Tra sceicco e realtà

Un tocca e fuga in Oman e Dubai... moooolto insoliti!
Scritto da: Maryam85
tra sceicco e realtà
Partenza il: 27/01/2009
Ritorno il: 02/02/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Dopo un po’ di tempo, eccomi a ricordare il mio viaggio a Dubai e Oman per rivivere le atmosfere magiche degli emirati/sultanati arabi fai-da-te! Sono partita con un volo promozionale Emirates da Malpensa, fantastico aereo e viaggio, per arrivare a Dubai di mattina presto ed andare subito a informarmi sui bus per l’Oman. Ce n’era uno che partiva nel primo pomeriggio da Deira, dal palazzo del Dnata (una compagnia aerea), ma mi è stato consigliato di fare subito il biglietto, perché in effetti poi si è riempito… mi era stato detto che il viaggio sarebbe stato di circa 4 ore, ma il circa doveva essere piuttosto elastico, visto che ce ne abbiamo messe più di 6! A prolungare ulteriormente sono state le varie dogane e controlli passaporti, oltre al fatto che all’ultimo blocco ci hanno fatto scendere tutti, scaricare le valigie, hanno fatto passare i cani tra le nostre cose e infine ognuno di noi ha dovuto aprire il proprio bagaglio davanti un poliziotto (io ho addirittura dovuto scartare un regalo che portavo!) Per fortuna il mio viaggio è stato allietato dalla conoscenza con l’autista che tra l’altro mi ha insegnato un po’ di parole utili e mi ha fatto passare avanti alla fila per il visto!! A un’ora da Mascate, mi sono fatta lasciare nel mezzo di una strada, dove è venuto a prendermi un mio conoscente omanita, e, prima cosa, siamo andati a vedere la partita Oman-Kuwait! Era in un locale all’aperto con una sorta di maxi schermo e una fila di almeno 20 sedie tutte riempite da omaniti in gallabiya! Vale a dire, la lunga tunica che portano, bianca di venerdì, ma anche celeste, sabbia o diversi colori negli altri giorni. Vista la vittoria dell’Oman, sono andata con il mio conoscente e sei suoi amici a fare cena in spiaggia, dato che questo paesino era proprio in riva al mare, con del pane libanese (quello molto fino) e della carne stile quello che noi chiamiamo kebab. La mattina dopo siamo partiti alla volta di Mascate in macchina, e lungo il tragitto ci siamo fermati a visitare una Kaala (fortezza, castello) circondato da un palmeto: simile ai nostri vecchi castelli medievali di difesa, ma senza dubbio in un’ambientazione insolita. Altre varie soste al mare, pranzo in un ristorantino con prezzi per occidentali, passeggiata su una lunga spiaggia di sabbia dove stavano svolgendo un torneo di calcetto con vari “campi di sabbia” allestiti per almeno 500 metri, e infine arrivo a Mascate, dove ahimè, il mio amico vuole andare in un centro commerciale. Prendiamo i lati positivi e vediamo questo centro che in grandezza e lusso supera sicuramente i nostri, e vi sono svariati negozi di bei tessuti, sciarpe e foulard. D’obbligo la visita, ma solo da fuori, della Grande Moschea, meraviglia dell’opera umana sia nell’architettura in muratura che in quella dei giardini che la circondano, verdi e fioriti. Un giretto anche al porto, alla fortezza che si affaccia proprio sul mare, e al mercato coperto di centro città. Ma finalmente arriva la sera, per recarci al fantastico Festival di Mascate che si svolge tra gennaio e febbraio: un grosso “parco” viene allestito di luci, palchi, bancarelle, colori e si può assistere a manifestazioni folkloristiche del paese, produzioni artigianali, canti, balli, ma anche assaggiare piatti tipici e comprare souvenir d’eccezione. Io lì ho provato un dolce molto particolare, una specie di impasto gelatinoso ma fatto d’orzo e qualche altro cereale… buono… e poi mi è stata regalata la “mascherina” che si mettono le donne beduine a coprire metà del viso… originale… Dopo quest’emozionante visita, siamo tornati