Tre giorni…in economia

Turisti per caso E’ proprio la definizione adatta a noi: in effetti, la nostra gita di tre giorni a Malta è nata dal caso. Avevamo voglia di fare un viaggio, ma dovevamo fare i conti con le nostre finanze. Abbiamo guardato un po’ da soli, poi ci siamo affidati ad un’agenzia. Avevamo una lista di “opzioni”, da Lisbona ad Istanbul, da...
Scritto da: febete
tre giorni...in economia
Partenza il: 26/12/2009
Ritorno il: 29/12/2009
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
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Turisti per caso E’ proprio la definizione adatta a noi: in effetti, la nostra gita di tre giorni a Malta è nata dal caso. Avevamo voglia di fare un viaggio, ma dovevamo fare i conti con le nostre finanze. Abbiamo guardato un po’ da soli, poi ci siamo affidati ad un’agenzia. Avevamo una lista di “opzioni”, da Lisbona ad Istanbul, da Londra a Berlino. Tra di esse vi era anche Malta. Quando abbiamo visto i preventivi, non abbiamo avuto alcun dubbio: Malta era la nostra metà! Volo Ryanair da Pisa il 26 dicembre alle ore 19.15 (partito con un ritardo di circa 30 minuti), ritorno da Malta (Luqa airport) il 29 dicembre alle ore 21.10 (partito con 1 ora di ritardo).

Il viaggio dall’aeroporto all’hotel è stato il nostro primo contatto con gli autisti locali: l’ultimo bus era già passato, alla fermata c’erano diversi loschi figuri che si proponevano per un passaggio verso Sliema a 15 euro a macchina; abbiamo preferito però prendere un taxi ufficiale a 19 euro. Non sappiamo come fossero gli altri, ma il nostro taxista – un omone che sembrava un marinaio, con orecchino, unghia lunga al dito mignolo, cranio rasato- ha imboccato la strada ad una velocità folle, passando da una corsia all’altra senza preoccuparsi molto delle precedenze; non ha proferito verbo, se non per imprecare contro un altro veicolo che gli “intralciava” la strada. In meno di 15 minuti siamo arrivati all’hotel ( NB. Con l’autobus, al ritorno, abbiamo impiegato 40 minuti).

Sull’hotel (115, The Strand apartements hotel, a Sliema) avevamo molte riserve; dopo aver già fatto la prenotazione (eravamo un gruppo di 13 persone: sei adulti e sette ragazzi dai sette ai sedici anni), abbiamo dato un’occhiata alle recensioni sul medesimo in diversi siti internet, tra cui anche “Turisti per caso”: aiuto! Temevamo davvero di aver fatto un errore. “Sporco, rumoroso e decadente”: questi erano i giudizi meno severi! In realtà, una volta arrivati abbiamo avuto modo di vedere che si trattava di un tre stelle in linea con gli standard del sud Europa: vecchiotto, camere essenziali, bagni abbastanza puliti ma con tracce di muffa preistorica che danno un po’ di colore locale. Lenzuola e biancheria pulite anche se non di buona qualità, camere piuttosto calde ma non molto rumorose. Noi avevamo tre triple ed una quadrupla, tutte con vista su un cortile interno, dal quale saliva, di tanto in tanto, un effluvio non troppo piacevole, ma nel complesso – tenuto conto di quanto abbiamo speso – possiamo anche dire che non era poi troppo male. Certo, è anche vero che non siamo abituati ad hotel a cinque stelle e ci adattiamo piuttosto facilmente, se la pulizia dei locali è adeguata. La colazione era servita all’ottavo piano, in un piccolo ristorante con terrazza panoramica sull’insenatura. La vista era notevole, la colazione un po’ meno.

Il 27 dicembre, dopo esserci consultati con la ragazza della reception – molto gentile – abbiamo scelto di affidarci ad un tour organizzato, “City sightseeing Malta” con guida a bordo, che ci avrebbe condotto alla parte sud del Paese: Valletta – Vittoriosa – templi di Tarxien – Marsaxlokk – Blue Grotto. Abbiamo contrattato il prezzo del bus, ottenendo – grazie , pare, alla ragazza dell’hotel – una buona riduzione e ne abbiamo atteso l’arrivo di fronte all’hotel. Abbiamo avuto modo di accorgerci, già dal primo giorno, che il tempo a Malta non trascorre come da noi. Gli orari sono abbastanza indicativi e tali sono anche le direzioni di linea dei bus.

Dopo un’attesa di una mezzoretta, abbiamo visto un bus scoperto arrivare, ci siamo precipitati sull’altro lato della strada ( ricordare che qui guidano a sinistra- e non è facile fare l’abitudine ad una circolazione stradale che a noi continentali sembra pericolosa ed azzardata!), abbiamo chiesto all’autista se potevamo salire e poi siamo andati sopra, visto che faceva caldo come se fosse giugno. Lui è salito, ci ha chiesto quanti eravamo e ci ha dato le cuffie per la guida audio.

