Tre giorni a istanbul 2

L'ultima volta a cui alzo gli occhi è quella della cupola della piscina al settimo piano dell' Hotel President. Guardo il riflesso delle mie bracciate, troppo brevi nel piccolo spazio ottagonale. Appena sufficienti per scrollarmi di dosso la stanchezza dei chilometri percorsi a piedi, in bus, in taxi, in teleferica, in funicolare e in tram per...
Scritto da: Gio C
tre giorni a istanbul 2
Partenza il: 10/11/2005
Ritorno il: 14/11/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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L’ultima volta a cui alzo gli occhi è quella della cupola della piscina al settimo piano dell’ Hotel President. Guardo il riflesso delle mie bracciate, troppo brevi nel piccolo spazio ottagonale. Appena sufficienti per scrollarmi di dosso la stanchezza dei chilometri percorsi a piedi, in bus, in taxi, in teleferica, in funicolare e in tram per assaporare odori, sguardi e spazi di questa città, bellissima e appena ingrata, per avermi negato un tramonto sul Bosforo. Cielo sempre grigio, ultimo giorno con la pioggia, ma forse è solo una scusa per pensare ad un ritorno. Tre giorni sono appena sufficienti per avere una idea di Istanbul, ma di certo non bastano per visitare come si deve una megalopoli di 18 milioni di persone, che in trenta anni ha visto moltiplicata per 30 la sua popolazione.

Ma cominciamo daccapo. Partenza giovedì 10 novembre, ritorno lunedì 14. Volo Alitalia. Pernottamento e prima colazione. Mille euro per due persone. Altri 400 per visite, shopping, spettacoli, pranzi.

Il 10 Novembre è l’anniversario della morte di Ataturk. Lo apprendo in aereo, ma arrivo nel pomeriggio : troppo tardi per la cerimonia delle 9.05, l’intera città si ferma, anche chi guida, chiunque cammini per strada… Suonano le sirene. La città si blocca per un minuto in onore del padre fondatore della Turchia moderna, i suoi volti e le sue frasi celebri le troveremo dappertutto. Anche nell’ hamam. Mi chiedo come abbia potuto deislamizzare la vita politica di un paese così legato all’aspetto religioso (testimonianza ne sono le moschee…). Scoprirò che era stato l’artefice della resistenza dell’esercito turco all’invasione franco inglese sui Dardanelli durante la prima guerra mondiale. Mi spiego l’origine del suo carisma.

Torniamo al viaggio. Transfer dall’aeroporto all’hotel, me lo aveva prenotato l’agenzia, ma non è stata una buona idea : a fronte dei 25 euro pagati, un taxi prende 20 YLT ( nuove lire turche), giusto la metà. E sono stati onesti alla reception dell’albergo a dirmi che per il ritorno potevo fare a meno del transfer. ITINERARI GIOVEDÌ SERA L’albergo è a poca distanza dalla BEYAZIT CAMII ( moschea) , cominciamo con una visita ad una delle più antiche moschee proprio mentre suona l’ora della preghiera. Indugiamo sull’entrata. Un gentile signore turco ci fa segno di accomodarci, resto all’impiedi al centro della sala, ascolto attentamente pur senza capire le loro preghiere, la predica dell’imam, Anna è alle mie spalle, nella zona riservata alle donne. Un breve passaggio nel Bazar Coperto, mi accorgo subito che la stragrande maggioranza dei turisti deve essere spagnola, tutti cercano di attirare l’attenzione parlandoci in spagnolo, cerco di resistere, poi cedo ad un venditore di pasmine, ne facciamo tirar fuori diverse, cortesemente salutiamo.Usciamo dal Bazar.

