TRA natura e culture sudafricane
Difficile da dimenticare il Sudafrica…Anche se all’epoca ero poco più che un adolescente e i miei genitori, di origini italiane e migrati per lavoro, in seguito alla difficile situazione che si era creata dopo le sommosse di Soweto hanno deciso di rientrare il Italia, Là ho lasciato i miei ricordi più belli, la mia infanzia di bambino che camminava scalzo sulla strada, i sapori e gli odori di una terra selvaggia, un popolo di un’affascinante mescolanza di culture, religioni ed etnie diverse, le sue città frenetiche e vibranti e la sua pace, il suo tempo rallentato in uno spazio infinito.
Ho lasciato la mia Jo’bourg (Johannesburg in tono amichevole) sofisticata e scattante, i miei amici colorati di tutte le razze e provenienze, la mia scuola simbolo di appartenenza ed identificazione, la calma e la meditazione della Farm durante le vacanze.
Due anni fa sono tornato, dopo 24 anni , con un’emozione grandissima per rivedere i posti dove sono nato.
Mi avevano parlato di cambiamenti, di città pericolose, blindate e violente, di fili spinati alle case e di un notevole aumento di criminalità, così ho pensato che era meglio avere qualcuno che ti accompagnava, visto che con me portavo con me la mia compagna Teresa che era piuttosto timorosa.
All’aeroporto di Johannesburg era venuto a prenderci un ex prete che avevo conosciuto nelle missioni di Kensington e che attualmente faceva la spola per problemi di lavoro tra Italia e Sudafrica. Lui ci ha accompagnato nella visita alla città e il 19 gennaio 2006, giorno del compleanno di Teresa,eravamo gli “unici bianchi” alle ore 24 in giro per il centro di Jo’bourg. Incredibile e da pazzi, sentito le voci che corrono sulla sua pericolosità. Abbiamo fatto poi un giro di alcuni giorni nel Kruger e attraversando la parte desertica centrale abbiamo raggiunto Cape Town e la Grande Route.
Il viaggio è stato bello ed istruttivo ma mi aveva dato la sensazione, nel suo correre veloce da una meta all’altra , di non aver sentito con la dovuta calma, la spazialità e le bellezze del mio paese. Così dopo due anni eccoci di nuovo qui a programmare il nostro secondo viaggio nella “Nazione Arcobaleno”.
Abbiamo iniziato presto, circa nove mesi prima, come una gestazione, ad inviare Email di prenotazioni e a confezionarci quello che doveva essere un viaggio d’immersione nelle culture, nelle etnie e negli spazi mutevoli ed infiniti del Sudafrica. Prima di tutto la prenotazione all’interno dei lodge del Kruger, che pare sia la cosa più difficile, visto il sempre tutto esaurito e quindi bisogna attivarsi con largo anticipo, Poi tutto viene impostato e modellato su questa prenotazione.
Sembravano tanti nove mesi di programmazione ma, credetemi, il tempo corre veloce, così come lo intendiamo in Italia, e in un attimo eccoci a preparare le valigie per la tanto sospirata vacanza. (ps: quando avete preparato le valigie, togliete metà della roba… È un consiglio!).
Giorno 25 settembre 2009 partenza da Torino Caselle, via Francoforte per Johannesburg. Il viaggio in aereo è stato magnifico, essere in alto e volare verso la tua patria nativa è una sensazione indescrivibile, lontano nello spazio e nel tempo dalle innumerevoli incombenze del vivere quotidiano, cercando di immaginare gli odori, i sapori, la vista di cose diverse, il suono della savana.
All’atterraggio, l’aeroporto di Johannesburg era bellissimo, l’avevamo lasciato due anni fa come un cantiere aperto e l’abbiamo ritrovato moderno, coloratissimo e funzionale in perfetta attesa per i Mondiali del 2010.
Abbiamo affittato un’auto senza alcun problema e siamo partiti per la nostra grande avventura.
Prima tappa: città di Heidelberg, 50 km circa dall’aeroporto per pernottare, riposarci dal viaggio aereo e fare il punto della situazione.
La guesthouse che ci ospitava era semplice e pulita, immersa in un verde giardino esotico; l’aria primaverile e lo scroscio di una cascatella d’acqua esalta i miei ricordi di fanciullo quando mi trovavo con Steven, Grant, Debby , Clinton e Laura ed Elisa.
