Tra i tesori del Cairo e le “gemme” di Siwa

Atterriamo emozionati all’aeroporto di El Alamein. Alcuni dei nostri sogni: rotolarci tra le dune del deserto, visitare un’oasi ancora intatta e passeggiare all’ombra delle piramidi, stanno per avverarsi. Scegliamo come base per le nostre escursioni l’Alba Club di El Alamein. Il villaggio si affaccia su una delle spiagge più suggestive...
Scritto da: cri+chicco
tra i tesori del cairo e le gemme di siwa
Partenza il: 24/12/2008
Ritorno il: 31/12/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Atterriamo emozionati all’aeroporto di El Alamein. Alcuni dei nostri sogni: rotolarci tra le dune del deserto, visitare un’oasi ancora intatta e passeggiare all’ombra delle piramidi, stanno per avverarsi. Scegliamo come base per le nostre escursioni l’Alba Club di El Alamein. Il villaggio si affaccia su una delle spiagge più suggestive della località, dove il mare tocca tutte le sfumature del blu e del verde, esaltate dalla spiaggia bianchissima e da una luce spettacolare. Ovviamente è il Mediterraneo, e i fondali non sono ricchi come quelli del Mar Rosso, ma il mare è altrettanto meraviglioso.

Ad El Alamein, località tristemente nota per la battaglia del 1942 fra i soldati italiani, tedeschi e inglesi, non esiste ancora un vero e proprio centro cittadino, ma solo abitazioni sparse di ex beduini convertiti alla vita sedentaria e case di villeggiatura di egiziani agiati. Da poco il governo egiziano ha stanziato agevolazioni fiscali per l’acquisto dei terreni al fine di popolare la zona. Tutto intorno a noi è deserto, con lunghe spiagge senza fine.

Il mese di dicembre è un buon periodo per organizzare delle escursioni, Maurizio ed io scegliamo Il Cairo, l’oasi di Siwa e il jeep safari nel deserto libico. Partiamo alle 6 di mattina con il pullman e in circa tre ore arriviamo al Cairo, la capitale culturale del mondo arabo. Fortunatamente è venerdì, il loro giorno di festa, ed il traffico è ridotto rispetto agli altri giorni settimanali. Giunti alle piramidi l’emozione è fortissima: i tre colossi, resi ancor più suggestivi dalla foschia mattutina, ci lasciano senza parole. A dorso di due cammelli ci immergiamo nel deserto che circonda l’ultima meraviglia del mondo antico pervenuta sino ai giorni nostri. Raggiungiamo il punto migliore per ammirare le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, i tre faraoni della IV dinastia che governarono l’Egitto tra il 2561 e il 2450 a.C.. Le emozioni continuano, ecco un’altra meraviglia: la gigantesca Sfinge di Chefren, alta 20 metri e larga 57, metà uomo e metà leone, rappresenta l’intelligenza e la forza del faraone. Attorno a noi un intreccio di odori penetranti, turisti impazziti a caccia della foto migliore, un brulicare di uomini e bambini che cercano insistentemente di venderci cartoline e oggetti ricordo.

Attraversiamo la strada, tra carretti trainati da asini, automobili e pullman turistici, ed entriamo in un negozio di essenze, una vera gioia per i nostri sensi! I giochi di luce delle ampolle colorate si fondono ai profumi di fiori di Loto, di muschio bianco e ai diversi oli per i massaggi e le cure del corpo. La nostra visita è allietata dal sapore del tè alla menta e del karkadè, offerti dall’ospitale proprietario del negozio.

Le sorprese però non sono ancora finite. Canti tipici e danze mistiche eseguite dai “sufi”, ballerini dai costumi ampi e molto colorati, hanno accompagnato il nostro pranzo durante la navigazione in battello sul Nilo.

