Tre capitali in cinque giorni
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Sulle capitali europee, per queste feste natalizie aleggia la paura di attentati terroristici, ma a noi piace andare contro corrente e quindi, eccoci in partenza sabato 2 gennaio 2016, in una pioviggine mattutina che si faceva “desiderare” da ben due mesi. La nuova variante di valico sull’appennino è stata inaugurata da appena una settimana, la percorriamo accompagnati da pochi altri veicoli. In effetti il traffico è scarso e all’ora di pranzo siamo già in Austria. Sostiamo all’autogrill affacciato sul Worthersee, che purtroppo non ci regala un gran panorama, avvolto com’è in una dannata nebbiolina. Ce lo ricordiamo blu, come l’abbiamo visto quando d’estate siamo passati da qua, mentre gustiamo un tipico pasticcio di patate, che a prima vista c’erano parse lasagne… Proseguiamo spediti fino a Vienna. Passiamo davanti al castello di Belvedere e non posso evitare di immortalarlo, mentre cala il buio, e un vento gelido ci presenta l’inverno continentale. Il navigatore ci guida senza errori davanti al Meininger Franz, l’hotel che abbiamo prenotato per due notti. Camera familiare con bagno e garage per l’auto 230 €. Il tempo di lasciare le valige, avvolgersi con sciarpe, cappelli, calzemaglie e siamo in marcia verso il centro. Restiamo spiazzati dalla temperatura veramente rigida, con -7 non si può che camminare velocemente. In un quarto d’ora siamo già di fronte al Rathaus. Il palazzo del municipio, si affaccia su un piccolo parco in cui dovrebbe esserci un bel mercatino di Natale, ma con nostro stupore, le casette di legno sono in fase di smontaggio, circondate da transenne da cantiere. Di fronte c’è il Burgtheatre dove ci rifugiamo per curiosare, ma sopratutto per riportare la temperatura corporea, a livelli accettabili. Da qui puntiamo verso il centro cittadino vero e proprio, dove l’imponente Cattedrale compare improvvisamente. Lo stile gotico, ricorda i castelli dei bambini in riva al mare, l’interno è austero. Le vie pedonali principali, il Graben e la Kartnerstrasse, sono uno spettacolo con gli addobbi natalizi, ma fa troppo freddo, in giro c’è poca gente, e ben presto anche noi ci rifugiamo in un bistrot: Il Tempo, a pochi passi dalla cattedrale, dove mangiamo la tipica braciola viennese, impanata e fritta. Dopo cena girelliamo per un poco, ma poi il clima glaciale, ci spinge ad affrettare il passo, per far velocemente rientro, al calduccio della nostra stanza d’albergo.
Domenica 03 Gennaio 2016
Dal settimo e ultimo piano si dominano i tetti della città, che neanche stamattina sono imbiancati. Avvolti nelle nostre sciarpe di lana, torniamo allo scoperto sotto un cielo grigio, ed un freddo esagerato. Facciamo un’ottima colazione in un locale vicino, che è una via di mezzo tra un fornaio ed un bar pasticceria. Ci sono due piccoli tavoli e quattro sedie, giuste, giuste per noi. Cappuccino, cioccolata calda, kraffen, muffin e tanti buoni dolcetti di pasta sfoglia, ideali per cominciare bene la giornata. Torniamo in strada e raggiungiamo la chiesa di Votivkirche. Fatta costruire da Francesco Giuseppe, nel 1879, come atto di devozione per essere miracolosamente sopravvissuto ad un’attentato all’arma bianca. Onestamente l’interno di questi edifici di culto, così severi e scarni, abituati alle bellezze di casa nostra, non ci entusiasmano, comunque, almeno per qualche minuto ci ripariamo un po’ dal freddo. Proseguiamo lungo il ring, e ci fermiamo di fronte al parlamento, una bella costruzione in stile neoclassico, con un imponente colonnato bianco, e una gradinata dove ci facciamo immortalare tutti insieme, da due giovani delle parti nostre. In effetti, passeggiando per le vie di Vienna, si sente molto parlare italiano, e tanti negozi e locali, hanno richiami al nostro paese. Giungiamo nella zona dei musei, e da qui prendiamo una bella strada pedonale, che ci introduce al