Il 27 settembre ci siamo spostati nella parte centrale del Drakensberg, direzione Durban sulla R74 per la nostra seconda tappa. In direzione Winterton prendendo la R600 per i Monk’s Cowl nella regione del Natal, abbiamo raggiunto il villaggio di Dragon Peaks’ nostro campo base per tre notti. Circondata da laghetti brulicanti di anitre selvatiche e da gracidanti ranocchi, la vista dei monti arrotondati era fantastica, la giornata era calda e noi ci siamo persi nella contemplazione di quel luogo tantè che ci siamo letteralmente dimenticati di fare provviste per il nostro desco serale. Ricordatevi, se andate in Sudafrica, le abitudini sono diverse da luogo e luogo e non sempre alla sera, se non sei in una città,trovi un ristorante aperto, Nella nostra capanna, provvista di cucina, quella sera, abbiamo cenato a caffè e biscotti nella veranda invasa dal profumo di carne alla brace e dei tutoli (specie di pannocchie) fatti secondo una ricetta tradizionale dai nostri vicini.
Giorno 28 settembre 2009 ci siamo svegliati con la pioggia e con circa 20° in meno del giorno prima (mai sottovalutare il tempo variabile ed estremo del Sudafrica) così abbiamo ritoccato il nostro itinerario che prevedeva una bella camminata sul “cappuccio del monaco”alla ricerca del tempo antico, delle pitture rupestri dei San, popolo che abitava un tempo su quei monti.
Non dandoci per vinti abbiamo deciso di continuare a percorrere le nostre tappe fin dove la strada era percorribile in auto. Il panorama che si presentava ai nostri occhi era mozzafiato: la strada per Monk’cown con enormi strutture in stile africano, campi da golf e piscine principesche come un enorme paradosso nei confronti di casupole fatiscenti di terra e canna paglia a ridosso della dorsale della Champagne Valley.
Giorno 29 settembre 2009. Oggi abbiamo provato un’emozione fortissima! In direzione Winterton e poi verso Cathedral Peak, punto di accesso ad alcune tra le più selvaggie zone del Drakensberg centrale, la strada era asfaltata e facilmente percorribile e il tempo nuvoloso ma privo di piogge ci accompagnava.
Teresa disse che quello era il vero Sudafrica e io sono pienamente d’accordo con lei.
Lungi dal grande agglomerato urbano di Cape Town e Durban, su una salita tutte curve che si apriva poi sul parco naturale a forma di un grande anfiteatro, la strada superava tradizionali villaggi zulu dove si vedevano bambini con enormi brocche d’acqua sul capo. A volte fanno km per poter accedere all’acqua che manca nelle umili capanne e portano con sé i panni da lavare lungo il fiume. Persone di colore, povere ma con una grande dignità, immersi nel loro tempo che pare essersi fermato,con povere cose ma di grande valore, con le mucche e le pecore che circolano libere, con il loro sorriso e la loro curiosità.
Abbiamo poi attraversato il Mike’s pass pagando un piccolo pedaggio e la valle si è aperta alla splendida vista del Little Berg. Si pensa che qui fosse l’ultimo rifugio del popolo dei San prima che questi fossero sterminati dai coloni europei. Visitando il Centro culturale di Didimi ci siamo immersi nella loro cultura rupestre, nelle loro credenze mitologiche che raffiguravano con dipinti sulle rocce delle loro caverne,nella loro spiritualità impersonata dal mitico Eland (antilope alcina) cibo e divinità per i SAN. Noi…Lontani nello spazio e nel tempo alla scoperta delle nostre origini.
… E CON LA VISTA GODI DI UN PAESAGGIO SPETTACOLARE E AFFASCINANTE …
30 SETTEMBRE 2009 . Abbiamo lasciato dietro di noi i monti del Drago e percorrendo la R2 in direzione Durban ci siamo diretti nella zona umida di ST. Lucia nello Zululand una delle zone più suggestive del Sudafrica.
L’area del Greater St.Lucia è una bella e fiorente zona ricca di foreste statali e riserve naturali protette. Dichiarata nel 1999 Patrimonio Mondiale dell’Umanità è il più grande sistema lacustre su un estuario africano e ha una particolarità: qui sopravvivono insieme coccodrilli, ippopotami e squali.
Lungo le strade donne e bambini e artisti vari espongono su semplici bancarelle i loro lavori con il legno e perline o vendono frutta fresca tropicale.