È troppo presto per riuscire ad orientarsi, ci perdiamo tra un tunnel e il retro dell’Università, attraversiamo un caotico quartiere intasato di traffico e di trasportatori di balle di pelli : una delle figure che più mi restano impresse è proprio quella di questi uomini-cammello, che indossata una sella in pelle, curvi sotto enormi carichi, percorrono strade e marciapiedi. Eppoi infiniti negozi di abbigliamento, presumibilmente gestiti da russi. Finalmente ne siamo fuori, di nuovo su piazza Beyazit, stavolta ci incamminiamo nell’altra direzione : poche auto, al lato dei marciapiedi cimiteri monumentali pieni di tombe e lapidi, e al loro interno, caffè e fumerie di narghilè. Ci fermiamo in un locale presso la colonna CEMBERLITAS : ordiniamo una specie di pizza-calzone con ripieno a scelta ( optiamo per verdure e formaggio : buona!). Proseguiamo per SULTANAHMET.

Un’emozione fortissima, sentirsi al centro di un sogno, da un lato la Moschea Blu, dall’altro Santa Sofia, illuminate, silenziose. Noi soli nella piazza. Una di fronte e una di spalle. Oplà…Mi giro e cambia panorama, una magia. Anna mi vede tentare improbabili salti a 180 gradi e crede che la stanchezza del viaggio cominci a farsi sentire.

VENERDÌ 11 NOVEMBRE Buona parte della giornata la dedico alle classiche visite di SULTANAHMET : Moschea Blu – SULTAN AHMET CAMII ( ma visitarla col sole credo dia un effetto diverso!), SANTA SOFIA (ricordiamo però che Sofia significa Sapienza, ce lo dice anche Down Brown nel Codice da Vinci) con i suoi mosaici e la sua storia. Qui cerchiamo la colonna sudante di San Gregorio, e proviamo i suoi effetti miracolosi inserendo il dito e tastandone l’umidità. Poi la YEREBATAN SARNICI o cisterna basilica, con la colonna scolpita ai piedi della quale esprimere un desiderio e le teste delle Meduse. Peccato che al nostro ingresso hanno interrotto il sottofondo musicale. Molto bella la foto panoramica illuminata di Istanbul, me la sarei portata a casa se avessi avuto una parete sufficientemente lunga. Per l’ingresso conviene pagare in YLT, ma il primo giorno non è ancora facile fare conti col cambio. Breve sosta a quello che resta dell’IPPODROMO.

Visita al PALAZZO TOPKAPI compreso l’ Harem ( interessante, ma la guida è in inglese e in italiano si rivolge solo a me e ad Anna per dirci che le favorite avevano, rispetto alle altre donne, la piscina riscaldata anche per l’inverno), e il Tesoro ( anche questo a pagamento, ma ne vale la pena, con le sacre reliquie di Maometto, nella sala dove senza interruzione si cantano versi del Corano). Bella la vista dall’alto dell’ultimo cortile, il Corno D’Oro a sinistra, il Bosforo a destra Un veloce Kebab, un passaggio per l’albergo, e poi la faticosa ricerca dell’ Hamam CAGALOGLU : diversamente da quello che pensavo non si trova nell’omonimo quartiere, ma nei pressi dell’ingresso della cisterna sotterranea : insomma per arrivarci è stata una fatica, e l’aria che avevamo all’ingresso era simile a quella della vignetta vicina alla porta con l’omino che entra disfatto e ne esce rinvigorito.

Optiamo per il trattamento da 20 euro, il massimo è quello da 30, che prevede il massaggio del Sultano, ma mancandomi l’harem ( per il momento), non mi sento all’altezza : ma il massaggiatore è furbo, dopo il trattamento per cui ho pagato, mi dice ( mi fa capire) che pagando direttamente a lui, e di nascosto, il massaggio del Sultano può avere un prezzo inferiore. Pochi attimi e mi trovo ridisteso sul marmo caldo, con difficoltà a rilassarmi pensando se convenga pagargli il prezzo che mi ha chiesto in Euro o YLT, pieno di schiuma stesami indosso col lungo pennellone di fibre naturali, e col massaggiatore che mi salta sulla schiena.