Nel pomeriggio ci immergiamo nel traffico caotico del Cairo: biciclette, automobili, pulmini stracolmi di persone si mescolano a carretti trainati da asini. Gli egiziani non frenano, ma suonano il claxon per avvisarti…Risultato? Un continuo fragore di claxon impazziti! I negozi lungo la strada vendono di tutto: frutta e verdura, carne, teste di cammello o di pecora appese a enormi ganci e ogni tipo di pezzi di ricambio per automobili. Le immagini e i profumi, così densi e forti, si miscelano fra loro, accompagnandoci in questa realtà affascinate e caotica. Arriviamo al Museo Egizio, il primo edificio al mondo progettato per essere adibito a museo. Una vera e propria collezione di oltre 100mila tesori e meraviglie che culmina con la stanza dedicata a Tutankhamon, dove troneggiano la sua splendida maschera funeraria in oro massiccio e pietre preziose, lo spettacolare sarcofago, gli amuleti, le collane, i bracciali e l’eccezionale trono d’oro del faraone bambino morto nel 1323 a.C. All’età di 18 anni. La nostra giornata termina con la visita ad un negozio di artigianato locale, dove non abbiamo potuto resistere alla tentazione di acquistare alcuni oggetti in alabastro. Il giorno successivo lo dedichiamo al relax, con passeggiate sulla spiaggia e massaggi rilassanti. Che dire della serata egiziana organizzata nel nostro villaggio? Ceniamo a base di piatti tipici, che ci conquistano completamente. Assaggiamo un ottimo Kebab di pollo con salsa di yogurt ed erba cipollina, salsa di melanzane e couscous. Per finire irresistibili torte al cocco, il “Baklava”, una miscela ipercalorica di miele, frutta secca racchiusa in strati di pasta fillo, e il nostro preferito, l’“Umm Ali” a base di pane bagnato nel latte, cocco, uva sultanina, cannella e mele poi cotto in forno, una vera delizia! La mattina seguente partiamo per l’oasi di Siwa e il deserto libico, ma in territorio egiziano. Era da molto tempo che desideravamo scoprire questo luogo che ha mantenuto quasi intatta la sua fisionomia di villaggio berbero. Presto però sarà aperto un aeroporto e il turismo di massa rischierà di cambiare per sempre il volto di questo posto meraviglioso. Dopo aver percorso con il pullman più di 400 km incontrando solo qualche piccola abitazione sparsa nel deserto circostante, Siwa appare ai nostri occhi come un miraggio: una distesa di sei milioni di palme e ulivi, circondata da estesi laghi salati, a pochi chilometri dal confine libico. Come spiega la nostra guida, gli abitanti di quest’oasi, circa 20.000 persone, hanno mantenuto vive le proprie tradizioni e la propria cultura nel corso del tempo, infatti parlano ancora il siwi, un dialetto berbero molto diverso dall’arabo. Ma il turismo sta lentamente modificando la loro vita, infatti ormai sempre meno siwani vivono nelle tradizionali abitazioni in kharshif, un misto di fango e sale, ottimi isolanti dal freddo invernale e dalla calura estiva, preferendo abitazioni in mattoni, cemento o gesso. A causa della distanza dagli altri centri abitati Siwa ha ancora una propria organizzazione sociale, è divisa in tribù, governate da uno sheikh, le cui decisioni hanno una valore normativo per la gestione della vita comunitaria.