Il B&B, nella tranquilla cittadina di ST. Lucia sarebbe stato il nostro terzo campo base dal quale partire alla scoperta di ben cinque diversi ecosistemi.
Inoltre qui abbiamo anche trovato ottimi ristoranti che proponevano i famosi Crayfish e Linefish e un ristorante italiano “da alfredo’s” con ottimi piatti.
01 ottobre 2009 . Anche oggi ci siamo svegliati con il cielo “burbero” ma con una bella sorpresa (qui in Sudafrica le sorprese non finiscono mai). Il giardino era invaso da simpatici scimpanzé che giocavano e rubavano la frutta alla gentile ma indispettita padrona del B&B, la scena era divertentissima e noi abbiamo adottato una scimmietta di nome Gigi.
La giornata è stata movimentata, ricca di ricerche di luoghi molto interessanti. Prima tappa: Crocodile Centre per il recupero e riproduzione di esemplari di coccodrilli che con il cambiamento della salinità dell’acqua dell’estuario rischiavano di estinguersi (e questo sarebbe terribile per l’ecosistema del parco). Ho anche preso in mano un piccolo coccodrillo che nonostante le poche dimensioni era fortissimo. Abbiamo poi proseguito per Cape Vidal, 32 km da ST.Lucia dove possono solo accedere 100 veicoli al giorno. Qui sono stati reintrodotti alcuni animali come impala, gnu, ghepardi e rinoceronti e si può fare snorkeling ed immersioni ma purtroppo il tempo non ci ha accompagnato e le famose spiagge di dune bianchissime sull’Oceano Indiano le abbiamo solo viste ma non sentite sotto i nostri piedi.
02 ottobre 2009 Oggi sveglia alle cinque, stanotte ha piovuto tutta la notte e stamani il cielo è pumbleo e non prospetta nulla di buono, inoltre Gigi non si è fatto vedere.
Comunque abbiamo prenotato una gita con due inglesi insieme ad un ranger che ci ha accomodato su un 4×4 scoperto e traballante alla scoperta di Hluhluwe-infolozi- park. Questa è una delle più antiche riserve dell’africa ed una dei pochi parchi per vedere tutti i Big Five. Il nome deriva dalla fusione di due parchi nazionali e significa “corda spinosa e fiume di fibbre”, un rampicante che si trova in questa zona. Le radici che pendono dai sicomori dove si incontrano i fiumi Black e White hanno dato il nome al parco. Qui abbiamo visto molti animali tra cui il Nyala ma in realtà pensavamo di vederne molti di più, vista l’estensione dell’area e poi abbiamo scoperto il perché. Il parco, dichiarato zona protetta nel 1895, in seguito venne tolta la tutela per eliminare la mosca Tze tze, venne cosparso DDT con gli aerei che eliminò la mosca ma anche molti animali.
03 ottobre 2009 Stamattina ci siamo alzati con un bel sole, tappa in posta per acquisto francobolli e poi… partenza per la terra del re Shaka destinazione Dlinza Forest. Situato su una collina si vede la fitta foresta di Dlinza dove pare che il re Shaka nascondesse le sue mogli e i suoi figli durante il conflitto con gli inglesi. Abbiamo percorso le due strade nella fitta foresta tra orchidee, prugne selvatiche e alberi di milkwood: una accompagnati da un ranger che ci ha fatto notare le varie specie di farfalle ed uccelli e il tordo maculato in via di estinzione, l’altra via si abbarbicava su una lunga passerella di legno che terminava con una piattaforma, alta 20 metri, dalla quale si poteva ammirare la parte superiore della foresta.
E’ stata una giornata all’insegna della pace interiore e della profonda meditazione a contatto diretto con la nostra madre-terra.
Alla sera ci siamo appostati sulle rive del fiume di ST. Lucia per il consueto avvistamento degli ippopotami che escono dall’acqua per nutrirsi. … E con l’udito puoi sentire la boscaglia mossa dagli animali intorno a te 04 ottobre 2009 sveglia prestissimo, ore 4,30 per percorrere la strada che ci avrebbe portato al nostro prossimo campo base. Per la N2 attraversando la zona vicino al Mozambico, del Maputaland, lungo i confini della Swaziland entrando in Mpumalanga e poi nel Limpopo fino a Phalaborwa: in tutto 800 km di meravigliose valli, arido bushveld e verdi e lussureggianti piantagioni di canne da zucchero, di banane e altra frutta esotica. Verso le cinque del pomeriggio abbiamo raggiunto la nostra postazione: una meravigliosa Guesthouse quattro stelle in stile africano, gestito da italiani che vale veramente la pena di visitare, immerso in giardino con una stupenda piscina ricavata nelle rocce. Giornata faticosa ma siamo felici di tutto quello che abbiamo gustato e visto, soprattutto lo splendido gulasc e polenta africana servito per cena sulla terrazza con il suono dei tamburi.