L’ Hamam CAGALOGLU è storicamente il primo pagatore di tasse, ma deve essere anche ai primi posti per quanto riguarda gli evasori fiscali. È inoltre uno dei mille posti da vedere prima di morire…(mi consola il fatto che ne restano ancora 999…) Comunque sia, da nessuna parte rilasciano ricevuta fiscale. Forse non è obbligatorio, ma tutto costa meno, i cambiavalute sono ad ogni passo, gli autobus e i mezzi di trasporto economici.Anche l’acqua, ma non nei ristoranti.

Dopo il bagno e un primo the turco ( cay) nell’attesa che Anna finisca il suo trattamento ( all’uscita ne avevo vista una molto somigliante, e per un attimo ho creduto che massaggi e vapore l’avessero sfinata ed allungata!) io e Anna andiamo a cena : il cameriere turco sa dire tre parole in italiano : amico, bravo, bello e me le ripete all’infinito! È ottimo lo yogurt allungato con acqua che chiedo, visto che tutti lo bevono, l’Ayran, meno simpatico il cameriere quando pretende una mancia da 5 YLT su un conto di 20. Altro che bello e bravo, l’amico! Dopo cena vinciamo l’imbarazzo ed entriamo in un cimitero…Pardon, in un caffè, prendiamo un narghilè alla mela (per me) e un the alla mela – elma cay – ( per lei). Ma fuma anche lei, e diversamente da me, lei non tossisce mai!! ( Fumerà mica di nascosto?) SABATO 12 NOVEMBRE Inizio della giornata con visita a SULEYMANIYE CAMII, la moschea più grande, quella che si vede dappertutto. Stavolta non ho sbagliato direzione. Visita anche alle tombe di Solimano il Magnifico e di Roxelana, la loro storia d’amore va approfondita, è scritta in inglese, ma è troppo lunga. Cerco anche la tomba dell’architetto Sinan . Senza fortuna, ma forse troppe tombe guastano l’avvio della giornata.

Punto verso il porto di Eminonu, attraversando un quartiere ( TAHTAKALE) che è un’ immensa distesa di negozi : finalmente qui mi accorgo anche delle turche, a Sultanahmet mi aveva sorpreso l’enorme percentuale di maschi. Qui, la maggior parte col velo, fanno spese, abbigliamento, biancheria, alimentari… Improvvisamente mi trovo di fronte l’entrata al bazar Egiziano. Dopo aver visitato quello de Il Cairo, e soprattutto quello di Asswan, dove alla fine ero io a fingermi egiziano e tentare di fermare i turisti con la scusa di fargli indovinare le spezie, questo di Istanbul non mi impressiona : ci manca anche la voglia di contrattare, prendiamo un paio di t-shirt, due scatole di the alla mela, e via fuori, verso gli imbarchi di Eminonu.

Sbuchiamo in una grande piazza, il tempo di una visita alla YENI CAMI – moschea nuova- , le cui scale d’accesso sono piene di colombi ( fare attenzione!!) e poi dal sottopasso brulicante di venditori legali e illegali pronti alla fuga con l’avvicinarsi dei poliziotti, cerchiamo l’imbarco per Scutari. Vogliamo mettere un piede in Asia.

È dura resistere alle pressioni dei proponenti gite sul Bosforo, un omino ci insegue per decine di metri, alla fine ci fermiamo e ci illustra la sua proposta : gita di otto ore, tutto il Bosforo, visita al palazzo di DOLMABAHCE, altre visite, pranzo sul mar Nero. 120 YLT, 75 Euro, ma mi sembra troppo, anche se a pensarci non lo sono, vista l’offerta.