Dopo qualche centinaio di metri, il bus ha accostato (senza guardar troppo alla segnaletica stradale…) e si è fermato. L’autista, un uomo corpulento dalla carnagione scura e dall’inglese quasi incomprensibile, è salito su nuovamente, facendoci capire che avevamo sbagliato compagnia, che lui ci poteva restituire quanto avevamo già pagato e che potevamo fare il giro con lui! Mentre stavamo discutendo, è sopraggiunto un pulmino guidato da un altro uomo altrettanto corpulento ma che parlava un discreto italiano: era colui che aveva il compito di portarci al “nostro” giro organizzato. A questo punto i due hanno discusso tra di loro in maltese, noi abbiamo atteso di vedere chi l’avrebbe vinta e, alla fine, siamo saliti sul pulmino. Il “nostro” autista ci ha spiegato che non era la prima volta che la compagnia concorrente cercava di sottrarre clienti alla sua e che lui ci stava seguendo da quando eravamo saliti sul bus! Abbiamo avuto un divertente scambio di idee su presidenti del consiglio e statuette e siamo giunti nuovamente all’hotel.

Dopo questa prima piccola avventura abbiamo iniziato il nostro tour. Oltre a noi, c’erano un gruppetto di asiatici che scendevano solo raramente dal bus e guardavano tutto da là sopra, diversi inglesi e una famiglia anglo-indiana.

La nostra guida non era il massimo della vivacità: parlava con un difetto di pronuncia che rendeva difficile capirla sia quando parlava inglese che quando traduceva in italiano, era vestita pesantemente, sotto il sole per noi primaverile, aveva un passo costante, quasi da montanara, parlava con tono monocorde. E’ stato un tour un po’ da “giapponesi” ( senza offesa…): scendevamo, vedevamo due o tre edifici notevoli, risalivamo e via, nuova metà.

L’unico vantaggio è stato che, in una sola giornata, abbiamo fatto il giro di mezza isola: visto come eravamo partiti ( sbagliando subito bus…) forse da soli non ce l’avremmo fatta! Il secondo giorno, il 28 dicembre, abbiamo voluto fare i “turisti fai da te” e abbiamo visitato Mdina e Rabat: è stato facile anche per noi, visto che le due cittadine sono contigue. Mdina è deliziosa, ben tenuta, armoniosa e molto turistica. E’ l’antica capitale, il suo tessuto urbano medievale è intatto, con begli esempi di architetture normanne. Rabat è un po’ più trascurata, ma in linea con le città della costa. Vi abbiamo visitato la Chiesa di San Paolo, in particolare la grotta che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato il santo naufrago la cui presenza avrebbe conferito alle pareti virtù antivenefiche contro i morsi di serpente. Qui si è fermato anche Giovanni Paolo II nel 1990, durante il suo viaggio pastorale a Malta. Da lì siamo andati a Mosta, per vedere la terza cupola – per grandezza – d’Europa, dopo San Pietro e Santa Sofia. Imponente. Bello anche l’interno, simile al Pantheon, che è stato utilizzato come modello. Fu costruita nella prima metà dell’Ottocento, con le donazioni raccolte fra i parrocchiani, che collaborarono anche alla sua costruzione. La forma della cupola non raccolse i consensi della curia maltese che la riteneva troppo simile ad una moschea tanto che il vescovo si rifiutò di partecipare alla posa della prima pietra, inviando un semplice sacerdote. Quando siamo entrati abbiamo trovato un gruppo di ragazze, adolescenti, che recitavano il rosario – o almeno così ci è sembrato! Abbiamo anche riconosciuto alcuni canti “canonici”, accompagnati da musica che lo era un po’ meno.