… E con il gusto assaggi cibi mai provati.
05 ottobre 2009 sveglia ore 7,30 e partenza per la zona di Hoedspruit e dintorni.
Questa cittadina colorata, immersa nel bush e piantagioni di frutta, deriva da un termine afrikaans che significa “torrente del cappello”. Il nostro scopo odierno è quello di conoscere la cultura e i vari centri di recupero per animali feriti ed abbandonati. Nel Moholoholo Rehabilitation Centre gli animali vengono portati da tutto il Sudafrica ed una volta curati vengono reintrodotti nel loro ambiente. Ci sono molti rapaci e avvoltoi che finiscono contro i fili elettrici, leoni , iene e ghepardi presi nelle trappole dei bracconieri e anche un piccolo rinoceronte che la madre aveva abbandonato.
Ci siamo poi diretti, sempre seguendo la R531, alla Bombyx Mori Silk Farm dove abili tessitrici della comunità ci hanno mostrato come fabbricano e tessono la seta per il commercio. La seta viene presa da bozzoli di un baco chiamato appunto Bombyx Mori . Interessante anche lo Khamai Reptile Park dove un giovane ranger ci ha mostrato come i rettili sono molto restii a morderti se non per difendersi e quindi non si dovrebbe ucciderli, senza motivo, quando si incontrano anche perché muoiono molte più persone per il morso dei topi, dicui i serpenti sono ghiotti, che del morso dei rettili. Il centro venne costruito 25 anni fa da Donald Strydom per osservare il comportamento dei rettili.
06 ottobre 2009 stamattina relax e shopping per le strade di Phalaborwa. Pomeriggio interessante con visita alla miniera a cielo aperto, il più grande scavo dell’Africa, di minerali e rame (due km di diametro e 450 m di profondità) e con Alberto il titolare della Guesthouse dove alloggiamo siamo andati a vedere il tramonto del sole sul fiume Olifants con uno zatterone che ci ha portato dalla diga fino a che il fiume non era più navigabile. Poi al tramonto cena a lume di candela sulla spiaggia, lungo il fiume in ascolto delle dolci note della savana.
… E con il tatto tocchi la natura incontaminata e selvaggia.
07 ottobre 2009 anche oggi ci aspettiamo di vedere cose magnifiche, di provare emozioni mai sentite. Il nostro itinerario prosegue nel Blyte River Canyon, nella regione di MPUMALANGA, attraversando tutta la Panorama Roud. Ricchi di piantagioni di pecan, anacardi, avocado e mango è una tranquilla zona montana di centri agricoli con vedute mozzafiato di cascate e canyon. Il punto più alto è il God’s Window dove abbiamo osservato i Three Rondaves, tre montagne arrotondate e levigate dal vento e dall’acqua. Meravigliosa la Pinnacle Rock, una guglia di quarzite di 30 metri che si erge in una gola ricoperta di felci e dove si possono osservare otto cascate. Insomma è stato uno spettacolo della natura che ha regalato a noi uomini il privilegio di godere della sua enorme saggezza e bontà.
Interessante anche Pilgrim’s rest, la città dell’oro, ma vi abbiamo solo transitato poiché ci è sembrato un posto turistico troppo sfruttato commercialmente e particolarmente affollato per dei turisti come noi. Invece abbiamo preferito proseguire a nord del Canyon sulla R36 prendendo poi per una strada sterrata lunga 4 km per raggiungere le Echo Caves. Il sistema di caverne è lungo 2 km nelle profondità delle montagne e la guida ci ha fatto vedere come stranamente alcune rocce sono state modellata da madre natura a forma di Big Five. Interessante la storia di queste caverne, abitate anticamente, dove sono stati ritrovate ossa umane.
Dobbiamo dire che l’itinerario della giornata è stato molto indicato, non solo per le cose spettacolari che abbiamo visto ma anche perché su queste montagne la temperatura era di 25 gradi in confronto con quella di Phalaborwa di ben 40 gradi.