Optiamo per il biglietto del battello statale per Scutari : 1 YLT a testa, e l’omino del Bosforo alla fine è anche gentile ad indicarci la biglietteria giusta. Avevo anche avuto l’impressione che il biglietto costasse addirittura di meno: – Ti han dato anche il resto! Avevo detto ad Anna, mentre la bigliettaia continuava a ripetere “tickets…Tickets..” : insomma quelli che mia moglie metteva nel portafogli erano i biglietti e non centesimi di resto! Un paio d’ore sulla costa asiatica, breve visita alla MIHRIMAH CAMII, passeggiata sul lungomare tra i pescatori e i lavori in corso fino alla KIZ KULESI, la torre della leggenda della turca rinchiusa per sfuggire al morso del serpente. Altrimenti detta TORRE DI LEANDRO.

È sabato mattina, c’è molta gente a passeggio, qualcuno si sposa…

The in un caldo e affumicato bar sulla riva e poi di nuovo traghetto verso BESIKTAS: direzione ORTAKOY, via bus ORTAKOY è un gioiellino ai piedi del ponte sul Bosforo, il quarto del mondo : una moschea sul mare, luminosa, accogliente – ORTAKOY CAMII – , un dedalo di viuzze con piccoli negozietti e tanti locali. La domenica si radunano gli artisti per vendere le loro opere, ma noi abbiamo scelto il sabato e visto il tempo della domenica siamo stati fortunati. Ottime le patate ripiene, da non perdere assolutamente. Abbiamo preso qualche disegno ( copie) di un pittore del posto. Se lo incrociate, fate attenzione al gatto : dorme tra i disegni, e non è piacevole il risveglio delle sue unghie, anche sotto una carezza. Anna ne sa qualcosa.

Rientra a EMINONU ( bus più traghetto), attraversiamo a piedi il PONTE DI GALATA ,( che va visto sia di sotto, con i suoi ristoranti di pesce, sia da sopra con le decine di pescatori in fila) e ci arrampichiamo verso la TORRE DI GALATA. Non è facile arrivarci, soprattutto dopo una giornata come la nostra, le scale sotto l’insegna che indica la torre spezzano le gambe, e forse per la stanchezza scambiamo una banconota da 1.000.000 di vecchie dire turche con una da 10.000.000 : la bigliettaia della torre crede che vogliamo fare i furbi.

Alle 19.30 abbiamo intenzione di vedere lo spettacolo dei Dervisci Rotanti , alla stazione SIRKECI ,dove arrivavano i viaggiatori dell’ Orient Express, facciamo i biglietti e aspettiamo che si faccia l’ora in una pasticceria all’angolo : sedioline scomode anche per bambini di tre anni, ma non ce la faccio a pretendere di meglio, a fatica mi siedo, prendo un panino e Anna un profiteroles al cioccolato ( si poteva evitare).

Lo spettacolo Sufi : prima parte musicale : mi addormento. Seconda parte con il ballo roteante, affascinante, ma i vestiti che ruotano fanno vento, e data già la temperatura fredda, fa un certo effetto. Non riesco a comprendere se si tratti di uno spettacolo meramente turistico o se abbia un contenuto più profondo. Probabilmente un misto delle cose.

Prendiamo il tram e ritorniamo a Sultanahmet. Dopo aver chiesto della direzione giusta

DOMENICA 13 NOVEMBRE Autobus con direzione SAN SALVATORE IN CHORA o KARIYE CAMII, piove fitto fitto, prima compriamo due ombrelli. Indugio sul colore. Compagni di viaggio due signori anziani, copricapo e barbetta islamica. Uno deve essere un integralista : Prima ci offre un grissino, e poi dopo aver capito che siamo italiani si porta il pollice al collo e lo attraversa da un lato all’altro, da sinistra a destra : Italiani, cristiani- dice – Allah, one God Yes- rispondo – One God for all. The same God for all.

Ho sempre rifiutato l’idea delle guerre di religione, la religione strumentalizzata da altri motivi, la mia idea del Dio unico sembra convincerlo, mi da una pacca sulla spalla.