centro. Curiosiamo un po’ qua e là, e a mezzogiorno siamo all’Hoher Markt, la piazza più antica della città. Davanti al famoso orologio, attendiamo lo scoccare dell’ora, che fa partire un carosello di statuine, per la verità un po’ deludente. Cominciamo a metterci alla ricerca di un locale in cui pranzare. Nelle vie centrali, ce ne sono tanti, ma i prezzi sono un po’ cari… Infine, in una traversa della centralissima Kartnerstrasse, siamo invitati da un butta dentro, a dare un’occhiata al menù turistico del suo Morris pub. Siamo i primi clienti del pranzo, ma piano, piano il locale si riempie. Una calda zuppa con la frittata, è l’ideale con questo clima, e poi la classica braciola viennese, insalata e patatine. Con 50 euro in quattro, ci rientrano anche due deliziosi panini e il caffè espresso. Decidiamo di visitare il palazzo Hofburg. All’ingresso non troviamo coda, ma hanno terminato le audio guide, per cui entriamo solo con dei foglietti da leggere. La prima parte del museo è dedicata ai pregiati servizi di porcellana e di posate d’argento, un po’ ripetitivi sinceramente, che ben presto portano Simone (12 anni), alla noia e quindi all’intolleranza, fino a diventare insopportabile. Passando alla visita dei sontuosi saloni imperiali, la situazione cambia di poco, oltretutto c’è anche parecchia gente. Ritrova il sorriso solo quando capisce che siamo vicini all’uscita. L’ora della merenda è passata da poco, a Vienna non può mancare l’assaggio della vera torta Sacher. Di fronte al lussuoso hotel Sacher c’è coda, ma non ci scoraggiamo, e con -7 gradi aspettiamo quaranta minuti, prima che si liberi un tavolino per noi. Siamo in un angolo accanto alla vetrata, ordiniamo le torte, e cioccolata con panna. La fama del locale dove è stata inventata la ricetta della Sacher, non si smentisce. Mai mangiata così buona e con gli ingredienti così ben amalgamati. Sicuramente, il ricordo più dolce della città. Tra una cosa e l’altra facciamo l’ora di cena, e anche se abbiamo già soddisfatto i nostri appetiti, i pargoli non vogliono rinunciare ad un kebab, che si gustano con i guanti, mentre ci facciamo una “fresca” passeggiata di rientro. È l’ultima serata viennese, e una volta messa la famiglia al riparo dal freddo, io mi armo di treppiede e macchina fotografica, e riparto per un tour nella zona centrale. Non trovo molta gente in giro ad intralciarmi, ma nonostante il mio grandangolo, devo ammettere che il centro di Vienna, non si lascia immortalare tanto facilmente, visto la mancanza di grandi piazze.
Lunedì 4 Gennaio 2016
Ci alziamo anche stamattina con la speranza di vedere i tetti imbiancati, ma ancora una volta restiamo delusi, soprattutto i bimbi. Nella breve passeggiata per raggiungere il collaudato locale colazione, riassaporiamo l’intenso freddo mattutino. Il cielo è sempre grigio, noi diremmo che è a neve, ma ormai, sarebbe meglio che prima di sfogarsi, aspettasse il nostro arrivo a Budapest. Intorno alle 10 lasciamo Vienna diretti a Bratislava. Il tragitto è breve e veloce. Prima di entrare in Slovacchia, sull’autostrada acquistiamo la vignetta, che qui è ancora cartacea. Ce la caviamo con una decina di euro. Entriamo nella capitale slovacca, attraverso il famoso e moderno ponte stari most, e parcheggiamo in un garage vicino al centro. Passeggiando, ci imbattiamo quasi subito in una delle famose statue di bronzo, posizionate qua e là. Quella del Cumil è senz’altro la più curiosa. Raffigura uno strano tizio, che sbuca fuori da un tombino, e che sembra sbirciare sotto la gonna delle donne. Continuando lungo la strada pedonale, giungiamo alla bella porta San Michele, e da qui optiamo per raggiungere il castello. Durante la salita ci scaldiamo un po’, ma serve a poco, dato che in cima soffia un gelido vento, che ci costringe a non indugiare troppo sul bel panorama della città. Abbiamo letto su TripAdvisor, delle ottime recensioni di un tipico locale. Per cui raggiungiamo lo