08 ottobre 2009 stamattina sveglia presto poiché entreremo nel Kruger Nazional Park, ultimo campo base del nostro viaggio. Appena entrati ci imbattiamo subito in una solitaria iena che camminava tranquilla sul ciglio della strada. Poi lo scenario si è aperto sulla savana, ricca di animali di ogni specie, ci sentivano nell’arca di Noè ed è lì che la mia compagna ha sbottato: “ma allora… Dio esiste”.
Il nostro campo base era a Skukuza, campo pubblico grande come una città, con piscina, ristorante, un take and way, negozio e altro. Il nostro chalet a forma di capanna comprendeva anche la cucina e il grill per il barbeque. Questa volta siamo partiti provvisti di ottima carne da cucinare sul fuoco.
… E con l’olfatto senti l’odore della savana.
09 ottobre 2009 partenza prestissimo, ore cinque all’apertura del campo verso la ricerca degli animali e dei famosi Big Five. Siamo stati molto fortunati perché li abbiamo visti tutti ma qui, nel parco il tempo deve fermarsi, occorre avere molta pazienza e soprattutto non sottovalutare mai il pericolo. Noi siamo scampati, giusto in tempo, ad un enorme elefante che ci veniva addosso. Bisogna rendersi conto che gli intrusi siamo noi e dobbiamo cercare, osservare e vedere in punta di piedi. Alcuni turisti si spostavano insieme ai rangers su enormi auto 4×4 (li abbiamo soprannominati il sesto Big file, se guardate le foto capirete il perché) ma sinceramente, come turisti per caso, abbiamo preferito viaggiare da soli sulla nostra auto noleggiata e goderci anche gli strani imprevisti.
10 ottobre 2009 anche oggi siamo partiti alla ricerca degli animali ma nel pomeriggio ci siamo goduti anche il grande campo di Skukuza. Eravamo felici ed appagati e ci siamo ritagliati qualche ora di tempo per meditare e somatizzare la grande avventura che avevamo vissuto.
11 ottobre 2009 uscita dal Kruger in direzione Crocodile Bridge al confine con il Mozambico, seguendo poi la R4 tra enormi campi coltivati a canna da zucchero, per Nelspruit, città fiorente e moderna. Lo stadio appena terminato per i mondiali 2010 è galattico. Qui abbiamo pernottato, nella zona periferica, in un simpatico B&B chiamato Mountain, ottimo posto da dormire, vicino circa 300 km dall’aeroporto di Johannesburg.
12 ottobre 2009 partenza per la nostra ultima giornata in Sudafrica e arrivo al Gate per il nostro ritorno in Italia.
Non ci sono parole per descrivere questa terra meravigliosa, la sua linfa vitale, la sua cultura, il suo popolo. E’ un luogo che ti porta alle origini del tempo, che ti dà qualcosa difficilmente restituibile, è un luogo dove si può scoprire molto di più di quello che si può immaginare soprattutto attraversandolo come noi… Come turisti per caso.
SERGIO E TERESA Il viaggio è durato dal 25 settembre 2009 al 13 ottobre giorno di arrivo in Italia.
costo del volo per due persone = 900 euro noleggio auto in classe B = 400 euro pernottamenti = rand 10.388 benzina = rand 2.086 autostrada = rand 266 pranzi e cene = rand 4026 per una media di 22/23 euro al gg. Per due persone ingressi musei e centri culturali = 2285 rand più 1200 tassa di entrata nel Kruger mance varie (praticamente obbligatorie) = 625 rand souvenir e spese varie = 2181 rand totale all’incirca in euro per due persone x 18 giorni = 3700 euro km di partenza 17.455 , km all’arrivo e consegna auto 22500 km Suggerimenti: prenotate con largo anticipo, soprattutto nel Kruger Portate metà dei vestiti che vi siete preparati Noi non abbiamo fatto la profilassi della malaria (non abbiamo visto neanche una zanzara) Usate le carte (soprattutto le ricaricabili) prelevando solo le somme per la benzina e le entrate nei centri. Quasi tutte le strutture accettano carte di tutti i generi.
Non vi sentite smarriti o costantemente in pericolo come tutti vogliono farci credere, il popolo sudafricano è meraviglioso ed ospitale e noi non ci siamo mai sentiti neanche lontanamente in pericolo.
Quando entrate in questo paese, fermate il tempo; esso è molto diverso dal nostro.
Gustatevi tutte le varie sfaccettature di questa nazione Arcobaleno cogliendone lo spirito armonioso e libero.