strapieno di giapponesi arrivati con la nave da crociera. Se urlando “group, group” Francesco non riuscisse ad ammassarci in piedi nel corridoio in precario equilibrio, nonostante i dinieghi del guidatore, forse si farebbe sera alla fermata.
29.4 – OTTAVO GIORNO
Trasferimento all’aeroporto in bus privato per il volo per l’Italia con scalo ad Atene ed arrivo a Milano Malpensa alle ore 16.20.
In questo viaggio non avremmo potuto chiedere di meglio: bellissimo tempo, stupendi panorami, fioriture incredibili, cene ottime e abbondanti, hotel carino, gente simpatica, brave guide, e trekking facili, panoramici e profumati.