In vista dell’arrivo si affanna a darci consigli per raggiungere il Museo, ma solo l’autista alla fine ci indica la direzione giusta. E prima di scendere saluta ancora mia moglie con quella “dolce” carezza del pollice sul suo collo .E vabbè, allora sarà duro! Il museo di San Salvatore in Chora non va assolutamente perso, ma sarebbe opportuno anche non perdersi nel quartiere di FENER : noi ci riusciamo alla perfezione, un signore esce dalla bottega e si premura di chiederci cosa cerchiamo. In effetti quello che cerco è proprio quel quartiere, il più religioso, pieno di donne velate, con case che andrebbero ricostruite e valorizzate…Invece gli dico che cerco la FETHIYE CAMII , una delle più antiche moschee imperiali, mi indica una direzione, camminiamo per diversi chilometri, ma senza esito…Chiediamo ancora.

Superate altre due piccole Camii ci troviamo davanti una costruzione enorme, di mattoni rossi… È strano che sulla guida non ci sia traccia ( temo che ci siam persi anche sulla guida). Chiediamo ad una coppia di passaggio, ci si avvicina una bambino : parla in inglese, ci spiega che è una scuola greca ( 20 docenti per 40 alunni, scoprirò infine sulla guida – MEGALO SCOLEIO), si offre come accompagnatore. Avrà dodici anni, conosce Shewscenko e Nedved, ha le nike, non ne vuole sapere di venire sotto l’ombrello, ma è gentilissimo : prima ci accompagna al PATRIARCATO GRECO-ORTODOSSO ( – ti rendi conto – dico ad Anna , qui abita l’Arcivescovo di Costantinopoli che se si disarcivescontanipolizzasse…!!!!), poi alla SULTAM SELIM CAMII, con il giardino sul Corno D’Oro ( ma non è tempo per foto …Vabbè la facciamo lo stesso), infine ci accompagna al taxi e dice al tassista che vogliamo andare alla EYUP SULTAN CAMII: Il terzo luogo santo per l’Islam, bel posto, platani secolari, la tomba di Eyup, e dietro …Una collina-cimitero. Mangiando due simil ( ciambella al sesamo) la scaliamo tutta intera, districandoci tra le tombe ( ci sarebbe anche la strada, ma pensiamo di far prima!), attenti a dove posiamo i piedi, sbagliamo anche strada ( poi ci accorgiamo che tutte le strade portavano allo stesso punto) e infine raggiungiamo il CAFFÈ DI PIERRE LOTI, scrittore francese, poco conosciuto in Italia, ma famoso per i suoi romanzi molti dei quali ambientati ad Istanbul. Il caffè ha una vista eccezionale nonostante la pioggia, è piccolissimo, ma stringendosi ci si sta sui divani, prendiamo il nostro classico menù, te turco per me e alla mela per Anna, e osserviamo la coppia di sposi dall’altro lato della stanza.

Immagino Pierre Loti mentre scriveva ai tavolini all’aperto. Lo invidio.

Scendiamo con la teleferica, cabinovia a 6 posti, prendiamo un taxi e puntiamo sul PERA PALACE..

È l’albergo storico di Istanbul, una mancia ad uno degli addetti e, se libera, ti mostra la mitica stanza 411, quella di Agatha Cristhie e del segreto della chiave per l’accesso al suo diario. La stanza era occupata e ci hanno mostrato la 107. Ci accontentiamo. Ad Anna è piaciuto molto l’ambiente, la sala da tè, il ristorante, ma pur avendolo chiesto due volte non ho capito il costo per un pernottamento. Scopriamo che è un altro dei mille posti da vedere prima di morire e cominciamo a preoccuparci.

Percorso un tratto della MESRUTIYET C. Siamo poi passati nella ISTIKLAL CADDESI, in pieno quartiere BEYOGLU, un corso di due – tre chilometri, pieno di gente, di pioggia, di lavori in corso, di negozi, di locali, del Liceo Galthassaray… Interessanti i passaggi da una via – caddesi – all’altra, come il CICEK PASAJI.