Slovak pub. È veramente caratteristico, con tante sale e salette in legno, con caminetti e stufe. Noi che siamo quasi congelati, ci fermiamo ad un tavolo accanto ad una di queste, cercando di riattivare la circolazione nelle estremità. Notiamo subito i prezzi decisamente bassi, così cominciamo ad ordinare piatti tipici, tra cui delle calde zuppe servite in grandi bozze di pane, gnocchetti ricoperti di formaggio di pecora fuso, e le solite braciole fritte servite in porzioni giganti. Mentre gustiamo queste prelibatezze, fuori comincia a nevicare, non grandi fiocchi, ma in modo piuttosto intenso, tanto che quando usciamo, troviamo già una coltre di cinque centimetri di neve, che fa la gioia dei nostri figli. Raggiungiamo la cattedrale, e poi in macchina, passiamo a dare un’occhiata alla famosa chiesa blu, molto carina e originale, sembra uscita da una fiaba. Ben duecento chilometri ci separano da Budapest, quindi ci mettiamo in marcia. Presto, in una piatta landa imbiancata, arriviamo alla frontiera con l’Ungheria. Il chiosco per le vignette è chiuso, in giro non si vede nessuno. Suono all’ufficio della polizia e mi indirizzano in un piccolo ufficio adiacente, dove compilano un foglietto e me lo consegnano, per poco più di dieci euro. Sull’autostrada, si sono formati dei binari puliti dove transitano le auto, ma per cambiare corsia, nonostante abbia le gomme quattro stagioni, c’è da fare un po di rally sulla neve indurita. Il termometro dell’auto segna -7, poi -8, -9! Presto fa buio e smette di nevicare. Il problema è che non ho pensato di mettere l’antigelo nella vaschetta dell’acqua, per la pulizia del parabrezza, e ogni volta che passa un’auto, il vetro si sporca sempre di più. Finalmente, giungiamo nella capitale ungherese, e oltrepassiamo il Danubio attraverso uno dei bellissimi ponti della città. Notiamo subito il differente traffico rispetto a Vienna. Qui sui viali, sembra di essere su quelli di Firenze nell’ora di punta. Comunque guidati dal nostro prezioso navigatore satellitare, abbastanza rapidi siamo a destinazione. I Senator apartment, sono in posizione strategica. Ad un passo dalla cattedrale, con un comodo garage sotterraneo (15 euro al giorno). Oltretutto avevamo prenotato un piccolo appartamento con una sola camera, e allo stesso prezzo (2 notti 92 euro), ci danno un trilocale con due camere soggiorno e cucina! Sono ubicati in un piccolo centro commerciale, a cui diamo solo una rapida occhiata, e preleviamo qualche decina di migliaia di fiorini. Passiamo davanti alla Cattedrale che a quest’ora è chiusa. Prospetta su un grande piazzale innevato, s’innalza maestosa con due campanili gemelli e l’imponente cupola centrale. Percorriamo poi una via pedonale, che ci porta dritti davanti al Danubio, vicino al fantastico ponte delle catene. La vista dai bordi innevati del fiume, è strepitosa. Il ponte, illuminato magistralmente, ricorda quello di Brooklyn, e sullo sfondo si alza la collina di Buda, su cui svetta il palazzo imperiale. Per scaldarci un po’, facciamo a pallate di neve…. Poi proseguiamo verso le vie dello “struscio”. Con il freddo che fa e la fame che incombe, non perdiamo troppo tempo nella ricerca del locale in cui cenare. Ci infiliamo nel Taormina, che nonostante il nome, propone piatti tipici. Noi ci buttiamo sul classico goulasch, servito in particolari zuppiere d’alluminio, in un caldo e piccante brodino. Tutto buono e prezzi onesti. Nella piazza centrale, hanno allestito un grande chiosco che serve piatti caldi. È uno spettacolo da vedere, con tante zuppiere in terracotta, dalle quali si sprigionano grandi nuvole di fumo. I banconieri sono tutti incappucciati e con i guantoni, ma la cosa più incredibile è che qualche avventore, ha il coraggio di stare a mangiare, sedendo a dei tavoli all’aperto, con una temperatura fra i -7 e i -10 gradi… Per noi fa veramente troppo freddo e siamo anche stanchi, per cui ci ritiriamo in buon ordine.