Il terzo giorno, il 29 dicembre, dopo aver preparato le valige – che sembra contengano sempre più di quello che avevano in origine – siamo andati al terminal dei bus alla Valletta per raggiungere Birzebbuga, vicino alla quale si trova la fabbrica della Playmobil. Doveva essere una visita pensata per i più piccoli del gruppo e si è rivelata essere una nuova avventura. Avevamo telefonato e ci era stato risposto che le visite terminavano alle 14.00. Una sola linea porta fin laggiù, il bus 13, la cui frequenza è di un’ora (diversamente dagli altri che, in genere, passano ogni 15-20 minuti). Abbiamo perduto per poco quello delle ore 10.00 e abbiamo aspettato l’altro delle ore 11.00. Nel tempo trascorso in attesa, abbiamo avuto modo di renderci conto che le “frequentazioni” di questa linea erano un po’ particolari, rispetto alle altre che avevamo preso nei giorni precedenti. Intanto, vi erano solo persone di colore e nessun turista – eccetto noi. Sul momento ci siamo immaginati che fossero persone che si recavano al lavoro alla fabbrica di giochi. Nessuna di esse parlava inglese o maltese. Abbiamo poi capito: dopo un viaggio che ci è sembrato piuttosto lungo e tortuoso, siamo arrivati nei pressi della nostra metà, alla periferia di Birzebbuga, in una zona industriale dall’apparenza desolata e semidisabitata. Qui è salito un tipo con occhiali da sole e ricetrasmittente che ha fatto scendere tutti i ragazzi di colore che erano sul bus. Questi, senza dire una parola, si sono diretti verso un campo, recintato con il filo spinato, sul quale si vedevano delle tende che, all’apparenza, sembravano le loro abitazioni. E’ stata una nota triste nel nostro viaggio: noi eravamo lì per divertimento, loro certamente no. Avevano volti smarriti, espressioni malinconiche; ci hanno lasciato davvero un po’ di amarezza. Ricorderemo a lungo i loro occhi.

Arrivati alla Playmobil, sorpresa: chiuso fino alle 14.00.

Eravamo in mezzo al nulla, senza autobus per un’ora. Vi erano altre persone che, come noi, avevano sbagliato, molte però dotate di mezzi propri di locomozione. Ad un certo punto è arrivato un pulmino privato ed è cominciata la solita contrattazione sul prezzo del passaggio fino a Valletta. Da 50 euro siamo arrivati a 35, ma a questo punto erano già trascorsi 40 minuti ed abbiamo preferito spendere i 47 centesimi dell’autobus. Ammesso che ci fosse… gente di poca fede! Sferragliando, è arrivato a tutta velocità – sembra sempre che stiano facendo una qualche gara automobilistica privata – e siamo saliti. Arrivati al primo paese è salito nuovamente l’uomo losco, che ha fatto scendere tutti e ci ha fatto salire su un altro mezzo. Nessuno ha capito il motivo, ma nessuno ha avuto l’idea di protestare. Finalmente, di nuovo a Valletta, dove abbiamo trascorso la restante parte della giornata (le donne fra negozi – numerosi nella capitale – gli uomini in giro a far foto con le quali stressare i parenti a casa…).

Impressioni sparse: Malta è un luogo che si può visitare tranquillamente in tre-quattro giorni. Le città sulla costa sono un’unica, grande conurbazione. Gli edifici sono in stile arabo, inframmezzati da altri risalenti all’occupazione britannica o legati all’ordine dei Cavalieri di San Giovanni. Non sono ben tenuti, hanno un’aria piuttosto fatiscente. Un velo di polvere sembra ricoprire tutto ( la guida ci ha spiegato che le finestre vengono tenute sempre chiuse per questa ragione); contrariamente a quanto ci aspettavamo, non ci sono rifiuti lungo le strade; vi è piuttosto un’incuria generalizzata. Le fisionomie dei Maltesi sono una mescolanza di tratti somatici, dai volti arabi ai tratti europoidi. Una lingua incomprensibile, un po’ arabo, un po’ inglese un po’ siciliano. Abbiamo cenato per due sere da “Basilico”, un ristorante pizzeria vicino all’hotel. Siamo stati piuttosto bene, anche se non abbiamo mangiato niente di tipico. Mediamente, abbiamo speso sempre circa sette-otto euro a testa: meno di quanto possa accadere da noi. Lungo le strade vi sono numerosi banchini in cui si vendono i pastizzi: sfogliatine con vari ripieni ( buoni quelli alla ricotta) che costano circa 50 centesimi. Il tenore di vita non sembra molto elevato. Clima buono, anche in questa stagione: in Toscana avevamo lasciato acqua e l’abbiamo ritrovata, là sole e vento. Mare trasparente, apparentemente limpido anche nelle insenature portuali.

Il Natale sembra “strano” laggiù; altoparlanti con musiche natalizie, gente a mezze maniche che corre sul lungomare, pensionati seduti a godersi il solicello, nonnine sprint che camminano inseguendo minuscoli cagnolini… presepi alle finestre, luminarie, decorazioni ovunque: tutto un po’ eccessivo, almeno per i nostri gusti. Mi è rimasta impressa la facciata di una casa parrocchiale: un enorme Gesù Bambino collocato al centro di una raggiera di lampadine multicolori che andavano in ogni direzione e, in alto a destra, gli auguri di Buon anno!! Conclusione: è stato un buon investimento, l’unico inconveniente è stato il ritardo del volo! Dunque, buon viaggio!



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