verso Nord, al paese dove dormivo, ma uscire da Mascate in quei giorni di festa è tragico e abbiamo speso circa 2 ore in macchina solo per trovarci fuori dalla città. Il giorno dopo, venerdì, mentre accompagnavo il mio amico alla moschea, abbiamo incontrato un suo amico, uno shaikh o sceicco, cioè quei grandi ricconi con ville da urlo; risultato: mentre il mio amico musulmano andava a pregare, io sono andata a casa dello sceicco a fare pranzo. E qui l’inimmaginabile… sono stata catapultata in una sala con lampadari di cristallo lunghi fino a terra e mobili di chissà quale valore, da cui si accedeva a una stanza più piccola, con dei divani che facevano il giro di tutte le pareti, e una decina di donne; mi sono seduta e ho iniziato a parlare in arabo con una ragazza della mia età che mi ha spiegato tutti i legami familiari (cugine di cugine, cognate, zie…) e mi presentava ogni nuova entrata: la stanza infatti si riempiva sempre più di ragazze che arrivavano, vestite di nero, alcune con il niqab anche (cioè il viso coperto) e che una volta dentro toglievano questa sorta di mantello per mostrare dei vestiti coloratissimi e fastosissimi. Dopo un po’ è arrivato anche il pranzo, rigorosamente a terra, sopra lo sfarzoso tappeto persiano (non prima di essere coperto da nylon!) consistente in un grosso piatto di riso, pezzi di carne (il piatto tipico si chiama harris) e un altro piattino con un altro impasto gelatinoso semi-trasparente tipo quello della sera prima. Dopo aver mangiato appunto sedute a terra ed esserci servite con le mani (a me avevano proposto il cucchiaio ma ho preferito le mani anch’io) il passaggio d’obbligo è al piccolo bagno dalle manopole e maniglie d’oro. Strana contraddizione, per i nostri parametri, perché sebbene la ricchezza abbia dato a simili paesi un estremo lusso, certe usanze sembrano creare uno strano contrasto tra modernità e arretratezza, ma non è così: la cultura e le abitudini non sono cosa da poco e lo sviluppo è una misura del tutto relativa. Seconda tappa, frutta e dolce in un altro salone simile a questo, sempre di sole donne, dove è stata accesa anche una tv con una telenovela di gran moda, e infine ri-incontro col mio amico che nel frattempo aveva fatto pranzo nella stanza degli uomini. Ma non poteva finire qui: quando lo sceicco vuole fare le cose per bene le fa, così mi ha portato nella sua seconda casa (ne ha anche una terza, alla capitale) a prendere il tè! O meglio, prima visita del “giardino” deserto e dei suoi cammellini, poi visita veloce a due stanze di questa villa, di cui mi è rimasta impressa una statua a grandezza quasi naturale di un cavallo fatta… interamente d’oro! Discutere (e magari tentare di trovare un lavoro!) con lo sceicco era molto interessante, ma il bus per Dubai mi aspettava, così ci siamo diretti verso la fermata del pullmann, facendo un’altra sosta al mare, in un villaggio dove le case sorgono proprio sulla sabbia, e in un altro paesino, passando con l’auto dentro le strettissime e affollatissime vie del mercato. Non un mercato come quelli delle medine tipiche arabe, ma negozietti più simili ai nostri, di muratura, sebbene fosse stato un paesino piuttosto piccolo e anonimo. Il ritorno a Dubai è di notte, ma tanto il paesaggio lo conoscevo già: il deserto! Ho trascorso altri 2 giorni a Dubai, dove per i miei gusti non ho trovato moltissimo da visitare, se non giganteschi e super lussuosi hotel ed enormi centri commerciali che almeno si differenziano parecchio dai nostri. Interessante il fatto che ci siano moltissimi ristorantini delle più svariate nazionalità e tipologie, modo di conoscere un po’ il mondo in pochi metri! Ma dopo essere stata a casa dello sceicco, niente sarà in grado si sorprendermi…


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