Martedì 5 Gennaio 2016
Dopo una bella colazione casalinga, partiamo a piedi diretti a Buda. Prima ci fermiamo alla Cattedrale, che all’interno è ancora più magnifica, con una cupola che dal di sotto, ricorda quella di San Pietro. Tutti incappucciati proseguiamo verso il ponte delle catene, bello di giorno, ma stupefacente di notte. Il Danubio, scorre lento sotto di noi. I ragazzi già anticipano l’intenzione di salire sul colle di Buda, solo tramite il siklo’, una vecchia carrozza su ripidissime rotaie. Peccato, fare un po’ di scale, oltre che economico, sarebbe stato anche il miglior modo per scaldarsi. Dall’alto, ammiriamo Pest con i tetti imbiancati. Dopo aver calpestato la candida neve, davanti all’infinita facciata del palazzo reale di Buda, proseguiamo sul colle fino alla chiesa di Matyas, dove si celebrarono le nozze tra Francesco Giuseppe e la principessa Elisabetta. Ad illuminarla nel suo splendore, esce anche un timido raggio di sole, ma dura proprio un attimo. Il bastione dei pescatori, proprio dinanzi, che prende il nome dalla corporazione incaricata di difendere questo tratto della città nel medioevo, è un insieme di mura, torri e colonnati, che si affacciano sul Danubio e su Pest, regalando panorami superbi, e angoli perfetti per delle foto ricordo. L’ora di pranzo si avvicina, ma il freddo è sempre tanto, percui discendiamo dal colle di Buda, e attraverso il ponte, torniamo a Pest. Le due città si unirono ufficialmente nel 1873. Visto che nel pomeriggio, abbiamo in programma di andare alle terme, optiamo per un pranzetto leggero. I ragazzi scelgono Burger market , proprio sotto casa, mentre noi, approfittando della bella cucina che abbiamo a disposizione, ci prepariamo dei nostalgici spaghettini al pesto. I bagni termali Szechenyi, sono i più grandi della città, e soprattutto, è consentito l’ingresso promiscuo in qualsiasi vasca. Distano tre o quattro chilometri da casa nostra, quindi saliamo in auto e guidati a meraviglia dal navigatore, arriviamo rapidamente proprio davanti, dove c’è giusto un posticino libero per l’auto. Troviamo ad accoglierci addirittura una guida che capisce bene l’italiano, e che ci illumina sulle varie possibilità di ingresso. Acquistiamo il più economico, senza massaggi o consumazioni, ma con meno di 20 euro a testa, abbiamo spogliatoio e accesso a tutte le 15 vasche e tutte le saune e bagni turchi. All’interno di un grande edificio, si trovano la maggior parte delle vasche. Le prime due, occupano una sala bellissima, con colonne e archi. C’è abbastanza gente, ma comunque si sta bene. La temperatura dell’acqua e 36-38 gradi, poi ci sono vasche con temperature di poco inferiori, e poi ci sono quelle per “rigenerarsi” , a 18 gradi. La cosa più bella è cercare di resistere un paio di minuti in quella fredda, e poi immergersi in quella calda, e poi ricominciare, e poi finire in sauna o nel bagno turco. Per un po’ ci divertiamo così. All’esterno, ci sono una vasca olimpionica con le corsie per nuotare, e alle due estremità, due grandi vasche a mezzaluna, che danno simmetria a tutto l’insieme, circondato da colonnati bianchi. Tra i -5 gradi che ci sono nell’aria, e la temperatura dell’acqua, c’è una tale differenza, che siamo avvolti da una fitta nebbia, che crea un ambiente ancor più particolare. La cosa più pazzesca però, è pensare che per raggiungerle, camminiamo in costume e ciabatte sul piano vasca, ricoperto da uno strato di neve semi ghiacciata. Che esperienza sciokkante! Anche i ragazzi sono entusiasti, e non rinunciano a qualche selfie, pur rischiando il congelamento. In acqua si sta da dieci, ed è incredibile la quantità di vapore acqueo che si solleva. A momenti non si vede a tre metri… Io non posso esimermi dall’approfittare della mega piscina, e mi concedo una nuotata. Qui l’acqua ha una temperatura più bassa ovviamente. È