Ci fermiamo a mangiare un kebab in un locale affollatissimo come tutti gli altri, alle 4 di pomeriggio, la gioventù turca di questa zona è già in Europa, non ha bisogno del 2014, anche le bionde predominano sulle more.

La chiesa di Sant’Antonio : oggi mancava la chiesa cattolica : dopo le moschee e la chiesa ortodossa nel Patriarcato, questo sempre a conferma della mia idea ecumenica.

Non nascondo l’aria di familiarità che mi ha dato rimettere piede in una chiesa tra Crocifissi e Santi noti.

Alla fine della strada abbiamo preso la funicolare TUNEL MEYDANI e siamo scesi verso Eminonu, poi col tram fino a Beyazit.

Stavolta ho indicato io la direzione giusta a una coppia di italiani che litigavano per l’incertezza.

Bagno in piscina, e serata finale con cena ( un pò pesante!) da Masal, di fronte alla Moschea Blu.

LUNEDI 14 Ultimo giro al Gran Bazar, ultimo the ( turco per me e alla mela per Anna, coerenti fino alla fine) al Gran Bazar, arrivo in aeroporto, e tre/quattro file prima dell’imbarco. Mentre l’aereo decolla, un raggio di sole, il primo, quasi a raccomandarci una prossima visita.

Personaggi IL LUSTRASCARPE : dice che viene da Ankara, ha un figlio piccolo, il figlio deve mangiare, l’amico ha un negozio di pelli, le vende di meno che al Bazar. Scambiamo qualche frase, poi si offre di lustrarmi le scarpe, dice che lo fa per amicizia, poi si lamenta della mancia troppo poco generosa IL SENESE : parla bene in italiano, dice che l’ ha imparato a Siena, ha un negozio di tappeti, mi chiede 5 minuti per mostrarli. È gentile, ma lo lascio sul cancello di Santa Sofia. – Non hai nemmeno 5 minuti per me? – mi dice ancora. E ci resto male. Dal tram ho visto il suo negozio, se ritorno vado a trovarlo “ IL CAMBIAVALUTE” : Ne avevo sentito parlare, chiede di cambiare una banconota da 10 o 20 euro, e ti rifila lire turche troppo simili agli euro. Prestare attenzione “IL RAGAZZO TIMIDO” che vorrebbe invitarci a vedere il negozio del padre, ma non insiste, dice che si vede dall’eleganza(?) che siamo italiani “IL MASSAGGIATORE DELL’HAMAM”, già detto “IL CAMERIERE AMICO-BRAVO-BELLO” , già detto “IL RAGAZZO DI FENER”, già detto “IL RAGAZZO DI BESIKTAS” : dice che il padre lavora a Milano, ci indica percorso e biglietteria del bus per Ortakoy. Ma il bus, mi dice, non è quello giusto. Nei cinque minuti di attesa vuole lucidarmi le scarpe. Gli do una lira e dico che non è necessario. Improvvisamente il pulman fermo diventa quello giusto.

“IL FONDAMENTALISTA ISLAMICO MANGIAGRISSINI” già detto “LA SPAGNOLA DISTRATTA” che a colazione si rivolge a mia moglie come se fossero amiche, e solo dopo un pò ci accorgiamo della somiglianza di Anna con la vera amica che sta entrando in sala “IL RAGAZZO GENTILE “ sotto la torre di Galata, anche lui col suo negozio, ma non ha insistito, ottimo italiano, ottime indicazioni.

LE COSE CHE MI HANNO COLPITO Il freddo I lavori in corso, un pò dappertutto, di notte Nessuno che ci abbia dato noia, nessuno che si sia rivolto ad Anna, neanche per convincerla degli acquisti Gli uomini-cammello Poter passeggiare fino a tarda ora con estrema tranquillità I caffè nei cimiteri I prezzi Pochissimi italiani Tanti spagnoli La pulizia ( almeno delle zone che abbiamo frequentato) I semafori coi contasecondi La serietà degli addetti all’ hotel Il mio mal di schiena.

GIOVANNI giovannicar@infinito.It



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