Raggiungiamo a piedi il punto migliore per assaporare la bellezza di quest’oasi: la “Montagna dei morti”, una collina calcarea che accoglie le tombe risalenti al periodo tolemaico e romano. Ci addentriamo in una di queste tombe, un cunicolo buio e pervaso da un odore acre, ma appena i nostri occhi si abituano alla scarsità di luce, vedono sulle pareti e sul soffitto antiche pitture e iscrizioni perfettamente conservate con colori vivi e intensi. Il tempo qui pare proprio essersi fermato. Seduti sulla collina, accarezzati dalla brezza leggera del mattino, osserviamo la rigogliosa vegetazione e le abitazioni molto semplici, vicino alle quali alcune ragazze ci salutano divertite. Le giovani donne godono di una certa libertà rispetto a quelle sposate, che conducono una vita reclusa e separata. Quando escono in pubblico hanno il viso nascosto da un velo scuro e indossano il tarfottet nero, il loro abito tradizionale, che le ricopre completamente. Percorriamo con la jeep le strade strette dell’oasi incontrando solo qualche motocicletta e carretti trainati dagli asini, ma ecco apparire, tra le palme e le case, i resti del tempio dell’Oracolo di Amon, edificio famoso per aver confermato, nel 331 a.C., la divinità di Alessandro Magno. Anche un mistero avvolge da secoli l’immagine di questo luogo: nel VI secolo a.C. L’imperatore persiano Cambise mandò il famoso esercito dei 50.000 uomini con il compito di distruggere l’oracolo, ma l’armata si perse nel deserto e non fu mai più trovata. Raggiungiamo poi la fonte di Cleopatra, una piscina naturale con acque limpide e turchesi, dove le donne dell’oasi, prima di sposarsi, si immergono per la purificazione. Attorno alla fonte un venditore, intento a scacciare le mosche con foglie di palma, espone prodotti artigianali. Iniziamo subito il rito della contrattazione e acquistiamo vasellame dipinto, cesti intrecciati e uno scialle ricamato a mano dalle donne locali.

Con la jeep raggiungiamo il Siwa Shali Resort, un accogliente villaggio turistico ben inserito nell’oasi, dove ci fermiamo per pranzo e assaggiamo un ottimo couscous e il guava, un frutto dal sapore squisito. Ci concediamo due ore di piacevole relax a bordo piscina, prima di proseguire con le jeep nel deserto libico. È la prima volta che vediamo il deserto sabbioso e l’emozione è davvero fortissima! Man mano che ci addentriamo le distese di dune di sabbia si perdono all’infinito e le sfumature di colore cambiano a seconda della luce, dal bianco, al grigio, al dorato. Non resistiamo e, dopo aver scalato una duna alta qualche metro, ci rotoliamo verso il basso: la sabbia, modellata dal vento, è fredda e finissima, quasi impalpabile. Sentiamo il silenzio del deserto che con il suo fruscio diffonde calma e quiete. Ripartiamo con le jeep e il paesaggio diventa sempre più straordinario. Ma ecco che l’autista rallenta, tratteniamo il respiro e un vuoto nello stomaco ci accompagna in questa discesa mozzafiato da una duna alta una ventina di metri! Arrivanti in fondo ci lasciamo andare ad un urlo liberatorio e ad un applauso per Ahmed. Raggiungiamo una zona fossile ricca di conchiglie e resti del mare evaporato nel corso dei secoli e un lago in mezzo al deserto, tra le dune dorate e la luce calda del tardo pomeriggio. Più avanti incontriamo una sorgente di acqua sulfurea caldissima, dove ci viene offerto un buon bicchiere di tè. Poco dopo ripartiamo per assistere allo spettacolare tramonto alle porte di Siwa. La luce calda del crepuscolo accarezza le immense dune di sabbia rendendo le loro forme ancora più morbide e sinuose.

Infine visitiamo il centro cittadino, dominato dai resti del villaggio fortificato di Shali fondato nel 1203, completamente abbandonato nel 1926 in seguito alle memorabili piogge che in tre giorni resero inagibili le case in kharshif. Le luci che illuminano le rovine del paese, il rumore degli zoccoli degli asini e gli sguardi incuriositi della gente, rendono ancora più suggestiva la nostra passeggiata tra i negozi di artigianato locale, dove si possono incontrare poche donne, sempre di fretta e completamente coperte con abiti e veli neri. Ritorniamo in pullman ad El Alamein ancora emozionati, accompagnati dal cielo stellato, che solo nel deserto sa essere così ricco di stelle. Cristina Fenoglio



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