incredibile, sto nuotando all’aperto, nella nebbia, con -5 gradi. Gli ultimi momenti, li passiamo a cuocere in sauna. Tornando in auto, penso a come concludere in bellezza la splendida giornata. Scrivo sul navigatore satellitare, l’indirizzo di uno dei ristoranti più valutati da TripAdvisor a Budapest. In cinque minuti siamo a parcheggiare davanti al Paprika. Purtroppo però, alle 19.30 c’è già una bella fila di gente, che all’esterno attende il tavolo. Accidenti, dovevamo prenotare! Con questo freddo non vogliamo disperdere tutti gli effetti benefici delle terme, percui a malincuore, torniamo al nostro garage. Cerchiamo un bel localino intorno casa, e alla fine scegliamo l’Anker’t club. Dall’esterno può sembrare un po’ tetro, ma all’interno l’ambiente è giovanile e simpatico. Scopriamo che si mangia anche molto bene, piatti tipici, particolari e abbondanti. Non ho fatto ancora delle belle foto in notturna a questa meravigliosa città. Dopo aver accompagnato in casa, il resto della famiglia, mi armo dell’attrezzatura, mi incapuccio con tutto quello che ho, e mi incammino verso il ponte delle catene. Dalla sponda innevata, ho davanti un quadro bellissimo. Il ponte è illuminato perfettamente, e si riflette sulle acque del Danubio, mentre sullo sfondo svetta la cupola del palazzo imperiale. Attraverso il fiume e inizio a salire le scivolose scale di Buda. Più veloce del siklo’ sono in cima a godermi la vista. Intorno al palazzo, non c’è nessuno, mentre comincia a nevicare con più decisione, e l’atmosfera si fa decisamente magica, irreale. Faccio altre belle foto anche alla chiesa di Matyas e al bastione dei pescatori. Poi scendo da qui, attraverso una scalinata, deciso a raggiungere la sponda del Danubio davanti al Parlamento, visto che stamattina non ero riuscito a debellare la pigrizia altrui. Sono le undici di sera, e in queste stradine innevate di Buda, cammino senza incontrare nessuno. Il viale che costeggia il fiume è ben illuminato, ogni tanto passa una macchina. I binari del tram, disegnano lunghe linee su una deserta distesa imbiancata. Piazzo il cavalletto nella neve, in questa atmosfera surreale. Fra me e la cupola e le torri del Parlamento, c’è solo il lento scorrere del Danubio. Fatto il mio dovere, riparto con passo deciso verso casa, costeggiando il fiume. Fra me e me penso che se incontrassi qualcuno, dovrebbe essere lui, ad aver paura di me, tutto imbacuccato come sono! È quasi mezzanotte quando oltrepasso il Danubio, attraverso la passarella pedonale, e con mio stupore, ci trovo alcuni operai a spargere il sale.
Mercoledì 6 Gennaio 2016
1000 chilometri ci separano da casa. Alle 9 siamo già in partenza. L’autostrada magiara è scorrevole. La percorriamo fino al lago Balaton, dove ci avventuriamo attraverso le strade imbiancate che lo costeggiano. Giungiamo a Tihany, una piccola località, situata sulla punta di una penisola che si protende in mezzo al grande lago. Il Balaton ha una lunghezza di oltre 70 chilometri e una larghezza di 10 – 12, è considerato il mare degli ungheresi. Parecchi di loro, trascorrono su queste sponde le loro vacanze estive. Infatti, piccoli centri si susseguono, uno dopo l’altro, ma in questa stagione sono quasi deserti. Gli acquascivoli, si allungano su di una interminabile distesa di ghiaccio, che regge tranquillamente anche il nostro peso. Comunque, visto che qui non c’è molto da fare e da vedere, proseguiamo verso la Slovenia. Per strada ci imbattiamo in un Mc donalds, ed essendo l’ora di pranzo i ragazzi ci obbligano allo stop. Poi proseguiamo spediti, ma circa a metà viaggio, ci accorgiamo di avere una ruota a terra. Continuo fino a che non trovo una piazzola di sosta. Cambiare una gomma con temperatura sotto zero, e con i tir che sfrecciano a pochi metri, non è proprio il miglior modo di concludere una bella vacanza, ma tant’è.